Dinamica molecolare ab initio di reazioni in fasi condensate
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Dinamica molecolare ab initio di reazioni in fasi condensate
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI FIRENZE Facoltà di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali Dottorato in Scienze Chimiche, XVI ciclo Dipartimento di Chimica Dinamica molecolare ab initio di reazioni in fasi condensate Tesi di Dottorato di Ricerca in Scienze Chimiche di Marco Pagliai Tutore: Coordinatore: Prof. Vincenzo Schettino Prof. Giacomo Martini Indice Introduzione v I Teoria del funzionale densità e dinamica molecolare ab initio 1 1 Teoria del funzionale densità 2 1.1 Densità elettronica e Hamiltoniano elettronico . . . . . . . . . . . 3 1.2 Teoremi di Hohenberg-Kohn . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5 1.3 Metodo di Kohn-Sham . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6 1.4 Potenziale chimico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8 1.5 Caratterizzazione della struttura elettronica . . . . . . . . . . . . 13 2 Dinamica molecolare ab initio 23 2.1 Dinamica molecolare classica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 2.2 Dinamica molecolare ab initio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 25 2.3 24 2.2.1 Equazioni del moto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 26 2.2.2 Algoritmo CPMD . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 29 Sistema isolato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 34 i II Simulazioni di dinamica molecolare ab initio di sistemi complessi 38 1 Effetto dell’α-sostituente 39 1.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 41 1.2 Dettagli Computazionali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44 1.3 Risultati e discussioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46 1.3.1 Strutture . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 46 1.3.2 Profilo energetico delle reazioni . . . . . . . . . . . . . . 53 1.3.3 Analisi di popolazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 57 1.4 Effetti termici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 64 1.5 Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 72 2 Effetti di solvatazione intramolecolare nelle reazioni SN 2: Cl− + Cl(CH2 )n CN 84 2.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 85 2.2 La reazione Cl− + Cl(CH2 )2 CN . . . . . . . . . . . . . . . . . . 87 2.3 Reazioni Cl− + Cl(CH2 )n CN (n=3, 4 e 5) . . . . . . . . . . . . . 93 2.4 Effetti termici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 100 2.5 Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 106 3 Reazione SN 2 in acqua 111 3.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 112 3.2 Dettagli computazionali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 114 3.3 Risultati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 114 3.4 Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 126 4 Dinamiche del legame ad idrogeno nel metanolo liquido 4.1 133 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 134 ii 4.2 Dettagli computazionali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 136 4.3 Risultati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 138 4.4 Momento di dipolo molecolare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 147 4.5 Spettri vibrazionali ed infrarosso . . . . . . . . . . . . . . . . . . 150 4.6 Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 155 5 Transizioni di fase nell’idrossido di litio anidro, LiOH 162 5.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 163 5.2 Dettagli computazionali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 165 5.3 Risultati . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 166 5.4 Considerazioni e prospettive . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 172 6 Idrossido di litio monoidrato, LiOH·H2 O: proprietà strutturali e spettroscopiche 176 6.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 177 6.2 Dettagli computazionali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 178 6.3 Proprietà strutturali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 179 6.4 Spettroscopia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 185 6.5 Conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 190 III Spettro vibrazionale dei fullereni C60 e C70 194 1 Assegnamento dello spettro vibrazionale dei fullereni C60 e C70 195 1.1 Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 196 1.2 Dettagli computazionali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 198 1.3 Materiali e metodi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 199 1.4 Assegnamento dello spettro vibrazionale del C60 . . . . . . . . . . 199 iii 1.5 1.6 Assegnamento dello spettro vibrazionale del C70 . . . . . . . . . . 214 1.5.1 Considerazioni di simmetria . . . . . . . . . . . . . . . . 214 1.5.2 Risultati e discussione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 219 Sommario e conclusioni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 233 IV Prospettive 241 1 Considerazioni finali e prospettive 242 iv Introduzione L’applicazione di tecniche di simulazione, a partire dalla loro introduzione e grazie al continuo incremento nella disponibilità di risorse computazionali e di sempre più efficienti algoritmi, ha fornito un sostanziale contributo all’interpretazione a livello atomico delle proprietà strutturali e dinamiche di sistemi complessi. In particolare, le simulazioni di dinamica molecolare classica si sono dimostrate uno strumento insostituibile per razionalizzare i dati sperimentali e spesso per suggerire ulteriori esperimenti. Grazie alla disponibilità di potenziali d’interazione sempre più accurati si ha oggi la possibilità di studiare sistemi complessi d’interesse in campo tecnologico ed in campo biologico. Il problema principale nell’applicazione di questo metodo risiede nella descrizione delle forze d’interazione adottata, che deve essere la più accurata possibile nel riprodurre i dati sperimentali disponibili. I campi di forza semiempirici sono stati messi a punto per riprodurre dati sperimentali in determinate condizioni di pressione e temperatura. La capacità di riproduzione o di predizione sarà limitata quindi ad uno spazio delle fasi che non si discosta troppo da quello per il quale il potenziale è stato messo a punto. Questo significa, ad esempio, che un potenziale ottimizzato per la descrizione di una fase prestabilita di un cristallo potrebbe non essere idoneo a descrivere un’altra fase. Pertanto, volendo studiare sistemi in cui il potenziale di interazione subisce notevoli variazioni, risulta necessario utilizzare tecniche di simulazione alternative in v cui questi termini sono generati accuratamente e consistentemente all’evoluzione della dinamica. Questo problema è stato parzialmente risolto a partire dal 1985 con lo schema proposto da Car e Parrinello (CPMD) per effettuare simulazioni di dinamica molecolare ab initio. In questo metodo la dinamica molecolare classica è combinata con una valutazione on the fly delle forze interatomiche tramite la teoria del funzionale densità (DFT). Il metodo, che si è rivelato uno dei più potenti strumenti nella chimica computazionale, è stato applicato con successo allo studio di un numero crescente di sistemi caratterizzati da differenti tipi di interazioni (covalenti, ionici e H-bond), e dalle prime applicazioni sul silicio si è passati allo studio di sistemi sempre più complessi quali quelli biologici (proteine, RNA, DNA), alle transizioni di fasi indotte da temperature o pressioni esterne, a reazioni chimiche in fase gassosa ed in soluzione. La potenza risiede essenzialmente nella possibilità di seguire la dinamica del sistema in esame, prendendo direttamente in considerazione gli effetti anarmonici del potenziale e di polarizzazione. Questi sono di fondamentale importanza nello studio di solventi strutturati, come l’acqua ed il metanolo, della reattività chimica e delle proprietà spettroscopiche: i risultati delle simulazioni presentano un livello di accuratezza paragonabile a quello degli esperimenti e possono pertanto essere usati con confidenza nell’interpretazione dei dati sperimentali. Il lavoro di questa tesi riguarda principalmente l’applicazione del metodo CarParrinello allo studio di tre classi di sistemi: reazioni di sostituzione nucleofila bimolecolari dalla fase gassosa alle soluzioni, lo studio delle proprietà strutturali e dinamiche del metanolo liquido e, infine, lo studio delle transizioni di fasi nell’idrossido di litio anidro e dell’assegnamento dello spettro vibrazionale dell’idrossido di litio monoidrato. Pertanto la tesi risulta essere articolata in una prima parte introduttiva, dove sono vi stati raccolti richiami sulla teoria del funzionale della densità e sulla dinamica molecolare Car-Parrinello. Nella seconda parte sono discusse le applicazioni alle classi dei sistemi suddetti, e nella terza parte è descritto l’assegnamento degli spettri vibrazionali dei fullereni C60 e C70 , ed infine, nella quarta ed ultima parte, sono riportate le prospettive e descrizione preliminari sulla reattività dell’etilene ad alte pressioni. La prima parte del lavoro di tesi di dottorato è stata dedicata al completamento e all’estensione del lavoro di tesi di laurea e si è incentrata sullo studio delle reazioni di sostituzione nucleofila bimolecolare di scambio identico in fase gassosa: Cl− + ClCH2 X → ClCH2 X + Cl− con X = CN, Cl, H. Lo studio di queste reazioni è stato inizialmente incentrato sulla comprensione degli effetti dell’α-sostituente sul meccanismo e sulla velocità di reazione. Quindi sono stati analizzati gli effetti termici sul profilo di reazione e sulla caratterizzazione strutturali dei complessi prereattivi. Tramite metodi per lo studio di eventi rari, come il Blue Moon ed il Transition Path, è stata esplorata la superficie di energia potenziale a temperatura finita (TPES), superando il limite di altri metodi computazionali limitati alla temperature di 0 K. Sono state determinate le variazioni di energia potenziale ed energia libera durante il corso della reazione. Particolarmente interessante è stato osservare che il complesso ionedipolo relativo alla reazione del ClCH2 CN sia caratterizzato dalla presenza di un legame ad idrogeno anche in accordo con le ipotesi sperimentali. Gli effetti di solvatanti del gruppo CN sono stati valutati all’aumentare della distanza dal carbonio centro di attacco per le reazioni sulla serie: Cl− + Cl(CH2 )n CN → Cl(CH2 )n CN + Cl− vii con n=2, . . ., 5. Queste simulazioni hanno consentito una completa comprensione degli effetti della microsolvatazione e di determinare che la reattività non varia tanto all’aumentare della lunghezza della catena alchilica quanto dalle interazioni di stabilizzazione di tipo legame ad idrogeno che si instaurano nel complesso prereattivo. Si è stabilito con accuratezza il meccanismo di reazione, sia alla temperatura di ∼ 0 K che di ∼ 300 K e verificato la possibile competizione con l’eliminazione. Le interazioni che si instaurano allo stato di transizione per la reazione di sostituzione nucleofila bimolecolare: Cl− + CH3 Br → ClCH3 + Br− In questa simulazione le molecole di solvente sono state incluse esplicitamente e ciò ha consentito una descrizione dettagliata dell’influenza della formazione di legami ad idrogeno sui due alogeni che prendono parte alla reazione e di come questi influenzino la diversa velocità di reazione rispetto alla fase gassosa. Sono state inoltre determinate deboli interazioni direzionali tra gli idrogeni del gruppo metile e gli atomi di ossigeno delle molecole di acqua, che suggeriscono la formazione di deboli legami a idrogeno. Le simulazioni CPMD si sono rivelate particolarmente utili nella caratterizzazione delle proprietà strutturali, dinamiche e spettroscopiche del metanolo liquido ed in particolare del tempo di vita del legame ad idrogeno e del momento di dipolo delle molecole in fase massiva. Da un punto di vista strutturale è stato messo in evidenza come le molecole di metanolo siano coinvolte nella formazione di un numero di legami ad idrogeno che va da 0 a 3, con un’elevata percentuale di molecole coinvolte in 2 legami ad idrogeno per la formazione di catene. Il momento di dipolo associato a ciascuna molecola può essere correlato al numero di legami ad idrogeno in cui questa è coinvolta. Infine sono state studiate le dinamiche viii del legame ad idrogeno, verificando come queste siano caratterizzate da differenti tempi di vita, associati a differenti tipi di interazioni. L’analisi è stata compiuta introducendo una nuova funzione, che sopperisce a tutta una serie di problemi che affliggono i metodi tradizionali usualmente utilizzati. Tramite questa funzione sono prese in considerazione correttamente le oscillazioni veloci di una molecola nella gabbia, consentendo un’accurata riproduzione di tutta una serie di dati che sono stati resi disponibili con l’introduzione delle spettroscopie a femtosecondi. Questi studi costituiscono una base per successive simulazioni di reazioni in solventi diversi dall’acqua e per stabilire l’importanza di effetti di polarizzazione e di trasferimento di carica nella messa a punto di modelli polarizzabili in dinamica molecolare classica. In vista di future simulazioni sulla reattività tra CO2 ed idrossido di litio, anidro e monoidrato, sono stati condotti tutta una serie di studi sulla struttura dei cristalli e sulle proprietà spettroscopiche di questi due composti. Da un punto di vista sperimentale l’evoluzione della reazione può essere seguita tramite spettroscopia infrarossa. Spettri IR possono essere ottenuti direttamente da simulazioni e questo consente di avere una descrizione a livello atomico del meccanismo di reazione. L’assenza di un completo assegnamento degli spettri vibrazionali di queste sostanze, specialmente nella regione a basse frequenze, ha richiesto un approfondito studio, che è stato principalmente incentrato sull’idrossido di litio monoidrato. Sono attualmente in fase di completamento simulazioni tramite tecniche accelerate per la determinazione di strutture in fasi a pressioni e temperature diverse da quelle ambiente dell’idrossido di litio anidro. In particolare si è applicato il metodo della “metadinamica” applicato a simulazioni con cella variabile, sviluppato in collaborazione con la dott.sa Marcella Iannuzzi e con il Prof. Michele Parrinello, durante il periodo di studio all’estero presso il Centro Svizzero di Calcolo Scien- ix tifico (CSCS) a Manno, Lugano (Svizzera). Questo tipo di simulazioni consente lo studio di transizioni di fase al più alto livello di teoria e in tempi di calcolo inferiori a quelli dei metodi finora utilizzati. Anche il problema dell’utilizzo di pressioni superiori a quelle applicate negli esperimenti per indurre le transizioni è risolto, consentendo un diretto confronto tra misure e risultati dei calcoli. Infine sono state studiate le proprietà strutturali e spettroscopiche dei due composti della classe dei fullereni: C60 e C70 . Per questi composti sono stati eseguiti calcoli di struttura elettronica e di spettri vibrazionali tramite DFT. I risultati numerici, comparati con i risultati sperimentali ed i precedenti studi riportati in letteratura, sono stati utilizzati per il completo assegnamento degli spettri vibrazionali sperimentali. x Parte I Teoria del funzionale densità e dinamica molecolare ab initio 1 Capitolo 1 Teoria del funzionale densità La teoria del funzionale densità, DFT, permette un’accurata descrizione della struttura elettronica della materia attraverso la densità elettronica, ρ(r), rappresentando cosı̀ un approccio alternativo e complementare ai metodi Hartree-Fock e post Hartree-Fock, che hanno come quantità di riferimento la funzione d’onda molecolare, Ψ. Il successo della DFT deve essere ricercato nel vantaggio computazionale apportato dal metodo, in quanto, pur tenendo in considerazione le interazione di scambio e correlazione, richiede risorse di calcolo inferiori a quelle dei metodi Hartree-Fock correlati a parità di risultati. Ciò ha consentito l’applicazione ad un’elevata varietà di sistemi di interesse chimico, biologico e tecnologico, aprendo nuove e concrete opportunità di studio per sistemi complessi e costituiti da un numero elevato di elettroni, che sono fuori dalla portata dei metodi Hartree-Fock correlati. 2 1.1 Densità elettronica e Hamiltoniano elettronico La teoria del funzionale densità, DFT (Density Functional Theory), consente la risoluzione rigorosa di problemi polielettronici, relativi a sistemi atomici o molecolari, essenzialmente nello stato fondamentale, in termini della densità elettronica, ρ(r). Se il sistema in esame è costituito da N nuclei in posizioni stabilite, questi danno luogo ad un potenziale esterno, v(r), in cui gli elettroni si muovono e interagiscono. La funzione d’onda elettronica indipendente dal tempo dello stato fondamentale può essere ottenuta dalla soluzione dell’equazione di Schrödinger. La densità elettronica, ρ(r), è correlata alla funzione d’onda di un sistema N elettronico, Ψ, in quanto rappresenta la probabilità di trovare un elettrone nell’elemento di volume dx1 nell’intorno del punto r1 : Z ρ(r1 ) = N Z ... |Ψ(x1 , x2 , . . . , xN )|2 dσ1 dx2 . . . dxN (1) Questa è una funzione di tre variabili, x1 ,y1 e z1 , dalla cui integrazione si ha il numero di elettroni: Z ρ(r1 )dx1 = N (2) Pertanto le informazioni contenute nella funzione d’onda Ψ vengono integrate in ( 1) su tutte le coordinate di spin e su tutte le coordinate spaziali eccetto quelle relative all’elettrone 1. Particolarmente utili nella successiva espressione dei termini relativi alla DFT, nel caso di sistemi closed shell, sono le definizioni delle matrici densità ridotta al primo e secondo ordine: Z ρ(r1 , r01 ) =N Z ... Ψ(r1 σ1 , x2 , . . ., xN )Ψ∗ (r01 σ1 , x2 , . . ., xN )dσ1 dx2 . . . dxN (3) 3 e: ρ(r1 , r2 ; r01 , r02 ) = N (N − 1) Z Z (4) . . . Ψ(r1 σ1 , r2 σ2 , . . ., xN )Ψ∗ (r01 σ1 , r02 σ2 , . . ., xN )dσ1 dσ2 dx3 . . . dxN Gli elementi diagonali delle precedenti due matrici sono rispettivamente: ρ(r1 , r1 ) = ρ(r1 ) (5) 1 1 ρ(r1 , r2 ; r1 , r2 ) = ρ(r1 )ρ(r2 ) − ρ(r1 , r2 )ρ(r2 , r1 ) 2 4 (6) e: Particolarmente importante è questa seconda quantità, perché rappresenta la probabilità di trovare due elettroni simultaneamente nelle posizioni r1 e r2 rispettivamente ed introduce la definizione di probabilità condizionale: ρcond = ρ(r1 , r2 ; r1 , r2 )/ρ(r1 , r1 ) (7) Per un sistema di N elettroni interagenti in moto nel campo generato da M nuclei, l’energia dello stato fondamentale elettronico, nell’approssimazione nonrelativistica di Born-Oppenheimer è ricavata dalla risoluzione dell’equazione di Shrödinger indipendente dal tempo: ĤΨ = (T̂ + V̂en + Vˆee )Ψ = EΨ dove: (8) N 1X 2 T̂ = − ∇i 2 i=1 V̂ee = N X i<j V̂en 1 |ri − rj | N N X M X X = v(ri ) = −ZA |RA − ri | i=1 A=1 i=1 4 (9) (10) (11) sono rispettivamente gli operatori per energia cinetica, interazione elettrone-elettrone e elettrone-nuclei. Risolvendo l’equazione di Schödringer si determina la funzione polielettronica dello stato fondamentale, Ψ, o, in altre parole, Ψ è determinata specificando N ed il potenziale esterno v(ri ). 1.2 Teoremi di Hohenberg-Kohn Il punto di partenza della teoria del funzionale della densità è costituito dai due teoremi di Hohenberg e Kohn [1], secondo i quali la densità elettronica, ρ(r), è la quantità che permette la descrizione dello stato fondamentale di un sistema polielettronico. Il primo teorema di Hohenberg e Kohn stabilisce che la densità elettronica dello stato fondamentale determina univocamente, a meno di una costante additiva, il potenziale esterno, v(ri ); tuttavia per effetto dell’equazione 2, questa determina anche il numero degli elettroni. D’altra parte N e v(ri ) determinano a loro volta la funzione d’onda molecolare del sistema, Ψ, e quindi tutte le proprietà dello stato fondamentale. Le proprietà dello stato fondamentale possono essere determinate come valore di aspettazione di opportuni operatori, Ô: hΨ[ρ]|Ô|Ψ[ρ]i = O[ρ] (12) Pertanto anche l’energia elettronica dello stato fondamentale sarà un funzionale della densità elettronica: hΨ[ρ]|Ĥ|Ψ[ρ]i = E[ρ] = E[N, v] = E0 (13) Il secondo teorema di Hohenberg e Kohn esprime per la densità elettronica il principio variazionale, cosicché data una densità di prova, ρ̃, definita positiva in 5 ogni punto e tale che R ρ̃(r)dr = N , l’energia dello stato fondamentale E0 è data: E0 ≤ Ev [ρ̃] (14) La minimizzazione del funzionale energia, Ev [ρ], definito come: Z Ev [ρ] = T [ρ]+Vee [ρ]+Ven [ρ] = FHK [ρ]+Ven [ρ] = FHK [ρ]+ ρ(r)v(r)dr (15) dove il funzionale FHK detto funzionale universale perché indipendente dal potenziale esterno v(r), richiede che: ½ ·Z ¸¾ δ Ev [ρ] − µ ρ(r)dr − N =0 (16) con µ moltiplicatore indeterminato di Lagrange, che coincide con il potenziale chimico del sistema in esame: µ= δFHK [ρ] δEv [ρ] = v(r) + δρ(r) δρ(r) (17) La conoscenza del funzionale universale, FHK , consentirebbe la risoluzione esatta dell’equazione 16. Benché la forma del funzionale universale non sia nota, i due teoremi di Hohenberg e Kohn sono il fondamento di una teoria esatta, che ha come grandezza di riferimento la densità elettronica. 1.3 Metodo di Kohn-Sham La densità dello stato fondamentale può essere ottenuta dalla minimizzazione dell’equazione 16, ma questo in genere è di difficile attuazione a causa dei problemi relativi alla valutazione dei funzionali energia cinetica e di interazione interelettronica, che vi compaiono. 6 Kohn e Sham [2] hanno messo a punto un metodo che permette di superare queste difficoltà, introducendo un sistema ausiliario, che non presenta termini di repulsione elettrone-elettrone nell’hamiltoniano, ma che è caratterizzato dalla stessa densità elettronica dello stato fondamentale del sistema in studio: ¸ N · X 1 2 Ĥs = T̂s + V̂s = − ∇ + vs (ri ) 2 i=1 (18) Per il primo teorema di Hohenberg e Kohn, un sistema di elettroni indipendenti, che si muovono sotto l’azione di un potenziale locale vs (r), può essere descritto tramite una funzione d’onda determinantale: 1 Ψs = √ det[φ1 φ2 . . . φN ] N! (19) dove i φi sono gli N autostati di più bassa energia dell’hamiltoniano mono-elettronico,ĥs : ¸ · 1 2 (20) ĥs φi (r) = − ∇ + vs (r) φi (r) = ²i φi (r) 2 La densità elettronica del sistema di elettroni non interagenti è: N X ρs (r) = | φi (r)|2 = ρ0 (r) (21) i=1 e per come è stato definito il sistema ausiliario, questa sarà uguale alla densità dello stato fondamentale del sistema in esame. Se il potenziale locale Vs esiste, e ciò è stato provato in certe condizioni, è unico per il primo teorema di Hohenberg e Kohn ed uniche sono le soluzioni dell’hamiltoniano monoelettronico, ovvero delle equazioni di Kohn e Sham. L’energia elettronica del sistema a particelle interagenti che si muovono sotto l’effetto di un potenziale esterno, v(r) è: Z Ev [ρ] = Ts [ρ] + 1 v(r)ρ(r)d(r) − 2 7 Z ρ(r)ρ(r0 )d(r)d(r0 ) + EXC [ρ] |r − r0 | (22) dove l’energia di scambio e di correlazione, EXC , contiene la differenza tra l’energia cinetica dei sistemi interagenti e non interagenti e la parte non classica del potenziale di interazione interelettronica: EXC [ρ] = (T [ρ] − Ts [ρ]) + (Vee [ρ] − J[ρ]) (23) Ricorrendo ai moltiplicatori indeterminati di Lagrange per minimizzare il funzionale energia, si ha: µ = vs (r) + δTs [ρ] δJ[ρ] δEXC [ρ] = v(r) + + δρ(r) δρ(r) δρ(r) (24) Le equazioni di Kohn e Sham, pur risolvendo il problema dell’energia cinetica, non portano ad una definizione del funzionale di scambio e correlazione, che rimane cosı̀ l’unica grandezza incognita. È evidente che tanto più corretto sarà il funzionale di scambio e correlazione scelto e tanto più accurata sarà l’energia elettronica. 1.4 Potenziale chimico Nel corso di processi chimici si ha una riorganizzazione della struttura elettronica, legata alla ridistribuzione degli elettroni all’interno del sistema, che determina il passaggio da uno stato fondamentale ad un altro. La variazione dell’energia al primo ordine è legata alla risposta del sistema alla variazione del numero degli elettroni ed è legata al potenziale chimico dalla seguente equazione differenziale, che è di importanza fondamentale per la descrizione della reattività in termini di DFT: Z dE = µdN + ρ(r)dv(r)d(r) (25) Il cambiamento da uno stato fondamentale ad un altro può essere seguito attraverso il differenziale totale dell’energia in funzione del numero di elettroni e del 8 potenziale esterno: µ ¶ µ ¶ µ ¶ ¸ Z · ∂E ∂E ∂E δE dE = dN + dv(r) = dN + v(r)d(r) ∂N v ∂v(r) N ∂N v δv(r) N (26) Una relazione analoga può essere ottenuta differenziando l’equazione 15: ¸ ¸ Z · Z · δE δE dE = ρ(r)d(r) + v(r)d(r) δρ(r) v δv(r) ρ (27) Se si eguagliano le precedenti equazioni, ricordando la definizione di potenziale chimico (equazione 16) ed essendo: · ¸ ¸ · δE δE = = ρ(r) δv(r) N δv(r) ρ si ha: µ µ= ∂E ∂N (28) ¶ (29) v L’analisi del comportamento del potenziale chimico in funzione della variazione del potenziale esterno o del numero di elettroni, introduce due nuove grandezze estremamente utili nella comprensione della reattività delle specie chimiche: µ ¶ ¸ Z · Z ∂µ δµ dµ = dN + dv(r)d(r) = ηdN + f (r)dv(r)d(r) (30) ∂N v δv(r) N dove: η: è la durezza ed è una misura della resistenza al flusso degli elettroni sotto l’effetto di un potenziale esterno, ovvero soggetti ad una variazione del potenziale chimico. f (r): è la funzione di Fukui, che assume un diverso significato in relazione all’aggiunta o sottrazione di elettroni ad una specie chimica; questa è infatti la definizione delle densità degli orbitali HOMO e LUMO, ampiamente utilizzati nella descrizione delle interazioni intermolecolari nelle reazioni chimiche. 9 L’energia di una molecola è di scarsa utilità da un punto di vista della reattività mentre assumono, come precedentemente notato, un notevole interesse le sue variazioni, in risposta a delle sollecitazioni esterne. Cosı̀ se il potenziale chimico è una misura del flusso degli elettroni in una molecola, la durezza è una misura della stabilità di questa specie. Il principio di massima durezza si può cosı̀ enunciare: la molecola tende a riorganizzarsi cosı̀ da massimizzare η: µ η= ∂µ ∂N ¶ µ = v ∂ 2E ∂N 2 ¶ (31) v Poichè tale grandezza può essere definita in termini di differenze finite come la differenza di energia tra LUMO (orbitale molecolare non occupato a più bassa energia) e HOMO (orbitale molecolare occupato a più alta energia), η = I − A, si ha che la reattività di una specie diminuisce all’aumentare della durezza, in quanto gli elettroni tenderanno ad occupare il livello a più bassa energia stabilizzando il sistema. L’andamento della durezza durante un percorso di reazione è un altro elemento da tenere in considerazione nello studio della reattività perché l’elevata reattività che caratterizza lo stato di transizione di una reazione è legata ad un valore di minimo per la durezza: gli elettroni potranno muoversi con più facilità e ciò è confermato da un massimo del potenziale chimico. Una grandezza legata alla durezza ed utile nel campo della reattività è la sofficità, che è cosı̀ definita: S= 1 η (32) La durezza e la sofficità sono le parole chiave del principio HSAB, hard soft acid base, secondo il quale una sostanza dura tende a reagire con una dura e una soffice con una soffice. La durezza e la sofficità delle sostanze chimiche è razionalizzata, benchè solo a livello qualitativo, sulla base della seguente suddivisione: 10 • soft base≡ atomo donatore con orbitali vuoti a bassa energia; • hard base≡ atomo donatore con orbitali vuoti ad alta energia e quindi non accessibili; • soft acid≡ atomo accettore con elettroni esterni facilmente eccitabili; • hard acid≡ atomo accettore che non ha elettroni esterni facilmente eccitabili; Sulla base di queste definizioni, per comprendere il ruolo di ciascun atomo in una molecola conviene passare dalla definizione globale della durezza e della sofficità ad una locale: Z s(r)η(r)dr dove: (33) · ∂ρ(r) s(r) = f (r)S = ∂µ e · δµ η(r) = δρ(r) ¸ (34) v ¸ (35) N dove f (r) è l’indice di Fukui. Queste definizioni, nell’ambito della classificazione HSAB, rappresentano gli indici di reattività relativi alle specie atomiche contenute in una molecola consentendo di predire i siti più reattivi, sulla base di dove sia più facile avere un trasferimento elettronico. Le funzioni di Fukui nell’ambito della teoria del funzionale densità sono quantità locali che indicano come gli elettroni entranti o uscenti si ridistribuiscono all’interno di una molecola e introducono il concetto di orbitali molecolari di frontiera (FMO, frontier molecular orbital). Infatti l’espressione della definizione di indice 11 di Fukui in termini di densità elettronica è direttamente connessa alle densità di HOMO e LUMO: · δµ f (r) = δv(r) ¸ µ = N ∂ρ(r) ∂N ¶ (36) v Una variazione del numero di elettroni in una molecola da N a N+∆N , ritenendo valida l’approssimazione che gli elettroni di core non risentano di tale variazione, darà luogo ad una nuova densità, ρ∆ senza apportare ad una variazione della struttura elettronica. Ciò permette di definire tre indici di Fukui, che prendono in considerazione l’aumento e il decremento degli elettroni rispetto al caso della molecola isolata e la media di questi: ¶ + µ ∂ρ(r) + ≈ ρLU M O (r) f (r) = ∂N v µ ¶ − ∂ρ(r) − f (r) = ≈ ρHOM O (r) ∂N v 1 1 f (r)◦ = [f (r)+ + f (r)− ] ≈ [ρLU M O (r) + ρHOM O (r)] 2 2 (37) (38) (39) Se ∆N è uguale ad uno, nell’ambito delle differenze finite, le precedenti possono essere riscritte come: f (r)+ = ρN +1 (r) − ρN (r) ≈ ρLU M O (r) (40) f (r)− = ρN (r) − ρN −1 (r) ≈ ρHOM O (r) (41) 1 1 f (r)◦ = [ρN +1 (r) − ρN −1 (r)] ≈ [ρLU M O (r) + ρHOM O (r)] 2 2 (42) Ricorrendo alla teoria FMO, il significato fisico dei tre indici è la misura della preferenza di un sito a reagire rispettivamente nei confronti di un reagente nucleofilo, di un reagente elettrofilo o di un radicale. Poiché in una molecola potranno esserci più siti che possono dare interazioni con il reagente, la reazione tenderà ad avvenire dove si ha la massima variazione del potenziale chimico. 