Aldai - SevendaysWeb
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Spedizione in abbonamento postale - Tariffa ROC - articolo 1, comma 1, del D.L. 24.12.2003 n. 353, convertito in L. 27/2/04 n. 46 - Pubbl. inf. 45% DCB di Milano - € 1,03 maggio 2014 anno LXVII Assemblea ALDAI 5 giugno 2014 Auditorium Provincia di Milano via Corridoni 16 L’alba del rilancio industriale “ In un solo giorno ho ritrovato il sorriso vincente di una volta.” Marco Bianchi Manager Aziendale Immediata Grazie a All On Four potrai ritrovare il sorriso di un tempo in una sola giornata. Computerizzata, senza bisturi comimm.it All On Four viene eseguita senza l’utilizzo di bisturi e senza punti di sutura grazie all’implantologia computerizzata. Definitiva Finalmente potrai dire addio alla tua vecchia protesi. All On Four è una soluzione fissa e definitiva anche in casi di scarsità ossea. 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Sanitario - Dott.ssa Emanuela Bianca www.odontobi.it Vieni a scoprire la nostra professionalità, possibilità di ospitalità alberghiera gratuita! e ditoriale Romano Ambrogi Presidente Rilancio dell’industria: sfida del Paese “ALDAI intende valorizzare e rappresentare il sentimento dei propri iscritti, dando la possibilità di esprimere, non solo nell’esercizio della professione di ognuno, ma anche nell’espressione di una categoria (intesa nel senso più alto del termine), il contributo alla crescita economica e sociale” Il rilancio di un’economia basata sulla produzione industriale, specialmente manifatturiera, è sicuramente possibile grazie alle performance delle imprese italiane, tra cui molte sono ancora presenti in Lombardia. È questa la tesi che stiamo sostenendo dall’anno scorso in ALDAI, con sempre maggior convinzione, anche grazie ad autorevoli analisi, svolte da importanti studiosi. Ci sono infatti segnali che permettono di distinguere, nel bel mezzo di una crisi che morde ancora duramente, alcune aree molto promettenti. La percezione del valore e della reputazione di organizzazioni, sistemi economico sociali e categorie, deriva senza dubbio dall’effettivo contributo che questi forniscono alla collettività, ma spesso è espressione della mentalità e cultura corrente, le quali a loro volta sono influenzate dai “maître à penser” che si esprimono autorevolmente sui mezzi di comunicazione. Il “morale delle truppe” cioè l’attitudine a reagire delle persone che sono direttamente implicate nelle possibilità di rilancio è quindi funzione, da una parte, dei fattori oggettivi, quantificabili, dei risultati economici, dall’altra del clima informativo e dal sentimento che caratterizza il contesto. I dirigenti sono a conoscenza dei pregi e difetti delle proprie aziende, hanno spesso una visione acuta e corretta del proprio settore, ma tendono ad uniformarsi ad opinioni dominanti senza tentare una lettura originale. Eppure la difesa del nostro ruolo passa proprio da questa verifica: se possiamo contribuire ad una soluzione nuova o se siamo noi stessi parte del problema. ALDAI intende valorizzare e rappresentare il sentimento dei propri iscritti, dando la possibilità di esprimere, non solo nell’esercizio della professione di ognuno, ma anche nell’espressione di una categoria (intesa nel senso più alto del termine), il contributo alla crescita economica e sociale. Intendiamo sostenere il patrimonio industriale del Paese diffondendo le analisi che dimostrano la vitalità di settori industriali importanti, il contributo della professionalità e dell’impegno dei dirigenti in appoggio alla capacità imprenditoriale e al coraggio di chi affronta il rischio di puntare su competenze distintive del nostro territorio. ALDAI intende anche essere luogo di incessante richiamo, in quest’ottica di effettivo rilancio dell’eccellenza lombarda, verso i mezzi di comunicazione, le istituzioni e le amministrazioni locali per sconfiggere insieme il senso di rassegnata e lamentosa passività nei confronti di un declino ineluttabile. I dirigenti delle grandi, medie e piccole imprese si sentono tutti i giorni, pur nella precarietà di posizioni che sono così facilmente modificate e spesso soppresse, sul fronte di una battaglia in cui combattono con ruoli strategicamente delicati e critici; i dirigenti che stanno cercando una nuova collocazione in un mercato del lavoro avaro ed esigente sanno di poter offrire moltissimo alla società; i dirigenti in pensione comprendono quanto sia importante il loro contributo per il futuro della società. La loro categoria, la loro Associazione sono un punto importante per rilanciare concretamente, a partire da dati ed analisi corretti e imparziali, prassi e regole del gioco che ■ favoriscano, invece che soffocare, i germogli di un rilancio industriale. DI Dirigenti Industria maggio 2014 3 S Una famiglia che ti prende per mano SOGGIORNO ALL-INCLUSIVE 2 notti in pensione completa; Menu con ampia scelta di portate à la carte; Acqua e Vino DOC dei Colli Euganei; Libero accesso al Centro Benessere: piscine termali, idromassaggi, grotta termale, palestra fitness (Technogym); 2 ore di trattamenti personalizzati. a partire da € 420,00 per persona info e prenotazioni +39.049.8668288 Abano Wellness: 1500 mq di un rinnovato Centro Benessere e l’arte dell’ospitalità di una qualificata équipe di professionisti del benessere per programmare, già prima dell’arrivo in Hotel, il vero benessere su misura. Un approccio e una metodologia finalizzati a dare delle risposte concrete nel “management” della propria salute, attraverso lo sviluppo di proposte sempre all’avanguardia in termini di specializzazione. 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Marco Fortis presenta una diversa visione del Paese editoriale 3 Rilancio dell’industria: sfida del Paese Romano Ambrogi FOCUS - RILANCIO INDUSTRIALE 6 Il bicchiere mezzo pieno Franco Del Vecchio 12Droni per l’impiego civile: un settore di grandi prospettive Bruno Lodi 13“Dillo alla Lombardia...” MANAGEMENT 14Business Innovation e Simulazione Sergio Augelloni Fabbri 16Merito e Talento Premio Donna 2014 ALDAI Patrizia Forcina Paola Poli 20Come diventare competitivi Daniele Brioni NOTIZIE DA FEDERMANAGER 22Tra Renzi e Squinzi Giorgio Ambrogioni ECONOMIA 24“Tributo di sangue” o salvezza per l’Italia e l’Europa? Giuseppe Mazzoni 28Verso Europa 2020 Gianluca Coppola 44Contatti ALDAI 30L’epoca della longevità Stefania Bandini Ludovico Ciferri 45Domande e risposte... Benedetta Pisto 32“Far volare Milano” Mario Giambone OPINIONI 46Ultima chiamata FISCO 34Detrazione IRPEF Guido Dalla Casa delle spese sanitarie Giovanni Mura 49Privatizzare sì... ma?! Edoardo Lazzati PREVIDENZA 36“Fuori le pensioni dalla Spending Review” Sergio Zeme CULTURA E TEMPO LIBERO 50Concerto di Primavera ALDAI La vera gioia è un affare serio Josef Oskar 52Programma Golf 2014 Vladimiro Sacchetti ASSEMBLEA ALDAI 37SAVE THE DATE! GIOVEDÌ 5 giugno 2014 ASSISTENZA SANITARIA 40Il Fasi guarda sempre avanti 54I libri di maggio 2014 • Il vento è un’autostrada per pollini recensione di Gianni Fossati • L’altra Italia • FASI IN AZIONE: intervento di cataratta con laser a femtosecondi al Centro Diagnostico Italiano CDI Stefano Cuzzilla Eros Andronaco Maurizio Volonghi • Incoraggiare la prevenzione: i progetti FASI Stefano Cuzzilla DI Dirigenti Industria maggio 2014 5 f ocus - Rilancio Industriale Il bicchiere mezzo pieno L’analisi del prof. Marco Fortis presenta una diversa visione del Paese Franco Del Vecchio i Vicepresidente ALDAI l prof. Marco Fortis, docente di Economia industriale e Commercio estero dell’Università Cattolica di Milano e Vicepresidente della Fondazione Edison, da anni descrive sui quotidiani la vocazione industriale della nostra economia e del Paese, una immagine a volte in controtendenza. I suoi interventi offrono sempre spunti ottimistici e penso ci sia bisogno di vedere e valutare la nostra situazione, non solo in modo critico e pessimista. La partecipazione del prof. Fortis al Consiglio Nazionale Federmanager dello scorso 28 marzo si inquadra nella serie di incontri con osservatori della nostra economia che ci possano aiutare a costruire la visione e valutazione della situazione economica e della politica di sviluppo industriale del Paese. Una visione che possa permetterci di esprimere la nostra posizione e il nostro contributo sui temi dello sviluppo, della competitività, della ricerca, dell’internazionalizzazione e tutto ciò che fa impresa. Nell’apertura del suo intervento il prof. Fortis, commentando l’evoluzione del Prodotto Interno Lordo dei Paesi ad economia avanzata, ha evidenziato la lenta uscita dal lungo periodo di crisi mondiale 6 DI Marco Fortis. che ha colpito in modo particolare l’Italia e la Spagna, due Paesi che hanno adottato politiche di austerità in conseguenza della crisi dei debiti sovrani. Si è soffermato sul problema della disoccupazione, problema che interessa non solo l’Italia e la Spagna, ma che coinvolge anche altre economie, sebbene nel nostro Paese (così come in Spagna) abbia assunto per i giovani, i manager ed altre categorie un carattere estremamente preoccupante. Per riprendere il cammino dello sviluppo Dirigenti Industria maggio 2014 il prof. Fortis crede sia opportuno uscire dalla cappa di sfiducia e pessimismo che, troppo a lungo, ha contraddistinto il nostro Paese. Per tanti anni il “tiro al piccione” praticato sull’Italia e sulla sua economia, anche dalle stesse forze parlamentari che ne hanno fatto uno strumento di lotta politica, ha fortemente penalizzato la nostra immagine sul piano internazionale. In ciò caratterizzandoci negativamente rispetto agli altri Paesi dove le forze politiche, pur in confronti anche aspri, non hanno mai “svilito” il proprio Paese ma, al contrario, ne hanno sempre comunicato all’esterno un’immagine positiva. Una comunicazione positiva non produce effetti solo in termini di immagine, ma stimola gli investimenti stranieri, migliora l’opinione generale andando a influenzare gli stessi rating: non possiamo dunque lamentarci se lo spread diventa troppo alto quando siamo noi stessi a dipingere il nostro Paese sempre prossimo al baratro. In questa prospettiva va letta positivamente la dichiarazione del neo-premier Matteo Renzi nel discorso alla Camera dei Deputati del 19 marzo scorso: “In questi anni, l’Italia i compiti a casa li ha fatti…. questo è un Paese che, da anni, ha un avanzo primario; questo è un Paese che rispetta i vincoli europei; questo è un Paese che ha il secondo export dei 28 Paesi europei; questo è un Paese che ha una manifattura che continua ad avere dei risultati straordinari; questo è un Paese di cui siamo orgogliosi ed è un Paese che ha bisogno di un racconto diverso anche di se stesso all’estero”. Per quanto l’azione di governo sia ancora tutta da dimostrare nei fatti, è già un grosso passo avanti aver riportato l’attenzione sugli aspetti positivi, anziché enfatizzare quelli negativi. È da qui che f ocus - Rilancio Industriale le io ind rilanc ustri a “È già un grosso passo avanti aver dichiarato gli aspetti positivi, piuttosto di ripetere che tutto va male. D’altra parte da qui dobbiamo ripartire se vogliamo rilanciare la crescita e le prospettive del nostro Paese”... DI Dirigenti Industria maggio 2014 7 f ocus - Rilancio Industriale Il bicchiere mezzo pieno le italiano si è verificato solo a partire dal 2011, in concomitanza con le difficoltà legate al debito sovrano e la crescita dello spread, unitamente alla perdita di credibilità del nostro governo; con l’imposizione da parte dell’Europa di una politica di austerità che ha distrutto l’economia, riducendo del 20% il fatturato interno. Per l’Italia è stato un grande errore non avere sostenuto la domanda interna poiché con essa è crollata anche la produzione industriale, fatto tanto più grave per un Paese come il nostro che si regge prevalentemente sulla manifattura e che gran parte di ciò che consuma viene prodotto al suo interno. Ma non è stato un errore solo dell’Italia, quanto soprattutto un errore da parte di Bruxelles che ha chiesto al nostro governo interventi simili a quelli dobbiamo ripartire se vogliamo rilanciare la crescita e migliorare le prospettive del nostro Paese. Il primo aspetto da considerare è la relazione tra i molteplici fattori che favoriscono lo sviluppo e valutarne il peso nel determinare la crescita. La competitività è certamente necessaria, per quanto non sufficiente a garantire la crescita: prima della crisi, infatti, nel periodo 1996-2008 il PIL cresceva poco nei Paesi più competitivi; l’Italia e il Giappone avevano un tasso di crescita cumulata a prezzi costanti inferiore al 20% e la Germania di poco superiore al 20%. Quanto alla domanda interna essa produce effetti importanti sulla crescita, soprattutto se alimentata dal debito: i Paesi che prima della crisi crescevano maggiormente sono infatti quelli in cui il debito è aumentato in maggior misura andando a sostenere la crescita della domanda interna, come è possibile verificare dal grafico di correlazione fra variazione del debito delle famiglie e crescita della domanda interna. Ma poiché non si può continuare a “drogare” l’economia aumentando indiscriminatamente il debito, Paesi come l’Irlanda (IE) e la Spagna (ES) che hanno sommato al debito pubblico uno smisurato debito delle famiglie hanno finito per innescare una pericolosa crisi finanziaria. Nonostante la crisi finanziaria sia esplosa nel 2008, il crollo del fatturato industria- 8 DI Dirigenti Industria maggio 2014 f ocus - Rilancio Industriale richiesti alla Grecia e alla Spagna, senza considerare l’importante differenza esistente tra l’Italia, che è un paese produttore, e gli altri Paesi, che sono soprattutto importatori. A differenza della domanda interna il nostro fatturato con l’estero non è crollato; anzi dall’inizio della crisi esso appare addirittura più dinamico di quello della Germania e della Francia, a dimostrazione della vocazione industriale del nostro Paese. La ragione della nostra mancata crescita negli ultimi venti anni è da individuare dapprima nel fatto che la riduzione del debito pubblico italiano dal 121% al 103% del PIL avvenuta tra il 1994 e il 2008 è stata ottenuta attraverso l’aumento dell’imposizione fiscale, senza ridurre né la spesa pubblica inefficiente, né i costi della politica. Il governo italiano ha quindi prodotto un ottimo avanzo primario (vale a dire il deficit al netto degli interessi sul debito), ma tutto a spese dei cittadini che hanno ridotto i loro consumi facendo calare di conseguenza la relativa produzione industriale. Unitamente a ciò, si è continuato a criticare e a sostenere, oltre il lecito, la mancanza di competitività del nostro modello di sviluppo, andando a influenzare negativamente la Commissione europea che ha pubblicato il 10 aprile 2013, e successivamente confermato nel 2014, un rapporto approfondito sulla specializzazione produttiva italiana, realizzato da 11 autori di cui 7 italiani, in cui si legge: “L’andamento delle esportazioni in Italia continua a soffrire di un modello di specializzazione che limita la capacità delle imprese italiane di crescere. Il modello produttivo in Italia è molto simile a quello dei mercati emergenti come la Cina, con la maggior parte del valore aggiunto nei settori tradizionali relativamente low-tech, dovuto principalmente alla limitata capacità di innovazione delle imprese italiane”. Occorre dunque invertire questa tendenza. Abbiamo bisogno di superare le opinioni dei pessimisti ad oltranza e di esportare fiducia, analizzando con maggior rigore la realtà industriale italiana. La bilancia commerciale dell’Italia con l’estero, in attivo di 72 miliardi di euro escludendo l’energia, è la seconda più alta in Europa, dopo la Germania. Il no- stro Paese non si caratterizza più, come venti anni fa, solo per la sua eccellenza nella produzione di scarpe, abbigliamento, cibo o mobili. La leadership italiana della moda, delle calzature, dell’occhialeria, dell’arredamento, rappresenta valori percepiti dai clienti in tutto il mondo, impossibile da copiare, come il Colosseo, ma non possiamo limitarci a tali settori perché ci sono ancora opportunità di crescita per altri prodotti congeniali alla cultura e al genio italico. Negli ultimi due decenni, infatti, la specializzazione dell’Italia si è sempre più orientata verso altri settori: il peso di DI quelli tradizionali, che nel 1994 rappresentavano il 74% della bilancia commerciale manifatturiera, nel 2013 è diminuito al 30%, nonostante la crescita di fatturato estero della moda e dei mobili. Altri settori, poco conosciuti dagli stessi italiani, sono invece cresciuti molto e rappresentano oggi il 70% del surplus. Fra questi settori, raramente presenti nelle considerazioni dell’opinione pubblica, ci sono quelli afferenti al comparto della meccanica, le cui esportazioni nel 1991 erano allo stesso livello di fatturato estero della moda, pari a circa 20 miliardi di euro, e che nel 2013, nonostante la crisi, Dirigenti Industria maggio 2014 9 f ocus - Rilancio Industriale Il bicchiere mezzo pieno Solo la Germania ha fatto meglio dell’Italia con una perdita di quote di mercato pari a un più ridotto -6%, grazie al mercato interno europeo: solo per fare un esempio, dal 1999 al 2008 Francia, Germania, Italia, Spagna, Portogallo e Grecia hanno acquistato auto tedesche per 500 miliardi di euro, contribuendo al successo tedesco, che tuttavia non sarebbe mai stato possibile senza il vantaggio del tasso di cambio fisso dell’euro. L’Italia è inoltre uno dei soli cinque Paesi al mondo ad avere un attivo di bilancia commerciale per i prodotti manifatturieri, risultato pari a 113 miliardi di dollari nel 2012 (in aumento a 130 miliardi nel 2013). Al primo posto troviamo la Cina hanno superato i 70 miliardi; la moda ha invece raggiunto i 45 miliardi di euro. Siamo dunque diventati un Paese di “meccanici”. Analoga considerazione merita l’export della farmaceutica che ha superato nel 2005 il valore dei mobili e oggi è più che raddoppiato, prossimo a 18 miliardi di euro; negli ultimi tre anni l’export italiano di medicinali confezionati è cresciuto di oltre 5 miliardi di euro, registrando la più alta crescita al mondo, sia in valore assoluto sia in percentuale, mentre il settore dei mobili è rimasto stabile a circa 8 miliardi di euro. La ragione, invece, per cui alcuni settori sono entrati in crisi, risiede nel fatto che certi prodotti sono diventati commodities con un basso livello di innovazione, come le lavastoviglie e le lavatrici. Nel grafico relativo al fatturato interno ed estero è riportata la variazione percentuale mediana dei due fatturati per settore di attività economica, registrata dalle imprese tra il 2010 e il 2013. L’ampiezza delle bolle è commisurata al peso del settore in termini di valore aggiunto e sono di colore verde i settori con fatturato in aumento, di colore grigio i settori stabili e di colore rosso quelli in diminuzione: è evidente la crescente importanza rivestita dai macchinari-apparecchiature e prodotti in metallo che, insieme, costituiscono quella che è stata definita la meccanica in senso stretto. Secondo il prof. Fortis la politica industriale dell’Italia dovrebbe dunque essere 10 DI maggiormente incentrata sullo sviluppo della meccanica e allo stesso tempo puntare alla creazione in Italia del centro (hub) farmaceutico d’Europa. L’analisi della competitività dell’Italia nel raffronto internazionale evidenzia come negli ultimi 12 anni, ossia dall’ingresso della Cina nella WTO, tutte le economie avanzate abbiano perso quote di mercato nelle esportazioni manifatturiere a favore dei mercati emergenti. L’Italia, in particolare, ha accusato una perdita del 29% al pari degli Stati Uniti, facendo meglio del Giappone (-33%), della Francia (-39%) e della Gran Bretagna (-45%). Dirigenti Industria maggio 2014 con 866 miliardi, seguita dalla Germania con 394 miliardi, il Giappone con 292 miliardi e la Corea del Sud con 205 miliardi. Per tutti gli altri Paesi la bilancia manifatturiera risulta negativa. Secondo le classifiche di competitività basate su dati Unctad/WTO, su 14 macro-settori in cui è stato suddiviso il commercio mondiale, ci posizioniamo secondi alle spalle della sola Germania che nel 2012 conquista otto primi posti e un secondo posto. L’Italia si dimostra estremamente competitiva, piazzandosi per ben tre volte al primo posto nella graduatoria: nel tes- f ocus - Rilancio Industriale sile, nell’abbigliamento e nel comparto cuoio-pelletteria-calzature. Ma non solo. Infatti, l’Italia conquista anche tre secondi posti: nella meccanica non elettronica, nei prodotti diversi (grazie agli occhiali ed all’oreficeria) e nei manufatti di base (che includono anche comparti come i prodotti in metallo, i marmi e le piastrelle ceramiche in cui l’Italia si colloca da sempre ai vertici mondiali). Conquista anche un terzo posto nei componenti elettronici e un sesto posto negli alimenti trasformati. Secondo l’Indice Fortis-Corradini, sviluppato dalla Fondazione Edison, l’Italia è inoltre il primo, secondo o terzo Paese al mondo per surplus commerciale in ben 946 prodotti, su un totale di 5.117 in cui la classificazione internazionale HS96 suddivide il commercio mondiale, generando 183 miliardi di dollari di surplus commerciale con l’estero. Ancora, l’Italia è, dopo la Cina, il Paese con il maggior numero di prodotti manifatturieri che presentano un miglior saldo commerciale rispetto alla Germania: l’Italia, infatti, “batte” la Germania presentando un maggiore saldo commerciale in 1.215 prodotti, alle spalle della Cina che invece presenta ben 2.134 prodotti con una migliore bilancia commerciale rispetto alla Germania. A seguire Stati Uniti, Giappone, Corea, Francia, Regno Unito e Grecia. È questa l’analisi che dobbiamo fare dell’Italia. È questa l’immagine che dobbiamo trasmettere al mondo. L’Italia è migliore di quella che continuano a raccontare; è bene pertanto che iniziamo a dire la verità, a batterci per il rinascimento morale ed economico del Paese, allontanando i rischi di un aumento dello spread. I problemi dell’industria italiana non sono il suo modello di specializzazione o le sue PMI, troppo piccole per andare in Cina: la sola provincia di Fermo esporta, infatti, ben 300 milioni di euro di calzature in Cina. I problemi della competitività italiana dipendono semmai dai vincoli del sistema-Paese che frenano le imprese e scoraggiano gli investimenti esteri. Nella classifica stilata dal “World Competitiveness Yearbook” considerando 60 principali Paesi, l’Italia risulta al 56° posto per burocrazia; al 54° posto per tassazione ed entrate fiscali totali; al 49° posto per il costo del denaro; al 55° posto per il quadro normativo e legale (incertezza del diritto); al 48° posto per l’economia sommersa; al 50° posto per le infrastrutture per la distribuzione di beni e servizi; al 46° posto per le infrastrutture idriche; al 44° posto nello sviluppo e manutenzione di infrastrutture; al 40° posto nelle infrastrutture del settore energetico; al 53° posto per i costi dell’energia elettrica per i clienti industriali. Per concludere, siamo l’unico Paese al mondo che negli ultimi 22 anni ha generato un avanzo statale primario in ben DI 21 anni, un vero record mondiale, raggiungendo la cifra di 591 miliardi di euro cumulati, più di quanto abbia fatto la Germania. Peccato che poi questo avanzo sia stato utilizzato interamente per pagare una montagna di interessi sul debito pubblico, che sono a tutt’oggi pari a circa 80 miliardi/anno, cioè 30 miliardi in più rispetto ai francesi e tedeschi a causa della reputazione negativa che alimenta lo “spread”. Siamo il “Paese dei miracoli”, ma dobbiamo rimuovere subito gli ostacoli per decollare. ■ Dirigenti Industria maggio 2014 11 f ocus - Rilancio Industriale Droni per l’impiego civile: un settore di grandi prospettive Il caso Aermatica esempio di visione e coraggio Bruno Lodi Supply Chain Director Aermatica S.p.A., socio ALDAI e fondatore del Gruppo Progetto Innovazione s empre più spesso si vedono in azione, impegnati nelle più svariate attività, i Sistemi Aeromobili a Pilotaggio Remoto (SAPR – universalmente noti come droni) e finalmente è in approvazione la normativa definita da ENAC per regolare anche in Italia l’impiego professionale di tali strumenti. Nell’insieme, sta