Colorato, flessibile, «gentile» Il nuovo cemento degli arredi
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Colorato, flessibile, «gentile» Il nuovo cemento degli arredi
Codice cliente: 2715815 Corriere della Sera Sabato 6 Settembre 2014 Tempi liberi 35 italia: 51565054575054 Abitare Le idee Materiali L’elemento principe dell’edilizia scopre un volto inedito In architettura di Luca Molinari Tra poesia e condanna Il destino del re del ‘900 Quando Auguste Perret, uno dei padri dell’architettura moderna, completò nel 1903 la costruzione dell’immobile per abitazione di Rue Franklin, 25 a Parigi si materializzò uno di quei passi decisivi alla definizione di un modo diverso di pensare e costruire modernamente e, insieme, cominciò quel lungo percorso che ha trasformato il cemento armato nel materiale da costruzione per eccellenza del XX secolo. Il cemento armato diventa per il secolo nuovo e per i suoi eroi demiurghi una materia viva per dare forma estetica e materica a un mondo inaspettato lanciato verso il futuro . I primi cantieri sono degli straordinari laboratori in cui questa materia plastica, modellabile ma insieme resistente si prestava ad essere considerata come la matrice con cui si sarebbero costruiti centinaia di migliaia di metri cubi di abitazioni, edifici pubblici, industrie, stazioni e aereoporti, uffici e manufatti di scala variabile a tutte le latitudini e in ogni Paese del mondo. Le ville «bianche» di Le Corbusier degli anni Trenta, gli edifici industriali di Behrens e Gropius, la Bauhaus a Weimar, le siedlungen a Berlino e Francoforte, l’architettura costruttivista sovietica, il Lingotto di Mattè Trucco a Torino, le sperimentazioni di Pierluigi Nervi, le visioni razionaliste di Giuseppe Terragni, incarnano la gioia e l’ambizione di costruire opere innovative grazie al cemento armato. Il secondo dopoguerra rivela la potente ambivalenza di questa materia: da una parte Le Corbusier lancia l’idea del «beton brut», del cemento come materia povera e brutale da usare senza alcun rivestimento, forte della sua espressività, e questa visione darà forma al Brutalismo e a una estetica dell’architettura e dell’ingegneria moderna ancora più radicale. Dall’altra il cemento sarà la materia unica con cui si realizzeranno tutte le brutte periferie del mondo, diventando così il simbolo della distruzione del nostro ambiente naturale. Una macchia di cui non si libererà mai, malgrado la straordinaria qualità materica e poetica che ancora oggi suggerisce a grandi architetti, ingegneri e designer opere e oggetti che tutti noi amiamo. Che il nuovo secolo riservi a questo elemento una nuova vita? © RIPRODUZIONE RISERVATA Writer domestici Parete in ecocemento Microfloor Classic di Cement Design Group (foto Piaggesi) Presenze In alto PotPurri di 3DotsCollective, lampade e centrotavola in cemento e metallo colorato; e tavolo Basalt di Driade, design Fredrikson Stallard, in cemento alleggerito e base in metallo Colorato, flessibile, «gentile» Il nuovo cemento degli arredi C emento, ingrediente dell’edilizia e delle costruzioni: una volta convivere con questo materiale all’interno della casa era una scelta di pochi puristi dell’architettura. L’uso come finitura su pareti e pavimenti è stato a lungo la sua unica applicazione in spazi dove si voleva mantenere un’atmosfera dal sapore industriale. Risalgono a qualche anno fa i primi oggetti di design dal mondo della produzione, dalle forme pure ma lasciati apparentemente non rifiniti per citare le origini «da cantiere» del materiale. Ora invece si sta facendo strada la voglia di liberare il cemento dalla connotazione grezza e (in casa) troppo definita nello stile. «In architettura degli esempi ci sono già. Il più famoso è Tadao Ando, che ha messo a punto soluzioni per dare alla “pelle” del cemento un’espressività ben lontana dal brutalismo degli anni 60-70», commenta Francesco Zurlo, direttore del master in design strategico del Politecnico di Milano. Stesso Cromatismi acquatici Lavabo Elle3 di Moab/80 in cemento con possibilità di vari colori processo in atto oggi tra i produttori e i designer di arredo. «È il risultato della “gentrificazione”, quel