12 1.5 Caratterizzazione della struttura elettronica La caratterizzazione e classificazione del legame chimico sono legate al concetto di localizzazione degli elettroni, come è noto dalla teoria di Lewis o dalla VSEPR (Valence Shell Electron Pair Repulsion). La corretta conoscenza della distribuzione elettronica è essenziale nello studio di cinetiche di reazione, perché direttamente connessa alla stabilità delle specie che si formano. Benché l’analisi di popolazione di Mulliken[3, 4, 5, 6](MPA) sia strettamente dipendente dalla scelta delle funzioni di base e dall’arbitrarietà della partizione della carica, MPA è risultato essere un utile strumento di indagine nel caso di molecole simili, purché i calcoli siano eseguiti allo stesso livello di teoria e con lo stesso set di base. In questa situazione si ricava un trend della variazione della carica durante tutta la reazione, che è direttamente collegata alla variazione della struttura elettronica ed alla stabilità delle specie in esame. Per sopperire alle problematiche legate alla scelta e dipendenza del set di base si può ricorrere alla localizzazione della funzione d’onda attraverso trasformazioni unitarie, cosı̀ da avere una rappresentazione del legame chimico che maggiormente si avvicina alla classificazione di Lewis. Nel caso di calcoli ab initio con basi gaussiane uno dei metodi più utilizzati per la localizzazione degli orbitali molecolari è rappresentato dall’analisi del tipo Natural Bond Orbital (NBO) [7, 8, 9, 10]. Questa tecnica è legata ad una serie di ortogonalizzazioni e trasformazioni unitarie delle funzioni d’onda, nella ricerca di una struttura di Lewis in cui gli orbitali di legame sono caratterizzati dalla massima occupazione. L’analisi di popolazione Natural Population Analysis (NPA) [7, 8, 9, 10] è eseguita sul set di orbitali atomici ortonormali, NAO, ottenuti dalle precedenti trasformazioni. Questo tipo di analisi diversamente da quella di Mulliken risente poco della variazione del set 13 di base, mantenendo la semplicità di interpretazione dei risultati. Un’altra delle possibili scelte della localizzazione degli orbitali molecolari cade sulle funzioni di Wannier[11, 12], definite in termini di una trasformazione unitaria degli orbitali di Bloch occupati. La ragione della minor diffusione delle funzioni di Wannier rispetto ad altri metodi di localizzazione elettronica è legata alla definizione non univoca di queste funzioni per l’arbitrarietà nella scelta del fattore di fase degli orbitali di Bloch. Tuttavia, recentemente, Marzari e Vanderbilt[11] hanno messo a punto una procedura che permette di ottenere le funzioni di Wannier massimamente localizzate. Secondo quanto proposto da Marzari e Vanderbilt questi orbitali si ottengono minimizzando lo scarto: S= X n X (hωn |r2 |ωn i − hωn |r|ωn i2 ) = n (hr2 in − hri2 n ) (43) dove h. . . in indica il valore di aspettazione rispetto all’orbitale di Wannier ωn . La minimizzazione dello scarto S è equivalente alla massimizzazione del funzionale Ω cosı̀ definito: Ω= X ¡ n |Xnn |2 + |Ynn |2 + |Znn |2 ¢ (44) dove: 2π Xmn = hωm |e−i L x |ωn i (45) Si hanno espressioni analoghe per Ymn e Zmn , mentre L indica il lato della cella di simulazione, presa come cubica per semplicità. La massimizzazione di Ω avviene iterativamente, ricorrendo ad un algoritmo di tipo steepest descent, che ha come (1) punto iniziale la costruzione della matrice Xmn : (1) (1) (1) (0) A Xmn ≡ e−A Xmn e (46) dove: 2π 2π (0) = hωm (0) |e−i L x |ωn (0) i = hψm (KS) |e−i L x |ψn (KS) i Xmn 14 (47) Espressioni analoghe si hanno per Ymn (1) eZmn (1) . Gli orbitali di Kohn-Sham, ψm (KS) , presenti nella precedente equazione, sono determinati attraverso un calcolo di struttura elettronica. La matrice A(1) , è una matrice antihermitiana, che è legata alla procedura steepest descent dalla seguente relazione: Amn (1) ´ ³ h ¢i ¡ (0) dΩ (0) (0) ∗ (0) ∗ (0) ∗ (0) = ∆t· Xmn · Xnn − Xmm − Xmn · Xnn − Xmm = ∆t· dAmn (0) (48) dove ∆t è il time step della procedura di massimizzazione. Tale processo è ripetuto fino a convergenza, ottenendo: ωn = Y (i) i e−A ψn (KS) (49) Una volta ottenute le funzioni di Wannier, è possibile partizionare la carica delle specie chimiche che caratterizzano il sistema in esame attraverso la posizione dei centri di queste funzioni: xn = − 2π L Im lnhωn |e−i L x |ωn i 2π (50) La posizione dei centri delle funzioni di Wannier (WFC) fornisce un ulteriore strumento che permette l’analisi delle distribuzioni di carica in modo più chiaro e razionale di quello ottenuto da analisi di popolazione tramite i convenzionali orbitali molecolari delocalizzati. Un esempio di WFC è riportato in Fig. 1.1 (a), dove la posizione dei centri per la molecola di acqua è rappresentata con sfere di colorazione blue. Infine tramite la quantità: r σ= X n (hr2 in − hri2 n ) (51) si ricavano importanti informazioni relative alla polarizzazione degli orbitali, perché σ è un indice, molto sensibile della diffusione nello spazio delle funzioni 15 di Wannier ed è molto sensibile alla variazione dell’intorno di una specie in un sistema chimico. Un alternativa classificazione e caratterizzazione del legame chimico è rappresentata dalle funzioni di localizzazione elettronica, ELF (Electron Localization Function)[13, 14]. Questo tipo di indagine è indipendente dalla descrizione in termini di orbitali molecolari della struttura elettronica, ma è legata all’analisi topologica della densità elettronica, ρ(r). Questo approccio, benché strettamente connesso alla teoria del funzionale della densità, si discosta dalla descrizione classica del legame chimico secondo Lewis: le unità di riferimento non sono più gli elettroni ma la densità di carica. La densità di carica, che in linea di principio può essere calcolata esattamente, non fornisce informazioni facilmente fruibili a causa del forte contributo degli elettroni di core, ne’ tantomeno rileva gli effetti del principio di esclusione di Pauli sul legame chimico e sulla struttura elettronica, che si sono invece dimostrati molto importanti per comprensione dei legami chimici. A partire da queste considerazioni recentemente Becke e Edgecombe hanno proposto una definizione di funzioni di localizzazione elettronica, ELF, che si basano sulla probabilità condizionale di trovare un elettrone nella posizione 2 rispetto ad uno di riferimento situato nella posizione 1 con stesso spin σ: σσ Pcond (1, 2) = ρσ (2) − |ρ1 σ (1, 2)|2 ρσ (1) (52) Per determinare la più piccola probabilità di trovare un secondo elettrone posto nell’intorno di quello di riferimento, dall’espansione in serie di Taylor della probabilità a coppie mediata sfericamente, si deve valutare il più piccolo valore della quantità Dσ : 1 1 (∇ρ)2 2 Dσ = − |∇ψi | − 2 8 ρ (53) Poiché la localizzazione degli elettroni richiede piccoli valori di Dσ è stata propo16 sta la seguente definizione per le ELF: 1 ³ ELF = 1+ Dσ Dσ 0 ´2 (54) dove Dσ 0 è un fattore di normalizzazione e rappresenta l’energia cinetica di un gas omogeneo di elettroni: Dσ 0 = 3 (3π 2 )2/3 ρ5/3 10 (55) Con tale definizione si ha: 0 ≤ ELF ≤ 1 (56) dove con 1 si ha la massima localizzazione. Savin e Silvi[14] hanno proposto una diversa interpretazione che si discosta da quella di Becke e secondo la quale Dσ deve essere considerato come la differenza di energia cinetica del sistema fermionico in esame con quella di un sistema bosonico avente stessa densità di carica. La differenza tra queste quantitá è l’eccesso di energia cinetica totale dovuto al principio di esclusione di Pauli. Le ELF sono dunque una misura del comportamento bosonico della densità elettronica, ed infatti elettroni spaiati o coppie di elettroni con spin antiparallelo si comportano quasi come bosoni, cosicché l’eccesso di energia cinetica è piccolo e le ELF tendono al valore unitario. Al crescere della probabilità di trovare elettroni con spin parallelo il valore delle ELF tende a zero. L’introduzione di questo tipo di partizionamento e la conseguente analisi topologica della densità di carica sono accompagnate da una nuova terminologia, sulla base della quale i massimi locali delle ELF definiscono gli attrattori di localizzazione che sono solamente di tre tipi: core, legame e non-legame. La disposizione degli attrattori nelle molecole fornisce un sistema di caratterizzazione del legame 17 chimico mentre la loro forma, che sulla base di un’analisi per simmetria può essere un punto, una sfera o un anello, fornisce utili informazioni sulla disposizione elettronica. Al variare del valore limite delle isosuperfici definite dalle ELF, dette domini di localizzazione, queste possono subire o meno delle modificazioni topologiche (possono cioè cambiare o meno la forma): il valore limite per cui si riscontrano eventuali variazioni è detto biforcazione. Ciascun dominio di localizzazione contiene almeno un attrattore e se ne contiene uno solo è detto irriducibile. La disposizione dei domini irriducibili permette quindi la classificazione del legame chimico in relazione ai tre tipi di attrattori: gli attrattori di core risultano localizzati in presenza dei nuclei, quelli di legame tra due nuclei mentre quelli di non legame giacciono generalmente esternamente alla moleola nell’intorno dell’atomo a cui appartengono. Un esempio di ELF è riportato in Fig. 1.1 (b) e (c), dove gli attrattori per la molecola di acqua sono rappresentati con isosuperfici per un valore di 0.82 con colorazione blue. 18 a) b) c) Figura 1.1: In blue è riportata: a) posizione dei centri delle funzioni di Wannier. b) isosuperficie relativa alla funzione di localizzazione elettronica (cutoff=0.82), con vista perpendicolare al piano contenente la molecola c) isosuperficie relativa alla funzione di localizzazione elettronica (cutoff=0.82), con vista parallela al piano contenente la molecola 19 La possibilità di usare queste quattro distinte tecniche, MPA, NPA, WFC e ELF, permette una completa e chiara interpretazione delle variazioni delle struttura elettronica che avvengono durante una reazione chimica, ovvero offre uno strumento completo con cui seguire la formazione, rottura e variazione dell’ordine dei legami chimici e il flusso di carica ad essi associati. 20 Bibliografia [1] Hohenberg, P.; Kohn, W. Phys. Rev. 1964, 136, B864. [2] Kohn, W.; Sham, L. J. Phys. Rev. 1965, 140, A1133. [3] Mulliken, R. S. J. Chem. Phys. 1955, 23(10), 1833–1840. [4] Mulliken, R. S. J. Chem. Phys. 1955, 23(10), 1841–1846. [5] Mulliken, R. S. J. Chem. Phys. 1955, 23(12), 2338–2342. [6] Mulliken, R. S. J. Chem. Phys. 1955, 23(12), 2343–2346. [7] Reed, A. E.; Curtiss, L. A.; Weinhold, F. Chem. Rev. 1988, 88, 899–926. [8] Reed, A. E.; Weinstock, B. R.; Weinhold, F. J. Chem. Phys. 1985, 83(2), 735–746. [9] Reed, A. E.; Weinhold, F. J. Chem. Phys. 1983, 78(6), 4066–4073. [10] Foster, J. P.; Weinhold, F. J. Am. Chem. Soc. 1980, 102, 7211–7218. [11] Marzari, N.; Vanderbilt, D. Phys. Rev. B 1997, 56, 12847–12862. [12] Silvestrelli, P. L.; Marzari, N.; Vanderbilt, D.; Parrinello, M. Solid State Comm. 1998, 107(1), 7–11. [13] Becke, A. D.; Edgecombe, K. E. J. Chem. Phys. 1990, 92(9), 5397–5403. 21 [14] B.Silvi.; Savin, A. Nature 1994, 371, 683–686. 22 Capitolo 2 Dinamica molecolare ab initio: metodo Car-Parrinello La dinamica molecolare ab initio offre un importante metodo di simulazione, in cui le forze necessarie per effettuare uno studio della dinamica del sistema vengono ricavate per ogni configurazione mediante calcoli di struttura elettronica. Ottenere le forze da principi primi permette di superare uno dei limiti principali della dinamica molecolare classica dove le interazioni intermolecolari vengono approssimate tramite potenziali semiempirici, che limitano il campo di indagine a causa dell’impossibilità di ottenere un potenziale analitico sufficientemente accurato per lo studio di sistemi fortemente polarizzati o che presentano formazioni o rotture di legami chimici, come nel caso delle reazioni chimiche. La possibilità di calcolare le forze che agiscono sui nuclei con calcoli di struttura elettronica eseguiti durante la traiettoria, rende quindi possibile il superamento del problema tipico della dinamica molecolare classica, aprendo cosı̀ nuovi campi di indagine, che sono tuttavia limitati dalle lunghezze temporali per le quali è possibile eseguire una simulazione con le attuali risorse computazionali. 23 2.1 Dinamica molecolare classica Le propietà di sistemi chimico-fisici sono generalmente troppo complicate per consentire una risoluzione analitica delle equazioni che le descrivono, cosicché si deve ricorrere a tecniche numeriche, che si basano su un numero limitato di metodi. Questi metodi si dividono in classici ed ab initio. I più importanti metodi di simulazione classici sono Monte Carlo e dinamica molecolare. Il metodo Monte Carlo è stato originariamente messo a punto per il calcolo di integrali multidimensionali e viene applicato nello studio di sistemi complessi eseguendo un campionamento stocastico nello spazio delle fasi tramite una probabilità di distribuzione di Boltzmann. In questo modello non si ha una risoluzione delle equazioni del moto e quindi non si studiano vere e propie traiettorie e non si ricavano propietà dinamiche. Un approccio diverso è quello relativo alla dinamica molecolare classica, che è una teoria esatta nel limite classico, con l’accuratezza dei risultati legata alla qualità del modello utilizzato per descrivere il sistema in esame. Le simulazioni possono essere eseguite in vari insiemi termodinamici, benché quelli maggiormente utilizzati siano l’insieme microcanonico o NVE, nel quale il numero delle particelle (N), il volume (V) e l’energia totale (E) sono delle costanti, e quello canonico o NVT, nel quale è costante la temperatura invece dell’energia. Nel caso di un sistema microcanonico, l’energia è la somma dell’energia cinetica, hKi, e potenziale hV i. Nel caso di un sistema a N particelle, se si ha la possibilità di calcolare l’energia potenziale tramite un potenziale di interazione v che dipende dalla distanza rij tra l’atomo i e l’atomo j, si ha: + * N N * N + XX X p2 i + E = hKi + hV i = v(rij ) 2m i i<j i (1) Il metodo più semplice per effettuare una simulazione in quest’insieme è quello 24 di risolvere direttamente le equazioni di Newton: fi = mai (2) Si devono cosı̀ scrivere N equazioni, tenendo in considerazione che le particelle non sono libere e indipendenti ma tra di esse esiste una relazione secondo la quale: fi = X ∇rij v(rij ) (3) i6=j Quando la funzione potenziale è continua con derivata prima continua, le precedenti equazioni differenziali possono essere risolte numericamente ad intervalli di tempo piccoli: la simulazione sarà il calcolo di una successione temporale di configurazioni nello spazio delle fasi. L’intervallo di tempo che separa due diverse configurazioni, ∆t è detto time step e la sua scelta è determinata dalla massa delle particelle e dal potenziale utilizzato. Per il teorema ergodico, le medie temporali coincidono con quelle calcolate nello spazio delle fasi nel limite di tempi infiniti (qualunque insieme termodinamico si consideri): hXi = hXit = 1 lim tM AX →∞ tM AX Z tM AX X(t)dt (4) 0 dove tM AX è il tempo massimo di simulazione ed è legato alle grandezze che si devono calcolare. 2.2 Dinamica molecolare ab initio L’idea base dei metodi della dinamica molecolare ab initio è quella di generare le forze che determinano il moto dei nuclei attraverso una minimizzazione della struttura elettronica, che porta alla definizione di un potenziale di interazione interatomico. Questa procedura può essere riassunta nel seguente algoritmo: 25 1. Definire la posizione e le velocità iniziali degli atomi. 2. Risolvere il problema della struttura elettronica per la configurazione elettronica a questo time-step. Nell’approssimazione non relativistica di BornOppenheimer, per una data configurazione atomica R, l’energia totale è data da: ¯ + * ¯ M X M M X M ¯ ¯ X X ZI ZJ Z Z ¯ ¯ I J Ψ = E[{φ }, {R}]+ V = Ψ ¯Ĥe l + ¯ i ¯ |RI − RJ | ¯ |RI − RJ | I=1 J>I I=1 J>I (5) 3. Utilizzare la struttura elettronica per calcolare le forze agenti sugli atomi applicando il teorema di Hellmann-Feyman: FI = −∇RI V (R) (6) 4. Spostare gli atomi in accordo con le equazioni classiche del moto. 5. Generate le nuove coordinate atomiche, si torna al passo 2. L’implementazione di un simile algoritmo richiederebbe risorse di calcolo molto elevate a causa delle minimizzazioni iterative necessarie ad ogni step, che ne rende difficile l’attuazione da un punto di vista computazionale. Car e Parrinello [1] hanno proposto un metodo alternativo che richiede solo un’iniziale procedura iterativa per la determinazione della funzione d’onda, dopo di ché gli orbitali di Kohn e Sham sono considerati un set di variabili dinamiche, che seguono adiabaticamente il moto nucleare, muovendosi istante per istante sulla superficie di Born-Oppenheimer. 2.2.1 Equazioni del moto La simulazione di dinamica molecolare ab initio col metodo di Car e Parrinello assume la validità della meccanica classica nella descrizione del moto dei nuclei 26 e dell’approssimazione non relativistica di Born-Oppenheimer per separare il moto dei nuclei da quello degli elettroni. Tramite calcoli di struttra elettronica si ottiene il potenziale esterno, che genera le forze che portano al moto dei nuclei, secondo la relazione di Hellmann-Feyman (equazion 6). La quantità centrale è rappresentata dall’energia elettronica, che è determinata nell’ambito della teoria del funzionale densità [2], ed espressa in termini di orbitali monoelettronici che descrivono la densità elettronica e di un potenziale esterno, determinato dalle coordinate nucleari. In meccanica classica il moto di un corpo è determinato dalla lagrangiana del sistema: L= 1X MI Ṙ2I − V [{RI }] 2 I (7) dove MI è la massa dell’I-esimo nucleo. Secondo il metodo di Car e Parrinello anche agli orbitali di Kohn e Sham può essere associato un termine cinetico, che è trattato classicamente e rappresentato dalla seguente relazione: Ke = occ Z X drµi |φ̇i (r)|2 (8) i dove i µi sono parametri arbitrari. Generalmente si sceglie un unico µ per le ψi indipendentemente dallo stato elettronico; questi parametri sono le masse fittizie (o parametri di inerzia) assegnate ai gradi di libertà elettronici. In questo modo si definisce un sistema dinamico fittizio, associato al sistema reale che si vuole studiare. La cui superficie di energia potenziale, E[{φi }, {R}], è un funzionale sia dei gradi di libertà dei nuclei che degli elettroni. Il sistema fittizio è costruito in modo tale che le traiettorie generate durante la dinamica riproducono quelle del sistema reale, che è caratterizzato da una superficie di potenziale V . 27 La lagrangiana postulata da Car e Parrinello è: L= occ Z X i µZ ¶ X 1X ? 2 drµi |φ̇i (r)| + MI ṘI −Etot [{ψi }, RI ]+ Λij drψi (r)ψj (r) − δij 2 I ij (9) 2 In questo caso la lagrangiana è un funzionale dei gradi di libertà dei nuclei, {RI } e degli elettroni,{φi }. I termini che compaiono nella lagrangiana hanno il seguente significato: Ke = KI = Pocc R drµi |ψ̇i (r)|2 energia cinetica dei gradi di libertà elettronici. i 1 2 P I MI Ṙ2I energia cinetica dei gradi di libertà dei nuclei. Etot = E[{ψi }, RI ] energia del sistema, data dalla somma dell’energia elettronica e dal termine energetico di interazione nucleo-nucleo. vincoli = P ij Λij ¡R ¢ drψi ? (r)ψj (r) − δij i moltiplicatori di Lagrange so- no usati per imporre la condizione di ortonormalità degli orbitali di KohnSham ψi . Le equazioni newtoniane del moto possono essere ricavate dall’equazione di Lagrange, per i due set di gradi di libertà: µ ¶ ¶ µ ∂L d ∂L =0 − dt ∂ Ṙ I ∂RI µ ¶ µ ¶ δL d δL − =0 dt δ φ̇i δφi (10) (11) ed espicitando i vari termini si ha: MI R̈I = − µφ̈i = − ∂Etot ∂RI δEtot X Λij φj + δφ∗i j 28 (12) (13) Le equazioni ( 12) e ( 13) sono le equazioni del moto di Car-Parrinello. L’equazione del moto, relativa ai gradi di libertà dei nuclei, si discosta dalla corretta equazione del moto sotto l’effetto di un potenziale V [{R}]. Infatti differenziando la lagrangiana classica si ha: MI R̈I = − ∂V [{R}] ∂RI (14) Le traiettorie generate dal sistema fittizio non coincidono con quelle generate dal sistema in studio a meno che Etot [{ψi }, R] non sia un punto di minimo istante per istante. Con un’opportuna scelta del parametro µ e delle condizioni iniziali del sistema fittizio, {ψi }0 e {ψ̇i }0 , e cioè se la scala temporale dei gradi di libertà elettronici è più breve di quella dei gradi di libertà nucleari, si ha solamente un debole accoppiamento vibronico che porta soltanto ad un debole trasferimento di energia tra i due gradi di libertà. Quindi gli elettroni seguono adiabaticamente il moto dei nuclei su una superficie che giace in prossimità di quella di Born-Oppenheimer. In accordo con le equazioni del moto proposte da Car e Parrinello, il moto dei nuclei e degli orbitali evolve nel tempo ad una data temperatura. Se la temperatura dei gradi di libertà nucleari è quella fisica del sistema in esame, quella dei gradi di libertà elettronici è fittizia ma è un importante indice del moto degli elettroni sulla superficie di Born-Oppenheimer: una bassa temperatura e quindi bassa energia cinetica degli elettroni implica che queste particelle si trovino in prossimita del minimo della superficie di potenziale. 2.2.2 Algoritmo CPMD La minimizzazione del funzionale energia E[{φi }, R] rispetto agli orbitali di Kohn e Sham viene eseguita applicando il concetto di simulated annealing, secondo il 29 quale la minimizzazione della funzione O{β} avviene tramite la generazione di una successione di parametri {β} con il metodo Monte Carlo, con una probabilità di distribuzione secondo Boltzmann. Se in luogo del metodo Monte Carlo si ricorre alla dinamica molecolare, si ha una nuova procedura che consente la minimizzazione della struttura elettronica, che è detta dynamical simulated annealing. L’algoritmo CPMD prevede l’espansione della funzione d’onda in onde piane: X φi (r) = ci,k+G ei(k+G)·r (15) G in cui G indica il set di vettori del reticolo reciproco definiti G · l = 2πm, con l dimensione del box di simulazione e k il punto della zona di Brillouin cui è eseguito il calcolo. Il numero di punti k , che generalmente è utilizzato nei calcoli di struttura elettronica è limitato ad un numero piccolo di punti speciali, che nel caso di cristalli, sistemi disordinati e in particolar modo in sistemi isolati si riduce al solo punto Γ = (0, 0, 0). In questo caso la funzione d’onda si semplifica in: X φi (r) = ci,G eiG·r (16) G L’espansione completa della funzione d’onda coinvolgerebbe un numero infinito di termini e questo non è possibile da un punto di vista computazionale, cosicché occorre procedere ad un troncamento del set di base. Poiché il potenziale locale di Kohn-Sham converge rapidamente all’incrementare del modulo di G, in ciascun punto k, solo i vettori G con un’energia cinetica inferiore ad un dato cutoff sono inclusi nell’espansione: 1 |k + G|2 ≤ Ecut 2 (17) La scelta di Ecut è determinata da molti fattori, tra cui le specie chimiche che compongono il sistema e gli pseudopotenziali che generalmente sono usati in questo 30 tipo di calcoli, per sopperire al problema della rappresentazione delle funzioni d’onda in prossimità dei nuclei dove si hanno elevate oscillazioni, tali da richiedere basi estremamente estese. Quindi Ecut è determinato verificando la convergenza di alcune proprietà, quali la struttura molecolare, l’energia del sistema, l’energia di HOMO e LUMO o la variazione dell’energia di reazione. Riscrivendo l’equazione di Kohn-Sham nello spazio reciproco, ricorrendo al formalismo delle onde piane e degli pseudopotenziali, si ottiene un problema agli autovalori espresso da: ¶ X µ h̄2 2 0 0 0 |k + G| δGG0 + Vion (k + G, k + G ) + VH (G − G ) + VXC (G − G ) · 2m 0 G · ci,k+G0 = ²i ci,k+G (18) dove Vion , VH e VXC indicano rispettivamente i termini di interazione degli pseudoatomi, di Hartree-Coulomb e di scambio e correlazione. La risoluzione di quest’equazione avviene attraverso una lagrangiana che coinvolge il moto degli elettroni: L=µ occ Z X 2 dr|φ̇i (r)| − Etot [{φi }, RI ] + i X µZ Λij ¶ ? drφi (r)φj (r) − δij ij (19) dove i moltiplicatori indeterminati di Lagrange, Λij , assicurano l’ortonormalità della funzione d’onda. Poiché risulta computazionalmente più efficiente imporre l’ortonormalità degli orbitali di Kohn-Sham alla fine di ciascun step della dinamica, i moltiplicatori indeterminati di Lagrange sono sostituiti dal valore di aspettazione dell’energia dello stato λi : λi =< φi |Ĥ|φi > (20) Nel caso di onde piane e pseudopotenziali, lavorando nello spazio reciproco, 31 l’equazione per la minimizzazione dell’energia diventa: µ 2 ¶ h̄ 2 µc̈i,k+G = |k + G| − λi ci,k+G − 2m X (Vion (k + G, k + G0 ) + VH (G − G0 ) + VXC (G − G0 )) ci,k+G0 − (21) G0 Definendo un potenziale totale, V (G) = Vion (G) + VH (G) + VXC (G) , l’equazione diventa: µ µc̈i,k+G = ¶ X h̄2 2 |k + G| − λi ci,k+G − (V (G − G0 )) ci,k+G0 2m G0 (22) Quest’equazione può essere risolta tramite una procedura steepest descent o con metodi più raffinati come quelli basati sul gradiente coniugato, cosicché ad ogni time step si ottiene un set di coefficienti per le onde piane, che danno luogo ad una nuova densità. Attraverso la teoria DFT la densità definisce il potenziale esterno, che determina una nuova geometria molecolare. L’elemento chiave del metodo di Car e Parrinello è che questo tipo di minimizzazione può essere eseguito su più di un grado di libertà, per cui è possibile trattare contemporaneamente i gradi di libertà nucleari e elettronici, permettendo la riorganizzazione del sistema, cosı̀ da raggiungere la configurazione ottimale anche per sistemi complessi. Questo approccio di ottimizzazione dinamica permette dunque: • Una trattazione di sistemi estesi, sfruttando le potenzialità del metodo delle onde piane e degli pseudopotenziali ad un elevato livello di teoria, come è quello del funzionale densità. • Un simultaneo rilassamento dei gradi di libertà dei nuclei e degli elettroni. con la limitazione di portare ad un minimo locale che può non essere quello assoluto e quindi quello a più bassa energia. 32 Riscrivendo la lagrangiana 9 in termini di onde piane e pseudopotenziali: XX X 1X L=µ |ci,G ˙ |2 + MI Ṙ2I − Etot [{G}, RI ] + Λij (ci,G ? cj,G − δij ) 2 i ij I G (23) si ottengono due set di equazioni del moto: µci,G ¨ =− ∂Etot X + Λij ci,G ∂c?i,G j (24) ∂Etot ∂RI (25) MI R̈I = − che possono essere integrate con l’algoritmo velocity Verlet/ RATTLE. A questo punto è doveroso esaminare l’adiabaticità delle traiettorie nucleari che vengono generate nel corso di una simulazione col metodo di Car e Parrinello, richiesta che se venisse meno comprometterebbe l’effettiva implementazione del metodo. L’adiabaticità delle treaiettorie dei nuclei durante una simulazione di dinamica molecolare con il metodo di Car e Parrinello, può essere verificata dallo spettro degli autovalori delle funzioni d’onda, che si può estrarre dall’evoluzione temporale delle ψ. Per piccole deviazioni dallo stato fondamentale, la dinamica degli orbitali di KohnSham può essere descritta da una sovrapposizione di oscillatori di frequenza: ¸1/2 · 2(²j − ²i ) (26) ωij = µ dove ²i e ²j sono gli autovalori di Kohn-Sham di uno stato occupato e di uno nonoccupato rispettivamente. Quest’equazione risulta valida anche nel caso di una simulazione reale e non solo per piccole deviazioni dallo stato fondamentale. Infatti, lo spettro di frequenza dato dalla precedente equazione coincide con quello della funzione di autocorrelazione delle velocità degli orbitali di Kohn-Sham occupati: Z ∞ f (ω) = cos(ωt) 0 X i 33 < ψ̇i , t|ψ̇i , 0 > dt (27) La freequenza più bassa che può comparire nello spettro di frequenza è quella relativa alla differenza tra HOMO e LUMO: ¶1/2 µ 2Eg ωmin = µ (28) Per esempio in un ipotetico sistema con Eg = 2.0ev e massa fittizia degli elettroni µ=300 a. u. si ha una frequenza di 30600 cm−1 , mentre la frequenza di un moto nucleare arriva fino a circa 4000 cm−1 . L’elevata frequenza del moto elettronico assicura che gli elettroni seguano adiabaticamente il moto dei nuclei, rendendo trascurabile il trasferimento di energia tra i gradi di libertà veloci e lenti. 2.3 Sistema isolato Lo studio di sistemi isolati, siano essi carichi o caratterizzati da forti interazioni dipolari, pur essendo permessi dal metodo CPMD presentano l’indubbio inconveniente di dar luogo ad interazioni con le immagini, alterando sensibilmente le proprietà dinamiche che si vanno ad analizzare. Il metodo più semplice e ovvio per superare tale problema è quello di utilizzare celle di simulazione di dimensioni elevate, che possono eliminare o rendere trascurabili le interazioni di tipo dipolare, anche se non risolve il problema dei sistemi carichi, in quanto le forze coulombiane sono a lungo raggio. Nel caso di sistemi carichi si può allora ricorrere al metodo proposto da Hockney[3] e applicato con successo nell’ambito della DFT con onde piane da Barnett[4] e Landman. Questo è un metodo numerico che tronca la funzione d’onda al di fuori della cella di simulazione, mantenendo le condizioni di continuità della funzione d’onda annullando anche il gradiente. In questo caso si considera la densità di carica diversa da zero all’interno del box di simulazione, per semplicità, considerato monodimensionale e di dimensione 34 L. Si campiona il sistema su N punti equidistanti, che sono indicati con xp e si esprime il potenziale di Hartree, VH (r), in termini di funzioni di Green. ∞ N L X LX 0 0 VH (xp ) = G(xp − xp )ρ(xp ) = G(xp − x0p )ρ(x0p ) N p0 =−∞ N p0 =0 (29) Hookney sostituisce quest’equazione con una convoluzione ciclica: 2N +1 L X ṼH (xp ) = G̃(xp − x0p )ρ̃(x0p ) N p0 =0 (30) dove: p = 0, 1, 2, . . . , 2N + 1 ρ̃(xp ) = ρ(xp ), se 0 ≤ p ≤ N ρ̃(xp ) = ρ(xp ), se N ≤ p ≤ 2N + 1 G̃(xp ) = G(xp ), se −(N + 1) ≤ p ≤ N G̃(xp ) = G̃(xp + L) ρ̃(xp ) = ρ̃(xp + L) Con queste assunzioni il potenziale di Hartree ha le caratteristiche desiderate, ovvero: ṼH (xp ) = VH (xp ) (31) nell’intervallo 0 ≤ p ≤ N . Infine si rimuove la singolarità delle funzioni di Green in x = 0, introducendo un termine correttivo per bassi valori di x. · ¸ · ¸ 1 x 1 x G(x) = erf + erf c x rc x rc (32) con rc scelto in maniera tale da avere un accurata descrizione della parte a corto raggio. 35 Benché con tale procedura si riesca a simulare sistemi carichi, incrementa sensibilmente il quantitativo di risorse di calcolo richieste, anche se per sistemi che necessitano di box di simulazione elevati, come per le reazioni chimiche in fase gassosa, risulta il metodo da prediligere per accuratezza e velocità. 36 Bibliografia [1] Car, R.; Parrinello, M. Phys. Rev. Lett. 1985, 55, 2471–2474. [2] Parr, R. G.; Yang, W. Ann. Rev. Phys. Chem. 1995, 46, 701–728. [3] Hockney, R. W. Methods Comput. Phys. 1970, 9, 136. [4] Barnett, R. N.; Landman, U. Phys. Rev. 1993, B 48, 2081. 37 Parte II Simulazioni di dinamica molecolare ab initio di sistemi complessi 38 Capitolo 1 Effetto dell’α-sostituente La reazione di sostituzione necleofila bimolecolare, SN 2, di scambio identico: − Cl− (i) + Cl(o) CH2 CN → Cl(i) CH2 CN + Cl(o) (1) è stata studiata tramite simulazioni di dinamica molecolare ab initio col metodo proposto da Car e Parrinello con i funzionali di scambio e correlazione BLYP e HCTH. I risultati sono stati confrontati con i dati sperimentali e con calcoli a livello di teoria MP2 con set di base 6-311+G(d,p). Come riferimento i calcoli sono stati estesi alle reazioni: − Cl− (i) + Cl(o) CH2 X → Cl(i) CH2 X + Cl(o) (2) con X = H e Cl. Per la reazione con X = H esistono accurati dati sperimentali e calcoli ai più alti livelli di teoria, mentre la reazione con X = Cl consente di ricavare le informazioni aggiuntive per interpretare gli effetti del sostituente sulla reattività e sulla velocità delle tre reazioni che ha il seguente andamento: CN > H > Cl 39 Si è calcolato il profilo dell’energia a 0 K e si è trovato che questo è caratterizzato dalla formazione di un complesso ione-dipolo che presenta un legame ad idrogeno per le reazioni con X = CN e Cl. Le differenze nella distribuzione elettronica lungo il percorso delle tre reazioni sono state ampiamente discusse. Quindi, le simulazioni per le reazioni 1 e 2 sono state eseguite alla temperatura di 300 K, verificando come gli effetti termici sulla barriera di attivazione siano significativi e come i complessi prereattivi H-bonded sussistano anche a questa temperatura. 40 1.1 Introduzione Le reazioni SN 2 di scambio identico sono state e sono tuttora oggetto di numerosi studi sia sperimentali che teorici dai quali si è ben stabilito che la superficie di energia potenziale (potential energy surface, PES) è caratterizzata da due buche simmetriche, che corrispondono alla formazione dei complessi ione-dipolo, separate da una barriera in corrispondenza dello stato di transizione (transition state, TS) [1, 2, 3, 4, 5, 6, 7]. Particolare attenzione è stata rivolta alla classe di reazioni: − Cl− (i) + Cl(o) CH2 X → Cl(i) CH2 X + Cl(o) (3) dove lo ione cloruro rappresenta sia la specie entrante, Cl(i) , che quella uscente, Cl(o) , e X = H, F, Cl, Br, I, OH, CN. Queste reazioni sono state studiate sperimentalmente in fase gassosa con tecniche che includono Fourier-Transform Ion Cyclotron Resonance (FT-ICR) [2, 8, 9, 10, 11, 12], Flowing Afterglow (FA) [13], Flowing Afterglow Selected Ion Flow Tube (FA-SIFT) [14, 15], High Pressure Mass Sprectrometric tecniches (HPMS) [16] ed altre. È stato stabilito che per queste reazioni l’altezza della barriera non sempre è il fattore determinante della velocità di reazione. Infatti è noto che queste reazioni possono avvenire sia tramite un meccanismo diretto che un meccanismo indiretto con formazione di specie intermedie, in cui le interazioni di charge transfer sono favorite [2, 5, 6, 7, 9, 11, 12, 17]. A seconda del tempo di vita del complesso prereattivo che si forma [9, 17, 18, 19] si può avere un’efficiente equipartizione dell’energia tra i gradi di libertà dei reagenti e ciò rende l’applicazione delle teorie statistiche all’analisi dei dati sperimentali idonee e, di conseguenza, possibile l’ottenimento di un’accurata altezza della barriera [2, 9, 10, 11, 12, 14, 17, 18, 19]. Solo recentemente è stato possibile ottenere 41 un limite superiore dell’altezza della barriera tramite una misura diretta [20]. A causa dell’incertezza nell’applicazione delle teorie statistiche, specialmente per le reazioni più semplici, le barriere sperimentali sono da considerare solo come indicative. Calcoli ab initio [9, 21, 22, 23, 24, 25, 26] e semiempirici [27, 28, 29, 30, 31, 32, 33, 34, 35] sulla reazione 3 sono stati eseguiti, risultando essere estremamente sensibili al livello di teoria adottato o sulla qualità dei dati su cui i potenziali sono stati fittati. In questo capitolo sono riportari i risultati di una serie di simulazioni di dinamica molecolare ab initio sula reazione 1, per la quale i risulati sia teorici [9] che sperimentali [2, 9, 11, 12] sono scarsi. La dinamica molecolare ab initio sviluppata da Car e Parrinello [36] rappresenta uno dei più promettenti metodi per la possibilità di seguire i meccanismi di reazione ed è stata applicata con successo allo studio di reazioni sia in fase gassosa che in soluzione [5, 6, 7, 37, 38, 39, 40, 41, 42, 43, 44, 45, 46, 47, 48, 49, 50, 51, 52, 53, 54, 55]. L’approccio [36] combina la teoria del funzionale densità (density functional theory, DFT) [56, 57] con la dinamica molecolare classica [58, 59] e rappresenta un potente strumento per lo studio di sistemi complessi. L’uso del DFT per calcolare le forze on the fly rappresenta sia il il vantaggio sia il limite del metodo. Benché tra le teorie correlate il DFT sia certamente la più efficiente in termini di risorse computazionali, l’accuratezza dipende fortemente dalla qualità dei funzionali di scambio e correlazione adottati. È stato stabilito [5, 6, 60] che che i funzionali di tipo GGA hanno la tendenza a sovrastimare la stabilizzazione dello stato di transizione delle reazioni SN 2 mentre a livello MP2 [61], che direttamente o con modificazioni è usato per studiare le reazioni chimiche, è stato osservato il difetto opposto [26, 62]. In particolare Deng et al. [26] hanno mostrato che i calcoli DFT usando il funzionale di scambio 42 e correlazione NL-SCF (un’implementazione del funzionale non locale di Becke [63] e della correlazione non locale di Perdew [64, 65]) forniscono un limite inferiore per l’altezza della barriera, mentre i calcoli a livello MP4 rappresentano un limite superiore. Questi autori [26] hanno anche dimostrato che quando la serie perturbativa è troncata al secondo ordine, MP2, le barriere sono leggermente sovrastimate rispetto ai risultati MP4. Per applicare i metodi DFT allo studio di meccanismi di reazione l’altezza delle barriere calcolate è di primaria importanza: si deve verificare l’accuratezza e la possibilità di applicazione, nonché l’attendibilità dei risultati con funzionali sempre più migliorati. Per questo motivo i calcoli sono stati eseguiti utilizzando i funzionali di scambio e correlazione BLYP [63, 66] e HCTH [67]. Per quest’ultimo è stata recentemente proposta una nuova parametrizzazione [68] basata su un fitting di dati su 120 sistemi anziché 93 usati nella versione originale. Il vantaggio del funzionale HCTH [67, 68] sta nel fatto che questo è stato parametrizzato su più proprietà molecolari e su un set esteso di molecole. Questa è l’elemento che maggiormente lo differenzia dal BLYP [63, 66], per il quale la parte di correlazione, LYP [66], è stata fittata semplicemente su proprietà dell’atomo di elio, He. Come suggerito da Hamprect et al. [67, 68] l’inclusione di un set di molecole più ampio nella parametrizzazione del funzionale porta a significativi miglioramenti nell’energia di scambio e correlazione. Come conseguenza di ciò la reazione 1 è stata studiata ad un livello semiquantitativo. In particolare è stata evidenziata la formazione di un legame ad idrogeno nel caso delle reazioni con X = CN e Cl. L’analisi dell’effetto del diverso sostituente (H, CN e Cl) sul meccanismo di reazione risulta essere particolarmente interessante, perché permette di comprendere quali siano gli elementi che portano al seguente andamento della velocità di reazione: 43 CN > H > Cl Si devono pertanto razionalizzare i cambiamenti energetici e di struttura elettronica lungo il percorso di reazione. Nelle pagine seguenti verrà mostrato come il funzionale di scambio e correlazione HCTH [67, 68] assicuri un considerevole miglioramento specialmente se comparato al funzionale BLYP [63, 66], fornendo risultati comparabili, se non migliori, di quelli a livello MP2 [61]. Inoltre, si è trovato [5, 6] che l’errore dell’altezza della barriera sembra essere di tipo sistematico e che non influenza la descrizione della struttura elettronica delle molecole e dei suoi cambiamenti durante il corso dell’intera reazione. Pertanto i metodi DFT in congiunzione con la dinamica molecolare ab initio sembrano rappresentare lo strumento ideale per lo studio della reattività chimica. Questo ci ha spinto a studiare [7] gli effetti termici sulla reazione 1, sempre confrontando i risultati con le analoghe con X = H e Cl. Per la reazione 1 Viaggiano et al. [17] hanno riportato una serie di misure di tipo FTICR, suggerendo che gli esperimenti sono consistenti con l’esistenza di un complesso con tempo di vita di 10−8 s, non caratterizzato sperimentalmente. Il lungo tempo di vita del complesso favorisce un comportamento statistico della reazione con X = CN, in contrasto con quella con X = H. La stessa tecnica sperimentale è stata applicata a quest’ultima senza ottenere l’evidenza di un’interazione direzionale nel complesso prereattivo. 