SAN-002 filosofia delle cure

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SAN-002 filosofia delle cure
SAN-002
Casa di Riposo “Cottolengo”
FILOSOFIA DELLE CURE
Sommario
Introduzione .................................................................................................... 2
1. L’accoglienza.......................................................................................... 3
2. Il RAI e l’approccio interdisciplinare...................................................... 4
3. Le relazioni all’interno della casa .......................................................... 5
4. Il concetto di cura .................................................................................. 5
5. Il lavoro d’équipe................................................................................... 6
6. L’animazione ......................................................................................... 7
7. Le cure palliative e l’accompagnamento alla morte ............................. 8
8. Il principio dell’autodeterminazione ................................................... 10
Bibliografia e sitografia ................................................................................. 12
Data emissione: aprile 2014
Data aggiornamento:
Redatto da: resp. cure
Approvato da: direzione amministrativa
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Casa di Riposo “Cottolengo”
Introduzione
Il documento “Filosofia delle cure” emerge come risultato di un lavoro di gruppo e vuole essere:
• informazione a ospiti, personale, familiari sui principi e i valori che fondano l’accoglienza, la cura e il
soggiorno nella Casa di Riposo “Cottolengo”;
• guida al personale per assicurare la qualità del servizio richiesto alle persone anziane ospiti della
Casa.
Il documento “Filosofia delle cure” ha come fondamento la centralità della persona anziana nell’operare
della Casa e il diritto della persona al rispetto della propria dignità fino al termine della sua vita.
Le conquiste della scienza e i conseguenti progressi della medicina hanno contribuito in maniera decisiva,
negli ultimi decenni, ad allungare la durata media della vita umana. L’invecchiamento progressivo della
popolazione e l’incremento delle patologie riscontrabili nell’età avanzata portano ad un aumento parallelo
delle persone che necessitano di assistenza nella fase terminale della vita. Il continuo aumento dell’età
media delle persone implica l’incremento della complessità delle cure e dell’assistenza. Il sistema
sociosanitario si trova confrontato con sfide ed esigenze di presa a carico sempre più complesse.
Richiamando al rispetto della dignità e dei diritti fondamentali della persona anziana, e nella convinzione
che gli anziani abbiano ancora molto da dire e possano ancora dare molto alla vita della società, l’auspicio è
che la questione venga affrontata con senso di responsabilità da parte di tutti: individui, famiglie,
associazioni, governi e organizzazioni internazionali secondo le competenze e i doveri di ciascuno, e in
conformità con il principio importantissimo della sussidiarietà. Solo così, infatti, si potrà perseguire il fine di
garantire all'anziano condizioni di vita sempre più umane e di dar valore al suo insostituibile ruolo in una
società in continuo e rapido mutamento economico e culturale. Solo così si potranno intraprendere, in
modo organico, iniziative volte a incidere sugli assetti socio-economico-educativi per rendere accessibili a
tutti i cittadini, senza discriminazioni, le risorse necessarie per soddisfare bisogni antichi e nuovi, per
assicurare l'effettiva tutela dei diritti, per restituire ragioni di fiducia e di speranza, di partecipazione attiva,
di appartenenza a chi corre il rischio di essere allontanato dai circuiti della convivenza umana.
Correggere l'attuale rappresentazione negativa della vecchiaia è dunque un impegno culturale ed educativo
che deve coinvolgere tutte le generazioni. Esiste una responsabilità verso gli anziani di oggi che vanno
aiutati a cogliere il senso della loro età, apprezzandone le risorse e sconfiggendo la tentazione del rifiuto,
dell'autoisolamento, della rassegnazione a un sentimento di inutilità. Ed esiste una responsabilità verso le
generazioni future: quella di preparare un contesto umano, sociale e spirituale nel quale ogni persona
possa vivere con dignità e pienezza questa tappa della vita.
La costruzione dell'auspicata società multigenerazionale reggerà solo se a fondarla sarà il rispetto per la vita
in tutte le sue fasi. La presenza di tanti anziani nel mondo contemporaneo è un dono, una ricchezza umana
e spirituale nuova. Un segno dei tempi che, se compreso appieno e accolto, può aiutare l'uomo di oggi a
ritrovare il senso della vita.