emergendo, da noi come in tutto il mondo, un settore di grande interesse per le applicazioni che i SAPR rendono possibili e che qualche esperto vede come fattore scatenante di un passaggio epocale per l’intera aeronautica poiché apre la possibilità di operare “in volo” a tutti, con costi relativamente modesti e senza la necessità di particolari requisiti. Potenzialmente, i SAPR possono fare “di tutto”: sono già attuali le riprese foto e video, i controlli termografici (su edifici), il monitoraggio industriale (verifiche strutturali, controllo di impianti quali parchi fotovoltaici e linee elettriche), il monitoraggio ambientale, il supporto nella gestione del territorio, gli interventi in emergenza (ricerca di dispersi). In prospettiva si vedono innumerevoli applicazioni scientifiche a cui stanno lavorando laboratori ed università e poi tutto il mondo delle attività in ambito urbano (dal supporto per la gestione dell’ordine pubblico alla distribuzione fisica di oggetti). Il settore promette quindi di consentire lo sviluppo di rilevanti opportunità industriali, sia per produrre e gestire i sistemi, sia per offrire sul mercato l’insieme dei servizi proponibili, opportunità che si 12 DI prestano ad essere colte da realtà anche piccole, purché fortemente innovative e culturalmente preparate a lavorare in un contesto che, in effetti, è aeronautico, anche se con specificità proprie. Proprio la ricerca del giusto compromesso fra un approccio aeronautico alla sicurezza di sistemi/procedure operative e le caratteristiche proprie del settore, il contesto costituisce la sfida che deve essere vinta per permettere alla filiera dei SAPR di esprimere le sue potenzialità. Da un lato infatti è necessario che mezzi ed operatori garantiscano livelli di sicurezza ed affidabilità tali da permettere una presenza sempre più diffusa dei SAPR (che come mezzi volanti possono rappresentare un pericolo sia per ciò che sorvolano sia per gli altri aeromobili con Dirigenti Industria maggio 2014 cui potrebbero interagire), ma dall’altro la regolamentazione, messa in campo per assicurare questi livelli di sicurezza, non deve essere tanto complessa da impedire, di fatto, di operare, o di portare i costi di sistemi e servizi a livelli non compatibili con i prezzi che il mercato è disposto ad accettare. Il Regolamento ENAC che entrerà in vigore va in questa direzione, ma per valutare le sua reale capacità di mettere sotto controllo l’attività dei SAPR senza bloccarla è necessario attendere che ne inizi l’applicazione. Nel frattempo gli attori del settore stanno lavorando per capire in che modo adattarsi alla nuova regolamentazione, di cui comprendono l’importanza (anche a garanzia della loro immagine pubblica del loro lavoro), ma f ocus - Rilancio Industriale che ovviamente li mette a disagio, introducendo vincoli e complessità “aeronautiche”, di non facile comprensione. Il lavoro per arrivare ad avere un settore operante in modo controllato, ma nelle condizioni di espandersi e progredire, è ancora in gran parte da fare e richiederà un grande sforzo sia da parte di ENAC, che dovrà adattare i suoi criteri di lavoro ad una filiera lontanissima, per dimensioni e modelli, dall’aeronautica convenzionale, sia da parte degli operatori stessi, che dovranno lasciarsi alle spalle gli approcci pionieristici ed artigianali che li hanno in gran parte caratterizzati fino ad ora, per fare il “salto di qualità” necessario ad operare in un ambiente regolato. In questo quadro si colloca l’iniziativa di Aermatica S.p.A., impresa nata nel 2008 per progettare e produrre SAPR in modo industriale secondo criteri aeronautici, che sin dall’inizio ha lavorato con ENAC per inserire il suo sistema Anteos nell’alveo della normativa, sviluppando così una onerosa attività pionieristica (spesso infatti le norme non prevedevano il caso proposto ed andavano quindi declinate) e riuscendo già nel 2010 a volare con un Permesso di Volo ufficiale. Nel tempo il modello di business dell’impresa ha superato la semplice offerta del SAPR per offrire al mercato un pacchetto di prodotti/servizi volti a coprire tutte le necessità che un operatore “non aeronautico” deve soddisfare per affrontare il mercato regolato: sistemi rispondenti a criteri aeronautici, adeguato supporto manutentivo, formazione dei piloti, aiuto a creare una organizzazione che risponda alla normativa ed a istruire il personale operativo. Aermatica oggi è un esempio di come una piccola azienda possa soddisfare le richieste del mercato regolato e si propone come supporto a 360° per quegli operatori che vogliano evolvere verso tale contesto, così da affrontare al meglio le sfide che lo sviluppo di questo settore presenterà. Un esempio di innovazione e sviluppo di nuove realtà imprenditoriali per alimentare la vocazione industriale lombarda. ■ “Dillo alla Lombardia...” i l 21 marzo 2014 si è svolto l’incontro fortemente voluto dal Presidente della Regione Roberto Maroni con tutti gli assessori regionali e le parti sociali, con l’obiettivo di condividere valutazioni e considerazioni sull’attuazione degli obiettivi strategici del governo regionale e sul rilancio per il futuro. Il Coordinatore CIDA Lombardia Romano Ambrogi ha partecipato al tavolo “tematico” organizzato dall’Assessore alla Formazione, Istruzione e Lavoro, Valentina Aprea, proponendo le iniziative per il rinascimento dell’industria lombarda, motore economico del Paese. Nel ricordare che la confederazione rappresenta in Lombardia 52.300 dirigenti delle imprese private, pubbliche e delle alte professionalità, Ambrogi ha invitato a valorizzare le competenze dei dirigenti disoccupati e senior a favore del sistema industriale, della società lombarda e della coesione sociale. CIDA ha sottoscritto un patto con l’Assessorato Formazione, Istruzione e Lavoro per dare concretezza a questo impegno con lo scopo di rendere produttivo il patrimonio di competenze di migliaia di manager inoccupati per la realizzazione di specifiche iniziative, fra le quali: l’utilizzo sinergico e complementare della “Dote Unica Lavoro” con gli strumenti Fondirigenti per aumentare l’efficacia dei percorsi di reinserimento lavorativo; la partecipazione di CIDA nelle iniziative di docenza per il trasferimento delle esperienze dei manager a favore dei giovani per favorire l’inserimento nel mondo del lavoro; la creazione della “White List” di dirigenti per il supporto manageriale all’Agenzia dei Beni Confiscati alla l l l DI criminalità organizzata. Attività iniziata da ALDAI - Assolombarda e confluita nel bando regionale che prevede lo studio e la formazione per la destinazione dei beni da assegnare alle finalità sociali. Ambrogi ha auspicato ogni sforzo per rimuovere le complessità burocratiche e per favorire le sinergie che permettano alle imprese di accedere alle risorse finanziarie dei bandi regionali e alle risorse umane dei manager per aiutare le imprese nelle iniziative di internazionalizzazione, di aggregazione in reti di imprese e di sviluppo, per aumentare la competitività del sistema industriale ed economico lombardo. Un accorato invito alla collaborazione fra manager, imprese ed amministrazioni per intraprendere con coraggio nuove forme di operosità della gente lombarda per costruire nuova cultura del lavoro. ■ Dirigenti Industria maggio 2014 13 m anagement Nuovi modelli di simulazione come supporto al management per lo sviluppo del business aziendale Business Innovation e Simulazione Sergio Augelloni Fabbri Senior consultant at Fair Dynamics Consulting l’ esigenza di innovare business aziendale attraverso una maggiore efficacia ed efficienza delle strategie aziendali, nonché del go-to-market da adottare, unitamente alla conseguente riorganizzazione dei processi interni, è un tema attuale ed ineludibile per qualsiasi impresa che trova oggi un insostituibile supporto – grazie a nuovi strumenti e tecniche di intervento più articolate – nella rea lizzazione di modelli di simulazione “complessi“ che consentono di valutare ex-ante l’impatto delle possibili scelte strategiche da intraprendere. Il management aziendale potrà così costruire, attraverso l’attività di studio ed analisi degli elementi concorrenti, modelli di riferimento in grado di riprodurre – con un alto grado di attendibilità – gli scenari conseguenti alle possibili scelte (what if analysis), quantificando altresì gli aspetti economici e funzionali che da tutto ciò ne conseguono. Nell’attuale realtà socio-economica costituita da sistemi complessi adattivi con strutture fortemente dinamiche, interconnesse e caratterizzate da comportamenti non lineari, la simulazione – replicando in vitro tali fenomenologie – si qualifica come strumento ideale per pianificare, analizzare e valutare i rischi decisionali identificando al meglio le alternative delle scelte strategiche che ne derivano. Ovviamente il grado di attendibilità dei risultati è proporzionato alla qualità dei mezzi nonché delle tecniche e metodologie impiegate. I principali vantaggi che l’impiego di tali tecniche offre al management aziendale sono: riduzione di costi e rischi: gli esperimenti svolti direttamente sul campo sono spesso molto costosi e non danno risposte in real-time mentre l’analisi approfondita degli scenari possibili entro cui dovrà operare l’impresa permette una attenta valutazione dei rischi e benefici connessi e un abbattimento dei costi legati agli errori decisionali; valutazioni dei fenomeni non lineari e complessi: attraverso modelli di simulazione è possibile studiare e replicare fenomeni non lineari difficilmente valutabili attraverso l’utilizzo di altri strumenti quali ad esempio i fogli elettronici; forte valorizzazione della componente tempo: lo scorrere dei modelli all’interno di una finestra temporale e di conseguenza l’osservazione “real-time” dell’evolvere degli indicatori di performance permette un punto di osservazione unico per la comprensione dei problemi affrontati anche quando l l ... esiste, da qualche anno, una quarta metodologia definita “ibrida” o “multi-metodo” (Multi-Method Simulation Modeling - MMSM) ... 14 DI intervengono valutazioni a posteriori o in corso di svolgimento. l Dirigenti Industria maggio 2014 Sino ad oggi gli strumenti più comuni utilizzati dalle aziende per tali temi sono i fogli elettronici e tra questi Microsoft Excel è quello più conosciuto. Il successo dell’impiego di tali soluzioni si realizza ove vi siano scenari da analizzare con le seguenti caratteristiche: il numero di parametri che influenzano il sistema è limitato; il comportamento del sistema è lineare; le dipendenze tra le variabili sono chiare ed il modello mentale semplice da costruire. l l l Ma la realtà odierna e quella in divenire debbono tenere conto soprattutto di un forte aumento delle problematiche che interagiscono nello scenario e che lo caratterizzano in modo più complesso. Una conferma a tutto ciò si ha quando: ci sono molti parametri o troppe combinazioni di scenari che influenzano il sistema; l m esistono dipendenze temporali o causali (retroazioni) tra le variabili (comportamento non lineare); il comportamento del sistema non è intuitivo o immediato; sono presenti situazioni di incertezza (sistema stocastico). l l l Per questi motivi esistono diverse metodologie legate alla simulazione di processi di business complessi per le quali non è facilmente ricercabile una soluzione analitica in quanto ognuna di queste è adatta per problemi caratterizzati da livelli di astrazione differenti. Le metodologie presenti oggi per tali temi sono principalmente tre, sviluppate peraltro in differenti periodi negli ultimi decenni ed ognuna si caratterizza per il tipo di approccio offerto. La tabella n. 1 riportata in questo articolo schematizza tale situazione. Riferendo il modello metodologico al livello di astrazione possibile possiamo sintetizzare il tutto con il grafico n. 1. A completamento di quanto sino ad ora esposto diciamo che esiste, da qualche anno, una quarta metodologia definita “ibrida” o “multi-metodo” (Multi-Method Simulation Modeling - MMSM) che, consentendo una qualsiasi combinazione delle tre metodologie sopracitate, permette la creazione di modelli molto aderenti alla complessità e dinamicità della realtà odierna. Questa interessante ed utilissima caratteristica permette quindi di sviluppare alte definizioni nella realizzazione dei modelli e di focalizzarsi al meglio sullo studio del problema specifico piuttosto che sull’escogitare tecniche per aggirare alcuni aspetti di dettaglio attraverso paradigmi poco adatti a rappresentarli. Il successo dell’impiego di tale metodologia si è già riscontrato in molte aziende e gruppi nazionali ed internazionali operanti nei più svariati settori (chimico farmaceutico, cantieristica, aeroporti, banche e assicurazioni etc.) e sulle diverse aree aziendali: produzione e logistica, dimensionamento delle risorse, vendite e marketing, etc. La simulazione permette ai manager di valutare le strategie ed operare così le proprie scelte con un elevato grado di anagement Tabella n. 1 Metodologia Caratteristiche System Dynamic (SD) Adatta allo studio e comprensione del comportamento dinamico dei sistemi complessi (fenomeni strategici, macro-economici, dinamiche sociali ed ambientali). Si basa sull’evoluzione temporale dei fenomeni attraverso eventi concatenati. Adatto a studiare Discret Event Simulation fenomeni di alto dettaglio operativo quali i tempi di (DSE) attesa per code, processi produttivi ed amministrativi, velocità dei servizi etc.) Agent Base Modeling and Simulation (ABMS) Il più recente ed innovativo. Adatto a catturare la complessità di sistemi non lineare. Approccio bottom-up in cui vengono modellizzate le unità elementari (aziende, persone, ruoli, mezzi etc.) che si concretizzano man mano che il sistema evolve come effetto delle decisioni intraprese da ognuno. Grafico n. 1 attendibilità tra risultati attesi e quelli realmente ottenuti. I modelli di simulazione delle strategie di innovazione del business sono stati argomento dell’incontro del 14 maggio del Gruppo Progetto Innovazione, dove ho incontrato i dirigenti interessati agli approfondimenti. In un mondo che corre sempre più veloce non c’è più il tempo per procedere per tentativi. Per essere competitivi bisogna agire tempestivamente proponendo modelli di business provati, almeno virtualmente. ■ DI Dirigenti Industria maggio 2014 15 m anagement Milano, Sala Alessi di Palazzo Marino, 26 marzo 2014 Merito e Talento Premio Donna 2014 ALDAI Patrizia Forcina Relazioni Industriali e Istituzionali Federmanager La valorizzazione della “eccellenza” femminile La valorizzazione del talento ed il riconoscimento della leadership femminile rappresentano oggi processi imprescindibili per il nostro Paese, le nostre aziende e le famiglie italiane non solo per un tema di genere, ma, soprattutto, per una questione di business, di profitto, di risultati e del bisogno di nuove idee. Inoltre la valorizzazione dei talenti femminili, specie in un momento di grave crisi, può contribuire ad una fertile rivisitazione del mondo del lavoro portando il contributo di uno sguardo e di uno stile differente per un buon governo delle imprese. La situazione in Italia La difficoltà di affermazione della managerialità femminile all’interno delle 16 DI aziende italiane non è altro che lo specchio della cultura e del sistema di valori dominante nel nostro Paese. C’è infatti una strettissima relazione di interdipendenza tra il contesto socioculturale e le imprese: la società influenza la cultura aziendale. A loro volta le imprese non solo rispecchiano la cultura del Paese in cui sono inserite, ma possono fungere da traino o da acceleratori del cambiamento. La situazione italiana si conferma di particolare criticità per quanto riguarda la questione femminile sia sul fronte sociale sia su quello delle imprese, sotto l’influenza di una rappresentazione della donna ancora fortemente tradizionale e vincolante. D’altra parte la maternità si pone ancora come il nodo irrisolto fondamentale, il principale ostacolo all’accesso paritetico delle donne al mondo del lavoro. Si dice che la donna-lavoratrice sia penalizzata su un duplice fronte: quello pratico, per il persistere della delega tota- Dirigenti Industria maggio 2014 le alle donne della responsabilità di cura e l’inadeguatezza delle misure sociali e quello psicologico a causa del radicamento nella cultura familiare italiana di una visione sacrificale della maternità. La resistenza al cambiamento riscontrabile in molte aziende italiane è peraltro conseguenza dell’assenza di ricambio generazionale e dell’esclusione delle donne dalle posizioni di vertice dove si costruisce la cultura aziendale e si stabiliscono i criteri di cooptazione, le norme di riconoscimento dei meriti e la valutazione degli individui. Tuttavia in questo ultimo periodo le cose stanno cominciando a cambiare, non solo nel settore pubblico dove le donne dirigenti sono salite del 20% negli ultimi sei anni (Dati SDA Bocconi 2014), ma anche sul fronte privato (dati INPS 2014): infatti, mentre i dirigenti maschi arretrano del 5%, le colleghe aumentano del 16%. Le donne manager rappresentano così oggi il 14,5% del complesso della dirigenza. Forse la crisi ha giocato a favore poiché come si sa le donne manager si accontentano di una retribuzione inferiore. I rapporti internazionali Per il Rapporto 2013 del World Economic Forum (che classifica i Paesi secondo i loro divari di genere) la situazione globale del genere femminile è migliorata: 86 Paesi su 133 hanno accorciato il divario tra uomo e donna tra cui anche l’Italia, che è avanzata di nove posizioni, dal numero 80 del 2012 al 71 di quest’anno. Si colloca però ancora a notevole distanza dai Paesi del Nord Europa, che rappresentano i “top ten” di genere (Islanda, Finlandia, Norvegia, Svezia, Ir- m landa, Danimarca, Svizzera e, addirittura, la Bulgaria, l’Estonia e la Croazia: vera sorpresa rispetto alla media molto bassa riscontrata nei Paesi dell’Est). I progressi quindi ci sono, ma ancora non bastano. Il numero delle donne amministratore delegato è in aumento, ma la quota in posizioni manageriali “senior” è ferma. Secondo un ultimo recente sondaggio internazionale (riportato in questi giorni dal Financial Times) condotto su 6.700 manager in 45 Paesi le donne guidano il 12% delle grandi multinazionali, in aumento rispetto al 10% del 2013 e del 5% del 2012. Nelle altre aziende invece la quota delle donne in posizioni manageriali elevate è al 24%, la stessa del 2013, del 2009 e del 2007 e solo in lieve aumento rispetto al 19% del 2004. Le donne hanno fatto grandi passi in avanti nel campo della finanza, ma molto meno nel settore innovativo (tecnologia). Nel settore bancario la percentuale di donne manager è salita dal 28% (dato del 2005) al 33% di oggi: il tasso di crescita più elevato se si analizzano i rapporti di genere ai vertici nei diversi settori dell’ultimo quinquennio. Crisi economica e mercato del lavoro femminile L’attuale crisi economica ha contribuito a rallentare il processo di evoluzione della cultura sociale italiana. L’indagine sui manager italiani, svolta da Episteme per conto di Federmanager nel 2013, restituisce una situazione di tensione legata all’incertezza del posto di lavoro, cui si accompagna una pressione crescente sui risultati, con ricadute negative sulle condizioni di lavoro e sul clima aziendale: di questo soffrono indiscriminatamente uomini e donne, ma è la componente femminile che finisce con il soccombere ritenendo questa pressione insopportabile perché in conflitto con i doveri di cura. Sia gli uomini sia le donne tendono a stigmatizzare l’invasività del lavoro, che viene percepita come correlata ad una cultura organizzativa che premia l’overtime più dei risultati raggiunti. Vi è infatti una piena convergenza tra uomini e donne in merito al fatto che l’elevata individualizzazione correlata alla complessità del ruolo manageriale richieda una personalità ricca, articolata e ben integrata: un equilibrio cioè tra lavoro-vita privata come fondamento della qualità manageriale. Le quote rosa in azienda e in politica Nonostante la Camera dei Deputati abbia definitivamente bocciato la parità di genere che avrebbe garantito per legge la rappresentanza femminile nelle liste elettorali, sembra che le donne le proprie quote rosa se le stiano guadagnando da sole. È un dato certo: negli organi di governance delle società italiane, sia pubbliche sia private, c’erano “troppe poche donne”. Ma dal 12 agosto 2012, nel procedere al rinnovo degli organi di amministrazione e di controllo, le società quotate in borsa e le società controllate dalle pubbliche amministrazioni, per tre mandati consecutivi (quindi per circa un decennio), hanno dovuto adeguarsi agli obblighi introdotti dalla legge n. 120 del 2011, sulle quote di genere. Lo scopo della legge c.d. Golfo-Mosca è quello di contrastare l’attuale massiccia presenza di quote “azzurre” negli organi societari di gestione e di controllo. È vero che il vincolo riguarda solo una piccola parte del variegato mondo delle aziende, ma la fissazione di quote ex ante ha contribuito ad accrescere la partecipazione femminile e soprattutto ha DI anagement costituito il segnale di un cambiamento anche culturale del ruolo delle donne nella società. Le quote di genere quindi potrebbero divenire un modello da imitare da parte delle altre imprese, magari percorrendo la via della cosiddetta “responsabilità sociale” in considerazione della base etica della meritocrazia quale capacità di promuovere l’eguaglianza delle opportunità. Inoltre la spinta a varcare la soglia della diseguaglianza “verticale” potrebbe influire positivamente sulla perdurante questione del “gender wage gap”. La legge ha dato fino a questo momento, risultati importanti: nelle società quotate la rappresentanza femminile è salita da circa il 6 al 18%. Mentre nelle 9 società controllate dal Ministero delle Finanze che hanno rinnovato i propri organi sociali dopo l’entrata in vigore della legge, la percentuale delle donne è arrivata al 25,6%. Ricerche ancora in corso documentano un generale efficientamento dei CdA ed una maggiore trasparenza nelle nomine. Giovani donne dirigenti e carriera L’immagine delle giovani donne di oggi offre un quadro nuovo: si laureano meglio dei maschi, li hanno raggiunti per numero tra i quadri aziendali e superati tra i manager under 34. Capaci di sacrifici, le donne in carriera rinviano la maternità, senza tuttavia accantonarla. Si Dirigenti Industria maggio 2014 17 m anagement battono per premiare l’efficienza invece degli orari dilatati. Una recente indagine (Unioncamere, 2013) dimostra infatti che il fattore D si sta facendo apprezzare in moltissime aziende, dove le donne giovanissime sono già arrivate alla parità nei livelli dirigenziali, cioè tra i quadri. La vera sorpresa è che passando al livello superiore di carriera, c’è una fascia di età in cui le donne hanno superato gli uomini, anzi sono più del doppio: stiamo parlando degli under 34, dove le manager sono il 5,15 contro il 2,05%. Certo in valore assoluto sono numeri bassi (i manager così giovani sono pochi), ma sono sintomo di cambiamento. Sono colte, capaci di viaggiare, inglese perfetto e più determinate; proprio perché sanno di dover sconfiggere una montagna di stereotipi sono pronte a dare il massimo senza vittimismi e sapendo che l’autonomia è il più grande dei valori. Il 33% sono single, separate o convivono: in pratica si sposano meno dei colleghi maschi. Una volta di iscrivevano a Lettere per fare le insegnanti o trovare un lavoro che si conciliasse con la famiglia. Oggi le ragazze che si iscrivono a ingegneria, per esempio, sono raddoppiate dal 10 al 20%. Non solo: quando una ragazza entra in una facoltà considerata maschile dimostra di essere più brava. Senza trasformare il fattore D in un totem, le donne hanno capito di essere un valore aggiunto, non solo perché portano in azienda un altro sguardo, ma anche perché hanno un approccio ai problemi che arriva alla soluzione: quindi a conciliare e risolvere. Purtroppo il pregiudizio sulla maternità continua ad essere altissimo ed incide sul percorso meritocratico. In realtà le giovani non sono affatto disponibili a fare carriera diventando come gli uomini, ma proponendo un loro modo, un loro stile nel mercato del lavoro che concili vita professionale e familiare. Una modalità che non sia basata sulla presenza ma sui risultati: per questo si sposano tardi e la maternità viene posticipata di conseguenza senza tuttavia rinunciarvi (intorno ai 38 anni). In questo momento di crisi che ci sta facendo sentire tutti un po’ precari emerge un’altra caratteristica non da poco delle donne: sanno assumersi rischi e non temono di mettersi in proprio, di fare le free lance. Che lettura dare al fenomeno che vede sempre più dirigenti donne nel privato e nella pubblica amministrazione (dati Inps; Osservatorio SDA Bocconi): meritocrazia femminile o vantaggi della crisi che ha inaspettatamente aperto degli spiragli per le donne? Cambio culturale o il compromesso di accettare gli stessi incarichi degli uomini ma meno rimunerati? Ci sono uomini molto illuminati, che sanno riconoscere “un tema comune a tutti: il Paese ha bisogno di talenti, che siano uomini o donne. La questione vera è avere le persone giuste nei posti giusti”. Le donne sono portatrici di una specificità femminile? La componente femminile è diversa da quella maschile, poi ognuno ovviamente nasce con un mix personale. Però alcuni temi sono molto cari alle donne: l’education, per esempio, come la naturalezza nel dare e nel restituire o la capacità di prendersi cura degli altri. Sono tutte caratteristiche femminili che vanno nella direzione in cui dovrebbe andare il mondo, ovvero verso una forma di potere meno arido. La politica è l’ultimo fortino del potere che potrà essere conquistato: “È più difficile per le donne avanzare nella politica rispetto all’economia, perché quest’ultima misura più facilmente e più concretamente i risultati”. ■ Cresce il management femminile e cresce il valore che le donne portano in azienda e alla società Paola Poli a Coordinatrice GdL Donne Dirigenti ALDAI nche quest’anno si è svolta la premiazione di 18 donne di merito e talento nella prestigiosa cornice di Palazzo Marino gentilmente offerta dal Comune di Milano. Le 18 premiate hanno ricevuto il master 24 Management e Leadership gentilmente offerto dalla Business School del Sole 24 Ore, un soggiorno benessere da Abano Ritz SPA e una valigetta well being da Sanofi. 