Passaggio per l`Inferno
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Passaggio per l`Inferno
Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno DOMENICO SANTORO PASSAGGIO PER L’INFERNO 1 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno Santoro Domenico Narrativa e Racconti Questo romanzo è opera della fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono il prodotto dell‟immaginazione dell‟autore o, se reali, sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale. Copyright © Agosto 2010 di Santoro Domenico. 2 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno Non ho una casa, la mia casa è il mondo; Non ho un credo, il mio credo è la spada. Non ho amici, il mio amico è il tempo. Non ho paura: la mia forza è nella mia volontà. (Dominic) 3 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno Passaggio per l’Inferno Romanzo 4 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno PROLOGO La verità non esiste. Non è mai esistita. O meglio non esiste una verità assoluta, incontrovertibile, inconfutabile. In un mondo popolato da una stirpe di pusillanimi mentecatti non esiste una verità “vera”, unica e indiscutibile. Esistono tante versioni della verità: quella che ci viene offerta sui giornali o dai mezzibusti tramite la televisione; quella che ci viene propinata quotidianamente dai politici e quella che ci predicano i preti dall‟alto di un pulpito. Esiste la verità che ci raccontano i nostri amici e persino i nostri parenti. Quella dei nostri mariti, mogli e amanti. C‟è la verità che si cerca nelle aule dei tribunali, o nei templi del culto. Ci sono verità che non si riescono a raccontare neanche a se stessi e vengono relegate e nascoste, celate nella parte più intima e buia della nostra anima. A volte verità imbarazzanti vengono alla luce, scovate da mastini travestiti da giornalisti e vengono date in pasto ad un pubblico affamato di sciagure altrui che trova nella distruzione di un altro essere umano un momento di distrazione alla noia quotidiana o un momento di estasi per alimentare la propria follia. Un mondo invaso da puritani pronti a gridare allo scandalo e a puntare il dito accusatore sul colpevole di turno. Un dito puntato con tanta forza e brutalità quanto maggiormente esiste la necessità o la volontà di allontanarlo da se stessi. C‟è chi stanco della realtà che lo circonda o incapace di interagire con essa, la cerca in un mondo fatto di paradisi artificiali che alla fine conducono solo e sempre alla morte. La verità è come il nero tunnel del destino: una linea indefinita che ciascun essere umano è chiamato a personalizzare con le sue azioni le sue scelte e i suoi errori ma che conduce inevitabilmente ad un unico invariabile epilogo. 5 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno Era la verità, che aveva cercato Claudio. L‟aveva rincorsa, aveva pensato di scorgerla nel posto più antico del mondo, ma non l‟aveva trovata. 6 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Corte distaccata, Sezione di Assise Penale. 1° grado. 14 Febbraio 2009 1 L‟attesa nell‟aula del tribunale era insopportabile. C‟era un‟aria soffocante nonostante il freddo che faceva là fuori e la pioggia che cadeva battente in quella grigia mattina di febbraio. Era un‟aria pesante viziata dai termosifoni e dalla cappa di tensione che aleggiava nell‟ambiente, date le circostanze. Era la fase conclusiva di un lungo processo per fatti che erano accaduti otto anni prima. Processo che lo vedeva coinvolto in uno sporco caso di appropriazione indebita e di cui lui era l‟unico imputato. Claudio non vedeva l‟ora di uscire da quel cazzo di tribunale. Sentiva nelle narici il pizzicore causato dalla polvere vecchia di anni emanata da tutte quelle cartacce ammuffite e dalla presenza di quelle persone che puzzavano di stantio. Quei parassiti rincoglioniti che passavano la vita dietro una scrivania sommersi dalle scartoffie e che avevano impresso il loro orribile odore nell‟ambiente che li circondava. Quella cappa opprimente era resa ancora più insopportabile dalla presenza degli habituè, una striminzita accozzaglia di sfigati pervertiti che non avendo niente da fare si trastullavano ad assistere alle sciagure altrui in veste di spettatori nelle aule dei tribunali. Li odiava. Odiava quella mescolanza di buoni a nulla che se ne stavano seduti, impalati a guardare e sperare che il giudice emettesse una sentenza di condanna: Erano come squali affamati, per loro era più eccitante sentire condannare piuttosto che udire la proclamazione di un‟assoluzione. Claudio si girò per guardarsi alle spalle. 7 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno Oltre ai suoi genitori non c‟era anima viva delle persone della sua famiglia, né dei suoi presunti amici. Nessuno era accorso a sostenerlo nel momento in cui avrebbe avuto maggior bisogno di una parola di incoraggiamento. Neanche Anna. A quel pensiero non poté impedire a un sorriso beffardo di manifestarsi sul suo viso. Era anche per colpa di Anna se adesso si trovava in quella posizione, se era costretto a subire quel momento di fastidioso disagio. Finalmente il cancelliere annunciò che il presidente di quell‟Assise di primo grado stava facendo il suo ingresso in aula. Claudio guardò nella direzione della porta che comunicava con la camera di consiglio e la vide. Sapeva che sarebbe stata lei a giudicare la sua causa, e di questo non era affatto contento. I due si sfiorarono con lo sguardo per un attimo, come due belve pronte al combattimento. La dottoressa Guardamagno fece il suo ingresso in aula ottenendo l‟immediato silenzio della platea. Era una donna maledettamente in gamba, temibile e temuta nel suo ambiente. Anche se di aspetto minuto, aveva una figura gradevole ed armoniosa. Insomma come donna non era niente male. Su di lei giravano voci che erano diventate delle leggende. Sposata, quarantatré anni portati alla grande, i party che dava nella sua villa sul mare erano considerati mitici, soprattutto per quello che avveniva tra i pochi intimi che erano ammessi a restare dopo una certa ora. Nell‟ambiente si sussurrava che fosse una ninfomane e che riuscisse a scoparsi anche quattro uomini contemporaneamente. Qualcuno sosteneva che durante un udienza preliminare per confondere un importante teste particolarmente recalcitrante gli aveva offerto ripetutamente la visione delle sue parti intime attraverso una serie di abili ed opportune aperture ed accavallamenti delle cosce. In quell‟occasione aveva indossato una attillata gonna sotto la quale non portava le mutandine. Il teste, sotto choc, e con gli occhi vitrei come se fosse stato sotto l‟effetto della scopolamina, aveva ammesso tutto quello che lei aveva voluto che ammettesse rovinando irrimediabilmente l‟imputato che in quel caso si era beccato tre anni di carcere. 8 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno Al suo fianco Il viceprocuratore onorario una donna magra e insignificante se ne stava sugli attenti come un soldatino davanti a un generale di corpo d‟armata. Era terrorizzata da Guardamagno e pendeva letteralmente dalle sua labbra. Il presidente del tribunale si fermò un attimo a guardare la platea, soffermò impercettibilmente lo sguardo su Claudio e siccome quest‟ultimo sostenne la vista dei suoi freddi occhi azzurri, chiarissimi, quasi grigi diede immediatamente inizio alla lettura del verdetto. In nome del Popolo Italiano, visti gli articoli 640, 640 bis e 61 del codice penale, tenuto conto delle aggravanti… Alla lettura di quei codici Claudio non riusciva a credere alle sue orecchie. Lo stavano condannando per truffa aggravata. Avevano sovvertito l‟intero processo cambiando all‟ultimo momento le carte in tavola. … „e al pagamento di un‟ammenda di duemila euro di provvisionale immediatamente esecutiva, in attesa di un completo ristoro in separata sede civile…‟ Guardamagno continuava a leggere il verdetto e mentre le parole cominciavano a diventare solo dei suoni indistinti nella sua testa rivolse un‟occhiata interrogativa verso il suo avvocato come per dire “Ma cosa cazzo sta succedendo?” lei gli restituì lo sguardo perplessa. Neanche lei si sarebbe aspettato un simile sconvolgimento della situazione anche se sapevano che da quel giudice potevano aspettarsi di tutto. Claudio Cottafava serrò la mascella e fissò intensamente nella direzione del giudice che lo stava condannando. Avevano giocato sporco nei suoi confronti, e per questo gliela avrebbe fatta pagare. A lei e a tutti quei fottuti bastardi che l‟avevano tradito. 9 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno 2 Aveva conosciuto Anna nell‟estate del 1999, undici anni prima, durante un soggiorno a Scopello vicino Castellammare del Golfo, in cui era solito prendere in affitto un rustico residence nei pressi della Riserva dello Zingaro. Soggiorno che lui era solito trascorrere verso la metà di Giugno. Mare, sole e divertimento erano l‟imperativo che si era imposto per ristorarsi dopo un anno dedicato al duro lavoro. Aveva preso in affitto una casetta a pochi minuti dalla spiaggia dei delfini, molto carina, col tetto di mattoni rossi e tanto verde intorno. L‟assoluta tranquillità dell‟ambiente e la vista incantevole sul mare erano proprio quello che ci voleva per trasformare la sua vacanza in una vacanza da sogno. La mattina si svegliava al sorgere del sole e si preparava la colazione. Apparecchiava il tavolo sul terrazzino e si godeva lo spettacolo del mare e il profumo delle ginestre e delle rose che adornavano il balcone in pietra grezza. Amava starsene per lungo tempo a contemplare quello spettacolo che suscitava nel suo animo allegria e voglia di vivere. Verso le undici scendeva in spiaggia dopo aver indossato il suo migliore costume da bagno e portandosi appresso un asciugamano di spugna. La spiaggia privata apparteneva al residence e lui aveva libero accesso avendo affittato un ombrellone con sedia e lettino che erano perennemente a sua disposizione. Si portò con fare disinvolto presso la riva e sistemò l‟asciugamano sulla sabbia bianca e sottile. Da dietro i vetri affumicati dei suoi occhiali da sole poteva os10 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno servare con tranquillità e circospezione l‟ambiente circostante. A quell‟ora la spiaggia pullulava di quelle che lui aveva definito le “nonne sexy”. Signore ancora relativamente giovani con una media di età sui cinquanta cinquantacinque anni che scendevano in spiaggia portandosi appresso il loro nipotino in fasce. Osservò la tipa che gli passò vicino stringendo al seno il minuscolo fagottino. La donna era proprietaria di un corpicino niente male. Frutto evidentemente di diete, sedute in palestra e massaggi. Una serie di accessori completavano l‟opera: Bikini griffati e ridotti, calzature da mare con suola rialzata da zeppe che provvedevano a slanciare ulteriormente il sedere rendendolo ancora più invitante. Unghie laccate e rossetto a sottolineare la bocca piena e invitante, capelli freschi di parrucchiere. Erano donne che avevano sposato ricchi professionisti decisamente più vecchi di loro che provvedevano alla loro vacanza e al loro mantenimento. D‟estate spedivano le mogli in villeggiatura per restarsene in città nei loro uffici muniti di aria condizionata e dotati di segretaria venticinquenne pronta a succhiare il loro uccello da sotto la scrivania mentre il datore di lavoro era intento a concludere affari per telefono o via internet. Claudio si concesse un sorriso di soddisfazione. L‟anno precedente era andato in quei luoghi con l‟intento di puntare questo genere di signore e fare qualche conquista col risultato di riuscire a scoparsene ben cinque. Aveva provveduto lui a rendere giustizia a quelle mogli tradite e trascurate, bisognose di avere a disposizione un cazzo giovane e duro in sostituzione del pene floscio e grinzoso dei loro mariti. Era la dura legge della natura, e lui era li pronto per rendere giustizia laddove se ne avvertiva la necessità. Stavolta però i suoi obbiettivi erano diversi. Voleva abbassare la fascia di età delle sue prede perché nel suo globale intento c‟era l‟obbiettivo di esplorare l‟intero universo femminile per coglierne tutte le sfumature e le caratteristiche nascoste. Era affascinato dall‟idea della conquista. Donne a disposizione, pagando, poteva averne quante ne voleva e se desiderava una scopata senza impegni e senza sforzo era quella la strada che perseguiva ma potendo avere tempo e materiale 11 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno a disposizione su cui lavorare preferiva mettersi alla prova. Ne aveva quasi un bisogno morboso. L‟incontro con Anna avvenne quasi per caso e al di fuori dagli schemi che di solito si prefiggeva di seguire. l‟aveva conosciuta una sera al ristorante Calanova, un posticino molto raffinato ed elegante che lui frequentava quasi tutte le sere. Lei era in compagnia di una coppia di amici che avevano occhi solo per se stessi e si vedeva lontano un miglio che si stava annoiando a reggere loro il moccolo. Claudio mentre gustava un piatto di aragosta al vino bianco aveva sentito il lontano disagio di uno sguardo posato addosso e voltandosi nella sua direzione l‟aveva sorpresa che repentinamente distoglieva gli occhi dalla sua parte. L‟aveva guardata attentamente e aveva notato quella bella ragazza bionda strizzata in un abitino scollato che metteva in risalto un bel seno generoso. Le rivolse un‟occhiata e un sorriso affabile mentre gli era sembrato di scorgere un‟ombra di rossore che le si allargava sul viso. Improvvisamente gli venne un idea: fece un cenno al cameriere che subito accorse ai suoi comandi e gli ordinò di portare una coppa di champagne ghiacciato „alla bella signora bionda del tavolo di fronte‟. Il cameriere eseguì prontamente e lui si pose in attesa. Anna Berselli era seduta afflitta e delusa al tavolo dei suoi amici Salvo e Monica. Quei due sembravano ignorarla, anzi sembravano ignorare tutto il mondo intorno a loro. Pareva che stessero vivendo una seconda fottutissima luna di miele e lei si rendeva conto che aveva fatto uno sbaglio ad accettare di andare in vacanza con loro. Si era persino sorpresa a posare lo sguardo sul tipo che stava mangiando da solo al tavolo di fronte. L‟aveva osservato. Sembrava danaroso e sicuro di se. Si stupì a fare delle considerazioni di quel genere. Cosa cavolo le stava accadendo? Adesso si metteva a fare osservazioni e apprezzamenti anche su dei perfetti sconosciuti. Era colpa di questi due che cinguettavano come due cinciallegre in amore. O forse del fatto che non si faceva una scopata da più di tre anni. Arrossì all‟idea di quello che aveva appena 12 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno pensato. In effetti era vero. Non aveva più visto un cazzo da quando quel bastardo di Ciro l‟aveva mollata per Samyrha, una puttanella musulmana, e se l‟era filata con lei all‟estero. Adesso Anna aveva ottenuto il divorzio ma da allora non era stata più con nessuno. Aveva conosciuto Ciro che era poco più di una ragazzina ed in breve aveva sfornato due figli. Si era calata subito nel ruolo di moglie e di madre vedendo sfiorire la sua bellezza e la sua giovinezza giorno dopo giorno. Aveva dedicato tutta se stessa alla famiglia e in compenso Ciro l‟aveva ricambiata frequentando tutte quelle puttanelle finché una di esse non glielo aveva portato via. Adesso aveva deciso di dire basta e di cominciare a pensare un po‟ anche a se stessa. Aveva cominciato a truccarsi di nuovo e a vestirsi in modo da valorizzare la sua figura. Aveva persino cambiato il colore dei capelli passando dal suo anonimo castano ad un biondo striato di colpi di sole che le donava moltissimo. Al ricordo fece una smorfia di disgusto. Quel bastardo ciccione di Ciro l‟aveva abbandonata da sola con due figli piccoli. Se non fosse stato per l‟aiuto di suo padre, per tirare avanti sarebbe dovuta andare a fare la puttana. Anna Berselli era la secondogenita di una famiglia di benestanti decaduti. Il padre, Antonino, detto Ninotto, si era fatto da se. Si era arricchito vendendo mozzarelle e bocconcini trasportandoli dai paesi dell‟interland Casertano nelle grandi città. Successivamente, nel corso dei suoi numerosi viaggi, aveva conosciuto un paio di personaggi importanti, tra cui un direttore di banca di pochi scrupoli un tal Astolfo che aveva visto in lui la gallina dalle uova d‟oro. Infatti Astolfo grazie allo sfruttamento dell‟amico si era creato una posizione economica invidiabile. Ninotto a seguito dei suggerimenti dell‟amico direttore aveva ripreso in mano il suo titolo di studio di geometra e si era messo a costruire strade e palazzi. Tutto sembrava andare bene e così sarebbe stato se negli ultimi dieci anni Ninotto non fosse stato afflitto da una forma di rincoglionimento precoce e a seguito di una serie di investimenti sbagliati, delle vere e proprie cazzate, aveva perso tutto. Ad Anna era rimasta solo una piccola casa al mare nei 13 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno pressi di Gaeta che il padre non aveva potuto scialacquare poiché era già intestata a lei. La sua situazione economica era al momento disastrosa per cui aveva bisogno di un po‟ di ossigeno, o forse più esattamente di qualcuno che la mantenesse. Mentre era immersa nei suoi pensieri non si era accorta del cameriere che si era materializzato al loro tavolo e la stava osservando reggendo in mano un vassoio con una coppa di champagne. Quando si rese conto della sua presenza lo scrutò con aria interrogativa come per dire „Che accidenti vuoi?‟. Il cameriere depositò il vassoio sul tavolo e indicò verso il tipo del tavolo di fronte, poi disse: “Il signor Cottafava sarebbe onorato di offrirle una coppa di champagne”. Anna guardò verso il tipo del tavolo di fronte e lui alzò il suo calice sorridendo e accennando un muto brindisi. Osservò i suoi compagni di tavolo. Erano talmente assorti a flirtare che nemmeno si erano accorti di quello che stava succedendo. Andassero a farsi fottere tutti e due. Prese una decisione su due piedi e accettò la coppa. In fondo che gliene fregava? Era sempre meglio che starsene li a guardarsi le unghie delle mani. Afferrò la coppa per lo stelo e la sollevò in direzione del suo corteggiatore, muovendo impercettibilmente la testa in segno di gradimento. Lei non poteva saperlo ma stava per commettere uno dei più grossi errori della sua vita. Claudio era molto soddisfatto. La ragazza aveva abboccato. Lei aveva un‟aria così annoiata e triste e lui aveva sfoggiato il suo infallibile fascino da gentiluomo. Quella sera era molto affascinante con la sua abbronzatura che risaltava da sotto la camicia bianca, perfettamente stirata, e coi suoi migliori pantaloni neri dal taglio francese. Il suo istinto gli suggeriva che lei aveva un gran bisogno di una sontuosa scopata e lui aveva giusto la cura che faceva al suo caso. Per quella sera non si spinse oltre. Aveva lasciato il suo segno e ora lei doveva rosolarsi in una terapeutica attesa. 14 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno Anna vide il tipo dello champagne che si era alzato ed era andato alla cassa. Era leggermente basso per i suoi gusti ma molto elegante e fascinoso strizzato in quei pantaloni neri e quella camicia bianca, dal taglio sportivo, che gli calzava a pennello. Probabilmente se le faceva confezionare su misura. Stava chiacchierando col proprietario del ristorante e si scambiavano sorrisini e battute, dovevano essere molto amici. Ma la cosa più interessante era l‟American Express Gold che aveva fatto scivolare con noncuranza nelle mani del cassiere per pagare il conto. Questo particolare aveva azzerato ogni considerazione negativa sulla statura. Qualora ci fosse stata. Ritornata in albergo Anna aveva fatto una doccia rinfrescante e si era adagiata sul letto. Prima di infilarsi la camicia da notte si era trattenuta a guardare la sua immagine riflessa nello specchio. Osservò la sua figura snella ma armoniosamente piena nei punti giusti. Soppesò i seni prosperosi che da ragazza erano stato il suo vanto e che adesso tendevano leggermente a cedere alla forza di gravità. Si era rasata la parte sottostante della vulva per poter indossare bikini ridotti e quella soluzione le sembrò maliziosamente invitante ed eccitante. Alla fine si concesse un sorriso: decise che per una donna di trentaquattro anni poteva considerarsi ancora bella e desiderabile. Occupava una camera singola confinante con quella dei suoi amici Salvo e Monica. Il silenzio in cui era immersa era disturbato dai mugolii di Monica e dai colpi che il letto trasmetteva contro la parete della sua stanza. Quei due stavano scopando. Cristo, non saltavano una sera. Si abbandonò al pensiero dello sconosciuto che aveva incontrato al ristorante, per distrarsi dal sentire Monica che godeva sguaiatamente e invitava Salvo a riempirla sempre di più col suo cazzo. Cristo, da quanto tempo non faceva l‟amore! Erano passati più di tre anni, un tempo esageratamente lungo. E si rendeva conto che desiderava farlo, si rendeva conto che si era tenuta in serbo per troppo tempo. Se non fosse stato per il fatto che aveva scodellato due figli a quest‟ora sarebbe potuta ritornare quasi vergine. 