1.2 Dettagli Computazionali Tutti i calcoli DFT basati su onde piane (PW) sono stati eseguiti usando un box cubico di 15 Å di lato con codice CPMD [69] e ricorrendo all’usuale tecnica di considerare il sistema isolato [70, 71]. Pseudopotenziali di Martin-Troullier [72] sono stati scelti per descrivere gli elettroni di core. Due differenti funzionali 44 di scambio e correlazione, BLYP [63, 66] e HCTH [67, 68], sono stati adottati nei calcoli mentre le funzioni d’onda sono state espanse con un cutoff di 50 Ry. Con questa scelta le geometrie delle molecole isolate convergono entro lo 0.5 % circa. Per comparazione le geometrie dei punti stazionari all’equilibrio, le frequenze e le analisi di popolazione sono state calcolate a livello BLYP [63, 66] con base gaussiana, 6-311+G(d,p), per verificare gli effetti degli pseudopotenziali, e a livello MP2 con lo stesso set di base, usando il programma Gaussian 98 [73]. Questi ulteriori calcoli non hanno consentito unicamente di verificare gli effetti degli pseudopotenziali, ma hanno permesso ulteriori analisi relative alle variazioni della struttura elettronica, che hanno luogo lungo il percorso di reazione. Le strutture elettroniche nei calcoli eseguiti con PW sono state analizzate usando i centri delle funzioni di Wannier (WFC’s) [74, 75] e le funzioni di localizzazione elettronica (ELF) [76, 77], che rappresentano un modo alternativo di caratterizzazione del legame chimico e sono state recentemente applicate allo studio di reattività chimica. Per prendere in considerazione gli effetti termici, le reazioni sono state studiate nell’insieme Blue Moon [78, 79, 80, 81] vincolando la distanza C-Cl, ζ. La differenza di energia libera tra i punti A e B è ottenuta integrando la forza vincolare F lungo il percorso di reazione: Z B ∆A = < F >ζ 0 dζ 0 (4) A Lo spazio delle fasi è stato campionato nell’insieme Blue Moon [78, 79, 80, 81], ma poiché questo potrebbe essere influenzato dalla scelta del vincolo, la reazione con X = CN è stata studiata anche tramite Transition Path Sampling [82, 83, 84, 85]. Questa tecnica computazionale fornisce una completa descrizione della superficie di energia potenziale senza l’intervento dei vincoli. Le traiettorie Tran45 sition Path sono state generate partendo dai risultati ottenuti a 0 K. Per migliorare il sampling le traiettorie sono state generate da punti selezionati dello spazio delle fasi ad un valore di energia potenziale entro kT relativo al TS (senza considerare l’energia di punto zero). Le velocità atomiche iniziali sono state prese da una distribuzione di Boltzmann a 300 K e orientate in maniera casuale. Il complesso ione-dipolo, sia pre che post reattivo, è stato definito in termini di criteri geometrici 1.1 Å < rCl < 2.6 Å e 0.9 Å < rH < 2.5 Å, dove rCl =r(C-Cl(i) )-r(C-Cl(o) ) e rH =r(Cl(i) -Hnb )-r(Cl(i) -Hb ). In totale sono state accettate 60 traiettorie. 1.3 Risultati e discussioni 1.3.1 Strutture La struttura delle molecole isolate è stata ottimizzata utilizzando i funzionali BLYP [63, 66] e HCTH [67, 68]. Come riportato in un articolo sulla reazione tra CH3 Br e Cl− [37] in fase gassosa studiata tramite CPMD, il funzionale BLYP [63, 66] dà risultati in buon accordo con i dati sperimentali [86] per il CH3 Cl con la sola eccezione della lunghezza di legame C-Cl (valore sperimentale di 1.776Å) che è leggermente sovrastimata. L’accordo migliora usando il funzionale HCTH [67, 68] che dà una lunghezza di legame solo 0.009Å superiore a quella sperimentale, come riportato in Tab. 1.1. Un apprezzabile miglioramento è stato ottenuto usando il funzionale di scambio e correlazione B3LYP [66, 87] da Glukhovtsev [21], e da Pagliai et al. [5] Questo impica che nelle molecole contenenti cloro a pate di scambio di Becke [63] deve essere modificata. Un miglior accordo con i dti sperimentali [86] per il CH3 Cl è stato ottenuto da Truong et al. [33] usando MP2 con il set di base 6-31+G(d,p) e da Botshwina [88] usando calcoli di tipo coupled cluster calculations, che, al momento, rappresentano il più alto livello di teoria per 46 lo stato di transizione. Questi risultati sono comparabili con quelli ottenuti con il funzionale HCTH. MP2/G rC−Cl rC−H θH−C−H θH−C−Cl 1.776 1.088 109.9 109.0 rC−Cl(o) rC−Cl(i) rC−H θH−C−Cl(o) 1.807 3.203 1.084 109.1 rC−Cl(o) rC−Cl(i) rC−H θCl(i) −C−Cl(o) 2.297 2.297 1.073 180.0 BLYP/G BLYP/PW HCTH/PW Exp.[86] ClCH3 (molecola isolata) 1.829 1.848 1.785 1.776 1.093 1.089 1.097 1.085 110.8 111.5 110.4 110.4 108.1 107.4 108.6 ClCH3 · · · Cl− (complesso ione-dipolo) 1.908 1.932 1.832 3.139 3.071 3.256 1.088 1.084 1.093 107.0 106.1 108.3 [Cl· · · CH3 · · · Cl]− (stato di transizione) 2.409 2.390 2.365 2.409 2.402 2.362 1.078 1.074 1.080 179.9 179.5 180.0 Tabella 1.1: Dati strutturali per i punti stazionari della reazione ClCH3 +Cl− . Cl(i) e Cl(o) indicano rispettivamente gli atomi di cloro entranti ed uscenti. Con sono indicati i calcoli con base gaussiana 6-311+G(d,p). Le distanze sono riportate in Å e gli angoli in gradi. Risultai simili sono stati ottenuti per la molecola ClCH2 CN, come si può notare dalla Tab. 1.2. I calcoli MP2 sono in buon accordo con i dati sperimentali.[9] I calcoli DFT eseguiti con il set di base gaussiano tendono a sovrastimare le lunghezze di legame C-Cl, ma sono in miglior accordo di quelli a livello MP2 per quanto riguarda la lunghezza di legame C-N. 47 MP2/G rC−N rC−C rC−H rC−Cl θC−C−N θC−C−H θC−C−Cl θH−C−Cl 1.175 1.461 1.090 1.778 178.3 109.4 111.5 108.5 rC−N rC−C rC−Hb rC−Hnb rC−Cl(o) rC−Cl(i) θC−C−N θHb −C−C θHnb −C−C θCl(o) −C−C θCl(i) −C−C 1.176 1.458 1.110 1.090 1.790 3.252 179.0 111.6 109.1 110.1 114.7 rC−N rC−C rC−Hb rC−Hnb rC−Cl(i) rC−Cl(o) θC−C−N θHb −C−C θHnb −C−C θCl(i) −C−C θCl(o) −C−C θCl(i) −C−H θCl(o) −C−H 1.178 1.436 1.072 1.072 2.295 2.295 180.0 119.1 119.1 94.2 94.2 88.0 88.0 BLYP/G BLYP/PW HCTH/PW Exp.[9] ClCH2 CN (molecola isolata) 1.165 1.165 1.168 1.158 1.458 1.455 1.457 1.472 1.096 1.092 1.100 1.070 / 1.088 1.838 1.856 1.792 1.767 / 1.782 178.7 178.8 178.8 110.5 111.1 110.0 111.8 111.2 111.9 111.24/ 111.29 107.0 106.4 107.7 ClCH2 CN· · · Cl− (complesso ione-dipolo) 1.168 1.168 1.171 1.452 1.450 1.451 1.127 1.126 1.140 1.095 1.091 1.099 1.864 1.883 1.811 3.262 3.233 3.231 178.9 179.1 178.2 113.3 113.8 110.7 110.6 111.2 111.1 109.8 109.2 110.6 116.2 116.8 112.9 [Cl· · · CH2 CN· · · Cl]− (stato di transizione) 1.169 1.169 1.172 1.427 1.428 1.429 1.078 1.073 1.080 1.078 1.074 1.080 2.437 2.411 2.382 2.438 2.420 2.387 180.0 179.7 179.8 119.8 119.9 119.7 119.8 119.7 119.7 97.0 96.3 95.8 97.0 96.6 95.8 86.5 86.4 87.0 86.5 86.7 87.3 Tabella 1.2: Dati strutturali per i punti stazionari della reazione ClCH2 CN+Cl− . Cl(i) e Cl(o) indicano rispettivamente gli atomi di cloro entranti ed uscenti, mentre Hb è l’atomo di idrgogeno legato con legame ad idrogeno allo ione Cl− (i) e Hnb è l’atomo di idrogeno non legato. Con G sono indicati i calcoli con base gaussiana 6-311+G(d,p). Le distanze sono riportate in Å e gli angoli in gradi. 48 Nella tabella 1.3 sono riportati i valori calcolati insieme a quelli sperimentali [89] per la molecola isolata del Cl2 CH2 . MP2/G rC−Cl rC−H θH−C−H θCl−C−Cl 1.767 1.086 110.9 113.1 rC−Cl rC−Cl(o) rC−Cl(i) rC−H(b) rC−H(nb) θH(b) −C−Cl θH(nb) −C−Cl θCl(o) −C−Cl θCl(i) −C−Cl 1.778 1.778 3.329 1.097 1.086 109.8 107.4 111.7 114.8 rC−Cl rC−Cl(o) rC−Cl(i) rC−H θH−C−H θCl(o) −C−Cl θCl(i) −C−Cl θCl(i) −C−Cl(o) 1.718 2.340 2.340 1.069 125.3 100.9 100.9 158.2 BLYP/G BLYP/PW HCTH/PW Cl2 CH2 1.813 1.828 1.775 1.090 1.086 1.096 112.6 113.7 111.8 113.4 112.7 113.3 Cl2 CH2 · · · Cl− 1.837 1.820 1.793 1.837 1.820 1.793 3.332 3.232 3.365 1.107 1.088 1.115 1.090 1.067 1.095 110.0 110.0 110.1 106.6 106.4 107.0 111.5 110.8 111.6 117.3 117.3 116.8 − [Cl · · · CH2 Cl · · · Cl] 1.744 1.738 1.710 2.481 2.407 2.441 2.481 2.407 2.443 1.074 1.051 1.078 125.9 127.2 125.2 102.8 102.6 102.2 102.8 102.6 102.3 154.4 154.7 155.4 Exp. [89] 1.772 1.088 112.1 112.0 Tabella 1.3: Dati strutturali per i punti stazionari della reazione Cl2 CH2 + Cl− . Cl(i) e Cl(o) indicano rispettivamente gli atomi di cloro entranti ed uscenti, mentre Hb è l’atomo di idrgogeno legato con legame ad idrogeno allo ione Cl− (i) e Hnb è l’atomo di idrogeno non legato. Con G sono indicati i calcoli con base gaussiana 6-311+G(d,p). Le distanze sono riportate in Å e gli angoli in gradi. Per quest’ultima si può vedere, come trovato nei precedenti sistemi e per sistemi simili [37, 38], che a livello MP2 si ottiene un valore della lunghezza di legame C-Cl inferiore a quella ottenuta a gli altri livelli di teoria. Tuttavia nel presente 49 caso il miglior accordo con i dati sperimentali su questa lunghezza di legame si ha nell’approssimazione DFT con funzionale HCTH. Ancora una volta si ha la conferma che il funzionale BLYP sovrastima questa lunghezza, mentre il funzionale HCTH dà risultati in buon accordo con i dati sperimentali, benché tenda a sovrastimare leggermente la lunghezza di legame C-H. I parametri strutturali dell’unità CH3 Cl sono solo leggermente modificati nel complesso ione-dipolo. Come si può vedere da Tab. 1.1 il principale cambiamento riguarda l’allungamento della distanza di legame C-Cl(o) , che è anche il parametro strutturale più sensibile al livello di teoria adottato. Come riportato in letteratura[22], il complesso ione-dipolo ha una simmetria C3v con lo ione Cl− situato sull’asse molecolare C3 . Una situazione più complicata si incontra nel caso del complesso ione-dipolo ClCH2 CN· · · Cl− . Wladkowski et al. [9] hanno ottenuto una struttura con simmetria Cs da calcoli Hartree-Fock e MP2 usando un set di base ristretto e senza orbitali di polarizzazione, ma quando il set di base è stato aumentato [9], la struttura ottimizzata è risultata non essere più un minimo, presentando una frequenza immaginaria. Come si può vedere da Tab. 1.2 il minimo ottenuto ha simmetria C1 . I risutati PW/DFT, ottenuti usando i funzionali BLYP e HCTH, sono in accordo con i calcoli MP2. La struttura del complesso ione-dipolo calcolato mostra la presenza di un’interazione tra lo ione cloruro Cl− ed un idrogeno della molecola ClCH2 CN. Questo è evidente dalla Fig. 1.1 (a) e Fig. 1.1 (b). 50 (a) (b) (c) wo w nb wb wi wi wb wo wi wo Figura 1.1: Struttura del complesso a legame ad idrogeno, (a) e (b), e dello stato di transizione, (c), della reazione Cl− + ClCH2 CN. La struttura è mostrata lungo il legame C-Cl(o) in (a), e perpendicolarmente al piano C-C-Cl(o) in (b) e (c). Le sfere più piccole colare in grigio chiaro indicano la posizione dei centri delle funzioni di Wannier, mentre la freccia indica la direzione del momento di dipolo della molecola. Nel complesso ione-dipolo del Cl2 CH2 la differenza nella lunghezza di legame C-Cl incrementa negli approcci HCTH e MP2 ad approssimativamente lo stesso valore trovato per le reazioni CH3 Cl e ClCH2 CN [5]. Dai parametri strutturali di Tab. 1.2 la formazione di un legame ad idrogeno è evidente se si prende in considerazione la differenza tra C-H(b) e C-H(nb) , e le distanze H(b) · · · Cl(i) . La struttura dello stato di transizione [Cl· · · CH3 · · · Cl]− è stata calcolata in dettaglio da diversi autori [21, 22, 23, 24, 26, 33, 88]. Calcoli a livello MP2 e DFT con entrambi i tipi di set di base riportati nelle precedenti tabelle sono in accordo con i precedenti lavori e solo i risultati ottenuti con le onde piane saranno discussi in dettaglio di seguito. La struttura dello stato di transizione è stata ottenuta tramite una serie di ottimizzazioni geometriche vincolate tenendo la distanza CCl(i) fissa. L’Hessiano è stato calcolato numericamente e si è verificato che lo stato di transizione fosse caratterizzato da un’unica frequenza immaginaria [5, 6]. 51 I risultati sono riassunti in Tab. 1.1. I funzioanali BLYP e HCTH producono strutture dello stato di transizione molto vicine alla simmetria ideale di tipo D3h con il gruppo CH3 planare e caratterizzato da un apprezzabile accorciamento della lunghezza di legame C-H, comparata a quella del complesso ione-dipolo. Come si osserva da Tab. 1.1, i calcoli DFT predicono una lunghezza di legame C-Cl leggermente superiore ad i risultati MP2 e al valore di 2.301 Å raccomandato da Botschwina[88]. Questi risultati possono essere correlate ad una sovrastabilizzazione dello stato di transizione delle reazioni SN 2 da parte dei funzionali di tipo GGA come recentemente discusso da Gritsenko et al. [60]. I risultati ottenuti per la struttura dello stato di transizione [Cl· · · CH2 CN· · · Cl]− sono riportati in Tab. 1.2, mentre la struttura è rappresentata in Fig. 1.1 (c). La variazione dei parametri calcolati, ed in particolare della lunghezza di legame C-Cl dipendono dal livello di approssimazione. Il funzionale HCTH dà una lunghezza di legame più simile a quella ottenuta a livello MP2 che non quella a livello BLYP. Per lo stato di transizione del Cl2 CH2 è evidente un accorciamento delle lunghezze di legame C-H, come riportato in Tab. 1.3. Le lunghezze di legame C-Cl(i) e CCl(o) sono, come accade usualmente, superiori a livello HCTH di quelle a livello MP2. Allo stesso tempo un considerevole accorciamento della lunghezza C-Cl ha luogo. In conclusione, i precedenti risultati e la comparazione con i dati sperimentali o con i calcoli a livello MP2 o a livello superiore mostrano che, benché la tendenza del DFT sia quella di sovrastimare la lunghezza C-Cl, il funzionale HCTH attualmente rappresenta un significativo miglioramento e può essere usato con confidenza allo studio del profilo di energia della reazione del ClCH2 CN, almeno ad un livello semiquantitativo. 52 1.3.2 Profilo energetico delle reazioni La variazione dell’energia potenziale a livello HCTH [67, 68] è riportata in Fig. 1.2 lungo le coordinate r = r(C − Cl(i) )−r(C − Cl(o) ) (a) e r = r(Cl(i) −Hnb )− r(Cl(i) − Hb ) (b) (l’andamento delle energie per gli altri metodi è similare). Il profilo di energia in Fig.1.2 (a) è stato ottenuto seguendo l’evoluzione del sistema partendo sia dallo stato di transizione che dai reagenti a lunga distanza. I minimi corrispondono alla formazione dei complessi ione-dipolo. Si può notare che in prossimità dei minimi si ha una distinta variazione della curvatura, per le reazioni relative al cloroacetonitrile ed al diclorometano. L’origine di questo effetto può essere spiegato in riferimento alla Fig.1.2 (b), dove il profilo di energia della reazione partendo dallo stato di transizione fino al complesso ione-dipolo è rappresentato in funzione della coordinata di reazione r=r(Cl(i) -Hnb )-r(Cl(i) -Hb ). Nel caso del cloroacetonitrile e del diclorometano, la distanza tra il nucleofilo, Cl(i) , e i due idrogeni è la stessa allo stato di transizione, mentre è nettamente differente al momento della formazione del complesso prereattivo. Questo comportamento suggerisce la formazione di un complesso prereattivo caratterizzato da un legame ad idrogeno, come dicusso precedentemente per le strutture molecolari in questo punto stazionario per le tre reazioni. L’analisi delle configurazioni lungo il percorso di minima energia mostra che lo ione cloruro si avvicina alla molecola CH3 Cl lungo l’asse C3 , mentre nel caso del ClCH2 CN e del Cl2 CH2 la traiettoria è molto più complessa. Prima il Cl− si avvicina al substrato con cui forma un legame ad idrogeno con uno dei due idrogeni, poi si sposta rispettivamente sul piano CCCl(o) o ClCCl(o) in una regione intermedia tra i due atomi di idrogeno, infine si dirige verso il carbonio centro di attacco per dare luogo alla reazione. 53 a) 5.0 - ClCH3+Cl ClCH2CN+Cl Cl2CH2+Cl -5.0 -15.0 -1 E (kJmol ) -25.0 -35.0 -45.0 -55.0 -65.0 -75.0 -85.0 -4.5 b) -2.5 -0.5 1.5 (i) (o) r = r(C-Cl ) - r(C-Cl ) 5.0 3.5 - ClCH2CN+Cl ClCH3+Cl Cl2CH2+Cl -5.0 -15.0 -1 E (kJmol ) -25.0 -35.0 -45.0 -55.0 -65.0 -75.0 -85.0 -0.5 0.0 0.5 1.0 (i) (nb) (i) (b) r = r(Cl -H ) - r(Cl -H ) 1.5 Figura 1.2: Profilo dell’energia potenziale luno le coordinate r = r(C − Cl(i) ) − r(C − Cl(o) ) (a) e r = r(Cl(i) − Hnb ) − r(Cl(i) − Hb ) (b) per le reazioni Cl− + CH3 Cl (linea nera), Cl− + ClCH2 CN (linea rossa) e Cl− + Cl2 CH2 (linea blue). 54 Il minimo più profondo dovuto al legame ad idrogeno darà luogo ad un barriera effettiva dipendente dalla temperatura, come sarà discusso in un seguente paragrafo. La formazione di un legame ad idrogeno non è stata riportata in precedenti lavori ma è stata ipotizzata da Viaggiano et al. [17] per spiegare i risultati sperimentali. Dalle energie degli stati stazionari, riportate in Tab.1.4, si può notare, come puntualizzato in molti casi [9, 21, 22, 23, 24, 26, 88], che il livello di teoria adottato può influenzare l’energia dello stato di transizione e quindi l’intero profilo di energia. Si può vedere che mentre l’energia del complesso ione-dipolo dipende solo leggermente dal’approssimazione utilizzata nei calcoli, l’energia dello stato di transizione è molto sensibile sia al metodo che alle funzioni di base adottate. ClCH3 +Cl− ∆Ewell ∆Edif f ∆Ebh Exp.[14] -51.0±8.4 4.2±4.2 M P 2/6 − 311 + G(d, p) -41.56 33.70 75.25 BLY P/6 − 311 + G(d, p) -42.11 -21.67 20.44 BLY P/P W -45.38 -28.45 16.93 HCT H/P W -40.33 -3.68 36.64 ClCH2 CN+Cl− Exp.[9] -76.99 -28.87 48.12 M P 2/6 − 311 + G(d, p) -79.05 -2.83 76.22 BLY P/6 − 311 + G(d, p) -76.06 -59.17 16.89 BLY P/P W -77.97 -63.52 14.45 HCT H/P W -77.58 -40.24 37.33 Cl2 CH2 +Cl− Exp. M P 2/6 − 311 + G(d, p) -58.42 45.76 104.18 BLY P/6 − 311 + G(d, p) -55.60 -13.38 42.22 BLY P/P W -58.78 -15.92 42.86 HCT H/P W -57.50 3.57 61.07 Tabella 1.4: Dati energetici relativi alle reazioni in kJ/mol calcolati a differenti livelli di teoria. ∆Ewell e ∆Edif f sono le energie dei complessi e degli stati di transizione rispetto alle energia delle molecole isolate, ∆Ebh è la differenza energetica tra lo stato di transizione e il complesso. 55 Per la reazione CH3 Cl + Cl− , i valori di energia potenziale nei minimi sono calcolati in buon accordo con le misure serimentali a tutti il livelli di teoria. Come per l’energia dello stato di transizione, Tab. 1.4 mostra che il valore sperimentale è abbastanza simile a quello ottenuto a livello HCTH. Si può anche notare che i risultati DFT con funzionale HCTH sono migliori di quelli ottenuti sia a livello MP2 che con funzionale BLYP. Inoltre i risultati HCTH sono molto più vicini di quelli riportati a livello B3LYP [21] di quelli a livello BLYP, indicando ancora una volta come sia importatnte la parte di scambio del funzionale nelle reazioni qui studiate. Un’ulteriore conferma della qualità dei risultati ottenuti col funzionale HCTH può essere notata dal valore dell’energia dello stato di transizione ottenuto per le molecole in esame che differisce dal valore sperimentaale proposto da Barlow et al. [14] di solo 7.9 kJ/mol, una discrepanza comparabile con quella ottenuta da Botschwina [88] ad un più alto livello di teoria che ha ottenuto un valore di 11.5±1 kJ/mol, che differisce dal valore sperimentale di 7.3 kJ/mol. Una discrepanza superiore è quella che si registra comparando questi risultati con quelli ottenuti a partire dalle misure sperimentali [14] da Tucker e Truhlar [90], da Graul e Bawers [91] e da Wladkowski e Brauman [10] che sono tra i 10.5 e i 13 kJoul mol−1 . Tutti questi valori per le altezza delle barriere sono indiretti e ottenuti dall’applicazione di teorie statistiche la cui applicazione alle reazioni SN 2 è questionabile [27, 29, 30, 32, 92, 93, 94]. La sola stima diretta e dovuta a De Turi et al. [20] che hanno trovato un limite superiore per la barrier ache dovrebbe essere inferiore a 45±15 kJ/mol. L’uso del funzionale HCTH [67, 68] per lo studio della reazione ClCH2 CN appare quindi giustificato benché anch’esso fornisca un limite inferiore per la barriera, e soprattutto considerando i vantaggi del metodo CPMD [36, 69]. Si può vedere da Tab. 1.4 che anche per la reazione con CN come sostituente i calcoli DFT col 56 funzionale HCTH [67, 68] sono in grado di fornire risultati in ragionevole accordo con gli esperimenti, con un considerevole miglioramento rispetto al BLYP [63, 66]. Per la molecola di Cl2 CH2 non esiste in letteratura la stima sperimentale dell’energia per la barriera rispetto ai reagenti eccettuato un valore di 10kJ/mol, che è stato proposto da Shaik [25]. Sulle basi di precedenti calcoli [62, 26, 37, 38, 5, 6] ci si aspetta che il valore sperimentale debba essere più basso di quello a livello MP2 (45.76 kJ/mol), che generalmente sovrastima l’altezza della barriera, e superiore di quella ottenuta a livello HCTH (3.57 kJ/mol) che, per effetto della sovrastabilizzazione dello stato di transizione nelle reazioni SN 2 [95, 60], fornisce una stima inferiore dell’altezza della barriera. Questa situazione avvalora il valore stimato da Shaik [25] per l’altezza della barriera di reazione. 1.3.3 Analisi di popolazione L’analisi dei parametri strutturali e la variazione dell’energia potenziale riportata nelle sezioni precedenti mostra che i meccansimi di reazione ed i gradi di trasferimento elettronico sono differenti nelle reazioni considerate. Quest’effetto deve essere ulteriormente caratterizzato con un’analisi di popolazione. Poiché i risultati dell’analisi di popolazione dipendono fortemente dalla tecnica scelta [96, 43] sono stati usati diversi metodi per assicurare la correttezza dei risultati. Un’analisi di popolazione secondo Mulliken [97, 98, 99, 100] e di tipo Natural Population Analysis (NPA)[96, 101, 102, 103]. Sono state eseguite per i punti stazionari delle tre reazioni usando calcoli BLYP/6-311+G(d,p) ed i risultati sono stati riportati in Tab. 1.5. 57 qC qCl o qCl i qH qC qCl o qCl i qHnb qHb qC qN qC qCl qCl o qCl i qHnb qHb ClCH3 +Cl− M ulliken I M T I -.581 -.702 -.598 -.539 .039 -.015 -.513 -.080 -1.000 -.879 -.513 -1.000 .181 .198 .208 .206 ClCH2 CN+Cl− M ulliken I M T I -.489 -.300 -.567 -.457 .129 -.003 -.462 -.022 -1.000 -.842 -.461 -1.000 .232 .209 .249 .250 .232 .252 .249 .250 .141 .008 .294 .252 -.244 -.324 -.301 -.273 Cl2 CH2 +Cl− M ulliken I M T I -.798 -.716 -.749 -.392 .155 .034 .242 -.017 .155 .034 -.533 -.017 -1.000 -.881 -.533 -1.000 .244 .234 .286 .213 .244 .294 .286 .213 NP A M T -.498 -.407 -.221 -.605 -.933 -.605 .217 .206 NP A M T -.491 -.358 -.095 -.540 -.899 -.540 .236 .256 .326 .256 .281 .267 -.359 -.342 NP A M T -.390 -.292 -.086 .038 -.086 -.600 -.927 -.600 .292 .227 .197 .227 Tabella 1.5: Analisi di popolazione per le reazioni a livello di teoria BLYP/6311+G(d,p). I, M e T indicano rispettivamente la molecola isolata, il complesso ione-dipolo e lo stato di transizione Le analisi di popolazione di Mulliken e NPA danno una differente descrizione della reazione CH3 Cl. Infatti, per la prima si ha che l’atomo di carbonio diventa più negativo al momento della formazione del complesso ione-dipolo, se comparato sia allo stato di transizione che alla molecola isolata. Per la seconda al contrario l’atomo di carbonio diventa meno negativo passando dalla molecola isolata al complesso ione-dipolo ed infine allo stato di transizione. Tuttavia entrambi i 58 metodi sono in accordo nel descrivere un continuo decremento della carica elettronica da Cl(i) che viene trasferita a Cl(o) , con solo una minore variazione di carica sugli atomi di idrogeno. Questo comportamento è quanto ci si aspetta per un tipo di interazione essenzialmente di tipo elettrostatico che porta alla formazione del complesso ione-dipolo, come precedentemente proposto da Wladkowski et al. [9] e Glukhovtsev et al. [22]. L’evoluzione della distribuzione di carica per la reazione del ClCH2 CN, Tab. 1.5, è molto simile a quella trovata per la reazione del CH3 Cl per quanto riguarda l’atomo di carbonio centro di attacco. Un comportamento opposto è descritto dai due metodi per l’atomo di carbonio del gruppo CN. La variazione su i due idrogeni è simile, entrambi i metodi mostrano un incremento di carica positiva sull’idrogeno (H(b) ) più vicino al cloruro entrante e un decremento sull’altro (H(nb) ) al momento della formazione del complesso ione dipolo. Questo indica che il trasferimento di carica è mediato dalla formazione di un forte legame ad idrogeno tra il nucleofilo e l’idrogeno H(b) . Questi risultati sono in contrasto con quanto trovato da Wladkowski et al.[9] che asseriscono che la formazione del complesso ionedipolo sia semplicemente di tipo elettrostatico basandosi unicamente su un’analisi di popolazione di Mulliken a livello HF. La variazione di carica sulle varie specie che prendono parte alla reazione Cl− + Cl2 CH2 è complessa quanto quella del cloroacetonitrile, a causa della formazione del complesso preattivo di tipo H-bond. Questo è tuttavia caratterizzato da un’alta simmetria perché il nucleofilo si posizione sul piano H(nb) CH(b) ad egual distanza rispetto ai due atomi di cloro. Secondo Shaik questa situazione è una delle ragioni della minor reattività di questa specie. La variazione della carica sull’atomo di carbonio è invece analoga a quella delle precedenti reazioni. Un differente approccio all’evalutazione della distribuzione di densità elettronica è 59 rappresentato dall’analisi della posizione dei centri delle funzioni di Wannier massimamente localizzate che è riportato in Fig.1.3 come funzione della coordinata di stretching C-Cl(i) . wo 0.85 0.75 A 0.65 wi 0.55 0.45 rWFC (A) 0.71 wnb 0.69 B 0.67 wb 0.65 0.63 0.76 0.75 C 0.74 0.73 2.4 2.6 2.8 3.0 3.2 3.4 rC-Cl (A) i Figura 1.3: Posizioni dei centri delle funzioni di Wannier in funzione della distanza CCl(i) . Triangoli con punta a sinistra o destra: CH3 Cl+Cl− ; triangoli con punta verso l’alto o il basso: ClCH2 CN+Cl− ; Rombi: Cl2 CH2 +Cl− . Frame A: Distanze dei WFC relativi al legame C-Cl dall’atomo di Cl. Con w(o) e w(i) sono indicati i WFC del Cl− uscente ed entrante, rispettivamente). Frame B: Distanze dei WFC relative al legame C-H dall’atomo di C; Con wb e wnb sono indicati rispettivamente i WFC in prossimità dell’atomo di idrogeno coinvolto e noncoinvolto nella formazione dellegame ad idrogeno. Frame C: Distanza del WFC relativa al legame C-C dall’atomo di C. Nei pannelli laterali sono riportate le posizioni dei WFC per le molecole e lo ione cloruro cerchio pieno all’equilibrio. 60 La Fig. 1.3 chiaramente mostra un differente comportamento della reazione del ClCH2 CN rispetto a quella del ClCH3 . Una forte variazione della posizione dei centri delle funzioni di Wannier sui legami C-H e C-Cl in vicinanza del complesso ione-dipolo è osservata per ClCH2 CN, mentre questo comportamento non è presente in CH3 Cl. L’effetto del gruppo CN passando dalla molecola isolata al complesso ione-dipoloè evidente. Usando i WFC il riarrangiamento di carica lungo l’intero percorso di reazione è stato seguito. Da Fig. 1.3 si vede che qundo si ha la formazione del complesso ione-dipolo i due atomi di idrogeno non sono più equivalenti. Questi ritornano nuovamente equivalenti prima di raggiungere lo stato di transizione. Il meccanismo a due step è quindi chiaramente descritto. Le analisi di popolazione danno una certa spiegazione della differente stabilizzazione dello stato di transizione. Infatti la distribuzione di carica su Cl(i) , l’atomo di carbonio centrale C e Cl(o) è molto più bassa, in valore assoluto, in ClCH2 CN e la carica sul cloruro entrante e sull’atomo di carbonio è trasferita sull’atomo di azoto che stabilizza lo stato di transizione. I WFC possono anche essere utilizzati per stimare gli effetti di polarizzazione, calcolando il dipolo effettivo della molecola e dello ione cloruro. Passando dalla molecola isolata al complesso ione-dipolo si osserva un incremento del dipolo della molecola è osservato: per CH3 Cl il momento di dipolo incrementa da 1.91 D (il valore sperimentale è di 1.87 D) a 3.53 D, mentre per ClCH2 CN questo incrementa da 3.20 D (il valore sperimentale è di 2.95 D) a 4.94 D. Entrambe le molecole mostrano forti effetti di polarizzazione con un incremento del momento di dipolo di circa 1.6 D. La situazione per lo ione cloruro è differente poiché è caratterizzata nel complesso ione dipolo da un momento di dipolo effettivo di 1.18 e 0.63 D per ClCH2 CN e CH3 Cl, rispettivamente. L’effetto superiore nel primo caso è dovuto al superiore charge transfer che può essere attribuito alla formazione di un legame ad idrogeno. Da Fig.1.3, nel caso 61 della reazione del diclorometano (sono riportate solo le posizioni dei WFC relative ai punti stazionarui, perché la varizione delle posizioni è simile a quella del cloroacetonitrile), si può vedere che nel complesso ione dipolo i doppietti elettronici sono maggiormente polarizzati che nella molecola isolate. è anche evidente che nel complesso ione-dipolo i due atomi di idrogeno non sono più equivalenti con i doppietti elettronici del legame C-H(b) più spostati verso l’atomo di carbonio che sul legame C-H(nb) . i due idrogeni tornano equivalenti allo stato di transizione. Le differenze descritte nella distribuzione degli elettroni nei punti stazionari sono state ulteriormente confermate dalle ELF riportate in Fig. 1.4 per le molecole isolate, i complessi e gli stati di transizione delle tre reazioni. In particolare, per la reazione del CH3 Cl, quando il complesso si forma i tre idrogeni sono ancora equivalenti Al contrario per la reazione del ClCH2 CN, la localizzazione elettronica è fortemente ridotta sull’idrogeno più vicino allo ione cloruro con un incremento tra questi due atomi. Le ELF allo stato di transizione per ClCH2 CN sono particolarmente interessanti perché mostrano che i due atomi di idrogeno sono nuovamente equivalenti. Un incremento dell’attrattore sull’asse CCN può essere osservato e questo conferma un flusso di carica verso l’atomo di azoto del gruppo CN che stablizza lo stato di transizione. Questa stabilizzazione non è possibile per il CH3 Cl. Per il complesso prereattivo del diclorometano, è presente un superiore dominio di valenza su H(nb) che non su H(b) , con una superiore densità di carica nella regione tra H(b) e lo ione cloruro, confermando ulteriormente la presenza di un legame ad idrogeno. Allo stato di transizione una superiore localizzazione elettronica verso l’atomo di C è osservato sul legame C-Cl non coinvolto nella reazione. Questo rende il trasferimento di carica tra Cl(i) e Cl(o) , mediato dall’atomo di carbonio, difficile. 62 (a) (b) (c) Figura 1.4: ELF per i punti stazionari delle reazioni Cl− + ClCH2 X con valore della isosuperficie di 0.8: (a) ELF per la reazione Cl− + CH3 Cl, (b) ELF per la reazione Cl− + ClCH2 CN, (c) ELF per la reazione Cl− + Cl2 CH2 . A partire da sinistra: molecola isolata, complesso ione-dipolo, stato di transizione 63 Una descrizione similare è stata data in precedenti lavori da Kost [104], Shaik [25], Wolfe [105], e Streitwieser [106] in termini di orbitali molecolari. Da una comparazione con i risulati di un precedente lavoro si può notare che la stabilità dello stato di transizione relativa ai reagenti è consistente con il trend delle velocità della reazione 3 con X = CN, H and Cl. Infatti le energie di stabilizzazione sono rispettivamente -40.24 kJ/mol, -3.68 kJ/mol e 3.57 kJ/mol Questo è in accordo con i risultati sperimentali [25, 104, 105] ed indica che la velocità di reazione decresce per X che passa da CN a H e Cl. 1.4 Effetti termici Gli effetti termici per le tre reazioni sono stati calcolati tramite una serie di simulazioni di dinamica molecolare ab inizio nell’insieme Blue Moon[80, 78, 79, 81]. Mantenendo vincolata la distanza Cl(i) -C è stato possibile campionare lo spazio delle fasi dai reagenti allo stato di transizione alla temperatura media di ∼ 300K. Le superfici di energia potenziale sono state riportate in Fig. 1.5, in funzione delle coordinate r=r(C-Cl(i) )-r(C-Cl(o) ) e r=r(Cl(i) -H(nb) )-r(Cl(i) -H(b) ), che corrispondono rispettivamente ai modi di stretching antisimmetrici C-Cl e Cl(i) -H, e che sono state usate per i profili di reazione a 0 K. Dalla topologia della superficie di energia potenziale rispetto alle coordinate selezionate è evidente che la regione del complesso prereattivo per la reazione CH3 Cl+Cl− mostra un solo minimo. Al contrario le altre due reazioni mostrano una superficie caratterizzata da sue minimi, che per il sistema Cl− · · · ClCH2 CN sono più marcati e profondi di quelli per Cl− · · · Cl2 CH2 . In quest’ultimo caso i due minimi sono separati da una barriera veramente piccola. Questa forma deLla superficie di energia potenziale deve essere attribuita alla formazione di un legame ad idrogeno tra lo ione cloruro entrante ed uno dei due atomi di idrogeno del substrato. 64 Figura 1.5: Superfici di energia potenziale alla temperatura media di 300K per le reazioni relative al ClCH3 , ClCH2 CN and Cl2 CH2 dal basso in alto 65 Figura 1.6: Densità di probabilità per l’angolo Cli -H-C per le reazioni relative a ClCH3 , ClCH2 CN e Cl2 CH2 reactions dal basso in alto. 66 Il legame ad idrogeno è più forte per X = CN e debole per X = Cl, ma non è presente per X = H. La formazione di un legame ad idrogeno era già stata osservata nei calcoli a 0 K ed i presenti risultati mostrano che l’interazione direzionale è sufficientemente forte anche a 300 K. La situazione è illustrata chiaramente in Fig. 1.6 dove la densità di probabilità per l’angolo Cl(i) -H-C è mostrata in funzione della distanza C-Cl(i) . Si può vedere che per i sistemi ClCH2 CN e Cl2 CH2 sono ottenuti due differenti segnali simmetrici che corrispondono a due posizioni alternative del legame ad idrogeno. Un’importante conseguenza della formazione del legame ad idrogeno è che il tempo di vita del complesso ione-dipolo per le reazioni con X=CN e Cl è apprezzabilmente superiore a quello per la reazione con X = H. Questo consente una più efficiente ridistribuzione dell’energia nel primo caso che rende l’applicazione della teoria RRKM più fondata. In accordo ai presenti risultati, nella reazione ( 3) con X = H lo ione cloruro entrante Cl− si avvicina alla regione prerattiva e dello stato di transizione collinearmente, lungo l’asse di simmetria C3 del substrato. Negli altri due casi l’avvicinamento dello ione entrante è asimmetrico perché questo prima punta ad un idrogeno nel complesso ione-dipolo e poi si sposta nella regione tra i due idrogeni prima di attaccare l’atomo centrale. Il profilo di energia a ∼ 300K in funzione della coordinate di stretching antisimmetrica è riportata in Fig. 1.7 insieme all’energia libera calcolata dall’integrazione della forza vincolare media. Ciascun punto lungo la curva corrisponde ad un valore medio con un’incertezza, riportata come barra di errore, stimata dalla running average durante ciascuna simulazione. 67 -1 Energy (kJmol ) 40.0 20.0 0.0 -20.0 -40.0 -60.0 -80.0 -100.0 2.0 3.0 4.0 r=rC-Cl (A) 5.0 3.0 4.0 r=rC-Cl (A) 5.0 2.0 (i) 3.0 4.0 r=rC-Cl (A) 5.0 3.0 4.0 r=rC-Cl (A) 5.0 2.0 (i) 3.0 4.0 5.0 r=rC-Cl (A) 6.0 3.0 4.0 5.0 r=rC-Cl (A) 6.0 (i) Mean force (a. u.) 0.03 0.02 0.01 0.00 -0.01 -0.02 -0.03 2.0 2.0 (i) 2.0 (i) (i) Figura 1.7: In alto: Differenza di energia potenziale (triangoli) ed energia libera (dots) a 300 K in funzione della distanza r=r(C-Cl(i) ) per le specie ClCH3 , ClCH2 CN e Cl2 CH2 da sinistra a destra, rispettivamente. In basso: Forza vincolare media in funzione della distanza r=r(C-Cl(i) ) per le specie ClCH3 , ClCH2 CN e Cl2 CH2 da sinistra a destra, rispettivamente. Una delle quantità più interessanti è la differenza di energia tra il complesso prereattivo e lo stato di transizione. Questa non cambia apprezzabilmente per X = H (0.7 kJmol−1 ) mentre incrementa di circa 9 kJmol−1 per X = CN e X = Cl come riportato in Tab 1.6. Si può notare che prendendo in considerazione gli effetti termici il ∆E per X = CN è adesso in buon accordo con il valore sperimentale di 48.12 kJmol−1 [9]. 