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Rubriche
Presa Diretta
l ’ i n f e r m i e r e 1 / 2 0 01
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[SCAFFALE]
PAOLA CARBONE (A CURA DI)
ADOLESCENZE. PERCORSI DI PSICOLOGIA CLINICA
Edizioni Magi
Pagg. 500, euro 21,00
Un volume che affronta in modo ampio le tematiche del disagio psicologico nell’adolescenza, dalle psicopatologie “classiche” (depressione, psicosi, borderline,
anoressia, bulimia ecc.), ai comportamenti violenti, alle sofferenze solitamente
non diagnosticate come segnali di un disagio psicologico, come le malattie o gli
incidenti.
La tematica è esposta in modo sistematico grazie al lavoro di coordinamento di
Paola Carbone, psicoterapeuta dell’adolescenza e docente universitaria, ma si avvale del contributo di molti autori, tutti psicanalisti impegnati nell’Associazione
Romana di Psicoterapia Psicanalitica per
l’adolescenza, che da decenni opera sotto la guida di Arnaldo Novelletto.
Carbone, introducendo il volume, spiega come il lavoro con gli adolescenti sia
per gli psicanalisti fonte di molti insegnamenti utilizzabili anche in altri contesti, per due ragioni. La prima è che l’adolescenza “non è semplicemente un’età (si può non essere adolescenti a 16
anni oppure esserlo a 50!), ma uno stato che si potrebbe produrre in qualsiasi
momento della vita, una condizione caratterizzata da profonde trasformazioni
orientate verso la soggettivazione e la
creatività e sostenuta dall’elaborazione
di nuovi legami e di nuove rappresentazioni di sé e del mondo”. La seconda è
che gli adolescenti sono dei “maestri
molto esigenti” che costringono chiunque voglia davvero lavorare con loro a
mettersi “intimamente in gioco”.
Le prime due sezioni del libro analizzano
gli strumenti della clinica e le psicopatologie, con molti interventi in modo da dare una più che esauriente illustrazione dell’argomento. La terza parte è invece dedicata all’atto, ovvero alle azioni violente verso gli altri o verso sé stessi. Di particolare interesse è la quarta parte, centrata sul breakdown del corpo, ovvero sugli eventi fisiopatologici o incidenti che si rivelano intrecciati con elementi psichici. La parte conclusiva analizza infine i luoghi nei quali è possibile realizzare un
incontro con gli adolescenti, dalla scuola ai servizi dei Dipartimenti di salute mentale, dando attenzione a quelle esperienze particolarmente rivolte all’adolescenza e nelle quali operano molti degli autori che hanno contribuito al volume.
Si tratta di un testo avanzato, rivolto a chi abbia già o intenda avere una formazione psicoterapeutica, ma che potrebbe risultare una lettura suggestiva anche
per altri operatori della sanità, che si trovino a lavorare in ambienti frequentati
dai giovani.
LILIANA SECCHIAROLI
PRINCIPI DI PSICHIATRIA. MANUALE PER I CORSI DI LAUREA
IN SCIENZE INFERMIERISTICHE E PER GLI OPERATORI SANITARI
Carocci Faber
Pagg. 268, euro 19,10
Un volume agile ma completo, che nasce dalla decennale esperienza di insegnamento dell’autrice. Una materia tanto vasta e complessa viene trattata con semplicità, rendendola accessibile agli studenti e a tutti i lettori: si parte dalla definizione
della malattia mentale e si arriva ad una storia della psichiatria estremamente sintetica, ma suggestiva che muove dalla filosofia antica per arrivare all’antipsichiatria.
Il cuore del volume è dedicato all’analisi dei disturbi mentali, alle principali patologie, alle possibili terapie per poi tratteggiare la legislazione in materia e l’attuale organizzazione dei servizi in Italia. Per ogni sezione vi sono schede riepilogative e test
di autoverifica che ne agevolano l’uso.
L’autrice utilizza un linguaggio semplice e chiaro, che si tiene lontano dal vizio di
ricorrere ad una terminologia “specialistica” e escludente, e non perde mai di vista la mission del suo agire da professionista infermiera e da docente: “la lotta
contro lo stigma del malato mentale, che a tutt’oggi resta presente e vivido”. Proprio questa concreta finalità la conduce a soffermarsi utilmente anche sugli aspetti organizzativi del lavoro rivolto al disagio psichico, così da fornire anche pre-
novità in libreria
ziose indicazioni operative a chi si troverà a dover dare risposte e servizi nei presidi territoriali e ospedalieri.