15 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno Claudio Cottafava aveva deciso che doveva scoparsela. Era per questo che aveva chiesto tutte quelle notizie al suo amico ristoratore. Era venuto a sapere nome, cognome e dove alloggiava insieme ai suoi due amici. La sua seconda mossa fu quella di inviare un mazzo di rose all‟indirizzo dell‟albergo dove alloggiava Anna. Aveva scelto un misto di rose rosse e arancio. Per farle intendere che c‟era un accenno di passione ma anche interesse al fascino che lei possedeva. Seguì un invito a cena che lei accettò. Lui naturalmente continuò a stupirla con le sua spensieratezza e sicurezza economica soprattutto quando noleggiò un lussuoso motoscafo con marinaio a bordo e si fecero scorazzare al largo di Scopello. Fu una giornata indimenticabile. Ebbe solo qualche problema dopo pranzo per andare di corpo. In effetti Claudio era afflitto da un incontenibile cacarella che lo tormentava subito dopo aver mangiato. E siccome erano in barca non c‟erano cessi a disposizione. Ma lui era abituato a queste situazioni di emergenza e, fingendo di voler fare un bagno rinfrescante, si era allontanato di una cinquantina di bracciate, al riparo da occhi indiscreti. Finalmente aveva potuto liberarsi mentre il mare provvedeva contemporaneamente a lavargli il sedere e ad allontanare la risulta. Fortuna che nessuno aveva avuto voglia di seguirlo, ma di questo non aveva dubbi: Salvo sonnecchiava al sole mentre Monica gli reggeva la mano. Quanto ad Anna sembrava fosse in estasi mentre si godeva il sole a poppa del grosso Riva. A sera accompagnò i suoi ospiti in albergo. Da quel momento, era sicuro, Anna gli avrebbe definitivamente aperto le gambe. Purtroppo accadde l‟imprevisto e Anna dovette fare improvvisamente ritorno a casa, interrompendo la vacanza. Suo padre era stato ricoverato in ospedale e la notizia l‟aveva sconvolta al punto che si dimenticò completamente di Claudio, sostituito da questa nuova impellente necessità. 16 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno 3 L‟estate era passata e Claudio era rincasato nel monolocale dove aveva la sua residenza. Prima di rientrare in servizio dalle ferie stava passando al vaglio alcune pratiche in sospeso e stava archiviando i ricordi piacevoli della vacanza trascorsa a Scopello. Ripensò ad Anna che era passata fuggevolmente attraverso il suo destino senza nemmeno che lui avesse avuto la possibilità di approfondirne la conoscenza. Stava giusto sorridendo quando squillò il telefono. Il suo sorriso si allargò mentre apriva il telefonino e leggeva il nome di Anna sul display. E mentre rispondeva con un “Pronto!” a trentadue denti lei gli stava chiedendo se avesse voglia di rivederla. „In fondo si erano lasciati repentinamente senza neanche la possibilità di salutarsi‟. Claudio Cottafava era euforico. Mentre chiudeva lo sportellino del suo cellulare aveva il presentimento che quella che gli era sembrata un‟occasione mancata e destinata ad essere relegata tra quelle che lui aveva battezzato le storie orfane, cioè quelle avventure che avevano avuto un accenno di partenza e poi si erano dissolte in un nulla di fatto, correva il rischio di essere recuperata e condotta in porto. Fu così che ad ottobre, dopo un lungo ed estenuante corteggiamento durato tre mesi, ma che lui stesso aveva deciso 17 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno di prolungare tanto perché voleva che il polpo si cuocesse a puntino nel suo brodo, finalmente si decise a fare il grande passo. Si sentiva come il gatto che avendo ormai catturato il topo si sollazzava a giocarci senza tuttavia affondare il colpo fatale. Non subito. Lei ormai presa e disposta a lasciarsi scappare sovente un „Ti amo‟ lui sempre rigido e razionale, mai disonesto nei sentimenti, non promettendo mai niente di più di quello che si era proposto. Galeotta fu la spiaggia di Gaeta, dove lei possedeva un casetta vicino al mare, fu lì in una calda sera di fine ottobre che affondò lo stocco per la prima volta dentro il tenero corpo di Anna. Dovette confessare a se stesso che con lei riuscì a provare quello che con molte donne, più razionali e fredde, soprattutto se a pagamento, non era riuscito a saggiare. Anna era calda e passionale e, a suo dire, desiderosa di recuperare tre anni di astinenza durante la quale era stata a digiuno di proteine del fosforo. Da ottobre ‟99 a marzo 2000 fu un continuo „ralliamiento‟ senza sosta che raggiunse la sua apoteosi nuovamente in quel di Gaeta a Villa Irlanda dove Claudio dando il meglio di se stesso, durante un fresco pomeriggio primaverile di Marzo riuscì a scoparsela per ben cinque volte. Anna era estasiata sembrava aver trovato pane per i suoi denti. Soprattutto aveva scoperto un lato di se stessa che non conosceva. Aveva scoperto che il cazzo le piaceva. Cosa che con Ciro, il suo ex marito, non era mai accaduto. Ma si sa, ogni uomo è diverso. E diverso è il modo di entrare nell‟intimo di una donna. Ciro era sbrigativo e risoluto, si limitava a infilarglielo dentro senza troppi preamboli, senza darle il tempo di accorgersi che anche lei era una femmina e in quanto tale una potenziale puttana. Claudio era riuscito dove Ciro aveva fallito: aveva snidato la puttana che si nascondeva in lei. Nei tre mesi che seguirono Claudio Cottafava dovette allontanarsi per impegni di lavoro e per un viaggio che lo condusse a Praga. Il contatto che doveva avere sul posto non si fece vivo per cui si ritrovò con un sacco di tempo a disposi18 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno zione che cercò di utilizzare nel migliore dei modi e cioè fottendo a ripetizione. Quella che doveva essere una trasferta fatta di noiose conferenze e estenuanti riunioni con colleghi con la puzza sotto il naso e per giunta infagottati in abiti grigi che emanavano un fastidioso fetore di naftalina si trasformò in una fase di terapia intensiva in cui mise a dura prova la sua prostata e i suoi testicoli che furono spremuti fino a tirar fuori litri di sborra. Aveva percorso quello che si sarebbe potuto chiamare „il giro sessuale del mondo in venticinque giorni‟. Era quella che lui aveva definito la terapia del cazzo. Claudio si concesse un sorriso di soddisfazione. Lui amava coniare nuove definizioni e questa, con un briciolo di umano narcisismo, gli sembrava particolarmente azzeccata. E in effetti in venticinque giorni trascorsi a Praga aveva attaccato alla sua cintura quasi tutte le più importanti bandierine del globo: le migliori fighe provenienti dall‟Africa, dall‟Asia, dall‟Australia, persino dalla cara vecchia Europa erano passate sotto la rassegna della sua fava. Poteva dirsi sicuro di non aver fatto mancare nulla al suo uccello. In quel periodo si dimenticò completamente di Anna. Al rientro a casa ci fu una riunione col suo dirigente di filiale, un uomo infido, pronto a passare sul cadavere della madre pur di realizzare profitti. Il dirigente aveva riunito tutti i promotori finanziari che facevano capo a quella banca poiché aveva deciso di promuovere un nuovo pacchetto di investimenti: i cosiddetti P.F.P. e G.P.P. due oscuri acronimi che stanno per Personal Financial Planning e Gestioni Patrimoniali Personalizzate. Due porcate che avevano la presunzione di stabilire con larghissimo anticipo rispetto alle scadenze convenute, la somma di denaro che presumibilmente sarebbe maturata a fine gestione. Una vera cagata. E dire che fino ad allora Claudio era riuscito a realizzare rendimenti superiori ai tassi medi di mercato. Forse anche un po‟ di più rispetto alle aspettative dei clienti. Tanto che, con alcuni di essi (circa una decina), fra i più evoluti finanziariamente, convenne di ricevere una gratifica -calcolata ad personam- allorquando si realizzasse un extra rendimento. Questo accordo, nato all‟inizio 19 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno del 1998 e sancito fino a tutto il 1999 prevedeva una liquidazione trimestrale delle spettanze. Sempre pagata cash ovvero tramite assegni circolari intestati al traente e girati a terzi perlopiù sconosciuti. Tutto scivolò pacifico e senza forzature benché questa pratica non rientrasse fra quelle contemplate nell‟esercizio della professione di Promotore, pena la radiazione dall‟albo. Poi giunse il 2000, con tutto il suo carico di paure e incertezze sia nel bene che nel male. Claudio riuscì a realizzare grazie ad argomenti di discussione come il famoso Y2K meglio conosciuto come il baco del millennio, nuovi clienti, raccolta di cash nuovo a pioggia e nuovi conti e budget raggiunti con largo anticipo. Però di contro arrivò anche una inattesa novità: la New Economy e con essa tutta una sequenza di piccole ed insignificanti aziende neo-quotate (che di li ad un anno sarebbero sparite) il cui valore in borsa raddoppiava di trimestre in trimestre. Era il delirio alla sua massima apoteosi. A causa di questa „Bolla Speculativa‟ tantissimi clienti cominciarono ad essere affetti dalla sindrome di G. Gekko. Erano diventati tutti maghi della finanza. I tassi di extra rendimento galoppavano al ritmo di due cifre al mese e tutti quelli che avevano un accordo con Claudio cominciarono piano piano a defilarsi. Sostenevano di essere stati loro gli artefici del risultato e pertanto non intendevano più pagare l‟extra pattuito. Questa che per Claudio fu una piccola mazzata, più morale che economica, gli fece riflettere su come erano ingrati certi individui. Ma le cose tutto sommato andavano ancora bene per cui decise di tenere botta e evitare di sollevare inutili polveroni. Intanto cominciò a preparare una lista di dieci nomi. Con meticolosa precisione completò un archivio di dieci cartelle in cui raccolse tutto il materiale riguardante i dieci clienti selezionati: numero di conto, numero di carte di credito, fotocopia di documenti e firme. E tutto quello che sarebbe potuto servire per poter clonare un‟identità. Questo archivio segreto fu depositato presso una cassetta di sicurezza di una banca concorrente alla sua. Era convinto che l‟archivio un giorno sarebbe potuto tornare utile. 20 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno 4 Dopo la fine di Novembre la storia con Anna ebbe un‟impennata imprevista. Claudio cominciò a frequentare in modo più assiduo quella che era cominciata ad essere per lui non solo una passione sessuale. Tra fughe notturne a casa sua, notti infuocate, scopate nel bel mezzo del sonno e risvegli con seghe e pompini tirarono avanti sino a pasqua del 2001. Fino a raggiungere l‟apoteosi in una vacanza a S. Maria di Castellabate dove il sogno della vita sembrò divenire realtà. Giorni di mare, pomeriggi e notti di sesso sfrenato, cibi prelibati in ristoranti esclusivi arricchiti e annaffiati da vini di eccezionale fattura. Poi, ai primi di Maggio 2001, mentre era spaparanzato sul divano di casa dopo essersi fatto una spanciata luculliana arrivò la mazzata mortale che mise fine a tutti i suoi sogni di gloria. Anna si svegliò di soprassalto nel bel mezzo della notte. Era madida di sudore e aveva il cuore che le batteva a mille. Si alzò per andare in bagno e poi si avviò verso la cucina. La casa era grande e silenziosa i suoi due bambini dormivano tranquilli nelle loro camerette. Brunella, dieci anni, nella camera attigua alla sua e Samuele, otto, in quella vicina alla cucina. Aprì le persiane e buttò un‟occhiata all‟orologio attaccato su in alto alla parete. Fuori era ancora buio pesto. Faceva freddo a quell‟ora anche se erano ormai in pieno mese di maggio. Si strinse forte nella vestaglia cercando di avere la meglio su un brivido di freddo che sembrava volerla paralizzare e si accin21 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno se a prepararsi una tisana calda. Guardò nella dispensa e scelse come essenze la vaniglia e il limone. Mentre sorseggiava la bevanda bollente e un benefico calore cominciò a diffondersi in tutto il corpo iniziò a fare il punto della situazione. Aveva un ritardo di una settimana sul ciclo mestruale e ciò era anomalo data la proverbiale precisione del suo corpo. Questo poteva significare una cosa sola. Al pensiero fu scossa da un altro brivido di freddo. Alla fine aveva preso una decisione: doveva fare il test di gravidanza. Era l‟unico modo per mettere fine a quell‟angoscia che la stava distruggendo. Al pensiero di quella decisione presa si rincuorò e con animo più sereno si avviò di nuovo verso la sua camera da letto, si infilò sotto le coperte e si addormentò. La mattina seguente era in farmacia per acquistare una confezione per fare il test sull‟urina e la sera stessa era chiusa in bagno a piangere sulla striscetta di reagente che aveva assunto un colore rosso e cioè positivo. Anna volle fare un ulteriore verifica e la mattina dopo chiamò il suo ginecologo che le fissò un appuntamento per il pomeriggio stesso presso il suo studio. Ora Anna era sconvolta. L‟ecografia non aveva lasciato spazio ad eventuali dubbi e l‟esame aveva confermato che sì, era irrimediabilmente incinta. All‟uscita dello studio del ginecologo Anna era terrorizzata. Non aveva trovato niente di meglio da fare se non sfogare la sua angoscia girovagando in auto per chilometri e chilometri. Cosa avrebbero pensato i suoi genitori? E i suoi figli che avrebbero detto? Lei era una donna sola e separata dal marito, non aveva attenuanti ne giustificazioni se non la consapevolezza di essersene andata in giro a scopare come una cagna in calore e adesso si portava a casa la conseguenza del suo errore. Alla fine prese una decisione. Si fermò in una piazzola di sosta e dopo aver emesso un lungo sospiro si decise a fare una telefonata. Claudio Cottafava era spaparanzato sul divano quando il cellulare cominciò a squillare. Si trovava nella casa al mare di 22 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno proprietà dei suoi genitori mentre questi erano assenti e, insieme ad Olga, una amica rumena che aveva conosciuto quella mattina in spiaggia, aveva dato fondo ad un pasto principesco. Claudio aveva chiamato al telefono il gestore di un ristorante a meno di un chilometro di distanza dalla sua casa e questi essendo un suo amico aveva acconsentito a mandargli il pranzo a domicilio. „Naturalmente per due, Gualtiero‟ era stata la raccomandazione di Claudio al telefono. E Gualtiero era scattato sugli attenti alla richiesta del suo amico. In fondo era grazie alle preziose consulenze di Claudio se ultimamente aveva fatto degli ottimi investimenti e guadagnato un sacco di soldi. In compagnia di Olga ci avevano dato dentro in tutti i sensi: Claudio si era scopato per ben due volte la bionda sirenetta riempiendola vigorosamente col suo cazzo e col suo seme. Avevano mescolato il cibo al sesso e si erano anche scolato un‟intera bottiglia di ottimo Greco di Tufo. Ora mentre la ragazza, per niente sazia, gli stava succhiando sapientemente l‟uccello quel cazzo di telefono si era messo a squillare. Era tentato di non rispondere ma poteva trattarsi di un cliente importante e anche se i suoi sensi erano annebbiati dall‟alcool e dal pompino in corso decise di allungare la mano per afferrare quell‟aggeggio infernale. Lo aprì senza guardare neanche chi fosse e rispose: “Pronto.” “Ciao sono Anna.” disse la voce dell‟interlocutore all‟altro lato della linea. Claudio ebbe un leggero sussulto poi si chinò a guardare verso il basso. La bionda testa di Olga continuava nel suo movimento altalenante e le labbra e la lingua lavoravano con la sapienza di un‟esperta. “Devo palarti, è urgente.” continuò la voce lamentosa di Anna “Si tratta di una cosa importante”. Claudio fu quasi sul procinto di bestemmiare. Avrebbe dovuto spegnere quel cazzo di telefono. Quella stronza di Anna aveva scelto di rompergli i coglioni proprio quando si stava facendo fare uno dei migliori bocchini della sua carriera di puttaniere. 23 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno “Vedi,” continuò la voce monotona e cantilenante di Anna “Ho appena scoperto di essere incinta”. Quelle parole arrivarono proprio mentre il primo fiotto raggiungeva il fondo della gola di Olga e mentre istintivamente balzò in piedi il suo pene si sfilò dall‟abbraccio umido di quelle labbra e cominciò ad emettere numerosi schizzi di assestamento che Olga fece attenzione a ricevere tutti in pieno viso, per potersi poi spalmare la preziosa crema sulla sua pelle giovane ed elastica. Claudio per un attimo credette di sognare e di essere immerso in uno dei peggiori incubi che mai avesse avuto. Probabilmente quel mix di cibo, vino e sesso gli stavano giocando un bruttissimo scherzo. Si diede uno scossone e con voce stridula gridò nel microfono del telefono: “Cosa stai dicendo?” “Hai sentito bene, sono incinta”. 24 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno 5 “Ma ne sei proprio sicura?” Claudio aveva raggiunto Anna di buonora quella mattina e si erano incontrati presso un bar di un paesino dell‟entroterra. Ora, davanti a un cappuccino e un cornetto, che nessuno dei due aveva ancora toccato, si stavano guardando come se si fossero visti per la prima volta in vita loro. “Purtroppo sì.” confermò Anna, “Me l‟ha detto un signore che si chiama Predictor, confermato da un altro signore che si chiama Ginecologo”. Claudio sospirò. Capì che ormai non aveva scampo e dovette prendere la sua decisione. In breve liquidò il suo monolocale, fece i bagagli e si trasferì nella casa di Anna. Da quel momento sarebbe iniziata la sua discesa all‟inferno. Claudio era sconvolto. In un tempo che gli sembrò brevissimo si trovò proiettato a condurre una vita completamente diversa da quella che lui era abituato a vivere. Da single impenitente si trovò a recitare il ruolo insolito di padre e di marito in una famiglia allargata con una donna che conosceva appena e principalmente solo dal punto di vista sessuale con due figli che presto sarebbero diventati tre. E tutto questo capitava in un momento particolarmente delicato della sua vita. Anche dal punto di vista finanziario. Il 2001 fu considerato l‟anno peggiore per quanto riguardava la crisi dei mercati finanziari grazie all‟influenza disastrosa 25 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno prodotta dal governo di George W. Bush. L‟apoteosi si verificò l‟11 settembre a seguito del crollo delle torri. Il panico generale era dilagante e le vendite a perdere furono innumerevoli. A seguito di ciò Claudio ebbe più volte occasione, negli anni a venire, di dover testimoniare per cause di divorzi durante le quali poté cogliere la gradevole occasione di rifilare una dolorosa stoccata al perverso ego di quelle luride troie mascherate da innocenti e vituperate massaie. Una delle quali ebbe anche occasione di trombarsi offrendole una spaghettata a casa sua condita con pomodoro fresco arricchito con succo dei suoi testicoli che la troia in questione dimostrò di gradire molto. Mercoledì 12 Settembre 2001, il giorno successivo al crollo delle torri, quel ricottaro sottodotato del manager responsabile dell‟Agenzia di Caserta, in un momento in cui Claudio e i suoi colleghi di prima linea erano totalmente sotto choc, con un sorriso isterico e tirato, ebbe la faccia tosta di dire: “Signori, sapete una cosa? Alla luce dei recenti drammatici eventi, dopo una sofferta decisione, l‟azienda non ritiene più strategico puntare il suo „core business‟ sul P.F.P. e sulle G.P.P.” Così dopo aver evangelizzato per quasi quattro anni una certa filosofia operativa, e dopo aver costretto loro ad accettare un indegno ricatto economico, poiché l‟uso di questi cosiddetti strumenti di relazione prevedevano delle provvigioni piuttosto elevate, si sentirono scaricati letteralmente. Furono lasciati in pasto alle belve. Clienti inferociti che scappavano capitalizzando perdite, che potevano essere contenute, clienti che avrebbero avuto solo voglia di fare a pezzi i promotori, colpevoli di aver suggerito di non diminuire assolutamente l‟azionario. E questo perché il dictat aziendale era quello. Tutto questo ebbe un riverbero devastante su Claudio che non poteva accettare di subire passivamente ed ingiustamente le conseguenze del delirio scellerato di chi, da dietro una comoda poltrona di Board partoriva certi aborti e la sera, una volta 26 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno sotto le lenzuola, non aveva altra preoccupazione che scoreggiare nella seta. Claudio si sentì tradito. Era stato ingannato subdolamente. Doveva fare qualcosa, assolutamente. Fu allora che decise di tirare fuori il foglio conteggi custodito nell‟archivio depositato nella cassetta di sicurezza, sul quale erano aggiornati i suoi emolumenti mai pagati. Emolumenti a suo tempo pattuiti con i dieci clienti speciali. Claudio era sicuro che, dato il difficile momento, era fuori luogo pretenderne il pagamento ma tentò lo stesso, avvalendosi di un diplomatico dialogo. Incontrò ad uno ad uno tutti e dieci i suoi clienti speciali, si sforzò di trasmettere un suo legittimo diritto, ma fu tutto inutile. Se ne fregarono elegantemente e, con un sorriso sardonico stampato sulle labbra tirate, aggiunsero che era colpa sua se stava perdendo. Era colpa sua e pertanto era giusto che se lo prendesse nel culo. Claudio fu scosso da un sinistro fremito di nervosismo e prese una decisione. In un modo o nell‟altro si sarebbe girato e sarebbe stato lui a metterlo nel culo a loro. E senza il beneficio del luan. Tirò fuori il suo archivio segreto e cominciò a sfogliarlo. Cominciò dai più facoltosi, a seguire quelli che avevano realizzato i maggiori profitti e lasciando per ultimi quelli con somme più modeste, ma comunque più che degne. Nel giro di quasi un anno tra ordini di compravendita titoli, assegni bancari e circolari, ordini per bonifici, disposizioni di pagamenti e addebiti vari, falsificò circa una sessantina di firme su documenti e assegni. In un delirio di onnipotenza, ma dovuto soprattutto alla necessità di sfogare una rabbia repressa e frustrata dai torti subìti e dalla situazione di castrazione in cui si trovava cominciò a darsi a spese pazze. Acquistò non una ma ben due auto, poi fu la volta di un super tecnologico stereo CD navigatore e di un altro stereo con impianto TV analogico. Ciascuno in una rispettiva vettura. Ci furono un paio di viaggi, uno scooter e tre biciclette e siccome era il 4 ottobre decise di regalarne una ad un caro amico che festeggiava quel giorno. Acquistò diversi cellulari, per se e per la sua famiglia. Tutto 27 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno questo grazie alle over commission che anche se non volontariamente pagate dai suoi clienti, lui aveva deciso di incassare lo stesso. Tutto sembrava scorrere liscio come l‟olio ma ci fu un inatteso e doloroso evento. 