Una società consapevole dei propri doveri nei confronti delle generazioni più anziane, che hanno
contribuito a edificare il suo presente, deve saper creare istituzioni e servizi appropriati. Laddove è fattibile,
si deve garantire agli anziani la possibilità di rimanere nel loro ambiente grazie a interventi di sostegno,
come l’assistenza domiciliare, il day-hospital, i centri diurni, ecc.
L’esigenza del ricorso alla residenza medicalizzata sorge allora nel momento in cui le misure assistenziali
presso il domicilio non dovessero rivelarsi più sufficienti a garantire una qualità di vita accettabile. Per il
fatto stesso di ospitare persone che hanno dovuto lasciare la propria casa, è indispensabile assumere un
atteggiamento sempre più rivolto a rispettare l'autonomia e la personalità di ciascuno, a garantire a ognuno
la possibilità di svolgere attività legate ai propri interessi, a prestare tutte le cure richieste dall'età che
avanza, dando a questa accoglienza una dimensione il più possibile familiare.
Fonte:
http://www.vatican.va/roman_curia/pontifical_councils/laity/documents/rc_pc_laity_doc_05021999_olde
r-people_it.html
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1. L’accoglienza
L’ingresso in una casa per anziani rappresenta un cambiamento radicale e delicato per l’anziano e per la sua
famiglia; diventa quindi fondamentale inserirlo nella storia di vita della persona, che lascia tutto ciò che ha
costruito per andare in un posto che, con tutta probabilità, sarà l’ultimo della sua vita.
Favoriamo l'accoglienza dei nostri ospiti rispettando nel limite del possibile i loro ritmi e le loro abitudini. Il
programma giornaliero di lavoro non è standardizzato, ma flessibile a dipendenza della situazione.
Ogni cambiamento introduce la persona in una nuova fase della vita che suscita un processo d’adattamento
perché la persona deve passare:
• da ciò che conosce a ciò che non conosce o che conosce solo parzialmente;
• da ciò che è a ciò che diventerà, ciò implica una certa instabilità e destabilizzazione in relazione a quello
che la persona conosce, alle sue abitudini. Tutto questo può avere delle conseguenze a livello fisico, ma
anche sulle emozioni, sui sentimenti, sul modo di reagire in relazione alle persone che la circondano.
Ogni cambiamento obbliga a lasciare qualche cosa per nascere a qualche cosa di nuovo.
Secondo Van Genepp ogni cambiamento si svolge in tre tappe successive:
• il tempo della separazione, senza il quale non si può continuare;
• il tempo dell’attesa, momento intermedio molto difficile e pericoloso perché crea una grande
insicurezza nella persona che deve essere sostenuta e accompagnata con particolare attenzione;
• il tempo dell’aggregazione, tempo del reinserimento, dell’appropriazione dei luoghi, di una ritrovata
sicurezza. (Collière, 2001, pagina 179)
La persona che entra in casa per anziani è confrontata con numerose perdite: quella della sua casa, la
degradazione del suo stato di salute, la modifica delle relazioni sociali, la diminuita autonomia nella
gestione delle risorse finanziarie. Quando l’avvento in istituto viene determinato da limiti fisici o psicosociali, e non avviene per libera scelta, la persona può avere più difficoltà ad inserirsi nel nuovo ambiente. È
fondamentale che il personale curante possa fungere da tramite tra ospite e familiari, allo scopo di favorire
il mantenimento delle relazioni e di aiutare le persone ad elaborare e accettare la nuova situazione di vita.
Per facilitare l’inserimento della persona anziana e affinché questa e la sua famiglia possano sentirsi il più
possibile a casa loro in un tempo ragionevole è importante che si dedichi particolare attenzione:
• alla conoscenza dell’ospite e dei suoi familiari: prima dell’ingresso dell’ospite nella Piccola Casa
della Divina Provvidenza si programma un incontro con i familiari per conoscere lo stato di salute
della persona, i suoi bisogni e le sue abitudini di vita allo scopo di integrarli nella realtà dell’istituto;
• alla conoscenza della struttura: prendere visione della realtà in cui la persona verrà inserita è
importante per infondere un senso di rassicurazione e creare un clima di serenità, inoltre all’ospite
viene mostrata la stanza che potrà essere adattata con gli effetti personali che ritiene utili
rispondendo a quelli che sono i suoi desideri.
Il personale è istruito ad accogliere il paziente ed offre la migliore ospitalità cercando di creare il clima più
familiare possibile.
