03 - Marco

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03 - Marco
Santa Maria, donna del popolo
Santa Maria, donna del popolo, grazie perché hai convissuto con la gente, prima e
dopo l’annuncio dell’angelo, e non hai preteso da Gabriele una scorta permanente
di cherubini, che facesse la guardia d’onore sull’uscio di casa tua. Grazie, perché,
pur consapevole di essere la madre di Dio, non ti sei ritirata negli appartamenti
della tua aristocrazia spirituale, ma hai voluto assaporare sino in fondo le esperienze di tutte le donne di Nazaret.
Santa Maria, donna del popolo, oggi più che mai abbiamo bisogno di te. Viviamo
tempi difficili, in cui allo spirito comunitario si sovrappone la sindrome della setta.
Agli ideali di più vaste solidarietà si sostituisce l’istinto della fazione. Alle spinte
universalizzanti della storia, fanno malinconico riscontro il ghetto e la razza. Il partito prevarica sul bene pubblico, la lega sulla nazione; la chiesuola sulla Chiesa.
Dacci, ti preghiamo, una mano d’aiuto, perché possiamo rafforzare la nostra declinante coscienza di popolo. Noi credenti, che per definizione ci chiamiamo popolo
di Dio, sentiamo di dover offrire una forte testimonianza di comunione…
Alimenta nelle nostre chiese lo spasimo della comunione. Per questo Gesù le ha inventate: perché, come tante particole eucaristiche disseminate sulla terra, esse abbiano a introdurre nel mondo gli stimoli e la nostalgia della comunione trinitaria.
Aiutale a superare le divisioni interne. Intervieni quando nel loro grembo serpeggia
il demone della discordia. Spegni i focolai delle fazioni. Fermale quando decidono
di mettersi in proprio, trascurando la convergenza su progetti comuni.
Tu “honorificentia populi nostri”, rimanici accanto in questa difficile impresa.. Non
per nulla ti ripetiamo nel canto: “Mira il tuo popolo, o bella Signora”.
Santa Maria, donna del popolo, insegnaci a condividere con la gente le gioie e le
speranze, le tristezze e le angosce… Donaci il gusto di stare in mezzo, come te nel
Cenacolo. Liberaci dall’autosufficienza. E snidaci dalle tane dell’isolamento.
Don Tonino Bello
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Discepoli con il Vangelo di Marco
La cosa più preziosa
Due ricchi mercanti decisero un giorno di mettersi alla ricerca della cosa più preziosa del mondo. Si sarebbero ritrovati quando l'avessero
trovata. Il primo non ebbe dubbi: partì alla ricerca di una gemma.
Attraversò mari e deserti, salì montagne e visitò città sinché non l'ebbe
trovata: era la più splendida gemma che avesse mai rifulso sotto il sole.
Tornò allora in patria in attesa dell'amico.
Molti anni passarono prima che questi arrivasse. Era infatti partito alla
ricerca di Dio. Aveva consultato i più celebrati maestri di tutte le contrade, ma non aveva trovato Dio. Aveva studiato eletto, ma senza trovare Dio. Aveva rinunciato a tutto, ma Dio non lo aveva trovato.
Un giorno, mentre dopo tanto cercare stava seduto sulle rive di un fiume, vide un'anatra che in mezzo ai canneti cercava i piccoli che s'erano
allontanati da lei. I piccoli erano numerosi e birichini, e sino al calar del
sole l'anatra cercò, sinché non ebbe ricondotto sotto la sua ala l'ultimo
dei suoi nati. Allora l'uomo sorrise e fece ritorno al paese. Quando l'amico lo rivide gli mostrò la sua gemma e poi trepidando gli chiese:
-E tu, che cos'hai trovato di prezioso? Qualcosa di magnifico, se hai impiegato tanti anni. Lo vedo dal tuo sorriso...
-Ho cercato Dio -rispose l'altro.
-E lo hai trovato? -chiese l'amico, sbalordito.
-Ho scoperto che era Lui che cercava me.
Apoftegmi dei Padri del deserto
Azione Cattolica Italiana - Diocesi di Faenza e Modigliana
Azione Cattolica Italiana - Diocesi di Faenza e Modigliana
I dodici non sono degli estranei tra loro non tanto perché sono abituati
a stare insieme tra loro, ma perché sono abituati a stare insieme a Gesù.
• Nella chiesa, viviamo solo rapporti funzionali o personali? Ci cerchiamo solo per delle cose da fare o per amicizia? Capita che, finita quell’attività, quel catechismo, quella festa da organizzare…
le persone spariscano e nessuno le cerchi più?
• Ci comunichiamo la fede: il nostro rapporto col Signore Gesù, la
preghiera, l’ascolto della Parola, le intuizioni spirituali, le fatiche, i
propositi? Viviamo l’amicizia all’interno della chiesa?
• Incontrando il Signore, abbiamo imparato a guardare gli altri con
occhi nuovi?
• Incontrando gli altri, abbiamo imparato a conoscere meglio il Signore?