28 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno 6 Era fine febbraio 2002 quando due suoi grossi ex clienti lo convocarono nella loro dimora. Non rientravano nella lista dei clienti insolventi, avevano avuto con lui un tradizionale rapporto di lavoro. Quando Claudio, alla fine di un viaggio in macchina di un‟ora e mezza arrivò alla villa bunker di Salvatore Nuzzo e Domenico Badalamenti, rispettivamente nipote e zio nonché soci in affari, si rese conto chi fossero i suoi interlocutori. Un brivido gli attraversò la schiena mentre si accingeva a premere il dito sul campanello e la sensazione di disagio si accentuò notevolmente alla vista della donna, completamente vestita di nero, come una vedova in lutto, che lo accolse al di la dell‟ingresso. Mentre Claudio, scortato dalla Vedova attraversava il corridoio che lo avrebbe condotto al salone dove i due soci lo stavano attendendo fu colpito dalla freddezza dell‟ambiente che, seppur riccamente arredato, non riusciva a celare una nota di gelo che si sprigionava dai marmi e dagli arredi di tipo pacchiano. C‟era qualcosa che non andava in quella casa: non c‟era vita. Tutto era spento, privo di vitalità, morto, come in un museo. Mentre procedeva verso il fondo del corridoio ebbe la stessa sensazione che si prova attraversando il varco di un cimitero. Nuzzo e Badalamenti stavano attendendo seduti all‟estremità di un grande tavolo rettangolare. Sedie dagli schienali alti erano ordinatamente accostate ai loro posti, sotto di esso. Il tavolo era coperto da una spessa tovaglia lavorata a mano con 29 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno l‟uncinetto, probabilmente opera della trisavola ormai passata a miglior vita. Al centro un grosso vaso di cristallo conteneva dei fiori artificiali che accentuavano la percezione di luogo tetro e di morte. Domenico Badalamenti, il più vecchio, sedeva a capotavola. Alla sua destra Nuzzo, il nipote, con la sua stazza da buttafuori, collo taurino e capelli tagliati cortissimi alla naziskin fissava la sedia vuota appena staccata dal tavolo di fronte a lui. Claudio lanciò una rapida occhiata per valutare il nuovo vasto ambiente in cui si trovava adesso. Tutto era freddo e impersonale come il resto della casa. Posò lo sguardo sui due: al dito di Nuzzo spiccava un grosso anello d‟oro a forma di testa di leone che esprimeva quanto volgari fossero i gusti del suo proprietario. I loro occhi e la loro espressione gelida, come l‟ambiente che li circondava, non lasciavano presagire nulla di buono. Dopo uno snervante scambio di convenevoli, finalmente misero le carte in tavola. Pretendevano di sapere da Claudio che fine avessero fatto i loro centotremila euro di perdita. Pochi giorni prima un direttore di un‟altra banca si era recato presso di loro per convincerli a passare tutto nella sua banca. E, sentendo nominare il nome di Claudio e la banca che rappresentava, chiese di fare una verifica degli investimenti, per un omogeneo confronto. Col cazzo omogeneo! Quel pezzo di merda aveva rapportato la loro G.P.P. con un paniere di titoli di stato a medio termine (BTP a cinque anni al 5% lordo annuo fisso). Con quel confronto Claudio era messo col sedere a terra. I due soci con loro perdevano cumulativamente centomila euro. Claudio tentò, senza successo, di dimostrare la profonda differenza fra le due soluzioni finanziarie rimarcando che quella stipulata con lui era più suscettibile della variabilità dei mercati, cosa di cui peraltro si era già parlato in sede di sottoscrizione della stessa. Ma, ahimè, con certi individui è inutile ragionare, per quelle persone, quando non si capisce una cosa scatta la violenza. Badalamenti, tamburellando nervosamente con le dita sul tavolo, con impazienza e annoiato da quei di30 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno scorsi che a lui non interessavano un beato cazzo, facendo da portavoce disse: “Sì, dottò, tutt chell che vuie ricit, ma… nuje vulimme i sord nuost”. E nel dire questo, chiudevano ogni negoziato pacifico. Allora Claudio decise di giocare d‟anticipo e formulò la domanda: “Cosa mi chiedete di preciso? Non possiedo tutto il denaro, mi occorrerà tempo.” La risposta fu altrettanto lesta: “Dottò, e qual‟è il pobblema?. Allora facciamo… il 30% a breve. Il resto con comodo al 10% annuo. Ma gli interessi ce li pagate in anticipo, prima di Natale, ogni anno.” Claudio incassò duramente il colpo ma non batté ciglio. Aveva capito cosa chiedevano i due soci. A breve significava entro sette giorni. Non oltre. Con comodo significava: „appena sappiamo che hai i soldi ce li porti‟. Il 30% era grosso modo poco più di quello che restava degli emolumenti non pagati dai clienti insolventi e che Claudio si era ripromesso di recuperare. Adesso sarebbe servito per loro. Un futuro nero, saturo di nuvoloni grigi e minacciosi si prospettava all‟orizzonte. Claudio si rese conto che quella che si era ritagliata come buona uscita dalla banca si era immediatamente volatilizzata. Dovette dare un addio ai suoi sogni di gloria. Fu cosi che, con una certa fretta, ma facendo molta attenzione a non farsi sgamare in banca, cominciò a liquidare quanto necessario per onorare l‟impegno. Dopo otto giorni esatti fu cortesemente invitato per un caffè nella villa dei signori Nuzzo & Badalamenti e fu lì che fece il versamento: in contanti e in tagli da dieci, venti e cinquanta euro. Quei bastardi erano stati maledettamente in gamba. Lo tenevano per le palle. Nel frattempo i mercati continuavano a perdere e Claudio dovette correre ai ripari con loro. 31 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno 32 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno 7 A oltre cinquecento chilometri di distanza, sul dolce pendio delle colline senesi in un casolare costruito su un antico monastero l‟uomo in kimono nero si accingeva ad eseguire il suo allenamento quotidiano. Una brezza leggera impreziosita dal dolce profumo del fieno tagliato di fresco spirava dal versante nord orientale. Nell‟ampio spazio che un tempo ospitava il chiostro del monastero erano sistemati, in una posizione strategica, dodici fantocci con scheletro costruito in bambù e rivestiti con strati di fibre vegetali e paglia intrecciata in modo tale da ottenere la consistenza e la resistenza offerta da un ipotetico corpo umano. I dodici fantocci impersonavano i nemici da affrontare. L‟uomo in kimono si dispose nella posizione di guardia e con un gesto rapidissimo sfilò la lama della sua Nihonto dal Saya di antico legno di magnolia. L‟acciaio lucente emise un bagliore accecante incontrandosi con i raggi del sole di quel primo pomeriggio. La luce del primo mattino si apprestò ad iniziare la sua danza di morte. Con passi e movenze studiati e ripetuti negli anni e con movimenti del corpo precisi e rapidi, l‟uomo in kimono cominciò il suo esercizio. La lama iniziò a mulinare nell‟aria sibilando e divenendo quasi invisibile agli occhi ma il suo passaggio era reso evidente dalle teste e dalle braccia che volavano via, dalle gambe troncate e dai busti spezzati a metà. Dopo appena quattordici secondi l‟esercizio era terminato. La lama con movimento fluido e preciso fu riposta nella sua antica e naturale sede che la celava allo sguardo di chi non doveva vederla se non prima di morire. Sull‟antico lastricato 33 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno monconi di braccia e di gambe e teste decapitate facevano da testimoni all‟eccidio che si sarebbe compiuto se al loro posto ci fosse stata vera carne umana, e invece delle fibre vegetali un fiume di sangue sarebbe colato lungo l‟intera superficie del chiostro. L‟uomo in kimono si rilassò e cominciò ad avviarsi con passo indolente verso il patio proprio mentre il vecchio telefono a disco combinatore assicurato alla parete cominciò a trillare. Senza fretta lo raggiunse e staccò la pesante cornetta dalla base. Avvicinò il microfono all‟orecchio e senza neanche rispondere ascoltò la voce del suo interlocutore. Dopo meno di un minuto, in silenzio, depositò la cornetta sulla sua base e sospirò. Era giunto il momento di intervenire di persona affinché le interferenze al suo piano fossero eliminate. Preparò le poche cose essenziali che gli sarebbero servite e le sistemò nel baule del suo fuoristrada insieme alla sua inseparabile spada. L‟indomani sarebbe partito alle prime luci dell‟alba. 34 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno 8 Quando si recò a Natale per gli auguri e per il regalo pattuito del 10% Claudio aveva preso una decisione. Si era guardato intorno e aveva individuato nei familiari di Anna coloro che probabilmente avrebbero potuto dargli un po‟ di ossigeno. Avvalendosi della garanzia di Ninotto ottenne un prestito dall‟amico banchiere, Astolfo, per un ammontare di circa ventottomila euro. Di questi, dopo continui rinvii e negoziazioni riuscì a restituire solo una piccola parte, pagando notevoli interessi. Annaspò alla ricerca di altri finanziatori ricorrendo ad entrambi i cugini di Anna. Dapprima Nello il Grande dal quale spuntò tremilaquattrocento euro e poi suo cugino Nello il Pazzo per ben due prestiti di circa duemila euro ciascuno. Di queste somme riuscì a restituire solo un assegno di milleseicento euro a Nello il Pazzo che lo aveva incalzato con una frequenza asfissiante togliendogli quasi il respiro con le continue richieste di restituzione del debito. Alla fine Ninotto dovette coprire, in quanto garante, la rimanente somma di diciottomila euro, frutto del prestito offerto da Astolfo (ad un interesse del 20% annuo) che restituì in due trances all‟amico banchiere. Quella che Claudio aveva creduto fosse una via d‟uscita si era trasformata in un viaggio verso il baratro. 35 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno 9 L‟uomo in tuta da motociclista scrutò col binocolo in direzione della villa bunker a trecento metri di distanza più a valle. La visuale era ottima anche se la luce a quell‟ora cominciava a scarseggiare. Erano sei giorni che teneva d‟occhio la costruzione e i suoi occupanti. Aveva notato i sistemi di sorveglianza che erano stati installati. Parecchie telecamere erano sistemate in punti strategici sugli alti muri di cinta che proteggevano la villa ed altre ancora erano nascoste in angoli decisivi per la sicurezza e la tutela dei suoi loschi abitanti. Non c‟era modo di avvicinarsi senza essere individuati. Ma a lui tutto questo non interessava. Non aveva certo intenzione di intrufolarsi in quel covo di serpenti. Il suo obbiettivo era un altro e l‟aveva individuato. I due soci, Nuzzo e suo zio, avevano fatto di quell‟abitazione la loro casa e del vasto seminterrato la loro bottega per cui non era necessario uscire all‟esterno per svolgere l‟attività lavorativa di fabbricanti di mattoni in cemento. Si erano protetti bene. Ma la cosa fondamentale era che potevano contare della massima discrezione per poter portare avanti la loro vera attività che era quella di riciclatori di denaro sporco. Visto da questa ottica i due apparivano inavvicinabili in quanto erano ben protetti dentro le mura del loro castello. L‟uomo si concesse il beneficio di un sorriso: non esistevano persone inavvicinabili. Anche il più prudente e riflessivo degli uomini possedeva un punto debole. Bastava scoprirlo. E nel caso di Salvatore Nuzzo il punto debole era legato ad una delle peggiori devianze dell‟essere umano e lui osservandolo 36 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno l‟aveva scoperto. Fece scattare la serratura del vano sottosella della sua Ducati ST3 nera e vi depositò il binocolo. Poi si pose in paziente attesa. Sapeva che Nuzzo di li a poco si sarebbe mosso per uscire dal suo bunker e recarsi al solito posto dove si consumava la sua insana passione, il suo vizio segreto. L‟aveva già seguito per ben due volte, con discrezione e attenzione, e aveva notato una certa ripetitività nelle sue abitudini. Cosa questa che faceva di lui un bersaglio facile e vulnerabile. Dopo un‟attesa di mezz‟ora il cancello principale della villa cominciò ad aprirsi e una Mercedes blu notte varcò l‟ingresso cominciando a percorrere il viale privato per immettersi sulla statale. L‟uomo in tuta indossò il casco integrale nero sul sottile passamontagna da motociclista e inserì la chiave nel cruscotto della Ducati. Girò nella posizione di Start e spinse il bottone di accensione. Il potente bicilindro da 992 centimetri cubi emise un ruggito sommesso e si avviò. L‟uomo liberò la moto dal cavalletto e ingranò la marcia. La sua tuta nera e il casco integrale lo mimetizzavano rendendolo parte integrante della possente moto che stava cavalcando. Con uno scatto simile a quello di una pantera inferocita si proiettò sulla strada e in brevissimo tempo raggiunse il punto che aveva scelto per tendere l‟agguato alla Mercedes di Nuzzo. Nascose la moto al riparo di un albero e tirò fuori il rotolo di gomma chiodata che aveva preparato. Lo sistemò di traverso alla carreggiata e si nascose tra gli alberi in attesa dell‟arrivo del suo bersaglio. Salvatore Nuzzo era l‟incarnazione del classico teppista. Di aspetto rozzo e possente, con un‟ossatura massiccia e un collo taurino che sorreggeva un cranio grosso e dall‟aspetto poco intelligente aveva sin da piccolo imposto la sua presenza, ricorrendo alle semplici regole stabilite dalla legge del più forte. Cresciuto in un piccolo paese dove il crimine e la violenza erano l‟unica dottrina a far da padrone si era ben presto adattato alle circostanze e grazie al suo carattere bellicoso e violento presto si era guadagnato un posto di tutto rispetto tra gli esecutori materiali di un clan di camorristi. Non 37 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno aveva sulle spalle reati riconducibili all‟omicidio ma aveva più volte ridotto malamente persone la cui unica colpa era stata quella di trovarselo sulla loro strada. Nel corso del tempo era diventato uno dei picchiatori maggiormente utilizzati dal Clan dei Cani Sciolti per convincere gli inadempienti a versare il pizzo sulla protezione. Nuzzo pur avendo ormai raggiunto l‟età di quarantadue anni non si era mai sposato. E questo non perché non volesse avere una famiglia o non gli piacessero le donne. Anzi. Il problema era sorto dal momento in cui si era accorto di essere affetto da una strana forma di impotenza. Pur provando desiderio verso il sesso femminile, non riusciva a raggiungere un‟erezione che gli consentisse di avere un normale rapporto sessuale con una femmina. Aveva provato in tutti i modi, aveva ingaggiato puttane giovani e belle le quali si erano prodigate in ogni sorta di giochetto erotico, ma niente. Il suo uccello era rimasto inerte e penzoloni in mezzo alle sua gambe. Nuzzo era sconfortato e deluso ma ancor di più maledettamente in collera. Purtroppo però nulla era valso ad aiutarlo a superare quel tragico problema che ormai lo affliggeva da tempo e non gli permetteva di poter sfogare la voglia che aveva dentro di se. Un giorno la soluzione era arrivata inaspettata come tutte le cose che ormai con rassegnazione non si cercano più e lo aveva colto di sorpresa. La sorpresa era stata ancora più grande quando poi si era reso conto che quella era l‟unica via possibile per poter ottenere un orgasmo. Era una sera di ottobre e aveva deciso di inoltrarsi nel fitto della campagna circostante in cerca di funghi porcini. Mentre procedeva con cautela aveva intravisto una macchina parcheggiata al riparo degli alberi. I vetri appannati e l‟inconfondibile movimento sussultorio dell‟auto gli avevano subito fatto intendere che si trattava di una coppia di innamorati che stavano scopando. Aveva già deciso di allontanarsi quando gli sembrò di sentire come un fremito proveniente dalla zona dei pantaloni in mezzo alle sue gambe e mentre lo stupore si faceva ancora più grande sentì un‟erezione gonfiargli la patta così come non ricordava dai tempi 38 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno dell‟adolescenza. Nuzzo si era avvicinato con estrema cautela alla macchina e nascosto da un folto cespuglio aveva potuto assistere al coito che si stava svolgendo all‟interno di quello stretto abitacolo. La vista dei corpi nudi e sudati dei due amanti gli aveva provocato un‟eccitazione così forte da procurargli un‟erezione incontenibile, quasi dolorosa, tale che non poté resistere alla tentazione e al desiderio di masturbarsi. Freneticamente, quasi tremando, aveva tirato fuori l‟uccello e con pochi rapidi movimenti della mano aveva raggiunto un orgasmo così violento che per poco non era crollato a terra in ginocchio. Quando in silenzio, furtivamente si era allontanato, aveva pensato a quello che gli era successo. Dapprima era rimasto sconvolto e confuso nello scoprire di essere uno sporco guardone ma poi si era detto: „Chi se ne frega?‟. In fondo il fine giustifica il mezzo e se quello era il sistema per poter raggiungere un orgasmo lui l‟avrebbe perseguito. A qualsiasi costo. Era immerso nel turbine di quei lontani ricordi quando si accorse che qualcosa non andava nella guida della macchina. Improvvisamente l‟auto stava procedendo a fatica, come se camminasse sui cerchioni nudi delle ruote. Nuzzo accostò alla destra della carreggiata e scese dall‟auto. Una rapida occhiata alle ruote gli fece capire immediatamente la gravità della situazione. Mentre girava intorno all‟auto bestemmiando poté accertare che tutte e quattro le gomme erano irrimediabilmente fuori uso. Il crepuscolo stava rapidamente cedendo il passo alla sera e a quell‟ora per quella strada non passava anima viva. Era ancora intento a pensare al da farsi quando vide la sagoma in tuta nera da motociclista che sbucava dai cespugli ai lati della strada e prima ancora di chiedersi cosa stesse accadendo il suo sesto senso allenato da anni di esposizione al pericolo gli fece intendere che le cose si stavano mettendo male. Il motociclista si tolse il casco integrale però tenne il passamontagna. Riteneva fuori luogo che Nuzzo vedesse la sua faccia, a meno ché non fosse stato costretto ad ucciderlo. Si avvicinò lentamente con passo studiato e con l‟andatura im39 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno posta da anni di severi allenamenti. Le gambe leggermente divaricate e le mani lungo il corpo pronte a scattare. Gli occhi fissi in quelli del suo interlocutore pronti a percepire ogni possibile movimento sospetto. Si fermò a tre metri di distanza prima di parlare. “Salve Nuzzo” disse con voce neutra. L‟altro lo scrutò con diffidente curiosità. Stava cercando di capire se si trattava di una sua conoscenza, di qualcuno che in passato avesse avuto a che fare con lui e adesso veniva a recriminare soddisfazione. Il fatto stesso che tenesse il viso nascosto da quella specie di maschera nera non faceva optare per niente di buono. “Chi cazzo sei?” chiese cercando di imporre un tono minaccioso nella voce ma accorgendosi di non essere riuscito nell‟intento. “Sono un amico e vengo a proporti un affare” Nuzzo rimase zitto e immobile. L‟imboscata che gli era stata tesa non riteneva che fosse il mezzo più idoneo per trattare di affari e quindi cominciò ad elaborare, per quanto il suo cervello glielo consentisse, un piano per uscire indenne da quella situazione di evidente pericolo. Il motociclista continuò nella sua esposizione: “So che tu e tuo zio state ricattando un mio amico, estorcendogli denaro che non vi deve. Ebbene vi chiedo di lasciarlo perdere e questa storia finirà senza conseguenze.” A quelle parole la faccia di Nuzzo si contorse in una maschera di disgusto. Sputò per terra mentre con voce colma di disprezzo chiedeva chi fosse l‟amico in questione. “Si tratta di Claudio Cottafava. Lasciatelo in pace”. Al nome di Cottafava, Nuzzo cominciò a ridere. “Chillu strunzillo „e mmerda” disse mentre la risata diventava inarrestabile. Il Motociclista aspettò pazientemente che lui smettesse di ridere prima di ripetere la sua richiesta. Il tono era sempre neutro e distaccato. “Lasciatelo in pace” esclamò. “Perché non è venuto lui a chiedermelo? S‟è cacato sotto, eh?” Il motociclista puntò i suoi occhi neri come la notte in quelli del suo interlocutore guardandolo con la stessa considerazio40 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno ne che avrebbe usato per guardare un verme, poi le sue labbra si mossero in un sussurro. “Claudio non è tipo da poter competere con una merda come te”. Sentendosi insultare Nuzzo si imbestialì e commise il suo primo errore. “Piezz e‟ mmerda” urlò mentre si proiettava in avanti e infilava una mano in tasca tirandone fuori un coltello a serramanico con apertura a scatto. Nell‟attimo stesso in cui lo puntava contro il motociclista aveva già