Per garantire la migliore accoglienza possibile, è bene che il giorno e l’ora dell’entrata siano concordati
preventivamente in modo da dare ai familiari la possibilità di essere presenti, soprattutto se l’ospite giunge
in struttura da un luogo di cura. Per agevolare il distacco, il giorno dell’entrata nella struttura viene offerto
il pranzo all’ospite e ai suoi parenti.
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2. Il RAI e l’approccio interdisciplinare
Il sistema delle cure viene disciplinato dal RAI (Resident Assessment Instrument, strumento di rilevazione
del bisogno di cura dell’anziano). Il sistema prevede un periodo di due settimane di valutazione geriatrica
multidimensionale relativamente ai bisogni dell’ospite.
Il progetto di cura è il risultato di un lavoro d’équipe: l’identificazione delle priorità, l’identificazione degli
obiettivi e la pianificazione degli interventi sono il frutto di decisioni discusse, concordate e accettate da
tutto il personale curante del reparto, dal medico, dalla fisioterapista, dall’ergoterapista, dall’animatrice ed
eventualmente da altre figure presenti nella casa.
Il processo diagnostico si inserisce in un cammino volto a promuovere la qualità dell’assistenza alla persona
anziana e deve quindi diventare uno strumento usato quotidianamente da tutta l’équipe curante al fine di
permettere il confronto tra professionisti e migliorare la qualità di vita dell’ospite.
PROCESSO DIAGNOSTICO
Colloquio ospite e/o
parenti
Raccolta informazioni
Rilevazione problemi
Piano di cura
Interventi
Valutazione
Priorità
Osservazione
e
valutazione
RAI
Obiettivi
Pianificazione
Documentazione
Attraverso la definizione degli indici di carico sanitario, assistenziale e riabilitativo e il monitoraggio degli
indicatori per sostenere il processo di controllo e promozione della qualità vengono stabiliti tanto il
fabbisogno teorico di personale curante come l’entità del contributo globale in base al sistema del sussidi.
Tutto ciò stimola l’istituto a migliorare gli standard di erogazione dei livelli di cura attraverso una presa a
carico che risulti il più possibile globale, olistica e al tempo stesso interdisciplinare ed in modo particolare
incentrata sui bisogni individuali dell’ospite.
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3. Le relazioni all’interno della casa
L’insegnamento del Santo Cottolengo pone l’accento sulla creazione di un clima di famiglia nell’ambiente di
vita, fonte di serenità per gli ospiti, le famiglie, il personale e occasione di condivisione di momenti di vita,
con le sue gioie e i suoi dolori.
La casa per anziani è luogo di vita per gli ospiti e posto di lavoro per i professionisti. Questo diverso modo di
percepire la stessa istituzione fa sì che le relazioni che si creano non possano essere del tutto spontanee,
ma debbano essere il risultato di una riflessione che porti prima di tutto al rispetto dell’ospite e al rispetto
reciproco fra tutte le persone che vi lavorano. Concretamente questo può avvenire se la centralità dei
bisogni dell’ospite prevale sugli schemi organizzativi, se nelle relazioni interpersonali ognuno si sente a suo
agio, se nel modo di rivolgersi alle persone anziane si tiene conto dei loro desideri, offrendo loro
considerazione, ascolto, affetto e rispetto.
Il comportamento del personale promuove la qualità di vita dell’ospite, empatia e capacità di percezione
ma soprattutto volontà di soddisfare i bisogni del residente sono i concetti che alimentano il nostro
impegno ed entusiasmo. Per permettere alla persona anziana di sentirsi a casa sua è importante mantenere
le relazioni con conoscenti e familiari, promuovere le relazioni con gli altri ospiti e con il personale. Per
questo motivo, all’interno della nostra istituzione, le visite sono libere sull’arco della giornata.
4. Il concetto di cura
Il rispetto della dignità della persona è il presupposto fondamentale di tutti gli interventi di cura.
Lavoriamo attraverso il "processo diagnostico" che ci assicura in modo sistematico i mezzi per identificare,
prevenire e trattare problemi di salute reali o potenziali. Cerchiamo costantemente di valorizzare le risorse
ed identificare i limiti dell'ospite per promuoverne il benessere. Il soddisfacimento dei bisogni fondamentali
della persona rimane un nostro punto fermo della filosofia di cura.