Interessanti anche gli strumenti che corredano il volume, invitando ad approfondire ulteriormente la materia. Accanto alla consueta bibliografia, si trova anche una
essenziale filmografia, nella convinzione
che il cinema sia un valido strumento didattico, particolarmente capace di rappresentare il disagio psichico nelle sue diverse forme.
A completare il volume una breve trattazione sul tema del suicidio, evento sempre più frequente nella realtà contemporanea, tanto da rappresentare quasi l’1%
del totale dei decessi e la seconda causa
di morte nella fascia adolescenziale.
MARÍA LUISA PARRA MORENO
SUSANA ARIAS RIVERA
ANDRÉS ESTEBAN DE LA TORRE
IL PAZIENTE CRITICO. PROTOCOLLI E PROCEDURE
DI ASSISTENZA GENERALE E SPECIALISTICA
Masson Editore
Pagg. 268,
euro 850, euro 110
Il protocollo di una tecnica infermieristica è un testo che ne descrive gli obiettivi, elenca le risorse umane e i materiali necessari per realizzarla, le modalità di
registrazione dell’atto nei documenti infermieristici e le possibili complicanze;
all’interno del protocollo, inoltre, sono indicate le procedure da applicare, ovvero la sequenza di azioni da compiere – basate sulle evidenze scientifiche – per
raggiungere gli obiettivi previsti. Questo ricco volume contiene 154 protocolli
infermieristici, tutti rivolti al paziente critico, che vanno dalla “valutazione infermieristica del paziente critico” alla tragica ma importantissima “Diagnosi di
morte encefalica e assistenza al donatore di organi”. Proprio questa particolare focalizzazione rende il testo particolarmente interessante, considerando che
questa tipologia di pazienti raramente è oggetto di una formazione specifica,
ma risulta invece molto coinvolgente per l’infermiere proprio a causa della gravità delle condizioni nelle quali si trova l’ammalato. Per gli infermieri che operano in area critica si tratta certamente di uno strumento di studio indispensabile, ma anche per chi è impegnato in altri settori o reparti ospedalieri la conoscenza dei protocolli relativi alle situazioni critiche è senz’altro utile, consentendo di affrontare con efficacia e lucidità momenti caratterizzati da una forte
tensione emotiva.
Ogni protocollo è esposto in forma di schema, per facilitarne la consultazione
e spesso è corredato di illustrazioni che mostrano le azioni da compiere, le posizioni più idonee da far assumere al paziente o gli strumenti necessari all’intervento.
Come si evince dal nome degli autori il
volume è una traduzione dallo spagnolo, circostanza che richiede alcune accortezze nella consultazione. La realtà
organizzativa della Spagna è infatti lievemente diversa rispetto a quella italiana: vi sono tecniche affidate agli infermieri, che nel nostro Paese sono invece
riservate ai medici, e vi sono anche figure di supporto non riscontrabili nel
nostro sistema sanitario, come l’auxiliar
de enfermerìa (che ha una preparazione infermieristica elementare) e il celador (figura di sostegno per alcuni lavori pesanti). Nella versione italiana viene
indicata esplicitamente la differenza in
tutti i casi in cui si fa riferimento a circostanze non riscontrabili nel nostro
Paese.
Rubriche 21
[SCAFFALE]
novità in libreria
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SALVATORE NIEDDU
UN WEEKEND CON IL… MANAGEMENT SANITARIO.
