leonard, la penna cult di hollywood

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leonard, la penna cult di hollywood
LEONARD, LA PENNA CULT DI HOLLYWOOD
IL MAESTRO DEL GIALLO È MORTO A 87 ANNI. DAI SUOI LIBRI FILM INDIMENTICABILI
i meno giovani ricorderanno il suo nome ben marcato sulle
copertine di tanti gialli Mondadori: "Scambio a sorpresa", "Lo
sconosciuto n°89", "La scorciatoia", "A caro prezzo"; in Italia un
considerabile elenco. Sbrigativo nello stile, era il maestro dei
dialoghi. Non quelli sincopati (il gergo giovanile) o allungati
(esplicativi) di tanti scrittori yankee di oggi, ma quelli essenziali che
incuriosiscono il lettore o lo spingono ad andare avanti. «Niente
descrizioni ambientali, appesantiscono inutilmente» era la sua
prima legge. Elmore Leonard è deceduto, per le complicazioni sorte
in seguito a un ictus, a Detroit all'età di 87 anni. È stato apprezzato
soprattutto come un abile narratore, capace di coinvolgere
appassionatamente il fruitore delle sue creazioni. Profondo
conoscitore dell'America provinciale, ha firmato più di cinquanta romanzi e circa cento racconti.
Diceva di non avere paura di sporcarsi le mani nella scelta dei soggetti, variando dal noir
all'amatissimo western; li confezionava a modo suo in un particolarissimo semi-pulp ante litteram
in cui spesso non badava all'eleganza dello stile. Autodidatta, si dichiarava apertamente indegno di
Hemingway. Più della metà dei suoi libri non ottennero la consacrazione letteraria finché, un
giorno, non arrivò l'apprezzamento di Stephen King (più giovane di vent'anni), che ebbe un grande
benefico effetto, specialmente sulle vendite. I suoi eroi (Jack Ryan, Chili Palmer, Jack Foley) sono
dei poco di buono, ma finiscono loro malgrado per portare un po’ di ordine nel caos di città grandi
e piccole, dove il vizio e il malanimo regnano sovrani. I suoi classici, "Il grande salto", "Su nella
stanza di Honey", "Out of sight", "Jackie Brown" (divenuti rispettivamente dei bei film di
Soderberg con Clooney e uno dei capolavori di Tarantino; i due romanzi hanno in comune il noto
personaggio Ray Nicolette, strampalato agente FBI), sono stati rivalutati dalla critica e ripubblicati
da Einaudi. Non a caso Martin Amis ha recentemente definito Leonard come "Il Balzac di
Buffalo". L'altra metà del cielo di Elmore Leonard fu, come non si dimenticherà, il cinema.
IL FARO - Periodico del Centro Studi "Pier Giorgio Frassati" - Cariati (Cs)
di Cataldo Greco
mondo che non c'è più, vuol dire che nelle vene hai il sangue che serve alla tua penna di
scrittore».
IL FARO - Periodico del Centro Studi "Pier Giorgio Frassati" - Cariati (Cs)
Lo scrittore di New Orleans (città in cui non a caso malavita e western si intrecciano), ancor prima
di essere un ricercato sceneggiatore, costituì per Hollywood un immenso e ricchissimo repertorio a
cui attinsero registi come Richard Fleischer, Delmer Davis, Martin Ritt, Budd Boetticher. Dai suoi
racconti e romanzi furono tratti, fra gli altri, l'esilarante "Get shorty" (Chili Palmer, con un mirabile
John Travolta), il superclassico "Quel treno per Yuma", il solido "Hombre", il duro "Io sono
Valdez", l'aggressivo "A muso duro" e, non ultimo, "Touch" di Paul Schrader in cui il regista
sfrutta al massimo il personaggio di un "miracle man", ennesima figura di santone-predicatore
della letteratura americana.
Ma oltre ai film tratti dai suoi romanzi, Elmore Leonard mise il suo estro fulminante dialoghista a
disposizione di pellicole, magari non famose, ma tutte concepite all'interno della macchina
hollywoodiana, molto esigente in fatto di battute. Una pellicola per tutte, in verità, merita di
essere ricordata: "Joe Kidd", dove, sotto la direzione di Preston Sturges, un contenuto Clint
Eastwood dà vita a un bounty hunter generoso e idealista. Infatti il western rimane il passaggio
obbligato di chi vuole imparare a scrivere. Elmore Leonard diceva: «Se il lettore ti segue in un