Parte Terza Elisabetta Fiocchi CARLO NEGRONI: UN AVVOCATO

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Parte Terza Elisabetta Fiocchi CARLO NEGRONI: UN AVVOCATO
Parte Terza
Storia dell’avvocatura
Elisabetta Fiocchi
CARLO NEGRONI: UN AVVOCATO NOVARESE
TRA RISORGIMENTO E UNITÀ D’ITALIA
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«Io voglio la Italia una e grande. Lo che significa che per la politica interna il mio principio è lo sviluppo di tutte le libertà costituzionali in tutta la estensione loro. Mezzi opportuni per conseguire que2
sto intento saranno le buone leggi e la buona amministrazione ».
Con queste parole l’avvocato Carlo Negroni si rivolgeva il 30
giugno 1860 (cinque giorni prima del ballottaggio elettorale per la
nomina a deputato), alla città di Vigevano, in cui nacque nel 1819
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da Giuseppina Roncalli, sorella del senatore Vincenzo e da Gio4
vanni Negroni, magistrato vigevanese .
1
Il grande merito di Negroni è l’aver conservato ogni scritto ricevuto e da lui redatto. Egli creò,
raccogliendo giorno dopo giorno, il suo archivio, consultando il quale si resta incredibilmente stupiti
e sorpresi dalla quantità di documentazione e dalla precisione con cui si possono ricostruire anche i
particolari, si può dire quotidiani, della sua intensa vita divisa tra politica e avvocatura: G. SILENGO,
Carlo Negroni nei documenti di archivio, in Carlo Negroni e il suo tempo 1819-1896. Atti del convegno di studi nel centenario della morte, a cura di M.C. UGLIETTI, Novara 2000, 17.
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Biblioteca Civica di Novara (d’ora in poi BCN), in Fondo Negroni, C.21.b.
Vincenzo Roncalli nacque a Pavia nel 1792 fu Cavaliere Ufficiale dell’Ordine dei SS. Maurizio e
Lazzaro, Commendatore dell’Ordine della Corona d’Italia, sindaco della città di Vigevano dal 1827 al
1828 e fu nominato senatore nel 1853. Morì a Vigevano nel 1872: F. GRASSI ORSINI-E. CAMPOCHIARO,
RONCALLI VINCENZO, in Repertorio biografico dei Senatori dell’Italia liberale. Il Senato subalpino M-Z,
Napoli 2005, 807-808; A. MALATESTA, Ministri, deputati e senatori dal 1848 al 1922, vol. III, Roma
1941, 75; T. SARTI, Il Parlamento subalpino e nazionale. Profili e cenni biografici di tutti i deputati e
senatori eletti e creati dal 1848 al 1890, Roma 1896, 825. Nelle sue ultime volontà, Roncalli aveva
nominato come erede universale la città di Vigevano affinché creasse un istituto municipale di arti e
mestieri. Tale disposizione testamentaria, come si vedrà, fu impugnata da Negroni e da tutti gli altri
nipoti del senatore.
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Nacque a Vigevano nel 1792 da una famiglia di commercianti, conseguì la laurea in giurisprudenza a Pavia e nel 1817 entrò a far parte della magistratura sabauda. Aderendo ai moti del 1821
fu sottoposto a rigidi controlli di polizia e solo con l’ascesa al trono di Carlo Alberto venne riassunto
in ruolo. Nel 1835 da Voghera fu appunto trasferito al tribunale di Novara. Nominato, successivamente, giudice a Torino, divenne regio procuratore a Ivrea e infine addetto al Ministero di Grazia e
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Carlo Negroni: un avvocato novarese tra Risorgimento e Unità d’Italia
E. Fiocchi
Nel 1836 si trasferirono a Novara, dove Giovanni continuò ad
esercitare la sua professione presso il locale Tribunale. Carlo, lau5
reatosi a Torino in utroque iure, dopo aver conseguito il dottorato, iniziò la pratica presso lo studio dell’avvocato Giuseppe Anto6
nelli e intraprese anche l’attività di docente presso l’Università di
Novara, sede distaccata di Torino, in qualità di ripetitore poi di
professore supplente di diritto e procedura civile ed infine, dal
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1846 fino al 1860, fu titolare della stessa cattedra .
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Nel 1843 Carlo Cadorna , futuro Ministro della Pubblica Istruzione, all’epoca giudice aggiunto al Tribunale di prima istanza a
Giustizia. Morì a Novara nel 1849. Nel suo necrologio fu dipinto come «un magistrato integerrimo,
probo ed oculato giureconsulto»: G. SANTINI, Nelle solenni esequie dell’Avvocato Fiscale Giovanni
Battista, Novara 1849, 1. Sul necrologio cfr. anche i giornali locali dell’epoca in particolare: Novella
Iride Novarese. Giornale Officiale della divisione, anno XIII, 12 marzo 1849, n. 11, prima pagina.
Sulla partecipazione alla creazione del codice di procedura civile sotto il Regno di Carlo Alberto cfr.
F. AIMERITO, La codificazione della procedura civile nel Regno di Sardegna, Milano 2008, 209-210.
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Dello studio effettuato abbiamo testimonianza tramite le numerose commentaria e
disputationes scholasticae conservati e scritti autografi da Negroni. Di tali autografi si ricordano in
particolare: Commentaria studiorum jurisprudentia (de civilibus judiciis controversiae) – De rerum
divisione, Quaestiones de dominio tum de modis ejus adquirendi ed infine Disputationes
scholasticae de poena mortis – Disputationes, per historiam juris hypothecarii excurritur, BCN, in
Fondo Negroni, C.8, fasc. 3.