VIAGGIO TRA GLI STRUMENTI
DELL’AZIENDALIZZAZIONE IN SANITÀ
Centro Scientifico Editore
Pagine 164, euro 13,50
Un viaggio nella fredda e lontana Islanda: questo il sogno che il dottor
Martinelli, voce narrante di questo libro, tiene chiuso nel cassetto e al
quale riesce finalmente a dar corpo. Eccolo così nella sala partenze dell’aeroporto in attesa dell’aereo che dovrà portarlo a Londra: il suo viaggio – pur breve – sta per iniziare e già Martinelli pensa alle coincidenze,
all’altro aereo che dovrà condurlo in Danimarca dove lo attende la nave
cargo con la quale raggiungerà l’Islanda. Ma qualcosa lo riporta dal sogno alla realtà: una telefonata del direttore sanitario dell’Asl nella quale lavora da vent’anni, richiama la sua attenzione su un importante problema organizzativo. Il viaggio di Martinelli, ovviamente, non si interrompe, ma la questione continua a inquietarlo. In cerca di distrazione
acquista in edicola un libro sul management sanitario (Diventare un medico-manager di successo, questo il titolo) e, una volta imbarcato sull’aereo per Londra, inizia a leggerlo…
Si apre così il volume realizzato da Salvatore Nieddu, responsabile della
struttura Controllo di gestione dell’Asl 4 di Torino e docente di Organizzazione aziendale della facoltà di Economia dell’Università torinese. L’autore utilizza questo escamotage per coinvolgere i lettori in una sorta di immaginario “diario di viaggio”, proponendo loro un ampio panorama di come l’aziendalizzazione del sistema di assistenza ospedaliera, negli ultimi quindici anni, abbia modificato il quadro organizzativo del servizio sanitario italiano.
Così, tappa dopo tappa, si snodano i vari capitoli del volumetto che, volta per vol-
[SEGUE DA PAGINA 10]
centro trapianti ha una serie di liste di attesa, divise
per organo, e in base a queste e alla compatibilità
dell’organo sa a quale ospedale è possibile inviare
l’organo. Chiama dunque il coordinatore trapianti
di quell’ospedale, il quale riceve i dati del donatore:
dove è il donatore, in che condizioni è, gli esami di
laboratorio e gli organi disponibili. Quindi il coordinatore trapianti avvisa il direttore medico o, in base alla tipologia di organo, il responsabile del trapianto di quella categoria. Da quel momento viene
attivata la chiamata per il paziente, l’anestesista, e
tutti i responsabili infermieristici dei vari reparti.
Sarà ancora il coordinatore a dare al paziente tutte
le informazioni necessarie, a cominciare dal tempo
che ha a disposizione per raggiungere l’ospedale: per
il cuore il trapianto deve avvenire entro 4 ore, per
esempio, mentre per il fegato possono passare anche 10 ore e per il rene anche 24, ma la tendenza è
a trapiantare il più presto possibile per evitare l’ischemia del nervo.
Ci sono altri profili infermieristici innovativi all’Ismett?
Nel nostro istituto abbiamo la figura anche dell’infermiere educatore, che forma sia il personale neo
assunto sia coloro che hanno bisogno di aggiornamenti su nuovi metodi e apparecchiature. E abbiamo anche la figura dell’infermiere di ricerca, che cioè
segue insieme ai medici la ricerca specifica, la sperimentazione di farmaci ecc.
Quali sono le difficoltà di una struttura così efficiente?
Purtroppo c’è poca cultura della donazione. Comunque in Sicilia siamo riusciti a ridurre la mobilità regionale e anche a dare assistenza a tutti quei pazienti siciliani che negli anni passati sono stati trapiantati all’estero o fuori dalla Sicilia. Siamo anzi diventati un polo di attrazione per pazienti di altre Regioni. La Sicilia però, secondi i dati del Centro na-
ta, introducono un tema di carattere organizzativo. Visto però con lo sguardo di
chi nella sanità opera quotidianamente, interrogandosi sui “perché” e sui “come” dell’aziendalizzazione: il libro è di facile e immediata comprensibilità grazie agli esempi pratici e ai casi aziendali a cui l’autore
ricorre (“…rivendicazioni di personale o
di sedute operatorie, insofferenza verso gli
obiettivi di costo e il controllo dell’efficienza, scarsa motivazione dei collaboratori che ostacolava il cambiamento, le ambizioni professionali dei singoli da rendere coerenti con l’interesse aziendale…) e
diventa così una vera e propria guida, utile soprattutto per chi non possieda un’approfondita conoscenza dei principi del management.