“Curare è per prima cosa un atto di vita, nel senso che curare rappresenta una varietà infinita di attività che
mirano a mantenere e custodire la vita. Curare è un atto individuale che ognuno garantisce a sé stesso nel
momento in cui ha acquisito l’autonomia, ma è ugualmente un atto di reciprocità che ognuno è portato ad
offrire ad ogni persona che, temporaneamente o definitivamente, ha bisogno di aiuto per far fronte ai
propri bisogni vitali…” (Collière, 1992, pagina 201).
Nella nostra casa per anziani ci riferiamo in particolare alla teoria di cura elaborata a metà degli anni ’50 da
Virginia Henderson che afferma:
“La peculiare funzione dell’infermiere è quella di assistere l’individuo malato o sano nell’esecuzione di quelle
attività che contribuiscono alla salute o al suo ristabilimento (o ad una morte serena), attività che
eseguirebbe senza bisogno d’aiuto se avesse la forza, la volontà o le conoscenze necessarie, in modo da
aiutarlo a raggiungere l’indipendenza il più rapidamente possibile” (Marinner, 1989, pagina 88).
Attraverso l’elaborazione di un piano di assistenza individuale e personalizzato per ogni ospite, riportato
nella cartella sanitaria che costituisce lo strumento principale di raccolta dati, il personale di cura si pone
l’obiettivo del ristabilimento dello stato generale del paziente al fine di limitarne il degrado psico-fisico
e,nel limite del possibile, di valorizzarne le risorse.
Con l’invecchiamento e l’apparizione di malattie acute o croniche, le cure predominanti diventano le cure
compensatorie e di mantenimento della vita.
•
Le cure compensatorie tendono a compensare le conseguenze delle perdite, dell’usura che provoca
delle diminuzioni sensoriali e motorie (udito, vista, tatto, mobilità, sensibilità, sfinteri) con tutte le
conseguenze a livello delle funzioni vitali;
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•
Le cure di mantenimento della vita sono complementari alle precedenti. Si rifanno ai 14 bisogni
fondamentali della persona descritti da Virginia Henderson:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
11.
12.
13.
14.
respirare normalmente,
mangiare e bere in modo adeguato,
eliminare i rifiuti del corpo,
muoversi e mantenere una posizione desiderata,
dormire e riposare,
vestirsi e svestirsi,
mantenere la temperatura corporea a un livello normale, scegliendo il vestiario adeguato e
modificando l’ambiente,
tenere il corpo pulito, la barba e i vestiti ben sistemati e proteggere i tegumenti,
evitare i pericoli derivanti dall’ambiente ed evitare di ferire altre persone,
comunicare con gli altri esprimendo emozioni, bisogni, paure od opinioni,
seguire la propria fede,
lavorare in modo da rendersi conto di un certo risultato,
giocare o partecipare a varie forme di ricreazione,
imparare, scoprire o soddisfare la curiosità che porta a un normale sviluppo, alla salute e
usare tutti i mezzi disponibili per mantenere la salute.
Nella casa per anziani “tutto ciò che resta delle capacità vitali richiede ed esige di essere costantemente
stimolato e richiamato e questo sino alla soglia della morte, affinché le energie vitali prevalgano sugli
ostacoli che si oppongono alla vita anche in punto di morte” (Collière, 1992, pagina 210).
Il processo di presa a carico coinvolge l’erogazione delle cure e le discipline a carattere terapeutico
(fisioterapia, ergoterapia ed animazione); l’interdisciplinarietà dell’approccio viene garantita attraverso un
fitto scambio di informazioni rivolto ad integrare e convogliare i vari input in un unico output strutturato,
condiviso e concertato. La persona anziana rimane sempre al centro delle nostre attenzioni: siamo noi che
dobbiamo adattarci ai ritmi dei nostri ospiti e non viceversa. Ai nostri ospiti garantiamo l'applicazione ed il
rispetto dei criteri d'igiene, sicurezza, prevenzione, benessere, economicità ed efficacia.
5. Il lavoro d’équipe
Il lavoro d’équipe è uno dei presupposti per promuovere una qualità di vita che consideri la persona
anziana nella globalità, rispondendo ai suoi bisogni fisiologici, psicologici, sociali e spirituali.
Le relazioni fra i diversi settori costituiscono la base di funzionamento di tutta la casa rispondendo
contemporaneamente al principio della differenziazione, in base al quale ogni servizio assume una sola e
specifica funzione, e a quello dell’integrazione, che fornisce alle diverse parti una capacità di sforzo
unitario.