commesso il suo secondo errore e contemporaneamente aveva firmato la sua condanna a morte. Mentre faceva scattare la lama del coltello Nuzzo si era già lanciato contro il motociclista. Il movimento fu rapido ma non abbastanza. Il Motociclista intuì il gesto ancor prima che questi lo mettesse in pratica e mentre Nuzzo si proiettava sbilanciandosi in avanti si era già piegato sul suo lato sinistro schivando l‟attacco. Contemporaneamente aveva sollevato l‟anca e sfruttando la rotazione dell‟articolazione sommata alla forza schioccante del ginocchio aveva fatto partire un mawashi-geri, un potente calcio circolare, colpendo Nuzzo al plesso solare. Il colpo sebbene molto forte non mise KO l‟avversario ma lo fece piegare in avanti. Il Motociclista approfittò del vantaggio per portarsi di fronte all‟uomo e caricando di nuovo l‟anca replicò il colpo centrando in piena faccia col collo piede il suo antagonista. Si udì nettamente lo schiocco sinistro delle ossa nasali che si frantumavano e dei denti che si spezzavano. Nuzzo però era un uomo forte e le sue strutture erano dure come l‟acciaio. Cadde a terra ma non perse i sensi e continuava a brandire minacciosamente il suo coltello. A questo punto il motociclista si tolse il passamontagna rivelando la sua faccia all‟uomo che sanguinava copiosamente dal naso e dalla bocca. Osservò quel viso ridotto ad una maschera sanguinolenta ma nei suoi occhi non c‟era nessun segno di pietà. Mentre Nuzzo cercava di rimettersi in piedi aprì la cerniera della tuta di pelle e tirò fuori la sua Tau41 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno rus Judge .410 che aveva caricato con cartucce a pallini d‟acciaio. In questo modo non ci sarebbero state tracce per individuare la pistola che aveva sparato. Armò l‟otturatore puntò la canna mirando al gomito del braccio armato del suo avversario e sparò. Il colpo squarciò l‟articolazione dell‟uomo che si accasciò a terra urlando come un ossesso. Dall‟orribile ferita un ruscello di sangue sgorgava allargandosi rapidamente in una chiazza sul terreno. Il motociclista si avvicino all‟uomo a terra e gli puntò la pistola alla nuca. “Stasera dormirai all‟inferno” disse con voce quasi disumana, poi sparò. Un attimo dopo Nuzzo smise di muoversi. Prima di andarsene il Motociclista sfilò l‟anello d‟oro che Nuzzo portava all‟anulare della mano destra e se lo ficcò in tasca. Raggiunse la sua Ducati ST3 e vi montò sopra. Staccò il casco dal manubrio e lo indossò, poi avviò il motore. Un attimo dopo era già sparito nella notte. Tre giorni dopo il ritrovamento del cadavere di Salvatore Nuzzo suo zio, Domenico Badalamenti, uscì alle nove del mattino dalla sua abitazione per recarsi in banca per effettuare il versamento di alcuni assegni ma non fece più ritorno a casa. Dopo aver atteso invano fino a tarda sera, la moglie Concetta dette l‟allarme recandosi presso la stazione dei carabinieri del nucleo locale. Sei giorni dopo la denuncia di scomparsa le fu recapitato un pacchetto anonimo tramite posta. Aprendolo scoprì con orrore che all‟interno vi era contenuto un sacchetto con tre sassi da calcestruzzo e un pugno di sabbia. Era un messaggio in codice che lei ben conosceva. Concetta da quel momento ebbe la conferma di essere ufficialmente diventata la vedova di Domenico Badalamenti. 42 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno 10 A gennaio, Anna dette alla luce una bambina, Diletta. Claudio nonostante il lieto evento non riusciva ad essere sereno anche se circa due mesi prima la sorte gli aveva riservato un piccolo regalo. Aveva saputo tramite la cronaca locale della tragica fine che aveva fatto Nuzzo e della inspiegabile sparizione di suo zio Domenico. La vedova aveva dichiarato, in una intervista al giornale, di aver ricevute le prove che dimostravano che il suo amato consorte era stato ammazzato dalla camorra locale: sepolto vivo in un pilastro di cemento. Claudio depositò il giornale sul tavolino. Era seduto comodamente nella saletta interna del bar Vanvitelli e stava valutando il da farsi di quella giornata. Un sorriso di soddisfazione si modellò sul suo volto tirato. L‟evento meritava di essere festeggiato. Chiamò il cameriere e si concesse il privilegio di un cappuccino accompagnato da un fragrante cornetto alla crema. Riflettè per un attimo sulla situazione alla luce dei nuovi eventi. La notizia era arrivata gradita ma tardiva. Se da una parte l‟eliminazione dei due gli evitava di saldare il rimanente cinquanta percento, dall‟altra non gli aveva impedito di indebitarsi irrimediabilmente con Ninotto. Si maledisse di non aver atteso quel piccolo lasso di tempo. Ma come avrebbe potuto immaginare che quei due avrebbero fatto prematuramente una fine tanto orribile? 43 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno Si sa che le disgrazie non vengono mai da sole. Anzi a volte si divertono a osservare delle scadenze insolite e singolari. Infatti il giorno del compleanno di Diletta, sua figlia, gli arrivò la seconda mazzata in testa. Sette dei suoi clienti speciali avevano presentato denuncia ai Carabinieri per certi ammanchi e la banca stava effettuando le sue indagini. Quella mattina era atteso dal direttore, il dottor Soriano. Sapeva già da tempo che il direttore di quella filiale non era proprio un suo fan. Anzi si poteva affermare che Soriano lo considerava come un peso sui testicoli da quando lui si era scopato Giulia, una delle cassiere. Claudio aveva saputo in un secondo momento che Soriano corteggiava Giulia, e che in un certo senso guardava a lei come a una probabile moglie, ma Giulia che insolitamente non cercava carriere facili aveva fatto capire a Claudio che gliela avrebbe mollata volentieri. Claudio non si era accorto di Giulia finché questa non aveva cominciato a corteggiarlo sfacciatamente. Lei non era la tipa che subito colpiva col suo fascino, visto che di fascino non ne aveva neanche un briciolo. Era un soggetto del tutto normale, quasi insignificante. Single, ma si sarebbe tranquillamente potuta definire zitella, dato che ormai aveva raggiunto la quarantina, non aveva molti corteggiatori. In effetti non era il tipo che poteva attirare le voglie dei maschi e probabilmente non si faceva una chiavata da un sacco di tempo. Claudio cominciò a valutarla da un angolazione diversa. Capì che la ragazza era arrapata e aveva voglia di una botta di vita. Certo lui impersonava il famoso fascino “Cottafava” ed era una preda difficile da raggiungere per una tipa come Giulia ma questa volta volle fare un eccezione e le fece intendere che se avesse insistito con gli argomenti giusti le avrebbe fatto dare un‟occhiata al suo cazzo. Quando se l‟era portata a letto Giulia era stata un‟autentica rivelazione. Certo era un po‟ pienotta, con seni troppo abbondanti, ma in compenso aveva tirato fuori una libidine che aveva superato ogni sua aspettativa. Lui ne era rimasto piacevolmente sorpreso e dato che aveva una predilezione per il secondo canale le aveva chiesto se lo prendeva 44 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno anche dietro. Lei con un sorrisino malizioso e un‟occhiata che la voleva dire tutta glielo aveva prima lubrificato con sapienti tocchi di lingua e successivamente lo aveva guidato lei stessa attraverso quel sentiero stretto ma già varcato da altri membri maschili. Alla fine aveva persino accettato di farsi pisciare addosso. Quando ebbe superato la soglia dell‟ufficio del direttore, Alberto Soriano lo stava attendendo. Appollaiato sulla sua enorme poltrona stile presidenziale, faceva finta di studiare dei tabulati ma un sorriso malevolo trapelava da sotto il suo testone che contrastava orribilmente col suo corpicino da nanerottolo. Mentre si dilungava in una complicata disquisizione in cui elencava i successi della banca ed esaltava le qualità degli uomini che avevano contribuito a raggiungerli gli puntò addosso due occhi che parevano le testate di due bazooka. Adesso gongolava e sintetizzandogli il discorso in due parole gli stava facendo capire che doveva prendere la sua roba e andarsene. Quel lurido verme aveva la bava alla bocca nel momento in cui gli forniva le coordinate della porta d‟ingresso dell‟istituto e lo invitava a togliersi immediatamente dai coglioni. Claudio era dispiaciuto. Non tanto per aver perso il posto in quella banca di merda ma quanto per aver perso il teatro in cui praticava i suoi giochi di prestigio. Adesso non sarebbe stato facile mettere su un‟altra attività redditizia come quella. E difatti non fu facile. Anzi non ci riuscì per niente. 45 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno 11 Nei mesi che seguirono Claudio dovette subire la pressione di Anna che continuava a ricordargli che erano senza soldi e maledettamente in difficoltà. E fu a causa della continua pressione di una Anna che, da quando aveva partorito era diventata un‟autentica iena, che si decise ad accettare compromessi che prima d‟ora non si era mai sognato di accettare. Lui, un Promotore Finanziario, che aveva curato gli interessi di clienti per centinaia di migliaia di euro, adesso si ritrovava a fare lavori umili e umilianti. Era a causa di Anna e di quella troia di sua madre, che continuava a inveire nei suoi confronti, sostenendo che a lui non piaceva lavorare, che era un Lord del cazzo, era a causa loro che adesso invece di somme di danaro maneggiava bruschette. La situazione patrimoniale, nonostante i suoi nuovi sforzi professionali, non era certo migliorata. Erano però aumentati i debiti e il numero di utenze insolute che pagavano (quando ci riuscivano) con notevole sofferenza. Aveva iniziato a lavorare con un amico di Anna, un certo Bernardo, che aveva avuto la brillante idea di aprire una agenzia di viaggi e turismo pretendendo di portare la gente del nord Italia in vacanza a Caserta. E cosa avrebbero dovuto vedere a Caserta questi signori? A parte la ormai famosa e inflazionata Reggia (che probabilmente avevano già visitato durante la loro gita scolastica da adolescenti), l‟unica cosa che si poteva visitare erano campagne desolate e cumuli di spazzatura ai lati delle strade. Dopo alcuni mesi durante i quali non aveva guadagnato un beato cazzo, decise di cambiare aria e dare un saluto a Bernardo augurandogli buona fortuna. 46 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno Commise un altro errore, facendosi convincere nuovamente da Anna, tra l‟altro appoggiata dalla sempre più assillante e ingombrante presenza materna, ad accettare di lavorare per suo cugino Catello Berselli, che si era messo in proprio avviando una attività commerciale la „Fruit of the loom‟ con la quale aveva la pretesa di vendere prodotti italiani DOC di provenienza biologica, sia in Italia che all‟estero. Quella fu la sua ciliegina sulla torta. La goccia che fece traboccare un vaso già ricolmo di rancori e di veleni, colmo di una sopportazione che aveva raggiunto livelli inaccettabili e durante la quale si accorse con che gente aveva a che fare. Ricordava ancora adesso la frase con cui l‟aveva accolto Catello Berselli, detto Nello il Pazzo, il primo giorno in cui aveva lavorato per lui: “Mannacc, ma tu ta cav bbuon cu Ffrancés e cu l‟Inglés. Io investirò su di te.” E aveva investito su di lui! Nel senso che aveva individuato in lui lo stronzo da sfruttare mentre lui si dedicava a più piacevoli passatempi. Durante i diciotto mesi in cui aveva lavorato per Nello, che nel frattempo aveva conosciuto anche nel suo lato oscuro di puttaniere, per la frequenza e la dedizione con cui ogni sabato pomeriggio si apprestava a trascorrere ore in compagnia di puttane scelte direttamente su internet, Claudio non vide il becco di un quattrino se si esclude un assegno di duemila euro risultato anche scoperto e che non sarebbe servito neanche per pulirsi il culo. Nello intanto sguazzava nel benessere e con lui aveva anche la faccia tosta di dire che non aveva soldi e che quindi non poteva pagargli le provvigioni. Claudio aveva appurato che il Puttaniere intanto aveva acquistato tre auto e la casa dove era andato ad abitare con la mogliettina incinta e continuava a spendere circa duecento euro a sabato per le sue Escort. A casa con Anna la situazione era diventata insostenibile e si sa che quando la fame entra dalla porta l‟amore esce dalla finestra. Anna era diventata un‟altra persona. Non era più l‟adorabile ragazza che gli succhiava l‟uccello ai tempi in cui se la spassavano nella casetta di Gaeta. Claudio si sentiva 47 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno come in un incubo e sapeva che se non ne fosse uscito alla svelta sarebbe potuto soccombere. Spiegò ad Anna che suo cugino era uno stronzo e che lo sfruttava. Soprattutto non gli pagava il dovuto quando lui stesso sperperava per i cazzi suoi. Anna per tutta risposta lo guardò come si guarda un verme schifoso prima di apprestarsi a schiacciarlo con un piede e gli disse che doveva invece essere grato a Nello che aveva assunto un indagato per truffa e appropriazione indebita. Claudio si sentì colpire al cuore. Avrebbe voluto vomitarle addosso tutti gli insulti che quella donna avrebbe meritato di ricevere, ma fece di più. Raccolse le sue cose, le sbatté in una valigia e se ne andò. Anna da quel momento non avrebbe più rivisto la sua faccia. 48 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno 12 Antonino Berselli attendeva impaziente l‟arrivo di Nadia. Ormai era diventato un appuntamento quotidiano a cui non avrebbe rinunciato per niente al mondo. Non la considerava una semplice abitudine, era qualcosa di più. Era la riscoperta di un mondo di cui si era completamente dimenticato. E sotto certi aspetti aveva trovato paradisi che prima di Nadia aveva solamente immaginato. Sua moglie Geppina aveva contribuito, involontariamente, ma decisivamente, affinché tutto ciò accadesse. Lui certo non se l‟era andato a cercare. Né di propria iniziativa mai sarebbe andato incontro ad una simile avventura. Insomma Ninotto aveva scoperto che all‟età di settantatre anni possedeva ancora un uccello funzionante tra le gambe. Lui che con la moglie aveva smesso da più di dieci anni di avere rapporti intimi. Da quando quest‟ultima era diventata una fanatica bigotta e gli aveva definitivamente serrato le gambe e negato l‟accesso alla figa, erano anni che sul sesso ci aveva messo una pietra sopra, prima di incontrare Nadia. Dovette ammettere con se stesso che con Geppina non aveva mai condotto una vita sessuale degna di tale nome. In quaranta anni di matrimonio e tre figli lei gli aveva concesso solo scopate normali e tradizionali, quasi sempre nella posizione del missionario. Mai che gli avesse fatto un pompino, mai qualcosa di diverso e più stuzzicante, assolutamente niente. Si adagiava sul letto e apriva le gambe e lui glielo metteva dentro. In pochi minuti tutto era già finito lasciandogli solo un senso di impotente frustrazione. 49 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno Poi a seguito di una crisi religiosa lei aveva deciso di disertare i doveri coniugali e tutto era finito nel dimenticatoio come se in tanti anni il sesso tra loro non fosse mai esistito. Lui, diversamente dal fratello Romualdo, (padre di Nello il Pazzo e altrettanto puttaniere come suo figlio), non era mai andato a puttane e non aveva certo intenzione di cominciare adesso per cui aveva deciso di chiudere definitivamente il discorso. Improvvisamente come un fulmine a ciel sereno era arrivata Nadia. Era stato proprio grazie ai viaggi di Geppina che, preda di un delirio mistico avendo deciso di dedicare anima e corpo ai frequenti ritiri spirituali, che Nadia aveva cominciato a frequentare la casa di Ninotto. Geppina stessa l‟aveva ingaggiata e le aveva dato l‟incarico di recarsi in sua assenza a casa per accudire alle faccende domestiche alle quali Ninotto non sarebbe stato in grado di badare, con l‟intento di evitargli di affogare nella sporcizia e nell‟abbandono. In fondo la premurosa Geppina gli aveva procurato una badante poiché, da vecchio rincoglionito cui credeva che fosse, non era in grado di governare se stesso, figuriamoci la casa. Nadia, quarantatré anni ottimamente portati, nativa di Riga, una fredda cittadina della Lettonia, non era certo una ragazza in fiore ma neanche da buttare nel cesso e per lui che ne aveva trenta di più andava benissimo, e cosa fondamentale, aveva deciso di badargli in modo esclusivo. Tutto era cominciato per caso. Almeno era quello di cui era convinto Ninotto. Era il quarto giorno consecutivo che Nadia si recava dai Berselli per le quotidiane pulizie del pomeriggio. Cominciava dalla cucina per poi passare al salone e infine alle camere. Ninotto come al solito era in camera disteso sul letto che guardava la televisione. Era un pomeriggio caldo di fine luglio e nonostante l‟aria condizionata sembrava che l‟afa volesse attanagliare inesorabilmente gli occupanti della casa. Per l‟occasione Ninotto aveva indossato un pantaloncino di cotone e una camicia di lino fresca e leggera. Mentre guardava sonnecchiando un dibattito politico, evidente50 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno mente registrato, su un canale privato, sentiva il rumore prodotto dall‟aspirapolvere e lo sfaccendare di Nadia che si dava da fare nella stanza attigua. Dopo pochi minuti la vide entrare in camera e con un sospiro si preparò ad alzarsi per lasciarle campo libero. Mentre si sforzava per mettersi seduto sul letto e infilare le pantofole lei lo anticipò informandolo: “Tu non scende, tu non mi dà fastidio io posso lavorare lo stesso”. Prima di ricevere una qualsiasi risposta, Nadia già era al lavoro sfaccendando e passando l‟aspirapolvere sotto il letto e per il resto della stanza. Le tette bene in vista, tenute su da un reggiseno a balconcino e una minigonna giropassera avevano un effetto spettacolare su una donna della sua età e non passarono inosservati. Ninotto nel frattempo era ritornato nella posizione iniziale e col telecomando cominciò una rassegna dei canali a disposizione. Il torpore in cui era avvolto qualche minuto prima era immediatamente sparito e mentre la ragazza si abbassava ritmicamente per insinuare l‟aspirapolvere negli angoli della stanza si accorse che i suoi occhi erano irresistibilmente attratti dalla forma tondeggiante del sedere di Nadia che occhieggiava dalla gonna esageratamente succinta. Quello spettacolo si protrasse per un tempo che a Ninotto sembrò un‟eternità. Nadia continuava imperterrita nella manovra con l‟aspirapolvere come se ci fossero stati secoli di polvere da risucchiare e la cosa peggiore era che nell‟eseguire quell‟attività continuava a dare le spalle a Ninotto avvicinandogli sempre di più il sedere alla faccia fino a mostrargli un paio di profumate mutandine che occhieggiavano seducenti da sotto la sottile stoffa della gonna. Ninotto era anziano ma non era certo un imbecille. Nei suoi occhi azzurri un remoto piacere parve accendersi dopo anni di repressione, soffocato da una donna bigotta il cui fascino era pari a quello di un cubetto di ghiaccio con un buco al centro. E mosso forse più da un ricordo antico che da una reale necessità spostò la mano e la posò fra le natiche della donna. 