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Vi sono due lettere nelle quali viene attestata l’avvenuta pratica forense al fine fare ritenere
Negroni abile al patrocinio (27 maggio 1841 e 17 novembre 184): BCN, in Fondo Negroni, C.13,
fasc. 5. Per l’iter da praticante ad avvocato nel periodo preunitario negli Stati Sabaudi cfr: F. AIMERITO, Note per una storia delle professioni forensi: avvocati e causidici negli Stati Sabaudi del periodo
preunitario, in Rassegna Forense, anno XXXVII, n. 2, aprile-giugno 2004, 379-412. Il padre aiutò
moltissimo il figlio affinché venisse in contatto con i più alti organi forensi e giudiziari del Regno.
Dalla Cancelleria di Sua Maestà, Siccardi in persona, il 25 aprile 1842, comunicò l’avventa ammissione di Negroni come praticante presso Uffizio dell’Avvocato dei Poveri del Reale Senato di Piemonte. Giovanni Battista Foglio, senatore per “titolo, grado e anzianità” ed all’epoca responsabile di detto ufficio, con una lettera indirizzata al padre di Negroni, il giorno successivo a quella di Siccardi,
confermò di nuovo l’avvenuta ammissione di Carlo scrivendo: «sono certo che suo figlio mi procurerà la più cara soddisfazione, cioè quella di poterne fare fin d’ora i meritati elogi», BCN, Fondo Negroni, C.13, fasc. 5; G. MORREALE, Carlo Negroni uomo d’affari dell’ottocento, in Carlo Negroni e il
suo tempo, Novara 1997, 48. Per Foglio Giovanni Battista: Calendario Generale de’ Regii Stati.
Compilato d’ordine e con privilegio di S.M, anno XIX, Torino 1842, 215. Sull’avvocato e procuratore
dei poveri (figure tipiche della legislazione dei sovrani sabaudi), cfr: M. DOGLIANI, L’avvocatura dei
poveri: dal privilegio del foro al gratuito patrocinio, in Movimento operaio e socialista, XII 1989,
275-290; E. MONGIANO, Il Senato di Piemonte nell’ultimo trentennio dell’Antico Regime (1770-1798),
in Dal trono all’albero della libertà. Trasformazioni e continuità istituzionali nei territori del Regno di
Sardegna dall’antico regime all’età rivoluzionaria. Atti del convegno di Torino 11-13 settembre
1989, Roma 1991 (Pubblicazioni degli Archivi di Stato, Saggi, 15), 167.
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Negroni si distinse subito nell’insegnamento riuscendo ad utilizzare la dottrina giuridica e la
prassi giurisprudenziale: E. DEZZA, Carlo Negroni giurista, in Carlo Negroni, op. cit., 77; G. MORREALE, Carlo Negroni, op. cit., 47 e ss; G. BARBÈ, Carlo Negroni nel centenario della morte, Novara
1995, 9-10.
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Fu l’inizio di una lunga corrispondenza epistolare, si contano quarantasette lettere, dal 1841 al
1891, che con il tempo si fece sempre più amichevole e confidenziale. Carlo Cadorna fu un personaggio di assoluto rilievo sia come avvocato che come politico. Rivestì moltissime cariche: fu eletto
diverse volte come deputato al Parlamento subalpino a partire dal 1848, l’anno successivo, dopo le
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Casale, lo informò, con una lettera ufficiale, che il Senato di Casale aveva emanato “la declaratoria sulla sua ammissione al patroci9
nio davanti ai Magistrati superiori ”. Parallelamente questi sono gli
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anni in cui Negroni entrò nello studio di Giacomo Giovanetti , da
cui apprese tutta l’arte e la tecnica da poter esercitare nel diritto
delle acque, tanto da essere qualificato come il suo successore in
11
ambito scientifico e pratico .
Giovanetti e Negroni avevano idee politiche completamente di12
verse , ma erano legati da una profonda stima reciproca che andava ben oltre il rapporto professionale. Il 20 gennaio 1849 Negroni
scrisse a Carlo Cadorna, per informarlo sulle tragiche condizioni di
salute del maestro, dicendo: «Carissimo dopo l’ultima lettera che io
ti scrissi il male di Giovanetti si aggravò straordinariamente. Egli è
dimissioni di Gioberti e il rimpasto di Chiodo guidò la politica del governo nella ripresa delle ostilità
contro l’Austria. Nel 1858 fu nominato senatore e dopo Plombières veniva chiamato da Cavour, per
due mandati, come Ministro della Pubblica Istruzione. Nel 1868 entrava a far parte, con il generale
La Marmora e il conte Arese, nel governo come Ministro degli Interni. Un anno dopo fu coinvolto in
un difficile incarico: Menabrea lo nominava inviato straordinario e ministro plenipotenziario di prima
classe a Londra e vi rimase sino al 1875, conducendo proprio in quel periodo la negoziazione della
neutralità italiana nella guerra franco-prussiana, che consentì così la liberazione di Roma. Nel 1874,
rientrato in Italia, succedette al senatore Des Ambrois come presidente del Consiglio di Stato e morì
a Roma nel 1891. Per un biografia più completa si rimanda a: T. SARTI, Il Parlamento subalpino e
nazionale, op. cit., 193-196; A. MALATESTA, Ministri, deputati, op. cit., I vol., 173-174; Carlo Cadorna, in Repertorio biografico dei Senatori dell’Italia liberale. Il Senato subalpino A-L, op. cit., 245249; R. UGOLINI, Carlo Cadorna, in I Cadorna. Atti del Convegno-Mostra documentaria, 4 maggio
1991, a cura di L.P. FRIZ e G. SILENGO, Novara 1994, 29-49; N. RAPONI, Cadorna Carlo, in Dizionario
Biografico degli Italiani (d’ora in poi DBI), (16) 1973, 94-104; M. MAURO, Biografia di Carlo Cadorna,
Roma 1890; E. MICHEL, Cadorna Carlo, in Dizionario del Risorgimento Nazionale. Dalle origini a Roma capitale. Fatti e persone, vol. I. Le persone, A-D Roma 1930, 461-462.