Il lavoro d’équipe diventa indicatore di qualità delle cure quando:
• gli obiettivi di lavoro sono chiari e condivisi;
• l’obiettivo dell’integrazione interdisciplinare mette al centro il benessere dell’anziano;
• i componenti dell’équipe hanno pari autorevolezza professionale per le proprie funzioni e vengono
loro riconosciuti i diversi ruoli e le competenze specifiche;
• i componenti si esprimono liberamente e vengono ascoltati con attenzione;
• i temi trattati prevedono e prendono in considerazione gli apporti delle diverse professionalità;
• la costruzione dei progetti e la loro verifica coinvolge tutti gli attori;
• le decisioni prese sono messe in pratica;
• i componenti del gruppo sono soddisfatti, motivati e maturano un forte senso di appartenenza.
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6. L’animazione
La filosofia alla base dell’animazione si integra nella filosofia delle cure. Gli obiettivi comuni di rispetto
dell’individualità dell’ospite e di ricerca del suo benessere favoriscono la pianificazione di interventi
coordinati. Quest’approccio implica che per favorire l’animazione bisogna considerare le dimensioni
interiori di ogni ospite affinché possa scoprire le sue potenzialità cognitive, affettive, spirituali, relazionali e
manuali, facendo tesoro sulla sua esperienza.
Il concetto di animazione terapeutica si inserisce quindi in quello di animazione ludica, favorendo
l’interdisciplinarietà e contribuendo all’erogazione globale ed olistica delle cure in un’ottica di
soddisfacimento individualizzato delle esigenze dell’utente. In questo senso fisioterapia ed ergoterapia
collaborano all’elaborazione di un concetto di animazione che non contempla solo l’aspetto ludico, ma si
rivolge all’attivazione e alla riabilitazione dell’ospite.
Lo scopo dell’animazione è quello di garantire una quotidianità dignitosa che stimoli l’anziano a trovare
motivazioni e relazioni positive indispensabili per andare avanti. In questo senso viene dato ampio spazio
agli interventi capacitanti, definiti da Vigorelli (2006) come le azioni che il curante mette in atto basandosi
sul presupposto che la persona possa essere felice, per quanto possibile, di fare quello che fa, così come lo
fa, nel contesto in cui si trova. La tecnica della capacitazione ha l’obiettivo di creare le condizioni per cui la
persona anziana possa svolgere le attività di cui è ancora capace, così come è capace, senza sentirsi in
errore. Esulando da obiettivi come il risultato dell’esecuzione di un compito o il recupero delle disabilità, la
capacitazione si pone il fine di restituire possibili spazi di felicità nell’ambito di una relazione. E’ importante
che la persona si senta accolta, accettata e valorizzata nelle sue capacità residue. A questo scopo bisogna
creare un ambiente sereno dove la persona si senta a suo agio, possa instaurare relazioni positive con gli
operatori, i volontari, gli altri ospiti, i conoscenti e soprattutto si senta libera e non condizionata nelle
attività che predilige. Il fine ultimo a cui ci riferiamo non risiede pertanto nell’azione che l’anziano svolge,
quanto la persona anziana stessa e la sua felicità.
Fonte: http://www.sigg.it/public/doc/GIORNALEART/890.pdf?r=0,892073
Le attività d’animazione si svolgono a diversi livelli: individuale e a piccoli o grandi gruppi, attraverso
l’applicazione di un ventaglio diversificato delle fasi di attivazione:
Giochi motori
Creative
Pet therapy
Lettura
Giochi cognitivi
Cucina
Proiezione film e
documentari
Giochi di società
Ortoterapia
Incontri con
bambini
Uscite
Ginnastica
Feste all’interno e
all’aria aperta
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Musica e concerti
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I progetti di animazione si rivolgono a tutti gli ospiti della casa e devono essere adattati allo stato di salute
delle persone interessate. Lo scopo ultimo è quello di incrementare il livello di soddisfazione personale
dell’anziano in relazione agli indicatori relativi alla valutazione della qualità di vita per le persone residenti
in strutture per anziani (Cutler & Kane, 2004).