68 − ClCH3 +Cl ClCH2 CN+Cl− Cl2 CH2 +Cl− ∆E(0K) 36.64 37.33 61.07 ∆E(300K) 37.34 46.34 70.39 ∆E (exp.) ∆A 55.20 31.80 48.12 34.93 53.70 Tabella 1.6: Differenze di energia potenziale ed energia libera tra lo stato di transizione ed il complesso ione-dipolo per le reazioni Cl− +ClCH2 X, con X=H, CN, Cl (in kJmol−1 ). I risultati sperimentali sono presi da [14, 9] La differenza di energia libera è inferiore come aspettato per una reazione SN 2, dovuto al decremento di entropia come conseguenza del superiore ordine strutturale allo stato di transizione rispetto al complesso ione-dipolo[107] come si può anche osservare dalla differenza di energia nelle regioni esplorate a temperatura finita e riportate in Fig. 1.5. Recentemente Michalak e Ziegler [108] hanno riportato il profilo dell’energia libera per la reazione con X = H usando il funzionale di scambio e correlazione Becke-Perdew [63, 64, 65] ed un approccio slow growth per calcolare le forze vincolari lungo l’intrinsic reaction path. Questi hanno trovato una differenza tra il cambiamento di energia libera e di energia potenziale tra lo stato di transizione ed il complesso ione-dipolo di 1.674 kJmol−1 che è un valore più piccolo di quello riportato nel presente capitolo in Tab. 1.6. Questa differenza è probabilmente dovuta sia al differente funzionale di scambio e correlazione adottato che dalla procedura di sampling dello spazio delle fasi. A temperatura finite i parametri strutturali delle molecole isolate sono caratterizzati da fluttuazioni rispetto ad un valore medio che può deviare da quello ottenuto a ∼ 0 K. Si è trovato che a ∼ 300 K i dati strutturali medi non differiscono apprezzabilmente da quelli a 0 K, come riportato in Tab. 1.7 con la sola eccezione di θC−C−N che differisce di quasi 10◦ . 69 rC−Cl rC−H θH−C−H θH−C−Cl rC−N rC−C rC−H rC−Cl θC−C−N θC−C−H θC−C−Cl θH−C−Cl rC−Cl rC−H θH−C−H θCl−C−Cl ClCH3 HCTH/PW(0K) HCTH/PW(300K) 1.785 1.793±0.037 1.097 1.100±0.015 110.4 110.5±2.4 108.6 108.3±3.4 ClCH2 CN HCTH/PW(0K) HCTH/PW(300K) 1.168 1.170±0.017 1.457 1.465±0.041 1.100 1.103±0.026 1.792 1.799±0.041 178.8 169.9±4.6 110.0 109.7±4.9 111.9 112.5±4.9 107.7 107.4±3.8 Cl2 CH2 HCTH/PW(0K) HCTH/PW(300K) 1.775 1.780±0.024 1.096 1.097±0.020 111.8 111.8±2.3 113.3 113.7±2.8 Exp.[86] 1.776 1.085 110.4 Exp.[9] 1.158 1.472 1.070/1.088 1.767/1.782 111.24/111.29 Exp.[89] 1.772 1.088 112.1 112.0 Tabella 1.7: Dati strutturali delle specie che prendono parte alle reazioni Cl− +ClCH2 X, con X=H, CN, Cl (distanze in Å and angoli in gradi). Per caratterizzare i cambiamenti nelle proprietà strutturali lungo il percorso di reazione il comportamento di alcuni salienti parametri strutturali è stato monitorato e riportato in Fig. 1.8. 70 3.5 2.5 (o) rC-Cl (A) 3.0 2.0 1.5 2.0 3.0 4.0 rC-Cl (A) 5.0 3.0 4.0 rC-Cl (A) 5.0 1.0 2.0 (i) 3.0 4.0 rC-Cl (A) 5.0 3.0 4.0 rC-Cl (A) 5.0 6.0 2.0 3.0 (i) 4.0 rC-Cl (A) 5.0 6.0 4.0 rC-Cl (A) 5.0 6.0 (i) 1.20 rC-H (A) 1.15 1.10 1.05 1.00 2.0 (i) 1.0 2.0 (i) 6.0 2.0 3.0 (i) Figura 1.8: Variazione di alcuni dati strutturali in funzione della distanza r(CCl(i) ) per le reazioni di ClCH3 , Cl2 CH2 e ClCH2 CN con Cl− . Con i punti sono indicati i valori medi dei parametri. Con la linea tratteggiata lo scarto quadratico medio. In ciascun grafico la posizione del complesso prereattivo è indicata con una freccia. I due idrogeni con X = CN e X = Cl mostrano un simile comportamento e sembrano equivalenti mostrando come lo ione cloruro possa saltare da un minimo all’altro. Un leggero incremento nella lunghezza di legame C-H è presente al momento della formazione del complesso ione-dipolo.Questo è più pronunciato nel caso di ClCH2 CN che Cl2 CH2 per effetto della forza superiore del legame ad idrogeno. Tutti i percorsi di reazione mostrano un accorciamento del legame C-H allo stato di transizione, per effetto dell’incremento dell’ordine di legame. Il C- 71 Cl(o) mostra un debole incremento fino al complesso e poi inizia ad incrementare in maniera accentuata in prossimità dello stato di transizione. Questo può essere correlato al processo di rottura del legame che diventa effettivo solo per valori a breve distanza del C-Cl(i) . 1.5 Conclusioni Una serie di simulazioni di dinamica molecolare ab initio delle reazioni tra Cl− + ClCH2 X con X = H, CN, Cl usando due differenti funzionali di scambio e correlazione sono state discusse a ∼ 0 K. La reazione con X = H è stata usata come riferimento perché è una delle reazioni SN 2 maggiormente studiata. Si è mostrato che il funzionale di scambio e correlazione HCTH fornisce risultati migliori rispetto al BLYP. È stato mostrato come la presenza del gruppo CN modifichi nettamente il meccanismo di reazione. Il percorso di minima energia per la reazione con X = CN è caratterizzato da un minimo più profondo dovuto alla formazione di un legame ad idrogeno. Si è verificato come la carica fluisca dall’atomo di carbonio centro di attacco al gruppo CN stabilizzando lo stato di transizione più dei reagenti. Dall’analisi di popolazione si è proposto una giustificazione alla stabilizzazione dello stato di transizione della reazione del cloroacetonitrile e la comparazione con la reazione del diclorometano ha consentito una corretta comprensione dell’α-sostituente. Sperimentalmente si è osservato che la velocità di reazione di Cl− + ClCH2 CN è tre ordini di grandezza superiore a quella Cl− + ClCH3 . I risultati riportati nel presente capitolo sono in accordo con gli esperienti suggerendo che l’incremento della velocità di reazione per la raione del gruppo CN è da imputarsi all’alta stabilizzazione dello stato di transizione rispetto ai reagenti. Questa evidenza è stata confermata dai risultati ottenuti a temperatura finita. 72 Il comportamento a temperatura finita di tre importanti reazioni SN 2 di scambio identico è stato studiato mediante simulazioni di dinamica molecolare CarParrinello. I risultati ottenuti chiaramente mostrano che la formazione del legame ad idrogeno nel complesso prereattivo è ancora effettivo a 300 K per X = Cl e ancora di più per X = CN. La formazione di un legame ad idrogeno dà luogo ad un minimo ben localizzato in energia in cui lo ione cloruro può rimanere intrappolato. Un tentativo alternativo per determinare sia la superficie di energia potenziale che la velocità di reazione è stato eseguito per la reazione Cl− + ClCH2 CN usando il metodo transitino path. Una serie di traiettorie che connettono i due minimi sono state generate col metodo proposto da Dellago et al. [85] Benché il numero di traiettorie non sia molto elevato possono essere ricavate alcune utili informazioni. La superficie di energia potenziale esplorata col metodo del transition path è attualmente molto simile a quella ottenuta dal Blue Moon. È stato interessante osservare come le traiettorie che non hanno portato dai reagenti a prodotti, e che in accordo con la procedura transition path sono state escluse, presentano una situazione in cui lo ione è intrappolato nella buca relativa al complesso prereattivo. Le traiettorie transition path hanno mostrato che nella regione del complesso sono presenti due minimi e che il passaggio da un minimo all’altro è un processo caratterizzato da una bassa energia di attivazione. Le traiettorie rilassano in uno dei due minimi solo dopo diversi attraversamenti di barriera. Questo elemento conferma l’esistenza di un legame ad idrogeno abbastanza forte. La formazione di quest’interazione consente una più efficiente ridistribuzione dell’energia tra i gradi di libertà e fa sı̀ che il comportamento statistico sia possibile per la reazione del cloroacetonitrile, in contrasto con quanto osservato per il ClCH3 . Il sistema Cl2 CH2 è caratterizzato da una superficie a doppio minimo meno profonda e mostra un comportamento intermedio. Sulla base dei presenti risultati una ragionevole interpretazione per la 73 velocità di reazione può essere data. Infatti la reazione del ClCH2 CN è molto più veloce di quella del Cl2 CH2 e ciò è una conseguenza della più bassa differenza di energia libera tra il complesso ione dipolo e lo stato di transizione. La più alta velocità di reazione del ClCH2 CN può essere imputata al comportamento non statistico di quest’ultima. 74 Bibliografia [1] Hase, W. L. Science 1994, 266, 998–1002. [2] Craig, S. L.; Brauman, J. I. Science 1997, 276, 1536–1538. [3] M. L. Chabinyc and S. L. Craig and C. K. Regan and J. I. Brauman. Science 1998, 279, 1882–1886. [4] J. K. Laerdahl and E. Uggerud. Int. J. Mass. Spectrom 2002, 214, 277–314. [5] Pagliai, M.; Raugei, S.; Cardini, G.; Schettino, V. Phys. Chem. Chem. Phys. 2001, 3, 2259–2566. [6] Pagliai, M.; Raugei, S.; Cardini, G.; Schettino, V. Phys. Chem. Chem. Phys. 2001, 3, 4870–4873. [7] Pagliai, M.; Raugei, S.; Cardini, G.; Schettino, V. J. Chem. Phys. 2002, 117, 2199–2204. [8] Larson, J. W.; McMahon, T. B. J. Am. Chem Soc. 1985, 107, 766–773. [9] Wladkowski, B. 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I risultati della simulazione consentono la spiegazione della superiore reattività di queste specie se comparate alle reazioni simili di Cl− +Cl(CH2 )n CH3 . 84 2.1 Introduzione Negli ultimi anni c’è stato un rinnovato interesse nello studio di semplici reazioni in fase gassosa specialmete grazie all’applicazione di metodi dinamici che impiegano potenziali ab initio calcolati on the fly [1, 2, 3], come riportato nel precedente capitolo. Questi studi hanno mostrato l’importanza dell’esplorazione dello spazio delle fasi a temperature finita e sono stati impiegati per campionare la superficie di energia potenziale media, specialmente per semplici reazioni di tipo SN 2 [4, 5, 6]. Il vantaggio di questi metodi computazionali rispetto a quelli tradizionali, basati su un’ottimizzazione delle geometrie dei punti stazionari tramite metodi ab initio a 0 K, sono stati ampiamente descritti nel precedente capitolo ed in tutta una serie di lavori riportati in letteratura [4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13]. I metodi di dinamica molecolare ab initio rendono possible la descrizione allo stesso elevato livello di teoria tutti i punti dello spazio delle fasi e di esplorarli, grazie alla dinamica molecolare, prendendo in completa considerazione gli effetti anarmonici e la ridistribuzione dell’energia in tutti i gradi di libertà. Questo tipo di calcoli sono stati eseguiti determinando le forze che agiscono sul sistema a livello Hartree-Fock [14, 15, 16, 17, 18, 19] o post Hartree-Fock[20] con set di base piccolo, o tramite simulazioni di dinamica molecolare Car-Parrinello [4, 5, 21, 22, 6, 9, 10, 11, 12, 7, 8, 13] basata sulla teoria del funzionale della densità nell’approssimazione del gradiente generalizzato (GGA). In recenti lavori [21, 6] e nel precedente capitolo si è mostrato come l’approccio DFT, basato su dinamica molecolare Car-Parrinello [1], con funzionale di scambio e correlazione HCTH [23, 24], e l’insieme Blue Moon [25, 26, 27, 28], per esplorare la superficie di energia potenziale ad un data temperatura (TPES), abbiano 85 fornito utili informazioni sulla reazione: Cl− + ClCH2 CN (1) Questi studi hanno dimostrato la presenza di un forte legame ad idrogeno nei complessi prereattivi tra il nucleofilo ed il substrato, spiegando la natura della forte interazione ipotizzata sulle basi dei dati sperimentali [29]. Il ruolo di quest’interazioni è risultato essere presente anche a temperatura ambiente [6], ricorrendo a metodi per lo studio di eventi rari come Blue Moon[25, 26, 27, 28] ed il Transition Path [30, 31, 32]. Nel pesente capitolo, le reazioni: Cl− + Cl(CH2 )n CN (2) con n=2 ,. . ., 5 saranno studiate, tramite gli stessi metodi computazionali descritti nel precedente capitolo, per interpretare il cambiamento della reattività con l’allungamento della catena. Questa classe di reazioni è stata studiata da Craig e collaboratori [33, 34, 35] tramite Fourier Transform Ion-Cyclotron Resonance (FTICR), osservando come queste reazioni siano caratterizzate da un’efficienza superiore a quella delle reazioni omologhe Cl− +Cl(CH2 )n H. Questo comportamento è stato attribuito alla presenza del gruppo ciano (CN) che agisce come specie solvatante [33, 34, 35], cosicché queste reazioni sono state considerate come un prototipo per studiare l’effetto della microsolvatazione interna. Infatti, l’inserimento di unità CH2 tra il gruppo CN e il carbonio su cui avviene la reazione consente lo studio degli effetti solvatanti all’aumentare della distanza del solvente. È stato ipotizzato [33, 35] che il gruppo CN interagisca con il nucleofilo per formare un complesso prereattivo caratterizzato da un tempo di vita apprezzabilmente lungo e per stabilizzare lo 86 stato di transizione tramite un meccanismo che coinvolge l’intera molecola [33]. Si deve tuttavia notare, che la reattività non dipende unicamente dalla lunghezza della catena alifatica. Infatti Cl(CH2 )3 CN è attualmente la specie più reattiva [33, 35]. Pertanto, la reattività non è determinata solo dall’interazione ione-dipolo. Lo studio della reazione 2 è particolarmente complesso poiché la flessibilità della catena molecolare permette la formazione di diversi minimi prereattivi separati da barriere conformazionali che impediscono la libera rotazione anche a temperatura ambiente intorno agli assi C-C. 2.2 La reazione Cl− + Cl(CH2)2CN La molecola Cl(CH2 )2 CN è caratterizzata da due isomeri conformazionali stabili, riportati in Fig. 2.1, trans-staggered (ts) e cis-staggered (cs), separati da due barriere corrispondenti alle conformazioni trans-eclipsed (te) e cis-eclipsed (ce). trans-staggered (ts) cis-staggered (cs) trans-eclipsed (te) cis-eclipsed (ce) Figura 2.1: Strutture dei conformeri di Cl(CH2 )2 CN 87 I parametri geometrici ai livelli di teoria HCTH/PW, BLYP/6-311+G(d,p) e MP2/6311+G(d,p) sono riportati in Tab. 2.1, insieme ad i valori di energia ed al dipolo molecolare. N H1 H2 C3 C1 C2 H4 Cl rC1 C2 rC1 H1 rC1 H2 rC2 H3 rC2 H4 rC2 C3 rC3 N rC1 Cl θC2 C3 N θH1 C1 H2 θH3 C2 H4 θClC1 H1 θClC1 H2 θClC1 C2 θC1 C2 H3 θC1 C2 H4 θC2 C1 H1 θC2 C1 H2 θC3 C2 H3 θC3 C2 H4 θC1 C2 C3 φClC1 C2 C3 µ (D) ∆E (kJmol−1 ) blyp 1.545 1.094 1.094 1.100 1.100 1.469 1.165 1.833 178.7 109.9 107.3 106.7 106.7 110.1 110.1 110.1 111.6 111.6 109.1 109.1 111.1 180.0 1.96 -26.3 ts hcth 1.532 1.102 1.102 1.098 1.098 1.463 1.168 1.789 178.5 109.1 107.2 107.1 107.1 110.4 110.1 110.1 111.3 111.3 108.9 108.9 111.3 179.9 2.08 -26.9 mp2 1.529 1.090 1.090 1.094 1.094 1.465 1.175 1.778 178.2 109.5 107.8 108.1 108.1 109.7 110.1 110.1 110.7 110.7 109.0 109.0 110.7 180.0 2.15 -27.9 blyp 1.561 1.093 1.093 1.100 1.099 1.467 1.165 1.835 179.2 109.6 106.6 106.1 105.9 112.1 110.2 110.0 111.9 111.1 108.7 108.4 112.8 119.9 3.17 -11.9 te hcth 1.564 1.093 1.093 1.104 1.102 1.468 1.176 1.929 179.2 111.5 107.4 104.3 104.6 110.2 109.4 109.3 112.5 112.8 109.0 109.2 112.1 119.2 3.20 -12.7 H3 mp2 1.543 1.094 1.094 1.100 1.102 1.469 1.165 1.832 179.3 109.9 107.2 106.7 106.5 111.1 110.1 109.0 111.7 110.7 109.1 108.6 112.7 124.3 3.42 -9.5 blyp 1.541 1.094 1.094 1.100 1.103 1.468 1.164 1.832 178.9 110.0 107.1 106.6 106.4 112.1 110.0 108.0 111.8 109.9 109.1 108.2 114.2 68.6 4.48 -22.3 cs hcth 1.529 1.098 1.098 1.102 1.115 1.460 1.166 1.788 178.9 109.3 107.3 107.0 106.9 112.3 110.3 108.4 111.3 109.6 108.9 107.9 113.6 68.5 4.40 -22.9 mp2 1.527 1.090 1.090 1.093 1.096 1.465 1.175 1.777 178.8 109.6 108.1 108.1 107.9 110.7 110.0 109.1 110.8 109.6 108.8 108.4 112.3 65.2 4.92 -25.5 blyp 1.569 1.083 1.083 1.101 1.101 1.466 1.164 1.826 176.9 109.2 106.6 105.8 105.8 115.3 108.9 108.9 110.2 110.2 107.4 107.4 117.1 0.0 5.02 0.0 ce hcth 1.572 1.094 1.094 1.104 1.104 1.466 1.175 1.918 178.5 111.0 107.2 104.2 104.2 113.4 108.4 108.4 111.6 111.6 108.2 108.2 115.2 0.0 4.89 0.0 Tabella 2.1: Dati strutturali dei conformeri del 3-cloropropionitrile (distanze in Å ed angoli in gradi) I risultati HCTH e MP2 sono in buon accordo gli uni con gli altri, mentre le lunghezze di legame C-Cl sono ottenute con il funzionale BLYP. La sovrastima della lunghezza di legame C-Cl è stata riportata in precedenti studi [21, 22, 6] ed è una caratteristica condivisa da molti funzionali. La conversione tra i quattro confor- 88 mp2 1.553 1.089 1.089 1.094 1.094 1.463 1.174 1.776 177.5 108.8 107.2 107.0 107.0 114.8 109.7 109.7 109.6 109.6 107.4 107.4 115.1 0.0 5.46 0.0 meri è ottenuta cambiando l’angolo torsionale φ (ClC1 C2 C3 ), la cui definizione è riportata in Tab. 2.1), mentre il profilo di energia in funzione di φ è riportato in Fig. 2.2. 0 BLYP/6-311+G(d,p) MP2/6-311+G(d,p) HCTH/PW -5 -1 Energy (kJmol ) -10 -15 -20 -25 -30 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 100 110 120 130 140 150 160 170 180 φ (degrees) Figura 2.2: Variazione dell’energia potenziale in funzione dell’angolo diedro φ (ClC1 C2 C3 ) La differenza di energia calcolata tra i due conformeri stabili, ts e cs, dipende dal livello di teoria. Questa è circa 4 kJmol−1 nei calcoli DFT e ∼ 2.3 kJmol−1 a livello MP2. Le barriere di energia tra i conformeri è leggermente più bassa a livello DFT(HCTH: ∼14.2 kJmol−1 ; BLYP: ∼ 15.5 kJmol−1 ) di quella a livello MP2 (∼ 18.3 kJmol−1 ). Craig et al. [33], in un recente lavoro sperimentale, hanno assunto una rotazione libera a temperatura ambiente intorno al legame C1 C2 , per interpretae i dati. Sulle basi dei presenti calcoli questa risulta essere un’approssimazione non corretta. Poiché sono possibili due minimi conformazionali per la molecola isolata, ci si aspetta la presenza di due minimi prereattivi. Le strutture dei complessi ione- 89 dipolo sono mostrate in Fig. 2.3 (a) ed i parametri strutturali sono riportati in Tab. 2.2, insieme alle energie relative. (a) (b) Figura 2.3: Strutture dei complessi ione-diolo e degli stati di transizione per la reazione Cl− +Cl(CH2 )2 CN. In (a) sono riportate le strutture trans e gauche dei cmplessi ione-dipolo, in (b) sono riportate le strutture trans e gauche degli stati di transizione 90 blyp rC1 H1 rC1 H2 rC1 Clo rC1 Cli rC1 C2 rC2 H3 rC2 H4 rC2 C3 rC3 N θClo C1 H1 θClo C1 H2 θCli C1 H1 θCli C1 H2 θH1 C1 C2 θH2 C1 C2 θH3 C2 C1 θH4 C2 C1 θC1 C2 C3 θNC3 C2 θH3 C2 C3 θH4 C2 C3 φClo C1 C2 C3 ∆E: exp. -93.72 kJmol−1 trans hcth 1.099 1.100 1.806 3.525 1.536 1.118 1.103 1.458 1.170 105.9 106.9 141.3 40.3 102.7 108.5 111.1 106.8 111.8 178.9 107.8 108.6 153.5 -68.02 mp2 1.091 1.091 1.790 3.378 1.529 1.095 1.098 1.464 1.176 106.8 107.7 142.3 37.8 111.7 108.3 110.9 107.7 110.6 176.5 107.5 109.0 159.8 blyp 1.093 1.093 1.871 3.471 1.530 1.121 1.100 1.462 1.168 106.9 105.4 52.0 93.0 109.0 112.3 103.7 110.5 115.2 178.6 114.4 109.3 69.8 gauche hcth 1.097 1.097 1.819 3.517 1.520 1.128 1.103 1.456 1.171 107.4 106.1 51.6 94.2 108.3 111.8 104.0 110.6 115.4 178.5 104.0 110.6 71.3 -87.60 mp2 1.087 1.089 1.798 3.319 1.520 1.100 1.094 1.462 1.176 109.0 107.8 52.4 84.6 108.7 110.9 105.2 110.2 113.2 179.5 105.2 110.2 64.4 Tabella 2.2: Dati strutturali dei complessi ione-dipolo per la reazione Cl− +Cl(CH2 )2 CN (distanze in Å e angoli in gradi). La differenza di energia potenziale, ∆E, si riferisce ad i reagenti a distanza infinita Ad un livello HCTH il complesso prereattivo gauche è ∼20 kJmol−1 più stabile che non quello trans. Questa differenza può essere attribuita al momento di dipolo del conformero cs nel complesso (6.69D) che è superiore a quello nel conformero ts (3.84D). Tuttavia, si dovrebbe prendere in considerazione anche la differente forza del legame ad idrogeno con lo ione cloruro. Infatti la distanza Cl(i) -H è nei due complessi rispettivamente 2.300 e 2.403 Å. La barriera torsionale tra questi 91 due complessi è ridotta a ∼ 11 kJmol−1 a livello MP2 rendendo la conversione da trans a gauche più facile. Partendo da i due complessi prereattivi sono ottenuti due differenti stati di transizione (TS). La struttura dei TS è riportata in Fig. 2.2 (b) e i parametrii geometrici sono riportati in Tab. 2.3. L’altezza della barriera per la reazione è molto simile per i due conformeri. blyp rC1 H1 rC1 H2 rC1 Clo rC1 Cli rC1 C2 rC2 H3 rC2 H4 rC2 C3 rC3 N θClo C1 H1 θClo C1 H2 θCli C1 H1 θCli C1 H2 θH1 C1 C2 θH2 C1 C2 θH3 C2 C1 θH4 C2 C1 θC1 C2 C3 θNC3 C2 θH3 C2 C3 θH4 C2 C3 φClo C1 C2 C3 ∆E: exp. -17.15 kJmol−1 trans hcth mp2 1.079 1.080 2.215 2.478 1.522 1.103 1.103 1.467 1.170 92.1 93.5 76.2 79.0 119.9 119.7 108.6 108.0 120.5 168.8 106.9 106.3 171.7 -4.83 blyp 1.077 1.077 2.442 2.443 1.522 1.100 1.100 1.468 1.161 86.6 85.8 86.6 85.7 118.3 122.0 108.8 108.8 114.9 177.3 107.9 107.9 90.9 gauche hcth 1.080 1.079 2.371 2.413 1.512 1.102 1.104 1.462 1.169 87.6 86.1 86.2 84.7 121.7 118.4 108.9 108.9 115.2 177.3 107.6 107.8 105.0 -22.05 mp2 1.073 1.074 2.307 2.307 1.515 1.092 1.092 1.463 1.175 86.5 87.8 86.5 87.8 121.3 118.2 109.8 109.8 112.5 177.3 107.7 107.7 89.4 Tabella 2.3: Dati strutturali degli stati di transizione per la reazione Cl− +Cl(CH2 )2 CN (distanze in Å e angoli in gradi). La differenza di energia potenziale, ∆E, si riferisce ad i reagenti a distanza infinita 92 Come si può vedere da Tab. 2.2 and Tab. 2.3, le energie calcolate dello stato di transizione e del complesso prereattivo dell’isomero gauche sono in miglior accordo con gli esperimenti [35]. Nel TS del conformero gauche il gruppo CN e gli altri due atomi di carbonio si trovano sullo stesso piano, riducendo in questo modo la repulsione elettronica e consentendo alla reazione di avvenire con un percorso simmetrico. Reazioni simili, con differenti nucleofili, hanno ugualmente dimostrato che il conformero gauche dà luogo alla reazione più facilmente [36]. 2.3 Reazioni Cl− + Cl(CH2)nCN (n=3, 4 e 5) I profili dell’energia potenziale per la reazione 2 con n = 3, 4 e 5 sono stati costruiti partendo dallo stato di transizione definito inizialmente, per analogia con lo stato di transizione gauche del cloropropionitrile discusso nel precedente paragrafo. Lo stato di transizione iniziale è stato prima ottimizzato rilassando tutti i gradi di libertà interni. La simulazione per ottenere i profili di energia è stata eseguita partendo dagli stati di transizione ottimizzati ed i risultati sono riportati in in Fig. 2.4 in funzione della coordinate di reazione r = r(C − Cli ) − r(C − Clo ), dove C è il centro di attacco e Cli e Clo sono le specie entranti ed uscenti, rispettivamente. 93 0.0 Cl(CH2)2CN Cl(CH2)3CN -20.0 Cl(CH2)4CN -1 ∆E (kJmol ) Cl(CH2)5CN -40.0 -60.0 -80.0 0.0 1.0 2.0 3.0 r=r(C-Clo)-r(C-Cli) (Å) 4.0 5.0 Figura 2.4: Profili di energai potenziale lungo la coordinata r=r(C-Cli )-r(C-Clo ) per le reazioni Cl(CH2 )n CN + Cl− . Il punto più marcato si riferisce al complesso a piu bassa energia per la reazione Cl− + Cl(CH2 )5 CN, come descritto nel testo Di seguito gli atomi di carbonio saranno identificati con le lettere greche α, β, γ, . . ., ω partendo dal carbonio su cui è legato il gruppo ciano. Sulle basi di calcoli AM1, Craig et al.[35] hanno suggerito che strutture cicliche che coinvolgono gli atomi di idrogeno si potrebbero formare allo stato di transizione. Nei presenti calcoli ab initio non è stata trovata evidenza di strutture cicliche coinvolte nello stato di transizione. Al contrario, anelli a sei termini caratterizzati dalla presenza di due legami ad idrogeno, in posizione α e γ, sono stati osservati nei complessi prereattivi, come riportato in Fig. 2.5. 94 Figura 2.5: Strutture dei complessi ione-dipolo caratterizzati dalla presenza di due legami ad idrogeno per le reazioni (dall’alto verso il basso): Cl− +Cl(CH2 )3 CN, Cl− +Cl(CH2 )4 CN and Cl− +Cl(CH2 )5 CN 95 In questa situazione il 3-cloropropionitrile rappresenta un’eccezione poiché la formazione dei due legami ad idrogeno non è possibile. L’importanza della lunghezza della catena e dei vincoli strutturali nel caso di n=2 è già stata discussa da Craig et al.[33, 35]. L’aspetto strutturale consente anche una prima spiegazione della particolare stabilità del complesso ione-dipolo per n=3. Infatti, in questo caso l’idrogeno in γ coinvolto nella struttura ciclica è il più vicino all’atomo di cloro e la distanza del legame ad idrogeno (2.307Å) si può ridurre. È interessante analizzare il trend della coordinata di reazione r = r(C − Cli ) − r(C − Clo ) in prossimità della posizione del complesso prereattivo, cioè dei minimi mostrati in Fig. 2.4). Come può essere osservato dalle strutture dei complessi riportati in Fig. 2.3 e Fig. 2.5, la posizione dei minimi per n = 2 e 3 non differisce apprezzabilmente. Come aspettato, invece, per n = 4 si ha un valore per la coordinata di reazione significativamente superiore. In questa situazione il caso per n = 5 sembra essere anomalo. Tuttavia si è trovato che che nella reazione Cl(CH2 )5 CN + Cl− il sistema è inizialmente intrappolato in un minimo locale dove lo ione cloruro è legato a due idrogeni (in posizioni γ e ω) più vicine all’atomo di cloro. L’intrappolamento in questo minimo locale è la ragione per l’osservazione del processo di eliminazione in alcune simulazioni a temperatura ambiente, come descritto nella seguente sezione. Se lo ione cloruro si sposta da questa posizione raggiunge un minimo molto più profondo dove instaura due legami ad idrogeno con gli idrogeni in posizione α e γ, come mostrato in Fig. 2.6. La poszione del minimo assoluto nel complesso ione-dipolo è indicata con un punto in Fig. 2.4. 96 (a) 2.5 −3.95 −15.8 1 −27.6 −39.5 0 −51.3 ∆E kJmol−1 r=r(Cli -Cα )-r(Cli -Cω ) Å 2 −63.1 −1 −75 −86.8 −2 −98.6 −2.5 0 1 2 3 4 r=r(Cli -C)-r(Clo -C)Å (b) 2.5 1.83 −7.57 1 −17 −26.4 0 −35.8 ∆E kJmol−1 r=r(Cli -Cα )-r(Cli -Cω ) Å 2 −45.1 −1 −54.5 −63.9 −2 −73.3 −2.5 0 1 2 3 4 r=r(Cli -C)-r(Clo -C)Å Figura 2.6: Superficie di energia potenziale media alla temperatura di 300 K per la reazione tra Cl− e (a) ClC2 H4 CN e (b) ClC3 H6 CN 97 Si può vedere da Fig. 2.4 che, eccettuato il caso con n = 3, le energie dello stato di transizione sono molto simili. Effetti maggiori sono invece osservati nella regione del complesso ione-dipolo. Questo suggerisce, in contrasto con le ipotesi di Craig et al. [33, 35], che l’interazione del gruppo CN con lo ionecloruro sono più forti nel complesso prereattivo che allo stato di transzione. Più facilmente, la presenza del gruppo ciano dà agli atomi di idrogeno legati al Cα un carattere più acido e conseguentemente una più pronunciata attitudine a formare legami ad idrogeno con il nucleofilo [36]. Infatti la formazione del legame ad idrogeno ( in posizione α) è stata osservata nel complesso prereattivo di tutte le molecole studiate nel presente capitolo e non allo stato di transizione come ipotizzato da Craig et al. [33, 35]. Il legame ad idrogeno è la sorgente di un’ulteriore stabilizzazione, stimata [21, 6] nell’ordine di 10 kJmol−1 nel caso del cloroacetonitrile. La presenza di un legame ad idrogeno è stata evidenziata dalle funzioni di localizzazioni elettroniche (ELF) [37, 38, 39] e tramite Wannier Function Centers (WFC) [40, 41] nel complesso prereattivo per il caso con n=3. In Fig. 2.7 sono riportate le isosuperfici del potenziale elettrostatico nei complessi prereattivi e dello stato di transizione. Si può vedere che l’estensione delle isosuperfici positive (verdi) nel complesso prereattivo decrementano all’aumentare della lunghezza della catena. 98 (a) (b) (c) Figura 2.7: Potenziale elettrostatico per: (a) Complesso ione-dipolo e stato di transizione per la reazione Cl− +Cl(CH2 )3 CN. (b) Complesso ione-dipolo e stato di transizione per la reazione Cl− +Cl(CH2 )4 CN. (c) Complesso ione-dipolo e stato di transizione per la reazione Cl− +Cl(CH2 )5 CN. Sono state riportate tre differenti isosuperfici: 0.15 (blue), 0.1 (verde) e -0.375 (rossa) 99 Questo può essere correlato ad un ridotto effetto di microsolvatazione nei sistemi a catena più lunga, che si manifesta con una più bassa stabilità del complesso e che è riportato quantitativamente in Tab. 2.4. Cl(CH2 )n CN ClC2 H4 CN ClC3 H6 CN ClC4 H8 CN ClC5 H10 CN ∆ E (kJmol−1 ) 0K 300 K exp. [35] 65.55 (63.19) 64.01 76.57 54.82 49.19 67.78 63.33 62.69 71.55 61.23 34.12 ∆A (kJmol−1 ) 300 K 34.13 23.92 29.88 26.50 Tabella 2.4: Differenze dell’energia potenziale e libera tra lo stato di transizione ed il complesso prereattivo. Tra parentesi è riportato il valore dell’energia potenziale per il conformero del 3-cloropropionitrile caratterizzato da un minore stabilità Per lo stato di transizione due effetti concomitanti contribuiscono all’abbassamento della stabilità con l’incremento della lunghezza della catena. Da un lato l’isosuperficie di potenziale elettrostatico positive (verde) decrementa all’aumentare della lunghezza della catena, in modo analogo a quanto osservato nel caso del complesso ione-dipolo. Da un altro lato l’isosuperficie blue che descrive la localizzazione di carica negativa sul gruppo CN, diminuisce anch’essa e quasi scompare nel sistema a catena più lunga. Questo può essere correlato alla riduzione dell’effetto elettronattrattore ed, eventualmente, all’effetto solvatante. 2.4 Effetti termici Come è stato descritto nella precedente paragrafo la superficie di energia potenziale delle reazioni ( 2) è resa complessa sia a causa della flessibilità molecolare del substrato sia dalla possibile posizione iniziale del nucleofilo Cl(i) , che al momento della formazione del complesso prereattivo, nella maggior parte dei casi, è a distanze superiori dal carbonio Cω rispetto a quanto non trovato per le 100 strutture di minima energia. Per questa ragione un’esplorazione della superficie di energia potenziale alla temperatura ambiente è particolarmente importante nel presente caso. Una serie di simulazioni a condizioni ambiente (300 K) sono state eseguite nell’insieme Blue Moon per determinare l’energia potenziale termica media (TPES, thermal potential energy surface). Si è adottato la stessa procedura di simulazione descritta nel precedente capitolo [6]. La distanza r(Cli -Cω ) è stata scelta come coordinate di reazione. Le TPES sono state riportate in Fig.2.6 in funzione della coordinate di stretching antisimmetrico del cloro entrante ed uscente, r=r(C-Cli )-r(C-Clo ), e della coordinata R=r(Cli -Cω )-r(Cli -Cα ). Con una tale scelta le TPES possono essere completamente descritte dal minimo caratterizzato da legame ad idrogeno allo stato di transizione ed i minimi relativi che sono esplorati lungo il percorso di reazione possono essere individuati. I modi torsionali della catena consentono di esplorare differenti punti conformazionali dello spazio delle fasi e la rotazione della catena relativa allo ione dà la possibilità di formare differenti tipi di legami ad idrogeno. Quindi i riarrangimanti intra e intermolecolari sono esplorati. Questo è rilevante poiché la competizione con l’eliminazione è stata osservata per la molecola a catena più lunga. In Fig. 2.8 è riportato una configurazione estratta dalla simulazione, che mostra l’eliminazione. Figura 2.8: Reazione di eliminazione E2 per la specie Cl(CH2 )5 CN 101 Usando l’insieme Blue Moon l’energia libera è stata calcolata integrando la forza vincolare media a questa temperatura lungo il percorso di reazione, che è mostrata in Fig. 2.9. I risultati sono riportati in Fig. 2.10 e gli effetti termici sono sommarizzati in Tab. 2.4. mean force (a.u.) (a) (b) 0.02 0.02 0.01 0.01 0 0 -0.01 -0.01 -0.02 -0.02 -0.03 2 3 4 -0.03 5 (c) 3 4 5 2 3 4 r=r(C-Cl ) Å 5 (d) 0.03 0.03 mean force (a.u.) 2 0.02 0.02 0.01 0 0.01 -0.01 -0.02 0 -0.03 -0.01 2 3 r=r(C-Cl 4 (i) -0.04 5 )Å (i) Figura 2.9: Forza vincolare media lungo il percorso di reazione per le specie con n=2 (a), n=3 (b), n=4 (c) n=5 (d) 102 -1 ∆A (kJmol ) (a) (b) 0 -5 -10 -15 -20 -25 -30 -35 0 -5 -10 -15 -20 -25 -30 -35 -1 ∆A (kJmol ) 2 3 4 5 (c) (d) 0 -5 -10 -15 -20 -25 -30 -35 0 -5 -10 -15 -20 -25 -30 -35 2 3 r=r(C-Cl (i) ) 4 Å 5 2 3 4 5 2 3 4 r=r(C-Cl ) Å 5 (i) Figura 2.10: Differenze di energia libera ∆A lungo il percorso di reazione per le specie con n=2 (a), n=3 (b), n=4 (c), n=5 (d) Nel precedente capitolo è stato osservato che per il cloroacetonitrile (n=1) [6] la barriera di energia potenziale incrementa innalzando la temperatura da 0 a 300 K. Il trend opposto è stato osservato nel presente caso. Questo può essere direttamente correlato con l’esplorazione di più minimi e di più stati di transizione da parte delle molecole più lunghe, suggerendo che gli esperimenti forniscono informazioni su regioni più profonde rispetto alle superfici di energia potenziale esplorate dalla simulazione a temperatura finita. Questo punto di vista è anche supportato dal fatto che il profilo di minima energia è più vicino ai dati sperimentali che non 103 i risultati a temperatura finita, perché in quest’ultimo caso sono prese in considerazione anche le configurazioni meno favorite da un punto di vista energetico. Come conseguenza, si può anche notare che, comparando i presenti risulati con quelli relativi alla reazione del cloroacetonitrile, la differenza di energia libera, ∆A, è sostanzialmente inferiore dell’energia della barriera. La superficie di energia potenziale alla temperatura finita è riportata in Fig. 2.6 per le reazioni relative alle molecole a catena più corta. Si può vedere che all’aumentare di n la superficie di energia potenziale diventa molto complessa. La posizione del minimo per n=3 è simmetrica (r(Cli -Cω ) ∼ r(Cli -Cα )) in corrispondenza della formazione dei due legami ad idrogeno, come descritto di seguito. Per n=2 un minimo più profondo corrisponde ad un valore di -1.0 nella stessa coordinata, indicando una posizione dello ione entrante molto più vicina al carbonio in α. Si deve tuttavia notare come l’aspetto strutturale di base dei complessi prereattivi sia ancora osservati a temperatura ambiente. I cambiamenti strutturali che avvengono lungo le traiettorie Blue Moon sono state monitorate tramite le distanze conformazionali D(t, 0) definite come: s D(t, 0) = X 1 [dij (t) − dij (0)]2 N (N − 1)/2 i>j (3) La 3 è una misura della deviazione delle distanze intramolecolari tra gli atomi i e j a ciascun time step t, dij (t) rispetto a quello a t = 0, dij (0), scelto come riferimento. Questa quantità è stata precedentemente utilizzata in simulazioni di sistemi biologici [42, 43] Un valore circa costante della distanza conformazionale lungo la traiettoria implica che il sistema sta esplorando una regione dello spazio delle fasi con solo cambiamenti conformazionali minori. I risultati sono mostrati in Fig. 2.11. Si può notare che per n=2 sono esplorate conformazioni (riportate nella stessa figura) distintamente differenti in prossimità dello stato di transizione. 104 (a) (b) 0.6 0.6 D(t,0) 0.5 A 0.4 B C 0.5 0.4 0.3 0.3 0.2 0.2 0.1 0.1 0 0 5000 10000 15000 (c) 0 0 5000 10000 15000 0 10000 20000 step numbers 30000 (d) 1 0.6 0.8 D(t,0) 0.5 0.4 0.6 0.3 0.4 0.2 0.2 0.1 0 A 0 10000 20000 step numbers 30000 B 0 C Figura 2.11: Distanze conformazionali D(t,0) allo stato di transizione (linea tratteggiata) e nel complesso ione-dipolo (linea continua) per le reazioni con n=2 (a), n=3 (b), n=4 (c) n=5 (d). Per il 3-cloropropionitrile (n=2) sono riportate le strutture corrispondenti alle deviazioni superiori dalla struttura di riferimento Si è pertanto trovato che a temperatura ambiente, anche se la rotazone libera è ancora impedita, un completo cambiamento conformazionale può avvenire come suggerito da Craig et al.