18 DI La premiazione è stata preceduta da una tavola rotonda sul tema: “Donne che creano valore in termini di opportunità di business e occupazione”. Cresce la presenza del management femminile e cresce anche il valore che le donne portano nelle aziende e nella società. Sviluppano nuovi business, creano occupazione, rappresentano il mercato che cresce di più al mondo. Su questi temi sono intervenuti esponenti del mondo delle imprese e delle istituzioni con Laura La Posta, capo redattore de Il Sole 24 Ore come moderatore della tavola rotonda. Dirigenti Industria maggio 2014 Jane Reeve, Amministratore Delegato della Camera Nazionale della Moda Italiana, testimonia come ”L’industria della Moda in Italia è in crescita anche quest’anno del 5%, nel settore il 58% dei lavoratori sono donne. Ci sono molte donne che creano nuovi marchi e posti di lavoro partendo da idee di collezioni moda e design”. Benedetta Arese Lucini, Regional General Manager Europe Uber, ha raccontato come una nuova idea di business stia creando centinaia di posti di lavoro: il nuovo servizio di auto private con autisti altamente referenziati significa che m Uber sta selezionando e formando nuovi assunti. Giorgio Boggero, Amministratore Delegato Cloetta Italia, società quotata al Nasdaq, racconta come una donna sia riuscita a salvare posti di lavoro e successivamente come la sua società abbia portato in Italia un intero stabilimento di produzione. Le vendite crescono, tra i marchi anche Saila e Sperlari. Tommaso Arenare, Egon Zehnder, sottolinea come nella sua esperienza nazionale ed internazionale abbia visto quanto le donne siano in grado di migliorare la qualità dei board CdA. Alessia Mosca, onorevole, firmataria della legge CdA e Smart working, evidenzia come la politica possa aiutare il cambiamento: oggi in Italia le donne nei CdA sono passate dal 3 al 10%. Chiara Bisconti, Assessora al Benessere, Qualità della vita, Sport e tempo libero, Risorse umane e Servizi generali del Comune di Milano, ha dato un grosso impulso al cambiamento che può essere attuato con le nuove tecnologie promuovendo le giornate del lavoro agile a Milano. Oltre che facilitare la conciliazione famiglia-lavoro si è ridotto il traffico, si sono risparmiati in media 57 km e due ore a persona. Claudia Parzani, Partner Linklaters e Presidente Valore D, ha lanciato il programma “Adotta un giovane” dove 100 donne adotteranno 100 giovani dando loro consigli per le prime fasi di crescita. Nicoletta Polla Mattiott, per “Women for Expo”, proietta un filmato dove valorizza la capacità delle donne di occuparsi del bene comune come chiave nel fare rete per mettere in campo idee che “nutrano il pianeta”. Monica Regazzi, Partner & Managing Director The Boston Consulting Group, presenta uno studio svolto da Boston Consulting su come le donne siano il mercato che cresce di più al mondo e grandi influenzatori di acquisto. Ha regalato alle premiate e a tutti i partecipanti il libro “Le donne vogliono di più, capire e conquistare il mercato che cresce di più al mondo”. “Durante l’evento vengono premiati 18 modelli femminili manageriali positivi, che rappresentano veri esempi di merito e talento – spiega Paola Poli, coordinatrice del Gruppo Donne Dirigenti ALDAI – l’obiettivo è di promuoverli, diffonderli e premiarli per favorire una cultura del merito e delle pari opportunità”. Il Gruppo di Lavoro Donne Dirigenti Nome Azienda Viola Ferrario Philips Viviana D’Alto STMicroelectronics anagement ALDAI ha lo scopo di creare sinergie con enti e organizzazioni per offrire alle associate maggiori opportunità di networking, aggiornamento e formazione. Ecco di seguito le 18 donne premiate per l’edizione 2014. Chiara Borinelli Sanofi Esther Berrozpe Whirlpool Emea Alessandra Senici Luxottica Group S.p.A., Milan, Italy Ruolo Marketing Director Italy, Greece and Israel Philips Lighting STMicroelectronics S.r.l. AST Computer Vision Reserach Platform Director Senior Marketing Manager Italy EMEA Marketing coordinator per la Practice Finacial Services Executive Vice President Human Resources, Organization & Facility Management Direttore Risorse Umane Mellin S.p.A. - Danone Nutricia Early Life Nutrition Direttore Corporate Social Responsibility Nestlé Waters Italia Direttore Risorse Umane Schindler SpA Global HR Processes and Programs Director Gruppo Campari Direttore Commercial Operations Vodafone Executive Clinical Research Director European Design Lab Manager, CBG 3M Italia srl C-Compliance - Data Protection Office Henkel Italia S.p.A. Responsabile Controllo Gestione Sanofi Italia President, Whirlpool Emea, Executive Vice President, Whirlpool Ccorporation Group Investor Relations Director Melania Pecoraro Visiant Contact Srl Google Partner Relationship Manager Nicoletta Scannavini A.T. Kearney Italia Francesca Manili Pessina Sky Italia Sonia Malaspina Danone Daniela Murelli Nestlè Waters Italia Donatella Bianchi Schindler Spa Monica Redolfi Campari Barbara Cominelli Vodafone Italy Paola Fattore MSD Italia Monica Dalla Riva 3M Antonella Cazzaniga Henkel Elisabetta Pezzotta Cloetta Italia Silvia Candiani Microsoft HR Director - Cloetta Italia Direttore Marketing & Operation Microsoft in Italia Categoria Innovazione Innovazione Innovazione Diversity Management Diversity Management Diversity Management Gestione Collaboratori Gestione Collaboratori Gestione Collaboratori Giovani e potenziali Giovani e potenziali Giovani e potenziali Gestione Economica Gestione Economica Gestione Economica Lancio Nuovi Business Lancio Nuovi Business Lancio Nuovi Business Che i cittadini italiani, sia maschi sia femmine, vedano positivamente una maggior presenza delle donne nei luoghi decisionali lo conferma anche l’Istat. I fatti parlano chiaro: nelle imprese familiari, il Roe (l’indicatore della performance aziendale) è superiore del 5% rispetto alla media quando il Consiglio di Amministrazione è misto e i risultati migliori si ottengono là dove «le donne raggiungono una massa critica», ovvero siano tre o più (Aub 2013). “Un dato molto positivo – spiega Paola Poli, coordinatrice del Gruppo Donne Manager ALDAI – che sta testimoniando un vero e proprio cambiamento culturale. Il management femminile è giovane e cresce anche se siamo ancora circa 10 punti inferiori alla media europea del 33%”. ■ DI Dirigenti Industria maggio 2014 19 m anagement Come diventare competitivi Daniele Brioni Socio ALDAI e Partner, Expense Reduction Analysts Come recuperare margini apparentemente inaccessibili o sconosciuti intervenendo sull’ottimizzazione dei costi generali: una Pocket Guide basata sull’esperienza n ell’ultimo decennio e alla luce dell’attuale contesto economico, il tema del recupero di marginalità anche attraverso la riduzione dei costi generali è sempre vivo. I vertici aziendali conoscono bene quanto diretto e immediato sia l’impatto sulla bottom line indotto da una riduzione dei costi generali, come pure la complessità che altrimenti l’azienda incontrerebbe se puntasse ad ottenere lo stesso recupero di marginalità attraverso un incremento di fatturato. Ipotizzando un EBIT dell’8%, una riduzione di costo pari a 40.000 euro risulta equivalente ad un incremento di fatturato pari a 500.000 euro (e al diminuire dell’EBIT l’incremento del fatturato necessario cresce oltremodo!). Tuttavia, accade abbastanza frequentemente che a questa leva di efficienza non sia data la giusta attenzione. Perché un possibile risparmio secco di 40.000 euro sui costi generali non viene perseguito come un fatturato incrementale di 500.000 euro? Perché a questi target viene dato un peso diverso? Quale dei due si ritiene più facile e immediato ottenere? Certamente, le organizzazioni incontrano molti vincoli nel generare scenari di ottimizzazione della spesa che illustrino chiaramente le capacità dei fornitori interpellati di generare migliori economie. I principali vincoli sono la mancanza di tempo rispetto ad altre priorità, la scarsità delle risorse interne, la mancanza di competenze specialistiche e la difficoltà nel cumularne vista la frequenza con cui le aziende si confrontano con il mercato (anche una volta l’anno) e la carenza del monitoraggio del rapporto di fornitura. Di conseguenza, la maggior parte delle aziende ha una limitata capacità di aggregare potere negoziale e ottiene risultati modesti; sebbene negozino una 20 DI riduzione di prezzo, ignorano quale sia il prezzo pagato dal mercato. Il risparmio medio dei progetti di successo realizzati dalle migliori società di consulenza che operano nell’ottimizzazione dei costi generali è del 20% circa. L’aspetto negoziale è ovviamente incluso, ma tale risultato è possibile solo eliminando gli sprechi e pesando altri criteri decisionali (requisiti qualitativi, livelli di servizio offerti dai fornitori correnti o da quelli potenziali). Per rendere veramente redditizio un programma di ottimizzazione dei costi generali, un’azienda ha bisogno di affrontare continuamente problematiche relative a disponibilità di tempo, di esperienza e di metodo. Il project charter di un intervento teso alla ottimizzazione della spesa non potrebbe fare a meno di questi elementi: coinvolgimento degli stakeholders e condivisione dell’ambito del progetto; identificazione del fabbisogno reale dell’azienda; esecuzione di benchmarking; implementazione e follow-up delle misure selezionate. Normalmente, un progetto di riduzione dei costi prevede le seguenti fasi: analisi di fattibilità delle categorie di costo identificate; analisi dei dati (raccolta e analisi dei dati relativi ai consumi, alle procedure e alle consuetudini in essere, alle aspettative, determinazione del fabbisogno, definizione dei valori di riferimento per misurare i risultati); individuazione delle opzioni di risparmio (RFQ, analisi di impatto, negoziazione, presentazione delle opzioni); implementazione delle raccomandazioni; monitoraggio e valutazione dei risultati conseguiti. l l l l l l l l l Dirigenti Industria maggio 2014 Oltre al superamento degli evidenti vincoli di tempo, di risorse, di esperienza e di metodo, il ricorso a specialisti esterni è consigliabile per poter accedere a fattori di successo-chiave altrimenti non disponibili: la conoscenza del business del fornitore; la possibilità di uscire da un rapporto di negoziazione pura (il consulente si relaziona con i fornitori in nome e per conto del cliente); l’accesso ai benchmark di riferimento utilizzati dal consulente. L’esercizio combinato di questi fattori permette di esercitare una pressione concorrenziale che aiuta a tenere i fornitori allineati al mercato e, nel 60% dei progetti, ha abilitato la prosecuzione del rapporto di fornitura con il fornitore corrente, ma a condizioni che vengono ciclicamente riviste nel comune interesse. I requisiti chiave per la scelta di un partner sono: la padronanza di metodi e strumenti; le esperienze specialistiche (devono conoscere i meccanismi e le dinamiche intime dei settori di approvvigionamento, i cui modelli tariffari e commerciali mutano continuamente e sono molto spesso impenetrabili); un approccio win-win (un partner è legato ai suoi clienti, condividono gli stessi obiettivi e hanno una visione comune; il compenso del partner è determinato esclusivamente in base ai risparmi prodotti e tale approccio misura il commitment e la confidenza del partner nel perseguire il successo di un progetto); la totale indipendenza e trasparenza del partner nel rapporto con i fornitori. La competitività si raggiunge anche con una professionale razionalizzazione dei ■ costi. l l l l l l l INFORMAZIONE PUBBLICITARIA Driver Center: il posto di chi guida Driver ti aiuta, grazie alla competenza e professionalità dei suoi oltre 300 punti vendita, a controllare e manutenere i tuoi pneumatici, offrendoti la più ampia gamma di assistenza, per ogni tipo di veicolo: cambio gomme, deposito stagionale, interventi di meccanica leggera, vendita accessori e vetture di cortesia. Inoltre, i Driver Center sono convenzionati con le principali leasing companies e offrono servizi dedicati alle grandi flotte. Scopri il punto vendita più vicino a te su www.driver.it. Troverai professionalità, competenza, trasparenza e affidabilità. Driver per la sicurezza Il pneumatico è l’unico elemento di contatto fra il veicolo e la strada, ecco perché un uso corretto ed un’attenta manutenzione sono elementi fondamentali per garantire la sicurezza in tutte le situazioni, aumentarne la durata e risparmiare denaro. Segui questi preziosi consigli: CONTROLLA LA PROFONDITÀ DEL BATTISTRADA RESIDUO: la profondità del battistrada non deve essere mai inferiore al limite legale di mm 1,6. Oltre a quanto previsto quale limite legale, Driver consiglia di sostituire i pneumatici quando il battistrada è di circa 3 mm. Le prestazioni sul bagnato diminuiscono proporzionalmente allo spessore del battistrada. MANTIENI I TUOI PNEUMATICI ALLA GIUSTA PRESSIONE: le pressioni di gonfiaggio influiscono in maniera diretta sulla tua sicurezza di marcia, controllale pertanto regolarmente, almeno una volta al mese a pneumatico freddo e sempre prima di intraprendere lunghi viaggi. Lo spazio di arresto di un pneumatico correttamente gonfiato è minore rispetto a quello di un pneumatico sottogonfiato. CONTROLLA I DANNI VISIBILI DEL PNEUMATICO: urti contro i marciapiedi, buche stradali ed ostacoli di varia natura possono essere all’origine di lesioni interne dei pneumatici non immediatamente evidenti o rilevabili visivamente: in tal caso fai controllare dal tuo Driver di fiducia anche l’interno della copertura. Pneumatici che presentino danneggiamenti strutturali non sono più idonei alla circolazione e pertanto devono essere sostituiti. UTILIZZA IL PNEUMATICO GIUSTO PER LA STAGIONE GIUSTA: guidare con pneumatici estivi nella stagione invernale è un rischio. Analogamente, utilizzare pneumatici invernali in primavera ed estate è altrettanto rischioso. Con temperature superiori ai 7° C, infatti, gli pneumatici invernali non sono in grado di garantire le migliori prestazioni su strada: lo spazio di arresto aumenta e l’aderenza diminuisce. ANTICIPAZIONI PROSSIMA EDIZIONE SCEGLI IL PNEUMATICO SU MISURA PER LA TUA AUTO: Pirelli è leader nelle omologazioni premium e collabora con i migliori costruttori di auto per sviluppare il pneumatico ideale per il modello di auto equipaggiato, così da ottenere il massimo del processo di messa a punto pneumatico/vettura. DI Dirigenti Industria maggio 2014 21 n otizie da Tra Renzi e Squinzi Giorgio Ambrogioni Presidente Federmanager Governo e Confindustria, come Scilla e Cariddi, ci stanno impegnando in una navigazione quanto mai complessa: da come terremo saldo il timone della nostra politica sindacale e contrattuale dipenderà molto del futuro di Federmanager e della Categoria che rappresentiamo. s cilla, ovvero la politica ha cambiato passo. Non sapeducation. Abbiamo confermato la nostra disponibilità ad impiamo ancora quanto nella forma e quanto nella sopegnare i nostri seniores come tutor a favore dei giovani per stanza ma è fuor di dubbio che siamo di fronte ad orientarli sul mercato del lavoro. una situazione nuova, da leggere ed interpretare con Lo abbiamo sollecitato, incontrando i suoi più stretti colgli “occhiali” giusti. laboratori, a realizzare una incisiva revisione della spesa Siamo chiamati ad operare in un quadro socio-politico che sta pubblica, ad introdurre una ferrea politica di costi stanrompendo equilibri storici e di potere che tanti danni hanno dard per contrastare il cancro del malcostume e della corfatto al Paese, impaludandolo o ingessandolo, che chiama tutruzione, ad aggredire evasione ed elusione fiscale, a fare ti noi a riconsiderare prassi e metodi operativi. tutto ciò sfuggendo ai rischi di approcci demagogici e/o Abbiamo un Presidente del Conispirati da logiche iniquamente siglio che ha dichiarato chiusa redistributive. l’epoca della concertazione (era Ed è per questo che mentre abora!) riservata a pochi intimi, ma biamo condiviso la scelta di ridurche disconosce (e questo non va re il cuneo fiscale a vantaggio dei bene!) anche il valore del dialogo lavoratori a minor reddito, abbiasociale, di un ascolto utile a racmo ritenuto di contrastare fermacogliere il pensiero dei corpi somente la proposta Cottarelli sulle ciali intermedi, soggetti che pospensioni: proposta inaccettabile sono svolgere un ruolo prezioso perché tesa ad incidere ancora per accompagnare quel processo una volta su onesti cittadini, tropdi modernizzazione di cui il Paese pe volte chiamati a contribuire ha grande bisogno. Noi per primi alla cosiddetta solidarietà sociale. tra questi. Ci piace l’energia che Renzi mette Abbiamo un Governo che vuole nella sua azione di governo, ci è dimostrare progettualità e, sosimpatica la sua voglia di rinnoprattutto, capacità attuativa e vamento diffuso, ci convincono questo non può che andare bene assai meno alcune sue generalizper ridare credibilità alla politica, zazioni sulle responsabilità delle per spingere avanti quelle riforclassi dirigenti, certi suoi giudizi me istituzionali ed economiche sommari. senza le quali il Sistema Italia difCondividiamo il suo richiamo alla ficilmente ripartirà, ma occorre sobrietà retributiva ma la soluzioevitare i rischi di un approccio ne sta nella effettiva misurazione “giovanilistico”, un po’ troppo cor- Scilla e Cariddi. Dipinto di Johann Heinrich Füssli. del merito, della responsabilità, saro, disinvolto, per alcuni versi Olio su tela, cm 126x101. Kunsthaus Aarau. nel rischio insito nella posizione superficiale. ricoperta, nei risultati di medio Appena insediato abbiamo scritto a Renzi, gli abbiamo detto lungo periodo: sta nella assoluta indipendenza dei comitati di che siamo una Categoria che fa del cambiamento una regola remunerazione. di vita, è parte del suo dna; quindi, non solo il cambiamenLo abbiamo invitato a distinguere tra la situazione dei colto non ci spaventa ma siamo pronti a dare il nostro contributo leghi che rappresentiamo e quella di pochi top manager su mercato del lavoro, politiche industriali e settoriali, riforma con ruoli di capo azienda. fiscale, managerializzazione delle PMI, ricerca, innovazione ed E veniamo a Cariddi, cioè a Confindustria e al rinnovo con- 22 DI Dirigenti Industria maggio 2014 n otizie da trattuale. Stiamo nelle aziende, siamo le aziende: sappiamo bene quanto la situazione, pur con qualche segnale di miglioramento, resti difficile. Ma un rinnovo contrattuale, un buon rinnovo contrattuale è possibile: occorrono senso di responsabilità, visione, rispetto. Da entrambe le Parti e senza tatticismi. Il contratto è scaduto da tre mesi, in questo arco temporale le delegazioni negoziali hanno compiuto una ricognizione puntuale delle questioni, si è cercato di analizzare quanto ha funzionato e quanto no; ciascuna Parte ha espresso le proprie valutazioni e le ha messe sul tavolo. Ora si sta entrando nella fase che ci consentirà di capire quale sia la reale volontà di Confindustria al di là dei riti negoziali. Una fase che farà emergere se ci sono le condizioni per un rinnovo contrattuale che rispetti e valorizzi il ruolo manageriale, che riconosca l’apporto che la Categoria ha dato e sta dando al sistema delle imprese. Le imprese che meglio hanno retto all’urto terribile di questa crisi infinita sono quelle dove ruolo imprenditoriale e ruolo manageriale si sono integrati e completati. Vorremmo che gli imprenditori se ne facessero interpreti verso i loro collaboratori che compongono la delegazione imprenditoriale. Lo ribadisco: un buon rinnovo contrattuale è possibile ma deve essere chiaro a tutti che un rinnovo a qualsiasi condizione non è nella nostra agenda e questo è stato ben chiarito al Vertice politico di Confindustria. Rinnovare il contratto come abbiamo fatto con Confapi e come ci stiamo approssimando a fare con il gruppo FIAT significherebbe dare un segnale positivo al Paese ed auspichiamo questo convinti che il nostro contratto è ancora lo strumento migliore per “cogestire” la risorsa dirigenziale e che ci sono le soluzioni per dare risposte mirate e flessibili alle crescenti diversità aziendali (piccole imprese, grandi gruppi, multinazionali etc). Tre incontri di Delegazioni tra il 9 aprile e l’8 maggio ci consentiranno di capire il sentimento e la posizione di Confindustria riguardo a tutto questo e, soprattutto, ci consentirà di fare il punto con la Categoria: sono state pianificate due Assemblee territoriali (19 e 20 maggio rispettivamente a Milano e Roma) per riferire, ascoltare e riflettere assieme alla luce della situazione in essere. Dovranno essere momenti di vera partecipazione e democrazia associativa, momenti per dare un segnale forte di unità e coesione, per ribadire che alla base della nostra azione di rappresentanza c’è innanzitutto la valorizzazione del ruolo categoriale, il lavoro dirigenziale, la crescita, la competitività e la managerializzazione delle imprese. Noi crediamo nella bilateralità e nella partnership, anche il Vertice politico di Confindustria ci crede ed allora rimuoviamo assieme gli ostacoli. ■ What a wonderful world Speciale 6 giorni Arrivo DomenicA e PArtenzA SAbAto 6 giorni pensione completa • cocktail di benvenuto • 6 inalazioni con acqua termale • entrata alle piscine termali con utilizzo degli idromassaggi • e delle cascate d’acqua • percorso Kneipp • hydrobikes • aquarunner • sauna • bagno turco • doccia emozionale • palestra Tecnogym • tennis • ginnastica posturale e aquagym collettiva da lunedì a venerdì una seduta di Autoshiatsu/Do-in • 2 docce solari • noleggio un accappatoio • HOTEL TERME PREISTORICHE ...in più www.termepreistoriche.it 6 trattamenti di “Fango naturale maturo” + 6 bagni termali rigeneranti all’ozono 499,00 (CON IMPEGNATIVA A.S.L. si paga solo il ticket) (convenzionAto A.S.L./i.n.A.i.L.) a partire da € * vALiDA Per Soci ALDAi (costo per persona, in camera doppia Classic - prezzo forfettario per periodi di bassa stagione) *Offerta valida fino all’8 dicembre 2014 (escluso Pasqua e Ferragosto). 