51 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno Quando Nadia sentì la mano dell‟uomo posarsi tra le sue cosce si girò come se stesse da tempo aspettando un segnale che finalmente era arrivato. Dai suoi occhi un bagliore di invitante lascivia parve sgorgare simile a una lava rovente fino ad investire l‟uomo che, paralizzato e incapace di qualsiasi movimento, era completamente dominato dalla sua presenza. Lei cominciò a liberarlo dagli ingombranti pantaloncini che finirono scompostamente ai piedi del letto subito seguiti dalle mutande. Con mani esperte afferrò l‟uccello floscio e cominciò a ciucciarlo. Al contatto col calore umido di quella bocca un brivido percorse la schiena di Ninotto ma anni di astinenza commista ad una intensa emozione uniti a quell‟esperienza che per lui era a tutti gli effetti una prima volta non gli consentirono di raggiungere una erezione degna di nota. Il suo uccello raggiunse a stento un turgore da “mezza pasta” prima di emettere uno stanco fiotto lattiginoso, frustrando ogni possibilità di approfondire quella inaspettata occasione di piacere. Nadia sorrise soddisfatta. Il primo passo era compiuto. Ora bisognava rassicurare il paziente e tutto sarebbe filato liscio come l‟olio. Aiutò l‟uomo a ricomporsi poi avvicinandosi con l‟aria di chi è depositario di segreti misteriosi e arcani gli sussurrò: “Tu non ti preoccupa, io te aiuta con pillola miracolosa”. Poi aggiunse: “Tu dare soldi per comprare. Prossima volta io porta”. Ninotto mise mano al portafoglio e scucì due banconote da cinquanta euro. Da quel momento, senza che nemmeno che se ne rendesse conto, ci sarebbero stati una lunga serie di esborsi a scopo terapeutico per aiutare una virilità sopita dal tempo e dalla incuria di una moglie diventata troppo precocemente assente. Ed era proprio questo che stava pensando Ninotto quel pomeriggio mentre Nadia lo cavalcava. Una moglie precocemente assente. Con l‟aiuto di una pilloletta azzurra dagli effetti miracolosi e grazie alle abili mani di Nadia, Ninotto aveva raggiunto erezioni che sfioravano il “duro da culo” che 52 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno alla sua età, e nelle sue condizioni, rappresentavano un record se non addirittura un miracolo. E mentre Nadia gli ballava sul cazzo a ritmo di samba si accorgeva di esserle entrato talmente in profondità fino a toccarle il fondo. Erano secoli che non provava un simile senso di estasi. Anzi se proprio voleva essere sincero con se stesso era la prima volta in vita sua che si faceva una chiavata degna di tale nome. Dopo quindici minuti di intenso e frenetico pompare, durante i quali Nadia aveva raggiunto già due orgasmi, finalmente esplose in una eiaculazione violenta e abbondante tale da sentirsi sconvolto da un piacere mai provato prima. Fu in quel momento che la porta di ingresso si aprì. Geppina Quintiliano, maritata Berselli, era ancora una donna forte. Sessantanove anni, discreta salute, pochi acciacchi (perlopiù di natura artrosica) ma niente di particolarmente preoccupante. Il suo discreto stato di salute le aveva permesso di dedicarsi a quella che ormai era diventata la sua occupazione principale: la fede. Si recava puntualmente ad ogni raduno, ad ogni incontro, ad ogni riunione che come oggetto avesse la spiritualità. Era diventata credente dopo essere stata una donna dispotica e una madre perfida e assillante. Adesso, perduta l‟avvenenza giovanile, non le restava che rifugiarsi nel conforto della fede e nella comprensione dei suoi amati amici sacerdoti. Soprattutto Don Angelo Cermenati, il suo padre spirituale. Si concesse un fuggevole, nostalgico istante di reminiscenza legato al suo passato, quando ancora era una donna piacente e corteggiata e poi alla fine aveva ceduto alle lusinghe di un bel giovane, il primo e unico della sua vita, che era successivamente diventato suo marito. Adesso che il tempo e l‟insulto della vecchiaia segnavano irrimediabilmente il suo aspetto aveva cancellato ogni esteriorità che la legava al mondo materiale. A ciò aveva contribuito anche l‟evoluzione negativa che aveva afflitto suo marito. Adesso si ritrovava in compagnia di un uomo che era il fantasma di se stesso: un vecchio rimbambito e rincoglionito afflitto da in53 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno numerevoli mali e per giunta con la dentiera. Lei non lo avrebbe confessato neanche a se stessa ma il fatto che in bocca al suo consorte ci fossero due protesi di plastica che simulavano le due intere arcate dentarie e per giunta mobili le dava il voltastomaco. Forse era stato per questo che si era lasciata andare e adesso assomigliava più ad una robusta matrona che ad una eventuale signora anziana. E probabilmente era per questo che da oltre dieci anni aveva calato un velo pietoso e irremovibile sull‟argomento sesso. Ora a causa di un malessere del vescovo responsabile del raduno dove avrebbe dovuto trascorrere quindici giorni era stata costretta ad una ritirata precoce. Infatti Monsignor Gonsalvo di Chiaromonte ormai prossimo ai novanta anni, aveva avuto un attacco di cuore ed era stato immediatamente ricoverato in ospedale. Senza il conduttore principale di quel ritiro spirituale non aveva senso continuare a restare in quel luogo. Monsignor Gonsalvo possedeva una spiritualità talmente elevata che loro tutti avevano preferito rinunciare e tornarsene a casa. Avrebbero atteso la sua guarigione per poi ritornare con maggior forza e fede in quel luogo di culto. A causa dell‟improvvisa e brusca partenza si era dimenticata persino di avvisare Ninotto del suo prematuro rientro e nel tragitto in pullman si era accorta che il cellulare era scarico per cui aveva deciso che gli avrebbe fatto una piacevole sorpresa. Era giusto quello che stava pensando Geppina mentre infilava la chiave nella toppa della serratura di casa: Una piacevole sorpresa. Mentre procedeva verso la zona notte della casa, sentì degli starni rumori che provenivano proprio dalla sua stanza da letto. Entrò e davanti ai suoi occhi una scena apocalittica si presentò a sconvolgere il suo animo. Suo marito Ninotto era nudo come un verme, sovrastato da un orribile demone che gli stava succhiando l‟anima. Geppina si portò le mani alla testa in un gesto disperato quanto inutile e mentre i suoi occhi divenuti vitrei per l‟orrore fissavano quella orribile scena la sua bocca si spalancò in un urlo disumano. Le sue gambe divennero molli come gelatina e mentre cedevano al 54 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno peso del suo corpo, prima di cadere pesantemente a terra, la sua mente era già stata oscurata dal buio più totale. 55 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno PARTE SECONDA 13 19 Aprile 2010 East London, Sud Africa Claudio Cottafava sfilò il suo pene dal marmoreo sedere di Mabel, spruzzandole il succo dei suoi testicoli sulle natiche e sulla schiena bruna e lucida di sudore. Lei era stata contattata tramite un‟agenzia che reclutava Escort di lusso. E per far questo si era avvalso, come sovente avveniva, dell‟utile ed infallibile suggerimento del suo leale socio di sempre: Dominic, detto l‟Architetto, per la sua proverbiale precisione e dovizia nei particolari. E sempre pronto a mettere a servizio di una buona causa il suo prezioso talento. E fu proprio grazie a quella diabolica sinergia che il piano, alla fine, risultò vincente. Una perfetta armonia cerebrale, un‟unisona ed intonata comunione di intenti. Insomma, due menti superiori perfettamente connesse, seppur mosse da differenti ragioni. Nessuno osò mai, neanche lontanamente, immaginare l‟esistenza di una seconda regia occulta, abilmente dissimulata dietro un sipario di menzogne, contraddizioni, prove abilmente manipolate ed archiviate. Eppure, ripensandoci, sarebbe stato più che normale presumere la presenza di una seconda figura all‟interno di quello che volgarmente avevano chiamato „Disegno criminoso‟, ma che per loro due constava 56 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno in un‟irripetibile alchimia. Ed invece…niente, non avevano capito nulla, gli „Altri‟. Ma loro avevano previsto tutto. Ogni variante e variabili possibili, puntando anche sull‟inefficienza degli inquirenti nel ricostruire il quadro delittuoso. Tutto era stato pianificato sin dall‟inizio. Il logoramento dei rapporti in banca, i flussi in uscita, il licenziamento e la conseguente radiazione dall‟albo, i debiti contratti in seguito con le banche (avvalendosi dell‟uso di documentazione artatamente preparata) e con ignari cittadini. Nonché l‟inevitabile indennizzo, che la banca dovette scucire, a favore dei clienti danneggiati. Già perché, fra le altre cose, la banca dovette restituire quanto lamentato in sede civile. E quale peggiore punizione, da infliggere, a chi lo aveva tradito? Persino la separazione e, ovviamente, il lungo calvario giudiziario ne erano parte. Sì perché, su una cosa erano assolutamente d‟accordo. Cioè che, per la riuscita del piano, sarebbe stato assolutamente necessario attraversare quello scomodo percorso, ricco di insidie. Ogni passo era ineluttabilmente legato a quello successivo ed, alla fine, si doveva puntare all‟estinzione naturale del reato. Quindi il processo, i sequestri, la prima sentenza nonché i rapporti sentimentali, erano parte di un unico grande ed audace progetto. Un progetto che urlava vendetta, rivincita. Ma che richiedeva una condirezione eccellente, con due persone (sconosciute agli inquirenti e apparentemente senza legami fra loro) dotate di una geniale mente criminosa. Un progetto in cui solo Claudio poteva essere il „Protagonista‟ predestinato al ruolo di „colpevole‟. Si era deciso che, subito dopo la sentenza di primo grado (4 anni più la provvisionale civile e senza attenuanti), Dominic (che nel frattempo già da qualche mese era uscito di scena), si ritrovasse in Sicilia a San Vito lo Capo, per un fantastico soggiorno ristoratore in vista del rush finale. Soggiorno, peraltro, trascorso in una splendida tenuta immersa completamente nella suggestiva „Riserva dello Zingaro‟, lontana da occhi e soprattutto da orecchie indiscrete. 57 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno E con la compagnia di due magnifiche ragazze (Lola, una Kenyota sensuale, dagli occhi azzurri e dalle misure mozzafiato. E Jessica, una biondona americana, con un enorme vulva e con le „Labia minora‟ deliziosamente ridondanti. E senza trascurare un succulento ed impressionante ano, talmente elastico che, guardandovi dentro, quasi vi si poteva scorgere l‟ugola) appena ventiduenni e perennemente assetate di cazzo. Insomma, anche Dominic, aveva trovato „pane per i suoi denti‟ per godersi la vacanza. Almeno questo era quello che credeva Claudio. In realtà Dominic aveva liquidato in fretta le due mercenarie, senza nemmeno guardarle in faccia, le aveva pagate e rispedite all‟albergo da dove erano arrivate. Aveva finto di accettare il regalo offertogli da Claudio per non offenderlo ma in realtà i suoi progetti erano altri. Doveva ritornare a Tokyo e riprendersi ciò che gli era stato promesso dieci anni prima. Tramite i suoi canali preferenziali si mise in contatto con una agenzia per procurarsi uno yacht che gli consentisse di incontrare in tutta tranquillità Claudio per portare a termine le operazioni finali del loro piano. Quale posto sarebbe stato più discreto del mare aperto per un loro riservato incontro di affari? Ma prima era importante andare in Giappone dove lo stava aspettando Miyako. L‟aveva vista per la prima volta dieci anni prima, quando lei era appena una ragazzina di diciassette anni. E per poco non gli era preso un colpo. Miyako era la prima e unica figlia di Yuko una donna che aveva conosciuto a Tokyo quando per ragioni di affari si recava spesso in Giappone. La sera era solito frequentare locali discreti dove si poteva sorbire un buon whisky single malt e vedere qualche spettacolo. Yuko era addetta all‟intrattenimento dei clienti ai tavoli e, se questi volevano, anche in un salottino privato. Dominic apprezzò subito la compagnia di Yuko. Era una bella ragazza di trentacinque anni ma soprattutto era intelligente e aveva un‟ottima cultura. Con lei passava interminabili serate a sorseggiare whisky e a parlare della cultura giapponese risalente all‟epoca degli imperatori. Yuko le aveva rivelato di essere l‟ultima discendente 58 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno di una casta di geishe che erano state al diretto servizio dell‟imperatore e che quella tradizione, sebbene non più vigente, era comunque mantenuta nella sua famiglia e le donne si tramandavano antichi segreti sulla seduzione da madre in figlia. Una sera Dominic fu invitato a casa di Yuko a cena e quando Miyako era apparsa sulla soglia del soggiorno lui era rimasto pietrificato. „Jin. Non era possibile! Non poteva essere lei. Jin era morta vent‟anni prima, all‟epoca del loro addestramento sull‟isola di Okinawa.‟ Con gli occhi che solo la mente può mettere a disposizione ritornò indietro nel tempo e rivide quelle immense distese dove la brezza leggera increspava l‟acqua delle risaie e piegava le cime del bambù che si estendeva a macchia per gran parte del territorio. Il silenzio naturale di quei luoghi era rotto solo dal canto stridente delle cicale e dal suono ritmico dei bokutō che si toccavano e si incrociavano in un combattimento esuberante, che rispecchiava la giovane età dei due contendenti. “Combatti niente male per essere solo un occidentale”. Osservò Jin piroettando su se stessa e parando un fendente. “Ho buoni maestri, gli stessi che hai tu, del resto”. Jin manovrava il suo bokutō, una spada di legno simile ad una Katana, con estrema maestria. Alla sua tecnica si aggiungeva l‟agilità del suo corpo flessuoso simile a quello di una danzatrice. Mentre combatteva riusciva sempre a mettere una nota di scherzosa ironia anche nei momenti dove era richiesta concentrazione e silenzio. Del resto quei due ragazzi erano amici. Forse qualcosa di più di due buoni amici. Dominic tentò un affondo cercando di sorprendere Jin ma questa reagì fulminea con un acrobatico salto all‟indietro schivando l‟attacco. Nell‟atterrare scivolò e cadde sulla schiena. Dominic subito ne approfittò e fu lesto a balzarle addosso per bloccarla. Il viso vicinissimo. Sentiva il profumo dei suoi capelli e della sua pelle fresca e giovane. Mentre si perdeva nell‟oceano immenso dei suoi occhi a mandorla non si accorse del repentino movimento della ragazza che fece 59 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno scivolare la gamba sotto il suo corpo e facendo leva nella fossetta del plesso solare eseguì una proiezione di judo catapultando letteralmente il suo avversario al di sopra della sua testa. Mentre Dominic atterrava alle sue spalle battendo la schiena a terra Jin era balzata in piedi e brandendo il suo bokutō già sovrastava l‟avversario. “Non bisogna mai distrarsi, Dominic, neanche davanti a una bella donna.” Già. Non bisognava mai distrarsi. Avrebbe fatto tesoro di quell‟esperienza e della lezione che gli aveva dato la bellissima Jin. Lei gli porse la mano aiutandolo a rialzarsi e insieme lentamente si incamminarono verso una ciotola di riso e un altro meraviglioso tramonto. Jin, povera, coraggiosa, Jin. Era morta per salvarlo, in quella notte maledetta e lui non era riuscito a scoprire chi fosse stato il suo assassino. Ogni anno, in occasione dell‟anniversario della sua morte, Dominic ovunque si trovasse nel mondo, si recava in una Cattedrale gotica e accendeva un lumicino in memoria della sua amica. Un tradizionale lumicino di cera la cui fiammella tremolante ricordava quanto fosse labile il confine tra la vita e la morte. Quel tardo pomeriggio la cattedrale era come sempre immersa nella penombra. Dominic aveva varcato la Porta Magna e si era diretto verso la navata laterale destra. Attraversò l‟ampio vestibolo per raggiungere gli arredi in ferro battuto che erano stati disposti a sostegno delle candele e dei ceri. Il tono della pavimentazione in mattonelle disposte in un mosaico esagonale a nido d‟ape s‟intonava col naturale „terra di siena‟ dei pilastri megalitici in mattoni che si innalzavano a sostenere la volta che si ergeva a quarantacinque metri di altezza. Anche se Dominic non aveva un credo religioso, era affascinato dalla bellezza e dall‟imponenza di quelle costruzioni realizzate da uomini attrezzati della sola forza 60 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno delle braccia e guidati dalla volontà di pochi uomini geniali. La chiesa di San Petronio ne era un esempio grandioso. Raggiunse il portalumini in ferro battuto e si fermò un attimo ad osservare le decine di fiammelle che ondeggiavano tremolanti accarezzate da una sottile corrente d‟aria che spirava dal portale laterale della navata. Dedicò un minuto di raccoglimento alla memoria della sua amica che, a soli diciassette anni, aveva dato le sua vita per salvarlo dall‟attacco dei tre ninja assassini che li avevano colti nel sonno. Afferrò con mano ferma un piccolo cero e accese il lucignolo prelevando la fiamma vitale da un altro cero che stava per esaurire la sua essenza. „Da una fiamma che si spegne un‟altra rinasce a nuova vita.‟ „Grazie Jin. Te ne devo non una ma mille‟ *** Dal momento che l‟aveva conosciuta Dominic, tornato in Italia, ogni anno puntualmente prendeva un aereo e in occasione del compleanno di Miyako si recava a Tokyo per portarle un dono. Al terzo anniversario Yuko decise che Miyako doveva essere promessa a Dominic. Dominic accettò e decise che sarebbe andato a prendersela al compimento del suo ventisettesimo compleanno. Erano passati dieci anni da quel giorno e il momento era arrivato. Claudio invece, aveva cambiato aria e si era defilato in una residenza sicura di una città di mare sulla costa orientale del Sud Africa, possibilmente anonima. Ad „East London‟ appunto, sull‟Oceano Indiano. E li avrebbe aspettato gli eventi a seguire, e l‟evoluzione dell‟appello. E fu proprio li che ricevette la „dritta‟ dal suo compare (sull‟agenzia di Escort), attraverso quel curioso ed elaborato sistema di comunicare che a loro tanto piaceva per la sua inQuesta frase è presa in prestito dal libro di Giorgio Faletti “Io sono Dio” e vuole essere un mio personale omaggio a questo grande scrittore. 61 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno credibile discrezione. E che si vedevano costretti ad usare allorquando la prudenza lo richiedesse. Ma Claudio mise in atto la dritta non prima di ricevere la tanto attesa parola magica: “E‟ fatta !” che gli comunicò Serena, il suo avvocato, una bionda di quarantacinque anni, molto affascinante, che durante tutti gli otto anni di processo non gli aveva mai chiesto un cent. In cambio aveva preteso sempre e soltanto lunghi e disidratanti pagamenti in natura. Talvolta anche in presenza del marito compiacente, che si dilettava a guardare, non potendo fare altro che stroncarsi di sterili seghe. Quella frase, seppur brevissima, significava tutto. Era l‟estrema „Summa‟, l‟equazione risolta. Era il successo sintetizzato in cinque lettere. Ma soprattutto, la consapevolezza che: “…avevano fregato il sistema, come volevasi dimostrare”. Adesso la bella notizia doveva raggiungere anche Dominic, del quale la biondissima avvocato, Serena Filangieri, era totalmente all‟oscuro. Ma si sa, il primo segreto per un perfetto venditore è: saper vendere in casa. Così si organizzò. Verso le 18,00 ora locale, scese in strada dirigendosi verso un anonimo, quanto abusivo, internet café. Tirò fuori il suo palmare Q-tek 9200 acquistato letteralmente per un piatto di maccheroni in un‟asta su E-bay da un inserzionista tarantino gay tale Manfredi Frattolillo-, al quale, sotto falso nome e chiedendo, ed ottenendo, un piccolo sconto, aveva promesso di distribuire favori sessuali1 qualora egli avesse spedito l‟oggetto in un certo modo, piuttosto anonimo ed originale. Aveva pagato l‟oggetto con una carta di credito riconducibile al titolare di un‟agenzia viaggi affetto da cancro al colon ed in fase terminale. Scorse il menù su „connettività‟ e si posizionò su una panchina innanzi l‟ingresso del locale. Attivò il bluetooth rilevando subito il segnale wireless. Era connesso 1 “…distribuire favori sessuali…” Frase presa in prestito da una famosa battuta di Julya Roberts ne: “Eriyn Bronkovich” 62 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno in rete. E, per giunta, anche gratis. Aprì il browser, scelse dai preferiti l‟I.P. che gli serviva e digitò invio. La pagina si aprì (attraverso una complessa procedura volta a limitare al minimo il numero di connessioni per raggiungere la pagina desiderata) direttamente sulla bacheca elettronica precedentemente designata per le comunicazioni sicure. E li scelse di scrivere: “W, avanti tutta!”. Era il segnale convenuto, significava: “E‟ finita, siamo fuori del tutto. Procediamo alla fase finale. Il prelievo del malloppo da spartire!”. Scritto il messaggio uscì dalla pagina, la cancellò dai preferiti, azzerò la cronologia, aprì la pagina del Vaticano, la chiuse ed aprì quella dell‟Opus Dei, la chiuse e si scollegò. Spense il palmare e, aprendolo, vi disinserì la Sim card spezzandola in due e gettandone una parte nella fogna ed una parte nei rifiuti. Stessa sorte per la batteria e la carcassa del PDA, non prima però di aver debitamente cancellato l‟I.M.E.I. Mentre, il cuore del dispositivo, seguì una sorte diversa. Nascose ciò che rimaneva sopra una bancarella, adagiata sul lungomare di „East London‟, che vendeva articoli sacri di proprietà di un sacerdote, la cui unica colpa fu quella di trovarsi, da almeno due giorni, nel posto sbagliato e nel momento sbagliato, ma che Claudio sin da subito aveva adocchiato, decidendo di insignirlo del nobile ruolo di vittima sacrificale, necessaria. Chissà il futuro cosa avrebbe riservato a quell‟innocente! Ormai quell‟arnese non gli sarebbe più servito e nessuno ne avrebbe intercettato mai il contenuto. 