[33, 35]. All’aumentare di n le distanze conformazionali iniziano ad essere rumorose come conseguenza dello spazio configurazionale 105 esplorato, che diventa superiore. 2.5 Conclusioni Le reazioni Cl− +Cl(CH2 )n CN con n=2. . .5 sono state studiate sia a 0 che a 300 K tramite simulazioni di dinamica molecolare ab initio. Sono stati trovati complessi prereattivi caratterizzati dalla formazione di legami ad idrogeno, stabili anche a 300 K, in analogia a quanto osservato per la reazione dell’acetonitrile [29, 21, 6]. La presenza di interazioni di tipo legame ad idrogeno è la ragione principale della stabilità di questi complessi prereattivi. L’esistenza di una struttura ad anello è stata trovata per il complesso prereattivo delle specie con n = 3,4 e 5. Queste strutture a sei membri si sono rivelate stabili anche alla temperatura di 300 K dall’analisi delle distanze conformazionali riportate in Fig. 2.11. Non di meno a temperature finite ill sistema si può muovere da questi bacini caratterizzati da basse energie grazie alla flessibilità intrinseca di queste molecole. Gli effetti elettronattrattivi del gruppo CN sono stati investigati ed è stato trovato che sono attivi in tutte le molecole considerate. Per le molecole a catene più corte un decremento della carica sull’atomo di carbonio, dove avviene la sostituzione, è stato osservato e questa può essere una delle ragion dell’elevata velocità di reazione. Si è anche osservato che per le molecole a catena più lunga si ha una reazione di competizione con l’eliminazione. I risultati di questo capitolo confermano l’importanza dell’esploazione dello spazio delle fasi a temperature finite ad elevate livelli di teoria [44]. 106 Bibliografia [1] Car, R.; Parrinello, M. Phys. Rev. Lett. 1985, 55, 2471–2474. [2] Parrinello, M. Computing in Science & Engineering 2000, 2, 22–27. [3] Tse, J. S. Annu. Rev. Phys. Chem. 2002, 53, 249–290. [4] Raugei, S.; Cardini, G.; Schettino, V. J. Chem. Phys. 1999, 111(24), 10887– 10894. [5] Raugei, S.; Cardini, G.; Schettino, V. J. Chem. Phys. 2001, 114, 4089–4098. [6] Pagliai, M.; Raugei, S.; Cardini, G.; Schettino, V. J. Chem. Phys 2002, 117, 2199–2204. [7] E. J. Meijer and M. Sprik . J. Phys. Chem. A 1998, 102, 2893–2898. [8] E. J. Meijer and M. Sprik. J. Am. Chem. Soc. 1998, 120, 6345–6355. [9] Ensing, B.; Meijer, E. J.; Blöchl, P. E.; Baerends, E. J. J. Phys. Chem. A 2001, 105, 3300–3310. [10] A. Michalak and T. Ziegler . J. Phys. Chem. A 2001, 105(17), 4333–4343. [11] Mugnai, M.; Cardini, G.; Schettino, V. J. Chem. 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Spectrom 2002, 214, 277–314. 110 Capitolo 3 Reazione SN2 in acqua I risultati dell’analisi di una simulazione di dinamica molecolare ab initio relativa allo stato di transizione di una reazione di sostituzione nucleofila biolecolare in acqua sono discussi ed un limite inferiore del tempo di vita delle interazioni di tipo di legame ad idrogeno tra gli alogenuri e le circostanti molecole di acqua è stimato. Una nuova funzione è introdotta per calcolare il tempo di vita del legame ad idrogeno ed è comparata con i risultati della funzione usualmente utilizzata. 111 3.1 Introduzione Uno degli argomenti maggiormente importanti in chimica è rappresentato dallo studio di reazioni chimiche in soluzione [1, 2, 3, 4]. È pertanto di primaria importanza capire il ruolo del solvente lungo il percorso di reazione [5, 6, 7, 8, 9]. Per raggiungere questo scopo una particolare attenzione deve essere dedicata all’analisi delle interazioni di tipo direzionale, come ad esempio il legame ad idrogeno, che più facilmente possono prendere parte alla stabilizzazione di differenti punti dello spazio delle del percorso di reazione. Tra le varie classi di reazioni chimiche un ruolo chiave è rappresentato dale reazioni di sostituzione nucleuofila bimolecolari (SN 2) [10, 11]. Queste reazioni, ed in particolare le più semplici, possono essere considerate come un modello per l’intera classe: Y− + CH3 X −→ YCH3 + X− (1) dove X e Y sono gli alogeni, sono state ampiamente esaminate, specialmente nel vuoto, sia teoricamente [1, 2, 7, 12, 13] che sperimentalmente [14, 15, 16]. Nel vuoto, il profilo generale della variazione dell’energia è stato stabilito essere caratterizzato da una superficie a doppio minimo, inferiore a quella dei reagenti o dei prodotti, dovuto alla formazione di interazione di tipo ione-dipolo, separate dallo stato di transizione [16, 17, 18, 19]. L’interazione con il solvente decrementa la profondità dei minimi ed incrementa l’altezza della barriera dello stato di transizione [20, 21]. Quando la reazione è in fase massiva i complessi prereattivi tendono a scomparire a l’energia dello stato di transizione è molto superiore rispetto a quella dei reagenti [6, 11]. I risultati teorici per sistemi isolate hanno mostrato una forte dipendenza dal livello di teoria adottato, suggerendo la necessità di alti livelli di teoria per studiare 112 queste reazioni in fasi condensate [21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30, 31, 32]. L’approccio tradizionale è stato quello di mimare la presenza del solvente con un continuo caratterizzato da una costante dielettrica [1, 2]. Il vantaggio di questo approccio è la riduzione dell’enorme numero di gradi di libertà rendendo possibile l’uso dei più elevati livelli di teoria [7] a spesa della perdita degli effetti di ridistribuzione delle molecole di solvente e delle interazioni direzionali, come ad esempio il legame ad idrogeno [6]. L’ultimo punto è stato parzialmente corretto in alcuni calcoli introducendo esplicitamente intorno ai reagenti poche molecole di solvente circondate dal continuo [2]. Inoltre i metodi ab initio classici non prendono propriamente in considerazione gli effetti termici, indipendentemente dal livello di teoria, e questi si sono rivelati importanti [20, 21, 26]. Nel presente capitolo, risultati preliminari di una simulazione di dinamica molecolare ab initio per la reazione: Cl− + CH3 Br −→ ClCH3 + Br− (2) in acqua sono riportati per mostrare, dalla comparazione con precedenti studi sulla stessa reazione [20, 21], gli effetti del solvente sullo stato di transizione. In particolare il ruolo della direzionalità nelle interazioni con il solvente sarà discusso e la presenza di deboli interazioni di tipo legame ad idrogeno tra gli idrogeni del gruppo metile e l’ossigeno delle molecole di acqua circostanti sarà analizzato. Una comparazione tra uno dei metodi tradizionali [33, 34, 35] per la stima del legame ad idrogeno ed un metodo leggermente diverso, qui proposto, è riportato per dare un limite inferiore al tempo di vita del legame ad idrogeno. 113 3.2 Dettagli computazionali Le simulazioni sono state eseguite con il codice CPMD [36] in un box cubico di 10.12 Å di lato con condizioni periodiche al contorno. I reagenti sono circondati da 30 molecole di acqua, e l’elettroneutralità della cella di simulazione è ottenuta aggiungendo un ione H+. Pseudopotenziali di tipo Martins-Troullier [37] sono stati usati nella decomposizione di Kleinman-Bylander [38] e l’espansione delle onde piane è stata troncata a 70 Ry. Calcoli nell’ambito della teoria del funzionale della densità nell’approssimazione del gradiente generalizzato sono stati compiuti utilizzando il funzionale di scambio e correlazione HCTH [39, 40]. Il deuterio è stato utilizzato in luogo dell’idrogeno per consentire un time step superiore. Lo spazio delle fasi lungo il percorso di reazione è stato esplorato tramite il metodo Blue Moon [41, 42, 43, 44] mantenendo la distanza rCCl o rCBr vincolate. Dopo una termalizzazione a 300 K tramite scaling delle velocità, le equazioni del moto sono state integrate con un timestep di 5 a.u. (∼ 0.12 fs) per un intervallo temporale compreso tra 4 e 12 ps nell’insieme NVE. Le analisi di seguito riportate si riferiscono alla simulazione più lunga. 3.3 Risultati Uno snapshot della simulazione dello stato di transizione (il vincolo rCCl è stato posto a 2.30 Å con una forza media su tale vincolo di 0.027 a. u., un valore nettamente inferiore a quello scelto da Ensing et al. [6] per identificare lo stato di transizione in acqua per una reazione simile), è riportato in Fig. 3.1. La posizione dei centri delle funzioni di Wannier massimamente localizzati [45, 46] è mostrata con piccole sferette. La presenza di effetti di polarizzazione dei doppietti elettronici degli alogeni verso gli idrogeni delle molecole di acqua del solvente 114 prova la presenza di interazioni direzionali (legami ad idrogeno) anche allo stato di transizione. Questo risultato è maggiormente evidente osservando le funzioni di localizzazione elettronica (ELF) [47, 48] riportate in Fig. 3.2 dove gli attrattori intorno agli alogeni non sono più semisfere, come in fase gassosa, ma mostrano una forte deformazione e diventano toroidali per la presenza dei legami ad idrogeno. Figura 3.1: Configurazione dello stato di transizione estratta dalla simulazione. Le sferette rappresentano i centri delle funzioni di Wannier massimamente localizzate. 115 Figura 3.2: Configurazione dello stato di transizione estratta dalla simulazione. Le isosuperfici delle funzioni di localizzazione elettronica (ELF) sono riportate per un valore di cutoff di 0.825. La presenza del legame ad idrogeno può essere ipotizzata allo stato di transizione sulle basi della funzione di distribuzione radiale, g(r) riportata in Fig. 3.3, che mostra come gli atomi di idrogeno primi vicini hanno un massimo a 2.25 Å e 2.35 Å per le distanze rH−Cl e rH−Br rispettivamente. Queste sono tipiche distanze per la presenza di legame ad idrogeno. Come mostrato dalla g(r) vi sono in media 3-4 molecole intorno all’atomo di cloro e 4-5 intorno a quello di bromo, valori che possono essere direttamente confrontati con quelli degli ioni isolati in acqua [49, 50, 51, 52]. 116 g(r)Cl-H g(r)Cl-O 6 6 4 4 2 2 0 2 3 4 r(Cl-H) Å 5 0 3 6 4 4 2 2 2 3 4 r(Br-H) Å 5 g(r)Br-O g(r)Br-H 6 0 4 r(Cl-O) Å 5 0 3 4 r(Br-O) Å 5 r(C-Cl) = 2.30 Å Figura 3.3: Le funzioni di distribuzione radiale a coppie, g(r), sono riportate con ua liea continua. Le linee tratteggiate corrispondono all’integrale della funzione di distribuzione radiale. Queste funzioni danno una descrizione media della solvatazione dello stato di transizione e possono essere considerate un punto di partenza per l’analisi del legame ad idrogeno allo stato di transizione ed in particolare della stabilità di questa interazione. Poiché il legame ad idrogeno è un’interazione direzionale la distanza è una condizione necessaria ma non sufficiente, e la direzionalità dell’interazione deve essere verificata. Usualmente questo compito è risolto considerando oltre che 117 alla distanza il valore istantaneo dell’angolo HOX(t), dove X è l’alogeno scelto, che dovrà essere al di sotto di un valore limite precedentemente stabilito. Questo può essere verificato plottando la funzione g(r,θ), dove θ è l’angolo HOX, definita come: g(r, θ) = 1 h(r) * X + δ[rH−X (t), r]δ[θHOX (t), θ] (3) H dove δ è la funzione di Kronecker e: * h(r) = X + δ[rH−X (t), r] (4) H Queste funzioni sono riportate in Fig. 3.4 mostrando il caratteristico comportamento della direzionalità dell’interazione. 118 (A) 180 170 0.144 160 150 0.126 HOCl (degrees) 140 130 0.108 120 110 0.09 100 90 0.072 80 70 6 0.054 60 50 0.036 40 30 0.018 20 10 0 0 1.5 2 3 4 5 5.5 r(Cl−H) Å (B) 180 170 0.154 160 150 0.134 HOBr (degrees) 140 130 0.115 120 110 0.096 100 90 0.0768 80 70 6 0.0576 60 50 0.0384 40 30 0.0192 20 10 0 0 1.5 2 3 4 5 5.5 r(Br−H) Å Figura 3.4: Probabilità dell’interazione O-H· · · X per un dato valore della distanza e dell’angolo, g(r,θ). A e B si riferiscono rispettivamente alle interazioni O-H· · · Cl e O-H· · · Br. 119 È anche possibile verificare che per distanze brevi il valore degli angoli sono molto localizzati. Tipicamente per distanze corte (2.5 ) un angolo HOX inferiore o uguale a 30◦ è considerato essere un’ulteriore indicazione della presenza di legame ad idrogeno con l’alogeno [49, 50, 51, 52]. Usando valori limite per la distanza e per l’angolo è possibile costruire per ciascun contatto H-X, j, una funzione Hj (t) = δ(H-bond) che assume valore di 1 per la presenza del legame ad idrogeno oppure di zero altrimenti. Questa funzione è stata utilizzata per valutare il tempo di vita del legame ad idrogeno [33, 34], ma presenta il difetto di essere fortemente discontinua ed inoltre effetti di vibrazioni molecolari non sono, direttamente, presi in considerazione. Per queste ragioni suggeriamo l’uso della seguente e più flessibile funzione: 2 /(2σ 2 ) r fj (t) = A(r, t) · B(θ, t) = e−(req −rj (t)) 2 /(2σ 2 ) θ · e−(θeq −θj (t)) (5) con la condizione addizionale: In questo approccio un valore deve essere assegnato ad i parametri if (req − rj (t)) ≥ 0 then A(r,t) = 1 (6) if (θeq − θj (t)) ≥ 0 then B(θ,t) = 1 In quest’approccio si deve assegnare un valore ai parametri req , θeq , σr e σθ . Poiché la presenza di un legame ad idrogeno può essere ipotizzata dal picco a corte distanze nella g(r) si propone di adottare il valore del massimo per il primo picco a req e σr la metà larghezza a metà altezza sempre del primo picco della g(r). La scelta per i parametri relativi all’angolo sono più arbitrari e sono stati adottati i valori di 30◦ e 10◦ per θeq e σθ , rispettivamente. Una comparazione tra le due funzioni è riportata in funzione del tempo in Fig. 3.5 e in Fig. 3.6, per i contatti H-Cl e H-Br, rispettivamente, scelte per illustrare il caso 120 di un legame ad idrogeno persistente (pannello superiore), e legami ad idrogeno con tempi di vita inferiori (pannelli inferiori). 1 0.5 0 1 0.5 0 0 1 2 3 4 5 7 6 time (ps) 8 9 10 11 12 0 1 2 3 4 5 7 6 time (ps) 8 9 10 11 12 0 1 2 3 4 5 7 6 time (ps) 8 9 10 11 12 1 0.5 0 1 0.5 0 1 0.5 0 1 0.5 0 Figura 3.5: In ciascun pannello sono riportate le funzioni f (t) (alto) e H(t) (basso) per differenti interazioni O-H· · · Cl 121 1 0.5 0 1 0.5 0 0 1 2 3 4 5 7 6 time (ps) 8 9 10 11 12 0 1 2 3 4 5 7 6 time (ps) 8 9 10 11 12 0 1 2 3 4 5 7 6 time (ps) 8 9 10 11 12 1 0.5 0 1 0.5 0 1 0.5 0 1 0.5 0 Figura 3.6: In ciascun pannello sono riportate le funzioni f (t) (alto) e H(t) (basso) per differenti interazioni O-H· · · Br È evidente [33, 34] che la definizione classica di legame ad idrogeno, Hj (t), non prende in considerazione punti che sono caratterizzati da valori prossimi all’unità nella nostra funzione e che per questa ragione darà luogo a tempi di vita inferiori. Tenendo sempre in mente che i valori ottenuti sono stime per difetto un valore di 122 101 fs (29 fs) e 178 fs (32 fs) è stato ottenuto per le interazioni H-Cl e H-Br, rispettivamente (il valore ottenuto per Hj (t) è riportato in parentesi per completezza) A causa del corto tempo totale della simulazione solo un numero limitato di molecole di acqua passa è effettivamente legata agli alogeni allo stato di transizione e questo è effettivamente una ragione del basso tempo di vita di quest’interazione. Prendendo in considerazione solo quelle molecule che durante la simulazione sono prime vicine degli atomi di cloro o bromo si ottiene un tempo di vita dell’ordine di 1-2 ps. Questo può essere anche ricavato dal pannello superiore di Fig. 3.5, dove è stata riportata la funzione fj (t) per una delle più lunghe interazioni di legame ad idrogeno del tipo H-X. È interessante anche guardare alle interazioni tra gli idrogeni del gruppo metile e le molecule di acqua per verificare se è presente una qualche interazione direzioale. Nella g(r) riportata in Fig. 3.7 si nota una leggera modificazione della pendenza intorno a 2.3 Å e che eventualmente può essere attribuita ad un debole legame ad idrogeno. 1 0.5 0 2 3 g(r)H 4 Ow 5 Å Me Figura 3.7: Funzione di distribuzione radiale per le interazioni tra gli atomi di idrogeno del gruppo metile, HM e , e l’atomo di ossigeno delle molecole di acqua circostanti, Ow . 123 Per verificare la direzionalità dell’interazione si è riportato in Fig. 3.8 l a funzione g(r,θ) per tutti i contatti HMe Ow (tutti i canali che corrispondono a meno di 1000 contatti sono stati posti uguali a zero). 124 (A) 180 170 0.144 160 150 0.126 140 130 110 0.09 100 90 0.072 80 70 0.054 6 HCO (gradi) 0.108 120 60 50 0.036 40 30 0.018 20 10 0 0 1.5 2 3 4 5 5.5 r(HMe −Ow ) Å (B) 50 2.36e+03 2.06e+03 40 30 1.47e+03 1.18e+03 20 884 6 HCO (gradi) 1.77e+03 589 10 295 0 0 1.9 2.1 2.3 2.5 2.7 2.9 3.1 3.3 3.5 r(HMe −Ow ) Å Figura 3.8: A: g(r,θ) per le interazioni C-HM e · · · Ow . B: g(r,θ) pesata, ottenuta dall’equazione 7. 125 La figura mostra un’alta probabilità in una regione molto limitata del valore dell’angolo a corta distanza, suggerendo una direzionalità nell’interazione. Per comparazione con la Fig.3.4 si può vedere come questo tipo di legame ad idrogeno sia molto meno esteso da un punto di vista di distribuzione spaziale e meno intenso. Questo conferma la minor forza del legame ad idrogeno che coinvolge questo gruppo rispetto a glella degli alogeni, come recentemente riportato in letteratura [53]. Nella stessa figura una funzione similare è riportata e questa prende un considerazione solo i contatti che possono essere considerati legati ad idrogeno: g(r, θ) = * X + δ[rH−O , r(t)]δ[θHCO , θH (t)]fH (t) (7) H dove la funzione peso fH (t) è definita nello stesso modo descritto in eq. 5, con req e σeq hanno il valore di 2.3 Å e 0.20 Å rispettivamente. Questa funzione mostra la regione dello spazio delle fasi che dà il contributo al legame ad idrogeno usando la funzione f . Il valore ottenuto è solo 53 fs (23 fs) che può essere considerato troppo basso per un debole legame ad idrogeno. Tuttavia, la presenza di un debole leame ad idrogeno può essere può essere confermato dalla funzione g(r,θ). 3.4 Conclusioni I risultati di una simulazione di dinamica molecolare ab initio per lo stato di transizione della reazione Cl− + CH3 Br −→ ClCH3 + Br− (8) chiaramente mostra la presenza di legame ad idrogeno tra le molecule di solvente e gli alogenuri. I numeri di coordinazione sono più bassi di quelli aspettati rispetto 126 alle specie ioniche isolate in acqua dovuto alla delocalizzazione di carica sull’intero stato di transizione e al ridotto spazio intorno agli idrogeni. Una stima inferiore del tempo di vita del legame ad idrogeno è stata fornita. Questo valore può essere influenzato dalla presenza del vincolo C-Cl, che stabilizza lo TS. Si deve notare che le traiettorie di impatto precedentemente riportate [21] per la reazione di microsolvatazione di questo sistema, una molecola d’acqua, che inizialmente formava un legame ad idrogeno con lo ione cloruro, presentava ancora legame ad idrogeno, raggiungendo la molecola di bromometano. La presenza della molecola di acqua destabilizza lo stato di transizione rispetto alla fase gassosa come verrà mostrato in un lavoro attualmente in fase di completamento. Un’interazione direzionale tra gli idrogeni del gruppo metile e le molecole di acqua nell’intorno è stato individuato e probabilmente deve essere attribuito ad un debole legame ad idrogeno. 127 Bibliografia [1] J. Tomasi and M. Persico. Chem. Rev. 1994, 94, 2027–2094. [2] C. J. Cramer and D. G. Truhlar. Chem. Rev. 1999, 99, 2161–2200. [3] J. Gao. Acc. Chem. Res. 1996, 29, 298–305. [4] J. VandeVondele and U. Rothlisberger. J. Am. Chem. Soc. 2002, 124, 8163– 8171. [5] Regan, C. K.; Craig, S. L.; Brauman, J. I. 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The Weak Hydrogen Bond; Oxford University Press, 1999. 132 Capitolo 4 Dinamiche del legame ad idrogeno nel metanolo liquido I risultati di una simulazione di dinamica molecolare Car-Parrinello sul metanolo completamente deuterato sono comparati con gli ultimi risultati teorici e sperimentali ottenuti. Si è osservato che il liquido è aggregato in catene lineari di molecole caratterizzate da legame ad idrogeno. Le strutture degli aggregati sono state caratterizzate e si è determinato che la dinamica del legame ad idrogeno include un regime veloce ed uno lento. È stato caratterizzato un debole legame ad idrogeno tra gli idrogeni del gruppo metile e l’atomo di ossigeno delle molecole circostanti. Gli effetti induttivi sono stati mostrati e discussi in termini di centri delle funzioni di Wannier massimamente localizzati. Una speciale attenzione è stata rivolta alla chiarificazione della dipendenza del momento di dipolo molecolare dal numero di legami ad idrogeno formati da ciascuna molecola. Lo spettro IR è stato calcolato ed analizzato in termini di interazioni H-bond. 133 4.1 Introduzione C’è un ampio interesse sulle proprietà strutturali e dinamiche del metanolo liquido sia come prototipo di un’ampia categoria di alcoli che le numerose possibilità di applicazione come solvente nella sintesi organica, in biochimica ed in biotecnologia [1]. Come nel caso dell’acqua, la struttura del metanolo liquido è dominata dalla formazione di strutture caratterizzate dal legame ad idrogeno. Tuttavia la presenza del gruppo metile dà luogo a significative differenze tra il metanolo e l’acqua [1]. Per quest’ultima, si ha un network tridimensionale in cui la molecola è tetraedricamente coordinata, mentre per il metanolo le molecole sono legate in catene lineari, che, talvolta sono interrotte dalla presenza di biforcazioni [1, 2, 3, 4, 5] come mostrato in Fig. 4.1 e Fig. 4.2. Figura 4.1: Catena di molecole di metanolo, in cui è presente una biforcazione, estratta da una configurazione del liquido. 134 Figura 4.2: Catena di molecole di metanolo, in cui è presente un legame ad idrogno del gruppo metile, estratta da una configurazione del liquido. Estese informazioni sulle proprietà strutturali, dinamiche e spettroscopiche del metanolo liquido sono state rese disponibili da misure di scattering di neutroni [3, 4, 5] e raggi X [2], NMR [6], di spettroscopie IR e Raman [7, 8, 9] e, più recentemente, da esperimenti a femtosecondi risolti nel tempo [10, 11]. Per l’interpretazione microscopica delle informazioni sperimentali importanti contributi sono stati forniti dalla modellizzazione della struttura del liquido [1]. Ad iniziare dagli anni 80, molte simulazioni computazionali [12, 13, 14, 15, 16, 17] sono state eseguite per razionalizzare e comprendere i risultati sperimentali. I lavori iniziali sull’argomento erano basati sullo sviluppo di accurati potenziali semiempirici, che hanno trovato applicazione sia in simulazioni Monte Carlo [12, 13, 14, 15] che di dinamica molecolare (MD) [16, 17]. Queste hanno permesso di raggiungere una buona conoscenza della struttura e della dinamica del metanolo liquido, ma molti dettagli della struttura reticolare del legame ad idro- 135 geno e degli effetti di polarizzazione sono invece ancora considerati un argomento su cui discutere. Il ruolo dellla polarizzazione in liquidi fortemente associati di diversa natura è già stato argomento di ampi studi e sono stati messi a punto modelli di potenziale che includono questi effetti [18]. Ad esempio, recentemente è stato riportato [19] uno studio di dinamica molecolare classica sul metanolo liquido, dove gli effetti di induzione sugli spettri ottici sono stati modellati tramite l’applicazione del metodo di equalizzazionwe del potenziale chimico (CPE) [20, 21, 22, 23, 24, 25]. Tuttavia, molto recentemente un numero di simulazioni di dinamica molecolare ab initio è stato rivolto allo studio del metanolo liquido [26, 27, 28] e questo appare l’approccio più appropriato per prendere completamente in considerazione gli effetti di polarizzazione e l’anarmonicità intramolecolare. Inoltre, recentemente, è stato proposto un modello QM/MM da Morrone e Tuckerman [29] per superare il limite di dimensioni e tempo delle simulazioni ab initio. Nel presente capitolo le simulazioni di dinamica molecolare ab initio col metodo proposto da Car e Parrinello (CPMD) [30, 31] sono state estese al metanolo completamente deuterato e sono stati analizzati con particolare attenzione le dinamiche del legame ad idrogeno, includendo la stima del tempo di vita di quest’interazione, il momento di dipolo molecolare nel liquido e gli spettri vibrazionali ed infrarosso. 4.2 Dettagli computazionali Le simulazioni sono state eseguite con il programma CPMD [31] in un box cubico di 12.05 Å di lato, con condizioni periodiche al contorno e 26 molecole di 136 metanolo. Questa scelta corrisponde ad un campione di densità di 0.888 gcm−3 in buon accordo con quella sperimentale [9] a temperaura ambiente. Pseudopotenziali di tipo Martins-Troullier [32] sono stati usati nella decomposizione di Kleinman-Bylander [33], e l’espansione delle onde piane è stata troncata a 70 Ry. Calcoli di tipo DFT nell’approssimazione GGA sono stati eseguiti usando il funzionale di scambio e correlazione BLYP [34, 35]. Il deuterio è stato utilizzato al posto dell’idrogeno per poter utiliizzare un time step superiore. Una massa fittizia degli elettroni di 800 a.u. è stata adottata per tenere il sistema sulla superficie di Born-Oppenheimer. Partendo da una configurazione estratta da una traiettoria di una precedente simulazione classica [19], seguita da 3 ps di termalizzazione a 300 K in cui le velocità sono state riscalate e da 2 ps di dinamica libera, le equazioni del moto sono state integrate con un time step di 5 a. u. (∼ 0.12 fs) per un tempo di simulazione totale di ∼17 ps nell’insieme NVE, salvando il momento di dipolo della cella, le coordinate degli atomi e le relative velocità ogni 5 step per le successive analisi. Durante la simulazione il momento di dipolo totale della cella, M , è stato calcolato usando lo schema della fase di Berry [36, 37, 38]. Lo spettro infrarosso (IR) è stato ottenuto dalla seguente relazione: Z I(ω) = ω 2 +∞ e−iωt hM (t) · M (0)idt (1) −∞ dove I(ω) è l’intensità infrarossa [39]. Il momento di dipolo del metanolo-d4 liquido è stato ottenuto dai centri delle funzioni di Wannier massimamente localizzate (WFC) [40, 41]: L xi = − Imhωi |e−i2x/L |ωi i 2 137 (2) dove L sono le dimensioni della cella nella direzione x (la definizione per le direzioni y e z è analoga), ωi è l’i-esima funzione di Wannier e h. . .i indica il valore di aspettazione. 4.3 Risultati L’accuratezza della simulazione discussa nel presente capitolo può essere stabilita comparando le funzioni di distribuzione radiali calcolate con quelle sperimentali [3, 4] che forniscono una descrizione mediata dell’intorno di ciascuna molecola, e pertanto rappresentano il punto di partenza per l’analisi della struttura e della stabilita del network del legame ad idrogeno che caratterizza il metanolo liquido. Le più interessanti RDF sono quelle correlate alle interazioni del legame ad idrogeno. Le funzioni di distribuzione radiale gOO (r) e la gOD (r) sono mostrate in Fig. 4.3 e Fig. 4.4 insieme al numero di integrazione. 4 gOH(r), n(r) 3 2 1 0 1 2 3 4 5 6 rOH Å Figura 4.3: Funzione di distribuzione radiale per i contatti intermolecolari OD, curva blue, e numero di integrazione, curva verde. La funzione di distribuzione radiale sperimentale, curva rossa, è ripresa da Yamaguchi et al.[3, 4] 138 4 gOO(r), n(r) 3 2 1 0 1 2 3 4 5 6 rOO Å Figura 4.4: Funzione di distribuzione radiale per i contatti intermolecolari OO, curva blue, e numero di integrazione, curva verde. La funzione di distribuzione radiale sperimentale, curva rossa, è ripresa da Yamaguchi et al.[3, 4] L’accordo tra risultati sperimentali [3, 4] e la simulazione è eccellente. Dall’integrale fino al primo minimo si ottiene un valore del numero medio di legami ad idrogeno per molecola, hnHB i, di 2.0 e 1.9 da gOO (r) e gOD (r), rispettivamente. Dovuto al carattere direzionale dell’interazione del legame ad idrogeno, la semplice distanza di legame O· · · H non rappresenta un criterio sufficiente per stabilire la presenza o meno di quest’interazione [42]. Quindi, sono stati suggeriti criteri geometrici più esigenti per l’identificazione del legame ad idrogeno nel metanolo liquido [16, 17, 43]. che includono, oltre all’appropriata distanza tra l’atomo di idrogeno e l’atomo di ossigeno accettore, un angolo HO· · · O che cada in un range ristretto [16, 17, 43]. Devono pertanto essere verificate le seguenti condizioni: 1. r(O· · · H) inferiore di 2.6 Å 2. r(O· · · O) inferiore di 3.5 Å 3. 6 HO· · · O inferiore di 30◦ 139 Anche se la formazione di legame ad idrogeno potrebbe essere discussa in riferimento alla struttura elettronica e a parametri energetici, i precedenti criteri geometrici sono estremamente utili per determinare la struttura e la dinamica di network associati perché possono essere messi in diretta correlazione al numero di legami per molecola in ciascun time step della simulazione. In Fig.4.5 è mostrata la distribuzione dell’angolo 6 DO· · · O per coppie di molecole aventi distanze O· · · D e O· · · O fino a 2.6 e 3.5 Å, rispettivamente, e tutte le coppie indipendentemente g(θ) dalle distanze intermolecolari. 0 20 40 60 80 100 120 ∠HO...O (gradi) 140 160 180 Figura 4.5: Funzione di distribuzione dell’angolo DO· · · O. La curva rossa si riferisce alle distanze O· · · O e O· · · D che soddisfano i criteri del legame ad idrogeno, mentre la curva blue tutti i possibili contatti Si può osservare che per distanze di legame che soddisfano i criteri riportati in precedenza la distribuzione delle molecole per il valore dell’angolo 6 DO· · · O oltre i 30◦ è quasi nulla. Usando i criteri geometrici sulla lunghezza e gli angoli di legame le funzioni f0 , f1 , f2 and f3 che rappresentano la percentuale di molecole coinvolte in 0, 1, 2, e 140 3 legami ad idrogeno, rispettivamente, è stata calcolata durante la simulazione. Queste funzioni forniscono un’idea della connettività molecolare nel metanolo liquido. La loro variazione durante le simulazioni è mostrata in Fig.4.6 ed i loro valori medi sono riassunti in Tab.4.1. 26 24 22 20 n˚ molecole 18 16 14 12 10 8 6 4 2 0 0 2500 5000 7500 10000 12500 15000 17500 20000 22500 25000 27500 n˚ step Figura 4.6: Numero di molecole con 0, 1, 2 e 3 legami ad idrogeno, rappresentato con arancio, verde, rosso e blue rispettivamente. f0 f1 f2 f3 hnHB i τHB (ps) µ (D) [44] 3 18 66 13 1.89 1.29c 1.9n 2.64 [45] 1 16.5 75.5 7 1.9 1.5 [17] 4 29 59 9 1.73 0.7 1 16 76 7 1.89 1.4 1 18 72 8 1.87 1.2 0.1 7 90 3 1.96 2.5 2.20 2.22 2.33 2.37 [46] 1.72 19.65 71.91 6.70 1.84 0.3, 0.9 [28] 4 20 67 8 1.79 [26] exp. 1.6 1.9[3] ∼2[47] 2.54 Tabella 4.1: Proprietà del metanolo liquido: fi indica la percentuale di molecole coinvolte in i legami ad idrogeno, hnHB i è il numero medio di legami ad idrogeno, τHB è il tempo di vita del legame ad idrogeno e µ è il momento di dipolo medio. Con c e n sono indicati rispettivamente i valori ottenuti con eq. 3 and eq. 4. 141 Ancora una volta i valori medi delle funzioni f ottenuti nel presente lavoro sono in accordo qualitattivo con le precedenti stime ottenute in altre simulazioni [17, 46, 28]. Tuttavia, il più alto valore di f3 sembra essere l’indicazione di una superiore complessità del network di legame ad idrogeno (una superiore forza del legame ad idrogeno) di quella precedentemente riportata. Se fosse presente nel liquido solo un singolo tipo di catene lineari di molecole il rapporto di circa 7:2 tra f2 e f1 implicherebbe la presenza di catene di 9 molecole di metanolo. Una tipica struttura è mostrata in Fig. 4.1, dove può essere notata anche la presenza di biforcazioni. Dalle funzioni f e seguendo la procedura suggerita da Rapaport [48] si ottiene un valore di hnHB i di 1.89. Come si può osservare da Tab. 4.1, questo è in buon accordo con i risultati sperimentali [3, 4] e con i risultati delle precedenti simulazioni [17, 46, 28]. Per evidenziare le dinamiche di formazione del legame ad idrogeno è utile definire e calcolare il tempo di vita di quest’interazione, τHB . A questo scopo uno potrebbe definire a ciascun step t e per ciascun contatto H· · · O, indicato con j una funzione: Hj (t) = δ(H − bond) (3) Che assume il valore di 1 se i criteri geometrici adottati per il legame ad idrogeno sono completamente rispettati e 0 altrimenti. Tuttavia, una cosı̀ semplice funzione ha il problema di essere fortemente discontinua e, oltretutto, non prende in considerazione gli effetti delle vibrazioni intermolecolari. Per superare questo problema, nel precedente capitolo [49] è stata introdotta la funzione più flessibile: Fj (t) = A(r(t)) · B(θ(t)) 142 (4) dove A(r(t)) e B(θ(t)) sono definiti come: 2 2 A(r(t)) = e−(re −rj (t)) /(2σr ) A(r(t)) = 1 2 2 B(θ(t)) = e−(θe −θj (t)) /(2σθ ) B(θ(t)) = 1 if (re − rj (t)) < 0 if (re − rj (t)) ≥ 0 (5) if (θe − θj (t)) < 0 if (θe − θj (t)) ≥ 0 e re e θe sono le posizioni del primo picco nella gOD (r), riportata in Fig. 4.3) e nella g(θ), riportata in Fig. 4.5), rispettivamente, mentre rj e θj sono i valori istantanei di queste quantità e σr e σθ sono la metà larghezza a metà altezza dei picchi. Il tempo di vita calcolato del legame ad idrogeno ottenuto dalla funzione ( 4) è riportato in Tab. 4.1. Si può vedere che τHB , ottenuto da Fj (t), è superiore a quello ottenuto da Hj (t). Questo comportamento era aspettato in quanto, usando la funzione Fj (t), valori di A e B prossimi ad 1 sono ugualmente presi in considerazione. È stato verificato che i valori limiti selezionati della funzione Fj (t) non alterassero il valore di τHB calcolato.Un’evidenza di questa erifica può essere osservata considerando che, come si può vedere dalla Fig. 4.7, la funzione di distribuzione g(r,θ) pesata per Hj (t) o Fj (t) si estende su una simile regione dello spazio delle fasi. 143 (A) 30 9.14e+03 6.85e+03 20 5.71e+03 4.57e+03 3.43e+03 6 DO· · · O (gradi) 7.99e+03 10 2.28e+03 1.14e+03 0 0 1.2 1.4 1.6 1.8 2 2.2 2.4 2.6 r(O···D) Å (B) 30 9.25e+03 6.94e+03 20 5.78e+03 4.63e+03 3.47e+03 6 DO· · · O (gradi) 8.1e+03 10 2.31e+03 1.16e+03 0 0 1.2 1.4 1.6 1.8 2 2.2 2.4 2.6 r(O···D) Å Figura 4.7: Funzione g(r,θ) pesata per le interazioni DO· · · O ottenute con i criteri calssici, (A), e tramite l’equazioe ( 4), (B) 144 Nell’acqua liquida la funzione Hj (t), equazione 3, è stata usata da Luzar e Chandler[50] per definire la funzione di reactive flux e per analizzare la dinamica di formazione e rottura del legame ad idrogeno. La breve lunghezza su scala temporale della presente simulazione e le dimensioni del campione non permettono un tipo di analisi cosı̀ complesso. Tuttavia la funzione di correlazione: N 1 X hFj (0)Fj (t)i c(t) = N j hFj (0)i2 (6) Che misura la stabilità del legame ad idrogeno è stata calcolata ed i risultati sono riportati in Fig. 4.8. 