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Nonostante l’Europa abbia vissuto, dal 2008 ad oggi, la più pesante crisi economica dal 1929, l’euro rimane una moneta che continua a godere fiducia. Altri tre Paesi hanno deciso di adottare l’euro dopo il 2009 e sono 23 i Paesi in Europa che hanno adottato l’euro o una moneta avente un cambio fisso con l’euro1. Ma perché si è deciso di firmare un nuovo trattato più stringente del “Patto di Stabilità e Crescita” annesso al Trattato di Maastricht? È utile a questo proposito analizzare la storia del debito pubblico su un arco di tempo sufficientemente lungo, ad esempio il caso della Germania negli ultimi 150 anni, per notare che il livello di debito pubblico raggiunto negli anni 19952000 era stato raggiunto in precedenza solo a causa delle due guerre mondiali. Il debito accumulato in seguito alla prima e seconda guerra mondiale fu eliminato a costo di immani sofferenze: nel 1923 tramite l’iperinflazione che annientò totalmente i risparmi accumulati in diverse generazioni, distruggendo anche un capitale sociale e politico ed aprendo la 24 DI strada alla dittatura e di nuovo nel 1948 con la riforma monetaria. Verso il 19992000 cominciò quindi in Germania a farsi strada il terrore di rivivere esperienze simili a quelle del 1923 e del 1948. SVIZZERA 2001: “Schuldenbremse” cioè il “Freno all’indebitamento” La Svizzera negli anni ’90 ha visto aumentare il proprio debito pubblico dal 18% al 27% del PIL ed è stato il primo Paese ad affrontare il problema e risolverlo in modo radicale. Eveline Widmer-Schlumpf, Capo del Dipartimento federale svizzero delle finanze aveva ben descritto la situazione: “Il principio secondo cui la Confederazione deve equilibrare a lungo termine uscite ed entrate è già contemplato nella Costituzione, ma non rispettato. Un fenomeno ricorrente in politica: non appena si presenta una difficoltà sorgono mille motivi e interessi per scostarsene”. Venne così indetto il 2 dicembre 2001 un referendum che approvò con l’85% di voti favorevoli il “Freno all’indebitamento”, che introdusse in modo vincolante il principio di pareggio di bilancio. (8,2%) e 5 milioni nel 2003 (9,3 %)3. Molti giovani e meno giovani erano costretti ad emigrare, il debito pubblico superò il 60% del PIL. Negli anni seguenti, vennero implementate le riforme “Hartz” (da Peter Hartz, ex responsabile delle risorse umane del gruppo Volkswagen AG), che resero flessibili le normative sul lavoro in Germania e modificarono il sistema di sussidi alla disoccupazione, rendendoli meno garantisti. Dal 2006 la situazione in Germania cambia radicalmente e l’economia riprende a crescere (2007: PIL +2,5%), la disoccupazione è in discesa (2008: 3,3 milioni di disoccupati = 7,8%)4, ma il debito pubblico rimane sopra l’80% del PIL. Per ovviare al problema dell’enorme debito pubblico viene modificata la Costituzione e il 1 agosto 2009 entra in vigore il Freno all’indebitamento, su modello svizzero, che prevede: periodo transitorio fino al 2016; pareggio di bilancio (definito come deficit = 0,35% del PIL, con possibilità di sforare il limite nel caso si verifichino catastrofi e recessioni; rapporto debito/PIL da ridurre gradualmente al 60%. l l l Nel 2003 “il malato La crisi del 2008 d’Europa” era la Germania investe l’Area Euro All’inizio degli anni 2000 la Germania era angosciata dalla difficoltà di competere con la Cina: la crescita economica era stagnante (PIL 2002: +0,2%; PIL 2003: –0,1%)2, la disoccupazione crescente, con 4 milioni di disoccupati nel 2002 Dirigenti Industria maggio 2014 Dopo il fallimento di Lehman Brothers nel settembre 2008, che scatena la più grave crisi finanziaria globale dal 1929, crolla la fiducia nei Paesi che non hanno implementato le riforme necessarie, in particolare perde fiducia la Grecia, quan- e do si viene a sapere che erano falsi i suoi dati per aderire all’Area Euro. Come conseguenza i tassi d’interesse sui Titoli di Stato a 10 anni dei Paesi dell’Eurozona, che con l’introduzione dell’euro si erano abbassati al livello dei Paesi più affidabili, tornano ai livelli di metà anni ‘90. La Grecia non essendo più in grado di finanziarsi autonomamente è costretta a chiedere prestiti bilaterali a tassi agevolati agli altri Paesi europei. In pratica gli investitori di tutto il mondo non credono più che i Paesi “periferici” dell’Area Euro siano in grado di realizzare politiche analoghe a quelle dei Paesi “virtuosi” ed ipotizzano la dissoluzione dell’euro, chiedendo un forte premio (in termini di tassi d’interesse) a fronte del rischio di svalutazione. La BCE agisce come “vigile del fuoco”, acquistando Titoli di Stato che pochi investitori privati sono ancora disposti a comprare. Per contro la BCE chiede ai governi di impegnarsi radicalmente ad affrontare le cause della sfiducia. I governi dei Paesi “virtuosi”, chiedono un sistema di regole ed interventi che assicurino il rispetto dei limiti previsti dal Trattato di Maastricht, minacciando pesantemente la stabilità dell’Eurozona. Nasce così la proposta del “Fiscal Compact” sul modello svizzero e tedesco. Italia: una minaccia permanente alla stabilità dell’Eurozona? L’entrata dell’Italia nell’Eurozona era stata osteggiata da diversi Paesi che non credevano nella volontà e capacità di ridurre il rapporto debito/PIL al 60% in tempi brevi. Nonostante il beneficio DI conomia della riduzione degli interessi sul debito, l’Italia aumenta il rapporto debito/PIL dal 108,3% del 2001 al 127% del 2012; mentre nell’area Euro (di 17 Paesi), si passa dal 68,2% al 90,6%5. L’Italia, il cui debito pubblico in valore assoluto (2012: 1990 miliardi di euro) è al secondo posto dopo la Germania, passerà al primo posto dal 2015 e rappresenterà la principale minaccia alla stabilità di tutta l’Eurozona. Per questo motivo l’attenzione degli stati e delle istituzioni europee, continuerà a focalizzarsi sull’Italia, anche perché un Paese “piccolo” come la Grecia, con un debito pubblico che rappresenta solo il 3,5% dell’indebitamento è già stato in grado di destabilizzare l’area Euro. Il dibattito sul “trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance nell’unione economica e monetaria”, soprannominato “Fiscal Compact”, si apre nel marzo 2011 e si conclude nell’ottobre 2011 (con il Governo Berlusconi) ed è firmato (dal Governo Monti) il 2 marzo 2012 da 25 stati su 27, in quanto il Regno Unito e la Repubblica Ceca decidono di non aderire. L’attuale governo della Repubblica Ceca del Primo Ministro Bohuslav Sobotka, in carica da fine gennaio 2014, ha dichiarato l’intenzione di voler aderire al Fiscal Com- Dirigenti Industria maggio 2014 25 e CONOMIA pact nella seconda metà del 2014, ed ha già intrapreso i primi passi in tal senso6. Il Fiscal Compact è un trattato di diritto internazionale, che si affianca ai trattati esistenti dell’Unione Europea, senza modificarli, al fine di evitare il “ricatto” di alcuni Paesi (in particolare il Regno Unito), dato che ognuno degli Stati aderenti all’Unione Europea ha diritto di veto in caso di modifica dei trattati. Fiscal Compact: implementazione in Italia Il 1º gennaio 2013: il Fiscal Compact entra in vigore e diventa vincolante per gli Stati che l’hanno sottoscritto. Il primo obbligo riguarda il termine del 1º gennaio 2014 per introdurre la regola del pareggio di bilancio nella legislazione nazionale, possibilmente con norma costituzionale. L’Italia, sotto la pressione esercitata dalla sfiducia degli investitori, anticipa i tempi ed approva il 17 aprile 2012 la modifica della Costituzione, introducendo il principio del pareggio di bilancio con la Legge Costituzionale del 20 aprile 2012, n. 1 (12G0064) (GU n. 95 del 23-4-2012). La legge di attuazione del principio del pareggio di bilancio è stata approvata al termine della legislatura (legge 24 dicembre 2012, n. 243, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 15 gennaio 2013), in conformità al dettato della legge costituzionale che ne prevedeva l’approvazione entro il 28 febbraio 2013. L’Italia ha così introdotto una “svolta storica”, introducendo una ”regola aurea” nella gestione del proprio bilancio pubblico, con una modifica costituzionale che sarà difficile da modificare in futuro essendo necessaria la procedura di modifica costituzionale, con maggioranza di 2/3 del Parlamento. Inoltre, in caso di “marcia indietro” romperebbe i vincoli del trattato e attirerebbe un’enorme pressione politica dei Paesi europei e degli investitori. Il Fiscal Compact prevede un “periodo di grazia” di tre anni dal momento dell’uscita dalla procedura di deficit eccessivo, al momento dell’applicazione pratica del trattato. 26 DI Quindi, dato che Germania e Malta sono usciti dalla procedura di deficit eccessivo nel 2012, saranno i primi Paesi a doverlo applicare, a partire dal 2015. L’Italia, uscita dalla procedura di deficit eccessivo nel 2013, dovrà applicare il trattato nel 2016. Cosa prevede il Fiscal Compact? In primo luogo il Fiscal Compact prevede il rispetto delle regole per impedire l’aumento nominale del debito, con l’obbligo del perseguimento del pareggio di bilancio (art. 3), che è esplicitato come “obbligo di non superamento della soglia di deficit strutturale pari allo 0,5% del PIL”. I Paesi con debito pubblico inferiore al 60% del PIL possono beneficiare di maggiore flessibilità nell’applicazione del Fiscal Compact, ma purtroppo non è il nostro caso. In secondo luogo il Fiscal Compact introduce l’obbligo di una significativa riduzione del rapporto debito pubblico/ PIL, al ritmo di un ventesimo (5%) all’anno, dell’eccedenza rispetto al 60% (artt. 3 e 4). Infine il Fiscal Compact prevede specifiche regole sull’emissione del debito pubblico, con l’impegno a coordinare i piani di emissione del debito col Consiglio dell’Unione e con la Commissione europea (art. 6). Cosa è stato detto? “Significa che l’Italia deve ridurre il suo debito di 40-50 miliardi di euro ogni anno. Cosa assolutamente impossibile!”. (Silvio Berlusconi, 18 settembre 2012) “Il tributo di sangue all’Europa: Grazie al Fiscal Compact siamo condannati a trovare ogni anno 50 miliardi, tra tasse e tagli, per vent’anni”. (Beppegrillo.it) “Pareggio di bilancio per Costituzione: noi non intendiamo castrarci nei secoli di ogni possibile politica economica!”. (Pierluigi Bersani, 7 novembre 2012) Dirigenti Industria maggio 2014 Differenza tra il trattato e quanto è stato detto Il trattato prevede: “la riduzione del rapporto debito pubblico/PIL”, che si può ottenere riducendo il debito in valore assoluto, ma anche aumentando il PIL. Una semplice simulazione numerica, partendo da un indebitamento pari al 120% del PIL, per rispettare l’obbligo del Fiscal Compact è sufficiente avere: PIL = 100 debito pubblico = 120 deficit =0 crescita del PIL = +1% inflazione = 2% Dopo un anno con zero deficit, il debito rimarrà a 120, il PIL nominale passerà a 103 e il rapporto debito/PIL si ridurrà a 120/103 ovvero a 116,5%. Rispetto agli effetti recessivi, che un taglio della spesa pubblica potrebbe comportare, si è riscontrato in alcuni Paesi un fenomeno contrario. Infatti, a fronte del raggiungimento del pareggio del bilancio statale, l’impatto psicologico di ottimismo sul futuro del Paese avviato alla sostenibilità del proprio bilancio, ha spinto una quota consistente di cittadini ad aumentare le spese, in quanto meno angosciati per il proprio futuro e dei propri figli, compensando in maniera più che positiva la riduzione di spesa pubblica e provocando una crescita economica aggiuntiva e quindi un aumento del PIL. Infine a fronte di una politica di bilancio “sana” gli investitori, rassicurati dalla sostenibilità del debito, sono disposti a investire nel debito pubblico “accontentandosi” di rendimenti inferiori, provocando un calo della spesa statale per interessi sul debito e innescando così un processo virtuoso di ulteriore riduzione di spesa pubblica, proprio come è avvenuto in Germania. Quindi è bene non fidarsi solo delle affermazioni dei politici e della stampa ed è consigliabile sviluppare la propria convinzione sulla corretta gestione dei conti dello Stato, che non è molto diversa dal■ la gestione aziendale e familiare. e conomia Vogliamo fare la cicala o la formica? Se ci tappiamo le orecchie e gli occhi, evitando le chiacchiere elettorali, e riflettiamo sull’articolo di Giuseppe Mazzoni, è evidente che il Paese continua a godere di un tenore di vita superiore a quel che si può permettere. Continuando a sperperare le risorse metteremo a rischio il futuro nostro e soprattutto dei nostri figli che già vivono peggio di noi. Le famiglie italiane che hanno una tradizione da “formiche”, impegnate a generare valore e risparmio per prepararsi ai tempi di difficoltà, non meritano una gestione pubblica da “cicala”, che preferisce rinviare il problema o far finta che non esiste. Pare quasi che il debito pubblico sia un problema altrui che non ci riguarda direttamente e personalmente. Il debito pubblico ha raggiunto il 132,6% del PIL. La classe dirigente dovrebbe analizzare responsabilmente la crescita dell’indebitamento che ha superato del 32,6% il PIL di un intero anno e porre le basi per un rientro dall’esposizione finanziaria che ci costa sempre più e che rischia di pregiudicare l’affidabilità del Paese. Credo che se guadagnassimo 100.000 euro e avessimo un mutuo di 130.000 euro, non ci sarebbe da preoccuparsi, perché il valore dell’immobile compenserebbe il debito, ma se avessimo un debito di 130.000 euro per spese correnti (ristoranti, viaggi, etc.) dovute ad un tenore di vita superiore al reddito, saremmo molto preoccupati e provvederemmo subito a ridurre le spese, invece di chiedere altri prestiti. La dirigenza industriale è doppiamente coinvolta dal Fiscal Compact. In primo luogo perché l’industria, e i servizi ad essa collegati, contribuiscono in modo determinante alla generazione del PIL italiano. Se aumenta il PIL si riduce il rapporto indebitamento/PIL, si migliora la fiducia degli investitori e si dispone delle risorse per abbattere il debito. In secondo luogo perché quando si cercano disperatamente risorse economiche, piuttosto che aumentare l’efficienza dell’apparato pubblico riducendo le spese improduttive, si finisce sempre per mettere le mani nelle tasche del ceto medio: aumentando le tasse e riducendo il potere d’acquisto dei redditi e delle pensioni. Per queste due buone ragioni e per evitare il “default” del Paese, vorrei essere “formica” per tagliare subito i privilegi e le spese improduttive delle “cicale”, mettendo in atto un piano di lungo termine che assicuri la sostenibilità del sistema, senza appropriarsi dei risparmi delle “formiche”. Franco Del Vecchio - Vicepresidente ALDAI * Consulente finanziario per il gruppo Deutsche Bank con il fine di ottimizzare le soluzioni d’investimento per clienti privati. Giuseppe Mazzoni ha studiato a Milano e a Vienna (Wirtschaftsuniversität Wien) laureandosi in Economia Internazionale alla Bocconi con una tesi sulla moneta unica europea. Ha approfondito politiche, programmi e diritto europeo con il Master in European Studies a Bruxelles. Ha lavorato a Londra e Francoforte per il gruppo Deloitte come consulente di strategia e in seguito a Milano al Gruppo RAS/Allianz alla realizzazione di progetti innovativi, come la banca diretta AllianzBank e Genialloyd. NOTE 1) - L’area Euro oggi è composta da 18 Paesi dell’Unione Europea, più 2 che hanno adottato un regime di cambio fisso con l’euro (Bulgaria e Lituania), e 2 Paesi al di fuori dell’Unione Europea che hanno unilateralmente adottato l’euro come moneta ufficiale, il Montenegro e il Kosovo. La Bosnia Erzegovina ha inoltre adottato un regime di cambio fisso con l’euro. Quindi in Europa 23 Paesi utilizzano l’euro o una moneta con cambio fisso con l’euro. Inoltre la Danimarca che è parte dello SME 2 mantiene una banda di oscillazione del ±2,25% con l’euro, mentre la Svizzera ha fissato unilateralmente dal 6 settembre 2011 la quota minima di cambio di 1,20 del franco svizzero contro l’euro. Vi sono poi 4 microstati, ossia la Città del Vaticano, il Principato di Monaco, San Marino e il principato di Andorra che utilizzano l’euro. Infine altri territori e Paesi utilizzano l’euro o una moneta con rapporto fisso di cambio, in particolare nei Caraibi e in Africa (franco CFA). 2) - Fonte DIW Berlin, 29 april 2004. 3) - Fonte: Bundesagentur für Arbeit - Arbeitsmarkt in Deutschland - Zeitreihen bis 2009 4) - Fonte: Bundesagentur für Arbeit - Arbeitsmarkt in Deutschland - Zeitreihen bis 2009 5) - Fonte: Eurostat 6) - Vedi: http://www.vlada.cz/en/media-centrum/aktualne/the-government-commenceddiscussions-on-the-fiscal-compact-116625/tmplid-81/ DI Dirigenti Industria maggio 2014 27 e CONOMIA Verso Europa 2020 Gianluca Coppola Direttore Generale e Responsabile Progetti Comunitari Eurocreamerchant Con la pubblicazione di questo contributo che il dott. Gianluca Coppola ci ha gentilmente fornito su nostra richiesta, vogliamo mantenere viva l’attenzione dei dirigenti industriali sulla grande opportunità che hanno le aziende italiane e in generale il nostro Paese di avere disponibili significative risorse finanziarie finalizzate alla crescita economica ed alla competitività. Un utilizzo, un buon utilizzo, di tutte le risorse che l’Unione Europea mette a disposizione con la Programmazione 2014-2020, deve essere un impegno costante di tutti gli operatori economici che hanno la responsabilità di contribuire alla crescita della nostra economia. Il programma Horizon 2020 è già stato in parte trattato in questa rivista nel numero di febbraio 2014. Coppola completa il quadro con gli altri due programmi (Erasmus+ e COSME) e soprattutto pone l’accenno (e noi con lui) sullo scarso utilizzo, da parte dell’Italia, delle risorse finanziarie avute a disposizione per il periodo 2007-2013. Situazione inaccettabile e che gli operatori economici e istituzionali devono evitare si ripeta da qui al 2020. Si devono eliminare le deficienze che Coppola lucidamente evidenzia. Noi continueremo a vigilare e a pungolare aziende e istituzioni in tale direzione. Ringraziamo ancora Gianluca Coppola per il prezioso contributo. Gruppo di Lavoro ALDAI “Dirigenti per l’Europa” Europa 2020 Europa 2020 è la strategia per la crescita sviluppata dall’Unione Europea, che si propone di diventare – entro il 2020 – un’economia intelligente, sostenibile e solidale. Queste tre priorità, che si rafforzano a vicenda, intendono aiutare l’UE e gli Stati membri a conseguire elevati livelli di occupazione, produttività e coesione sociale. L’Unione si è posta cinque ambiziosi obiettivi – in materia di occupazione, innovazione, istruzione, integrazione sociale e clima/energia – da raggiungere entro il 2020 ed ogni Stato membro ha adottato per ciascuno di questi settori i propri obiettivi nazionali. La strategia comporta anche sette iniziative prioritarie che tracciano un quadro entro cui UE e governi nazionali si sostengono reciprocamente per realizzare le priorità di Europa 2020 e in particolare: per raggiungere una Crescita intelligente: l 28 DI 1) Agenda digitale europea; 2) Unione dell’innovazione; 3) Youth on the move; per una Crescita sostenibile: 4) Europa efficiente per le risorse; 5) Politica industriale per la globalizzazione; per una Crescita solidale: 6) Agenda per nuove competenze e nuovi lavori; 7) Piattaforma europea contro la povertà. l l La nuova Programmazione Finanziaria 2014-2020 Per rilanciare concretamente l’economia dell’UE nel prossimo decennio, in linea con Europa 2020, si è aperto, a gennaio 2014, il nuovo periodo di programmazione 2014-2020, dopo che, a novembre 2013, il Parlamento europeo aveva approvato la nuova Programmazione Finanziaria che ne stabilisce il budget. Si tratta di un’occasione storica e forse Dirigenti Industria maggio 2014 l’ultima, soprattutto per l’Italia, che nella programmazione precedente non ha sfruttato adeguatamente le possibilità di finanziamento europeo e si è anzi dimostrata il terz’ultimo Paese europeo in quanto a uso dei fondi indiretti. Nel 2007-2013, l’Italia ha avuto a disposizione poco più di 21 mld € in fondi strutturali per lo sviluppo economico, di cui meno della metà (45,68%) è stato utilizzato. Secondo il Comitato delle Regioni il principale scoglio è la burocrazia unita alla scarsità, nelle Regioni italiane, di professionisti in grado di valorizzare i progetti europei finanziati. E questo dato è estremamente rilevante dato che i fondi strutturali richiedono l’interfaccia soprattutto delle Regioni, per l’erogazione e l’utilizzo dei finanziamenti stessi. A fine 2011, le Regioni avevano speso solo il 18% dei fondi UE disponibili, soprattutto a causa di: burocrazia, preferenza data a grossi progetti (sopra 50 mln €) sui piccoli (complicando l’erogazione dei fondi) e patto di stabilità, che ostacola gli enti locali a spende- e conomia re i soldi che avrebbero a disposizione. Anche nell’uso dei fondi diretti l’Italia ha sfruttato solo una minima parte di quanto a disposizione (circa 30%) e le cause sono sempre da identificare nella scarsità di professionisti competenti, nel basso livello di informazione e formazione degli enti che possono accedere ai finanziamenti, alla scarsa capacità di fare sistema e sfruttare, in modo strutturato, metodico ed in un’ottica di rete e di lungo periodo, le competenze e le altissime potenzialità del proprio capitale umano. Quali prospettive? I nuovi bandi La formazione dei professionisti, unita alla valorizzazione delle competenze e del know-how esistenti sono i fattori chiave per invertire la rotta per il nuovo settennato. La meritocrazia, per le proposte progettuali di valore, è un parametro che gli enti italiani dovrebbero tenere ben presente come opportunità da non sprecare. Anche per riuscire a spendere il consistente capitale ancora non allocato ed evitare di vedersi togliere le risorse alle quali abbiamo diritto per convogliarle verso altri Paesi più virtuosi ed oculati nella spesa e negli investimenti. Alla luce di questo quadro è il momento per le aziende italiane di guardare in modo propositivo al nuovo settennato di programmazione. Tra le varie opportunità offerte, segnalate dalle fonti informative ufficiali della Commissione Europea (e filtrate attraverso molteplici canali, tra cui il sito iniziativa del Dipartimento Politiche Europee della Presidenza del Consiglio dei Ministri, in collaborazione con l’EIPA), meritano di nota i seguenti programmi: HORIZON 2020 http://ec.europa.eu/programmes/ horizon2020/ È il più grande programma per la ricerca e l’innovazione mai lanciato in Europa con un budget totale di 70,2 mld € (15 mld € per i primi due anni). L’obiettivo generale del programma è costruire un’economia basata sulle conoscenze e sull’innovazione, favorendo allo stesso tempo lo sviluppo sostenibile. Il programma è strutturato attorno a tre priorità strategiche: 1. Eccellenza scientifica. Con un budget di 27,8 mld €, orientato ad accrescere l’eccellenza delle conoscenze scientifiche dell’UE per assicurare la competitività dell’Europa a lungo termine. 2. Leadership industriale. Con un budget di 20,2 mld €, intende fare dell’Europa un luogo più attraente per investire in ricerca e innovazione. Vi rientra lo strumento specifico dedicato alle PMI (vedi sito), che permette per la prima volta alle imprese di accedere ai finanziamenti in modo diretto. 