63 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno 14 Dominic scrutò l‟orizzonte che si apriva davanti ai suoi occhi osservandolo dal ponte panoramico di poppa dello Basra Breeze, lo yacht che aveva preso in affitto e che era appartenuto, in altri tempi, a Saddam Hussein. Dietro di lui l‟assistente di lancio attendeva solo un suo cenno per assecondarlo in ogni suo volere. Dominic si avviò con passo indolente verso la rastrelliera delle armi e raccolse il Beretta UGB 25 XCEL il suo fucile preferito per quelle occasioni. Ne provò il bilanciamento con pochi sapienti movimenti infine lo imbracciò puntandolo verso il mare aperto. Attese qualche secondo poi gridò: “Pull” e immediatamente partirono, in rapida sequenza, due piattelli dalla apposita macchina comandata dal lanciatore. Seguirono due spari e i piattelli si trasformarono in due nuvole di polvere arancio-marrone. Sorrise soddisfatto. Conservava ancora una buona mira e ottimi riflessi. Congedò con un impercettibile cenno l‟assistente di lancio e si avvicinò alla rastrelliera per depositare il fucile. Raccolse la sua Nihonto e se la infilò nella cintura del Kimono, al fianco sinistro. Si accomodò sulla comoda poltrona di vimini e fece schioccare le dita. Dal nulla si materializzò Miyako che aveva finalmente preso con se e che lo consolava anche di notte nel lussuoso letto della sua cabina sul Basra Breeze. Miyako era una ragazza fantastica. Oltre che bella era sempre pronta a soddisfare le richieste del suo Signore. Non c‟era neanche bisogno di parlare: a Dominic bastava un cenno per farle capire cosa desiderasse. Ed anche in 64 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno quell‟occasione Miyako si dimostrò all‟altezza del suo compito. Dopo aver sfiorato lo sguardo dell‟Architetto tornò indietro e dopo pochi minuti si presentò con un vassoio e un calice di Perrier-Jouet uno champagne principesco che faceva parte della dotazione dello yacht. Dominic portò lentamente il calice verso la bocca e assaggiò quel delicato nettare trattenendolo a lungo sotto il palato per prolungare il piacere che ne suscitava. Era in quegli attimi che si rendeva conto che la vita aveva i suoi vantaggi nell‟essere vissuta. Stavano navigando al largo di Capo di Buona Speranza e lui era in attesa di mettersi in contatto con Claudio, per la spartizione finale del malloppo. Gli era giunto all‟orecchio che Claudio stava spassandosela ad East London e si era portato in zona per poterlo intercettare. Gli avrebbe dato indicazioni per farsi trovare a Città del Capo dove avrebbe mandato un suo galoppino a prelevarlo. Prese il suo palmare e inviò un semplice SMS su un numero di cellulare privato di Claudio. Il messaggio diceva: “Compra il caffé alla solita bottega. Prendi quello sul terzo scaffale.” Si trattava in realtà di un messaggio in codice che indicava a Claudio di collegarsi alla bacheca elettronica (solita bottega) e precisamente alla bacheca numero tre. Dopo aver inviato l‟SMS sostituì la SIM del palmare con una nuova, ma già attivata, che aveva comperato sotto falsa identità e si collegò alla bacheca elettronica che aveva indicato a Claudio. Lasciò il seguente messaggio: Succo d‟arancia in polvere 22 kg.; Vostro ordine N° 3357S; Seguirà nostra fattura N° 1837E. Consegna dogana portuale corrente mese. Attracco 7 container 0910 In realtà voleva indicare a Claudio che doveva farsi trovare il 22 del mese in corso a terra presso il molo commerciale della città le cui coordinate corrispondevano a 33° 57‟ latitudine 65 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno sud e 18° 37‟ longitudine Est. Presso il punto d‟attracco n.7 alle 09,10 ora locale. Terminato il messaggio tolse la SIM dal palmare la spezzò in due e la gettò in mare. Claudio Cottafava ricevette il messaggio dell‟Architetto sul suo cellulare e comprese che doveva consultare la bacheca elettronica numero tre per poter accedere alle informazioni che il suo complice doveva fornirgli. Si recò presso un internet cafè gestito da alcuni emigrati cinesi e grazie ad una vecchia patente rubata alla quale aveva sostituito la fotografia con una delle sue, ottenne una postazione dalla quale potersi collegare a internet. Seguì la solita procedura di collegamento e memorizzò le indicazioni. Ripulì il browser, cancellò la cronologia e subito dopo fece un paio di collegamenti ad alcuni siti porno locali. Infine chiuse il collegamento, pagò in contanti e si defilò. Rientrato presso il residence dove alloggiava tirò fuori le informazioni che aveva memorizzato. Dopo averle decifrate realizzò che era atteso per il 22 del mese in corso a Città del Capo presso il molo commerciale alle ore 9,10 ora locale. Mancavano solo tre giorni all‟appuntamento e anche se la distanza non era notevole dal suo attuale covo cominciò a prepararsi. Non voleva deludere l‟Architetto. La sera del 21, Dominic diede ordine al comandante del Basra Breeze di gettare l‟ancora a due miglia al largo di Città del Capo. L‟indomani alle sei del mattino il panfilo avrebbe acceso di nuovo i motori per portarsi a circa mezzo miglio dalla costa e calare una scialuppa con tre marinai a bordo. Questa scialuppa avrebbe prelevato Claudio sul posto convenuto e lo avrebbe portato al sicuro a bordo dove si sarebbe incontrato con Dominic. Dominic aprì i rubinetti della doccia e si deliziò al calore di quel contatto bollente. Si trattenne alcuni minuti sotto lo scrosciante getto caldo prima di girare il miscelatore su cold. Fece scorrere l‟acqua fredda sul corpo per trenta secondi pri66 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno ma di chiudere. Rabbrividì al contatto dello scroscio pungente di quel fascio di spilli gelidi ma sapeva che quella piccola tortura cinese appresa a Shanghai contribuiva a mantenere la pelle solida ed elastica. Rientrò in camera e vide Miyako che era ancora addormentata, distesa nuda sul grande letto, era bellissima. Quella notte gli aveva regalato sensazioni indescrivibili e meritava di riposare nel suo letto. Miyako conosceva tecniche apprese nel suo paese d‟origine, tramandate di madre in figlia. Durante il rapporto amoroso, con sapienti tocchi delle mani, comprimeva punti del corpo noti solo alla casta delle Geishe Imperiali cui apparteneva, stimolando terminazioni nervose sconosciute moltiplicando il piacere e allungandone il tempo di durata. Soffermò ancora per un attimo lo sguardo su quel corpo perfetto prima di indossare gli abiti. Da quando era su quella barca il suo vestiario era costituito prevalentemente da un semplice e comodo kimono di seta di cui disponeva una ricca collezione. Ne indossò uno nero, allacciò la fascia all‟altezza della vita, poi aprì l‟armadio dove custodiva le sue armi. Staccò dal supporto la sua Nihonto e la infilò nella cintura. Si avvicinò all‟interfono e chiamò la cucina ordinando che la colazione fosse servita sul secondo ponte di poppa. Poi chiamò il comandante chiedendo di raggiungerlo, nel giro di quindici minuti, nello stesso posto. Erano le otto in punto quando, seduto al suo tavolo, si stava godendo un piatto di fichi freschi con panna e una tazza di caffé nero bollente. Il comandante arrivò di li a poco a passo di marcia, impeccabile nella sua uniforme da ufficiale della marina. Si posizionò a circa un passo di distanza e si irrigidì in un saluto militare. “Comodo, capitano” disse Dominic. “Gradisce un caffé?” “No, grazie signore”. Dominic si alzò lentamente e si avviò verso il parapetto del ponte del panfilo. Ammirò lo spettacolo del cielo azzurro che si dissolveva nel mare, poi si girò fissando negli occhi l‟ufficiale. “E‟ tutto pronto per l‟operazione di recupero?” chiese. 67 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno “Sì, signore. Tre dei miei marinai sono pronti a calare una scialuppa ad un suo ordine.” Dominic accennò un sorriso di soddisfazione. “Bene capitano, vada pure e dia ordine di procedere”. “Signorsì”. Il capitano portò la mano destra alla visiera in segno di saluto dopodichè girò sui tacchi e si avviò a passo di marcia per dettare gli ordini appena ricevuti. Dominic era soddisfatto. Finalmente quella vicenda stava giungendo al termine. Era necessario solo sistemare alcuni particolari e per questo c‟era bisogno del suo socio Claudio. Decise di passare l‟attesa nel salone che aveva fatto adibire a Tempio delle Arti dove ogni mattina si ritirava per allenarsi o per raccogliersi in meditazione. Nella penombra del salone regnava un‟atmosfera di solenne misticità. Sul pavimento erano state adagiate stuoie e tappeti orientali. Vi erano sistemati diversi strumenti per allenare gambe e mani, costruiti secondo le antiche tradizioni giapponesi. I materiali impiegati erano il bambù, il legno, la sabbia, la paglia intrecciata e la canapa. Niente a che vedere con le macchine fatte di acciaio e plastica che si trovano nelle moderne palestre. Dominic sapeva che erano inutili. Sfilò la sua Katana dalla cintura e l‟appoggiò sul supporto, poi si posizionò di fronte ad essa in una figura di yoga e rimase immobile in meditazione. Claudio era arrivato all‟appuntamento con un‟ora di anticipo. Individuò il posto dell‟incontro poi decise di trascorrere parte del tempo che ancora mancava davanti ad una buona colazione. Aveva adocchiato poco distante un club esclusivo per appassionati di golf e decise di andare a dare un‟occhiata al bar. Si accomodò ad un tavolo libero e chiamò il cameriere. Dopo qualche minuto gli furono serviti una tazza di latte di soia ed alcun tartine di riso soffiato e cereali. Per un attimo rimpianse il cappuccino e il cornetto che si godeva ogni mattina al suo bar preferito, nella sua città d‟origine, ma subito scacciò la sensazione di disagio: Tra non molto le sue pene sarebbero 68 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno finite e sarebbe diventato un uomo ricco e felice. Alle 9,00 in punto, ora locale si diresse sul posto convenuto. Sapeva che l‟Architetto era un fanatico della precisione e quindi di conseguenza anche i suoi uomini lo sarebbero stati. Cominciò ad aggirarsi sul molo. Si sentiva troppo esposto ed una sensazione di disagio cominciò ad impadronirsi di lui. Sentiva una morsa che gli serrava la bocca dello stomaco e gli impediva di ragionare con lucidità. Improvvisamente un uomo in jeans e giacca di pelle nera sbucò come dal nulla e cominciò a dirigersi nella sua direzione. Arrivò ad un passo da lui e lo fissò con intensità. “Il signor Cottafava?” disse con un tono che gli parve più un‟affermazione che una domanda. Claudio si irrigidì. Anche se attendeva qualcuno che doveva venire a prenderlo voleva essere certo di non incorrere nella persona sbagliata “Ci conosciamo?” chiese guardingo, studiando ulteriormente l‟individuo che aveva di fronte. Era un tipo alto e apparentemente molto forte. Muscoli guizzanti scattavano sotto l‟attillato e leggero indumento di pelle che fasciava il torace possente. Se solo avesse voluto quell‟uomo avrebbe potuto stritolarlo con una mano sola. “Le dice niente la parola „Architetto?‟ Claudio si rilassò. Impercettibilmente, ma abbastanza da essere rilevato dall‟uomo che abbozzò un sorriso. “Come ha fatto a riconoscermi” chiese “Ho ricevuto una descrizione dettagliata e una sua foto” Claudio annuì. Si rese conto che la sua domanda era stata superflua se non addirittura banale. Colpa dell‟agitazione che lo pervadeva. Da quando era cominciata quell‟avventura aveva passato parecchie notti insonni anche se sapeva che tutto si sarebbe concluso nel migliore dei modi. Ma prima di tirare un grosso sospiro di sollievo preferiva stare in guardia e non cedere alla tentazione di lasciarsi andare. Ci sarebbe stata una vita intera per farlo. Giacca di Pelle lo osservò con insistenza poi lo invitò a seguirlo. 69 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno Raggiunsero il piccolo porticciolo turistico dove era ormeggiata la scialuppa con altri due uomini a bordo. Salirono e si avviarono verso il mare aperto. La grossa sagoma del Basra Breeze apparve in lontananza e dopo pochi minuti raggiunsero l‟imbarcazione che attendeva ancorata a poco meno di un miglio dalla costa. Quando salì a bordo fu conquistato dalla sensazione di lusso sfrenato che aleggiava su quella incredibile imbarcazione e si chiese come avesse fatto l‟architetto per ottenerla. Sapeva che quell‟uomo possedeva enormi risorse sia economiche che in termini di conoscenze umane ma non aveva mai indagato sulla loro provenienza. L‟architetto era un amico, ma era anche un uomo pericoloso. Ufficialmente si occupava della vendita di armi orientali antiche, ma soprattutto correva voce che chi avesse cercato di indagare sul suo conto o, peggio ancora, avesse osato sfidarlo aveva fatto una brutta fine. Naturalmente erano solo voci. Voci sussurrate. Giacca di Pelle lo condusse sul secondo ponte di poppa e lo fece accomodare. Gli chiese di attendere, l‟Architetto sarebbe arrivato di li a poco. Claudio si guardò intorno. Divani accoglienti rivestiti di tessuti preziosi e comodi cuscini facevano da arredamento ad un salone enorme che offriva una vista spettacolare sull‟oceano. C‟erano una TV satellitare munita di tre enormi monitor; un vero e proprio bar e altri accessori principeschi. Mentre era assorto in una mistica contemplazione non si era accorto della presenza dell‟uomo che era giunto alle sue spalle con passo leggero e silenzioso. “Ciao Claudio”. All‟eco di quelle parole Claudio trasalì. Non si era reso conto della presenza di Dominic alle sue spalle. “Dominic! Non ti ho sentito arrivare. Mi hai quasi messo paura.” Dominic lo fissò attentamente, con intensità. Le mani lungo il corpo, sempre pronte a scattare, le gambe leggermente divaricate con i piedi ben piantati a terra. Sembrava che quell‟uomo fosse continuamente in guardia anche quando 70 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno non ce n‟era assolutamente bisogno. Ma quel suo atteggiamento gli era stato inculcato dai suoi maestri, sin da piccolo. Dopo anni era diventato istintivo e in alcuni casi era valso a salvargli la pelle. Dopo qualche secondo che durò un eternità, Dominic accennò un sorriso lieve quasi impercettibile e allargò le braccia verso Claudio invitandolo ad avvicinarsi. “Vieni amico, fatti salutare.” Claudio si avvicinò all‟amico che lo abbracciò in un saluto rigido ma affettuoso. Sotto la sottile seta del Kimono poteva sentire muscoli d‟acciaio che guizzavano ad ogni singolo movimento. “Come è andato il viaggio” “Bene grazie. I tuoi uomini sono un po‟ duri negli atteggiamenti ma comunque cordiali” “Vieni, andiamo sul ponte panoramico. Potremo parlare in pace e goderci una vista stupenda” Claudio seguì l‟Architetto fino a raggiungere il grande ponte panoramico di poppa. In un angolo discreto era stato sistemato un tavolo tondo con due comode sedie che sembrava stessero attendendo il loro arrivo. Nei pressi della ringhiera c‟erano due lettini con sopra sdraiate due splendide fanciulle bionde coperte solo da un ridottissimo bikini bianco. Erano identiche. Istintivamente gli occhi di Claudio furono attratti nella loro direzione e la cosa non sfuggì all‟Architetto. “Carine vero?” Disse Dominic. “Sono due gemelle. Praticamente due gocce d‟acqua. Persino io stento a distinguerle. Tranne che quando sono completamente nude.” Strizzò l‟occhio a Claudio che sembrava non avesse inteso il preciso senso della battuta maliziosa. “Hanno un tatuaggio che le contraddistingue, in un punto molto intimo del corpo.” Si affrettò a chiarire Dominic “Kim ha un piccolo drago con le ali blu, Marjoire lo stesso drago con le ali rosse. Solo così si possono riconoscere.” “In che punto esattamente?” chiese Claudio con genuina curiosità. 71 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno “Praticamente il drago fa da guardiano all‟ingresso della loro bella e succosa fighetta”. “Naturalmente tu hai superato quella guardia” disse Claudio con un tono di voce che era più un affermazione che una domanda. “Naturalmente” rispose l‟Architetto con un sorrisino malizioso. “Ma il loro vero pregio è che lavorano in coppia come se fossero una sola donna riflessa in uno specchio.” Claudio annuì pensieroso. Avrebbe avuto voglia di verificare di persona cosa si provava a scopare con due donne identiche che si muovevano all‟unisono. “Naturalmente potrai provarle, se ti va” disse Dominic come se gli avesse letto nel pensiero. Claudio annuì di nuovo. Quell‟uomo continuava a stupirlo ad ogni occasione. “Ma sediamoci, mettiti comodo” Dominic indicò le due comode poltrone che erano accostate all‟unico tavolo presente su quell‟ampio terrazzo galleggiante. Mentre si sedeva lanciò un‟occhiata verso l‟ingresso che dava l‟accesso al ponte e Miyako apparve come dal nulla. Si fermò ad un passo dall‟Architetto, lo guardò intensamente negli occhi e senza dire una parola girò su se stessa tornando sui suoi passi. Era strizzata in un semplice Yukata bianco e rosso che metteva in risalto la sua figura graziosa e accentuava il movimento dei suoi fianchi durante la camminata. Ai piedi indossava un paio di Zori in tinta. Dopo qualche minuto si ripresentò con un secchiello ghiacciato contenente una bottiglia e due calici su un vassoio. Li depositò con grazia sul tavolo e dopo aver compiuto un inchino sparì. Dominic versò lo champagne nei calici e poi si rivolse all‟amico: “Veuve Ponsardin del 1977. So che è il tuo preferito.” Claudio sorrise “Vedo che conosci alla perfezione i miei gusti. Direi che non ti si riesce a nascondere niente” “Fa parte del mio carattere e del mio modo di essere: Mi piace sapere tutto di tutti”. 72 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno Claudio sapeva bene cosa volesse intendere Dominic. Ed era proprio grazie a quella filosofia di vita dell‟Architetto se era stato possibile raggiungere i traguardi che avevano concretizzato in quell‟avventura che li aveva visti protagonisti seppur in modo diverso. “Una curiosità. Come ha fatto la ragazza a capire cosa volevi?” Dominic sorrise di nuovo. “Miyako è una ragazza straordinaria. Oltre che bella, come avrai notato” Claudio aveva notato eccome. In genere le donne giapponesi non possedevano una bellezza eccezionale però se se ne trovava una veramente bella era superiore ad ogni altra etnia. Miyako era più alta della media della sua popolazione ed aveva la bellezza ed il fascino che solo una donna orientale può avere. Dominic alzò il calice facendolo toccare con quello di Claudio. “Alle nostre rispettive fortune” augurò. Il silenzio che seguì servì a concedere loro il tempo necessario a godersi quegli attimi di serenità e di soddisfazione che solo un momento come quello poteva consentire. Per Claudio poi era quasi la fine di una lunga storia fatta di sofferenze e di privazioni. I due soci si concessero lunghi minuti di silenzio nei quali ognuno sembrava assorto nei suoi pensieri. Quel silenzio allietato dallo champagne e dalla visione di un paesaggio incantevole era necessario ad instaurare la giusta atmosfera di serenità necessaria alle operazioni che sarebbero state condotte poi. Operazioni che avrebbero richiesta la massima attenzione e che avrebbe regalato loro un mucchio di soldi. Parlottarono del più e del meno finché si instaurò un clima di fiducia e di ottimismo. Poi Dominic decise che era giunto il momento di passare a discutere di affari. “Claudio, trasferiamoci nel mio ufficio, staremo più comodi per effettuare le operazioni di trasferimento” 73 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno Claudio annuì. A malincuore si alzò dalla sedia allungando un‟ultima occhiata verso lo spettacolo offerto dalle due gemelline distese al sole. “Andiamo, anche se devo dire che da questa posizione si godeva di una visuale magnifica” Dominic sorrise.“Non preoccuparti, dopo potrai dare un‟occhiata da vicino a quello splendido scenario. E ti assicuro che ne vale la pena.” Claudio non ne aveva alcun dubbio. E decise che si sarebbe trattenuto volentieri per onorare l‟offerta di ospitalità che l‟Architetto stava generosamente fornendogli. L‟ufficio dell‟Architetto, o meglio la cabina che aveva fatto adibire ad ufficio, era arredata in modo sobrio. Sul fondo campeggiava una pregiata scrivania in noce antico con comode poltrone in pelle. Sul piano della scrivania era sistemato un computer portatile. Dietro di essa una grossa poltrona in pelle dallo schienale alto troneggiava al centro, sopra vi era appoggiata una spada da samurai. Claudio la osservò e anche se non era un esperto notò che la sua particolarità era rappresentata dal fatto che sia lo tsuba che il saya erano interamente realizzati in pregiato legno di magnolia lucido e antico nel suo colore naturale. Non era presente il classico tsukaito intrecciato a rivestire l‟impugnatura come di solito si usava sulla stragrande maggioranza di quelle armi. Dominic girò intorno alla scrivania e si diresse verso la poltrona. Spostò la Katana e la adagiò appoggiandola in verticale al bordo della scrivania. Claudio si accomodò nella poltrona di fronte a lui e osservando la spada appoggiata di fianco a Dominic chiese: “Non te ne separi mai?” Dominic fissò il suo interlocutore poi con le dita sfiorò il lucido legno di magnolia come se stesse toccando il più prezioso dei gioielli e si appoggiò con le spalle al comodo schienale della sua sedia. “Vedi” disse con voce che sembrava arrivasse da infinitamente lontano “Un tempo la spada per un samurai rappresentava la sua anima. Io non sono un samurai, ma prima di diventare mia questa meraviglia è appartenuta al mio maestro 74 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno che ha voluto lasciarla a me dopo la sua morte. Morte che lo raggiunse serenamente nel suo letto, all‟età di novantatrè anni. Prima di lui appartenne a suo padre e qualcuno ha detto che ancor prima sia appartenuta addirittura al leggendario Miyamoto Musashi. Ma sono solo voci. Infatti Miyamoto usava due spade identiche durante i suoi combattimenti e io ho cercato in giro per il mondo una gemella di questa Nihonto ma non l‟ho mai trovata. Il Sommo Yamashita, mio maestro, l‟ha usata durante la sua vita in diversi duelli e anche durante la seconda guerra mondiale, uscendone sempre vincitore. Questa Nihonto conserva una tradizione: chi ha avuto modo di vedere la sua lama, luminosa e sfavillante come la luce del primo mattino, non è poi potuto andare a raccontarlo in giro.” Mentre parlava Dominic aveva assunto un‟espressione assorta e distante. Sembrava immerso in una specie di delirio mistico: i suoi occhi scuri e profondi avevano assunto un colore torbido e minaccioso come quello che si sarebbe presentato alla vista di chi affacciandosi sull‟orlo di un pozzo non fosse stato in grado di scorgerne il fondo. I quarantacinque minuti che seguirono furono dedicati alle operazioni di trasferimento del denaro. Furono trasferiti sui conti dell‟Architetto l‟equivalente di dieci milioni di euro che costituivano le spettanze che erano appannaggio di Dominic per la sua attiva partecipazione a quella vicenda. Dominic effettuò un collegamento alla rete tramite una connessione sicura poi cedette la tastiera a Claudio. Claudio prese nota dei conti cifrati indicati da Dominic ed eseguì. Trasferì tre milioni e ottocentomila euro su un conto delle isole Cayman, due milioni e duecentomila su un secondo conto cifrato sempre alle Cayman. Un milione e settecentocinquantamila su un conto alle Barbados; un milione e novecentomila su un conto di Zurigo e trecentocinquantamila su un conto di una banca di Roma. Alla fine delle operazioni Claudio passò la tastiera a Dominic. Dominic impiegò circa sette minuti per effettuare un collegamento ai suoi cinque conti cifrati e verificarne il saldo. 