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Carlo Cadorna nella lettera ufficiale del 28 marzo 1843, scrisse in tono sincero e amichevole:
«Le do avviso essere emanata la declaratoria della di Lei ammessione al patrocinio davanti i Magistrati superiori per cui Ella può quandochessia qui recarsi per prestare il giuramento. Le carte tutte
si ritrovano presso di me, che come Le scrissi, spero di averla meco ad ospite amico; come vede
tengo in mano un pegno; e sia pur certo che non me lo lascio sfuggire. Mi creda di vero cuore».
BCN, Fondo Negroni, C.16, fasc. 3.
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Sull’interessante figura di Giovanetti si rimanda a: G.S. PENE VIDARI, Giacomo Giovanetti, in
Studi sulla codificazione, Torino 2007, 223-244; E. GENTA, Giacomo Giovanetti, consulente e operatore del diritto, in Bollettino storico-bibliografico subalpino, XCVIII 2000, 327-352; F. DELLA PERUTA,
G. Giovanetti, DBI (55), Roma 2000, 447-451; E. DEZZA, Giacomo Giovanetti e la riforma del regime
giuridico delle acque del Codice Albertino, in Acque interne: uso e gestione di una risorsa, a cura di
M. Antico Gallina, Milano 1996, 223-234; L. MOSCATI, Giovanetti e Mittermaier: sul regime giuridico
delle acque, Torino 1992; Id., In materia di acque. Tra diritto comune e codificazione carlo albertina, Roma 1993; A. COLOMBO-L. CIBRARIO, Giacomo Giovanetti consigliere di Carlo Alberto attraverso
il carteggio con Luigi Cibrario, in Studi carlo albertini, Torino 1993, 321-334.
11
Giovanetti era per Negroni «il suo maestro non solo nella professione, ma in particolare
nell’altruismo per il bene della società»: G. Barbè, Carlo Negroni, op. cit., 12.
12
Negroni infatti dimostrò apertamente e in più occasioni il suo appoggio alla Chiesa, affermò la
sua appartenenza politica all’aerea liberal-moderata e sostenne la sua fedeltà alla linea del conte di
Cavour, nonostante le opinioni differenti in ambito politico e sociale: ivi.
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Carlo Negroni: un avvocato novarese tra Risorgimento e Unità d’Italia
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poco meno che in agonia e dei tre medici che lo vedono, nessuno
conserva più speranza di poterlo salvare dalla morte. Mi riesce dolorosissima l’immatura sua fine, perché sebbene le sue opinioni fossero molto lontane dalle mie, lo trovai però sempre mosso di ottimo
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cuore ed eccellente amico ». Morì infatti solo qualche giorno e la
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sua famiglia commissionò a Negroni il necrologio .
Nel frattempo le doti del giovane Carlo, come oratore e avvocato, divenivano sempre più manifeste: «l’ingegno acutissimo, lo studio grande e assiduo, la cultura vasta e profonda, la prudenza del
consiglio illuminato, l’esperienza precoce degli uomini delle cose, in
15
corso non lungo di tempo lo resero giureconsulto sommo» . Nel
1848 dal Ministero per gli affari e le finanze gli venne conferito
l’incarico di difensore per le cause sul demanio pendenti presso il
16
Tribunale di Novara e lo mantenne sino al 1869, prodigandosi con
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BCN, in Fondo Negroni, Lettera a Carlo Cadorna, C.21 fasc.2.
14
C. NEGRONI, Lodi funebri di G. Giovanetti dette nella Chiesa de’ Ss. Matteo e Marco di Novara
in occasione delle solenni esequie 1849, 24 gennaio, Novara 1849. Cfr. la lettera di Negroni a Cadorna del 25 gennaio 1849: «Già sai che il povero Giovanetti è morto. Io pregato dalla famiglia gli
feci l’orazione funebre, che ora è sotto i torchi. Appena sarà stampata, te ne manderò una copia»,
BCN, Fondo Negroni, C.21, fasc.2. È opportuno sottolineare che la morte di Giovanetti cadde in un
particolare e delicato momento storico e più precisamente tra l’armistizio di Salasco e la battaglia di
Novara, che segna la fine della I guerra d’indipendenza e la contestuale abdicazione di Carlo Alberto
per il figlio, Vittorio Emanuele II, sul punto si rimanda a: L. POLO FRIZ– G. SILENGO, Novara crocevia
del Risorgimento: la battaglia di Novara del 1849, Novara 1999; CIRRI– L. POLO FRIZ, La battaglia di
Novara del 1849 nei giornali dell’epoca, Novara 1994; E. DI NOLFO, Il 1849: dal ministero Gioberti alla battaglia di Novara, i dieci giorni di Brescia e la difesa di Venezia, la pace e il Piemonte dopo Novara, Milano 1959; F. VENOSTA, La battaglia di Novara: notizie storiche, Milano 1864; C. ROCCA, Novara, in Dizionario del Risorgimento Nazionale, vol. I, I fatti A-Z, Milano 1931, 750-753. Interessante è anche il giudizio dello Sclopis sia sui fatti dell’epoca sia sulla morte di Giovanetti. Il conte infatti
scrisse a Negroni, il 12 aprile 1849, dicendo: «Dopo i lutti privati fra i quali annovero la perdita dello egregio Giacomo Giovanetti ch’ella lodò con dignità e schiettezza pari all’eleganza, ci occorre da
deplorare il lutto comune per la sorte d’Italia. Quale e quanta disgrazia. [...] Pur troppo abisogniamo di rifare la nostra educazione politica e di imparare che sia la vera libertà e con quale modo si
acquisti e si difenda l’indipendenza». cfr. C. CODEGONE, Il carteggio Negroni-Sclopis, Novara 1973,
lettera n. XVI 39. Su Sclopis si rimanda a: L. MOSCATI, Federico Sclopis e il diritto d’autore tra dottrina e giurisprudenza, in Sapere accademico e pratica legale fra Antico Regime ed unificazione nazionale, Convegno organizzato dall’Accademia Ligure di Scienze e lettere, Genova 7 e 8 novembre
2008, Genova 2009, 220-245; Id., Federico Sclopis storico dei Longobardi, in Rassegna Storica del
Risorgimento, 66 (1979), 256-276; G.S. PENE VIDARI, Studi sulla codificazione in Piemonte, Torino
2007, 193-221; Id., Federico Sclopis (1798-1878), in Studi Piemontesi, Torino marzo 1978, vol.