7 6 5 3 2 1 0 0 ln[c(t)] ln[c(t)] 6.75 4 6.6 6.45 6.3 0 1000 200 400 600 t (fs) 2000 3000 t (fs) 4000 5000 Figura 4.8: Funzione di correlazione del legame ad idrogeno (equazione 6). La regioni a tempi brevi è riportata ingrandita nell’inserto La variazione di ln [c(t)] rispetto al tempo ha un andamento non lineare, sugge145 rendo che la dinamica del riarrangiamento del legame ad idrogeno includa almeno un processo lento ed uno veloce con tempi caratteristici di 1.9±0.1 e 0.5±0.1 ps, rispettivamente. Può essere notato nell’ingrandimento della regione a tempi brevi ingrandita nella Fig. 4.8 che il comportamento è caratterizzato da oscillazioni dampate molto simili a quelle che sono state riportate per l’acqua [50, 51]. Il numero d’onda dell’oscillazioni dampate può essere stimato intorno ai 1000 cm−1 e questo risulta essere molto facilmente attribuito alla modulazione dei moti librazionali che coinvolgono le specie O-D· · · O. Il comportamento a tempi più lunghi della funzione di correlazione 6 potrebbe essere associato con la dinamica di formazione/rottura del legame ad idrogeno. Questo tipo di analisi è consistente con il valore di τHB discusso in precedenza, con una stima del tempo di vita di 1.9 ps. Recenti studi spettroscopici[52] hanno suggerito la presenza di una debole interazione direzionale tra gli idrogeni del gruppo metile e gli atomi di ossigeno delle molecole circostanti. La formazione di questo debole legame ad idrogeno è un argomento su cui c’è molto interesse [42] e su cui recentemente è stato discusso in diversi sistemi [49, 53], benché non sia generalmente analizzato in simulazioni di dinamica molecolare. Nel caso del metanolo liquido la funzione di distribuzione radiale gDO (r) mostra una piccola variazione di pendenza intorno a 2.3 Å. Questa è stata evidenziata plottando la derivata prima della funzione di didstribuzione, consentendo l’ottenimento dei parametri per l’utilizzo nell’equazione 4. L’associazione di questa debole variazione con una debole interazione direzionale degli idrogeni del metile è chiaramente dimostrata dalla funzione g(r,θ) pesata come riportato in Fig. 4.9. 146 50 568 497 DC· · · O (gradi ) 30 6 40 20 426 355 284 213 142 10 71 0 0 2.1 2.2 2.3 2.4 2.5 2.6 2.7 2.8 2.9 3 r(D···O) Å Figura 4.9: Funzione g(r,θ) pesata per le interazioni CD· · · O ottenute dall’equazione ( 4) In una simulazione di dinamica molecolare, un’interazione molto simile è stata recentemente trovata [49] per lo stato di transizione della reazione SN 2 reaction Cl− + CH3 Br in acqua, con un tempo di vita di soli 0.53 fs per il legame ad idrogeno tra l’atomo di ossigeno del solvente ed il gruppo metile. 4.4 Momento di dipolo molecolare Forti interazioni intermolecolari, come il legame ad idrogeno, sono aspettate ad indurre un sostanziale riarrangiamento della densità elettronica molecolare che può essere facilmente rilevata dalla variazione del momento di dipolo molecolare in fase condensata rispetto a quello della molecola isolata. Quest’effetto è stato riportato per l’acqua,[54, 55, 56, 57] per la quale è stato anche dimostrato che 147 potenziali semiempirici, anche nella forma di modelli polarizzabili, non sono in grado di riprodurre i cambiamenti attuali del momento di dipolo. La rilevanza di effetti di polarizzazione nelle molecole di acqua che interagiscono direttamnet tramite legame ad idrogeno è stat ulteriormente dimostrata dai cambiamenti di momento di dipolo in acqua critica e supercritica rispetto all’acqua in condizioni standard.[54, 55, 58, 59] Simili effetti sono stati studiati nel metanolo liquido, calcolando il momento di dipolo molecolare dai centri delle funzioni di Wannier massimamente localizzati[40, 41] e mediando su 293 configurazioni equamente spaziate nel tempo del campione del liquido. I risultati sono riportati in Fig.4.10 dove sono mostrat anche il contributo al momento di dipolo delle molecole coinvolte in 0, 1, 2, 3 legami ad idrogeno separa- probabilità di distribuzione tamente. 1.5 2 3 2.5 momento di dipolo (D) 3.5 4 Figura 4.10: Momento di dipolo del metanolo. Il momento di dipolo molecolare è rappresentato con i colori arancio, blue, rosso e verde in funzione del numero di legami ad idrogeno per molecole, in ordine crescente da 0 a 3. In nero il momento molecolare totale 148 Si può notare che sono ottenute distribuzioni quasi gaussiane e che il momento di dipolo medio dipende in maniera marcata dal numero di legami ad idrogeno e valori di 2.06, 2.24, 2.71 e 2.99 D sono ottenuti per un numero di 0, 1, 2, 3 legami ad idrogeno rispettivamente, con un valore medio di 2.64 D. Il trend generale osservato nel metanolo liquido è analogo ai risultati riportati per l’acqua, per la quale è stato ottenuto un momento di dipolo medio di 2.95 D [58, 59, 54, 55]. Il momento di dipolo medio è riportato in Tab.4.1 e comparato con risultati ottenuti da altre simulazioni. Si può anche notare che la presente simulazione sembra indicare un più forte legame ad idrogeno ed un valore superiore della distribuzione elettronica. Il valore medio del momento di dipolo ottenuto in questo lavoro differisce di approssimativamente 0.1D da quello ottenuto da Handgraaf et al. [26] per il CH3 OH usando lo stesso approccio di tipo Car-Parrinello. Questa differenza può essere attribuita alla leggermente diversa densità del campione simulato ed al più basso numero di molecole o anche al superiore tempo di simulazione e numero di configurazioni usate in questo lavoro, nonché ad effetti del deuterio. Tuttavia, i risultati del presente lavoro sono in buon accordo con le stime di Sum et al. [60, 61] ottenute da simulazioni di dinamica molecolare a 330 K usando un modello potenziale polarizzabile fittato su accurati calcoli ab initio. Usualmente, il grado orientazionale di un sistema dipolare può essere descritto dal fattore di Kirkwood: Gk = hM2 i Nm hµ2 i (7) dove hM2 i è la media del quadrato del momento di dipolo del sistema, Nm è il numero di molecole, e hµ2 i è la media del quadrato del momento di dipolo molecolare. 149 Il valore di Gk ottenuto nel presente capitolo è 3.77±1.70, in discreto accordo col valore sperimentale di 2.94, riportato da Kirkwood [62]. Come già fatto notare da Ladanyi,[1] l’elevata incertezza è dovuta alla lunghezza limitata della simulazione che non consente il raggiungimento della piena convergenza, come può essere osservato dalla variazione della running average di hM2 i riportata in Fig.4.11. 5 4 Gk 3 2 1 0 0 2000 4000 6000 8000 10000 12000 14000 16000 time (fs) Figura 4.11: Variazione del fattoe di Kirkwood durante la simulazione [54, 55]. Questo non deve sorprendere perché poiché M2 è correlato alla costante dielettrica, una quantità la cui valutazione è noto essere estremamente lenta nella convergenza.[1] 4.5 Spettri vibrazionali ed infrarosso Lo spettro di assorbimento infrarosso è una prova molto sensibile del legame ad idrogeno nei liquidi [63]. In quest’ottica lo spettro infrarosso del metanolo 150 e degli isotopi deuterati è stato studiato in considerevole dettaglio da un punto di vista prettamente sperimentale [9, 8] e l’assegnamento dei modi interni è completamente chiarito. La modellizzazione dello spettro infrarosso, tuttavia, è risultata estremamente complessa, molto probabilmente a causa della difficoltà nel prendere in considerazione in modo opportuno gli effetti di polarizzazione e di anarmonicità sulle frequenze vibrazionali e sui coefficienti di assorbimento. Recentemente il calcolo degli spettri infrarossi e Raman del metanolo è stato riportato [19] prendendo in considerazioni gli effetti della polarizzazione sui coefficienti di assorbimento, ma non sulla dinamica. Poiché l’approccio Car-Parrinello [30] attualmente considera sia la polarizzabilità che i termini di anarmonicità si è eseguito il calcolo dello spettro infrarosso per il CD3 OD liquido. Il risultato è Intensity (a. u.) Intensity (a. u.) riportato in Fig. 4.12. (A) 0 200 (B) 400 600 (C) 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000 2200 2400 2600 2800 3000 -1 wavenumber (cm ) Figura 4.12: Pannello superiore: Spettro IR del metanolo lqido completamente deuterato (equazione 1). Pannello inferiore: spettro IR sperimentale: (A) Da ref. [39], (B) Ottenuto nel presente lavoro tramite un FT-IR Bruker IFS 120 HR tra finestre di KBr, (C) Da ref. [64]. Le intensità dei tre spettri sperimentali sono riportate su tre diverse scale per evidenziare la struttura delle bande. 151 Si può notare che l’accordo con gli esperimenti è abbastanza buono. In particolare, si può notare che le intensità relative dei picchi principali osservati a ∼ 900 cm −1 e ∼ 1100 cm −1 sono ben pronunciate nel calcolo e questo è un significativo miglioramento se comparato al precedente lavoro di Chelli et al. [19]. L’accordo con l’esperimento è in generale soddisfacente anche nella regione dell OD e CD stretching, considerando che il numero limitato di molecole nel campione rende la distribuzione delle frequenze non smmoth e che l’assenza di energia di punto zero riduce l’anarmonicità del sistema. Le frequenze vibrazionali calcolate del metanolo liquido deuterato son comparate con quelle sperimentali in Tab.4.2, dove è anche riportato l’assegnamento delle bande assieme alle frequenze calcolate ed osservate della molecola isolata. Assegnamento DCOD torsion COD bending CD3 deformation CO stretching CD3 deformation CD3 asym-bending CD3 asym-bending CD3 sym-bending CD3 sym-stretching CD3 asym-stretching CD3 asym-stretching OD stretching exp.[65] 196 776 892 983 1024 1060 1080 1135 2080 2228 2260 2724 gas B3LYP/G 249.43 766.68 881.73 961.10 1052.41 1074.88 1087.16 1141.18 2086.26 2182.14 2254.74 2614.06 BLYP/PW 191.2 759.1 875.8 907.6 1035.3 1060.7 1070.1 1093.7 2121.5 2229.0 2277.3 2633.6 liquido exp.[9] BLYP/PW 485 526 824 858 902 910 979 940 1057 1095 1064 1125 1097 1140 1125 1170 2072 2220 2216 2350 2245 2365 2493 2580 Tabella 4.2: Frequenze infrarosse del metanolo in fase gassosa e liquida. Le frequenze in fase gassosa sono riportate come riferimento. Con G è indicato il set di base aug-cc-pVQZ mentre con PW il set di base in onde piane espanso con valore di cutoff di 70 Ry). Le frequenze in fase liquida sono state scalate per un fattore di scala di 1.0975. Le frequenze BLYP/PW in fase gassosa sono state ottenute tramite teoria della risposta lineare [66]. Si può vedere, in particolare, che il red shift dello stretching OD ed il blue shift 152 del bending COD sono molto pronunciati nel liquido. Per analizzare lo spettro in maggio dettaglio le densità degli stati vibrazionali (VDOS) sono state ottenute come trasformata di Fourier della funzione di autocorrelazione (VACF). Lo spettro di potenza ottenuto in questo modo è stato decomposto ed analizzato calcolando lo spettro di potenza della funzione di correlazione dell’appropriata coordinata intermolecolare ed intramolecolare [67]. I risultati per i modi intramolecolari sono mostrati in Fig. 4.13. Si può vedere che, eccettuatii modi di stretching CD3 e OD, il miscolamento dei modi è considerevole. (A) (B) (C) Intensity (a. u.) (D) (E) (F) (G) (H) 0 250 500 750 1000 1250 1500 1750 2000 2250 2500 2750 3000 -1 wavenumber (cm ) Figura 4.13: Funzioni di autocorrelazione dei modi intramolecolari. Dall’alto al basso: (A) Power spectra (PS) della funzione di autocorrelazione delle velocità; (B) PS dei modi di stretching OD; (C) PS dei modi di stretching CO; (D) PS dei modi di stretching CD; (E) PS de modi di bending COD; (F) PS dei modi di bending DCD; (G) PS dei modi di bending DCO; (H) PS del modo di torsion DCOD. 153 In particolare si può notare l’accoppiamento del modo di bending COD con i modi di bassa frequenza. Quest’accoppiamento ed il già notato blue shift dà un carattere intermolecolare a questo modo. Inoltre si deve osservare il marcato accoppiamento del modotorsionale τDCOD sia con i modi intra che con gli intermolecolari. Gli spettri di potenza delle coordinate intermolecolari selezionate sono mostrati in Fig.4.14. (A) (B) (C) (D) (E) (F) (G) 0 250 500 750 1000 1250 1500 1750 2000 2250 2500 2750 3000 -1 wavenumber (cm ) Figura 4.14: Funzioni di autocorrelazione dei modi intermolecolari. Dall’alto in basso: (A) Power spectra (PS) della funzione di autocorrelazione delle velocità; (B) PS del modo di strtching D· · · O; (C) PS del modo di stretching OD· · · O antisimmetrico; (D) PS del modo OD· · · O di stretching simmetrico; (E) PS del modo di stretching O· · · O; (F) PS del modo di bending OD· · · O; (G) PS del modo di torsion COD· · · O. 154 Il mixing dei modi punta al carattere “collettivo” dei moti nel network del legame ad idrogeno. In accordo con Guillot et al.[39] e Passchier et al.[68], quest’analisi dello spettro di potenza suggerisce un assegnamento della banda a ∼ 150 cm−1 ad una librazione intorno al legame CO e la banda a ∼ 280 cm−1 al modo di stretching O· · · O. Quest’ultimo assegnamento è ulteriormente supportato dall’osservazione della debole dipendenza della frequenza dalla sostituzione isotopica[9, 8] e dalla forte dipendenza dalla temperatura dell’intensità di questa.[68] 4.6 Conclusioni I risultati di una simulazione di dinamica molecolare ab initio su metanolo liquido completamente deuterato a temperaura ambiente sono stati riportati. Il modello si è dimostrato capace di riprodurre con buona accuratezza le funzioni di distribuzione radiale ottenute da misure di scattering di raggi X[2] e da dati di diffrazione di neutroni inelastici[3, 4]. Si è trovato che la struttura del metanolo liquido è caratterizzata dalla presenza di catene di molecole legate tramite legame ad idrogeno con una lunghezza media di approssimativamente dieci unità. Tuttavia un numero significativo di molecole di metanolo è coinvolto in tre legami ad idrogeno e questo implica che nelle catene siano presenti delle biforcazioni. Il numero di unità non coinvolte in legame ad idrogeno è invece assai limitato. La complessità dell’aggregazione nel liquido è ulteriormente innalzata dalla presenza di una debole interazione direzionale tra gli idrogeni del gruppo metile e l’atomo di ossigeno delle molecole circostanti. La dinamica del legame ad idrogeno è stata caratterizzata attraverso la valutazione del tempo di vita del legame ad idrogeno che è stata stimata essere di ∼ 1.9 ps, in buon accordo con i più recenti esperimenti.[47] Tuttavia, la dinamica è coinvolta 155 da almeno due regimi, uno a tempi corti (∼ 0.5 ps) che potrebbe essere associato alla modulazione delle librazione delle coppie di molecole fuori e nel piano. Gli effetti di polarizzazione nel network del legame ad idrogeno sono stati studiati in dettaglio ed in particolare attraverso la valutazione del cambiamento del momento di dipolo molecolare. Si è trovato che questo dipende in maniera considerevole dal numero di legami ad idrogeno in cui la molecola è coinvolta. In media il momento di dipolo medio della molecola incrementa del 28% come risultato dell’aggregazione nel liquido. In generale i risultati presenti in questo lavoro suggeriscono che un modello di potenziale semiempirico dovrebbe tenere in considerazione gli effetti di polarizzazione in modo più marcato di quanto non si faccia attualmente. Simili conclusioni erano già state raggiunte nel caso dell’acqua liquida.[58, 59, 54, 55] La qualità del presente modello basato sulla dinamica molecolare ab initio è stato confermato dal calcolo dello spettro di assorbimrnto infrarosso. Si è trovato che i risultati riproducono con buona accuratezza le bande fondamentali dello spettro sperimentale [9, 8]. 156 Bibliografia [1] Ladanyi, B. M.; Skaf, M. S. Ann. Rev. Phys. Chem. 1993, 44, 335–368. [2] Narten, A. H.; Habenschuss, A. J. Chem. Phys. 1984, 80, 3387–3391. 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Si è trovato che la fase ad alta pressione è caratterizzata dalla formazione di catene di legami ad idrogeno, simili a quelle che si trovano nell’idrossido di litio monoidrato (che verranno discusse nel capitolo successivo). La formzione del legame ad idrogeno tra i gruppi OH− è stata studiata e si è sulla base di questa si è interpretato lo shift delle frequenze vibrazionali relative alla banda del modo di OH-stretching che si registra negli spettri IR e Raman. 162 5.1 Introduzione Gli idrossidi dei metalli alcalini sono sostanze che presentano transizioni di fase per effetto della variazione della temperatura o della pressione esterna [1, 2, 3]. La struttura finale, generalmente, differisce da quella iniziale per la variazione nell’orientazione degli anioni [1, 2]. L’idrossido di litio, LiOH, presenta due distinte transizioni di fase [1, 2]: una per effetto della temperatura, circa 686 K, e l’altra per effetto della pressione, circa 7 kbar. Pertanto per LiOH si ha una fase ad alta temperatura, fase I, una a temperatura e pressione ambiente, fase II, ed una finale ad alta pressione, fase III. Di queste fasi solo quella a temperatura e pressione ambiente è completamente caratterizzata [4]. La struttura cristallina, che si discosta da quella degli altri metalli alcalini, è caratterizzata da strati alternati di ioni Li+ , coordinati tetraedricamente con gli atomi di ossigeno dei gruppi OH− . Questi ultimi non sono coinvolti in legami ad idrogeno, come mostrato in Fig. 5.1 Figura 5.1: Struttura nella fase II dell’idrossido di litio. 163 L’effetto della pressione determina, come pprecedentemente accennato, una transizione di fase che può essere seguita spettroscopicamente: nella regione dell’OH stretching si ha un red shift di circa 150 cm−1 . Per cercare di caratterizzare la fase III [1, 2] sono state ripetute le misure IR e Raman per l’idrossido di litio deuterato e sono state eseguite misure di scattering di neutroni [2]. Tuttavia anche questi dati non sono stati sufficienti a definire la struttura della fase III e notevoli incertezze rimangono sulla posizione degli ioni nel cristallo. È stato proposto un modello che è in grado di giustificare il comportamento spettroscopico, secondo il quale si ha la formazione di legami ad idrogeno tra i gruppi OD− . Non esistono invece studi teorici che abbiano cercato di convalidare o smentire questa struttura e ciò è essenzialmente dovuto alla difficoltà nello studio di eventi rari come le transizioni di fase, ed in particolare che portano a fasi non ancora caratterizzate. Recentemente è stata messa a punto una nuova procedura [5, 6] che consente lo studio di eventi rari e la superficie di energia libera, FES, di sistemi complessi. Questo metodo è già stato applicato con successo allo studio di trasformazioni strutturali per effetto di una pressione esterna, relativamente alla transizione di fase del silicio dalla struttura a diamante a quella esagonale [6]. Nel presente capitolo si è applicato una versione modificata del precedente metodo e sono state eseguite una serie di simulazioni di dinamica molecolare ab initio applicate allo studio della transizione di fase per effetto della pressione nell’idrossido di litio deuterato. Si è determinato computazionalmente la struttura dell’idrossido di litio nella fase III, verificando i risultati con le misure sperimentali. È stata ottenuta una struttura che si discosta dal modello sperimentale proposto [2] ma capace di descriverne le proprietà strutturali e spettroscopiche e che è mostrata in Fig.5.2. 164 Figura 5.2: Struttura nella fase III dell’idrossido di litio. Sono stati riprodotti il fattore di struttura statico, nonché il comportamento spettroscopico caratterizzato dallo shift e dalla formazione di doppietti del modo OH stretching. Quest’ultimo elemento ha suggerito da un punto di vista sperimentale che vi fosse un raddoppiamento della cella primitiva. 5.2 Dettagli computazionali Le simulazioni sono state eseguite con una versione modificata del codice CPMD CPMD [7] partendo dalla struttura seprimentale ottenuta tramite misure di scattering di raggi X e neutroni a temperatura ambiente. La funzione d’onda è stata espansa in onde piane con un cutoff di 70 Ry e si è adottato il funzionale di scambio e correlazione BLYP [8, 9]. Questo funzonale è stato utilizzato con successo in sistemi simili, quali l’idrossido di Mg(OH)2 e Ca(OH)2 [10]. Per l’atomo di ossigeno si è usato un pseudo potenziale di tipo 165 Martin-Troullier [11] mentre per l’idrogeno di tipo Car-von Barth, usando per entrambi la decomposizione di di Kleinman-Bylander [12]. Il litio è stato invece descritto con uno pseudopotenziale di tipo Goedeker [13]. Il deuterio è stato adottanto al posto dell’idrogeno per una diretta comparazione con i dati sperimentali e per utilizzare un tempo di integrazione superiore durante la simulazione. Lo studio dele transizioni di fase è stato eseguito adottando una nuova formulazione della metadinamica, utilizando la seguente lagrangiana estesa: L = LCP −P R + V (t, h) (1) dove la lagrangiana CP-PR (Car-Parrinello/Parrinello-Rahman) è [14]: CP −P R L =µ XZ i 1 X t |ψ̇(s)|2 ds + | MI (Ṡ I ht hṠ I ) − E [{ψi } , {hS I }] + 2 I µ ¶ Z ³ t ´ X 1 ∗ + Λij ψi (s)ψj (s)ds − δij + W T r ḣ ḣ − pΩ 2 ij (2) Quest’equazione combina l’approccio Parrinello-Rahman con il metodo Car-Parrinello consentendo simulazioni con cella variabile. Il termine potenziale è dovuto all’agginta del potenziale history-dependent relativo alla metadinamica [5, 6]. Questa tecnica consente il superamento dei problemi che si riscontrano tipicamente nel lo studio di transzioni di fase che sono essenzialmente l’elevato tempo di simulazione e la sovrapressurizzazione del sistema. 5.3 Risultati Partendo dalla struttura sperimentale dell’idrossido di litio, ricavata da misure di scattering di neutroni e raggi X si è eseguito una simulazione di metadinamica, con una verione del codice CPMD [7] modificata, per individuare le possibili 166 transizioni di fase. Come si osserva da Fig. 5.3, la transizione di fase avviene dopo 15 ps di una simulazione di tipo Parrinello-Rahman alla pressione ambiente. 600 3 Volume (Å ) 550 500 450 400 350 300 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 Time (ps) Figura 5.3: Variazione del volume della cella di simulazione durante la metadinamica. La transizione di fase inizia dopo 14 ps, partendo dalla struttura ottenuta da una simulazione a temperatura ambiente dell’idrossido di litio [15]. In Fig. 5.4 sono riportati i parametri della cella di simulazione durante la metadinamica. La transizione di fase risulta evidente anche in questo caso e si può notare come nel range tra 15 e 19 ps circa la struttura sia caratterizzata da vettori di cella a e b leggermente più corti che non quelli di partenza, mentre il vettore c diminuisce in maniera più accentuata. 167 lati cella (Å) 10 9 8 7 6 angoli (gradi) 110 100 90 80 70 0 2 4 6 8 10 12 14 16 18 20 22 24 26 tempo (ps) Figura 5.4: Parametri di cella durante la simulazione di metadinamica. Pannello superiore: lati della cella di simulazionecell a, b, c indicati rispettivamente con le tonalità di grigio: nero, grigio scuro e grigio chiaro. Pannello inferiore: angoli della cella di simulazione α, β, γ indicati rispettivamente con le tonalità di grigio: nero, grigio scuro e grigio chiaro. Tutte le distanze sono in Angstrom e gli angoli in gradi. Nella fascia compresa tra le due linee verticali è riportata la regione temporale relativa alla fase III Questo suggerisce che la compressione avvenga preferenzialmente lungo questa direzione, che è quella perpendicolare agli strati che caratterizzano la cella primitiva dell’idrossido di litio (Fig. 5.1). La variazione degli angoli è un elemento che può, in prima analisi, essere fuorviante, in quanto l’esclusione del primo modello di struttura proposto, caratterizzato da una cella primitiva ancora ortorombica con i gruppi ossidrile che differiscono dalla posizione iniziale per l’orientamento, 168 Intensità (u. a.) 3000 2500 2000 1500 1000 500 0 1 1.2 1.4 1.6 1.8 1 1.2 1.4 1.6 1.8 2 2.2 2.4 2.6 2.8 3 3.2 2 2.2 2.4 2.6 2.8 3 3.2 Intensità (u. a.) 3000 2500 2000 1500 1000 500 0 d-spacing (Å) Figura 5.5: Fattore di struttura per l’idrossido di litio in fase II, pannello superiore, e in fase III, pannello inferiore non è giustificata. L’angolo γ devia in maniera netta dai 90◦ di partenza facendo supporre che la cella non sia più ortorombica ma monoclina o triclina. è bene ricordare che gli angoli si riferiscono alla cella di simulazione e non a quella primitiva. Tuttavia dalle distanze si ha nota che la riorganizzazione del cristallo non è limitata alla sola rotazione dei gruppi OH− . Questa è la conclusione a cui giungono anche Adams et al. [[2]] sulla base dello spettro di scattering di neutroni su polvere di LiOD. Per convalidare la struttura ottenuta dalla metadinamica è stato calcolato il fattore di struttura in maniera tale da confrontare direttamente i dati ottenuti dalle presenti simulazioni con quelli determinati sperimentalmente, Fig. 5.5. La comparazione tra dati sperimentali e spettroscopici risulta essere buona per quanto riguarda le posizioni, mentre l’intensità relativa dei picchi, specialmente 169 per valori di d-spacing inferiori a 2 Å è sovrastimata. Tuttavia, in accordo con quanto già osservato sperimentalmente, risulta una notevole variazione strutturale a seguito della transizione di fase. Questa coinvolge non solo i gruppi OD− come inizialmente ipotizzato [1] ma anche il reticolo LiOD. Le funzioni di distribuzione radiale a coppie, nonché la funzione di distribuzione pesata per il fattore di scattering, bi , e della concentrazione, ci delle specie atomiche, i, costituenti il sistema: P P ci bi cj bj gij (R) i P jP G(R) = i j ci bi cj bj (3) rilevano in maniera marcata queste variazioni consentendo una più approfondita interpretazione del riarrangiamento strutturale nel cristallo. In Fig. 5.6 sono riportate le funzioni di distribuzione radiale, sia per la fase II che per la fase III,relative ai contatti: Li· · · Li, Li· · · O, Li· · · H, O· · · O, O· · · H e H· · · H. Queste funzioni prendono in considerazione tutte le possibili interazioni interatomiche nel cristallo e dalle posizioni dei massimi e dei minimi delle varie curve si constata che: 1. Il picco di g(r)Li···Li nella fase II a circa 2.5 dovuto ai contatti di un atomo di litio con i primi vicini, viene meno e si splitta in due picchi. Questa situazione è dovuta alla perdita del piano perpendicolare a c. A questa situazione si sommano una diminuzione dei piani perpendicolari a tale asse per effetto della compressione. 2. I contatti tra primi vini di tipo Li. . . O e Li· · · H, mentre la rotazione dei gruppi OD si riflette sulle distanze interatomiche più lunghe. 3. Le distanze interatomiche rimanenti sono invece quelle che subiscono la 170 maggiore variazione da un punto di vista prettamente strutturale. Questa situazione è facilmente interpretabile sulla base della forte riorganizzazione dei gruppi OD a partire da una situazione in cui sono una specie che non dà interazioni. Nella fase III, la formazione di catene lineari di legami ad idrogeno cambia notevolmente l’intorno di questi gruppi, che si riflette notevolmente sulle proprietà spettroscopiche. 4. La funzione radiale pesata (Fig:5.7) cambia molto tra le due fasi, come testimoniato dall’aumento sensibile dei picchi nella zona del zona dell’H-bond, ma anche il picco del gruppo OD risulta essere caratterizzato da un’intensità inferiore e da una larghezza superiore a testimoniare la presenza della nuova interazione. 6 5 4 3 2 1 0 30 25 20 15 10 5 0 8 4 g(r) g(r) 1 0 7 6 5 4 3 2 1 0 2 Li...H 1 2 0.5 2 3 4 5 6 O...O 1.5 O...H 4 0 Li...O 2 6 g(r) 3 Li...Li 7 0 H...H 2 r(X-Y) (Å) 3 4 5 6 7 r(X-Y) (Å) Figura 5.6: Funzioni di distribuzione radiale a coppie per tutti i possibii contatti nell’idrossido di litio. In nero sono riportate le funzioni relative alla fase II, in grigio quelle relative alla fase III. 171 8 80 6 4 60 G(R) 2 40 0 -2 20 -4 0 0.75 1 1.25 R (Å) -6 1.5 2 2.5 3 3.5 4 4.5 R (Å) 5 5.5 6 6.5 Figura 5.7: Funzione di distribuzione radiale pesata 5.4 Considerazioni e prospettive In questo capitolo sono stati descritti i primi risultati relativi alla determinazione della fase ad alta pressione dell’idrossido di litio anidro. Si è osservato che la fase III è caratterizzata da una varizione del reticolo cristallino che coinvolge tutte le specie chimiche e dalla formazione di legami ad idrogeno tra i gruppi OH− . Per il completo assegnamento del gruppo spaziale del cristallo sono richiesti ulteriori calcoli, già in corso, relativi al raffinamento della struttura ottenuta. Tuttavia è chiaro dalle funzioni di autocorrelazioni delle velocità, riportate in Fig. 5.8, che procedura consente di avere, in breve tempo, un corretto punto di partenza. Infatti, 172 come aspettato dagli studi spettroscopici, si ottengono due coppie di doppietti, attive una in Raman e l’altra in IR, non coincidenti. 1 Intensity (a. u.) 0.8 0.6 0.4 0.2 0 2350 2400 2450 2500 -1 Wavenumbers (cm ) 2550 2600 Figura 5.8: Spettro di potenza delle funzioni di autocorrelazioni delle velocità. La linea tratteggiata si riferisce alla fase II, mentre quella continua alla fase III. 173 Bibliografia [1] Adams, D. M.; Christy, A. G.; Haines, J. J. Phys. Chem. 1991, 95, 7064– 1067. [2] Adams, D. M.; Christy, A. G.; Haines, J. J. Phys. Chem. 1992, 96, 8173– 8176. [3] Lutz, H. D. Struct. Bonding 1995, 82, 85–103. [4] Mair, S. L. Acta. Cryst. 1978, A34, 542–547. [5] Laio, A.; Parrinello, M. PNAS 2002, 99(20), 12562–12566. [6] Martonák, R.; Laio, A.; Parrinello, M. phys. rev. lett. 2003, 90(7), 075503. [7] Hutter, J.; Alavi, A.; Deutch, T.; Bernasconi, M.; Goedecker, S.; Marx, D.; Tuckerman, M.; Parrinello, M. 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Si è eseguito l’assegnamento delle bande osservate nello spettro IR e sono fornite utili informazioni per future analisi sperimentali relative agli spettri IR e Raman di questa sostanza. 176 6.1 Introduzione Le proprità strutturali elettroniche e spettrocopiche della molecola dell’acqua in cristallo sono un argomento di particolare interesse in studi sia sperimentali che teorici, poiché rappresentano un punto di partenza per analizzare sistemi più complessi, come, ad esempio, clatrati, zeoliti e canali ionici. È anche interessante capire come la struttura elettronica della molecola di acqua sia modificata quando si trova in un sistema confinato sotto l’effetto di un forte campo elettrico dovuto a ioni. La struttura dell’idrossido di litio monoidrato è stata ottenuta da misure di scattering di neutroni e raggi X [1]. Da un’analisi della struttura è possibile verificare che gli ioni OH− hanno una distribuzione spaziale che permette la formazione di catene quasi lineari di legami ad idrogeno legate da un debole legame ad idrogeno, come mostrato dalle mappe della densità elettronica [2], e da forti legami ad drogeno tra la molecola di acqua e gli ioni OH− [1, 2] Per ottenere utili informazioni sulla riorganizzazione elettronica e sui cambiamenti istantanei nell’intorno durante i moti vibrazionali della molecola di acqua nel cristallo non è sufficiente eseguire calcoli statici, anche se ad alti livelli. Per questo motivo lo studio delle proprietà strutturali e spettroscopiche dell’idrossido di litio monoidrato è stato condotto tramite dinamica molecolare Car-Parrrinello (CPMD) [3, 4]. Di seguito è riportata una descrizione dettagliata del legame ad idrogeno, sulla base della posizione dei doppietti elettronici degli elettroni di valenza ottenuta usando le funzioni di Wannier Massimamente Localizzate (WFC) [4, 5, 6], che sono l’analogo delle funzioni di Boys per sistemi periodici. Da questo tipo di analisi 177 è stato possibile anche verificare un forte incremento del momento di dipolo della molecola di acqua nel cristallo. Questo forte incremento del momento di dipolo giustifica a posteriori l’uso della dinamica molecolare ab initio poiché il metodo prende in considerazione gli effetti di polarizzazione che sono drammaticamente alti per questo tipo di sistemi. Il metodo adottato consente anche il calcolo dello spettro infrarosso tramite trasformata di Fourier del momento di dipolo della cella di simulazione [4] che è utile per compiere l’assegnamento vibrazionale. Sperimentalmente è stata misurata solo la zona dello spettro del medio infrarosso, mentre la zona del lontano infrarosso non è ancora mancante [7]. Il buon accordo tra proprietà calcolate e sperimentali rende questo studio un buon punto di partenza nel tentativo di fornire una determinazione della struttura ad alta pressione, per la quale non è stata ancora chiarita con certezza la natura del riarrangiamento strutturale. 6.2 Dettagli computazionali Le simulazioni di dinamica molecolare ab initio sono state eseguite tramite il codice CPMD [8] sulle strutture sperimentali ottenute dalle misure di scattering di neutoni e raggi X [1] a temperatura ambiente. Le funzioni d’onda sono state espanse in ondepiane con un cutoff di 70 Ry ed è stato adottato il funzionale BLYP [9, 10], che si è dimostrato in grado di fornire buoni risultati per sistemi simili, come Mg(OH)2 e Ca(OH)2 [11]. Pseudopotenziali di Martin-Troullier sono stati usati per l’atomo di ossigeno, mentre per l’atomo di idrogeno si è ricorsi ad uno pseudopotenziale di Car-von Barth. Entrambi sono stati trattati con una decomposizione di Kleinman-Bylander [12]. Per l’atomo di litio è stata usata una descrizione di tipo Goedeker [13]. Le simulazioni sono state eseguite con l’usuale sostituzione isotopica per l’drogeno, adottando il deuterio, per garantire un time178 step superiore e una comparazione con i dati sperimentali che risentisse il meno possibile degli effetti nucleari. Le simulazioni sono state eseguite nell’isieme NVE con un time step di integrazione di 5 a. u. (0.12 fs), registrando a ciascun time step sia la configurazioe degli atomi che il momento di dipolo della cella (M(t)), calcolato nello schema della fase di Berry [4, 14, 15] ed è stato analizzato a posteriori. Lo spettro infrarosso, I(ω), è stato ottenuto come trasformata di Fourier della funzione di correlazione del momento di dipolo della cella:[16] Z I(ω) = ω 2 +∞ e−iωt hM (t) · M (0)idt (1) −∞ 6.3 Proprietà strutturali Gli esperimenti di scattering di neutroni e raggi X hanno mostrato che a 295 K [1] l’idrossido di litio monoidrato ha una struttura caratterizzata da una cella monoclina a faccia centrata, C2/m (C32h ), con parametri di cella a = 7.4153 Å, b = 8.3054 Å, c = 3.1950 Å e β = 110.107◦ e Z=4. Come mostrato in Fig. 6.1, ciascuna molecola di acqua è coordinata a 4 ioni litio e a due ioni OH− . 179 Figura 6.1: Struttura del cristallo di idrossido di litio monoidrato: cella di simulazione Un forte legame ad idrogeno è formato dalla molecola di acqua con l’atomo di ossigeno dello ione OH− . I principali parametri geometrici ottenuti dalla minimizzazione della struttura a 0 K sono riportati in Tab. 6.1 insieme ai dati sperimentali ed ai dati di calcoli [17] Hartree-Fock (HF) con un set di base gaussiano. I presenti calcoli sono in migliore accordo rispetto ai precedenti con i dati sperimentali. 180 Dati strutturali distances (Å) exp.[17] Ow -Hw 1.002 Oh -Hh 0.951 Hw · · · Oh 1.684 Hh · · · Oh 2.269 + Li · · · Ow 1.982 Li+ · · · Oh 1.965 ◦ angles ( ) exp.[17] Hw -Ow -Ow 104.3 Hw -Ow · · · Oh 174.8 Oh -Hh · · · Oh 167.6 + + Li · · · Ow · · · Li 107.4 Oh · · · Ow · · · Oh 100.5 + + Li · · · Oh · · · Li 80.0 HF[17] BLYP STO-3G 8-411g** PW 1.018 0.967 1.019 0.987 0.947 0.969 1.451 1.813 1.650 2.052 2.300 2.269 1.757 2.032 1.970 1.768 1.946 1.987 STO-3G 8-411g** PW 100.7 106.0 104.3 173.9 174.0 174.3 173.7 169.3 167.5 119.4 105.5 107.4 96.0 101.7 108.4 86.5 79.0 79.6 Tabella 6.1: Distanze (Å) e angoli (◦ ) intra e intermolecolari sperimentaali e calcolate nel cristallo. Con gli apici h e w sono indicati gli atomi del gruppo OH− e della molecola di acqua. In Fig. 6.2 (a) e (b) sono riportati, rispettivamente, la molecola di acqua e lo ione OH− insieme ai primi vicini per caratterizzare più accuratamente gli intorni di queste specie nel cristallo. Per dare una descrizione della distribuzione degli elettroni di valenza nelle figure sono riportati anche i centri delle funzioni di Wannier massimamente localizzati. In Fig. 6.2 (a) si può notare la distribuzione quasi tetraedrica dei WFC intorno all’atomo di ossigeno delle molecole di acqua. I due doppietti puntano agli ioni Li+ , ed ovviamente, gli altri due sono lungo i legami OH. In Fig. 6.2 (b) sono invece mostrati i WFC degli atomi di ossigeno del gruppo OH− che sono orientati verso gli atomi di idrogeno della molecola di acqua, lungo l’asse O-H e l’ultimo non è orientato verso lo ione Li+ ma giace sulla bisettrice dell’angolo Li-O-Li. 181 a) b) Figura 6.2: Le sfere più piccole sono le posizioni dei centri delle funzioni di Wannier massimamente localizzati. a) l’intorno della molecola di acqua; b) l’intorno dello ione OH− Il moto termico nel cristallo a temperatura ambiente è particolarmente interessante perché le distanze intra ed inter molecolari presentano ampie oscillazioni come mostrato per una molecola selezionata in Fig. 6.3. 