Un week end con il… management sanitario, insomma, pur non affrontando in
pieno il complesso e difficile settore del
management – e non intende nemmeno farlo – può comunque essere utile per un
primo – divertente, perché no? – approccio a questa materia. Lo fa destando quella curiosità e quell’interesse che la lettura di un testo più tecnico avrebbe magari
frenato…
Lo sa bene il dottor Martinelli che tornato al suo lavoro, in una piovosa giornata d’autunno, abbandona la visione delle “…coste laviche a strapiombo sul mare…” per
immergersi ancora una volta “…nei problemi organizzativi e gestionali di sempre…”.
zionale trapianti, quest’anno ha registrato solo 7,1
donatori per milioni di abitanti, contro l’11,7 registrato lo scorso anno. La media italiana è invece di
21 donatori per milioni di abitanti, e questo dimostra come da noi la cultura della donazione non si è
ancora diffusa e non è ancora stata compresa.
Tuttavia, nonostante il numero di donatori si sia ridotto, il numero di trapianti è aumentato e abbiamo
avuto un anno record: nel corso del 2005 nel nostro
istituto sono stati eseguiti oltre 100 trapianti, che è
un volume di attività mai registrato negli anni precedenti, anche perché siamo gli unici, in Italia, a fare il trapianto di fegato e di rene da vivente.
Come è visto l’infermiere nel vostro istituto?
Al di là del coordinatore trapianti, anche le altre figure infermieristiche presenti all’interno della struttura sono dei punti di riferimento per i medici: le varie unità hanno un infermiere responsabile e un medico responsabile e le decisioni vengono prese di comune accordo. È un po’ una cultura che abbiamo
ereditato dagli Usa, dove l’infermiere ha un ruolo
ben diverso di quello con cui solitamente è visto in
Sicilia o, in genere, in Italia.
Come sono i rapporti con gli infermieri di altre realtà siciliane?
Siamo stati accusati di fare molto per il nostro istituto e niente per l’esterno. Un’accusa che ha qualche fondamento, perché avevamo prima bisogno di
crescere noi per poi dare qualcosa. A partire dallo
scorso anno, però, abbiamo cominciato ad aprire le
porte all’esterno, creando una maggiore collaborazione medica con altri ospedali e ora ci piacerebbe
farlo anche con il personale infermieristico. Per questo a dicembre abbiamo organizzato il convegno
Believe in the power of nursing in collaborazione con
l’Ipasvi, che è il nostro punto di riferimento sia nazionale che provinciale. Ma questo è stato solo l’inizio e ci piacerebbe dar vita a collaborazioni con
il personale infermieristico anche di altre realtà.
Ocst: la rete
dei trapianti al Sud
Le particolari esigenze del settore dei trapianti impongono
di lavorare in rete, per ottimizzare le donazioni d’organo. In
Italia esistono tre grandi strutture interregionali: la Nord Italia Tranplant Program (Nitp), l’Associazione interregionale dei
trapianti (Airt) e l’Organizzazione Centro Sud trapianti (Ocst).
Quest’ultima, che riunisce tutte le Regioni dell’area centromeridionale del Paese ad eccezione della Puglia, ha tenuto nell’ottobre scorso a Matera il suo primo Convegno nazionale. Il presidente dell’Ocst, Vito Gaudiano, ha riunito
nella città dei Sassi i maggiori esperti del settore a cominciare dal professor Raffaello Cortesini, che nel 1981 aprì l’epoca dei trapianti nel sud d’Italia, eseguendo proprio presso l’Ospedale Civile di Matera un prelievo d’organi da donatore cadavere.
Oltre 50 le relazioni scientifiche, che hanno spaziato dal
trapianto pediatrico al fegato bioartificiale fino alle pratiche sperimentali come il trapianto di intestino, e una sezione del Convegno dedicata all’assistenza infermieristica.
Il livello di competenza offerto dalla rete dei trapianti al Sud
è di livello internazionale, ma tuttavia si continua a registrare una forte disparità rispetto alle Regioni del Nord, come ha sottolineato Vito Gaudiano: “Malgrado vi sia stata una
crescita dell’attività di circa il 40% negli ultimi anni, al Sud
continua ad esserci poca sensibilizzazione alla donazione
d’organo tanto che in Calabria si registra il 60% di opposizioni all’espianto contro il 17% della Lombardia”.
Proprio per sensibilizzare gli amministratori regionali il Convegno si è concluso con una tavola rotonda che ha avuto come protagonisti gli assessori alla Sanità: Giovanni Bissoni
(Emilia Romagna), Rocco Colangelo (Basilicata), Augusto
Battaglia (Lazio) e Nerina Dirindin (Sardegna).