VII, fasc. I, 160-172; L. NUZZO, Bibliographie der Werke Karl Josef Anton Mittermaires, Frankfurt
2004, 1-9; E. JAYME, Mittermaier und Italien, in Carl Joseph Anton Mittermaier. Symposium 1987, a
cura di W. Küper, Heidelberg Vorträge und Materialien, Heidelberg 1988, 7-20.
15
L. BELLOTTI, In memoria del senatore Carlo Negroni, Novara 1896, 5.
BCN, in Fondo Negroni, C.13, fasc. 6. Negroni prontamente rispose all’importante incarico
scrivendo: «Mi corre il grato obbligo di ringraziare l’E.V. per la fiducia di che Ella mi compiacque di
onorarmi, affidandomi il consiglio e il patrocinio delle cause del demanio davanti alla Magistratura di
questa città. Risponderò a quest’atto di fiducia occupandomi con ogni studio e diligenza degli affari
che mi verranno affidati, e procurando così di dimostrarmi meritevole dei codesti riguardi», ivi.
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tutte le energie per tutte le questioni che attenevano alle acque:
dalle controversie sui consorzi obbligatori per le irrigazioni, alla distribuzione e alle tariffe del Canale Cavour «ottenendo sempre
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trionfi giuridici pieni e completi» .
La sua vasta cultura giuridica inoltre lo portava a prendere posizione sui più significativi fatti storici dell’epoca e in particolare ad
eccellere per la conoscenza sia del diritto civile che del diritto ca18
nonico . Nel 1843, infatti, pubblicò la monografia Della giurisdizione ecclesiastica nelle cose criminali secondo le leggi, gli usi e i
19
Concordati del Piemonte . Oggetto del lavoro fu il Concordato tra
papa Gregorio XVI e Carlo Alberto, avvenuto nel 1841, al fine di
regolamentare l’immunità personale degli ecclesiastici all’interno
del Regno di Sardegna. Tuttavia, in breve tempo, la legge Siccardi
avrebbe quasi totalmente eliminato il privilegio del foro ecclesiastico nel Regno di Sardegna e l’opera di Negroni fu così «destinata
a passare dalla biblioteca del giurista a quella dello storico del di20
ritto ». In ogni caso l’avvocato novarese ottenne i plausi per
quest’opera da parte dello Sclopis, al quale Negroni aveva fatto
pervenire due copie del lavoro, di cui una fu poi recapitata dal
21
conte niente meno che a Mittermaier .
Significative sono anche in questo periodo le prime esperienze
da editorialista: dal 1844 al 1846 assunse la direzione de Il Nota22
io: giornale di giurisprudenza notarile in cui vengono approfondi17
L. BELLOTTI, In memoria del senatore, op. cit., 12. È anche sorprendente consultare il catalogo
dei libri appartenuti a Negroni. Vi sono infatti numerosissime opere acquistate dall’avvocato novarese sulla disciplina delle acque che vanno dal XVI al XIX secolo, di diversa trattazione ed approccio
alla materia: cfr. S. USSIA, Carlo Negroni e la sua biblioteca ovvero il luogo della memoria, in Carlo
Negroni e il suo tempo, op. cit., 128-129.
18
E. DEZZA, Carlo Negroni, op. cit., 75.
C. NEGRONI, Della giurisdizione ecclesiastica nelle cose criminali secondo le leggi, gli usi e i
Concordati del Piemonte, Novara 1843.
19
20
Ivi.
Scrisse infatti Negroni al conte Sclopis: «Acchiudo un altro esemplare del mio opuscolo per
Ch. Sr. Prof.e Mittermaier. Profitto della bontà, con cui Ella promise di volersi incaricare del recapito, e le faccio per questa bontà mille ringraziamenti», in C. CODEGONE, Il carteggio Negroni-Sclopis,
op. cit., lettera n. 1 del 20 ottobre 1943, 25. Il Conte Sclopis, qualche giorno dopo, il 26 ottobre
1943 gli rispose con tono molto compiaciuto e di stima: «Ho già scorso l’opera sua, e mi è paruta
dover riuscire assai utile; essa è anche interessante dal lato della posizione storica, e quel confronto
dell’idea del nostro ultimo Concordato colla Costituzione Giustinianea è molto curioso. [...] quel che
mi pare certo si è questa e le varie altre sue osservazioni siano molto savie ed opportune e dettate
in stile lucido, purgato, e veramente didascalico». Cfr. ibidem, 38.
