Fermata a Richiesta Anna Maestrelli

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Fermata a Richiesta Anna Maestrelli
Fermata a richiesta
Il bus strisciava veloce agguantando le curve con ritmo sostenuto e stridendo
sinistro sui rettilinei in prossimità delle fermate a richiesta sull'asfalto bagnato con sopra
tutto il suo carico umano, nel tardo pomeriggio di un novembre grigio e piovigginoso.
Caracollata su quel bus che andava verso il centro Anna, voleva lasciarsi avvolgere
dalla seduzione della sera, dal paesaggio ovattato della città che presto le sarebbe
apparsa sfolgorante di luci, come ogni anno nell'approssimarsi del Natale. E già la
immaginava, Firenze, mirabilmente avvolta da uno stillicidio di luci accese nella notte,
raccolte in grappoli gettati sulle fronde ormai nude dei grandi platani e dei tigli lungo i viali.
La Firenze sontuosa, signorile, fastosa.
Con ottimismo Anna aveva affrontato quel giovedì, fino alla sera, quando, dopo
ore di lezione ad un cliente un po’ troppo pignolo ed anche un po’ sciocco perché si era
fatto aspettare da un’amante più giovane e bella a cui aveva promesso una cena;
finalmente, alle sette e quarantacinque, era salita su quell’autobus seguendo un impulso.
Ma Firenze quella sera le appariva grigia e vuota, triste come il suo umore.
Un desiderio da tempo inappagato, represso, le bruciava ancora addosso come un
fuoco, le avvampava le guance, le tormentava il corpo, la inebriava talvolta in un delirio
folle.
Doveva muoversi, quella sera, per non pensare, per non abbandonarsi all'angoscia
di un desiderio di pianto implodente dentro di se. «Com'è tenace la natura nel suo
disegno» - pensava - «mentre noi umani, stupidi e folli cerchiamo di modificarla,
pianificarla», «Forse io ho desiderato così tanto quell’uomo solo per un disegno già
stabilito, nella natura delle cose». Con questo pensiero ricacciava dentro di se le lacrime
che sentiva affiorare mentre pensando a Claudio trovava posto su uno dei sedili della
seconda vettura di quell’autobus. Ricordava benissimo la prima volta con lui; era successo
a ottobre: «Ti ho desiderato e per la prima volta ho sentito fisicamente il mio corpo
modificarsi sotto l'impulso di questo desiderio, il tocco delle tue mani sul mio seno è
rimasto su di me prima come un dolore, poi come un piacere così intenso e lungo che
sembrava non dovesse finire mai».
Claudio, il suo corpo, la sua pelle sulla sua, le sue labbra sulle sue; le labbra di un
uomo e di una donna in un bacio; un gesto consueto, talvolta anche banale, ma che solo
in certi casi assume un valore, una combinazione unica nell'universo. Tanti si baciano, ma
solo alcuni baci saranno quelli che porteranno ad un rapporto che consentirà la nascita di
un’altra vita.
Ha ragione Darwin quando dice che l'amore è quello stato d'animo necessario alla
prosecuzione della specie ? O la Yourcenaire quando dice che chi si accoppia lo fa
perché non ha il coraggio di restare solo?
La conquista del corpo di Claudio quella volta aveva reso Anna così appagata e
ottimista da credere che per un pezzo non l’avrebbe più neppure pensato né cercato. Il
suo sogno stava forse per realizzarsi? Quella sera il suo profumo, l’odore del suo corpo,
erano ancora con lei su quell’autobus, la infondo, nonostante la presenza del popolo degli
emarginati, con tutto il suo folclore sudaticcio, ingombrante e chiassoso.
In mezzo a loro, stanchi e assonnati, alle loro facce pallide e scure, tra gli sguardi
assenti e persi, come il suo, fuori dal finestrino, Anna ripensava alle ultime parole di
Claudio, a qualcosa che lui le aveva detto l’ultima volta che si erano incontrati, in fretta,
come al solito; era qualcosa come «sporco», e «ci rendiamo ridicoli» e anche «non siamo
capaci di farla finita, io però ci provo ma tu….» Alcuni giorni dopo andando in bagno si
era accorta che qualcosa non andava. Quella doppia ovulazione, come disse la dottoressa
che la visitò, poteva essere indice di un tumore benigno, ma forse anche solo uno
scompenso ormonale, dovuto alla menopausa.
La menopausa. Spartiacque di qualcosa che prima definiva l’essere donna dalla
metamorfosi in un essere completamente diverso, un viaggio senza ritorno. Dolore, dolore
fisico, ecco cosa aveva provato allora. Un dolore fisico che le toglieva il fiato che le
agguantava lo stomaco e la gola.
Le strade di Anna e Claudio si erano divise; lei che a quarantun anni reclamava una
maternità ormai impossibile, lui forse spaventato da un rapporto extraconiugale che stava
cambiando.
Il bus giunse in prossimità di piazza delle Cure. Claudio abitava in quella zona, a
pochi metri da lì. Prenotata la fermata Anna, come in trance si avviò verso l’uscita.
La faccia stupita della moglie che la guardava sorpresa sul portone di casa mentre
chiede di lui adducendo un poco credibile pretesto, la risvegliò da un sogno. Alla fermata
nessuno scende, il conducente borbotta qualcosa, poi il bus riparte strisciando, come un
serpente, verso un nuovo capolinea.