cambiamento sociale che porta a scegliere di abitare in strutture industriali riconvertite. Un gusto ormai acquisito che sta passando per osmosi anche negli arredi», dice Zurlo. Tutto parte dalla sperimentazione: su miscele, nuove lavorazioni e finiture, con l’obiettivo di alleggerirne la durezza estetica ma lasciando intatti i suoi valori di resistenza e stabilità. Cemento «pieno» combinato ad altri materiali. Per esempio a una griglia colorata, come succede nella collezione PotPurri, lampade e vasi ideati dai tre designer di origini venezuelane 3DotsCollective, e presentati in zona Ventura durante l’ultimo Salone del Mobile. «Dieci moduli diversi da assemblare a piacere. L’idea era unire un materiale della tradizione europea al metallo colorato a trama sottile così usato da noi. Entrambi accomunati dall’essere forti e d’avanguardia», spiegano. Affinità dichiarate e indirette: «Il metallo usato in questa lavorazione forata evoca l’armatura stessa del cemento», osserva Zurlo. Insomma, per la prima volta, il materiale diventa «narrativo» attraverso contrasti e suggestioni. La texture, questa volta non solo una finitura piacevole da toccare ma un vero e proprio effetto ripreso da un altro materiale. Questo il concetto che ha fatto vincere al progetto di Luca Galbusera il concorso online #Concrete in Design indetto da Alessi con Italcementi: «Un portafrutta che abbiamo chiamato “La trama e l’ordito”, per sottolineare un paradosso: il processo industriale che qui dà luogo a un’estetica artigianale, una superficie che sembra intessuta. Gli oggetti acquistano così una nuova sensorialità», spiega Laura Polinoro, coordinatrice del progetto e della sua realizzazione per Alessi (il prodotto sarà presentato tra le novità del marchio di oggetti per la tavola nell’imminente edizione di Homi a Milano). Oggetti ricavati dallo stampaggio simile a quello della plastica, da una particolare mi- La collaborazione tra Italcementi e Alessi Malta e fibre di vetro Duecento creativi per un centrotavola Da Alessi la chiamano metaprogetto, ovvero l’indagine preliminare utilizzata per la messa a punto di un prodotto. In questo caso ancora più necessaria essendo allo studio un nuovo materiale, l’i.design Effix, malta cementizia, composta da cemento, sabbia, fibre di vetro, durevole e particolarmente ben modellabile, sviluppata dal Centro Ricerca e Innovazione di Italcementi appositamente per il design. Lo studio è avvenuto la scorsa primavera, per la prima volta attraverso un concorso online, #Concrete In Design, a cui hanno partecipato 200 creativi di 112 paesi con il progetto di un centrotavola per esterni: al vincitore, il designer bergamasco Luca Galbusera, la soddisfazione di avere il proprio pezzo prodotto da Alessi (il lancio in questi giorni a Maison & Objet e la prossima settimana a Homi): «La Trama e l’Ordito», in azzurro o rosso, cm 40x30x12h, pesa solo 2,5 kg. S. Na. La metamorfosi Superfici piacevoli da toccare grazie a miscele che permettono lavorazioni a rilievo. Le pareti acquistano calore con inserimento di tessuto o legno. E ci si può anche scrivere sopra scela di Italcementi (vedi box): «Si colora in pasta e può essere lavorata anche su dettagli piccolissimi. I prodotti che si ricavano sono di serie, ma con il fascino del pezzo unico sempre diverso». Quasi antiindustriale invece è il tavolo dal piano materico Basalt di Driade, dove il cemento ricorda una pietra spaccata: «È un omaggio alla natura, seppure portata all’estremo», interpreta Zurlo. Una nuova gentilezza che dagli arredi chiude il cerchio contaminando le finiture di pareti e pavimenti. «Alla miscela, atossica, di cemento e lattice si inglobano “ingredienti” come polveri metalliche, trucioli di legno da riciclo. E persino tessuti o iute», spiega Silvia Rovatti, una dei soci di Cement Design Italia, produttore di materiali cementizi per gli interni. Risultato, superfici elastiche sempre perfette anche su gettate uniche, su cui si può persino disegnare con i gessetti, stile lavagna. Come dire, cemento espressivo ma facile: basta un semplice colpo di spugna per farlo tornare quello di sempre. Silvia Nani © RIPRODUZIONE RISERVATA