182 r(OH) (Å) 1.3 1.3 1.2 1.2 1.1 1.1 1 1 r(H...O) (Å) 0.9 0 4000 8000 12000 16000 0.9 2.4 2.4 2.2 2.2 2 2 1.8 1.8 1.6 1.6 1.4 1.4 1.2 0 4000 8000 time (fs) 12000 16000 1.2 0 4000 8000 12000 16000 0 4000 8000 time (fs) 12000 16000 Figura 6.3: Lunghezza di legame OH in funzione del tempo per una molecola di acqua selezionata. Pannello superiore: distanza intramolecolare. Pannello inferiore: distanza intermolecolare Le oscillazioni sono tali che la distanza intramolecolare O-H raggiunge 1.2 Å mentre quella intermolecolare si accorcia fino a 1.3 Å. Un simile comportamento fa sı̀ che le distanze convergano a valori simili, ma ciò non è sufficiente a supportare le conclusioni di Tyutyunnik [7] che ha proposto l’esistenza di un rapido scambio di protone tra la molecola di acqua e lo ione OH− . Questa conclusione è stata contestata da Lutz [18] basandosi sulle misure di cattering di neutroni e raggi X, nonché su misure di spettroscopia vibrazionale. I nostri calcoli confermano i risultati di Lutz [18], ma pongono anche in evidenza come la molecola di acqua subisca ampie deformazioni strutturali. Questo dà luogo ad ampi riarrangiamenti elettronici come evidenziato da Fig. 6.4 dove è stato riportato il cambiamento 183 WFC lone pair (Å) nella posizione dei WFC. 0.35 0.35 0.34 0.34 0.33 0.33 0.32 0.32 0.31 0.31 0.3 0.3 WFC OH bond (Å) 0.29 0.53 0.52 0.51 0.5 0.49 0.48 0.47 0.46 0.45 20000 20000 40000 40000 60000 80000 60000 80000 # time step 100000 100000 120000 120000 0.29 0.53 0.52 0.51 0.5 0.49 0.48 0.47 0.46 0.45 0 0 Figura 6.4: Distanze dei WFC dall’atomo di ossigeno di una molecola di acqua selzionata. Pannello superiore: lone pair. Panello inferiore: legame O-H. Nei pannelli laterali sono riportate come riferimento le corrispettive posizioni dei WFC nella molecola di acqua isolata. Questa figura suggerisce forti effetti di polarizzazione che possono essere evidenziati da una forte variazione del momento di dipolo della molecola come riportato in Fig. 6.5. Il momento di dipolo medio della molecola di acqua ottenuto nella presente simulazione è di 3.60 D, un valore superiore a quello trovato per l’acqua liquida, 2.95 D [19, 20], calcolato con lo stesso funzionale e lo stesso metodo. 184 30 25 probability 20 15 10 5 0 2.8 3 3.2 3.4 3.6 3.8 dipole moment (D) 4 4.2 4.4 Figura 6.5: Distribuzione del momento di dipolo mediata su 12 configurazioni 6.4 Spettroscopia Un’analisi spettroscopica delle proprietà vibrazionali del cristallo di idrossido di litio monoidrato è ancora mancante, per cui di seguito sono riportati gli spettri IR e lo spettro di potenza della funzione di autocorrelazione delle velocità (PSACF). Precedenti calcoli ab initio [21, 22, 23] hanno riportato unicamente le frequenze vibrazionali dell OH stretching sia dell’acqua di idratazione che dello ione OH− , analizzando in dettaglio la natura del red shift di quest’ultimo passando dalla fase gassosa a quella solida. Da un punto di vista spettroscopico, solo recentemente lo spettro IR nel range 185 Spettro infrarosso di LiOD·D2 O Assignment exp.[24] Stretching O-D (OH− ) 2635 Stretching O-D (acqua, simm. e antisimm.) 2185 Bending DOD (acqua) 1170 Torion (acqua) 736 Rocking (acqua) 624 Rocking (OH− ) 490 + Reticolare (Li ) 450 Reticolare (H2 O) 409 Reticolare (OH− ) 335 BLYP/PW 2660 2055 1127 746 614 491 437 403 360 Tabella 6.2: Frequenze calcolate e sperimentali in cm−1 di 300-4000 cm−1 è stato misurato. In Tab. 6.2 sono comparate le frequenze sperimentali e quelle calcolate. Non è stato adottato alcun scaling factor, come usulmente richiesto nel calcolo di frequenze ab initio, poiché l’accordo è entro i limiti richiesti. La comparazione tra gli spettri calcolati e sperimentali richiede una particolare attenzione, come suggerito da Gennick et al. [24], specialmente nella regione del lontno infrarosso, dove non è ancora stato stabilito un assegnamento dei modi. Lo spettro IR calcolato, Fig. 6.6, riproduce in sufficiente accordo le intensità e la larghezza delle bande, eccettuata la regione delle reticolari e dello stretching OD dell’acqua. 186 1 Intensity (a. u.) 0.8 0.6 0.4 0.2 0 0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000 2200 2400 2600 2800 3000 -1 wavenumber (cm ) Figura 6.6: Spettro infrarosso calcolato Nella prima regione le bande sono più sottili ed alte di quelle sperimentali, mentre per lo stretching OH sono presenti i problemi già discussi in altri sistemi, come ad esempio il metanolo. Tuttavia la possibilità di ottenere uno spettro simulazto è di particolare importanza, poiché questo può essere riprodotto anche in luce polarizzata. I risultati riportati nel presente capitolo suggeriscono che misure in luce polarizzata su monocristallo potrebbero essere di grande aiuto nellassegnamento dello spettro vibrazionale della specie in esame. Lo spettro IR lungo le tre direzioni è stato riportato in Fig. 6.7, anche se queste non coincidono con gli assi cristallografici, fornisce interessanti informazioni su modi normali selezonati. Ad esempio, il modo torsionale della molecola di acqua è aspettato essere perpendicolare a quello di bending, ed infatti il primo è osservato lungo le direzioni x e z, mentre il secondo lungo la direzione y. Infine lo stretching 187 4000 3000 2000 1000 Intensity (a. u.) 0 0 4000 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000 2200 2400 2600 2800 3000 3000 2000 1000 0 0 4000 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000 2200 2400 2600 2800 3000 3000 2000 1000 0 0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000 2200 2400 2600 2800 3000 -1 wavenumber (cm ) Figura 6.7: Spettro IR calcolato: componenti x, y e z, dal pannello superiore a quello inferiore OH dello OH− è essenzialmente lungo la direzione z. Infine in Fig. 6.8, sono riportati gli spetttri di potenza delle funzioni di autocorrelazione delle velocità (PSVACF) di tutti gli atomi che costituiscono il campione, solo delle molecole d’acqua e degli ioni OH− . 188 Intensity (a. u.) 5e-05 4e-05 3e-05 2e-05 1e-05 0 0 5e-05 4e-05 3e-05 2e-05 1e-05 0 0 5e-05 4e-05 3e-05 2e-05 1e-05 0 0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000 2200 2400 2600 2800 3000 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000 2200 2400 2600 2800 3000 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000 2200 2400 2600 2800 3000 -1 wavenumber (cm ) Figura 6.8: PSVACF: totale, della molecola di acqua, dello ione OH− , dal pannello superiore a quello inferiore. Da queste VDOS si puøosservare le differenze in frequenza dei modi di stretching OH in IR e Raman del OH− : per LiOH·H2 O non isotopicamente sostituito questa differenza è di 11 cm−1 , mentre nel presente calcolo è di circa 24 cm−1 . In Fig. 6.9 sono riportate le VDOS dovute agli ioni Li+ , e ai centri di massa delle molecole di acqua e degli ioni OH− , rispettivamente. 189 4e-06 3e-06 2e-06 Intensity (a. u.) 1e-06 0 0 0.01 0.008 0.006 0.004 0.002 0 0 0.01 0.008 0.006 0.004 0.002 0 0 100 200 300 400 500 600 700 800 100 200 300 400 500 600 700 800 100 200 300 400 500 -1 wavenumber (cm ) 600 700 800 Figura 6.9: PSVACF: dello ione Li+ , del centro di massa delle molecole di acqua e dello ione OH− , dal pannello superiore a quello inferiore. Da quest’ultimi spettri sono state ottenute le frequenze dei modi traslazionali ed il relativo significato è riportato in Tab. 6.2. In questo caso le PSVACF dei centri di massa sono di partcolare aiuto, fornendo la possibilità di studio dei modi traslazionali senza prendere in considerazione quelli vibrazionali. 6.5 Conclusioni L’intorno della molecola di acqua e dello ione OH− nel cristallo di idrossido di litio monoidrato è stato caratterizzato tramite simulazioni CPMD. L’organizzazione elettronica è stata analizzata tramite le posizioni dei WFC, ottenendo una completa descrizione del riarrangiamento delle coppie elettroniche, specie per la molecola di acqua.Per quest’ultima la distribuzione del momento di dipolo è sta- 190 to calcolato e si è osservato che il valore medio di questa quantita è piu simile a quello del ghiaccio che non nell’acqua. Sono stati assegnati i modi del cristallo osservati nello spettro IR, identoficando i modi traslazionali dalle funzioni di autocorrelazioni delle velocite.i centri di massa delle specie che costituiscono il cristallo. Le simulazioni, riportate in questo capitolo, forniscono una visione accurata del moto della molecola dell’acuqa nel cristallo, escludendone la dissociazione e fornendo utili suggerimenti per nuove misure sperimentali in modo tale da ottenere il completo assegnamento dello spettro vibrazionale e di chiarificare le variazioni strutturali per effetto di una pressione esterna. 191 Bibliografia [1] Hermansson, K.; Thomas, J. O. Acta Cryst. 1982, B38, 2555–2563. [2] Hermansson, K.; Lunell, S. Acta Cryst. 1982, B38, 2563–2569. [3] Car, R.; Parrinello, M. Phys. Rev. Lett. 1985, 55, 2471–2474. [4] Tse, J. S. Ann. Rev. Phys. Chem. 2002, 53, 249–290. [5] Marzari, N.; Vanderbilt, D. Phys. Rev. B 1997, 56, 12847–12862. [6] Silvestrelli, P. L.; Marzari, N.; Vanderbilt, D.; Parrinello, M. Solid State Comm. 1998, 107(1), 7–11. [7] Tyutyunnik, V. I. J. Raman Spectrosc. 2000, 31, 559–563. [8] Hutter, J.; Alavi, A.; Deutch, T.; Bernasconi, M.; Goedecker, S.; Marx, D.; Tuckerman, M.; Parrinello, M. 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Utilizzando le frequenze calcolate come linea guida è proposto un assegnamento completo dello spettro vibrazionale delfullerene C70 . Sulle basi di considerazioni di simmetria si trovato e discusso una una correlazione tra i modi normali del C70 con quelli del C60 . 195 1.1 Introduzione Gli spettri vibrazionali dei fullereni, ed in particolare del C60 e C70 , hanno destato una considerevole attenzione e rappresentano un elemento chiave per la comprensione delle proprietà strutturali e dinamiche di questi cluster di carbonio [1]. Questi sono, infatti, un valido test delle interazioni intra ed intermolecolari e forniscono utili informazioni sul comportamento di queste molecole allo stato solido. Tuttavia, il completo assegnamento dei modi normali è caratterizzato da una serie considerevole di problemi che vanno ricercati, in primo luogo, nell’elevata simmetria delle molecole, che rende inattivi molti di questi modi in IR o Raman [1]. Questo è particolarmente evidente nel caso del C60 , la molecola a più alta simmetria, e pone seri problemi per una completa identificazione dei 46 modi normali di vibrazione e delle relative frequenze. Infatti, nel gruppo di simmetria Ih solo 14 modi normali sono attivi in Raman (2Ag + 8Hg ) o in infrarosso (4T1u ), e questi sono stati assegnati con certezza. L’identificazione dei rimanenti 32 modi silenti (3T1g + 4T2g + 6Gg + Au + 5T2u + 6Gu + 7Hu ) risulta essere difficoltosa. Precedenti calcoli sulle frequenze di vibrazione del C60 basati su modelli di campi di forza o su approcci quantomeccanici [1, 2] non hanno mostrato l’accuratezza richiesta per utilizzarli come linea guida per una chiara identificazione dei modi silenti. Tentativi di assegnamento sono stati compiuti sulla base di spettri IR e Raman ad alto ordine [3, 4, 5]. Nel caso del C60 l’assegnamento è stato ottenuto [6, 7, 8, 9, 3] sfruttando una serie di circostanze, come, ad esempio, il fatto che nel cristallo e nelle molecole sostituite si ha una riduzione della simmetria locale. Usando gli spettri sperimentali 196 IR e Raman sul cristallo e le frequenze normali calcolate ab initio tramite DFT da Giannozzi e Baroni [10], Schettino et al. [11] hanno proposto un assegnamento completo del fullerene C60 . Successivamente Choi et al. [12] e Menéndez et al. [13] hanno riveduto tale assegnamento partendo sempre da calcoli DFT, ma con diversi set di base e fattori di scala. Recentemente Schettino et al. [14] hanno dimostrato che a livello DFT B3LYP/631G(d) le frequenze di vibrazione dei modi attivi del fullerene C60 raggiungono un livello di accuratezza tale che le deviazioni da quelle sperimentali sono ridotto a 3.6 cm−1 . Partendo da questi risultati, i calcoli DFT possono essere usati per assegnare tutti i modi silenti, osservando una differenza tra modi calcolati ed osservati inferiore a 5 cm−1 [14]. Per ottenere un assegnamento completo del fullerene C70 si deve tuttavia ricordare che il numero di modi normali è superiore e che molti di questi hanno bassa intensità in IR o Raman. Ci si deve inoltre aspettare che alcuni dei modi normali diventino debolmente attivi nel cristallo a bassa temperatura [15, 16]. Inoltre è anche vero che è possibile distinguere questi da quelli attivi sulla base dell’intensità. A ciò si deve aggiungere come siano disponibili tutta una serie di calcoli ab initio e semiempirici delle frequenze del C70 [17, 18, 19, 20, 21, 22]. Tuttavia i calcoli svolti su tali sistemi si basano su livelli di teoria diversi e ciò si riflette sulle frequenze di vibrazione. Non è possibile quindi scegliere in modo univoco un modello che possa essere utilizzato come linea guida per l’assegnamento degli spettri vibrazionali di questa molecola. In questo capitolo si ridiscutono gli spettri vibrazionali del C70 usando un approccio basato su tre differenti, ma convergenti punti di vista: 1. Calcolo delle frequenze vibrazionali del C70 e delle intensità IR e Raman ad un livello DFT con funzionale di scambio e correlazione B3LYP e base 197 6-31G(d) (per le intensità Raman si è utilizzato una base 3-21G). Questo approccio si è rivelato idoneo per l’assegnamento dello spettro vibrazionale del C60 [14]. 2. Utilizzo di elementi di simmetria comuni alle molecole del C60 e del C70 , per correlare i modi normali delle due molecole. 3. Classificazione delle frequenze del C70 in diagrammi che ricordano le curve di dispersione dei cristalli. Quindi, un’interpretazione ragionevole degli spettri IR e Raman in fase cristallina può essere ottenuta ricorrendo ad i calcoli DFT e a possibili considerazioni di simmetria. 1.2 Dettagli computazionali Tutti i calcoli riportati nel presente capitolo sono stati eseguiti nell’ambito della teoria del funzionale della densità. È stato osservato che usando quest’approccio si ottiene un buon accordo con le frequenze vibrazionali sperimentali se si ricorre ad un’appropriata combinazione di set di base e funzionale di scambio e correlazione. Recentemente, Rauhut e Pulay[23] e Scott e Radom[24] hanno mostrato che uno dei migliori compromessi tra accuratezza ed applicabilità a molecole di dimensioni medio-grandi è ottenuto adottando il set di base 6-31G(d) ed il funzionale di scambio e correlazione B3LYP. Questo approccio, è utilizzato con considerevole successo per molecole coniugate o aromatiche come ad esempio polieni [25], retinale [26], benzene [27], usando un fattore di scala di 0.9613. La minimizzazione della molecola di C60 e il calcolo delle frequenze normali è stato eseguito col funzionale B3LYP ed il set di base 6-31G(d). Le frequenze normali sono state calcolate usando una griglia più fine nella valutazione numerica degli integrali, dopo un’ottimizzazione geometrica di tipo very-tight, usando la 198 suite di programmi GAUSSIAN 98 rev. A. 7 [28] e successivamente sono state scalate con un fattore di scala uniforme di 0.98. L’uso di un fattore di scala più piccolo se comparato con i precedenti calcoli è giustificato dall’assenza, nel presente sistema di atomi di idrogeno e pertanto dalla presumibile inferiore aromaticità del fullerene. Le intensità infrarosse sono state calcolate con la base 6-31G(d), mentre per le intensità Raman le risorse computazionali hanno limitato il calcolo alla base 3-21G. Le frequenze vibrazionali e le intensità infrarosse sono state calcolate anche per le specie 12 C59 13 C e 12 C69 13 C, considerando, in questo caso, cinque possibili distinte posizioni dell’isotopo 13 C. 1.3 Materiali e metodi Gli spettri infrarossi di film di C70 di vario spessore sono stati misurati a varie temperature usando uno spettrometro in trasformata di Fourier Brucker IFS HR 120 con una risoluzione di 0.5 cm−1 . Lo spettro Raman a temperatura ambiente è stato registrato con l’opzione FT Raman dell’interferometro Brucker. Il campione in commercio di C70 della Syncom è stato utilizzato senza ulteriori purificazioni. 1.4 Assegnamento dello spettro vibrazionale del C60 Per l’assegnamento dei modi silenti del fullerene C60 , si può prendere spunto da due circostanze. 1. Nel cristallo, le interazioni intermolecolari riducono la simmetria locale della molecola (fullerene cage) [29, 30]. Ad esempio, nella fase a bassa temperatura, la simmetria è S6 . Questo rende tutti i modi silenti debolmente attivi sia in IR che in Raman. Inoltre l’effetto di disordine o le imperfezioni del 199 cristallo dovrebbero essere prese in considerazione [31]. A conferma di ciò tutta una serie di bande di debole o media intensità, oltre ai modi attivi della molecola libera, sono state osservate sia negli spettri IR che Raman [6, 7]. La riduzione di simmetria è stata anche sfruttata nell’attivazione dei modi silenti tramite adsorbimento di C60 su superfici [32] ed in fullereni sostituiti [6, 33]. 2. Nei fullereni in natura le specie 12 C60 e 12 C59 13 C sono presenti in un rap- porto di 5:3. Quest’ultima è una specie isotopica con solo simmetria Cs , e questo fa sı̀ che vi sia una debole attività sia in IR che in Raman di tutti i modi silenti del C60 [31]. In connessione a questo fenomeno si dovrebbe notare come nel solido le frequenze della specie isotopica cadano nell’intorno della densità degli stati di ciascun modo normale e non si avrà pertanto luogo ad una separazione delle bande. Infine, gli spettri di scattering inelastico di neutroni [34, 35, 36] sono stati misurati con una risoluzione adeguata, particolarmente nella regione di bassa frequenza, e ciò può essere di grande aiuto nella localizzazione delle frequenze dei modi normali indipendentemente dalla loro attività ottica. Prendendo spunto da tutte queste considerazioni e con l’aiuto di calcoli a livello perturbativo delle frequenze dei modi normali tramite DFT [10] usando pseudopotenziali, set di basi espanso in onde piane, e metodi numerici è stato proposto un assegnamento completo dei modi normali del C60 [11]. Successivamente, poche modifiche a questo assegnamento sono state suggerite da Negri et al. [2]. Recentemente Choi et al. [12], senza prendere in considerazione il precedente assegnamento né le modifiche di Negri et al. [2], hanno ridiscusso il completo assegnamento del C60 raggiungendo una conclusione che differisce 200 nell’assegnamento di 16 modi normali rispetto al precedente assegnamento [11]. Queste differenze includono sei bande che sono solo assegnate a differenti spece di simmetria e dieci bande che invece differiscono in modo più consistente. Gli argomenti presentati da Choi et al. [12] sono essenzialmente vasati su un calcolo DFT delle frequenze dei modi normali usando il funzionale di scambio e correlazione B3LYP ed il set di base 3-21G. Poiché come è noto [23, 24] il set di base 3-21G non è in grado di fornire l’accuratezza desiderata sulle frequenze di vibrazione, Choi et al. [12] hanno sopperito a questi problemi utilizzando un set di fattori di scala sulle costanti di forza aggiustate in modo tale da consentire il miglior fit con le bande attive sia in IR che in Raman, ottenendo una differenza media tra bande osservate e calcolate di 8.6 cm−1 . In alcuni casi, i fattori di scala adottati da Choi et al. [12] sono abbastanza grandi e richiederebbero un ulteriore rescaling delle frequenze di vibrazione superiori al 5%. Si ritiene che la procedura adottata in alcuni casi porti ad errori indesiderati, come verrà di seguito mostrato, e che un approccio più semplice può attualmente essere seguito [14]. Infatti, è stato mostrato [14] che calcoli DFT usando il funzionale di scambio e correlazione B3LYP ed il set di base più esteso, come il 6-31G(d), usando un fattore di scala uniforme per le frequenze di vibrazione, è il miglior compromesso tra accuratezza e risorse computazionali, nonché si ottengono frequenze di vibrazioni abbastanza accurate per molecole di moderate dimensioni. Si è usato questo stesso approccio per calcolare le frequenze di vibrazione del C60 . Usando un fattore di scala uniforme sulle frequenze di 0.98, si ottiene una differenza media tra le frequenze calcolate ed osservate dei modi attivi Ag , Hg e T1u di soli 3.6 cm−1 . Il presente risultato è un significativo miglioramento rispetto a quello di Choi et al. [12], che usando più fattori di scala ottengono una discrepanza di 6.3 cm−1 . Si è anche notato che i presenti calcoli sono un notevole miglioramento su i calcoli di 201 Giannozzi e Baroni[10] che fornivano una differenza media sui modi attivi di circa 15 cm−1 . Le stesse considerazioni possono essere estese ai calcoli di tipo DFT eseguiti da Adams et al. [37] ed utilizzati da Menèndez e Page [13]. I calcoli di Adams et al. [37] registrano una discrepanza per i modi attivi IR e Raman di circa 44 cm−1 , e questa discrepanza è causata principalmente dai modi ad alta frequenza. L’accuratezza dei presenti calcoli può essere analizzata anche considerando le intensità infrarosse. Per i quattro modi T1u , si ottiene in ordine di frequenza crescente le intensità relative 100, 34, 29 e 37. Queste sono in ottimo accordo con quelle ottenute sperimentalmente da Chase et al. [12] (100, 32, 26, 34) ottenute come prodotto dell’altezza del picco per la larghezza della banda. Sono state calcolate anche le intensità Raman, ma usando unicamente il set di base 3-21G. Una comparazione in questo caso è molto più complessa perché le intensità Raman dipendono fortemente dalla lunghezza d’onda della riga eccitatrice. In ogni caso, le intensità Raman calcolate sono in accordo qualitativo con gli esperimenti che hanno adottato una riga eccitatrice a 488 o 514 nm. L’accurata riproduzione computazionale dei modi attivi, ha consentito una completa riconsiderazione dell’assegnamento dei modi silenti del fullerene usando come linea guida il calcolo B3LYP/6-31G(d). Questo implica una ricerca delle fondamentali non attive tra le deboli bande degli spettri IR e Raman del cristallo. Un’interpretazione delle deboli bande che compaiono negli spettri del cristallo di C60 è stata discussa da Dong et al. [3] con riferimento allo spettro Raman e da Wang et al. [5] e Martin et al. [4] in riferimento allo spettro infrarosso. L’osservazione iniziale di Dong et al. [3] e Wang et al. [38] è che la distribuzione di bande che appare intorno a 1500 cm−1 , che deve essere sicuramente assegnata ad una combinazione binaria di modi, è conseguenza della piccola dispersione dei modi fononici e di deboli interazioni intermolecolari. Quindi, nel quasi ideale cristallo 202 molecolare, le interazioni intermolecolari non dovrebbero essere cosı̀ effettive da attivare modi silenti. La debole presenza di bande osservata nello spettro dovrebbe essere assegnata o alla combinazione di bande e quindi alla seguente formazione di bande di ordini superiori oppure a modi silenti attivati dalla riduzione di simmetria apportata dalla presenza della specie isotopica 12 C59 13 C (Cs e non C2h come riportato in ref.[5].) Questa conclusione è in contrasto con l’attenta analisi dello spettro infrarosso a bassa frequenza del C60 riportata da Bini et al. [7], che hanno interpretato l’apparizione di modi silenti di tipo u come derivanti da interazioni intermolecolari. A conferma della presente affermazione, in una simulazione di dinamica molecolare, usando un force field intermolecolare semplificato, Procacci [39] e Berne e Procacci [49] hanno mostrato che la riduzione di simmetria e le interazioni intermolecolari nel cristallo sono molto effettive nel dare una debole intensità infrarossa ai modi silenti di tipo u. I modi silenti possono apparire nello spettro infrarosso con un’intensità di circa 10−2 volte quella della fondamentale T1u più forte. Ci si aspetta che effetti similari avvengano pure nello spettro Raman. Si deve ricordare che nelle simulazioni di dinamica molecolare i modi di combinazione sono chiaramente osservati nella regione spettrale sopra i 1600 cm−1 ma non molto a numeri d’onda inferiori. Questo suggerisce che le deboli bende nello spettro sotto i 1600 cm−1 dovrebbero in preferenza essere assegnate a modi silenti fondamentali. Questa affermazione è confermata dai calcoli eseguiti nel presente lavoro sullo spettro infrarosso della specie isotopica 12 C59 13 C. Si è trovato che tutte le fondamentali proibite del C60 diventano debolmente attive nello spettro IR. Inoltre l’intensità dei modi attivati risulta essere superiore in vicinanza dei modi attivi T1u dove l’accoppiamento dei modi e l’innalzamento dell’intensità è superiore. Si è anche trovato che in generale l’intensità infrarossa dei modi silenti di tipo u è 3 volte superiore a quella dei modi di tipo g. In accordo 203 con i presenti calcoli per la specie 12 C59 13 C, l’intensità infrarossa complessiva dei modi inattivi del cristallo di C60 è il 3.4% di quella dei modi T1u . In Fig. 1.1 lo spettro IR sperimentale del cristallo di C60 sotto i 450 cm−1 è comparato con lo spettro calcolato della specie 12 C59 13 C ottenuto nel presente lavoro e con i risultati della simulazione di dinamica molecolare di Procacci [39]. Intensity a b 0 c 200 250 300 350 -1 wavenumber (cm ) 400 450 Figura 1.1: Comparazione dello spettro far-infrared (pannello a) [7] con lo spettro calcolato per la specie 12 C59 13 C (pannello b) e con una simulazione di dinamica molecolare classica [39] (pannello c). Le simulazioni di dinamica molecolare sono state eseguite con un force field semplificato [40] e frequenze interne leggermente differenti da quelle ottenute in [14]. Le intensità sono riportate in unità arbitrarie Ritornando, dopo queste considerazioni preliminari, all’interpretazione delle deboli bande presenti nello spettro del C60 , i succesivi dati sperimentali sono stati usati come riferimento di base: 204 1. Per lo spettro Raman si è fatto ricorso allo spettro Raman su singolo cristallo di Matus e Kuzmany [41] e di van Loosdrecht et al. [9] e sugli esperimenti Raman di Dong et al. [3]. Queste misure sono state eseguite si a a temperatura ambiente che bassa. 2. Per lo spettro IR sono stati usati gli spettri su su film sottili di C60 riportati in precedenti lavori ed eseguiti nel Laboratorio di Spettroscopia Molecolare dell’Università di Firenze [6, 7]. Gli spettri sono stati misurati a 8 K. Questi spettri IR sono estremamente simili a quelli riportati da Martin et al. [4, 8] e da Wang et al. [5], eccettuato per la migliore risoluzione. 3. L’analisi degli altamente strutturati spettri di luminescenza del fullerene cristallino esposto all’ossigeno riportati da Nissen et al. [42]. 4. Gli spettri di scattering di neutroni già menzionati in precedenza [34, 35]. L’assegnamento riveduto risultante dalla nostra analisi è sommarizzato in Tab. 1.1, dove è comparato con i risultati del nostro precedente assegnamento e con l’assegnamento di Choi et al. [12] e da Menéndez e Page [13]. 205 Calcolo DFT Ag Hg T1u T1g T2g Gg Au T2u Gu Hu 487 1474 261 429 705 772 1104 1251 1426 1585 528 577 1189 1431 562 823 1276 555 724 789 1344 480 565 741 1072 1308 1507 946 337 709 958 1177 1536 351 738 751 962 1307 1434 400 531 665 729 1219 1343 1576 [14] 496 1468 264 430 709 773 1101 1251 1425 1576 525 578 1182 1433 560 825 1260 552 713 796 1345 485 567 751 1078 1315 1497 956 341 706 963 1166 1540 354 741 756 972 1307 1428 403 533 665 738 1215 1341 1566 Assegnamento [11] [12] 494 495 1468 1470 266 267 431 431 709 711 772 775 1095 1101 1248 1251 1421 1427 1574 1576 525 526 578 577 1180 1180 1430 1433 567 565 860 904 1289 1290 535 614 764 668 796 831 1345 1340 485 485 577 592 738 758 1142 1040 1310 1348 1521 1497 976 1078 355 340 714 716 1037 955 1190 1142 1566 1524 345 354 757 707 776 797 963 970 1315 1315 1419 1429 403 403 485 535 667 694 738 737 1215 1214 1342 1343 1540 1567 [13] 496 1470 272 433 709 772 1099 1252 1425 1575 526 575 1182 1429 568 831 1289 553 756 796 1345 485 567 736 1079 1310 1482 984 342 753 973 1205 1525 353 764 776 961 1309 1422 403 534 668 743 1223 1344 1567 Tabella 1.1: Frequenze vibrazionali del fullerene C60 in cm−1 206 Gli argomenti che hanno portato all’assegnamento riportato in Tab. 1.1 sono brevemente discussi di seguito. È ovvio che è utile discutere lo spettro regione per regione, partendo dalla regione spettrale al di sotto dei 1000 cm−1 . Nella regione tra 900 e 1000 cm−1 sono calcolate tre frequenze corrispondenti ai modi Au , T2u (3) e Gu (4). In buon accordo con i calcoli lo spettro IR mostra una debole banda allargata che, a bassa temperatura, mostra chiaramente una struttura caratterizzata dalla presenza di tre componenti che possono essere assegnate come fondamentali. Almeno due di queste componenti sono osservate anche nello spettro Raman. Picchi non risolti sono presenti anche nello spettro di scattering in elastico di neutroni e nello spettro di luminescenza. La corrispondenza tra calcoli ed esperimenti è sorprendentemente buona anche per le regioni 800-900 e 600-700 cm−1 , dove solo una frequenza normale è calcolata (T1g (2) e Hu (3), rispettivamente). In corrispondenza un picco è osservato a 823 cm−1 nello spettro IR con una controparte nello spettro di luminescenza e nello spettro di neutroni. Allo stesso modo, un singolo e definito picco è osservato nello spettro IR a bassa temperatura a 667 cm−1 , che ha una controparte nello spettro di luminescenza e di scattering inelastico di neutroni, ma non è stato osservato nello spettro Raman. La regione tra 700 e 800 cm−1 richiede una particolare attenzione, perché questa è la regione più congestionata dello spettro. Infatti nove fondamentali sono calcolate per questa regione, e queste includono due modi attivi in Raman di tipo Hg . Si deve ricordare che anche da un punto di vista prettamente sperimentale questa è la regione che maggiormente è complicata e nella quale risiedono un numero di picchi elevato come conseguenza della riduzione di simmetria, come osservato negli spettri IR dei film o in campioni adsorbiti su superfici o di fullereni sostituiti. Per portare a termine l’assegnamento della regione, si è deciso di identificare come fondamentali i tre picchi osservati nella regione a più bassa frequenza dello 207 spettro IR (includendo il modo Hg (3)), identificando come Hg (4) il picco infrarosso ben definito a 772 cm−1 e assegnando come fondamentali di tipo u gli altri due prominenti picchi nello spettro IR e come un modo di tipo g il picco di media intensità rimanente dello spettro Raman. In Tab. 1.2 sono riportati i riferimenti da cui sono state estratte le varie bande. Lo spettro nel lontano infrarosso del C60 è stato discusso in dettaglio e l’assegnamento è l’assegnamento è praticamente definitivo anche perché c’è consenso tra le bande sperimentali e quelle calcolate. L’unico problema rimanente è quello relativo alla regione tra 500 e 600 cm−1 che nello spettro IR è dominata dalle forti bande fondamentali T1u . Tuttavia, una più attenta analisi mostra che la più bassa delle due T1u è un doppietto. Questo è confermato dagli spettri Raman, di luminescenza e INS. La presenza di due fondamentali estremamente ravvicinate (T1u (1) e Hu (2)) è confermata dai calcoli del presente lavoro. I calcoli predicono almeno due modi degeneri di tipo g in questa regione, e due bande appropriate sono identificate nello spettro Raman da Love Äet al. [31] e anche nello spettro IR del cristallo. L’assegnamento dei modi sotto i 600 cm−1 si accorda completamente con risultati dell’analisi delle misure INS tramite autovettori dei modi interni riportata da Heid et al. L’analisi dello spettro sopra i 1000 cm−1 è ancora più semplice. Per l’assegnamento del modo Gg (4), si propone la 1080 cm−1 invece della banda a 1060 cm−1 come nel precedente assegnamento, perché la prima è presente sia negli spettri IR che Raman di luminescenza e INS. I modi T1u (3) e T1u (4) sono chiaramente identificati nello spettro IR. Solo uno di questi modi è identificato nello spettro di luminescenza e di scattering di neutroni, ma entrambi sono presenti nello spettro Raman. 208 La regione tra 1200 e 1400 cm−1 non è facile da analizzare, in particolar modo perché ci sono due coppie di fondamentali, [Gu(5) e Gg(5)] e [Hu(6) e T2g(4)], che son quasi degeneri nei calcoli di tipo DFT e sono osservate come doppietti solo negli spettri IR ma non sono risolte negli altri spettri. Infine le fondamentali che si trovano nella regione tra 1400 e 1600 cm−1 (quattro infrarosse o Raman attive e quattro modi silenti) sono facilmente identificate con l’aiuto dei presenti calcoli DFT come mostrato nella tabella 1.2. 209 Calculate Ag Hg T1u T1g T2g Gg Au T2u Gu Hu 487 1474 261 429 705 772 1104 1251 1426 1585 528 577 1189 1431 562 823 1276 555 724 789 1344 480 565 741 1072 1308 1507 946 337 709 958 1177 1536 351 738 751 962 1307 1434 400 531 665 729 1219 1343 1576 [41] 496 1468 272 430 709 773 1101 1251 1425 1576 [9] 496 1468 267 428 709 772 1099 1252 1425 1575 527 579 1432 1258 795 492 1080 796 1345 485 567 1079 1499 706 959 1545 1544 757 972 1432 533 738 1562 1566 Sperimentali [14] [42] 493 483 1470 1467 265 265 431 428 709 708 772 771 1100 1097 1251 1248 1425 1427 1572 1572 525 525 580 578 578 1187 1182 1180 1433 560 825 827 1260 1270 552 713 708 796 796 796 1345 1345 1342 485 485 483 567 567 566 751 1079 1078 1077 1310 1309 1309 1499 1497 1496 956 960 344 341 339 706 708 959 963 960 1166 1544 1540 356 354 339 741 757 756 755 972 972 960 1307 1309 1428 404 403 400 533 533 532 665 665 738 738 739 210 1215 1211 1345 1341 1342 1566 [3] 496 1468 272 433 709 772 1099 1252 1425 1575 [35] 488 1448 264 432 715 765 1089 1448 1563 526 576 1217 1448 563 813-840 [34] 484 266 436 710 774 1097 1258 1420 1581 532 573 1186 839 715 813 1327 488 563 710 1089 1065 1520 971 344 715 971 960 347 710 960 484 344 347 742 971 960 1448 404 536 673 1420 403 532 669 742 1202 1355 1217 1327 Tabella 1.2: Frequenze vibrazionali sperimentali del fullerene C60 in cm−1 Come si può vedere dalle tabelle 1.1 e 1.2, i cambiamenti dall’assegnemanto riportati in ref. [14] non sono sostanziali ed includono: 1. un riassegnamento dell’elevato numero di bande fondamentali che cade nella regione tra 700 e 800 cm−1 e delle fondamentali quasi degeneri che cadono a circa 950 cm−1 ; 2. l’inversione nell’assegnamento delle coppie di modi T2u (5)-Hu (7) e Gu (1)T2u (1) in concomitanza con l’ordine delle frequenze calcolate (quest’inversione era stata inizialmente suggerita da Negri et al. [2] e confermata da Choi et al. [12]); 3. il riassegnamento delle fondamentali Hu (2) come già suggerito da Negri et al. [2] e Choi et al. [12], cosicché la banda a 485 cm−1 non è più assegnata due volte; 4. un maggiore riassegnamento della T2u (3) 5. il riassegnamento della T1g (2), T2g (1), Gg (2), Gg (6), T2u (1), e Gu (6) e l’inversione dll’assegnamento della coppia Gg (5)-Gu (5). L’accordo complessivo tra frequenze calcolate e osservate è soddisfacente per il presente assegnamento. Infatti la discrepanza media è solo di 4.9 cm−1 , comparabile con l’incertezza trovata per i modi attivi. Questa è un’ulteriore evidenza della sostanziale scelta delle frequenze vibrazionali sperimentali. Comparando il presente assegnameno con quello di Choi et al. [12], si possono fare le seguenti considerazioni. Il modo Au è caclolat da Choi et al. [12] a 1064 cm−1 , una frequenza considerevolmente differente da quella del nostro calcolo. Coe si può osservare dalla tabella 1.3, tutti i calcoli DFT predicono il modo Au ad una frequenza inferiore ai 1000 cm−1 . 