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Presa Diretta
l’infermiere 1/2006
Intervista con Giuseppe Arena, coordinatore dei servizi infermieristici dell’Ismett di Palermo
Infermieri sulla rotta Palermo-Pittsburgh
UNA
STRUTTURA D ’ AVANGUARDIA NATA DALLA COLLABORAZIONE CON IL PRESTIGIOSO T HOMAS STARZL I NSTITUTE ,
IL CENTRO AMERICANO CHE VANTA LA PIÙ VASTA ESPERIENZA AL MONDO NEL CAMPO DEI TRAPIANTI .
ALLE CONQUISTE SCIENTIFICHE SI LEGANO ANCHE INNOVAZIONI ORGANIZZATIVE
CHE ASSEGNANO AGLI INFERMIERI UN RUOLO DI GRANDE RESPONSABILITÀ
EVA ANTONIOTTI
L’
Istituto Mediterraneo per i Trapianti e Terapie ad Alta Specializzazione (Ismett) è un luogo da record.
L’ultimo, in ordine di tempo, si è realizzato nella notte tra il 10 e l’11 gennaio scorsi, quando in una lunga maratona sono stati eseguiti un trapianto di cuore, un trapianto bipolmonare ed uno di fegato, restituendo a tre persone la speranza di tornare ad una
vita serena, grazie alla sensibilità della famiglia di una
ragazza coinvolta in un incidente stradale.
L’INFERMIERE COORDINATORE TRAPIANTI
Svolge una funzione di collegamento tra l’Ismett e il paziente, a cui spetta il compito di svolgere tutte le attività
necessarie per gestire e coordinare tutte le fasi della terapia, continua a seguire il paziente anche dopo la dimissione dall'ospedale.
L’INFERMIERE COORDINATORE RICERCA
Svolge un ruolo determinante nel raggiungimento degli
obiettivi di uno studio: conosce a fondo il protocollo e ne
verifica l’applicabilità; si occupa dello screening necessario per l’inclusione dei pazienti allo studio; conosce la storia clinica e familiare del paziente, di cui diventa punto di
riferimento per ogni possibile chiarimento sullo studio.
La storia dell’istituto palermitano comincia nel 1996
come progetto di sperimentazione gestionale e si
fonda sulla partnership tra la Regione Siciliana, rappresentata dalle Aziende Ospedaliere Civico di Palermo e Cervello, e l’Upmc, University of Pittsburgh
Medical Center, sede del Thomas Starzl Institute, il
centro che vanta la maggiore esperienza mondiale
nel settore dei trapianti. Nel 1999 l’Ismett avviò concretamente la sua attività e in quello stesso anno cominciò la costruzione della sede che oggi ospita l’istituto: un’area di 12 mila metri quadrati, 70 posti
letto (44 in degenza, 14 in terapia intensiva e 12 in
sala risveglio), quattro sale operatorie, laboratori di
analisi, microbiologia, radiologia, infettivologia, farmacia, dialisi ed anatomia patologica.
Oggi l’Ismett di Palermo è uno dei più grandi centri
L’atrio della nuova sede dell’Ismett di Palermo.
trapianti d’Europa e conta sull’esperienza di alcuni
fra i migliori chirurghi e ricercatori del settore. Uno
dei punti di forza di questa struttura è proprio la componente infermieristica che, come si legge nelle pagine di presentazione in internet (www.ismett.edu),
“è caratterizzata da figure professionali che possiedono una specifica formazione nelle diverse specializzazioni e alla quale sono affidati differenti livelli di
responsabilità e competenza quali: assistenza di reparto, terapia intensiva, sala operatoria, emodialisi,
radiologia interventistica, anestesia e rianimazione,
coordinamento di attività correlate ai trapianti, fisioterapia per la riabilitazione motoria e della respirazione, specialisti di informatica clinica”. Per corrispondere alle proprie esigenze operative, l’Ismett
ha creato anche nuovi profili infermieristici, che non
esistevano in Italia, come l’infermiere coordinatore
trapianti, l’infermiere coordinatore ricerca, il tutor
e l’educator.