3. Sfide per la società. Con un budget di 35,8 mld €, affronta direttamente le priorità politiche e le sfide sociali identificate nella strategia Europa 2020. Erasmus+ http://ec.europa.eu/programmes/ erasmus-plus/index_en.htm È il programma che mira a stimolare la formazione professionale, lo scambio interculturale, l’educazione e lo sport, con un budget totale di 14 mld €. L’obiettivo generale del programma è contribuire al conseguimento degli obiettivi stabiliti da Europa 2020 in materia di istruzione, cooperazione europea nell’istruzione e formazione (ET2020) e gioventù. DI Si declina in tre azioni chiave: 1. mobilità individuale ai fini dell’apprendimento; 2. cooperazione per l’innovazione e lo scambio di buone pratiche; 3. sostegno alle riforme delle politiche. COSME http://ec.europa.eu/enterprise/ initiatives/cosme/ È il programma che consentirà alle PMI europee di accedere a 2,3 mld € di prestiti targati UE nei prossimi anni, garantendo accesso agevolato e un fondo di garanzia fino a 150.000 €. Tra gli obiettivi generali: a)rafforzare la competitività e la sostenibilità delle imprese dell’UE, in particolare le PMI; b)promuovere una cultura imprenditoriale e la creazione e la crescita delle PMI. Tra le azioni previste: 1. azioni per migliorare l’accesso delle PMI ai finanziamenti; 2. azioni per migliorare l’accesso ai mercati; 3. Rete Enterprise Europe; 4. azioni per migliorare le condizioni quadro per la competitività e la sostenibilità delle imprese UE, in particolare PMI; 5. azioni per promuovere l’imprenditorialità. ■ Fonte: www.ec.europa.eu Dirigenti Industria maggio 2014 29 e CONOMIA L’epoca della longevità* Stefania Bandini Università di Milano Bicocca Ludovico Ciferri International University of Japan (Niigata) l’ ...Diversi studi, fra cui quelli presentati nel 2002 dalla “World Assembly on Ageing” delle Nazioni Unite, ci confermano che si tratta di un mutamento senza precedenti nella storia dell’uomo, pervasivo nelle società avanzate, ma soprattutto incalzante nei Paesi emergenti o in forte sviluppo... 30 DI Italia è per longevità il secondo Paese al mondo, subito dopo il Giappone. Gli altri Paesi della sfera dello “sviluppo avanzato” sono a ruota, con l’Italia che fa da battistrada a livello europeo. Gli scenari demografici che illustrano questo fenomeno, inedito nella storia dell’intera umanità, sono chiari. Meno lo sono le sue conseguenze, sistemiche e complesse, nonché gli effetti collaterali che ne potranno derivare. Mai era infatti successo che nell’evoluzione naturale della specie umana diventasse maggioranza un gruppo, sempre meno incline a procreare e prono invece a invecchiare. Il che ci pone di fronte a un’avventura unica e imprevedibile, perché non vivranno più a lungo solo gli individui (longevità) ma le intere società. L’influenza di questa rivoluzione, che potrebbe fare della Terra, usando una metafora forte, “una gigantesca casa di riposo che gira nell’universo”, si avverte già... La longevità non è d’altro canto una novità, bensì momento in un continuo che fra picchi e rallentamenti non ha mai visto un flesso. La principale conseguenza di questa longevità, un repentino allungarsi (di 30/50 anni) nella durata della vita, è l’invecchiamento della popolazione. Il termine “invecchiamento” si riferisce a due fattori specifici. Uno biologico: la naturale decadenza fisica che fa dell’uomo ciò che esso è, nella sua caducità e finitezza. Uno socio-economico: la sua capacità produttiva e il suo inserimento utile/gratificante nell’ambiente in cui esso consuma la sua esistenza. La somma di questi due fattori porta a popolazioni in cui per la prima volta il Dirigenti Industria maggio 2014 numero delle persone anziane (categoria arbitrariamente fissata a partire da un intorno dei 65 anni) sarà superiore a quello dei bambini (convenzionalmente considerandoli tali sino a circa 15 anni). Società che per questo vengono definite “anziane”, secondo un modello esistenziale crono-temporale ormai superato. Non solo la vita media è più lunga, sono le fasi stesse della vita di ognuno a non esser più le stesse. Basti pensare al ciclo formativo del giovane che oggi si chiude sopra i vent’anni, quando cento anni fa arrivava a coprire a malapena l’obbligo scolastico. O a quello riproduttivo, che ha spinto le soglie di una fertilità sicura a un numero di anni più che doppio rispetto a inizio secolo scorso. In termini più numerici, i processi demografici che influenzano l’indice d’invecchiamento sono riconducibili a fattori misurabili: incremento della popolazione in età anziana; riduzione di quella in età giovane; aumento della lunghezza della vita media; diminuzione della fecondità e quindi della sostituzione generazionale. Fattori su cui è possibile fare previsioni abbastanza accurate perché le persone che saranno anziane nel 2050 sono infatti già nate ed è dunque possibile fissarne una consistenza numerica su cui fare proiezioni. Evitando tuttavia di ripetere l’errore compiuto sinora: di farsi trovare impreparati, come se un fenomeno ampiamente previsto fosse improvvisamente diventato imprevedibile. Diversi studi, fra cui quelli presentati nel 2002 dalla “World Assembly on Ageing” delle Nazioni Unite, ci confermano che si tratta di un mutamento senza precedenti nella storia dell’uomo, pervasivo nelle società avanzate, ma soprattutto incalzante nei Paesi emergenti o in forte sviluppo (ad esempio, Cina). Destinato a essere duraturo in termini di sua pro- e pagazione negli anni futuri, e profondo riguardo alle sue implicazioni sociali, economiche e politiche, è qualcosa cui dobbiamo guardare con occhio attento, preparandoci a viverlo in modo nuovo e positivo. Una sfida complessa, che richiede il concorso di tutti. Benessere ed energia produttiva La longevità, se viene unicamente associata alle conseguenze socio-economiche del processo d’invecchiamento, assume un significato negativo, ma in sé rappresenta invece il risultato di positivi cambiamenti sociali, economici, sanitari e culturali che hanno realizzato condizioni favorevoli ad una più lunga vita delle singole persone e quindi all’aumento del numero degli anziani. È l’aumento del benessere, inteso come condizione che coinvolge tutti gli aspetti dell’essere umano e in stretta relazione con il contesto esistenziale. Qualcosa di cui dovremmo essere sempre fieri, bastando guardare al fatto che a metà secolo scorso l’aspettativa di vita della donna era intorno ai quarantacinque anni mentre oggi supera gli ottanta! Il ruolo del benessere (alimentazione, habitat, cure, tecnologia) nella crescita del fenomeno della longevità gioca un ruolo principale. Il sistema socio-economico che le ultime generazioni hanno adottato come modello di crescita si basa su un arco esistenziale degli individui regolato dal tempo assoluto, “calendarizzato” sulle tappe della produttività di beni e sul loro consumo, in uno scenario interpretativo dell’esistenza regolata da valori essi stessi “calendarizzati”: un’infanzia felice, un’adolescenza protetta, una vita familiare serena, una vecchiaia dignitosa. Tutto questo distribuito su un metro temporale discretizzato su valori che vanno da 0 a 75 anni, corrispondente in pieno a un’ideale curva energetica umana che ne vede l’apice in un intorno di valori corrispondenti all’intervallo 25/60 anni. Il limite dei 60 anni, qui come esempio, corrisponde al momento in cui il ritiro dalla vita produttiva (il pensio- namento) rappresenta lo scivolo verso quella parte dell’esistenza in cui il fattore biologico chiama il suo saldo. Ad oggi, nessuno si identifica più in questo modello e questi numeri (25, 60, 75) appartengono ad un altro tempo e ad altri sistemi socio-produttivi (epoca strettamente industriale). Oggi la curva energetica che caratterizza l’esistenza delle persone nel tempo assoluto ha un suo “calendario” completamente sfasato rispetto a quello precedente: 25 non è la tappa in cui un giovane inizia ad essere produttivo; 60 non è il momento di un meritato riposo; un decesso a 75 viene percepito come un’eccezione. I sistemi che regolano le economie dei Paesi che vivono questo scenario possono continuare a martellare i calendari: la longevità non fa i conti, ma si manifesta in tutta la sua maestosa irruenza in una società che ha gli orologi inceppati. Sistema valoriale Il sistema valoriale, che è integrato in questo complesso scenario, a sua volta sta maturando un sistema regolatorio autonomo: il termine inglese “ageism” ben rappresenta l’insieme dei luoghi comuni e dei pregiudizi che accompagnano il fenomeno dell’invecchiamento della popolazione sul calendario 0-25-6075 anni. Si tratta della percezione della longevità in termini della sua manifestazione secondo il modello “scorso”, che si esprime in tutta la sua obsolescenza e che alimenta uno scontro generazionale già in atto ma destinato ad acuirsi se non affrontato per tempo. Il prolungamento dell’aspettativa di vita e la possibilità di raggiungere un’età avanzata in condizioni di salute accettabili o addirittura perfette è l’occasione per navigare riflessioni più articolate rispetto all’usuale e limitata categorizzazione della popolazione giovane, adulta e anziana. Il tutto avendo presente il bradisismo in atto verso la società della conoscenza che, ri- conomia disegnando ruoli e funzioni, ci consegna giorno dopo giorno saldi occupazionali negativi. Due sono gli ambiti valoriali su cui lanciare la riflessione: uno tradizionale e un altro “dirompente”. Sul fronte tradizionale, alle classiche considerazioni sui valori dell’età anziana (saggezza, memoria storica, tolleranza, capacità di mediazione) vanno aggiunte le nuove forme di energia che possono sprigionarsi in un lasso temporale che comunque ormai può raggiungere qualche decennio. La rimessa in circolazione di esperienze e di abilità, ad oggi escluse dal sistema produttivo ed educativo, rappresentano un patrimonio silente che esorta al ridisegno di sistemi di convivenza più idonei alla frammistione generazionale, insieme a scenari coabitativi e cofunzionali mai esplorati. Sul lato della “dirompenza” la longevità crea il pretesto di una riconfigurazione totale dell’habitat umano, dove le tecnologie assumono un ruolo totalmente nuovo. Se pensiamo alle tecnologie dei trasporti, delle telecomunicazioni, dei nuovi materiali, delle forme abitative, fino a quelle farmaceutiche, terapeutiche e alimentari, la longevità polarizza la direzione della ricerca e dello sviluppo verso l’ampliamento della convivenza sociale. Rendere palesi bisogni e stati di fatto crea nuove opportunità di mercato che travalicano i confini nazionali ed offrono modelli di sviluppo aderenti al bisogno di realtà sostenibili. La robotica, la domotica, le scienze dei servizi e l’integrazione telematica di dati e conoscenze disegneranno la nostra vita in un sistema urbano e abitativo nuovo, permettendo una fruizione attiva della vita sociale e la condivisone di sistemi produttivi (e quindi economici) di nuova concezione. Rivoluzione valoriale? Probabilmente sì, e non sarà silenziosa. Ma l’epoca della longevità bussa già alla nostra porta. Diamogli senso, con un nuovo modello esistenziale. ■ * Articolo già apparso sul catalogo on-line della mostra/evento “Longevicity” curata da Vitalba Paesano. DI Dirigenti Industria maggio 2014 31 e CONOMIA Mobility Conference 2014 “Far volare Milano” Mario Giambone Componente GdL ALDAI Dirigenti per l’Europa i Da sinistra: Rosario Bifulco, Giorgio Squinzi, Maurizio Lupi e Gianfelice Rocca. l titolo è lo slogan che ha sostanzialmente animato e sostenuto l’undicesima edizione della “Mobility Conference 2014 MCE”, evento che ha raccolto una folta partecipazione non solo di addetti ai lavori. Il Convegno è stato promosso da Assolombarda e Camera di Commercio con la collaborazione di Ferrovie Italiane, Sea, Trenord e Unicredit, con il Patronato di Regione Lombardia e il Patrocinio del Comune di Milano, della Commissione Europea e di EXPO 2015. L’evento è stato preceduto dal saluto del Sindaco di Milano Giuliano Pisapia, cui è seguita la relazione introduttiva del Presidente Assolombarda Gianfelice Rocca. Per affrontare e sviluppare le tematiche sono stati invitati a discuterne: Mauro Moretti A.D. Ferrovie dello Stato; Francesco Bettoni Presidente Brebemi; 32 DI Alberto Quadrio Curzio Economista; Andrea Tinagli Capo Divisione BEI Banca Europea Investimenti. Le conclusioni sono state affidate al Ministro Maurizio Lupi ed al Presidente Confindustria Giorgio Squinzi. Innanzitutto perché Smart City? Non è solo un auspicio, ma una risposta: infatti con essa si vuole indicare un modello urbano in cui, grazie a tecnologie digitali ed infrastrutture moderne ed efficienti, la qualità della vita dei cittadini migliori e l’impatto ambientale delle attività umane si riduca, in sintesi: “Città intelligente”. Questo traguardo cui tendere non può naturalmente essere frutto di un’unica iniziativa. L’obiettivo strategico è quello di arrivare ad individuare un modello “orizzontale” e unico di riferimento – di livello metropolitano – verso cui far convergere gli investimenti e gli obiettivi, al fine di ottenere integrazione e cooperazione delle iniziative. Mirare alla valorizzazione delle economie di scala ottenibili dal riutilizzo ed integrazione di Dirigenti Industria maggio 2014 infrastrutture tecnologiche presenti sul territorio, da far implementare poi con il contributo di quelle da sviluppare in vista di Expo 2015. Questo l’incipit con cui è stato introdotto l’insieme degli argomenti da affrontare e che costituiscono il complesso obiettivo da perseguire. Da tenere presente che la competizione globale sarà sempre più fra grandi aree metropolitane che si allargano e si espandono componendo una grande area regionale al cui interno operano i settori manifatturiero e terziario, l’università e i centri di ricerca, la cultura e il sociale. La “città metropolitana“, infatti, va anche intesa come un polo nodale al quale non far mancare le possibilità di aprirsi al di fuori dei suoi confini a collegarsi e proiettandosi con il mondo intero. Per realizzare questi progetti non si può fare a meno di contare sull’insieme di efficaci precondizioni: in primis un’Amministrazione efficiente e progredita, percorsi condivisi con le autorità politiche e amministrative, una “cabina di regia” intesa come punto di osservazione composto da indicatori utili per monitorare un’assidua comparazione tra La Grande Area Metropolitana ed i competitor in Europa e nel mondo. Da non tralasciare poi la realtà nazionale dei mezzi di trasporto, non solo quelli di superficie, considerando l’insieme del “sistema di mobilità“: viario, ferroviario ed aereo. Il raffronto, infatti, con altre capitali europee, evidenzia alcune interessanti differenze che non hanno solo una valenza statistica, ma vanno considerate come indicatori essenziali. Eccone alcune: in tema di mobilità cittadina la velocità media urbana di Milano è di 19 chilometri ora, contro i 23 di Monaco di Baviera e i 28 di Amburgo. La nostra rete ferroviaria urbana ha un’estensione significativamente infe- e riore a quella di Monaco di Baviera, divario che non può giustificarsi solo con la differente estensione territoriale (310 km2 rispetto a 184). Anche le incidenze pro-quote sono evidenti, ad esempio il numero di stazioni sulla rete pubblica è di 0,07 per mille abitanti a Milano, contro i 0,17 di Monaco di Baviera. Il raffronto poi con le autostrade peggiora la situazione, sia in termini di chilometri disponibili sia per quanto concerne le congestioni. Ad esempio, Paesi a noi vicini come Germania, Spagna e Francia, dispongono per ogni 10.000 abitanti di 0,98 chilometri di autostrade nel Baden-Wurttenberg, di 1,59 km in Catalogna e di 2,8 km nel Rhone-Alpes. In Lombardia questo dato scende a soli 0,63 km sempre per ogni 10.000 abitanti. Questo confronto non ci deve ulteriormente demoralizzare se ci misuriamo anche con la congestione del traffico, che tutti noi subiamo quotidianamente. Alcuni esempi: se il livello di congestione del traffico lombardo vene definito a 100, quello dei Paesi citati scende rispettivamente a 58, 73 e 25, tenendo conto però anche della diversa intensità che viene sviluppata quotidianamente; deteniamo comunque un indice negativo. Infine, ancora un confronto in tema di trasporto aereo: presa come campione la connettività intercontinentale registrata da Londra e fatto a 100 tale valore, Milano si attesta a 23,5 contro il 45,6 di Monaco ed il 92,9 di Francoforte. Se poi si considera anche il livello di accessibilità di un aeroporto verso altri scali, Malpensa si posiziona al ventottesimo posto a livello mondiale. Questi, in sintesi, i dati enunciati dal Presidente Rocca nell’insieme del suo intervento. La situazione generale esaminata pone in evidenza anche gli aspetti carenti per il raggiungimento degli obiettivi attesi: essi non sono stati tralasciati nel corso del dibattito per essere ripresi dagli interventi successivi. Sono stati posti in grande evidenza gli obiettivi relativi ai Corridoi Europei e tra questi un particolare risalto per quello “Mediterraneo” che collega la penisola iberica con il confine tra Ungheria e Ucraina costeggiando il litorale mediterraneo della Spagna e della Francia. Il corridoio è essenzial- mente stradale e ferroviario e mira ad assicurare la connessione tra il quadrante occidentale europeo e l’Europa centro orientale la cui rete, nel consentire il movimento di merci e passeggeri, deve favorire gli scambi economici rafforzando la competitività dei Paesi dell’Europa mediterranea. Le migliorie da apportare chiamano in causa anche le efficienze delle amministrazioni locali, dalle quali dipendono alcune soluzioni risolutive. A questo riguardo non è mancata l’invocazione ad una modifica del Titolo V della nostra Costituzione, sia in tema di competenze sia in tema di autonomia, come da tempo viene sollecitato. Non ultima, ma specificatamente connessa, la problematica inerente gli scali aeroportuali lombardi di Linate e Malpensa, per i quali viene auspicata la facoltà di poter agire più liberamente sul mercato europeo e mondiale dei vettori. Utilità che gioverebbe allo sviluppo per una “grande Milano“ e anche per l’intera Lombardia senza generare uno sterile scontro tra Fiumicino e Malpensa coinvolgendo le “due capitali” quella politica e quella economica. DI conomia A conclusione della tentata sintesi di questo importante evento, è opportuno segnalare l’intervento di Pietro Guindani Vice Presidente Assolombarda, che ha esposto dettagliatamente il proposito delle imprese lombarde di offrire un contributo di esperienze e di progetti quali esempi percorribili e stimoli progettuali. Tali proposte sono state sintetizzate nel repertorio: “89 idee per una città più intelligente” i cui ambiti applicativi si possono così indicare: efficienza energetica e gestione dell’energia; sostenibilità ambientale; mobilità e trasporti. ■ l l l Dirigenti Industria maggio 2014 33 f isco Detrazione IRPEF delle spese sanitarie Giovanni Mura Detrazione IRPEF in relazione alle spese sanitarie, sostenute dai dirigenti in pensione, rimborsate dal Fasi e/o Assidai ovvero pagate direttamente da queste ultime casse di assistenza. n onostante i chiarimenti forniti sia da ALDAI sia dal Fasi, continuano a pervenire richieste di chiarimenti in ordine alla detrazione dell’IRPEF nella misura del 19% della spesa sostenuta allorquando tale spesa viene rimborsata dal Fasi ovvero dall’Assidai, come pure quando la spesa viene sostenuta direttamente dai predetti Enti in base ad apposita convenzione stipulata dagli stessi con le strutture sanitarie. Le richieste in rassegna sono motivate dal fatto che alcuni Uffici delle Entrate non riconoscono la detrazione sull’assunto che se tali spese vengono rimborsate dal Fasi e/o Assidai non sono rimaste a carico del paziente/contribuente. Hanno formato oggetto di diniego anche quando le spese sanitarie sono pagate direttamente dal Fasi. Allo scopo di fronteggiare le infondate richieste di certi funzionari dell’Agenzia delle Entrate, si espongono di seguito i criteri che, in base alle norme legislative e dell’orientamento di prassi, disciplinano fiscalmente le detrazioni in argomento e le eventuali deduzioni dall’imponibile dei contributi o premi versati al Fasi e/o Assidai. Versamento dei premi o contributi Ai sensi dell’art. 10 del TUIR (Testo Unico Imposte sui Redditi) 22 dicembre 1986 - comma 1 - lett. e) sono deducibili dal reddito complessivo i contributi previdenziali ed assistenziali versati in ottemperanza a disposizione di legge, 34 DI cioè obbligatori, nonché quelli versati facoltativamente alla forma pensionistica obbligatoria di appartenenza. Orbene, siccome i contributi assistenziali versati al Fasi e/o Assidai sono meramente facoltativi, gli stessi non sono deducibili dal reddito complessivo. Detrazione Irpef nella misura del 19% delle spese sanitarie sostenute La detrazione dall’imposta delle spese sanitarie trova la sua disciplina nell’art. 15 del citato TUIR n. 917/86 e segnatamente Disciplina conclusiva della Risoluzione n. 78/E del 28 maggio 2004 Agenzia delle Entrate Richiesta di consulenza generica - deducibilità contributi versati al Fasi da parte di contribuenti in pensione - trattamento fiscale delle spese sanitarie rimborsate dal Fasi. … omissis … Contributi versati al fondo in misura Le spese sanitarie rimborsate dal fondo non superiore a 3.615,20 euro che non non sono detraibili dall’imposta lorda concorrono alla formazione del reddito dovuta dal contribuente Le spese sanitarie non rimborsate Contributi versati al fondo in misura dal fondo sono detraibili dall’imposta non superiore a 3.615,20 euro che non lorda nella misura del 19% per la parte concorrono alla formazione del reddito che eccede euro 129,11 Le spese sanitarie sono detraibili dall’imposta lorda in misura Contributi versati in misura superiore proporzionale alla quota dei contributi a 3.615,20 euro che hanno concorso a formare il reddito di lavoro dipendente Per il dirigente in pensione invece le spese mediche sostenute sono integralmente detraibili dall’imposta lorda pari al 19%, per la parte che eccede euro 129,11, anche se già rimborsate dal fondo di appartenenza. Disciplina conclusiva della Risoluzione n. 167/E del 25 novembre 2005 Spese sanitarie pagate direttamente dal Fasi …omissis… “Alla luce di quanto esposto, pertanto, per il dirigente in pensione le spese mediche sostenute sono integralmente detraibili dall’Irpef ai sensi dell’art. 15, comma 1, lett. c), del TUIR, anche se una parte delle stesse, secondo le modalità sopra esposte, sono state pagate direttamente dal FASI alle case di cura convenzionate”. Dirigenti Industria maggio 2014 f ISCO nel primo comma - lett. e) il quale, dopo aver elencato la tipologia di spese per le quali compete la detrazione di imposta, nel penultimo periodo afferma che il rimborso spetta se la spesa è rimasta a carico del contribuente soggiungendo che si considerano rimaste a carico del contribuente le spese rimborsate per effetto di contributi o premi di assicurazione da lui versati e per i quali non spetta la detrazione di imposta o che non sono deducibili dal suo reddito complessivo né dai redditi che concorrono a formarlo. La disciplina sopra delineata vale per tutti i contribuenti. Per quanto riguarda i dirigenti, assistiti dal Fasi e/o Assidai, occorre fare una ulteriore distinzione fra quelli ancora in attività di servizio e quelli in pensione. Dirigenti in pensione Ribadito che non sono deducibili dal reddito complessivo i contributi o i premi versati alle forme di assistenza o assicurazioni facoltative (Fasi e/o Assidai) la detrazione spetta nella misura del 19% di tutta la spesa sostenuta (al netto della franchigia di euro 129,11) a prescindere dalla circostanza che la spesa sia stata rimborsata dal Fasi in tutto o in parte, come pure allorquando l’onere della spesa sia stato pagato direttamente dallo stesso Fasi o Assidai, in base ad apposite Convenzioni lodevolmente stipulate con le strutture sanitarie ospedaliere. In buona sostanza si considerano rimaste a carico dei dirigenti in pensione ancorchè rimborsate o pagate direttamente dal Fondo. Conforta tale assunto i chiarimenti forniti dall’Agenzia delle Entrate con le risoluzioni n. 78/E del 28 maggio 2004 e n. 167/E del 25 novembre 2005. Discipline particolari sono state previste per alcuni Fondi di Assistenza Sanitaria quali il Fisde del Gruppo ENI, ecc. Dirigenti in servizio Per questa categoria la disciplina è completamente diversa perché i contributi di assistenza sanitaria versati dal datore di lavoro o dal lavoratore ad Enti o Casse aventi esclusivamente fine assistenziale in conformità a disposizioni di contratto o di accordo aziendale, per un importo non superiore a euro 3.615,20, non concorrono a formare il reddito del lavoratore. Da ciò ne discende che siccome i contributi o premi versati alle casse assistenziali, tipo Fasi, Assidai e via elencando, non concorrono a formare il reddito, (in sostanza è come se fossero deducibili) vedi art. 51 del TUIR n. 917/1986, la detrazione dell’Irpef del 19% delle spese sanitarie sostenute è limitata a quella parte non rimborsata. Con la predetta succinta esposizione