21
22
La rivista, compilata «da una società di avvocati e notaj», venne data alle stampe intorno al
1839-1840. La direzione sino al 1844 fu assunta dall’Avvocato Carlo Francioni e dal Notaio Felice
Devecchi e «mirava all’utile della professione notarile, trattando questioni e raccogliendo sentenze,
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Carlo Negroni: un avvocato novarese tra Risorgimento e Unità d’Italia
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te questioni che non concernono prettamente la sfera notarile,
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bensì i più ampi temi di diritto civile . Per quanto singolare possa
apparire, la gestione de Il Notaio era affidata ad una “società di
avvocati” e nel comitato direttivo comparivano soltanto due nomi
24
di notai: Natale Cotta Morandini e Felice De Vecchi .
che si riferissero od alla forma estrinseca degli atti tra vivi e d’ultima volontà, od alla validità dei testamenti e dei contratti, o ai diritti d’insinuazione, o agli obblighi speciali a cui sono soggetti coloro
che, per eccellenza del loro ministero sono chiamati depositari della pubblica fede». Introduzione, Il
Notaio, anno III, 1841. All’interno della rivista sono proposte e risolte questioni giuridiche, confrontando nel merito le posizioni assunte dal Senato di Casale, dalla corte di Torino ma anche quella
dalle corti di Bordeaux e di Lione; l’Avvocato Francioni con “Lezioni sul notariato” illustra il ruolo e i
compiti del notaio dell’epoca e traccia una breve storia del notariato. Presso la Biblioteca Civica di
Novara è conservato il manoscritto delle condizioni contrattuali sottoscritte da Negroni con il tipografo Pasquale Rusconi per la pubblicazione de Il Notaio. BCN, fondo Negroni, segn. C. 9, fasc. 9. In
Iride Novarese si trova pubblicato il programma della rivista che illustra la composizione de Il Notaio, sottolineando che «si raccomanda all’attenzione al favore non solo di quelli che sono addetti alla
professione notarile, ma anche di tutte le persone che per affari o per istituto hanno qualche attinenza con il Foro e con i Magistrati dell’ordine giudiziario», in Iride Novarese, X, 1846, 3. In particolare Negroni, assunta la direzione, apporta alcune varianti alla precedente rivista e afferma quale
sarà il futuro de Il Notaio: «Continueremo a trattare argomenti di giurisprudenza non limitandoci alle questioni di forme notarili, e non escludendone quando ne verrà l’occasione. Per indicare che il
nostro notajo non tiene bottega di formule, né fa commercio di clausole, ma si è reso anche degno
dell’alto suo ufficio e del delicato suo ministero, volgendo la mente agli studi del diritto ed
all’applicazione che se ne deve fare negli atti volontarii e nei contenziosi. […]” e per questi motivi, il
nuovo direttore, completa il titolo della rivista che dal 1845 diventerà “Il Notaio: Giornale di Giurisprudenza notarile», in Il Notaio, VI, 1845, V e ss. Molto investì Negroni in questa rivista sperando
di poter entrare all’Accademia delle Scienze di Torino, di cui sarà membro solo nel 1880, e di cui è
possibile ricostruire l’intero iter attraverso il carteggio di Negroni con Ercole Ricotti: cfr. G. BARBERO,
Un carteggio dell’età risorgimentale. Corrispondenza inedita tra Carlo Negroni ed Ercole Ricotti, in
Bollettino Storico per la Provincia di Novara, LXXXIV (1993), I fasc., 120-121. La richiesta era stata
respinta poiché per statuto l’Accademia prendeva in considerazione solo opere scientifiche e non di
natura pratica come quelle di Negroni che non erano di giurisprudenza generale ma di pratica legale, ivi; D. TUNIZ, Carlo Negroni giornalista, politico e amministratore, in Carlo Negroni, op. cit., 92.
23
Negroni pubblicò in questo periodo svariati articoli che avevano ad oggetto diversi istituti di
diritto privato quali appunto la tutela, le successioni e soprattutto la disciplina delle acque e che,
raccolti sotto il nome di Scritti vari di Giurisprudenza e poi nel 1846 furono pubblicati a Torino con il
titolo Scritti legali. E. DEZZA, Carlo Negroni, op. cit., 77. La trattazione di Negroni avveniva, come
era ed è uso, ponendo una questione o una caso pratico a cui seguiva una trattazione storica, dottrinale e comparata. Cfr. C. NEGRONI, Muri costrutti sul confine, Il Notaio, Novara 1845, 566-591;
Id., Giurisprudenza sulle acque, ibidem, 641-688. Interessanti sono anche le recensioni di Negroni
ai libri dell’epoca: cfr. Recensione a F. Colombari, Il manuale pratico di Idrodinamica con due appendici, contenenti il testo di alcune leggi austriache e sarde relative alle acque, Milano 1845, pubblicata su Il Notaio, op. cit., 1845, 428-434. Questo manuale per Negroni è «un buon libro, che vuol
essere sommamente raccomandato a chiunque o per professione o per diletto attenda a studiare il
moto delle acque correnti e l’utilità che ne traggono l’agricoltura e l’industria nella fecondazione dei
terreni e nel giro delle macchine», ivi.