Proprio per condividere con i colleghi di altre strutture la forza acquisita dagli infermieri che lavorano
nell’istituto palermitano, il 10 dicembre scorso la Federazione nazionale e il Collegio Ipasvi di Palermo
hanno organizzato in collaborazione con Ismett una
giornata di studio, intitolata Believe in the Power of Nursing: il presente e il futuro dell’assistenza infermieristica.
Giuseppe Arena, che oggi è responsabile del servizio infermieristico dell’Ismett, faceva parte del primo gruppo di infermieri siciliani che volarono a Pittsburgh per apprendere metodologie e tecniche da
utilizzare poi nel nascente istituto.
“Il nostro viaggio – ricorda Arena – fu il primo atto
concreto dopo l’accordo stretto nel 1996 tra la Regione Siciliana e l’Università di Pittsburgh: abbiamo
fatto un anno di formazione teorica e anche di training pratico nei vari reparti, come terapia intensiva,
degenza e ambulatorio, per essere formati sui trapianti che, all’inizio, erano solo di natura addominale, cioè di fegato e rene”.
Da dove parte l’idea di creare a Palermo un centro
trapianti?
Tutto nasce dall’intuizione del dottor Palazzo, che allora era un epatologo dell’Ospedale Cervello e dunque conosceva bene la realtà di molti pazienti siciliani che, per farsi trapiantare, erano costretti ad andare fuori dall’isola. Poiché questa migrazione sanitaria comportava notevoli costi per la Regione Sicilia, la Regione stessa aveva un certo interesse a trovare una soluzione.
Che tipo di formazione avete ricevuto negli Usa?
Oltre ad avere infermieri che si specializzavano nelle discipline tradizionali, abbiamo scoperto la figura del coordinatore trapianti, che è una figura infermieristica ed è il punto di riferimento principale per il paziente.
Tornati da Pittsburgh, avete cominciato a riorganizzare l’Ismett sulla base delle cose che avevate imparato…
Maria Rosaria Tarantino, coordinatrice di terapia intensiva, e Giuseppe Arena,
coordinatore dei servizi infermieristici dell’Ismett.
Ma non siamo tornati da soli. Siamo tornati con altrettanti infermieri americani, anche perché la nostra esperienza di un anno era troppo breve per un
settore delicato come i trapianti. Quindi con noi sono tornati alcuni colleghi americani, ognuno per
ogni diversa unità: terapia intensiva, degenza, sala
operatoria, sala risveglio ecc.
Da lì a luglio del ’99, cioè due mesi dopo il nostro ritorno, abbiamo fatto il primo trapianto. L’organizzazione infermieristica era in quel momento metà italiana e metà americana. Fino a quel momento i coordinatori clinici delle varie unità era solo infermieri
americani, vista la loro grossa esperienza e la “inesperienza” e giovane età di noi infermieri italiani che
avevamo svolto il training in Usa. E ancora oggi nel
nostro istituto, vista la collaborazione con l’Università di Pittsburgh, lavorano colleghi americani, che sono a Palermo per periodi di tre o sei mesi.
La figura più innovativa è quella dell’infermiere coordinatore trapianti. Che funzioni ha?
Inizialmente era dedicato solo ai pazienti trapiantati o in attesa di trapianto. Ora questa figura si è un
po’ evoluta, anche perché le specialità all’interno dell’Ismett si sono ampliate e non ci occupiamo più solo di trapianti, ma anche di chirurgia ad alta specializzazione.
Che tipo di interventi si fanno oggi all’Ismett?
Negli ultimi tempi abbiamo aggiunto il programma
di trapianto di cuore, di polmoni, di rene-pancreas
(abbinato); abbiamo introdotto la cardiochirurgia,
la chirurgia toracica, la chirurgia bariatrica per i pazienti obesi, che prevede interventi all’intestino e allo stomaco...
Torniamo al coordinatore trapianti. Perché è così
centrale in questo settore?
Nei trapianti, il coordinatore è la prima persona che
viene a conoscenza di una disponibilità di organo. Il
centro regionale di riferimento che ha un organo a
disposizione, ovvero che ha ricevuto una comunicazione da una terapia intensiva o da una neurochirurgia dove si trova un potenziale donatore, contatta il centro di riferimento regionale o nazionale. Il
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