riteniamo di avere fornito valide guide di comportamento volte a contrastare le infondate tesi dei funzionari di taluni Uffici dell’Agenzia delle Entrate. ■ Vacanze e relax nel Salento Agriturismo Alla Castellana Nel cuore del Salento, a pochi minuti da Gallipoli e dalla splendida spiaggia di Baia Verde, si trova il residence “Alla Castellana”, immerso in una tenuta di ulivi secolari interamente cintata. La struttura gode di un’ubicazione ideale, che permette di raggiungere in poco tempo le principali città del Salento, quali Lecce - Otranto - S.Maria di Leuca, nonché le più belle spiagge della costa salentina, e garantisce una vacanza serena nel massimo relax. Il residence è inserito nella Azienda Agricola Castellana, che produce olio extravergine di oliva, agrumi e cereali in regime biologico certificato ICEA. Agriturismo “Alla Castellana” www.allacastellana.it [email protected] Tel. 335.6158177 L’azienda agricola “Alla Castellana” è situata a 4 km dal centro di Gallipoli e vicinissima a Baia Verde, una delle spiagge più belle del Salento. Come raggiungerci: dall’aeroporto di Brindisi (90 km.) o Bari (200 km) percorrendo la S.S. Bari-BrindisiLecce-Gallipoli o per ferrovia fino a Lecce poi, o con le ferrovie del Sud-Est o percorrendo la superstrada Lecce-Gallipoli. Brindisi Lecce Gallipoli siamo qui Otranto S.M. Leuca p revidenza “Fuori le pensioni dalla Spending Review” Sergio Zeme c Presidente Onorario Comitato Nazionale di Coordinamento Dirigenti Pensionati redo sia opportuno, meglio doveroso, dare enfasi al Comunicato Stampa inviato il 19 marzo scorso da Silvestre Bertolini, Presidente CIDA (Manager e Alte Professionalità per l’Italia) in tema di previdenza. Riporto all’uopo, oltre al citato titolo, la prima frase di questo comunicato perché estremamente significativa nella sua chiarezza e durezza al tempo stesso: “Le pensioni non possono essere il pozzo d’oro dei nostri Governi: non sono una risorsa cui attingere in momenti di crisi e non possono essere strumentalizzate cavalcando l’onda della spending review...” . Prima di lui il Presidente Federmanager, Giorgio Ambrogioni, in data 18 marzo, ha precisato: “Quello che ci lascia ancora una volta molto perplessi è l’ennesimo attacco alle pensioni: si dimentica che queste pensioni hanno già pagato un prezzo alto perdendo circa il 15% del valore dal momento in cui è iniziato questo stillicidio del blocco della perequazione. E si dimentica anche che su queste pensioni si applica già un contributo di solidarietà...” . Credo sia altresì opportuno, oltre che doveroso, ricordare le date relative a questi attacchi iniziati nel 1992 con lo sganciamento, ad opera del Governo Amato (D.L. 30 dicembre 1992, n. 503), della dinamica pensionistica da quella salariale, talché gli aumenti delle pensioni sono stati legati da allora al solo adeguamento delle stesse al costo della vita con cadenza annuale mentre in precedenza tale cadenza era semestrale (1° maggio e 1° novembre di ogni anno legge del febbraio 1986, n. 14). È evidente che tale adeguamento ha costituito e costituisce tuttora l’unica forma di difesa del potere d’acquisto delle pensioni, difesa messa a repentaglio dai seguenti blocchi della perequazione: 1993 - D.L. 438/1992 - blocco totale per un anno; 1998 - legge n. 449/97 - blocco oltre cinque volte il minimo Inps; 2008 - legge n. 247/2007 - blocco oltre otto volte il minimo Inps; 2012 - D.L. 214/2011 - blocco per gli anni 2012/2013 oltre tre volte il minimo Inps; 2014 - Legge di Stabilità 27 dicembre 2013, n. 147 - blocco parziale per gli anni 2014/2016. (Vedi a quest’ultimo proposito l’articolo di Sergio Zeme pubblicato nel numero di febbraio di “Dirigenti Industria”). l l l l l È bene aggiungere che “il vero e proprio impoverimento delle pensioni” va visto non solo come conseguenza di un insufficiente adeguamento delle stesse al costo della vita bensì anche a seguito di una tassazione decisamente pesante in quanto espressione di una somma di tributi Comunali, Nazionali e Regionali. È notorio infatti che le pensioni sono sottoposte alle stesse aliquote applicate ai redditi da lavoro e che secondo gli esperti la pressione fiscale ha raggiunto nel nostro Paese circa il 50% del Pil. Non si possono poi dimenticare, nell’ambito delle misure punitive e vessatorie che si aggiungono alla tassazione, i contributi cosiddetti di solidarietà, con particolare riferimento a quello a carico degli iscritti e dei pensionati delle gestioni previdenziali confluite nel Fondo pensioni lavoratori dipendenti (ex Inpdai, Elettrici, Telefonici) e del Fondo di previdenza per il personale di volo dipendente da aziende di navigazione aerea. Tale contributo infatti ha la durata di sei anni data la sua decorrenza 1° gennaio 2012 fino al 31 dicembre 2017. Non posso quindi che concludere queste mie considerazioni rinnovando l’auspicio che cessi finalmente questo accanimento nei confronti dei pensionati e che la Corte Costituzionale si pronunci favorevolmente nei confronti degli stessi a seguito dell’accoglimento da parte del Tribunale di Palermo del ricorso presentato dalla nostra Federazione contro il blocco della perequazione automatica delle pensioni per il biennio 2012/2013. Lo stesso Tribunale ha infatti poi trasmesso (in gergo tecnico “rimesso”) gli atti alla Corte Costituzionale. ■ Decreto Ministeriale 23 gennaio 2002 In riferimento all’articolo di Giovanni Mura apparso nella rivista di aprile, per completezza di informazione, pubblichiamo alcuni degli Stati o territori aventi regime fiscale privilegiato, la cosiddetta “black list” citata a pagina 49. Alderney (Isole del Canale); Andorra; Anguilla; Antille Olandesi; Aruba; Bahamas; Barbados; Barbuda; Belize; Bermuda; Brunei; Cipro; Filippine; Gibilterra; Gibuti (ex Afar e Issas); Grenada; Guatemala; Guernsey (Isole del Canale); Herm (Isole del Canale); Hong Kong; Isola di Man; Isole Cayman; Isole Cook; Isole Marshall; Isole Turks e Caicos; Isole Vergini britanniche; Isole Vergini statunitensi; Jersey (Isole del Canale); Kiribati (ex Isole Gilbert); Libano; Liberia; Liechtenstein; Macao; Maldive; Malesia; Montserrat; Nauru; Niue; Nuova Caledonia; Oman; Polinesia francese; Saint Kitts e Nevis; Salomone; Samoa; Saint Lucia; Saint Vincent e Grenadine; Sant’Elena; Sark (Isole del Canale); Seychelles; Svizzera (con riferimento alle società non soggette alle imposte cantonali e municipali, quali le società holding, ausiliarie e “di domicilio”); Tonga; Tuvalu (ex Isole Ellice); Vanuatu. 36 DI Dirigenti Industria maggio 2014 a Assemblea annuale e Convegno ALDAI ssemblea aldai IMP SAV ORTA E TH NT ED E ATE ! Giovedì 5 giugno 2014 Centro Congressi Auditorium Provincia di Milano via Corridoni 16 - Milano Da piazza del Duomo o da ALDAI al Palazzo di Giustizia in 10 minuti con tram 12 o 27 Il più importante appuntamento dell’anno sarà occasione per condividere i risultati 2013 e le strategie per il futuro dell’Associazione in un momento cruciale per la Categoria e il Paese. L’agenda offre la possibilità di partecipare agli argomenti di specifico interesse: ore 16.00 Presentazione dell’indagine realizzata con i colleghi Senior e premiazione dei soci con 40 anni d’iscrizione con la partecipazione di Dan Peterson, allenatore di basket e conduttore tv, che parlerà sul tema “Restare attivi e vincere da senior”. ore 18.00 Assemblea Ordinaria ALDAI: relazione annuale del Presidente; bilancio d’esercizio al 31 dicembre 2013; relazione del Collegio dei Revisori dei Conti; elezione delegati per il Congresso Nazionale Ordinario. ore 19.30 Light dinner ore 20.15 “La ripresa dell’Italia, una sfida per industria e dirigenti” Convegno ALDAI aperto al pubblico: dirigenti, manager, professional, opinion leader, sostenitori del rilancio industriale. Info e prenotazioni: www.aldai.it Cause pilota: blocco perequazione e contributo di solidarietà Pubblichiamo la circolare Federmanager, firmata dal Direttore Generale Mario Cardoni, che fa il punto della situazione relativamente ai ricorsi presentati contro il blocco della perequazione delle pensioni per il biennio 2012-2013 ed il contributo di solidarietà per gli ex Inpdai previsto per la durata di ben sei anni (dal 1° gennaio 2012 al 31 dicembre 2017). Si tratta quindi di una circolare molto importante soprattutto perché rappresenta una prova evidente della costante difesa in atto da parte della nostra Federazione nei confronti delle tante decisioni punitive e vessatorie che si susseguono ormai da troppo tempo rappresentando così un vero e proprio accanimento. Sergio Zeme “Si comunica che, a seguito della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, 1a Serie Speciale – Corte Costituzionale, n. 14 del 26-3-2014, dell’ordinanza del Tribunale di Palermo di rimessione della causa alla Corte Costituzionale, è stato formalmente avviato il procedimento per l’esame della legittimità costituzionale davanti alla Corte Suprema della norma che ha previsto il blocco della perequazione automatica delle pensioni per il biennio 2012-2013. Abbiamo, quindi, dato specifico mandato allo Studio Orrick per la costituzione in giudizio che è stata effettuata il 2 aprile 2014 con il deposito della relativa memoria di costituzione in giudizio. Al momento non siamo in grado di indicare con esattezza i tempi di pronuncia della Corte Costituzionale, ma si ritiene che la Consulta possa emettere l’attesa sentenza entro l’estate. Con l’occasione si informa che sono stati avviati anche tre ricorsi aventi ad oggetto il contributo di solidarietà per gli ex INPDAI. Il 13 maggio 2014 è la data per la prima udienza del ricorso instaurato presso il Tribunale di Modena mentre siamo ancora in attesa di conoscere le date relative alle prime udienze degli altri due ricorsi depositati presso i Tribunali di Bologna e Vicenza”. DI Dirigenti Industria maggio 2014 37 i nformativa CONVENZIONI ALDAI PER IL PLACEMENT In riferimento a quanto pubblicato a pagina 30 del numero di ottobre 2013 si segnala la variazione in una delle sette Società di Placement convenzionate con ALDAI. Career Counseling: referente Ivan Piccoli in sostituzione di Alessia Di Iacovo. Per completezza di informazione riportiamo la tabella aggiornata. SOCIETÀ SEDE REFERENTE SITO ASSIST S.r.l. via Lecco 11 20124 Milano Melinda Fiscella [email protected] 329/6313750 http://www.assist-otp.it CAREER COUNSELING S.r.l. piazza De Angeli 9 20146 Milano Ivan Piccoli [email protected] 392/1859280 http://www.careercounseling.it CROSS S.r.l. via Broletto 31 20122 Milano Edoardo Misciattelli [email protected] 393/9472116 http://www.e-cross.it INTOO S.r.l. p.zza IV Novembre 5 Gianfranco 20124 Milano Sarti [email protected] 335/8225425 http://www.intoo.it LEE HECHT HARRISON S.r.l. via Larga 2 20123 Milano Donatella Giovanetti [email protected] 331/5690814 http://www.lhhitalia.com RIGHT via Rossini 6/8 MANAGEMENT S.r.l. 20122 Milano Simone Oliva [email protected] 346/3047202 http://www.right.com/it UOMO E IMPRESA S.r.l. Mauro [email protected] Castelfranchi via Albricci 9 20122 Milano UN ORIENTAMENTO MULTIBRAND Come pubblicato a pagina 13 del numero di aprile ricordiamo che grazie ad un accordo stipulato tra ALDAI e primarie società di Orientamento e Placement milanesi, è disponibile in Associazione un nuovo servizio, completamente gratuito per i Soci, finalizzato ad assicurare la miglior risposta possibile all’attuale situazione di crisi. I dirigenti interessati avranno la possibilità d’incontrare, presso la sede dell’Associazione, consulenti senior esperti sia di sviluppo della carriera sia di ricollocazione quotidianamente in contatto con le aziende per le posizioni aperte. l l Telefono per info o colloqui preventivi INDIRIZZO E-MAIL I dirigenti in servizio riceveranno tutte le informazioni sulle tecniche di employability per il potenziamento del proprio piano di sviluppo di carriera come ad esempio aumentare la visibilità sui Professional Network, attivare per tempo la rete di conoscenze utili a creare nuove opportunità di lavoro, ecc. I dirigenti disoccupati troveranno invece professionisti in grado di inquadrare la situazione lavorativa per aprire loro un panorama completo di possibili opzioni incrociando l’esperienza dei dirigenti con le opportunità ancora realizzabili per ricollocarsi sul mercato, compreso l’utilizzo di servizi pagati dai fondi pubblici disponibili, come la Dote Unica Lavoro della Regione Lombardia ecc. L’incontro specialistico, gratuito, avrà la durata massima di un’ora e mezza e si terrà presso i locali ALDAI di via Larga 31 - Milano previo appuntamento. I colleghi interessati potranno inviare una e-mail all’indirizzo: [email protected] indicando all’oggetto “Multibrand” specificando inoltre la propria situazione professionale e la consulenza richiesta. 38 DI Dirigenti Industria maggio 2014 335/1820830 http://www.uomoeimpresa.it SOLIDARIETÀ A COSTO ZERO? CON IL 5 x MILLE SI PUÒ La prossima scadenza riguardante la dichiarazione dei redditi offre a noi tutti l’occasione di destinare il 5x mille ad Associazioni senza fine di lucro. Per questo Vi prego di indirizzare il 5 x mille alla VISES e di sensibilizzare in tal senso i vostri amici. Basta porre la firma sulla dichiarazione dei redditi nello spazio riservato alla donazione del 5 x mille che dovrà essere intestata a: VISES ONLUS - Codice Fiscale 08002540584 Sul sito www.vises.it potrete conoscere le modalità di utilizzo dei fondi a noi pervenuti e verificare il bilancio controllato dai nostri revisori e certificato dalla Società di revisione internazionale KPMG. Potete inoltre trovare maggiori informazioni sui numerosi progetti realizzati in 25 anni di volontariato dai dirigenti italiani in Italia e all’estero. Ove siate interessati a partecipare attivamente o a sostenere l’Associazione scrivete all’indirizzo: [email protected] per avere informazioni più precise in merito alle iniziative in atto. Rita Santarelli - Presidente VISES Presbiopia: quando allungare le braccia non basta più. Avete superato la soglia degli "anta" e la messa a fuoco da vicino non è più un gioco da ragazzi? Vi trovate spesso ad allungare le braccia per leggere? Niente di grave, sie-te solo presbiti. Si tratta di un’evoluzione fisiologica legata ad una progressiva perdita di elasticità del cristallino che riduce la sua capacità di adattamento alle varie distanze di visione. Come vede il presbite? Difficoltà nel mettere a fuoco gli oggetti posti a distanza ravvicinata; il presbite riesce a migliorare la qualità della sua visione solo aumentando la distanza della messa a fuoco. Ma dopo una certa età, le braccia non bastano più. La problematica dell’invecchiamento della vista è cruciale, poiché direttamente legata alla qualità della vita. Per effetto dell’evoluzione della società, gli over 45 sono sempre più attivi e “smart”. Per tutti i presbiti oggi la vista è strategica: le loro esigenze visive cambiano rapidamente e profondamente per consentire loro di mantenere uno stile di vita al passo con i tempi. La vista è sollecitata continuamente - in particolare nel passaggio dalla visione da vicino, a quella intermedia, a quella da lontano - e ha quindi bisogno di soluzioni all’avanguardia. La Ricerca viene in aiuto con le tecnologie innovative alla base delle nostre nuovi lenti multifocali. Per i presbiti, un’esperienza visiva senza precedenti: non solo un unico paio di occhiali per vedere contemporaneamente a tutte le distanza, ma anche la possibilità di superare i compromessi che da sempre hanno limitato la performance di questa tipologia di lenti. L’obbiettivo è sviluppare lenti sempre più performanti che si adattino perfettamente al comportamento visivo del portatore. Ciò è reso possibile grazie alla nuova tecnologia che riprogetta l’intera struttura della lente, scomponendola in migliaia di micro-lenti per offrire immagini sempre stabili e precise. Il risultato per i portatori è straordinario: fino al 90% di riduzione dell’effetto onda e un netto miglioramento della sensazione di equilibrio in movimento, permettendo di ottenere un campo visivo fino al 50% più ampio con un’alta qualità delle immagini per ogni direzione di sguardo, anche laterale.n Da Oculus ho visto la differenza Sconti 40% su lenti e montature 20% su montature firmate 30% su occhiali da sole 10% su lenti a contatto usa e getta Via San Paolo, 1 - 1° piano ang. 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Stefano Cuzzilla, ha fatto visita al Centro Diagnostico Italiano CDI di Milano, partecipando ad un incontro in cui si è parlato di nuove tecnologie, progresso e futuro. “La tua prevenzione oggi e domani” è stato invece il tema dell’incontro, aperto a tutti i soci FASI, che si è tenuto presso l’Istituto Clinico Humanitas mercoledì 2 aprile scorso. La prevenzione è una delle peculiarità del Fondo e rappresenta un punto cardine nella campagna che il FASI sta portando avanti con determinazione ed impegno. A tal proposito pubblichiamo di seguito un articolo realizzato dal dott. Edoardo Ligabue, Direttore della Divisione di Oculistica del Centro Diagnostico Italiano, che, spiegando come si esegue oggi un intervento di cataratta, esprime al meglio quel senso di progresso che è già diventato realtà; a seguire, la relazione tenuta dal Presidente Cuzzilla al Convegno di Humanitas testimonia la perseveranza di FASI nel sostenere temi come la prevenzione, decisivi per uno sguardo sempre proiettato al domani. Chiara Tiraboschi FASI IN AZIONE: intervento di cataratta con laser a femtosecondi al Centro Diagnostico Italiano CDI o Stefano Cuzzilla, Eros Andronaco, Maurizio Volonghi Presidente e Consiglieri di Amministrazione del Fasi Stefano Cuzzilla e Silvia Bedini. 40 DI ggi l’intervento di cataratta sta vivendo una importante rivoluzione tecnologica: l’utilizzo del laser a femtosecondi per l’esecuzione delle fasi chirurgiche più importanti. È quanto afferma il dott. Edoardo Ligabue, direttore della Divisione di Oculistica del CDI. L’ultima vera novità chirurgica risaliva agli anni ’80 con la facoemulsificazione per la cataratta ed il laser ad eccimeri per la correzione dei difetti visivi. Finalmente oggi si può effettuare l’intervento di cataratta senza l’utilizzo di bisturi, infatti negli USA la “bladeless cataract surgery” è una realtà ed i centri oftalmici statunitensi più importanti offrono già ai loro pazienti questa possibilità. Il laser a femtosecondi è il bisturi più preciso al mondo, ha una risoluzione nanometrica, può operare direttamente all’interno dell’occhio senza dover “aprire” il bulbo oculare, può essere programmato al computer in modo da effettuare in pochi secondi interventi impossibili manualmente. Fino ad ora l’incisione, l’apertura del- Dirigenti Industria maggio 2014 la capsula contenente il cristallino e la frammentazione dello stesso venivano eseguite utilizzando bisturi metallici, pinze chirurgiche e facoemulsificatori con ultrasuoni. La manualità di queste fasi comportava un certo grado di imprecisione, induzione di astigmatismo, posizionamento del cristallino artificiale poco prevedibile, infiammazione post operatoria. Il laser può costruire l’incisione corneale seguendo una forma intrastromale all’interno della cornea impossibile da eseguire manualmente, garantendo così un posizionamento, dimensionamento ed una tenuta perfetta. Può effettuare l’apertura della capsula contenente il cristallino catarattoso mediante un’apertura circolare (capsuloressi) perfettamente centrata e dimensionata per il cristallino artificiale che verrà inserito. In tal modo si possono sfruttare al massimo le proprietà ottiche superiori delle nuove lenti intraoculari di categoria Premium con una maggior precisione di risultato. Gli studi clinici dimostrano che la precisione nella dimensione della capsulo- a ssistenza sanitaria ressi arriva al 100% contro appena il 10% (entro 0,25 mm) della pinza manuale. (diagramma lavoro di: Nagy, ZZ. Intraocular femtosecond laser applications in cataract surgery. Cataract & Refractive Surgery Today. September 2009:79-82). Da sinistra: Edoardo Ligabue, Stefano Cuzzilla, Maurizio Volonghi, Eros Andronaco e Annalisa Sala. Lenti intraoculari Premium L’energia che viene dissipata all’interno dell’occhio per la facoemulsificazione si riduce del 56% rispetto agli ultrasuoni standard, riducendo molto l’infiammazione post operatoria e le possibili conseguenze sulle strutture oculari adiacenti al cristallino. Il laser consente quindi di operare con maggior sicurezza tutti i tipi di cataratta, da quelle di routine a quelle complicate perché associate, per esempio, a miopia, glaucoma, cornea guttata, pseudoesfoliatio, maculopatia, ecc. Il laser a femtosecondi per la cataratta ha già ottenuto dal 2010 anche l’approvazione dell’ente FDA statunitense a riprova della sua validità. La procedura ha dei tempi chirurgici brevissimi (circa 40 secondi per il laser e 2-3 minuti per l’inserzione lente), però comporta lo spostamento del paziente dalla sala laser alla sala operatoria con un maggior impegno del personale addetto ed un tempo totale superiore all’intervento classico. È opinione unanime nella comunità scientifica oftalmologica che questa procedura soppianterà l’intervento manuale in breve tempo. Il suo utilizzo nell’intervento di cataratta consente una sicurezza, precisione e costanza di risultati inarrivabili fino ad ora. L’unica difficoltà è naturalmente legata al costo elevato della strumentazione necessaria, unito al maggior personale medico, paramedico e tecnico coinvolto ■ nell’intervento. Il cristallino naturale opacato dalla cataratta viene sostituito con una lente intraoculare (IOL) inserita nel sacco capsulare. L’ultima generazione di queste lenti viene definita “Premium” perché fornisce prestazioni ottiche nettamente superiori alle lenti “Standard” comunemente utilizzate. Infatti hanno una geometria “asferica” come il cristallino naturale al fine di migliorare la sensibilità al contrasto, dare un’immagine ad alta definizione e migliorare la visione con scarsa illuminazione. Inoltre possono correggere, quando presente, buona parte dell’astigmatismo corneale. Infine, se il paziente ha i necessari requisiti anatomici oculari, possono essere multifocali per ridurre la necessità di occhiali aggiuntivi nella lettura. Cosa è un laser a femtosecondi Gli impulsi del laser ai femtosecondi sono così corti e precisi che al mondo non esiste nulla di simile. Hanno una durata pari soltanto ad alcuni miliardesimi di milionesimi di secondo. In un minuto vi sono tanti femtosecondi quanti sono i minuti che costituiscono l’età dell’universo. Indipendentemente dal tipo di materiale investito, l’incredibile potenza del laser a femtosecondi, evapora quasi all’istante praticamente senza lasciare tracce e per di più con una precisione nanometrica. L’impiego di questo tipo di laser in medicina dimostra anche l’efficacia e la precisione di tale tecnologia, per esempio quando si deve effettuare l’intervento di cataratta o correggere un difetto visivo come la miopia o la presbiopia. Così com’è possibile concentrare l’impulso laser ultra-corto su un qualsiasi punto dello spazio, è possibile anche concentrare il fascio affinché penetri in materiali trasparenti, quali la cornea o l’interno dell’occhio. Pertanto si può praticare la chirurgia oculistica senza dover «aprire» il bulbo oculare prima d’ogni intervento. La zona vicina all’incisione praticata dal laser resta anch’essa completamente fredda. Non vi è perciò alcun rischio che il calore danneggi i tessuti. DI Dirigenti Industria maggio 2014 41 a ssistenza sanitaria Incoraggiare la prevenzione: i progetti FASI Stefano Cuzzilla Presidente FASI Relazione al Convegno “La tua prevenzione oggi e domani” Istituto Clinico Humanitas - Rozzano (MI) - 2 aprile 2014 l a prevenzione è diventata negli ultimi anni una delle voci di impegno per il Fondo dei dirigenti industriali che presiedo, ma sono convinto costituisca innanzitutto una sfida per il sistema sanitario nel suo complesso, un elemento centrale da tenere presente nella programmazione di lungo periodo. L’incontro organizzato da Humanitas ha il merito di indurci a riflettere sulle abitudini e su quegli indicatori quotidiani che conosciamo sotto il nome di “fattori di rischio”. Ragionare su questi aspetti è il primo passo verso una compiuta presa di coscienza del proprio stato di salute, o