Fonti: http://www.hpm.umn.edu/ltcresourcecenter/research/QOL/Final_Report_to_CMS_Volume_1.pdf
http://pioneernetwork.net/Data/Documents/Practical_Strategies_to_Transform_Nursing_Home_Environm
ents_manual.pdf
7. Le cure palliative e l’accompagnamento alla morte
L’Organizzazione mondiale della sanità definisce le cure palliative come “un approccio che migliora la
qualità della vita dei malati e delle loro famiglie che si trovano ad affrontare le problematiche associate a
malattie inguaribili, attraverso la prevenzione e il sollievo della sofferenza per mezzo di un’identificazione
precoce e di un ottimale trattamento del dolore e delle altre problematiche di natura fisica, psicologica e
sociale. Le cure palliative:
• affermano la vita e considerano la morte come un evento naturale,
• non accelerano né ritardano la morte,
• provvedono al sollievo del dolore e di altri gravi sintomi,
• integrano gli aspetti psicologici, sociali e spirituali dell’assistenza,
• offrono un sistema di supporto per aiutare i pazienti a vivere il più attivamente possibile fino alla
morte,
• offrono un supporto per aiutare la famiglia durante le fasi della malattia e durante il lutto”.
Fonte: http://www.who.int/cancer/palliative/en/
Le cure palliative rappresentano tutto l’insieme degli interventi di natura medica, infermieristica,
specialistica, psicologica, sociale e spirituale aventi l’obiettivo di “palliare” (letteralmente coprire con un
pallio, mantello di lana di forma quadrata o rettangolare portato dagli antichi Greci e Romani) i sintomi e le
sofferenze della fase avanzata della malattia, non più suscettibile di terapia specifica. Gli obiettivi sono
quelli di dare un senso e una dignità alla vita del malato fino alla fine, alleviando il suo dolore, aiutandolo
anche con supporti di ambito non strettamente medico e di garantirgli una qualità di vita ottimale in
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rapporto alla sua situazione, offrendo un sostegno adeguato alle persone a lui vicine. Accompagnare la
persona anziana nell’ultima fase della sua esistenza, significa capire l’importanza della comunicazione sia
essa verbale che non verbale. Il personale curante, i familiari e tutte le persone che operano all’interno
della casa, devono poter identificare i bisogni dell’ospite, e una relazione costruttiva può stabilirsi solo in un
clima di fiducia reciproca.
Permettere all’ospite di vivere il più serenamente possibile e accompagnarlo verso la fine della vita significa
per noi:
• Prendersi cura della persona, orientando le cure verso il soddisfacimento dei bisogni e dei desideri
dell’ospite, l’alleviamento del dolore e dei disagi, permettendo alla persona anziana e ai suoi
familiari di esprimere i loro sentimenti, i loro dubbi, le loro paure;
• Accettare, in alcune situazioni e in momenti determinati, i limiti della medicina;
• Decidere, sentito il parere della persona anziana, dei suoi familiari, dei medici e del personale
curante, di astenersi da determinate terapie che potrebbero diminuire la qualità di vita dell’ospite;
• Permettere alla persona anziana in fase terminale di vivere questo momento come esperienza di
crescita personale e spirituale, attraverso relazioni significative e mantenendo le sue capacità
decisionali;
• Permettere all’ospite, nel limite del possibile, di morire nella nostra struttura e di non essere
trasferito in ambito ospedaliero, alfine di garantire la miglior qualità di vita possibile in questa fase
fondamentale dell’esistenza;
• Non condividere gli obiettivi delle associazioni favorevoli al suicidio assistito. Pur rispettando
pienamente la libera scelta della persona e i suoi valori, questo modo di procedere è contrario alla
filosofia della nostra casa e non viene accettato all’interno della stessa.
L’accompagnamento alla morte e l’elaborazione del lutto richiedono un’attitudine di ascolto, di
disponibilità, di empatia: è una missione da compiere in comune, con tutta l’équipe che interviene presso la
persona anziana. Esulando pertanto da obiettivi di guarigione, si punta su un approccio integrativo e
globale alla cura della malattia grave, cronica o in fase terminale. In quest’ottica assumono rilevanza non
solo la puntualità dell’intervento terapeutico, quanto tutta una serie di misure rivolte ad attenuare lo stato
di sofferenza, a favorire il controllo del dolore e delle implicazioni psicologiche come degli aspetti sociali e
spirituali, facendo dell’interdisciplinarietà il cardine attorno al quale ruota la presa a carico del paziente di
cure palliative. È fondamentale rendersi conto che la miglior guida, in questo processo, è la persona anziana
che sta morendo.