211 Assegnamento Ag Hg T1u T1g T2g Gg Au T2u Gu Hu 496 1468 264 430 709 773 1101 1251 1425 1576 525 578 1182 1433 560 825 1260 552 713 796 1345 485 567 751 1078 1309 1497 956 341 706 963 1166 1540 354 741 756 972 1307 1428 403 533 665 738 1215 1341 1566 [14] 487 1474 261 429 705 772 1104 1251 1426 1585 528 577 1189 1431 562 823 1276 555 724 789 1344 480 565 741 1072 1308 1507 946 337 709 958 1177 1536 351 738 751 962 1307 1434 400 531 665 729 1219 1343 1576 [12] 484 1474 272 436 704 782 1117 1250 1419 1582 520 576 1172 1430 556 896 1295 608 683 836 1340 493 605 721 1054 1342 1498 1064 347 707 956 1144 1543 365 700 798 973 1306 1424 425 542 702 742 1242 1358 1560 [10] 495 1504 259 425 711 783 1120 1281 1450 1578 527 586 1218 1462 564 823 1296 548 767 794 1363 480 566 762 1118 1322 1512 943 337 716 993 1228 1535 349 748 782 975 1334 1452 399 530 662 741 1231 1363 1569 Calcoli DFT [5] [43] [44] 483 478 482 1529 1499 1447 263 258 261 432 439 435 713 712 730 778 767 775 1111 1093 1098 1282 1244 1208 1469 1443 1394 1598 1576 1573 533 547 541 548 570 566 1214 1176 1158 1485 1461 1399 566 580 580 825 788 847 1292 1252 1284 550 547 559 771 610 789 795 770 816 1360 1316 1257 484 486 482 564 571 594 763 759 781 1117 1087 1047 1326 1296 1314 1528 1505 1479 947 850 934 344 342 340 717 738 774 987 962 936 1227 1185 1108 1558 1539 1537 356 356 352 752 683 763 784 742 796 977 957 939 1339 1298 1289 1467 1440 1395 406 404 404 534 539 540 663 657 672 742 737 769 1230 1205 1198 1360 1320 1314 1588 1565 1545 [45] 499 1525 261 431 727 788 1128 1297 1475 1618 535 591 1224 1486 579 830 1318 551 804 839 1393 484 573 788 1122 1347 1548 972 342 726 996 1234 1571 350 762 830 984 1359 1480 401 541 671 762 1248 1389 1611 [46] 481 1489 263 422 717 763 1080 1198 1422 1580 514 569 1143 1457 563 826 1241 543 788 800 1277 480 570 772 1037 1287 1501 973 343 725 945 1131 1546 348 756 790 937 1259 1420 388 527 661 750 1176 1291 1566 [13] 494 1607 259 427 694 760 1103 1328 1535 1628 522 570 1227 1560 565 813 1309 547 717 757 1385 484 554 745 1123 1332 1578 929 330 696 954 1239 1598 353 708 753 970 1369 1525 399 533 654 727 1243 1387 1622 Tabella 1.3: Assegnamento vibrazionale del C60 e calcoli DFT delle frequenze dei modi normali(in cm−1 ) 212 Il risultato di Choi et al. [12] è dovuto all’inadeguatezza del set di base adottato. Infatti si è verificato che nei calcoli di tipo DFT, passando dal set di base 3-21G al set di base 6-31G(d), la frequenza si abbassa di 66 cm−1 . L’inadeguatezza della procedura di Choi et al. [12] si riflette sui risultati delle frequenze calcolate dei modi normali T1g (2), T2g (1), T2g (2), T2g (3), Gg (2),Gg (3),T2u (4),Gu (3) e Hu (3). Queste sono le differenze più marcate nei due assegnamenti. L’assegnamento proposto nel presente lavoro differisce da quello di Menéndez e Page [13] principalmente nella regione tra 700 e 800 cm−1 , dove Menéndez e Page [13] assegnano solo un modo sulla parte a più bassa frequenza. Conseguentemente, Menéndez e Page [13] assegnano come fondamentale il picco a 753 cm−1 , che è il picco più debole osservato nello spettro IR in questa regione ed una spella del picco a 772 cm−1 . L’assegnamento qui proposto si basa sia sui calcoli di tipo DFT che sull’intensità relative. Un’ulteriore differenza può essere notata nella regione a circa 950 cm−1 , dove Menéndez e Page [13] assegnano una fondamentale a 984 cm−1 , ma un pico a questa frequenza non è osservato né in IR né in Raman. Un’altra differenza concerne l’assegnamento del modo T2u (4): la scelta della frequenza a 1166 cm−1 dovrebbe essere preferita non solo per l’accordo con i calcoli ma anche per la superiore intensità di questo picco nello spettro IR. Questo lascia una scelta per l’assegnamento del picco della banda Hu (5) tra 1215 e 1223 cm−1 : si è preferito l’assegnamento a 1215 cm−1 ancora una volta sulla base dell’intensità infrarossa. Il criterio dell’intensità infrarossa si applica per l’assegnamento della banda T1g (3) a 1260 cm−1 . Per l’assegnamento del modo Gg (6), la scelta dovrebbe essere confinata al picco definito tra 1497 e 1505 cm−1 nello spettro infrarosso: si preferisce il primo di questi due che osservato anche nello spettro Raman. Le stesse argomentazioni si applicano all’assegnamento del modo T2u (5). Di minore importanza è il cambiamento dell’assegnamento del modo Gg (5). 213 1.5 Assegnamento dello spettro vibrazionale del C70 1.5.1 Considerazioni di simmetria La molecola del fullerene C70 appartiene al gruppo di simmetria D5h ed i 204 modi normali si classificano come: 12A01 + 9A02 + 21E10 +22E20 + 9A001 + 10A002 + 19E100 + 20E200 . I modi E10 e A002 sono attivi nell’infrarosso mentre i modi A01 , E20 and E100 sono attivi in Raman. Per le seguenti discussioni può essere di aiuto ricordare che le vibrazioni di specie 0 e 00 sono rispettivamente simmetriche ed antisimmetriche rispetto al piano di simmetria equatoriale. Sid eve ricordare anche che le vibrazioni normali del C60 si classificano nel gruppo di simmetria Ih come 2Ag + 3T1g + 4T2g + 6Gg + 8Hg + Au + 4T1u + 5T2u + 6Gu + 7Hu . Una diretta correlazione tra due molecole di simmetria Ih e D5h non può essere trovata perché la seconda non appartiene ad un sottogruppo di simmetria della prima. Tuttavia, si nota, come può essere osservato dalla Fig. 1.2, che la molecola di C70 può essere vista come formata da due cupole circolari di 30 atomi di carbonio, sostanzialmente identiche a metà della molecola di C60 , separate da una fascia equatoriale costituita da 10 atomi. 214 Figura 1.2: Struttura del fullerene C70 ; in nero sono indicati i 14 atomi che generano per effetto dell’operazione di simmetria C5 tutti gli altri atomi della molecola Come ipotesi iniziale si assume che i modi vibrazionali della fascia equatoriale, 30 modi, non siano accoppiati con quelli delle cupole semisferiche. La validità di questa ipotesi sarà analizzata a posteriori. Nell’ambito di questa assunzione si prova a correlare le vibrazioni della cupola semisferica del C70 con quelle del C60 . Per questo scopo si nota che i gruppi Ih e D5h hanno come sottogruppi il D5 e il C5 v in comune e si correlano le frequenze del C60 e C70 attraverso questi sottogruppi. I diagrammi di correlazione sono riportati in tabella 1.4. 215 Ih Ag , A u D5 A1 PPP £ PPP £ £ A P T1g , T1u Z £½ 2 PP PPP Z ½ ½£ Z ½ £Z Z E1 P T2g , T2u ½ PPP Z £ ½ PP Z£ ½ Z ½ £ Z ½ Z E2 P Gg , Gu ½£ ½ PPP £ ½ PP ½ £½ £ Hg , H u ½ D5h A01 A001 A02 A002 E01 E001 E02 E002 C5v Ih A A g , 1e J A , PPP, e ³³³ Au AJ P ³ e AJ ³³ , PP A2 P P " T1g , Je T AP P " P e , P J e T2g A" T " , " T AJ " e , E ³ 1 b T, A J T1u ³³ l e ³ b ³ ³ J , TbA ³ lb e ³ T2u , l ³ Tb ³ A e ³ ³ e , lT b Gg , Gu A bP l ³³³ E2 P P bP TP eP ³³³ lA Hg bb eT b b T Hu e Tabella 1.4: Diagrammi di correlazione dei gruppi Ih e D5h con i sottogruppi in comune. Attraverso un singolo sottogruppo a commune la correlazione delle frequenze del C60 e del C70 non è nonambigua. Tuttavia, se è richiesta una doppia compatibilità come mostrato in Tab: 1.4, si trova prontamente che la correlazione è unica in molti casi. Qualora rimanga ambiguità si considera il carattere nella rappresentazione irriducibile di partenza del gruppo Ih e si richiede che questo sia uguale al carattere della somma diretta delle corrispondenti rappresentazioni del gruppo D5h . Ad esempo dalla tabella 1.4 si vede che le specie T1g si correlano chiaramente con le A02 ed anche con le specie E10 or E100 . Comparando i caratteri per le operazioni E, C5 , C2 , σh e C52 la scelta cade sulla specie E001 . I risulati sono sommarizzati in tabella 1.5 dove si vede come le vibrazioni del C60 si trasformano sotto una simmetria di tipo D5h . 216 Ih Ag Au T1g T2g T1u T2u Gg Gu Hg Hu D5h A01 A001 A02 + E01 A02 + E002 A002 + E001 A002 + E002 E01 + E001 E001 + E002 A01 + E01 + E001 A001 + E001 + E002 Tabella 1.5: Corrispondenza tra le vibrazioni del C60 nei gruppi Ih e D5h . Alternativamente la Tab: 1.6 mostra per ciascuna vibrazione della cupola semisferica del C70 da quale modo della molecola di C60 questa possa derivare. I modi vibrazionali della fascia equatoriale dovrebbero essere considerati in aggiunta a questi e classificati come 2A01 +2A02 +4E10 +4E20 +A001 +A002 +2E100 +2E200 . In conclusione le vibrazioni del C70 possono essere correlate a quelle del C60 , come mostrato in tabella 1.6, che è l’inversa della tabella 1.5, e dove le vibrazioni della fascia equatoriale sono mostrate. 12 A01 9 A02 21 E01 22 E02 9 A001 10 A002 19 E001 20 E002 ←→ ←→ ←→ ←→ ←→ ←→ ←→ ←→ 2Ag + 8Hg + 2Eq 3T1g + 4T2g + 2Eq 3T1g + 6Gg + 8Hg +4Eq 4T2g + 6Gg + 8Hg +4Eq Au + 7Hu + 1Eq 4T1u + 5T2u + 1Eq 4T1u + 6Gu + 7Hu +2Eq 5T2u + 6Gu + 7Hu +2Eq Tabella 1.6: Correlazione delle vibrazioni del C70 nel gruppo D5h con le vibrazioni del C60 nel gruppo Ih e della fascia equatoriale (Eq). È chiaro dalla tabella 1.5 che una volta che le frequenze normali di vibrazione sono 217 note, dovrebbe, per comparazione, essere facile individuare negli spettri infrarosso o Raman la posizione delle frequenze di modi normali dl C70 . Questo stesso tipo di correlazione tra le vibrazioni del C60 e del C70 è stato preso in considerazione da Brockner e Menzel [47] che, tuttavia, non hanno fornito una giustificazione basata sulla simmetria per questa correlazione. Da un diverso punto di vista le vibrazioni normali del C70 possono essere classificate considerando il sottogruppo ciclico C5 del D5h . Usando questo sottogruppo la molecola di C70 può essere vista come originata da un set di 14 atomi di carbonioo, mostrati in Fig. 1.2, che sono traslate dalle operazioni di simmetria del gruppo C5 . In accordo a questo approccio le frequenze normali della molecola di C70 possono essere viste dare luogo a curve di dispersione come è abituale in cristalli sotto condizioni periodiche al contorno, con i 14 atomi di carbonio che giocano il ruolo di generazione tipico della cella unitaria e con i valori permessi si vettore d’onda , cos 4π , cos 6π , cos 8π . di 0, cos 2π 5 5 5 5 Come si cede dalla tabella dei caratteri del gruppo C5 , le frequenze normali con , cos 8π e cos 4π , cos 6π sono degeneri. Considerando per vettore d’onda cos 2π 5 5 5 5 convenienza le vibrazioni che sono simmetriche e antisimmetriche rispetto al piano equatoriale si può costruire due sottoinsiemi delle curve di dispersione che 0 0 0 sono costituite dalle vibrazioni (A01 +A02 ) → E1a → E2a → E2b →E01b e (A001 +A002 )→ E001a →E002a →E002b →E001b . Poichè questo set di 14 atomi di carbonio ha una simmetria locale C2v le curve di disperione possono essere classificate in quattro sotto set. Il vantaggio di tale classificazione è quello di distinguere in sottoinsiemi di cinque frequenze che differiscono unicamente per il fattore di fase dei moti atomici in cinque settori molecolari. 218 1.5.2 Risultati e discussione Lo spettro infrarosso del C70 nella regione sotto i 400 cm−1 è stato riportato da von Czarnowski and Meiwes-Broer [48] ma non con dettagli sufficienti da consentire un completo assegnamento dei modi normali di vibrazione. In Fig. 1.3 la regione a bassa frequenza dello spettro del C70 ad 8 K è riportata e comparata con lo spettro calcolato. 1.4 Intensity (a. u.) 1.2 1.0 0.8 0.6 0.4 0.2 0.0 Intensity (a. u.) 0.0 0.0 0.0 0.0 0.0 x100 0.0 200 300 400 500 -1 wavenumber (cm ) Figura 1.3: Spettro far-infrared del fullerene C70 . a) Sperimentale. b) Calcolato. La linea continua, bande fondamentali infrarosse attive in 12 C70 ; linea punteggiata, modi silenti in 12 C69 13 C Si può notare che l’accordo tra calcoli ed esperimento è eccellente e questo permette un’identificazione sicura delle fondamentali a bassa frequenza. Sempre dalla Fig. 1.3 si può notare che oltre alle fondamentali infrarosse appaiono nello spet219 tro altre deboli bande, molto simili a quelle riportate per il cristallo di C60 . Nella regione a bassa frequenza quest picchi devono essere interpretati evidentemente come modi Raman o silenti che sono resi attivi dalla riduzione dii simmetria del cristallo o dalla presenza nel campione di una miscela delle specie 12 C70 and 12 C69 13 C nel rapporto approssimativo di 10:7. A conferma di ciò nel cristallo di C60 è stato mostrato da Procacci and Berne [49] e Procacci [39] che le interazioni intermolecolari sono molto effettive nell’attivazione dei modi silenti nello spettro infrarosso. Per il C60 [14] si è calcolato lo spettro infrarosso dell’isotopomero 12 C59 13 C mostrando che la maggior parte dei modi silenti acquisisce una debole ma non trascurabile intensità infrarossa, in particulare nelle vicinanze delle infrarosse fondamentali, dove il mescolamento dei modi ed il trasferimento di intensità indotto dalla riduzione di simmetria è particolarmente evidente. Lo stesso tipo di calcoli è stato eseguito anche per la molecola del C70 ottenendo risultati similari con la complicazione additiva che in questo caso ci sono più posizioni non equivalenti per la sostituzione isotopica. Lo spettro calcolato dell’isotopomero 12 C69 13 C è anche motrata in Fig. 1.3. In Fig. 1.4 una porzione dello spettro nella regione del medio infrarosso è comparata con i calcoli. 220 1.0 Intensity 0.8 a 0.6 0.4 0.2 0.0 b Intensity 0.2 0.0 500 600 700 800 900 1000 1100 1200 1300 1400 1500 1600 -1 wavenumber (cm ) Figura 1.4: Spettro IR del C70 . a: sperimentale; b: calcolato Si può notare come il fit sia eccellente sia per quanto riguarda la posizione che l’intensità dei picchi. Su queste basi un può facilmente procedere all’identificazione di tutti i nodi infrarossi attivi, sulla base della comparazione dell’intensità infrarossa relativa nelle varie regioni spettrali. L’unica significativa deviazione concerne il modo E01 calcolato a 751 cm−1 ed osservato a 795 cm−1 . Questa deviazione è già stata notata da Stratmann et al.[50]. Si può notare come la frequenza di questo modo sia estremamente sensibile as set di base utilizzato nei calcoli e come incrementi considerevolmente passando dalla base 3-21G alla 6-31G(d). Si tornerà di seguito sulla natura di questo modo. L’assegnamento dei modi infrarossi del C70 è riassunto in Tab. 4 e coincide con quello proposto da Stratmann et al.[50] eccettuat la più alta frequenza del modo E01 . Tuttavia il presente assegnamento dei modi infrarossi è completo. La differenza media tra frequenze calcolate ed osservate nelle specie A002 e E01 è 3.2cm−1 e 5.9cm−1 , rispettivamente, con il ∼ 30% della deviazione che è attribuibile al modo calcolato a 751 cm−1 , come indicato 221 precedentemente. L’accordo generale è abbastanza soddisfacente e comparable a quello trovato per il C60 , confermando che per questo tipo di sistemi l’approccio DFT a livello the B3-LYP/6-31G(d) può essere utilizzato con confidenza. Si può procedere in maniera analoga per quanto riguarda lo spettro Raman. In Fig. 1.5 lo spettro Raman calcolato e sperimentale sono comparati. 1.0 Intensity 0.8 a 0.6 0.4 0.2 0.0 1.0 b Intensity 0.8 0.6 0.4 0.2 0.0 200 400 600 800 1000 -1 wavenumber (cm ) 1200 1400 1600 Figura 1.5: Spettro Raman del C70 . a: sperimentale; b: calcolato Nel caso presente sono da prendere in considerazione alcune precauzioni nel considerare le intensità Raman poiché queste dipendono in maniera considerevole dalla lunghezza d’onda della linea eccitatrice[51, 52, 53, 54] ed I calcoli si riferiscono a condizioni completamente distanti da quelle di risonanza. Inoltre I calcoli delle intensità Raman possono unicamente essere ottenuti con il set di base 3-21G. In ogni caso si può osservare dalla figura che l’accordo tra calcoli ed esperimenti sono sorprendentemente buoni, benché non quantitativi anche per lo spettro Raman. Anche nello spettro Raman del cristallo compaiono diverse bande addizionali[51, 52, 53, 54] che possono essere associate a deboli modi 222 silenti attivati o a modi infrarossi. Usando, pertanto, come linea guida le intensità Raman relative in aggiunta alle frequenze calcolate si può facilmente arrivare all’assegnamento dei modi Raman come riassunto in Tab. 7. A01 Calc. Obs. 253 260 393 396 448 455 564 568 702 697 709 701 1061 1060 1185 1182 1229 1222 1450 1459 1472 1468 1575 1576 A02 Calc. Obs. 486 490 546 543 628 621 732 745 750 936 938 1215 1215 1339 1342 1450 1442 A001 Calc. Obs. 336 337 529 527 612 609 734 780 785 892 892 1241 1241 1348 1559 1550 A002 Calc. Obs. 318 320 458 458 564 564 704 707 896 901 1143 1133 1206 1203 1321 1320 1463 1460 1568 1557 E01 E02 E001 Calc. Obs. 245 250 408 410 479 480 515 520 546 548 675 675 714 712 735 733 741 741 795 800 1055 1050 1169 1172 1226 1227 1297 1227 1313 1311 1369 1367 1433 1367 1433 1445 1516 1511 1574 1545 E002 Calc. Obs. 304 309 383 382 407 412 515 522 556 557 633 701 690 717 709 728 726 782 790 920 922 1075 1070 1156 1152 1258 1261 1316 1316 1328 1338 1399 1400 1455 1455 1517 1528 1573 1565 Calc. 326 358 415 507 533 573 639 666 730 751 828 905 1087 1177 1255 1290 1319 1416 1432 1490 1570 Obs. 328 361 418 509 534 578 642 674 728 795 835 904 1087 1176 1251 1291 1321 1414 1430 1489 1563 Calc. 220 299 426 503 533 665 689 722 735 741 750 767 945 1059 1187 1257 1329 1350 1373 1501 1524 1574 Obs. 225 303 430 505 535 668 688 721 738 743 768 760 948 1055 1196 1258 1332 1349 1374 1500 1520 1580 Tabella 1.7: Frequenze vibrazionali calcolate ed osservate per il fullerene C70 223 Si può osservare che la discrepanza media tra modi osservati e calcolati è rispettivamente di 4.9, 4.3 and 4 cm−1 per le specie A01 , E001 e E02 rispettivamente. Incoraggiati da questi risultati ottenuti per le specie attive IR e Raman, le frequenze calcolate sono state usate con confidenza per identificare tra i vari deboli picchi sia in IR che in Raman i rimanenti modi silenti. Tali risultati hanno permesso di completare l’assegnamento dello spettro vibrazionale del C70 che è riportato in Tab. 4 e dalla quale si vede che solo 3 modi risultano ancora non assegnati, molto probabilmente perché questi sono coincidenti con modi attivi. Per le specie di simmetria A02 , A001 and E002 le differenze medie tra modi osservati e calcolati risultano essere rispettivamente di 4.1, 3.3 and 4.3 cm−1 , comparabili con i valori ottenuti per le specie attive. Le frequenze sperimentali disponibili usate per il completo assegnamento riportato in Tab. 1.7 e derivanti da esperimenti Raman[51, 52, 53, 54], IR [52] and INS [55] e da noi sono riportate in Tab. 1.8 con i valori delle frequenze calcolate e l’assegnamento per specie di simmetria del gruppo della molecola. Tabella 1.8: Frequenze del C70 sperimentali e calcolate, as- segnamento vibrazionale e correlazione con le frequenze del C60 [56] 225 250 260 303 309 320 327 337 Raman [52] [53] 225 231 233 251 252 252 253 259 258 267 266 [51] 226 302 309 323 329 303 328 338 303 310 335 [54] 224 229 252 260 Infrared [56] work [52] 227 INS [55] 229 Calc. [56] 220 Symm. C70 C60 0 E2 Hg (1) 251 252 245 E001 Hg (1) 260 267 294 302 310 324 329 338 266 253 A01 Hg (1) 305 311 299 304 318 326 336 E02 E002 A002 E01 A001 Eq. T2u (1) T2u (1) Gu (1) Hu (1) 224 335 [56] [51] 362 382 396 410 361 383 396 410 Raman [52] [53] 338 362 362 383 397 409 408 410 419 419 419 430 455 430 455 431 454 470 480 490 505 480 490 506 510 520 511 521 535 536 548 553 549 568 573 586 609 621 568 578 513 519 522 537 569 Infrared [56] [52] INS [55] Calc. [56] Symm. C70 C60 366 386 400 413 363 384 396 409 402 358 383 393 408 E01 E002 A01 E001 Hu (1) Gu (1) Hg (2) Hg (2) 418 418 407 415 E002 E01 Hu (1) Eq. 430 438 458 461 426 448 458 E02 A01 A002 Hg (2) Ag (1) T1u (1) 479 486 503 E001 A02 E02 Gg (1) Eq. Gg (1) 541 507 515 515 529 533 533 E01 E001 E002 A001 E001 E01 Hu (2) Eq. Hu (2) Hu (2) T2g (1) T1u (1) 582 546 546 556 564 564 573 A02 E001 E002 A002 A01 E01 T2g (1) T1g (2) Eq. T1u (2) Eq. T1u (2) 618 612 629 639 A001 A02 E01 Hu (3) T1g (1) Hu (3) 653 665 E02 Gg (2) 675 666 E001 E01 Gg (2) Hu (4) 412 419 436 479 491 506 507 431 454 457 459 461 479 490 494 510 520 523 521 527 533 535 537 569 578 519 572 543 549 557 565 568 578 530 534 536 566 606 668 675 507 418 420 434 458 [54] 676 669 643 661 670 675 674 642 643 669 672 675 225 676 [56] [51] 688 688 690 695 701 695 701 Raman [52] [53] 677 680 683 697 702 707 712 713 714 718 721 721 737 736 738 743 [54] 697 703 768 773 784 768 768 800 801 786 785 795 Calc. [56] Symm. C70 C60 688 682 689 701 702 709 704 717 714 E02 E002 A01 A01 A002 E002 E001 Hg (3) T2u (2) Hg (3) Hg (4) T2u (2) Hu (4) Hg (3) 720 722 728 730 735 735 741 741 745 E02 E002 E01 E001 E02 E001 E02 A02 T2g (2) Gu (2) Gu (2) Gg (3) Gg (3) Hg (4) Hg (4) T2g (3) 767 E02 T2g (3) 750 E02 Eq. 780 782 751 795 828 892 896 905 920 936 945 1055 1059 1061 1075 A001 E002 E01 E001 E01 A001 A002 E01 E002 A02 E02 E001 E02 A01 E002 Eq. Gu (3) Eq. T1g (2) Gu (3) Au (1) T2u (3) Gu (4) T2u (3) T1g (2) Eq. Gg (4) Gg (4) Hg (5) Gu (4) 721 726 728 729 733 738 740 743 738 742 745 752 758 760 762 765 768 774 785 790 795 800 835 892 898 760 763 INS [55] 696 702 707 709 713 750 762 Infrared [56] [52] 677 768 785 790 795 800 904 946 1048 1060 1070 1060 1071 948 1050 948 1061 1061 1069 1053 1063 922 938 947 1050 1055 1062 1071 226 698 708 712 716 728 738 744 751 768 773 785 790 796 835 889 898 904 923 938 948 1060 1072 778 850 899 956 [56] 1086 1098 1152 1162 1172 1182 1196 1205 1215 1222 1227 1240 1245 1258 [51] 1086 1099 1152 1156 1163 1172 1182 1215 1221 1227 1241 1248 1257 Raman [52] [53] 1087 1089 1164 1174 1184 1218 1224 1229 1258 1267 1285 1331 1342 1349 1349 1367 1374 1366 1374 1400 1167 1176 1187 1189 1217 1223 1229 1258 Infrared [56] [52] 1087 1088 1105 1120 1127 1134 1150 1154 1163 1176 1105 1196 1205 1218 1196 1208 1217 1226 1231 1241 1246 1252 1258 INS [55] 1080 1127 1136 1150 1162 1176 1187 1232 1259 1241 1251 1258 1202 1261 1286 1296 1296 1310 1316 1332 [54] 1298 1313 1297 1311 1321 1322 1335 1335 1338 1368 1376 1301 1316 1277 1284 1292 1302 1311 1316 1321 1325 1335 1286 1310 1314 1320 1336 1351 1343 1352 1377 1362 1370 1371 1275 1285 1292 1383 1390 1400 227 1350 1354 1364 1370 1376 1384 1389 1405 1355 Calc. [56] 1087 Symm. C70 C60 0 E1 Eq. 1143 1156 A002 E002 T1u (3) T2u (4) 1177 1169 1185 1187 1206 1215 1229 1226 1241 1255 1257 E01 E001 A01 E02 A002 A02 A01 E001 A001 E01 E02 T1u (3) Hg (5) Eq. Hg (5) T2u (4) T1g (3) Hg (6) Hg (6) Hu (5) Hu (5) Hg (6) 1258 E002 Hu (5) 1290 1297 1313 1316 1319 1321 1329 1328 1339 1350 E01 E001 E001 E002 E01 A002 E02 E002 A02 E02 Eq. T1g (3) Gg (5) Gu (5) Gu (5) Eq. Gg (5) Hu (6) T2g (4) T2g (4) 1367 1373 E001 E02 Eq. Hg (7) 1399 E002 Eq. [56] 1410 1430 [51] 1413 1424 1430 1435 1435 1445 1460 1445 1458 1468 1467 1480 1479 1484 Raman [52] [53] 1414 1432 [54] 1432 Infrared [56] [52] 1416 1414 1423 1426 1428 1430 1430 1432 Calc. [56] 1416 Symm. C70 C60 0 E1 Hu (6) 1432 E01 T1u (4) 1451 1433 A02 E001 Eq. Hg (7) 1455 1450 1463 1472 E002 A01 A002 A01 Gu (6) Hg (7) T1u (4) Ag (2) 1490 E01 Gu (6) 1501 E02 Gg (6) 1516 1524 1517 E001 E02 E002 Gg (6) Eq. T2u (5) 1552 1557 1562 1574 1559 1568 1570 1573 E001 A001 A002 E01 E002 Hg (8) Hu (7) T2u (5) Hu (7) Hu (7) 1576 1583 1574 1575 A01 E02 Hg (8) Hg (8) 1436 1448 1460 1467 1472 1447 1459 1471 1439 1443 1449 1463 1471 1439 1442 1447 1455 1458 1462 1471 1479 1490 1493 1496 1438 1442 1448 1452 1456 1460 1466 1472 1478 1488 1500 1508 1511 1520 1528 1533 1545 1550 1564 1576 1580 1511 INS [55] 1513 1546 1514 1515 1514 1519 1529 1535 1506 1510 1514 1528 1534 1546 1558 1557 1565 1568 1566 1552 1557 1563 1564 1578 1581 1585 Nell’ultima colonna sono riportate le specie di simmetria dei modi normali del C60 dalle quali, in accordo con la correlazione di simmetria discussa nella sezione precedente, i modi normali del C70 possono essere considerati derivare. La cor- 228 relazione delle vibrazioni del C60 e C70 è illustrata in Tab. 1.9 dove i modi che possono essere considerati principalmente localizzati nella fascia equatoriale sono riportati separatamente. C60 Symm. ν Ag 487 1473 T1g 561 824 1277 T2g 555 723 789 1345 Gg 480 565 741 1073 1308 1507 Hg 261 429 705 772 1105 1251 1426 1585 Equat. Modes A01 448 1472 A02 C70 629 936 1215 546 732 745 1399 253 393 702 709 1061 1229 1450 1575 564 1185 486 1451 E01 E02 546 795 1297 533 722 767 1350 503 665 735 1059 1329 1501 220 426 689 741 1187 1257 1373 1574 451 751 1087 1290 479 675 735 1055 1313 1516 245 408 714 1169 1226 1257 1433 1574 299 750 945 1524 C60 Symm. ν Au 947 T1u 527 577 1190 1431 T2u 336 709 958 1177 1535 Gu 351 737 751 963 1308 1435 Hu 400 530 666 728 1220 1343 1576 Equat. Modes A001 A002 892 C70 507 573 1177 1432 326 730 828 905 1319 1490 358 507 639 666 1255 1416 1570 780 E001 458 564 1143 1463 318 704 896 1206 1568 336 529 612 734 1241 1348 1559 1321 515 1367 Tabella 1.9: Correlazione tra le frequenze calcolate del C70 e del C60 (in cm−1 ) Da un’analisi visuale dei modi normali e degli spostamenti atomici associati tramite programmi di grafica molecolare, le vibrazioni normali equatoriali possono essere facilmente identificate nella maggior parte dei casi. Osservando più quantitativamente le vibrazioni normali, ne consegue che nei modi classificati come equatoriali lo spostamento medio degli atomi nella fascia equatoriale è superiore 229 E002 304 701 920 1156 1517 383 728 782 1075 1316 1455 407 515 633 717 1258 1328 1573 556 1399 di quello degli atomi delle altre fasce. Una similare localizzazione non può essere trovata negli altri set di atomi che compongono la molecola. Questa localizzazione dei modi normali è a prima vista sorprendente, specialmente se riferita al C60 dove c’è un singolo set di atomi equivalenti e, da considerazioni di simmetria, i modi normali sono aspettati essere completamente delocalizzati. Nel caso del C70 i 10 atomi della fascia equatoriale costituiscono un set di atomi simmetricamente equivalenti ed originano coordinate di simmetria che sono il maggior contributo di alcune di queste vibrazioni normali. È interessante notare come il modo E01 calcolato a 751 cm−1 e che, come discusso in precedenza, mostra la più alta deviazione dagli esperimenti sia attualmente una delle vibrazioni dei modi equatoriali. La correlazione tra vibrazioni normali del C60 e C70 consenta una sostanziale semplificazione dell’intrepretazione dello spettro di quest’ultima. Da un punto di vista grafico questa correlazione è rappresentata in Fig. 1.6 e Fig.1.7 per i modi infrarossi e Raman attivi. 230 Intensity 0.1 0.0 0.0 Intensity 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0 200.0 400.0 600.0 800.0 1000.0 1200.0 -1 wavenumber (cm ) 1400.0 1600.0 Figura 1.6: Correlazione tra gli spettri infrarossi calcolati del C70 (pannello superiore) e del C60 (panello inferiore). Le frecce indicano le posizioni dei modi silenti nel C60 Intensity 0.1 0.0 0.0 Intensity 0.2 0.4 0.6 0.8 1.0 200 400 600 800 1000 1200 -1 wavenumber (cm ) 1400 1600 Figura 1.7: Correlazione tra gli spettri Raman calcolati del C70 (pannello superiore) e del C60 (panello inferiore). Le frecce indicano le posizioni dei modi silenti nel C60 231 In alcune regioni dello spettro questa correlazione è particolarmente semplice ed evidente. Ad esempio, nel caso de modi del C70 originate dai modi Ag e T1u e dai modi Hg (1), Hg (2), Hg (5), Hg (6), Hg (7). In particolare per i modi T1u sembra che l’intensità infrarossa sia ridistribuita in modo differente nelle vibrazioni correlate del C70 . Il tentativo di trovare una regolarità nelle frequenze vibrazionali generali del C70 può essere ulteriormente esteso classificando le frequenze normali della molecola come se fossero originate dallo spicchio di 14 atomi di carbonio, sotto l’effetto delle rotazioni del sottogruppo ciclico C5 come descritto nella sezione precedente. I diagrammi simili a curve di dispersione che si ottengono sono riportati in Fig. 1.8, dove la correlazione tra per i modi A01 , A02 , A001 e A002 è mostrata separatamente. 1600 1400 1200 1000 800 600 400 200 0 A1’+A2’ E1’ E2’ A1"+A2" E1" E2" Figura 1.8: Correlazione delle frequenze vibrazionali del C70 in accordo col sottogruppo ciclico C5 . Le linee piene e tratteggiate corrispondono a frequenze di tipo ν1 e ν2 , rispettivamente I diagrammi sono stati costruiti assumendo unicamente una regola di non crossing. 232 I diagrammi mostrano come le frequenze di vibrazione possano essere correlate in gruppi di vibrazioni che differiscono unicamente nella fase dello spostamento degli atomi nel differente settore della molecola. Alternativamente il diagramma è un odo più semplice di classificare le frequenze vibrazionali del reticolo di atomi di carbonio. Poiché questo punto di vista è essenziale per ridurre le vibrazione del C70 a moti accoppiati di un set di simmetricamente indipendenti ed in equivalenti atomi, costituito da 5 unità, questo suggerisce anche un approccio per derivare un possibile force field da usare in una simulazione di dinamica molecolare. 1.6 Sommario e conclusioni In questo capitolo è stato mostrato che calcoli di tipo DFT delle frequenze vibrazionali e delle intensità dei fullereni C60 e C70 usando il set di base 6-31G(d) ed il funzionale di scambio e correlazione B3LYP sono idonei a riprodurre i risultati delle misure sperimentali accuratamente. I calcoli rappresentano un’adeguata base per l’interpretazione delle deboli bande degli spettri. I presenti risultati sono stati usati per ottenere un assegnamento rivisitato di tutti i modi silenti del fullerene C60 , che è stato comparato con i più recenti assegnamenti riportati da Choi et al. e da Menéndez e Page. Lo spettro vibrazionale del cristallo di C70 è stato interpretato ed è stato fornito un assegnamento per la prima volta praticamente completo, delle frequenze di vibrazione partendo da calcoli DFT delle frequenze di vibrazione e delle intensità IR e Raman. È stato possibile correlare gli spettri IR e Raman del C70 con quelli del C60 , distinguendo i modi vibrazionali della fascia equatoriale da quelli delle cupole semisferiche. Nella molecola di C70 è possible trovare una correlazione di simmetria 233 tra i modi di vibrazione sotto l’effetto del sottogruppo C5 della simmetria della molecola. 234 Bibliografia [1] M. S. Dresselhaus and G. Dresselhaus and P. C. Eklund. Science of Fullerenes and Carbon Nanotubes; Academic Press INC.: San Diego, California, USA, 1996. [2] Negri, F.; Orlandi, G. J. Phys. B 1996, 29, 5049. [3] Dong, Z.; Zhou, P.; Holden, J. M.; Eklund, P. C. Phys. Rev. B 1993, 48, 2861. [4] Martin, M.; Fabian, J.; Godard, J.; ernier, .; Lambert, J. M.; Mihaly, L. Phys. Rev. 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Chem. 2002, 106, 1815. 240 Parte IV Prospettive 241 Capitolo 1 Considerazioni finali e prospettive Lo studio di proprietà strutturali, dinamiche e legate alla reattività chimica in fasi condensate sono uno dei campi in cui la chimica computazionale sta trovando sempre maggiori applicazioni. Benché si stia lavorando ancora sulla messa a punto di metodologie e di algoritmi che consentano uno studio a livello atomico sempre più accurato e completo di sistemi complessi, le simulazioni di dinamica molecolare ab initio Car-Parrinello sono state un valido strumento nello studio dei problemi analizzati: la reattività chimica in fase gassosa ed in soluzione, le proprietà strutturali e dinamiche di liquidi puri e di cristalli ionici e, infine, la caratterizzazione di nuove fasi a pressioni o temperature diverse da quella ambiente in cristalli. La generalità del metodo ne consente l’estensione ad altri sistemi di interesse quali la solvatazione di ioni in metanolo, la reattività tra anidride carbonica ed idrossido di litio e la polimerizzazione dell’etilene sotto pressione. Per questi sistemi sono stati già eseguiti calcoli preliminari che hanno consentito di stabilire le condizioni ottimali per svolgere e completare le simulazioni. Per i primi due casi sopra riportati, i risultati consentono di verificare similitudini e differenze rispetto a quanto avviene in altri sistemi, come l’acqua e l’idrossido di magnesio, rispettivamente. È stato cosı̀ possibile osservare come il numero di molecole di metanolo che coordinano lo ione cloruro sia inferiore a quanto non 242 avviene per l’acqua e quanto importanti siano gli effetti di polarizzazione e di trasferimento di carica per la corretta riproduzione di questi dati. Infatti, simulazioni di dinamica molecolare classica sono risultate non capaci di riprodurre il numero di coordinazione ottenuto sperimentalmente, almeno con i potenziali fino ad oggi impiegati. La reattività tra idrossido di litio ed anidride carbonica ha messo invece in evidenza come la reazione avvenga con maggior difficoltà sulla superficie perpendicolare all’asse c del cristallo. Il risultato è estremamente importante perché consente di comprendere su scala atomica il meccanismo di adsorbimento del gas sulla superficie e perché la superficie, ritenuta a priori la più idonea per dar luogo alla reazione, sia, in realtà, quella su cui avviene con maggior difficoltà. Il metodo si presta quindi ad essere utilizzato nella realizzazione od ottimizzazione di catalizzatori. Tramite le simulazioni è stato possibile razionalizzare la reattività nel cristallo di etilene. Pressurizzando il cristallo di etilene in cella di incudine di diamante è stato osservato che questo polimerizza dando luogo a catene di alcani in cui possono essere presenti delle ramificazioni, come riportato in Fig. 1.1 e Fig. 1.2. Il problema principale in questo tipo di studi è quello di capire se le reazioni avvengono per via radicalica o ionica, previa formazione di carbocationi e carboanioni, e quale effettivamente sia il meccanismo di reazione. 243 Figura 1.1: Catena lineare estratta dal prodotto della reazione di polimerizzazione dell’etilene sotto pressione Figura 1.2: Catena ramificata estratta dal prodotto della reazione di polimerizzazione dell’etilene sotto pressione Dalle simulazioni è emerso che la reazione di polimerizzazione avviene per via ionica tra molecole di etilene posizionate su site del cristallo non equivalenti, e la formazione delle ramificazioni è richiesta per andare a completezza. Questi studi, attualmente in fase preliminare, saranno oggetto di future analisi. 244