meglio del proprio benessere. È un 42 DI esercizio individuale che può aprire alla rivoluzione culturale di cui abbiamo bisogno e a cui mi appello spesso, quando intervengo in convegni sul tema della prevenzione. Lo faccio anche perché, ancor prima di essere Presidente del FASI, mi considero un dirigente, un collega di tutti gli iscritti del Fondo: in questo caso, posso dire di conoscere da vicino lo stile di vita dei manager, i ritmi di lavoro a cui ci sottoponiamo e i rischi ai quali la categoria è più esposta, ancor più nell’età avanzata. Poiché credo che sia possibile operare le scelte politiche migliori soltanto conoscendo la condizione dei destinatari finali di quelle scelte, ho promosso all’interno del nostro Fondo un dibattito ad hoc sulla prevenzione sanitaria che ha portato, nel 2011, all’introduzione dei Dirigenti Industria maggio 2014 primi pacchetti per il contrasto delle patologie più ricorrenti. Ho trovato attenzione e condivisione sia da parte di Confindustria sia di Federmanager, che rappresentano le nostre Parti sociali e che desidero ringraziare anche in questa occasione per il coraggio con cui hanno sostenuto, tra le altre cose, anche la decisione di lasciare a totale carico del FASI tutti i costi relativi alle prestazioni sanitarie di screening e diagnosi precoce. E i nostri dirigenti stanno dimostrando di apprezzare l’importanza dell’investimento in un capitolato del tutto nuovo per il FASI. Rivoluzionario, appunto. Sono oggi attivi alcuni pacchetti di prevenzione che mirano ad aggredire la patologia prima che essa si manifesti a mentre altri sono allo studio. A tal proposito, giornate di incontro come quella odierna sono utilissime, perché ci offrono elementi aggiuntivi di valutazione e informazioni qualificate che poi possiamo, in un certo senso, riportare a casa migliorando ulteriormente i nostri strumenti, dal nomenclatore tariffario alla progettazione dei piani di cura. Ecco dunque l’obiettivo che sento stringente: trasformare il FASI da Fondo sanitario che cura la salute dei suoi assistiti a Fondo sanitario che promuove e sostiene il benessere della persona. In questa fenomenologia del cambiamento, di cui ci facciamo interpreti, riposa tutta l’evoluzione del concetto di salute dell’individuo. “La salute è uno stato di completo benessere fisico, mentale e sociale e non consiste soltanto in un’assenza di malattia o di infermità”. Era il 1948 quando l’Organizzazione mondiale della Sanità individuava il cardine di un concetto che doveva ancora affermarsi nella opinione pubblica. Oggi, abbiamo fatto passi in avanti, collettivizzando questa consapevolezza e abbracciando in pieno il valore della “promozione della salute”, di cui la prevenzione sanitaria costituisce forse la più chiara attuazione. Contemporaneamente, dobbiamo riconoscere che la prevenzione costituisce uno strumento chiave per agganciare l’obiettivo di sostenibilità del sistema sanitario. Su quest’ultimo punto desidero intendermi bene: se il FASI sostiene integralmente il costo delle prestazioni sanitarie di prevenzione non è per declinare la spesa in termini d’investimento economico. È innegabile, e lo affermano autorevoli studi, che l’investimento in prevenzione si traduce in futuri risparmi, ma ciò non vale necessariamente per il nostro Fondo che ha una popolazione dirigenziale che per il 55% ha già raggiunto un’età superiore ai 65 anni e che, per la natura flessibile della professione, è sempre soggetta a variazioni. Sotto questo profilo, la natura di Fondo contrattuale ci consente, anche nel campo della prevenzione, di programmare l’azione di assistenza a seconda delle ca- Romano Ambrogi e Stefano Cuzzilla. ratteristiche del momento storico in cui operiamo e delle esigenze della nostra popolazione. Se con il supporto di Confindustria e Federmanager sosteniamo questo capitolato lo facciamo perché di fronte agli scenari presenti e futuri della sanità integrativa, crediamo che possiamo assumerci le nostre responsabilità e fare le nostre scelte. In definitiva, sentiamo il dovere di agire in favore dell’azione medica preventiva, al di là del possibile vantaggio economico futuro. Non è accettabile, infatti, che il nostro Paese sia ultimo nella classifica europea per investimenti: solo lo 0,5% della spesa sanitaria complessiva è effettivamente investito in programmi di prevenzione. Un gradino sopra di noi, fanno meglio Cipro, Lituania e Malta. Ed è immediatamente evidente che quel 0,5% speso in prevenzione non solo si scontrerà con gli scenari futuri dominati dal progressivo invecchiamento della popolazione, ma è poca cosa anche rispetto alla situazione attuale. Sappiamo dai più recenti studi epidemiologici che le principali malattie croniche, come il diabete o l’obesità, sono già oggi responsabili del 70% delle disabilità e dell’85% dei decessi nel mondo. Il costo diretto e indiretto (calcolato in perdita di giornate di lavoro) delle sole malattie cardiovascolari è stimato essere in Europa di 200 miliardi l’anno. Per di più, l’OCSE, nell’ultimo rapporto 2013 sulla salute, ci avverte che dal 2009 ad oggi la spesa in prevenzione si è ridotta praticamente in tutti i Paesi dell’area, rappresentando al massimo il 3 o il 4% della spesa sanitaria complessiva. DI ssistenza sanitaria Questo trend negativo è spiegato come un ulteriore effetto della crisi economica globale. Grecia e Italia hanno la maglia nera per la flessione degli investimenti sanitari nazionali dal 2009 al 2013, cui corrisponde – e non ce ne meravigliamo – un forte aumento della spesa sostenuta dai cittadini di tasca propria. Esiste peraltro una correlazione tra produttività del sistema economico e stato di salute della popolazione in età attiva. Dagli studi e dalle indagini conoscitive che abbiamo realizzato al FASI in questi ultimi anni, emerge chiaramente che un luogo di lavoro sano e sicuro è anche più produttivo, con dipendenti più motivati, smentendo di fatto che il costo sostenuto in forme di welfare sanitario sia una spesa accessoria da cui si può prescindere. Dunque, avviandomi a tracciare le mie conclusioni, quello che stiamo realizzando al FASI nel campo della prevenzione è esattamente un esempio della corretta attuazione del principio integrativo che è alla base del nostro welfare di secondo livello. Proprio pochi giorni fa, il Comitato nazionale di Bioetica, nel suo parere al Governo sullo stato della salute, ha posto l’accento sull’importanza delle condotte individuali, in grado di incidere sullo stato della salute tanto e parimenti ai fattori di ordine biologico o a quelli di ordine socio-culturale. Possiamo riflettere su come realizzare l’universalità del diritto alla salute sancita all’articolo 32 della Carta, oppure soffermarci sui motivi che hanno spinto i Padri costituenti a collocare questo principio nel titolo dedicato ai rapporti etico-sociali. Capire che per la salute esiste un diritto fondamentale dell’individuo e, contemporaneamente, esiste un interesse della collettività. Ecco che allora il FASI si riconosce quale portatore di un interesse diffuso e sceglie di incentivare sia la prevenzione primaria, come responsabilità dell’individuo, sia la prevenzione secondaria, intervenendo con gli strumenti a disposizione per garantire un’esistenza in buona salute ai dirigenti e, di conseguenza, alle imprese in cui operano o hanno ■ operato. Dirigenti Industria maggio 2014 43 sede e uffici via Larga, 31 - 20122 Milano M1 Duomo - M3 Missori Mezzi di superficie: 12 - 15 - 27 - 54 apertura Lunedì / Venerdì Dalle ore 8.30 alle ore 12.30 e dalle 13.30 alle 17.30 Centralino 02/58376.1 Fax 02/5830.7557 Sito web www.aldai.it Forum ALDAI Dirigentinsieme Chi siamo e che cosa facciamo L’ALDAI (Associazione Lombarda Dirigenti Aziende Industriali) con circa 17.000 iscritti è il maggiore tra i Sindacati territoriali che fanno capo alla Federazione Nazionale (FEDERMANAGER). Al fine di perseguire i propri scopi istituzionali di tutela e promozione dell’immagine e del ruolo dei dirigenti industriali, l’Associazione si occupa delle problematiche collettive e individuali della categoria, nelle situazioni più diverse, offrendo servizi nei vari settori agli iscritti quale che sia la loro condizione: dirigenti in servizio, inoccupati, in pensione o che svolgono attività di tipo professionale. Tra i vari servizi, prestati gratuitamente, ricordiamo: l il Servizio Sindacale rivolto a fornire ai dirigenti iscritti supporto ed assistenza nell’ambito di tutte le problematiche relative all’instaurazione, svolgimento e cessazione del rapporto di lavoro nonché ad aspetti di carattere fiscale e previdenziale; il Servizio FASI/ASSIDAI che fornisce consulenza ed assistenza in merito alla stesura ed alla presentazione delle pratiche di rimborso oltre che di iscrizione ai due Fondi; l il Servizio Orientamento e Formazione per i dirigenti interessati: alla ricerca di nuove opportunità professionali, al bilancio delle competenze e ai percorsi formativi di sviluppo professionale, all’analisi delle criticità manageriali con il “Tutoring” dei colleghi Senior e alle iniziative di riqualificazione e ricollocazione per i dirigenti inoccupati. l Ricordiamo infine le iniziative di carattere culturale (organizzazione di conferenze, convegni, corsi, concerti, visite guidate) e ricreativo tendenti a favorire l’aggregazione tra i soci (viaggi). Di tutti i servizi riportiamo le necessarie indicazioni per poter stabilire gli opportuni contatti. Servizi e contatti aldai Presidenza Presidente: ROMANO AMBROGI - [email protected] l Vicepresidente: FRANCO DEL VECCHIO - [email protected] l Vicepresidente: FRANCESCO SOLETTI - [email protected] l Tesoriere: ANTONIO ZENATELLI l Direzione [email protected] l Direttore: ANNALISA SALA l Segreteria Presidenza e Direzione - [email protected] Silvia Romagnoli 02.58376.204 l Comunicazione e Marketing - [email protected] Chiara Tiraboschi 02.58376.208 Servizio Sindacale l Consulenze sindacali ANNALISA SALA: [email protected] Cristiana Bertolotti: [email protected] Lorenzo Peretto Valeria Briganti 02.58376.221 Francesca Sarcinelli 02.58376.222 Maria Caputo 02.58376.225 l Salvatore Martorelli - Consulenze previdenziali 1°, 2°, ultimo lunedì di ogni mese dalle 8.00 alle 15.30 3° mercoledì di ogni mese dalle 8.00 alle 15.30 l Rosanna Versiglia - Consulenze previdenza complementare / INPS Martedì e giovedì dalle 9.00 alle 14.00 l Valeria Briganti - Consulenze previdenza complementare / INPS Mercoledì dalle 8.30 alle 12.30 l Silvia Barbieri - Consulenze convenzione ENASCO / INPS Tutti i venerdì dalle 9.00 alle 12.00 3° lunedì di ogni mese dalle 14.00 alle 17.00 solo domande di pensione l Giovanni Mura - Consulenze fiscali Martedì pomeriggio e mercoledì pomeriggio 44 DI Dirigenti Industria maggio 2014 Servizio FASI/ASSIDAI [email protected] BENEDETTA PISTO 02.58376.229 Livia Corda 02.58376.206 solo lunedì e mercoledì Cristiana Scarpa 02.58376.224 l Ricevimento degli iscritti previo appuntamento l Consulenze telefoniche martedì, giovedì e venerdì ore 14.00-17.00 Servizio Orientamento e Formazione [email protected] Silvia Romagnoli 02.58376.219 (pomeriggio) [email protected] Massimo Bondi 02.58376.220 Cristina Bergamini 02.58376.219 Servizio Amministrazione - Organizzazione [email protected] MICHELA BITETTI [email protected] Viviana Cernuschi 02.58376.227 Laura De Bella 02.58376.231 Stefano Corna 02.58376.234 Giordano Bergomi 02.58376.235 Gruppo Giovani Dirigenti [email protected] Coordinatore: MARIO CAPPIELLO ARUM s.r.l. Società Editrice e Servizi ALDAI Presidente: PATRIZIA GIORGETTI l Redazione “Dirigenti Industria” - [email protected] Gabriella Canuti 02.58376.237 l COMITATO NAZIONALE DI COORDINAMENTO DIRIGENTI PENSIONATI Presidente: MARCELLO GARZIA - [email protected] l Presidente Onorario: SERGIO ZEME 02.58376.209 [email protected] l FONDIRIGENTI Agenzia Lavoro - [email protected] l Unione Regionale Federmanager Lombardia Presidente: TIZIANO NEVIANI 0372.535411 [email protected] [email protected] l Coordinamento Cida Lombardia Presidente: ROMANO AMBROGI - [email protected] l a ssistenza sanitaria Domande e risposte... Rubrica del Servizio Fasi e Assidai di ALDAI Benedetta Pisto Responsabile Servizio Fasi e Assidai di ALDAI LE DOMANDE CHE SPESSO I DIRIGENTI PONGONO Se il dirigente deve recarsi negli Stati Uniti, la polizza FASI in caso di necessità di assistenza sanitaria, che tipo di copertura fornisce sia al dirigente sia al suo nucleo familiare? Dato che i costi sanitari negli USA sono altissimi, la cosa più giusta da fare è quella di stipulare con la propria agenzia viaggi la polizza sanitaria a copertura totale “Europe Assistance” sia per il dirigente sia per il suo nucleo familiare, per l’intero periodo di soggiorno negli U.S.A. Il Fasi eroga l’importo previsto dal tariffario in vigore. Per i figli invalidi, che tipo di assistenza può fornire il FASI? a)i figli invalidi (in base alla normativa INPS sugli assegni familiari) possono essere inseriti nel programma FASI, purchè non siano titolari di reddito superiore ad € 706,11 mensili lordi: in tal caso vengono considerati nel nucleo familiare del dirigente con il solo contributo FASI del dirigente stesso anche dopo il venire meno del genitore. b)i figli invalidi con una pensione di reversibilità superiore a euro 706,11 mensili lordi possono chiedere di aprire una posizione autonoma FASI, entro 12 mesi dal decesso del dirigente, con i versamenti della quota individuale pari ai seguenti importi: 220,00 euro per i dirigenti in servizio 264,00 euro per i dirigenti in pensione 655,00 euro per i dirigenti in prosecuzione volontaria. UN BUON CONSIGLIO Europe e anc Assist l l l STUDIO DENTISTICO Sorriso & Salute Direttore Sanitario Salvatore Dott. Paduano Via Gaslini, 1 20090 Monza Tel. 039 2022 489 - 039 6320 951 Fax 039 2022 489 In ambulatorio si eseguono i seguenti trattamenti nel pieno rispetto delle norme igienico-sanitarie: ❚ Prevenzione e igiene ❚ Implantologia ❚ Protesi (fissa, su impianti e mobile) ❚ Chirurgia ossea ricostruttiva ❚ Chirurgia orale ❚ Ortodonzia infantile e dell’adulto ❚ Odontoiatria infantile Struttura Odontoiatrica di riferimento La struttura odontoiatrica è aperta ai pazienti nei seguenti giorni e orari: Lun-Mar-Mer-Gio-Ven dalle 9.00 alle 12.00 e dalle 14.30 alle 19.30 www.sorrisoesalute.it Lo Studio aderisce al Progetto Prevenzione malattie sistemiche e trattamento dell’edentulia con protesi dentarie fisse/mobili e con costi interamente a carico del Fondo. o pinioni Ultima chiamata Guido Dalla Casa [email protected] “L’Occidente è una nave che sta colando a picco, la cui falla è ignorata da tutti. Ma tutti si danno molto da fare per rendere il viaggio più confortevole”. Emanuele Severino L’avvertimento Il 16 gennaio scorso è stato proiettato al Cinema Odeon di Firenze il film “Ultima chiamata” di Enrico Cerasuolo. Il titolo mi invita a fare alcune considerazioni. Come noto, nel 1972 uscì in italiano il rapporto “I limiti dello sviluppo”, promosso da Aurelio Peccei e dal Club di Roma; sono stati co-autori del volume Jay W. Forrester, Donella e Dennis Meadows, Jorgen Randers. È bene ricordare che Aurelio Peccei non era un filosofo ambientalista, ma un dirigente. Mentre allora il libro aveva destato un interesse notevole, dopo non se ne è quasi più parlato, malgrado la sua enorme importanza. Il rapporto era stato impostato schematizzando il sistema mondiale in cinque grandezze: la popolazione umana, le risorse naturali, gli alimenti, l’inquinamento e la produzione industriale. Erano poi stati analizzati i tipi di interazione fra queste grandezze su scala mondiale e si erano fatte delle proiezioni sul futuro estrapolando gli andamenti delle cinque grandezze. Quindi si teneva conto del progresso tecnico, mentre, trattandosi di proiezioni, si supponeva di non modificare le interazioni fra le grandezze; infine si ipotizzava che non cambiasse il modo di vivere e di pensare della cultura dominante, cioè si faceva l’ipotesi cosiddetta BAU (business as usual). Con queste premesse erano stati ricavati dodici diagrammi basati su varie ipotesi. Il risultato forse più interessante di quello studio è stata la constatazione che quasi tutte le ipotesi, che aumentavano le risorse a disposizione anche in modo considerevole o portavano alcune varia- 46 DI zioni “ottimistiche” alle altre grandezze, si concludevano con “l’impazzimento” dei rispettivi diagrammi. Anche l’ipotesi di continuare a disporre di nuove risorse senza limiti aveva come conseguenza il collasso del sistema, sempre con l’ipotesi BAU. Questo proverebbe che non si tratta di un problema di esaurimento di risorse, ma dell’impossibilità di persistenza di un sistema come quello economico di produrre-vendere-consumare all’interno della Biosfera, che è un sistema complesso che funziona in modo stazionario lontano dall’equilibrio termodinamico. Questo si può vedere anche partendo dalla teoria dei sistemi, come evidenziato nel libro Assalto al pianeta, di Pignatti e Trezza (Ed. Bollati Boringhieri, 2000), in cui si dimostra che il problema non è causato semplicemente dalla scarsità di risorse, ma ha radici più profonde, legate al modo di procedere del sistema economico, che dipende da un’unica variabile (il denaro) e non può integrarsi in un sistema complesso con grandissimo numero di variabili, come l’Ecosfera. Solo due dei diagrammi esaminati rappresentavano, dopo un certo tempo, un andamento stazionario delle cinque grandezze, ma entrambi richiedevano come condizione necessaria e non sufficiente la stabilizzazione della popolazione umana mondiale attorno all’anno 1975 (che corrisponde alla metà di quella attuale), cosa che già allora appariva utopistica e che notoriamente non si è verificata. Si vede subito che, tracciando una verticale sull’anno 2014 e osservando l’andamento delle cinque grandezze, troviamo proprio la situazione attuale: le risorse in rapida diminuzione, popola- Dirigenti Industria maggio 2014 zione e inquinamento che continuano a salire inesorabilmente, alimenti e produzione industriale che hanno appena passato il picco e iniziano a scendere. Malgrado la serietà dell’avvertimento, per più di 40 anni si è continuato come prima. Avvisi caduti nel vuoto Le proiezioni a conclusione del rapporto si stanno rivelando esatte: infatti in questi decenni non si sono modificate le interazioni fra le grandezze esaminate, cioè il cosiddetto BAU. Malgrado tutto, si vuole continuare come prima, con la crescita, che è la causa del male. Si noti che il rapporto del Club di Roma non è mai andato fuori da posizioni antropocentriche, non ha mai fatto considerazioni morali, pure molto importanti dato che stiamo togliendo lo spazio vitale a tutti gli esseri senzienti (altri animali, vegetali, ecosistemi), sostituendo in modo massiccio materia inerte a sostanza vivente. Il rapporto non è quindi basato sulle idee dell’Ecologia Profonda, ma ancora antropocentrico. Siamo completamente entro il paradigma cartesiano-newtoniano, anche se con un approccio abbastanza sistemico e non viene avanzato alcun dubbio sulla visione del mondo antropocentrica, allora e tuttora imperante. In quegli anni “Il punto di svolta” non era ancora iniziato, e anche oggi, se è in corso, procede con estrema lentezza. Il libro di Fritjof Capra che porta quel titolo, è uscito in italiano dieci anni dopo, nel 1984. Quindi c’erano tutte le premesse perché il rapporto del Club di Roma potesse o pinioni essere accettato, esaminato, ascoltato senza sforzi eccessivi di dover effettuare un “cambio di paradigma” o di dover rovesciare subito una visione del mondo. Ripeto, così è andata a vuoto l’ultima chiamata: sono passati più di 40 anni, ora è troppo tardi perché si possano evitare eventi traumatici. Allora la popolazione umana mondiale era circa la metà di quella attuale e corrispondeva al massimo dei valori considerati ancora accettabili perché il pianeta potesse continuare a vivere ed a mantenersi in situazione stazionaria: oggi ci troviamo in un transitorio che non può durare a lungo. È comunque doveroso più che mai tentare qualcosa, informare il più possibile, ridurre le nascite e i consumi, per rendere l’evento traumatico meno grave. L’uomo non evita mai le catastrofi, ne guarisce. Non mi ricordo chi l’ha detto, ma speriamo che sia vero. In questi 40 anni si sono distrutti migliaia di ecosistemi, si è tolto lo spazio vitale a milioni di specie di esseri senzienti, si sono abbattute metà delle foreste del Pianeta, si è alterata l’atmosfera terrestre e si vuole continuare in questa follia. Tra l’altro, proprio in quegli anni è stato pubblicato l’articolo di Arne Naess “The Shallow and the Deep” che indica convenzionalmente la nascita in Occidente dell’Ecologia Profonda: il filosofo norvegese ha introdotto idee ancora più radicali e rivoluzionarie, quasi nuove per l’Occidente e a mio avviso indispensabili per un vero cambio di paradigma o di visione del mondo, cioè per una vera modifica del modo di vivere. Le sue idee riportano la nostra specie all’interno della Natura, dove doveva restare da sempre. Tutto in quegli anni. Una sintesi in italiano del pensiero di Naess si trova nel libro: Ecosofia – Ed. RED, 1994. Inoltre, come dettaglio significativo per l’Italia, proprio negli anni 1973-74 ci furono le “domeniche senza macchine”. Insomma, in quei pochi anni, all’inizio degli anni Settanta del secolo scorso, c’è stata, in Italia e in tutto il mondo, l’ultima chiamata della Terra. Nessuno ha risposto. Dopo alcuni anni dalle “domeniche senza macchine” qualche giornalista “spiritoso” scrisse che l’esperimento non fu più ripetuto, anche se i motivi ci sarebbero stati ampiamente, “perché stava per succedere una mezza rivoluzione”. Non è vero. Allora abitavo nei pressi di Torino e ricordo benissimo quelle domeniche: mio figlio, che allora aveva sette-otto anni, mi ha chiesto ancora per diverso tempo perché non c’erano più giornate belle come quelle, anche se tutte le auto in sosta occupavano comunque spazi inutilmente. In realtà le autorità industrialiste-sviluppiste si erano prese una gran paura che la gente si accorgesse di quanto era bello un mondo senza automobili. Così non se ne è più parlato. Attualmente sulla Terra gli umani sono oltre sette miliardi e aumentano di 90 milioni all’anno, scompaiono 100.000 Kmq di foreste all’anno, l’anidride carbonica aumenta di 3 ppm all’anno, si estinguono 30 specie al giorno, la biodiversità si degrada a vista, il consumo di territorio fa registrare cifre vertiginose. Palesemente questi fenomeni, conseguenze inevitabili della crescita economica, non possono continuare ancora a lungo. Quindi la Natura deve cercare di guarire dal suo male, facendo terminare quella forma del pensiero umano che ha invaso tutto il mondo e lo sta distruggendo. Occorre partire da altre basi, occorre abbandonare completamente: la competizione economica, la globalizzazione, la crescita, il mercato e la corsa ai consumi. Se invece si mantengono tali premesse, i problemi del mondo sono chiaramente insolubili. La Vita ha tre miliardi di anni, l’umanità ha un milione di anni, la cosiddetta “civiltà” ha forse diecimila anni, la crescita economica-industriale ha meno di duecento anni: la folle presunzione della nostra specie (o della nostra civiltà) è solo un delirio di grandezza. Tornando al rapporto sui limiti dello sviluppo, ci sono stati aggiornamenti nel 1993, nel 2006 e nel 2013: sono stati totalmente ignorati anche dai mezzi di informazione. Recentemente è uscito un libro che riporta una sintesi divulgata, rapida e sintetica della situazione, sempre senza uscire da una visione antropocentrica (Stephen Emmott – Dieci miliardi. Il mondo dei nostri figli, Feltrinelli, DI ...Recentemente è uscito un libro che riporta una sintesi divulgata, rapida e sintetica della situazione, sempre senza uscire da una visione antropocentrica... Dirigenti Industria maggio 2014 47 o pinioni 2013). Come al solito, l’Autore non è un filosofo ambientalista, ma uno studioso che insegna Scienze computazionali all’Università di Oxford. La popolazione umana ha continuato a crescere anche oltre le previsioni e continua con andamento esponenziale e un tempo di raddoppio di quaranta anni. Così Emmott ci avverte: il titolo parla di una cifra tonda, dieci miliardi, ma alla fine del secolo dovremmo scrivere 