75 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno Alla fine un sorriso di soddisfazione si stampò sul suo volto. Tutto era andato a buon fine. “Ottimo, Claudio. Il lieto fine di questa vicenda merita grandi festeggiamenti. Prima però devo consegnarti un mio personale dono”. Detto questo aprì il cassetto della scrivania e ne tirò fuori una busta marrone che spinse in direzione di Claudio. Claudio vi lanciò un‟occhiata. Era una normale busta da documenti. Fissò l‟Architetto che con un cenno del capo lo invitò a prenderla e ad aprirla. Claudio strappò il bordo della busta e ne ispezionò l‟interno. Conteneva solo un grosso anello d‟oro a forma di testa di leone. Un oggetto grezzo e volgare. Lo prese fra le dita e nel momento stesso in cui lo riconobbe impallidì. Dominic lo osservava con attenzione e soddisfazione poi gli chiese: “Lo hai riconosciuto vero?” Claudio sospirò poi con un espressione angosciata sul volto assentì. “Era di un mio cliente. Un certo Nuzzo. Salvatore Nuzzo.” Claudio ricordava di aver notato quell‟anello al dito di Nuzzo quando era stato invitato a prendere un caffé in quell‟assurdo bunker che era stata la casa del suo cliente e in quell‟occasione era stato minacciato e ricattato dal Nuzzo e dal suo socio e zio, tale Domenico Badalamenti. “Come è finito in questa busta?” “Semplice, ce l‟ho messo io.” Claudio contemplò stupito il suo socio cercando di capire cosa volesse intendere ma Dominic decise di soddisfare subito la curiosità di Claudio raccontandogli come in realtà erano andate le cose. “Avevo saputo che i due soci ti ricattavano” disse con estrema calma nella voce” e questa cosa rischiava di compromettere irrimediabilmente il nostro affare. Decisi allora di intervenire cercando di convincere il Nuzzo a lasciarti in pace. Contattai Nuzzo perché sapevo che aveva influenza sullo zio e quindi convincendo lui avrei convinto anche Badalamenti. Purtroppo Nuzzo si rivelò essere un irragionevole stu76 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno pido e la sua impudenza fu tale che arrivò ad aggredirmi con un coltello. Capisci? Un volgare coltello” Mentre parlava, la voce dell‟Architetto aveva assunto un tono monocorde e minaccioso. Gli occhi erano ridotti a due fessure concentrate a fissare un punto nel vuoto alle spalle del suo interlocutore. Sembrava stesse rivedendo la scena che aveva vissuto quando si era scontrato col suo avversario. “Quella sua tracotanza gli è costato la vita. Avevo deciso di dargli una possibilità ma lui l‟ha buttata nel cesso. Dominic raccontò a Claudio come aveva affrontato il suo avversario e come poi l‟avesse ucciso con due colpi di pistola, la sua Taurus judge .410 caricata a cartucce con pallini d‟acciaio. “Conoscendomi saprai che non amo molto le armi da fuoco. Ma quel lurido verme non meritava una morte migliore.” “E suo zio? Sparì dalla circolazione tre giorni dopo la morte di suo nipote.” Dominic sorrise di nuovo. “Di suo zio non mi sono occupato personalmente. Ho preferito affidare l‟incarico ad una squadra specializzata di cinesi che lo hanno calato in uno stampo per pilastri di cemento e poi lo hanno ricoperto di ottimo calcestruzzo. L‟affare mi è costato qualche migliaio di euro, ma ne è valsa la pena”. Claudio ascoltava ammutolito. Non sapeva se essere contento o se provare orrore. Certo Dominic gli aveva tolto dai coglioni due pericolosi individui che lo avevano tormentato e in un certo senso terrorizzato. Ma la fine che avevano fatto quei due era stata orribile, questo doveva ammetterlo. I due giorni che seguirono furono all‟insegna della serenità e del benessere. Cibo ottimo, vini eccellenti, relax. Claudio passò una intera notte con le gemelle Kim e Marjoire e dovette ammettere con se stesso che se la sarebbe ricordata per tutta la vita. Dal canto suo l‟Architetto non era un compagno particolarmente loquace. Onorava la tavola ma poi non mancava mai ai suoi solitari appuntamenti spirituali e ai suoi quotidiani allenamenti nel Tempio delle Arti. La sera si ritirava 77 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno nella sua lussuosa camera da letto in compagnia della sua Miyako e non si faceva più vedere fino al mattino successivo. Claudio riteneva questo comportamento un po‟ troppo sistematico ma ovviamente non erano affari suoi. Al termine di questa breve vacanza fu riaccompagnato nel suo covo. 78 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno 15 Claudio solo arrivato a questo punto, alla fine di quel tunnel incerto e semibuio, si concesse (per la prima volta dopo oltre otto anni) di scivolare sulla poltrona soffice ed assaporare il profondo relax che lo condusse ad un sonno profondo e rinvigorente. Dopo oltre trenta ore di sonno filato si destò. Era un giorno nuovo, un mondo nuovo, una vita nuova. Sentiva di essere davvero....libero. Doveva festeggiare, voleva a tutti i costi farlo. E nel modo più plateale, perché aveva voglia di urlare e tirare fuori otto anni di silenzi e segreti. Come prima cosa ordinò un semplice calice di Champagne (ne ordinò una semplice coppa per non dare nell‟occhio, essendo solo. Per ora !). Un cameriere nano, ma ben educato e discreto, gli portò una coppa di “Veuve Ponsardin” del ‟77. Una delizia che gli costò 11.500 rand sudafricani, poco più di 1.500 €. Pagò in contanti per non lasciare tracce sospette ed il nano, che riscosse anche una generosa mancia (in pratica lo stipendio di un anno) lo salutò ringraziandolo per oltre 10 minuti e garantendogli la sua “disponibilità per qualunque cosa”. Claudio tenne conto di quella promessa nel caso gli fosse tornato utile in seguito, sapendo già che Ngoje gli aveva appena consegnato la propria anima su un sontuoso vassoio d‟argento. Ma per cementare quella nuova alleanza decise di corromperlo (qualora ve ne fosse ancora bisogno) con la tentazione più antica del mondo. Claudio aveva preso informazio79 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno ni su di lui, scoprendo che „Ngoje (sposato, con una olandese boera e con 2 bimbe nate sane) aveva una cognata dipendente della KLM, hostess di terra ed incaricata del settore commerciale. Nello specifico, biglietteria e relazioni coi clienti. “Proprio quello che ci voleva” pensò. Invero, si domandò pure come mai una piacente bionda olandese, boera per giunta, avesse scelto come marito un nano di colore. Il dubbio non nasceva affatto dall‟ evidente anomalia fisica di „Ngoje, dato che per Claudio non esistevano assolutamente elementi discriminatori, quanto alle enormi distanze culturali che separavano gli „Olandesi boeri‟, autentici protagonisti di tanti anni di „Aphatrtaid‟ e la popolazione autoctona, di cui „Ngoje era un eloquente membro. La risposta giunse quando, come un autentico fulmine a ciel sereno, venne a sapere che lui era affetto da priapismo cronico, a cui doveva aggiungersi un generoso regalo di Madre Natura. Claudio rimase piacevolmente sorpreso per quell‟ometto ed ancor di più per l‟originale equilibrio che talvolta la natura concede. Decise quindi di sfruttare le informazioni per far abboccare il cameriere. La mattina successiva al brindisi, gli organizzò una piccante colazione di lavoro nella sua suite con una giunonica infermiera dal piglio decisamente „teutonico‟, come il nome che recava sulla targhetta maliziosamente attaccata sull‟enorme seno sinistro: Helga. Claudio, per irretirlo, gli disse che Helga possedeva una spiccata fantasia sessuale per i superdotati di colore, nani per giunta, ed affetti da quella curiosa anomalia che è il priapismo. Dopo pochi minuti che si congedò dai due, Claudio capì che il suo eccessivo zelo nel persuadere „Ngoje era stato inutile. Quelli se la stavano già spassando, ed a sue spese ovviamente. Ma, intanto, le fotocamere immortalavano quella loro infuocata passione destinata, forse, alla futura memoria. Così, un nuovo alleato si era aggiunto alla loro crociata. E, con quelle foto incriminanti, la sua fedeltà era assicurata come la Luna alla Terra. 80 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno Uscì sull‟enorme terrazza con vista sull‟oceano, abbastanza grande da contenere una piccola piscina ma poco esposta a scomodi sguardi. Al primo sorso assaporò quel delicatissimo concentrato di bollicine, accompagnandolo con alcune tartine che „Ngoje aveva provveduto ad abbinare al calice. Poi si distese su un soffice lettino di midollino e bevve un‟ultima sorsata tutta d‟un fiato. Dopo pochi istanti, steso comodamente a bordo vasca (in una posizione che replicava chiaramente il quattro di bastoni) cominciò ad avvertire una strana sensazione. Erano passati oltre otto anni (esclusa la breve parentesi sul Basra Breeze) dall‟ultima volta che aveva bevuto vero Champagne. Le dure ristrettezze economiche, a cui si era sottoposto in quegli anni (affinché tutto sembrasse realistico) previste dal loro piano, lo avevano reso astemio quasi del tutto. Ora la sensazione aumentava, divenendo quasi un sospetto. Solo che, non aveva nulla a che fare con una possibile sbornia. E così, il sospetto, divenne un dato di fatto. Stava per montare una poderosa erezione. Uno „spadone‟, come si suole identificare quei rarissimi fenomeni fisiologici che, talvolta, si rivelano superati i quaranta anni. La sua patta stava per cedere. Ora, ne era certo, era pronto. Doveva assolutamente possedere una femmina. Vera, calda e senza barriere sessuali, quella sera sentiva di voler essere un lurido porco. E, finalmente, si decise a digitare quel maledetto numero dell‟agenzia lì, sul luogo. Alla receptionist gli bastò riferire semplicemente: “Sono pronto, la sto aspettando!”. Ed in meno di 30 minuti giunse un‟amazzone di ebano dal corpo mozzafiato. Lei era altissima, molto più di lui. E si chiamava Mabel. Mabel, una mulatta di ventiquattro anni (alta 1,79 senza tacchi), aveva un culo sodo come un blocco di alabastro e una pelle morbida ma levigata come la superficie di una palla da bigliardo e, per duecento dollari a notte, era disposta persino a farsi „benedire‟da una scrosciante pioggia dorata. 81 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno Aveva una terza abbondante di seno. Una misura non eccessiva ma che certo, su quel corpo, era perfettamente in sintonia. Pagò subito la tariffa, più un extra per il taxi (il che significava che aveva già deciso di scaricarla alle prime luci dell‟alba) e, saltando ogni superfluo preambolo, si accomodarono nella zona notte. Entrambi infoiati come due tapiri in amore. Lei, all‟uopo, era stata debitamente istruita dalla sua gerente. Ed al momento opportuno si fece trovare pronta alla chiamata. Pronta ad interpretare il ruolo di „schiava lussuriosa‟. Senza neanche stendersi sul letto Claudio la fece spogliare ordinandole di rimanere solo con il ridottissimo perizoma e con i tacchi a spillo. Lui era un vero feticista nel sesso e, talvolta, bramava di replicare le scene più spinte inspirandosi ai suoi filmetti preferiti. La fece leggermente piegare sulle gambe, non a pecora però. Non ancora. Giusto il minimo che gli consentisse, da una strategica posizione genuflessa, di leccarla fra le cosce e consolarsi col l‟aroma dei suoi umori di femmina. Poi, scostandole leggermente il sottile slip, cominciò avidamente ad assaporare la sua fica bollente, giocando con rapidi colpi di lingua, arrivando sino al delizioso ingresso del secondo canale. Lei, vittima di violenti spasmi di piacere, aveva i capezzoli turgidi come due chiodi e, dopo aver raggiunto un primo orgasmo clitorideo, desiderò ingoiare il pene di Claudio. Lui non si tirò certo indietro davanti ad uno slancio così affettuoso. Anzi, in pochi istanti, si svestì ed assieme si avviarono a bordo vasca. Claudio sapeva che (dopo mesi di astinenza obbligata) non avrebbe resistito tanto. Quindi, accortosi che lei aveva già avuto un acconto sul piacere, decise che l‟avrebbe dissetata senza avere troppi pregiudizi e godendosela liberamente. E così fu. Il pompino durò solo pochi istanti, talmente era la sua eccitazione. Claudio si liberò nella bocca di Mabel con un potente ed abbondante fiotto lattiginoso. Dallo sguardo voluttuoso della ragazza, capì che lei aveva gradito al punto che, dopo altri tre schizzi di assestamento, lei ancora stava li a leccare la sua mazza senza sprecare una sola 82 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno molecola di quelle preziose proteine organiche. Tutto questo contribuì ad irrigidire nuovamente il suo pene e, dopo aver iniziato a pomparla con vigore nella sua ampia fica, raggiunse una perfetta erezione, tale da consentirgli di spostare il suo interesse verso l‟agognato antro posteriore di Mabel, dirigendo il suo turgido arnese dentro il culo dell‟amazzone. Quella sera Claudio comprese due importanti verità: la prima, che si sarebbe separato da lei ben oltre l‟alba. La seconda, che Mabel possedeva uno sfintere inaspettatamente elastico. E fu questo che gli diede il „La‟ per avviare un eccitante esercizio di penetrazione anale con lei. Dopo l‟infuocata notte (ma anche nei due giorni successivi) con Mabel, Claudio stabilì che i tempi erano maturi per un breve „Pit-stop‟ a casa. Aveva deciso che, prima di sparire definitivamente dalla scena, avrebbe messo a posto un po‟ di cose per poi tagliare la corda. Non potendo apparire in prima persona, tre anni prima, aveva aperto un conto corrente intestato ad un soggetto inesistente con un nome preso in prestito dalla lapide di un tizio sepolto in un cimitero del Cilento, su indicazione di Dominic. Sul conto aveva versato tre vecchi assegni postali (ancora in lire) per un valore di 96.000 €, trovati in una scatola abbandonata in soffitta anni prima. In quella, ne decise il loro futuro utilizzo (se tutte le cose fossero andate a posto). Sarebbero stati il suo visto per una definitiva e gloriosa uscita di scena. Li aveva compilati e opportunamente falsificati, camuffando ad arte il vecchio simbolo £it. in luogo dell‟odierno € (avvalendosi di una particolare gomma cancellina e solventi speciali). Poi, grazie alle fotocopie di documenti d‟identità convenientemente contraffatti (indispensabili per l‟apertura di un conto fantasma), li aveva depositati ed atteso che ne maturasse la disponibilità. Cosa che avvenne, del tutto inaspettatamente, dopo quasi 20 giorni. E si che la sorpresa fu davvero grande, giacché mai si sarebbe atteso che, nelle stanze di compensazione di Noi-Banca, bivaccassero funzionari così cialtroni ed impreparati. Ma la loro ignoranza si tradusse nel 83 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno successo di Claudio. Che se la piangessero fra di loro, che si scannassero fra la banca e le “Poste Italiane”. Lui, intanto, si era già defilato, era stato più veloce, fregandoli sul tempo. Cosa potevano fargli, citare in giudizio una salma ? Non appena l‟importo si era reso disponibile ne aveva trasferito parte su una Postepay (circa 5.000 €) aperta grazie alla documentazione fornita da un prestanome di ottant‟anni, sempre opportunamente selezionato e suggerito dal suo fedele compare. Per i rimanenti 91.000 € chiese, contestualmente alla disponibilità, l‟emissione di un assegno circolare -Non Trasferibile- intestato a tale “Filippo Mastuoni” correntista presso le Poste Italiane, agenzia di Palena, un piccolo villaggio vicino a Roccaraso. Quell‟assegno circolare venne versato, ed appena disponibile Claudio fece il suo dovere. Per prima cosa dispose un bonifico di 22.000 € a favore di tal “Antonino Berselli”, in arte Ninotto, restituendo, in cotal guisa, un poderoso schiaffo morale e chiudendo per sempre i conti in sospeso con quel patetico, pusillanime rottinculo. E questo attraverso la curiosa, quanto criptica, causale: “Alla fine i conti si pagano sempre!” Poi fu la volta di Antonello Berselli (al secolo Nello il Grande) al quale lui doveva ancora 2.500 €. Decise di trasferirgliene 3.500, dato che da oltre 4 anni attendeva in religioso e discreto silenzio, senza mettergli pressioni di sorta. E, anche se Claudio sapeva perfettamente quanto Nello lo detestasse, aveva apprezzato molto la sua delicatezza e la massima disponibilità concessa. In fondo, lui lo sapeva, Nello aveva ragione. Quindi volle premiarlo con una piccola gratifica. Nulla, invece, fu restituito a Catello (detto “O‟ Pazzo) il puttaniere. Lui aveva già riscosso a sufficienza. Anzi, prima o poi, con lui, avrebbe pareggiato i conti. Non ora, non ne aveva alcuna priorità. Per quello poteva attendere l‟arrivo di nefasti eventi, cavalcandone la loro drammaticità. Perché, Claudio ne era quasi certo, su quel ramo della famiglia, presto si 84 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno sarebbe abbattuta una catastrofe senza precedenti. E lui possedeva sufficiente materiale per affrettarne l‟arrivo. L‟ultimo trasferimento lo fece a favore di Anna. Le accreditò su un conto 30.000 € specificando nella causale: “Vs. spettanze 10.000 €, Appannaggio Diletta 20.000 €. Si ritenga diffidata, sin da ora, da un diverso uso come disposto”. Mettendo, sin da ora, fine ad ogni possibile, futura, tentazione. In particolare perché Claudio, temendo che Anna potesse utilizzare i soldi della figlia per aiutare i genitori ormai nullatenenti, mise le mani avanti. Oltre, naturalmente, a formalizzare precise disposizioni presso un suo notaio di fiducia che, fra l‟altro, era anche l‟esecutore e tutor del conto della figlia. Insomma, la teneva per le palle. Poi, fatto il suo dovere, corse a casa dei suoi per un veloce saluto ed un messaggio di buon auspicio per chetarli. Poi si recò dalla sua ex per consolidare l‟accordo custodito dal notaio, giusto per essere sicuro che ne avesse inteso appieno il senso. Ed infine dedicarsi a sua figlia Diletta, con cui rimase circa tre giorni, ed alla quale fece una solenne promessa: Che lei lo avrebbe raggiunto nel giro di qualche mese. E la bimba parve tranquillizzarsi, con quella promessa. In effetti Claudio aveva un piano per lei. E poi era stato sempre sincero con la figlia, aveva sempre mantenuto puntualmente ogni promessa. Anche se ve ne erano state pochissime, a causa delle sue scelte azzardate. Scelte che però, adesso, lo riconsegnavano al mondo sotto una luce nuova, adesso loro erano i vincitori. Ci furono poi anche altri piccoli pagamenti: ai suoi fratelli, parenti vari ed un loro alleato molto diligente, Giacomo Morelli, detto Jackmoore un broker che gli reggeva il gioco in sua assenza, curandone gli investimenti finanziari in corso, e musa ispiratrice di quell‟autentico miracolo finanziario. Claudio lo conobbe dieci anni prima, durante un corso di alta specializzazione a Milano. Successivamente si rividero e fu 85 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno Claudio a dare segretamente una mano a Morelli quando quest‟ultimo fu ingiustamente inghiottito dallo scandalo delle Obbligazioni Orleans. Ma il broker ignorava del tutto la presenza dell‟Architetto, ovviamente. Concluse le ultime incombenze e passò in agenzia viaggi a ritirare il biglietto dell‟Eurostar (che lo avrebbe portato a Milano) e del volo Milano-Zurigo. Ritirato tutto, passò in direzione per consegnare la sua ricevuta di pagamento online e per fare le condoglianze a Tiziana, la moglie del titolare. Lei era diventata vedova da circa dieci giorni, suo marito l‟aveva lasciata con due bimbi di 2 e 4 anni. Un insidioso cancro al colon se lo era portato via. Claudio parve davvero commosso ma, in realtà, era solo impressionato con se stesso per la geniale intuizione che ebbe 2 anni prima. Quando, in un attimo di distrazione (attimo che si dimostrò abbastanza lungo da consentirgli di memorizzare, a mente, tutti i dati della Mastercard dimenticata sul tavolo) capì come pagarsi la sua via d‟uscita. D‟altra parte Dario (questo era il nome del titolare) non era mai stato un vero amico di Claudio. Anzi, fu proprio lui ad indicare agli inquirenti che spesso Claudio si avvaleva di quell‟agenzia lasciando intendere che quei viaggi, forse, potevano essere frutto di attività illecite. Ma questo non fu mai dimostrato e Dario si macchiò di calunnia, anche se Claudio lo perdonò. Aveva altro per lui in programma e presto gli avrebbe restituito il favore se nel frattempo non fosse morto. Comunque, salutò per l‟ultima volta Tiziana e si avviò all‟uscita, dove lo attendeva un taxi che lo avrebbe accompagnato a Napoli Centrale, sul suo treno superveloce diretto a Milano. Una volta a destinazione un nuovo taxi lo prelevò per accompagnarlo a Malpensa, per il breve volo sino a Zurigo. In realtà si fece lasciare in via Como, di fronte al negozio della Yamato Video (un negozio specializzato in video e gadgets su tutti gli „Anime e Manga‟ degli anni ‟70 ed ‟80) di cui Claudio era un conosciuto cliente. 