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Si avvalse della collaborazione di illustri giuristi e avvocati dell’epoca tra cui Giovanetti, Sineo,
Albini, Buniva, Sineo e Cardona, il quale il 25 ottobre 1844 scrisse a Negroni:«Amico carissimo, ti sono
grato dell’invito che mi fai di scrivere nel Notaio, del che mi tengo onorato; e mi congratulo che codesto giornale sia venuto alle tue mani; nelle quali non può a meno che prosperare. Io vorrei poter corrispondere alla cortese tu richiesta promettendoti la mia debole collaborazione», BCN, Fondo Negroni,
C.17, fasc. 3. Sul Cotta Morandini, che pubblicò proprio in appendice a Il Notaio il suo Manuale del Notajo, ossia leggi, regolamenti ed istruzioni concernenti la professione notarile e le contravvenzioni in
cui si può ricorrere nel suo esercizio col confronto delle leggi che si osservano nel Regno Lombardo
(segue)
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Questi erano gli anni in cui a Novara, a partire dall’anno 1838
sino al 1843, veniva dato alle stampe, sempre da una “società di
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avvocati”, il Manuale Forense e non è casuale che all’interno
dell’archivio Negroni compaiano diversi progetti di raccolte giurisprudenziali, come ad esempio il “Progetto di una giurisprudenza
piemontese che doveva rassegnarsi a S.R. il primo Seg.rio di Stato
26
per gli affari di grazia e giustizia” , cioè una “Raccolta di tutte le
sentenze civili, criminali, commerciali ed amministrative de’ Senati
di Torino, Genova, Nizza, Chambery, e Casale”, il cui punto di partenza sarebbe stato il 1838, anno del ripristino del Senato di Ca27
sale ad opera di Carlo Alberto .
Inoltre in un fascicolo dell’archivio dell’avvocato novarese intitolato “Progetti di opere legali che non ebbero esecuzione (da ripi28
gliarsi però in miglior tempo )” si trovano raccolti ulteriori programmi di riviste giuridiche specializzate quali l’idea di una Teoria e
pratica delle leggi commerciali, «onde si compia collo studio delle
leggi speciali che riguardano il traffico, lo studio delle leggi generali
che dà regola ai diritti comuni, e si porti al codice di commercio,
Veneto, Novara 1847: cfr. M.G. di Renzo Villata, Un avvocato lombardo tra ancien régime e “modernità”; A. Padoa-Schioppa (a cura di) Giovanni Margarita, in Avvocati e avvocatura nell’Italia
dell’Ottocento, Bologna 2009, 454-457, in particolare nota 79. Si osserva che la rivista ricevette riconoscimenti anche da Mantelli: BNC, Fondo Negroni, C.18, fasc. 3. Su Mantelli e sulla sua imponente
opera Giurisprudenza del Codice Civile e delle altre leggi dei Regi Stati ossia collezione metodica e progressiva delle decisioni e delle sentenze pronunciate dai Supremi Magistrati sì dello Stato che stranieri
sui punti più importanti di diritto civile, commerciale, di procedura, criminale, amministrativo, pubblicata ad Alessandria tra il 1839 e il 1848, cfr. L. SINISI, Giustizia e Giurisprudenza nell’Italia preunitaria.
Il Senato di Genova, Milano 2002, 286-288.
25
Manuale forense, ossia confronto tra il Codice Albertino, il diritto romano e la legislazione anteriore con rapporto ed illustrazioni dei corrispondenti articoli ed illustrazioni del Codice civile francese e austriaco, Novara e Torino 1838-1843. Cfr. L. SINISI, Giustizia e Giurisprudenza nell’Italia
preunitaria, op. cit., 288, nota 117.
26
BCN, Fondo Negroni, C.8, fasc. 3 (h). Sulle raccolte giuridiche dell’epoca, prima fra tutte
quella del Bettini La giurisprudenza degli Stati Sardi, cfr. G.S. PENE VIDARI, Studi sulla codificazione
in Piemonte, op. cit., 275-304; Id., Giuristi napoletani esuli a Torino tra scienza e pratica, in Sapere
accademico e pratica legale, op. cit., 32-33, note 7 e 8; L. SINISI, Giustizia e Giurisprudenza
nell’Italia preunitaria., op. cit., 249-288, in particolare 268 e ss.; G.S. PENE VIDARI, Le origini di “Giurisprudenza italiana”, in Giurisprudenza Italiana, 2000, 3-11 dell’estratto e Id., Filippo Bettini e la
sua Raccolta di giurisprudenza, in Giuristi liguri dell’Ottocento, a cura di G.B. Varnier, Genova 2001,
95-124.
27
Per il Senato di Casale si rimanda a A. LUPANO, La rinascita del Senato di Casale esempio del
riformismo di Carlo Alberto, in E. DEZZA-R. GHIRINGHELLI-G. RATTI (a cura di), L’altro Piemonte.
nell’età di Carlo Alberto, atti del convegno di studi, Alessandria/Casale Monferrato 28-30 ottobre
1999, San Salvatore Monferrato 2001; Id., Le Sénat de Casal, in Les Sénat de la Maison de Savoie
(Ancien régime – restauration). G.S. PENE VIDARI (a cura di) I Senati sabaudi fra antico regime e restaurazione, Torino 2001, 133-150, in particolare 144 e ss; A. NOTA, Del Senato di Casale nuovamente eretto dal re Carlo Alberto: esposizione storica, Casale 1838.
28
BCN, Fondo Negroni, C.8, fasc. 3.
Rassegna Forense – 4/2010
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Carlo Negroni: un avvocato novarese tra Risorgimento e Unità d’Italia
E. Fiocchi
novello beneficio concesso in questi giorni al Piemonte, quella luce
29
che già si diffuse sopra il civile », oppure il progetto di un «Manuale amministrativo, ossia nuovi provvedimenti per le intendenze generali, per le intendenze e pe’ i consigli di intendenza, coll’aggiunta
di tutte le disposizioni anteriori che vi sono rammentate e che sono
30
ancora in vigore ».
Negroni divenne anche direttore della Giurisprudenza Casale31
se , in cui sono raccolte le più importanti decisioni della Corte di
Appello di Casale e sono completate da note «nelle quali spiccavano in alto grado il senno, l’erudizione, ed il criterio legale del suo
32
direttore ».
