Le 10 regole di Elmore Leonard - Salotto Letterario Virtuale
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Le 10 regole di Elmore Leonard - Salotto Letterario Virtuale
Le 10 regole di Elmore Leonard Curatore: Michael Rigamonti Documento realizzato per il gruppo: Salotto Letterario Virtuale Sito internet: http://salottovirtuale.altervista.org/index.html Gruppo Facebook: http://www.facebook.com/groups/SalottoLetterarioVirtuale Tutto il materiale contenuto in questo testo è di proprietà intellettuale dei rispettivi autori/curatori e della comunità "Salotto Letterario Virtuale". Tutto il suo contenuto viene distribuito tramite licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale Condividi allo stesso modo 3.0 Italia. Sono consentite copie cartacee di questo testo per esclusivo uso personale, ogni altro utilizzo al di fuori dell'uso strettamente personale è da considerarsi vietato e perseguibile a norma di legge. Per ulteriori informazioni http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/3.0/it/ Elmore John Leonard Jr., più noto come Elmore Leonard è un noto scrittore, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense. Nell’ambito letterario Leonard è ritenuto un romanziere esperto per le atmosfere delle sue ambientazioni, per il suo stile spesso ellittico e poco lineare, ma soprattutto per la sua capacità di far progredire la trama puntando sulla maestria dei dialoghi tra i suoi personaggi. Ecco le sue dieci regole sulla scrittura creativa, pubblicate dal Guardian: 1. Non iniziare mai una storia parlando del tempo. Se è solo per creare atmosfera e non per descrivere le reazioni del personaggio al tempo, non andare per le lunghe. Il lettore salterà le pagine in cerca di personaggi. 2. Evita i prologhi: possono essere fastidiosi, soprattutto se sono prologhi che seguono un'introduzione che viene dopo una prefazione. Sono cose che si trovano in saggistica. Nel romanzo il prologo è una back-story e la puoi inserire dove ti pare. C'è un prologo in Quel Fantastico Giovedì di Steinbeck, ma lì va bene, perché il personaggio esprime proprio ciò che voglio dire io attraverso queste regole. Dice: "Mi piace che si parli molto nei libri e che nessuno mi dica che tipo è il ragazzo che sta parlando. Voglio capire io com'è dal modo in cui parla". 3. Nei dialoghi utilizza sempre il verbo "dire". La frase del dialogo appartiene al personaggio, il verbo è dello scrittore che ci ficca il naso. In realtà "disse" è molto meno intrusivo rispetto a "brontolò", "esclamò", "mentì". Una volta ho notato che Mary McCarthy aveva terminato la frase di un dialogo con il verbo "asserì". Ho dovuto chiudere il libro per consultare il dizionario. 4. Non utilizzare mai un avverbio per modificare il verbo "dire"... ammonì gravemente. Usare un avverbio in questo modo è un peccato mortale. Lo scrittore rischia, usando un avverbio, di distrarre il lettore e di interrompere il ritmo del dialogo. Un personaggio dei miei libri racconta della sua abitudine di scrivere romanzi storici d'amore "pieni di stupri e di avverbi". 5. Non esagerare con i punti esclamativi. Siete autorizzati a usarne non più di un paio ogni 100 mila parole di prosa. Se poi hai l'abilità di giocare con i punti esclamativi come fa Tom Wolfe, ne puoi metterne quanti vuoi. 6. Non usare mai le espressioni "improvvisamente" o "è scoppiato l'inferno". Non c'è bisogno di spiegare questa regola. Ho notato che gli scrittori che usano "improvvisamente" esercitano un minor controllo nell'uso dei punti esclamativi. 7. Usa con parsimonia i dialetti regionali. Se cominci a riprodurre nei dialoghi le parole dialettali, riempiendo la pagina di apostrofi, non ti fermi più. 8. Evita descrizioni dettagliate dei personaggi, cosa che Steinbeck faceva molto. In Colline come elefanti bianchi di Ernest Hemingway, che aspetto hanno l'americano e la ragazza insieme a lui? "Lei si era tolta il cappello e lo aveva messo sul tavolo". Questo è l'unico riferimento a una descrizione fisica nella storia. 9. Non andare troppo nel dettaglio con le descrizioni di luoghi e oggetti. Non vuoi parole che portino l'azione, il flusso della storia, ad un punto morto, vero? 10.Prova a eliminare le parti che il lettore tende a saltare. Pensa a ciò che salteresti tu nella lettura di un romanzo: lunghi paragrafi che contengono troppe parole, per esempio.