86 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno Appena sceso dal taxi, dopo aver pagato, gettò nella spazzatura sia il biglietto aereo per Zurigo e sia la barba col naso posticci. Ai quali aveva sapientemente aggiunto un credibile toupet biondo sotto un cappello Borsalino. Così, tanto per passare inosservato. In realtà, di lì a trenta minuti, aveva un appuntamento speciale. Un ultimo pezzo del puzzle che si doveva incastrare magnificamente. Però, quei trenta minuti di attesa, li avrebbe trascorsi nel suo Tempio della Memoria. Adesso aspettava che i nuovi documenti, commissionati ad un abile falsario, fossero pronti per filarsela definitivamente all‟estero. Si trattava di un nuovo passaporto (a nome di tal Carlo Corvini, un emigrante incensurato di cui si erano perse le tracce da oltre vent‟anni. Ma tuttora vivo ed arzillo, in una esclusiva casa di riposo per reduci, a Cocoa in Florida) e di un biglietto aereo con destinazione Winnipeg, via Amsterdam. Il volo era il n° KL935 della KLM, per il quale aveva più di cinque ore per il check-in. Dopo circa quaranta minuti di serena attesa, il tizio che aspettava arrivò. Un sorriso compiaciuto spuntò sul viso di Claudio, non appena incrociò lo sguardo complice di „Ngoje. E già, proprio lui. Aveva onorato la sua promessa. E, con la scusa di una breve vacanza per seguire la sua Nazionale di Rugby a Milano per uno torneo di beneficenza, si era accordato con Claudio per perfezionare una delicata consegna. Il costo della vacanza, a sorpresa, fu interamente finanziato da Dominic che aveva deciso all‟ultimo momento di prendere questa iniziativa. „Ngoje gli porse il plico con un sorriso smagliante, che non mascherava affatto i suoi denti color giallo nicotina e che, Claudio constatò, sembrava ne mancassero almeno una ricca quindicina. Claudio ritirò il pacco dalle sue mani, lo abbracciò (beh, si fa per dire) e si salutarono per sempre, forse. In effetti Claudio, scoperto che la cognata del nano lavorava alla KLM a Durbans, comprese al volo come utilizzare la promessa del cameriere sudafricano. Ma il nano fece anche di più, gli presentò un suo lontano cugino (discendente di 87 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno un‟antica tribù indigena riconducibile all‟etnia Zulu) vero portento nella contraffazione di documenti doganali, passaporti compresi. Ed era anche particolarmente efficiente nei controlli incrociati sulle identità scelte, per la quale ricevette il suo semaforo verde. Claudio pensò: “Ancora una volta Dominic aveva fatto centro !” Che mente sopraffina, che fortuna aveva avuto ad incontrarlo. Doveva riconoscerlo, senza di lui niente di tutto questo sarebbe stato possibile. Una volta col plico sotto braccio si recò all‟hotel Sheraton, presso Malpensa. Prese una camera con la massima cautela, pagò in contanti e riposò un paio d‟ore. Si alzò, fece una lunga doccia rinvigorente e, perfettamente pronto, si avviò verso le partenze internazionali, direzione: terminal della KLM. Dopo circa un‟ora di attesa iniziò la coda del check-in. Lui, per non dare nell‟occhio, si era anticipato un po‟. Ed ora campeggiava a circa metà della fila. Dopo altri trenta minuti giunse il suo turno, favorì documenti e biglietto e poi attese sereno. L‟operatrice lo guardò con discrezione e dopo pochi istanti chiese: “Bagaglio a mano ?” E lui rispose: “Sì solo il trolley”, e pochi istanti dopo la ragazza gli consegnò la carta d‟imbarco. Per lui scelse un posto attiguo all‟uscita di salvataggio posta a metà della fusoliera. Esattamente sopra le ali e che si rivelò molto comodo per le sue gambe. Sebbene, dovette riconoscere, lui non fosse particolarmente alto. Circa venti minuti dopo essersi accomodato al posto 28D, il 747 cominciò a rullare. 88 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno 16 A cose fatte rimasero sull‟altro conto fantasma (quello presso Poste Italiane) circa 20.000 €, per i quali dispose un immediato trasferimento sulla sua carta Postepay in varie tranches da 3.000 € cadauna. E ritirandone, di volta in volta, il contante sino ad azzerare la carta, compresi i 5.000 iniziali. Da quando si era chiusa la porta della banca, alle sue spalle, si erano aperte parecchie finestre e non per buttarsi giù come molti avrebbero sperato che lui facesse, ma per far entrare aria nuova, aria fresca, aria di cui, adesso, si sentiva parte integrante. L‟aria del suo segno zodiacale, il Gemelli, il segno più versatile, mobile e rapido dello zodiaco, “Il primo dei tre”. Insieme, lui e Dominic, avevano lavorato di fino e alla fine si erano guadagnati oltre 20 milioni di euro che sarebbero serviti per crearsi una nuova vita e una nuova identità all‟estero, dove poter ripartire con una nuova e redditizia attività, totalmente legale. Beh, grosso modo. Ed in effetti, ripensandoci, 20 milioni e con un capitale iniziale di soli 150.000 €, gentilmente messo a disposizione da sprovveduti imprenditori ed ingrati clienti che lo avevano ingiustamente tradito nel momento più delicato della sua vita. Che idea geniale, che folle azzardo fu di puntare l‟intera somma scommettendo sul crollo dei mercati fra il 2001 ed il 2002 e sfruttando quell‟eccitante „Effetto leva 20‟. Ed ancora 89 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno più chirurgica fu la scelta del momento in cui riscuotere la vincita, a Febbraio del 2003. Accidenti, se solo avessero ritardato di qualche mese, tutto sarebbe andato a puttane. E a quel pensiero gli apparve un sorriso beffardo, incorniciato in un volto i cui occhi, per un breve istante, sembrarono saettare fulmini. Pensò a Dominic, pensò che soltanto lui, col suo harem promiscuo, mancava all‟appello. Ma che si sarebbe aggiunto a loro di li a tre giorni, dopo aver finito di sistemare un dettaglio, come egli stesso aveva assicurato. Verso sera, Claudio si accese un sigaro sulla terrazza dell‟attico in cima alla splendida collina di Montecarlo. L‟aereo che avrebbe dovuto fare scalo ad Amsterdam, a causa di un imprevisto tecnico, aveva fatto una inaspettata sosta nella capitale del Principato di Monaco. Claudio però non ne fu contrariato, anzi pensava che non tutto il male venisse per nuocere e decise di approfittarne. La notte era ancora lunga e lui aveva tempo. Mentre in sottofondo ascoltava le parole della sua canzone preferita dei „Bee Gees‟-You win again (tu vinci ancora), il cui ritornello recitava pressappoco così: “..There's no fight you can't fight this battle of love with me, you win again, so little time, we do nothing but compete. There's no life on earth, no other could see me through, you win again, some never try but if anybody can, we can, and I'll be, I'll be following you..” fuori la notte era rischiarata dalle stelle luminose che splendevano come tanti brillanti su un tappeto di velluto nero. Osservò Sirio, la più bella e splendente, la sua preferita. E, dalla ringhiera del terrazzo, mentre scrutava nell‟oscurità, capì che anche la vendetta, giunti a quel punto, era un sentimento superato. La tenue luce delle stelle lo aveva rimesso in pace con il tutto. Quella luce lo aveva sradicato da un lato oscuro in cui, forse, era destinato a volgersi. Claudio sbuffò una nuvola di fumo azzurrino e si voltò verso la notte stellata che si stendeva davanti a lui. 90 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno Osservandola, osservando quello splendido spettacolo della natura, si era convinto che esisteva un tempo per ogni cosa: un tempo per vivere, un tempo per morire, un tempo per godere, un tempo per pagare. Quest‟ultimo tempo per lui, adesso, non sarebbe arrivato mai più. 91 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno EPILOGO Anna era esausta. Completamente sfiduciata. Mentre spingeva la carrozzina dove era mollemente adagiata Geppina un grande senso di sconforto si insinuava progressivamente nelle sue membra stanche. Sua madre, un tempo una donna dispotica ed energica era ora ridotta pressoché al pari di una larva umana. Quasi completamente paralizzata nella parte sinistra del corpo aveva bisogno di continua assistenza. I suoi sfinteri non erano più controllabili e rilasciava continuamente i suoi bisogni corporali nel pannolone che ormai indossava a permanenza. Il suo linguaggio un tempo irrefrenabile, logorroico, era ora ridotto alla pronuncia di una sola parola: Tàtata. Avevano cercato di capire cosa volesse esprimere attraverso quel suono sgraziato e disarticolato e l‟unica risposta plausibile era quella che aveva suggerito il neurologo che la teneva in cura. In effetti a causa del delirio mistico in cui era scivolata con sempre maggiore veemenza era convinta di aver visto il Diavolo in persona e quindi era impazzita. Dal punto di vista clinico aveva subìto un vasto ictus cerebrale che le aveva devastato una estesa area nella parte destra dell‟encefalo colpendo sia le zone motorie che sensorie. Fece una rapida analisi della sua vita, segnata dai dolori e dalle insoddisfazioni alle quali stava contribuendo anche la primogenita col suo comportamento che, appena compiuti i diciassette anni, si era rivelata essere un autentica puttanella. Ormai cambiava un fidanzato ufficiale all‟anno che si portava regolarmente in vacanza e di conseguenza a letto. Anna aveva stimato che aveva conosciuti più cazzi Brunella nell‟arco di tre anni che essa nel 92 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno corso di una vita. Era disgustata da questo comportamento ma nella parte più intima di se stessa era anche un po‟ contenta. In fondo, lei cosa si era ritrovata ad essere una donna seria? Quella di essere scaricata irrimediabilmente dagli unici due uomini che aveva avuto. Due autentici bastardi che l‟avevano mollata alla prima occasione di difficoltà. Lei, sempre votata alla famiglia, ingoiata da problemi non suoi che le venivano scaricati addosso come macigni, succube dei suoi genitori, schiacciata dagli eventi infausti che avevano colpito la sua famiglia. Adesso si rendeva conto di appartenere ad una stirpe di perdenti. Per fortuna Nadia, la donna che abitualmente si recava a casa della madre per le pulizie, aveva accettato di prendersi cura dei suoi genitori alla luce dei nuovi eventi che erano sopravvenuti a complicare una situazione di per se già difficile. Aveva accettato di sostituirla nei momenti in cui lei non poteva essere presente dato che anch‟essa aveva una famiglia e tre figli da accudire. E questo era un grosso sollievo. In realtà a Nadia di Geppina non gliene fregava un beato cazzo. Lei era interessata a Ninotto dal quale otteneva soldi e anche una buona dose di cazzo. Spesso sistemava Geppina nel salone, relegandola davanti al televisore acceso, immersa nei suoi escrementi e nella sua urina e intanto si spupazzava il capofamiglia. Dal canto suo Ninotto sembrava essersi completamente dimenticato di avere una moglie. A lui interessava solo godere delle premurose attenzioni di Nadia: finalmente, dopo anni di repressione, stava provando cosa significasse vivere. Claudio Cottafava era euforico. Aveva appena ricevuto l‟OK degli accrediti delle somme sui suoi conti. Il denaro era al sicuro su conti cifrati e noti solo a se stesso. Per festeggiare la lieta conclusione di quella complicata e faticosa vicenda aveva deciso di divertirsi per qualche giorno a Montecarlo prima di sparire definitivamente. Certo non per andare al Casinò, lui non amava il gioco. Il suo unico vizio erano le donne, anche 93 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno quelle a pagamento. E a Montecarlo ne avrebbe trovate a frotte, di bellissime pronte ad acconsentire, ed appagare ogni suo desiderio. Naturalmente pagando. Per l‟occasione aveva noleggiato un‟auto d‟epoca. Una alfa Romeo 2000 Duetto e adesso scendeva lungo i tornanti che portavano a valle della città, lungo la spiaggia, col vento nei capelli e con la sensazione di essere invincibile. Era a metà strada del percorso, abbordò l‟ennesima curva scalando la marcia e frenando la velocità della macchina con un colpo deciso al pedale del freno. Il motore ruggì al cambio di marcia ma Claudio si accorse che qualcosa non andava per il verso giusto. Non aveva sentito la pressione sotto il piede mentre pigiava sulla leva del freno, anzi il pedale era arrivato paurosamente a fine corsa senza rallentare l‟andatura della vettura. Riuscì a sterzare mantenendo l‟auto nella carreggiata ma questa aveva acquistato velocità e si dirigeva senza controllo verso il tornante successivo. Un brivido di paura percorse la spina dorsale di Claudio mentre gocce di sudore freddo gli imperlavano la fronte. Mentre si avvicinava velocemente verso il tornante successivo sentiva il terrore che gli paralizzava le braccia e le gambe e osservava l‟auto che acquistava velocità lungo la strada in discesa. L‟impatto col basso parapetto fu violento e l‟auto frantumò quel sottile strato di protezione che lo divideva dal vuoto con estrema facilità, come uno strato di sabbia che si sgretola sotto il peso del piede di un gigante. Mentre la macchina cominciava la corsa verso il vuoto e verso la morte, Claudio rivide in quei pochi secondi tutta la storia della sua vita. Aveva creduto di appartenere ad una razza superiore ma solo adesso si rendeva conto di far parte anch‟egli di quelle che lui stesso aveva definito “Razze perdenti”. L‟uomo in tuta nera da motociclista si sfilò il casco integrale mentre osservava dall‟alto la macchina che precipitava nel vuoto. Aveva dovuto prendere quella decisione perché si era rivelata necessaria. Lui non aveva amici. Non poteva averli. Tutti quelli che lo avevano conosciuto, nella sua reale identi94 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno tà, avevano fatto una brutta fine. Tutti quelli che avevano avuto la sfortuna di mettersi sulla sua strada avevano trovato la morte, in un modo o nell‟altro. Pochi suoi nemici, tra i più validi e degni, avevano avuto l‟onore della sua spada. Gli altri avevano ricevuto la fine che si meritavano: schiacciati come vermi. Osservò l‟auto mentre si schiantava sulle rocce sottostanti dopo un volo di quasi sessanta metri e provò dispiacere per quella splendida vettura che si sgretolava sulla parete sottostante. Era una macchina degli anni sessanta e gli ricordava il tempo in cui era stato un fanciullo innocente prima di essere affidato in mani che poi avrebbero fatto di lui l‟uomo spietato e letale che era diventato. Era dispiaciuto per l‟auto ma nel suo cuore, duro come la pietra, non era passato neanche per un attimo un briciolo di compassione per quell‟anima che aveva annientato come si fa con un insetto molesto. Con un movimento agile saltò sulla sua Ducati ST3 nera, tolse il cavalletto e avviò il motore. Indossò il casco integrale che insieme alla tuta nera di pelle, lo rese parte integrante della potente moto. Dopo pochi secondi era già sparito nella notte. Anche l‟ultimo dettaglio era stato sistemato. *** 95 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno UN ANNO DOPO Carlo Corvini si svegliò di soprassalto. Era tremante e madido di sudore e sentiva il cuore martellargli nel petto come un tamburo impazzito. Era steso nel grande letto matrimoniale della sua villa di Bel Air ed erano appena le cinque del mattino. Aveva di nuovo avuto quel terribile incubo. Da quando era scampato alla morte quel terribile ricordo lo perseguitava tutte le notti trasformandosi in un ossessione che turbava il suo sonno e la sua pace. Dopo l‟incidente era stato immediatamente recuperato dalle efficienti squadre di soccorso del Principato e tradotto in ospedale a Montecarlo dove era stato sottoposto ad un intervento chirurgico. Era stato fortunato poiché aveva riportato soltanto la frattura del femore destro e poche ferite superficiali di pochissima importanza. In effetti la scelta dell‟auto lo aveva salvato da morte certa. Prima di schiantarsi sugli scogli era stato sbalzato dal sedile della decapottabile ed era atterrato direttamente in acqua. Quell‟insperata circostanza unita alla sua abilità di nuotatore e al brevetto di sub che aveva conseguito tre anni prima, gli avevano permesso di sopravvivere. Dopo l‟intervento chirurgico aveva espresso la volontà di trascorrere la convalescenza presso una struttura di sua fiducia. Aveva noleggiato un jet privato e si era fatto trasportare direttamente in una clinica privata in una città del Sudafrica, praticamente un hotel a cinque stelle. Aveva recuperato il trolley con i suoi pochi effetti personali dove nella fodera dello stesso erano stati ricuciti i documenti con la nuova identità che gli aveva procurato Ngoje. Nella clinica era stato sottoposto ad un intervento di plastica facciale e i suoi lineamenti erano stati modificati per 96 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno adattarsi alla nuova identità. Da quel momento Claudio Cottafava era definitivamente morto. Dilaniato nell‟incidente automobilistico di Montecarlo. Ora si apprestava finalmente a vivere la sua nuova esistenza. Appoggiò la gruccia in un angolo della stanza e si avviò verso il terrazzo che si affacciava direttamente sull‟oceano. La sua andatura non era ancora perfetta per la presenza di una leggera claudicatio che ancora lo affliggeva, ma sapeva che si trattava di un fatto temporaneo. Aveva assunto una fisioterapista che si stava prendendo cura di lui e lo stava rimettendo in sesto. Presto sarebbe ritornato ad essere l‟uomo efficiente che era sempre stato. Ne era certo. Dominic lanciò uno sguardo di ammirazione allo spettacolo offerto dalla luce del tramonto che si poteva ammirare dalla terrazza del suo casolare immerso nel dolce pendio delle colline senesi. Aveva saputo che Claudio era miracolosamente scampato alla morte e in un certo senso ne era contento. In fondo lui gli aveva offerto una chance. E Claudio l‟aveva sfruttata. Mentre aveva messo a punto il piano per sabotare la macchina che aveva preso a noleggio, lui aveva stabilito che fosse la sorte a decidere della vita di Claudio. Se avesse veramente voluto ucciderlo lo avrebbe fatto personalmente e in questo caso Claudio non avrebbe avuto scampo. Come non ne avevano avuto nessuno dei suoi nemici. La sorte aveva stabilito che Claudio dovesse sopravvivere all‟incidente e quindi era giusto che adesso si godesse quello che il tempo e il destino gli avrebbero lasciato da vivere. In fondo Claudio non era un suo nemico. Era stato suo complice e lui era certo che adesso non l‟avrebbe mai tradito. Se l‟avesse fatto non avrebbe avuto scampo, ovunque si fosse nascosto. L‟Architetto si avviò verso il soggiorno della sua casa. Indossò il kimono nero e si apprestò a varcare la soglia della stanza che aveva adibito a „Tempio delle Arti‟. Osservò la Katana appoggiata sul suo supporto al centro della stanza. Davanti ad essa era disposta, sul pavimento, una pregiata stuoia intrecciata a mano opera di artigiani giapponesi, che aveva ricevuto 97 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno in dono. Un silenzio quasi religioso galleggiava nell‟aria rendendo quel posto simile ad un luogo sacro, ad un santuario. Era un appuntamento quotidiano al quale Dominic non si era mai sottratto nel corso della sua vita. Lentamente, ma con metodo, si accovacciò di fronte alla sua Nihonto come davanti ad un oggetto sacro, posizionandosi in una posizione di yoga. Socchiuse gli occhi e si rilassò calandosi in quel momento di meditazione. Al piano di sopra Miyako si stava preparando a ricevere il suo padrone. Dopo un lungo bagno rilassante si era profumato il corpo con preziose essenze orientali e aveva indossato morbide vesti di seta. Nell‟aria aleggiava il profumo di incenso aromatico che impreziosiva con la sua essenza un ambiente già di per se ricco e accogliente. Miyako si concesse una rapida occhiata di vanità guardando la sua immagine riflessa nello specchio della toilette e si lasciò sfuggire un discreto sorriso di soddisfazione: era bellissima ed era pronta. Pronta per una nuova notte da offrire al suo Signore. *** FINE 98 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno RINGRAZIAMENTI Alla fine di un lavoro come questo i ringraziamenti oltre che un dovere diventano anche un piacere. Innanzi tutto è necessario fare una precisazione: buona parte del merito, per la stesura di questa storia va al mio amico Carmine C. meglio conosciuto con lo pseudonimo di Il protagonista. È stato grazie alla sua insistenza, agli spunti forniti e soprattutto alla preziosa consulenza tecnica in materia di finanze se alcuni capitoli sono stati sviluppati. È quindi a lui che va il mio grazie più esteso. È inoltre necessario ricordare la presenza preziosa di persone che con la loro assistenza morale e il loro incoraggiamento mi hanno dato la spinta a continuare anche nei momenti di maggiore sconforto. Un pensiero particolare va al mio amico storico Costantino, al quale mi lega una sincera amicizia che dura da oltre un trentennio, nonostante la distanza e gli impegni reciproci ci impediscono un contatto interpersonale e col quale ho un rapporto che va al di la della semplice relazione epistolare. Un grazie a mia figlia, la dottoressa Emiliana Santoro per esserci, per i preziosi suggerimenti e per la pazienza con cui sopporta il mio difficile carattere. E‟ doveroso precisare che nel libro ho utilizzato una frase presa in prestito dal best seller “Io sono Dio” di Giorgio Faletti. La frase, “Te ne devo non una ma mille” che è stata oggetto, insieme ad altre quattro, di una polemica estiva da parte di uno sparuto, quanto agguerrito, gruppetto di persone su un blog, (mosso solo dall‟invidia verso il successo di Faletti) è stata da me usata per due fondamentali motivi: in primis volevo pubblicamente esprimere un omaggio al grande Giorgio, il mio autore italiano preferito, e in secondo luogo utilizzare la forza espressiva e la bellezza in essa racchiusa mettendola in bocca al protagonista d‟azione della mia storia. 99 Domenico Santoro Passaggio per l’Inferno Infine un grazie ai lettori che sono il fulcro su cui si basa ogni ispirazione e la voglia di continuare questo difficile lavoro. 18/agosto 2010 Domenico Santoro 100