Suty & Mangin (1996) descrivono gli aspetti da tenere in considerazione nella fase di accompagnamento
alla morte ed elaborazione del lutto.
rispetto
L’ospite in fin di vita, è prima di tutto e sempre, fino alla morte, una persona viva, che ha dei bisogni fisici,
psicologici e spirituali, anche se certi bisogni sono modificati dal suo stato di salute. Resta una persona a
pieno titolo, che ha diritto alle sue opinioni, alle sue emozioni, ai suoi stati d’animo.
speranza
Mantenere la speranza non vuol dire mentire, ma all’approccio della morte significa sostenere delle
speranze a breve termine: non soffrire, essere lucido, incontrare una persona cara.
bilancio
Il bilancio di vita può divenire più intenso, più concreto quando la persona anziana sente che la morte si
avvicina. È quindi molto importante accompagnare la persona in questo suo cammino.
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Accompagnare l’ospite verso la morte significa anche accogliere e sostenere la sua famiglia in questo
momento difficile, permetterle di partecipare alle cure nel limite dei suoi desideri e delle sue possibilità e
sostenerla, in modo particolare nel processo di elaborazione del lutto. Il sostegno alla famiglia, confrontata
con la malattia del proprio caro e con situazioni che ne condizionano l’equilibrio interno, è un aspetto
fondamentale nelle cure palliative; in questo senso paziente e famiglia rappresentano un’unica unità di
cura: è necessario sostenere i familiari perché possano sostenere il malato.
Curare l’ospite fino alla morte e accompagnare i suoi familiari su questo cammino è una delle nostre
missioni prioritarie e rappresenta ogni volta un’esperienza unica, fonte di emozioni, di rimesse in
discussioni e di crescita personale e professionale.
8. Il principio dell’autodeterminazione
Dall’inizio del 2013 il Codice civile svizzero sancisce il diritto all’autodeterminazione attraverso gli strumenti
del mandato precauzionale (art. 360) e delle direttive anticipate (art. 370). Ogni persona ha il diritto di
formulare la propria volontà circa il genere di cure che vorrebbe ricevere o meno nel caso non dovesse
essere più in grado di esprimere la propria volontà. Essa può anche designare un rappresentante
terapeutico, ossia una persona incaricata di pronunciarsi al suo posto sulla scelta delle cure da effettuare
nelle situazioni in cui la persona stessa non sia più in grado di esprimersi. Il rafforzamento
dell’autodeterminazione è un aspetto fondamentale in un istituto di cure a lunga durata: ci prendiamo
quindi la libertà di incoraggiare gli ospiti ad esprimere la propria volontà qualora le facoltà cognitive
consentano loro di decidere in modo libero ed autonomo. Un eventuale testamento biologico avrebbe la
conseguenza di alleggerire il ruolo dei familiari come del personale sanitario.
Direttive anticipate e rappresentante terapeutico: chi è capace di discernimento può, in direttive
vincolanti, designare i provvedimenti medici ai quali accetta o rifiuta di essere sottoposto nel caso in cui
divenga incapace di discernimento; egli può anche designare una persona fisica che discuta i provvedimenti
medici con il medico curante e decida in suo nome nel caso in cui divenga incapace di discernimento, dando
se del caso istruzioni alla persona designata (art. 370 cpv. 1 e 2 CCS).
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Mandato precauzionale: incarico dato da chi ha l’esercizio dei diritti civili ad una persona fisica o giuridica
di procedere alla cura della propria persona o dei propri interessi patrimoniali o di rappresentarlo in
relazioni giuridiche nel caso in cui divenisse incapace di discernimento (art. 360 CCS). Redatto in forma
olografa o di atto pubblico, viene sottoposto all’autorità di protezione che ne verifica le condizioni e rilascia
un documento attestante i poteri del mandatario.
All’interno della Piccola Casa della Divina Provvidenza, Cottolengo di Gordevio, pur nel rispetto della
libertà individuale e benché sia legalmente consentito, non è ammesso il suicidio assistito e le
associazioni che lo praticano non possono avere accesso alla struttura.
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Bibliografia
Collière M. F. (1992). Aiutare a vivere. Milano: Sorbona
Collière M. F. (2001). Soigner…le premier art de la vie. Paris: Masson
Marinner A. (1989). I teorici dell’infermieristica e le loro teorie. Milano: Ambrosiana
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Data emissione: aprile 2014
Data aggiornamento:
Redatto da: resp. cure
Approvato da: direzione amministrativa
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