L’avvocato novarese non restò nemmeno indifferente al fiorire
dei giornali e riviste più squisitamente risorgimentali e oltre ad
avere rapporti di amicizia con i fondatori, collaborò pubblicando
29
Si trova infatti scritto che «nel 1837, appena pubblicato il codice civile, abbiamo intrapreso
un’opera, che lo chiarisse ponendolo a riscontro di altre legislazioni, e ne facilitasse sia al Giureconsulto che al Magistrato l’interpretazione e l’applicazione. Il successo del Manuale Forense ebbe presto superata la nostra aspettazione che pure era grandissima. Un numero ragguardevole d’uomini
distinti, di celebri avvocati, di giudici chiari per ingegno e per integrità onorarono de’ loro nomi
l’associazione allora aperta, e coll’autorità che vien compagna al merito ed alla buona reputazione
conciliarono il pubblico favore della nostra impresa», ivi.
30
Tale manuale era ispirato alla promulgazione delle Regie Patenti del 1842: «le quali non solamente accrebbero le attribuzioni degli intendenti generali, sistemarono quelle degl’intendenti, e
crearono Consigli d’Intendenza ai quali spettasse il conoscere delle controversie, l’autorizzare certi
atti, e il consigliare in certe più gravi occorrenze; ma diedero altresì varie norme, cui debbano seguire i Comuni e gl’Instituti di pubblica beneficenza e i privati, onde l’amministrazione proceda più
libera e spedita nelle sue vie, e le cause portanti innanzi ai Consigli si trattino e si decidano con
quella prontezza che il buon andamento degli affari comanda», ivi.
31
Giurisprudenza Casalese ossia Collezione delle decisioni della Corte di Appello di Casale con note
e confronti compilata da una società di avvocati, Novara 1857-1860. I due primi volumi sono conservati presso la Biblioteca Civica di Novara. Il primo (1857-1858) contiene la dedica a Biagio Alasia,
grande ufficiale dell’ordine mauriziano e primo presidente della Corte di Appello di Casale. Nella “Nota
al lettore” Negroni informa che lo scopo della rivista è raccogliere le decisioni sola corte di appello di
Casale che «creata o per dir meglio restaurata nel 1838, questa Corte occupò immediatamente il posto, che le assegnavano anche le sue antiche glorie, e le nuove condizioni,e la fama dei personaggi che
furono chiamati a comporla». Il II volume (1859-1860), come anticipato sopra, porta la dedica a Giovanni Battista Cassinis, Ministro di Grazia e Giustizia: «Il vostro nome e nella scienza e nella pratica è
salito a tanta altezza di fama da collocarvi nella schiera dei più insigni giureconsulti che sieno in Italia.
E le riforme che nel vostro Ministero avete compiute e quelle che avete iniziate mostrano eguali
nell’animo vostro la intelligenza del bene e la costanza dei propositi. Onde a nessuno meglio che a Voi
possono consacrarsi le fatiche di chi, sebbene in umile sfera, pur si travaglia nel diffondere la cognizione del diritto e delle sue applicazioni». Vi è una diversa rivista pubblicata qualche anno dopo, a Casale,
dalla tipografia C. Cassone, dal 1881 al 1893 con un titolo simile La Giurisprudenza Casalese: collezione delle sentenze in materia civile, commerciale e amministrativa della Corte d’appello di Casale; C.
MANSUINO, Periodici giuridici italiani (1850-1900), Milano 1994, 150. Tra i direttori ricordiamo Ferdinando Cayre e Filippo Prato, come collaboratori invece Augusto Battaglieri e Giovanni Zocchi; E. DEZZA,
Carlo Negroni giurista, in Carlo Negroni, op. cit., 78.
32
Così Biagio Alasia gli scriveva il 6 luglio 1859: BCN, Fondo Negroni, C.16, fasc. 3; cfr. anche
L. BELLOTTI, In memoria del Senatore Carlo Negroni, op. cit., 7-8.
956
Rassegna Forense – 4/2010
Parte Terza
Storia dell’avvocatura
diversi articoli. Egli infatti appoggiò l’idea di una federazione italiana, sostenuta da un «trinomio di poderosi intelletti: Gioberti,
33
Balbo e D’Azeglio» e insieme all’amico e corrispondente Raffaele
34
Cadorna leggeva avidamente le opere giobertiane. Entrambi erano «seguaci convinti della dottrina del sommo filosofo» e «l’opera
loro è ispirata di continuo dalle idee di chi in quegli anni fortunosi
aveva portato lievito nuovo alle coscienze, rappresentante, in confronto delle congiure e delle sette, di un rinnovato spirito di fede e
35
di legalità» .
36
Decisivo fu il breve soggiorno in Toscana , dove Negroni, nel
1847, conobbe «quel fiore di cortesia che fu Vincenzo Salvagnoli,
37
non meno acuto giureconsulto che valente letterato » che lo ac33
G. BUSTICO, La giovinezza di Raffaele Cadorna, in Rassegna Storica del Risorgimento, 1938,
1531; sul carteggio cfr. Id, Un carteggio giovanile di Raffaele Cadorna, estratto dal Bollettino delle
Biblioteche Civica e Negroni “Novaria”, Novara Anno 1920, fasc. I-II, 1-11.