La comunità
C'è una grande folla che cresce attorno a Gesù: una folla eterogenea,
ma tutta accomunata dall'attrazione che la persona di Gesù suscita. Ma
che cosa li attrae? Qualcuno è attratto semplicemente dalla curiosità di
vedere un uomo che compie cose strepitose; qualcun altro dal desiderio
di trovare sollievo alle proprie sofferenze: è la folla dei malati, dei
poveri, dei diseredati su cui Gesù si china con pietà. Gesù è mosso da
compassione, ma vuole insegnare che, se lui sana le loro ferite, è per
annunciare la misericordia del Padre: non possono seguirlo solo per i
vantaggi ricevuti da lui. Chi gli sta attorno solo per curiosità o per i
vantaggi che può ricevere, non entra a far parte del gruppo dei discepoli: costoro non formano la comunità, non sono la famiglia di Gesù.
Sono altri gli elementi che "fanno comunità", che rendono familiari del
Figlio di Dio.
Ciò che "fa comunità" è la chiamata sua a seguirlo, a stare con lui, a
camminare dietro a lui: dietro, cioè mettendo i propri passi sui suoi, nei
suoi; percorrendo il suo stesso cammino. I discepoli sono coloro che hanno accettato di stare con lui non per il calcolo dei vantaggi che possono
ricavare da questa scelta, ma sono disposti a stare con lui nella gratuità.
I discepoli sono diversi per lavoro, cultura, carattere, educazione, ricchezza; fra loro c’è anche chi tradirà Gesù, e chi lo rinnegherà. Così è
nella nostra comunità: c’è l’uomo importante e il poveraccio, l’adulto e il
giovane, l’industriale e lo scolaretto, il giornalista e la madre di famiglia, c'è anche quello del piano di sopra con cui devo sempre litigare
e il padrone del cane che non mi fa dormire… Anche sul piano spirituale siamo diversi e siamo poveri, malati, storpi, ciechi… anche se spesso
non ce ne rendiamo conto.
• Com’è possibile che un gruppo così faccia comunità? Cosa ci spinge ad andare in chiesa, cosa ci fa stare assieme nella chiesa?
• Pensando alla vita della mia comunità cristiana, è sempre evidente che al centro ci sta il Signore Gesù, la sua Parola, il suo Corpo?
Che è Lui che ci unisce? Nelle cose che facciamo lo vediamo? Lo
facciamo vedere?
• Chiamando i 12 sul monte (12 come le tribù di Israele), Gesù pone le basi per un nuovo popolo e mostra che si è discepoli non
solo personalmente, ma insieme; “cristiani con” e “cristiani
per”… Ci sentiamo uniti? Quali i segni di comunione, di fraternità
e di condivisione tra noi?
• La Messa è momento forte di comunione?
• “Fare 12” vuol dire chiamare tutti, rivolgersi a tutti. E’ così anche
per noi? Sappiamo invitare tutti? C’è qualche “tribù”, qualche fascia sociale, qualche età che resta fuori, che non invitiamo?
• E a Gesù che torniamo a chiedere perdono, se abbiamo avvelenato la comunità?
Chiediamo al Signore che ci faccia conoscere la legge dell'amore. Che buona
cosa è avere questa legge! Quanto ci fa bene amarci gli uni gli altri al di là di
tutto! Sì, al di là di tutto! A ciascuno di noi è diretta l'esortazione paolina:”Non
lasciarti vincere dal male, ma vinci il male con il bene” (Rm 12,21). E ancora: “
Non stanchiamoci di fare il bene ” (Gal 6,9). Tutti abbiamo simpatie e antipatie,
e forse proprio in questo momento siamo arrabbiate con qualcuno. Diciamo almeno al Signore: “Signore, sono arrabbiato con questo, con quella. Ti prego per
lui e per lei”. Pregare per la persona con cui siamo irritati è un bel passo verso
l'amore, ed è un atto di evangelizzazione. Facciamolo oggi! Non lasciamoci rubare l'ideale dell'amore fraterno!
(Evangelium gaudium 101)
I discepoli hanno in comune la storia del loro rapporto con Gesù: in comune significa che ciascuno conosce almeno qualcosa della storia dell'altro; e che la conoscenza delle reciproca storia della propria relazione con Gesù è anche ciò che tiene insieme il gruppo dei dodici.
Azione Cattolica Italiana - Diocesi di Faenza e Modigliana
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Dal vangelo di Marco (3,7-19)
Gesù, intanto, con i suoi discepoli si ritirò presso il mare e lo seguì molta
folla dalla Galilea. Dalla Giudea e da Gerusalemme e dall’Idumea e
da oltre il Giordano e dalle parti di Tiro e Sidone, una grande folla,
sentendo quanto faceva, andò da lui. Allora egli disse ai suoi discepoli
di tenergli pronta una barca, a causa della folla, perché non lo schiacciassero. Infatti aveva guarito molti, cosicchè quanti avevano qualche
male si gettavano su di lui per toccarlo.
Gli spiriti impuri, quando lo vedevano, cadevano ai suoi piedi e gridavano: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli imponeva loro severamente di
non svelare chi egli fosse..
Salì poi sul monte, chiamò a sé quelli che voleva ed essi andarono da lui.
Ne costituì Dodici – che chiamò apostoli -, perchè stessero con lui e per
mandarli a predicare con il potere di scacciare i demòni.
Costituì dunque i Dodici: Simone, al quale impose il nome di Pietro; poi
Giacomo figlio di Zebedèo e Giovanni fratello di Giacomo, ai quali diede il nome di Boanèrghes, cioè “figli del tuono”; e Andrea, Filippo, Bartolomeo, Matteo, Tommaso, Giacomo figlio di Alfeo, Taddeo, Simone il
Cananèo e Giuda Iscariota, il quale poi lo tradì.