28 miliardi, perché mancano 80 anni, cioè due raddoppi, quindi quattro volte, sette per quattro fa 28, è un conto che sa fare anche un bambino di terza elementare, ma evidentemente non ne sono capaci i soloni, economisti, politicanti e simili, che governano il mondo, almeno così credono. O forse qualcuno pensa che possa vivere una Terra con 28 miliardi di umani, cioè di un Primate di 80 Kg che pretende anche di mangiare carne? Il libro di Emmott è fatto di tanti flash di estrema chiarezza che riportano la situazione mondiale nei vari campi e ci dicono quali disastri stanno dietro la costruzione di tanti oggetti che ci sembrano “banali”: tutti dovrebbero leggerlo e meditarlo anche se, come dice l’Autore, nessuno farà niente. Con le cifre in gioco, i problemi del Pianeta sono ormai chiaramente insolubili. Conclusioni All’inizio degli anni Settanta del secolo scorso probabilmente la situazione era ancora controllabile con un deciso cambio di rotta, soprattutto perché la popolazione umana era circa la metà di quella attuale: ora è troppo tardi per sperare in modifiche dolci e graduali verso una situazione compatibile con la vita della Terra. Un collasso economico mondiale è divenuta una speranza. I veri catastrofisti sono coloro che pensano che ci sarà “la ripresa” e tutto andrà avanti come prima, cioè che continueremo a sottrarre spazio alla Vita e a distruggere le capacità omeostatiche della Terra che si basano sulla biodiversità e la complessità delle relazioni fra tutte le entità interessate. La crescita è chiaramente una grave patologia del Pianeta. Non ci resta che prepararci spiritualmente a superare il collasso che dopo porterà – speriamo – ad un mondo in grado di vivere e continuare a consentire la vita a milioni di specie di esseri senzienti. Ora possiamo salire sul ponte del Titanic e goderci lo spettacolo, ricordando comunque che molti dei naufraghi sono sopravvissuti, magari dopo un bagno un tantino freddo nelle acque dell’Atlantico. ■ Analfabetismo digitale italiano Luciano De Stefani Consigliere Direttivo ALDAI Una recente indagine ISTAT ha calcolato che la popolazione italiana, tra i 6 ed i 75 anni, è caratterizzata dal 74% di “analfabeti digitali”, cioè coloro che non hanno mai utilizzato Internet (analfabeti digitali totali = 37%) o lo utilizzano sporadicamente – non negli ultimi tre mesi – (analfabeti digitali parziali = 13%), oppure lo usano ma non sono in grado di utilizzare i servizi più comuni di Internet quali l’home banking, pagamenti elettronici, interazione con le Pubbliche Amministrazioni (analfabeti digitali funzionali = 24%). Le cause di questa situazione che ci vede molto lontani dalla media europea, sono molteplici e non tutte imputabili ai cittadini italiani. L’iniziativa di Telecom Italia, NavigareInsieme, ha avuto notevole successo anche tra i Soci ALDAI. Nel tentativo di cercare di colmare il gap informo che la Fondazione Humaniter – emanazione della Società Umanitaria e con sede negli stessi splendidi chiostri quattrocenteschi di via Daverio 7 o via San Barnaba 48 a Milano – organizza un interessante numero di corsi di informatica. Il costo d’iscrizione a Humaniter è di € 210, per il 1° anno, ed i corsi d’informatica hanno un costo che ancora non è stato stabilito ma sarà di circa € 50 a quadrimestre ed inizieranno ad ottobre 2014. Abbiamo ottenuto dalla Presidenza della Società Umanitaria uno sconto del 10% sulla quota d’iscrizione per i Soci ALDAI ed i loro familiari. Sarà possibile iscriversi ai corsi da lunedì 26 maggio 2014 telefonando al numero 02/5519.2966 oppure (per gli analfabeti digitali parziali o funzionali) on-line con carta di credito nel sito www.humaniter.org. Chi è interessato è bene che si affretti perché le adesioni sono molto numerose e molti corsi si esauriscono rapidamente. 48 DI Dirigenti Industria maggio 2014 o pinioni Privatizzare sì… ma?! Edoardo Lazzati i Presidente Federmanager Pavia n una situazione di incertezza e di instabilità politica, tra una fibrillazione ed un’altra provocate dalla legge elettorale, si comincia a mettere sul piatto un tema delicato, quale quello delle privatizzazioni, che evoca un tempo ormai lontano in cui tali operazioni avrebbero dovuto rilanciare il Paese, oltre che sanare il deficit, per poi rivelarsi, in qualche caso un disastro, in qualche altro un modesto successo rispetto alle aspettative. Purtroppo nel nostro Paese il tema viene affrontato dalla politica quando la situazione economica è tragica e le esigenze di fare cassa, con un sistema fiscale ormai al limite della oppressione, porta ad improvvisare in una materia molto delicata e complessa. Non vi è dubbio che, in linea generale meno presenza pubblica c’è nell’economia e meno possibilità esistono di ingerenza della politica e delle conseguenti manovre clientelari negli assetti di comando delle imprese. Occorre innanzitutto avere le idee molto chiare sui settori che sono strategici per qualsiasi Stato e su quelli che tali non sono; produrre panettoni o inscatolare verdure certamente non ha sostanzialmente nulla di strategico ed i privati possono gestire questo business con più efficacia e con più concorrenza nell’interesse del consumatore; così come, sempre per semplificare ed esemplificare, non vedo nulla di strategico nel produrre tabacco. Ma quando si parla di energia, bisogna essere più cauti, soprattutto quando si tratta di assets che costituiscono i cosiddetti monopoli naturali, nell’ambito dei quali le politiche della concorrenza si possono attuare creando dei “mercati fittizi”, attraverso un complesso di regole sostanzialmente rigide, sulle quali deve poi vigilare una authority pubblica. Occorre quindi sempre distinguere tra la facile demagogia del “privato è sempre meglio” e “pubblico è sempre peggio”. Un esempio facile facile è la privatizzazione di ENEL; avrebbe dovuto portare secondo il Governo di allora un netto abbassamento del costo dell’energia; ma se non si dispone in autosufficienza della materia prima, si rischia di essere velleitari. Oggi i tanti operatori dell’energia, nell’ambito dei quali operano centinaia e centinaia di aziende controllate dai Comuni e quindi dalla politica locale con pesanti conseguenze sulla inefficienza del sistema corrono e concorrono ad acquistare energia nucleare dalla Francia. Certo, il singolo azionista ritiene di essere molto soddisfatto quando vengono staccate le cedole; ma il piccolo azionista dovrebbe valutare anche come viene tutelato il suo capitale investito; e la forte perdita di valore delle azioni ENEL, probabilmente conseguente, oltre che al forte calo dei consumi, ad una politica di grande espansione all’estero che, ad oggi, sembra aver creato solo un pesantissimo debito, dovrebbe fare riflettere anche i più accesi liberisti. Il costo dell’energia è tra i più pesanti d’Europa con gravissimo danno alle imprese produttrici, senza neppure più possibilità da parte dello Stato, azionista di minoranza, di intervenire in alcun modo. Tutto ciò soltanto per confermare che privatizzare, tanto per mostrare di essere liberisti a tutti i costi, non ha alcun senso. E veniamo al progetto del Governo di privatizzare un pezzetto di Poste Italiane. Intanto va subito detto che privatizzare per fare cassa come si è sostanzialmente verificato con ENEL ed ENI, non ha senso; più comprensibile l’idea se, rigorosamente, le entrate da privatizzazione vanno immediatamente a ridurre il cancro del debito pubblico. Si tratta di una cura chemioterapica che può avere effetti positivi. Ma anche in questo caso ritengo si prospetti un dubbio: si doveva aprire un DI nuovo ciclo di privatizzazione proprio partendo dalle Poste? Il problema non è se debba essere o meno lo Stato a consegnare la corrispondenza o i pacchi; ci mancherebbe altro! Chiunque lo può fare! Ma le Poste oggi sono diventate una grande struttura finanziaria, un grande collettore del risparmio privato con una importante produzione di strumenti finanziari che coinvolgono milioni di risparmiatori. Non sto dicendo che non si può fare; ma poiché Poste Italiane hanno raggiunto un buon grado di efficienza e di organizzazione, perché non cominciare da settori pubblici inefficienti, numerosi e più importanti nel loro complesso? Alludo evidentemente alle aziende distributrici di gas ed energia elettrica, molto numerose nel territorio nazionale, che con una privatizzazione (almeno al 51%), nell’ambito di un settore ormai aperto alla concorrenza tra privati, potrebbero garantire lo stesso introito previsto per la piccola privatizzazione di Poste Italiane, ma ottenendo un duplice più importante obiettivo; togliere dalle mani della politica un potente strumento di clientelismo partitico e rendere molto più efficienti aziende da sempre abituate al caldo torpore della protezione pubblica. Perché di un simile tema nessuno parla? Perché l’opposizione che spesso mostra i muscoli non affronta questo tema? Anche il cosiddetto liberista Centro Destra tace, perché nella grande torta delle municipalizzate inzuppano volentieri il biscotto tutti quanti senza distinzione alcuna. Ecco, mi piacerebbe che su questo tema Federmanager facesse sentire chiaramente il suo parere, presentando alla politica un concreto progetto nell’interesse del Paese, inserendosi su temi (debito pubblico e privatizzazioni) di forte ed immediata attualità. Sono solo un illuso di una piccola e periferica provincia lombarda? Pazienza. Ma qualche volta è bello an■ che illudersi. Dirigenti Industria maggio 2014 49 c ultura e tempo libero Concerto di Primavera ALDAI La vera gioia è un affare serio* Paolo Tomelleri. Josef Oskar c Responsabile della sezione “musica” del Gruppo Cultura ALDAI Stephanie Trick e Paolo Alderighi. ome tradizione da diversi anni a questa parte il Concerto di Primavera conclude l’attività pre-estiva del Gruppo Cultura dell’ALDAI per la stagione 2013-2014. Non potevamo non concludere con la musica, perché la musica ci viene dalle muse ed è una componente primaria della bellezza della nostra esistenza. Cosa sarebbe la vita senza la musica? Nietzsche diceva: “La vita senza la musica sarebbe un errore”. La musica spazia dalla classica alla liturgica, dal bel canto al corale, dal rock al pop e si potrebbe continuare così per diverse righe. Il Concerto di Primavera, fin dalla sua nascita, è dedicato alla musica jazz. Fenomeno musicale tra i più importanti del Novecento, il jazz è nato dalla fusione di elementi cultural-musicali molto diffe- 50 DI Dirigenti Industria c ultura e tempo libero renti. Blues, spiritual, work-song, ragtime, musica afro-caraibica sono alcuni tra gli ingredienti di un linguaggio nuovo e capace di esprimere in maniera profonda il melting pot culturale americano. Il pianista milanese Paolo Alderighi, la cui fama è ormai internazionale, accompagnato dal suo trio, con Roberto Piccolo al contrabbasso e Nicola Stranieri alla batteria, proporrà un percorso tra i diversi stili del jazz, grazie alla collaborazione di tre importanti ospiti: il clarinettista Paolo Tomelleri, artista poliedrico amatissimo dal pubblico italiano ed in particolar modo da ALDAI per una collaborazione ormai di molti anni, il sax-baritono Carlo Bagnoli, uno dei grandi esperti del jazz nelle sue varie sfaccettature, anche lui spesso ospite dei Concerti di Primavera, e la giovane pianista americana Stephanie Trick, astro nascente del pianismo stride, ragtime e boogie woogie. Paolo Alderighi collabora da circa quindici anni con Paolo Tomelleri e Carlo Bagnoli in varie formazioni stabili e all-stars e con Stephanie Trick ha da tre anni un progetto a quattro mani dedicato agli stili classici del jazz. Con il suo trio ha recentemente registrato un CD dedicato alla storia di Broadway. Paolo Tomelleri e Carlo Bagnoli hanno curricula ricchissimi, hanno effettuato moltissime incisioni e collaborato con grandi nomi del jazz mondiale. Il repertorio della serata sarà ricco di contrasti: oltre a brani standard, stilisticamente differenti (Jazz Classico, New Orleans, Ragtime, Swing e Bebop) saranno eseguite anche alcune composizioni originali di Paolo Tomelleri, Carlo Bagnoli e Paolo Alderighi. Siamo fieri di avere selezionato negli anni passati artisti di alto livello, il che ha fatto si che l’asticella si sia alzata, stimolandoci a puntare al massimo sia come programma sia come esecutori. Quest’anno siamo lieti di presentare una squadra di musicisti di livello assoluto, tra il meglio che ci sia in Italia e non solo in Italia. Musicisti in grado di procurare ■ vera gioia. * Il grande filosofo latino Seneca usava dire: “la vera gioia è un affare serio”. Claudio Bagnoli. Concerto di Primavera ALDAI giovedì 19 giugno 2014 ore 21.00 Auditorium San Fedele - via Hoepli 3/B - Milano Vi aspettiamo numerosi! Buon ascolto e buon divertimento. L’ingresso è libero fino ad esaurimento dei posti, non è prevista prenotazione. DI Dirigenti Industria maggio 2014 51 c ultura e tempo libero Il golf: lo sport dei manager Programma Golf 2014 Vladimiro Sacchetti Coordinatore Gruppo Sport & Turismo ALDAI [email protected] a nche quest’anno con il mese di marzo è iniziata la stagione golfistica e tutti i nostri colleghi non vedono l’ora di riprendere ferri e scarpe da golf e incamminarsi per i verdi percorsi profumati di primavera. Giovedì 7 marzo 2014 presso il famoso Golf Club Castello di Tolcinasco si è tenuta la presentazione del Circuito golfistico Golfmanager 2014. È stato proiettato anche un interessante filmato con le migliori immagini delle gare e delle premiazioni dell’anno scorso (www.aldai.it cliccando su Gruppi di Lavoro - GolfManager). La serata, che ha visto riuniti oltre 120 colleghi, è proseguita presso il ristorante del Golf Castello di Tolcinasco con una simpatica cena con musica dal vivo e danze. Il Circuito 2014 è composto da otto gare con cena che si terranno da marzo sino ad ottobre (con esclusione dei troppo afosi mesi di luglio e agosto), un weekend lungo ad Asiago e due soggiorni di una settimana a Marrakech e alla Gran Canaria. Sono state inserite gare in nuovi quattro prestigiosi golf dove non eravamo ancora andati. Grazie ai sempre più generosi sponsor, sono notevolmente aumentati il numero e il valore dei premi per i vincitori del circuito. Premi finali: una settimana per due persone pensione completa in hotel presso Riva dei Tessali; un corso di guida veloce di quattro giorni incluso soggiorno in albergo 5 stelle; un treno completo di gomme per l’auto; quattro cerchi in lega; l l l Presentazione del circuito 2014 Golf Tolcinasco. l tre week-end per due persone a Donnafugata. Abbiamo pensato anche ai colleghi meno competitivi e per loro abbiamo aumentato i premi ad estrazione. Abbiamo aggiunto ad ogni gara: DI l l l un traghetto Sardegna A/R per due persone + auto della Corsica Ferries; due legni da golf; due cene romantiche per due persone presso il ristorante San Lucio; due giubbini imbottiti e molti altri premi. ■ CIRCUITO 2014 CIRCOLO LOCALITÀ DATA GIORNO GARA Molinetto Cernusco (MI) 24 marzo lunedì Stableford Marrakech Marocco 28 marzo 4 aprile 1 settimana gara locale Monticello Cassina Rizzardi (CO) 16 aprile mercoledì Stableford Ambrosiano Bubbiano (MI) 8 maggio giovedì Stableford Bergamo Albenza Almenno San Salvatore (BG) 26 maggio lunedì Stableford Golf Asiago Asiago (VI) 13 - 15 giugno tre giorni Stableford Pinetina Appiano Gentile (CO) 25 giugno mercoledì Stableford Margara Fubine (AL) 18 settembre giovedì Stableford Castello di Tolcinasco Pieve Emanuele (MI) 7 ottobre martedì Finale del circuito Gran Canaria Isole Canarie 26 ottobre 2 novembre 1 settimana gara locale l 52 l Dirigenti Industria maggio 2014 c ultura e tempo libero I libri di maggio 2014 Renato Ariano Il vento è un’autostrada per pollini. Viaggio avventuroso di un polline inquieto Ed. Leucotea Pagine 172 - euro 12,90 Giorgio Campiglio L’altra Italia Storia del Rio de la Plata dalla Repubblica a Peròn (1853-1955) Ed. Greco & Greco Pagine 142 - euro 11,00 Dopo la fase epica della scoperta e dell’Indipendenza che aveva visto gli italiani protagonisti della storia del Rio de la Plata come esploratori, navigatori, mercenari e missionari, nobili e borghesi, questo libro, seguito cronologico di quello pubblicato nel 2009, L’altra Italia, il Rio de lo Plata dalle origine alla Repubblica, intende illustrare le successive vi- 54 DI Il grande viaggio avventuroso del polline inquieto “Zeffirino” Mai farsi ingannare dai generi. Vi sono libri che hanno una storia non meno interessante di quella che raccontano. È questo il caso di “Il vento è un’autostrada per pollini. Viaggio avventuroso di un polline inquieto” già presentato in anteprima al Palazzo dei Congressi di Roma nel dicembre del 2013 e recentemente proposto anche ai lettori milanesi alla libreria Feltrinelli grazie allo scrittore Italo Ruscigni e all’avvocato Giuliano Boaretto, con la partecipazione dello scienziato Edoardo Boncinelli e del politologo Giorgio Galli. Primario di medicina generale, allergologo e scrittore, già autore di interessanti saggi, il professor Renato Ariano ci scorta nel lungo e avvincente viaggio del polline Zeffirino attraverso sentieri inconsueti: l’avventura, la fantasia, l’ironia e la scienza in una sorta di fiaba per bambini e adulti dall’animo sem- plice e innocente. Forse perché Zeffirino è anche in ciascuno di noi. In realtà, per cinque lunghi anni l’autore ha organizzato le sue giornate per ritagliare uno spazio utile al suo libro esplicitamente pieno di letteratura; un romanzo che costituisce un libro dentro il libro con un fine divulgativo e consente di imparare con divertimento. L’immersione del registro narrativo in un tempo verbale iterativo, l’imperfetto dentro il quale l’autore accompagna con mano il lettore a una maggiore consapevolezza dei processi che portano alla diffusione dei pollini che affliggono i soggetti allergici. Ma c’è un motivo in più per leggere queste pagine dal gusto classico e lieve ed è l’omaggio che Ariano tributa consapevolmente al saggio Eudosso. Insomma, un libro colto di agevole lettura che non indulge alla pedanteria delle nozioni per ritrovare e ritrovarsi con un pizzico di gioco. Gianni Fossati cende che ebbero per protagonista per più di un secolo il popolo, nella più grande emigrazione italiana della storia. Contadini, operai e imprenditori geniali sono i personaggi di questa nuova straordinaria epopea che continuamente si intreccia con le vicende culturali e politiche di un’Italia costituitasi in stato unitario. Alla generazione dei navigatori, Sebastiano Caboto, Amerigo Vespucci, Andrea Doria, Grifeo e Pancaldo e dei padri della Patria, Alberti, Castelli, Belgrano, Mascardi, Berruti, fece poi seguito quella del consolidamento politico ed economico del nuovo stato, Derchi, Mitre, Rocca, Pellegrini e infine Peròn. È in quest’ottica che si deve interpretare il libro per rendersi conto di quanto la storia delle due “Italie”, quella mediterranea e quella atlantica, sia in fondo complementare molto più di quanto si possa comunemente immaginare. Le vicende sono narrate in parallelo e sono spesso speculari con quelle del nostro Paese, la cui cultura politica ed economica rimase troppo a lungo polarizzata dalla contrapposizione tra “americanisti” e “africanisti”. In considerazione della complessità dell’argomento e della scarsità di fonti, il libro si pone come stimolo ad altri che vorranno approfondire questa interessante materia, rimasta inspiegabilmente dimenticata, almeno da questa parte dell’oceano. Dirigenti Industria maggio 2014 Giorgio Campiglio è nato il 29 aprile 1942 a Milano, dove si è laureato e dove è sempre vissuto. Per la sua attività ha compiuto frequenti viaggi all’estero e ha sempre coltivato la sua più grande passione: la storia contemporanea, con particolare riguardo all’immigrazione italiana oltremare. Nel 1980 ha pubblicato “Storia dell’Africa bianca” (PAN) e successivamente nel 2009, “L’altra Italia, il Rio de la Plata dalle origini alla Repubblica” (Bietti), focalizzato sulle più antiche relazioni tra la Repubblica di Genova e quelli che sarebbero diventati i futuri paesi Argentina e Uruguay. Il volume è disponibile nelle seguenti librerie: Mondadori - piazza Duomo Milano Feltrinelli - Galleria di Milano Rizzoli - Galleria di Milano Hoepli - via Hoepli - Milano Greco & Greco Editore - via Verona 10 20135 Milano - tel. 02/5831.2811 www.grecoegrecoeditori.it Per un manager preparato alle nuove realtà, più consapevole, più sicuro di sé, più sereno • Tutela legale e sindacale • Assistenza sanitaria integrativa • Consulenza previdenziale e fiscale • Network professionale • Orientamento e formazione manageriale • Valorizzazione delle competenze ... e ancora • consulenza sui Fondi di previdenza complementare • consulenza per il sostegno al reddito GSR • copertura assicurativa “Polizza Tutela Legale” Contributo Associativo 2014 • verifiche e conteggi sulle competenze di fine rapporto euro 240,00 - dirigenti in servizio • ricevimento della rivista “Dirigenti Industria” euro 120,00 - dirigenti in pensione • consulenze in ambito formativo e incentivi al ricollocamento dei dirigenti euro 112,00 - dirigenti in pensione ante 1988 • Progetto Tutoring • Sportello Assicurativo Praesidium Un segnale di solidarietà nei confronti dei colleghi che hanno perso il lavoro: ALDAI dimezza la quota associativa (€ 120,00) dei dirigenti inoccupati che autocertificano un reddito inferiore a € 50.000 annui (modello scaricabile dal sito). CONVENZIONI CON: euro 30,00 - contributo una tantum per chi si iscrive per la prima volta • Società di placement specializzate già convenzionate anche con GSR/Fasi • Formaper - Punto Nuova Impresa per un servizio mirato agli aspiranti imprenditori • Assocaaf per compilazione dei Modelli 730 e Unico • 50&Più Enasco per invio telematico domanda di pensione all'INPS e altre prestazioni • 50&Più Servizi Srl per gli adempimenti del rapporto dei collaboratori familiari • 50&Più Caaf per l’assistenza nell’iter della dichiarazione di successione Via Larga 31 – 20122 Milano Tel. 02/58376.1 – Fax 02/5830.7557 www.aldai.it – [email protected] mensile dell’ASSOCIAZIONE LOMBARDA DIRIGENTI AZIENDE INDUSTRIALI direttore responsabile Romano Ambrogi segretaria di redazione Gabriella Canuti comitato di redazione Franco Del Vecchio, Mario Giambone, Annalisa Sala, Francesco Soletti, Chiara Tiraboschi, Sergio Zeme. 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Con due click “Dirigenti Industria informa” trovi l’archivio delle copie arretrate dal numero di gennaio 2011. l l Questo numero è stato chiuso in tipografia il 17 aprile 2014 Associato all’Unione Stampa Periodica Italiana L’Editore garantisce la massima riservatezza dei dati in possesso - legge 675/96 (Tutela Dati Personali) che sono utilizzati al solo scopo di inviare il mensile “Dirigenti Industria”, nonché la possibilità di richiederne gratuitamente la rettifica o la cancellazione scrivendo direttamente a: Arum - Via Larga, 31 - 20122 Milano Per esercitare i diritti di cui all’art. 7 del DLGS 196/2003 inviare un fax al numero 02.5830.7557 o inviare una mail a: [email protected] indicando un recapito presso cui essere contattati. Dichiarazione di tiratura resa al Garante per l’editoria, ai sensi del comma 28 della Legge 23.12.96 n. 650: n. 29.900 copie. Costo abbonamento 11 numeri: euro 15,00. 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Avvincenti tornei di bridge e burraco Una settimana di gioco dal 13 al 20 settembre, organizzata per gli ospiti e diretta da istruttori federali. La spiaggia privata di sabbia bianchissima e scogli. Come si giunge al Resort “La Pizzuta” In aereo, treno o auto. Per l’arrivo in aereo (aeroporto di Lamezia Terme) o in treno (stazione di Tropea) meglio prenotare con buon anticipo per avere le quotazioni migliori. In ogni caso il villaggio assicura il servizio transfer con taxi convenzionato. Se invece si giunge in auto percorrendo l’Autosole, il casello di uscita è Pizzo Calabro, direzione Tropea seguendo la litoranea statale. Informazioni e prenotazioni Visitate il Resort cliccando www.lapizzuta.it Per info e prenotazioni: Segreteria milanese di Piazza Velasca, 5 (Torre Velasca, 8° piano). Tel. 02 798 493 - Cell. 335 5216 217 - Fax 02 76007916 - E-mail: [email protected] La serata speciale con “cena di gala” a bordo piscina.