34
È senza dubbio uno dei carteggi più lunghi e densi, costituito infatti da oltre una cinquantina
di lettere spedite in trent’anni e che ripercorre la vita di entrambi nelle fasi più salienti della loro vita: BCN, Fondo Negroni, C.16, fasc. 3. Dal punto di vista biografico Raffaele Cadorna nacque a Milano nel 1815, a diciotto anni iniziò la carriera militare che lo portò ad entrare come luogotenente
dell’arma del genio nel 1840. Fu eletto deputato per la II legislatura e aderì al gruppo di centrosinistra di Rattazzi, dove iniziò, come il fratello, una lunga carriera politica. Fu rappresentante del
collegio di Oleggio, Pallanza e poi Pontremoli e dal 1871 fu nominato senatore. Chiodo, da Ministro
della Guerra, lo scelse come suo “primo uffiziale”. Nel 1870 Cadorna assunse il comando di un corpo di osservazione su tra divisioni alla frontiera con lo Stato pontificio e una volta ricevuto l’ordine
di iniziare l’operazione di conquista il 20 settembre irrompeva nelle vicinanze di Porta Pia e una volta entrato riceveva i parlamentari avversari e iniziava rapide trattative di resa in cui «diede prova di
fermezza e cortesia». Il Cadorna, in questo momento, fu il primo rappresentante del potere italiano,
per lasciare il posto successivamente ad una regolare amministrazione. Morì a Moncalieri il 6 febbraio 1897. Per una bibliografia completa si rimanda a M. BRIGNOLI, I Cadorna alle armi: dal Piemonte sabaudo al Regno d’Italia, in I Cadorna, op. cit., 55 e ss; G. ROCHAT, Cadorna Raffaele, in DBI,
op. cit., 109-111; M. BRIGNOLI, Il Diario di Algeria di Raffaele Cadorna, maggio-agosto 1851, in Rassegna Storica del Risorgimento, 1969, 386-420; G. BUSTICO, La giovinezza di Raffaele Cadorna, op.
cit., 1938, 1525-1556; L. RANGONI MACHIAVELLI, Cadorna Raffaele Alessandro, in Dizionario del Risorgimento, op. cit., 462-463; A. MALATESTA, Ministri, deputati e senatori, op. cit., 174; T. SARTI, Il Parlamento subalpino e nazionale, op. cit., 196-98.
35
G. BUSTICO, La giovinezza di Raffaele Cadorna, op. cit., 1531.
In questo periodo scriveva spesso a Giovanetti, il quale puntualmente lo teneva aggiornato
anche sulle vicende piemontesi. Questa è la lettera dell’11 ottobre 1847: «In Torino la caduta del
Conte Solaro fece un gran piacere sull’universale [...]. Vi ringrazio delle buone nuove che mi date in
Toscana, e segnatamente dello spirito di moderazione che vi regna. Ciò si accorda con quanto me
ne dicono gli inviati di colà di Roma, ed è cosa importantissima perché non vi ha speranza che nel
Piemonte e questo non potrebbe nella senza l’intima sua unione col re. Ora se in Toscana e in Romagna si commettessero eccessi immaginate quale posizione farebbero a noi. Noi non potremmo
intervenire contro i popoli, ed allora interverrebbe l’Austria e tutto sarebbe finito in un batter
d’occhio». Lettera trascritta per intero in G. BUSTICO, Carlo Negroni e l’Italia del Montanelli, in Nuova
Antologia, 1 novembre 1926, Roma, pagine dell’estratto 5.
36
37
G. BUSTICO, La giovinezza di Raffaele Cadorna, op. cit., 1531. Salvagnoli, definito “avvocato
liberale” fu in prima linea all’interno del movimento costituzionale toscano nel periodo compreso tra
il 1847 e il 1848 e sostenne attivamente l’unificazione nazionale. Dal Ricasoli fu nominato ministro
degli affari ecclesiastici e provvide all’abolizione del concordato: F. COLAO, La memoria di Pietro Leo(segue)
Rassegna Forense – 4/2010
957
Carlo Negroni: un avvocato novarese tra Risorgimento e Unità d’Italia
E. Fiocchi
colse benignamente «come gli uomini del suo valore sogliono fare
38
coi giovani che si studiano di camminare sulle pedate loro ». Lì si
recò con le lettere di presentazione dell’amico e futuro ministro
39
dell’agricoltura del governo Gioberti, Domenico Buffa , e fu pro40
prio quest’ultimo a introdurlo all’avvocato Giuseppe Montanelli , a
cui Negroni scrisse esplicitando il suo pensiero politico: «[...] il
progresso è l’intelligenza, la virtù e la prosperità dei popoli. E il
temere che un popolo sia troppo intelligente, troppo virtuoso,
troppo prospero è una bestemmia contro Dio e la Provvidenza. La
poldo e la parola dell’avvocato nella Toscana del primo Ottocento, in Tra diritto e storia. Studi in
onore di Luigi Berlinguer promossi dalle Università di Siena e di Sassari, Soveria Mannelli 2008,
563-611; in particolare Id., Avvocati del Risorgimento nella Toscana della Restaurazione, Bologna
2006, 75 e ss., 124 e ss.; Id., Progetti di codificazione civile nella Toscana della Restaurazione, Bologna, 1999, 3, 54-55, 120-121; M. MONTORZI, Un capitolo di cultura forense nella Toscana risorgimentale. Vincenzo Salvagnoli, i suoi colleghi avvocati e il disegno di una nuova razionalità costituzionale con inediti di Giovanni Carmignani e Francesco Carrara, in Il Risorgimento nazionale di Vincenzo Salvagnoli. Politica, cultura giuridica ed economia nella Toscana dell’Ottocento, Pisa 2004,
306 e più in generale a tutto il testo; R. CIAMPINI, Vincenzo Salvagnoli cent’anni dopo la morte, Milano 1961; E. MICHEL, Salvagnoli Vincenzo, in Dizionario del Risorgimento, op. cit., 185-186; T. SARTI,
Il Parlamento subalpino e nazionale, op. cit., 841-842.
38
G. BUSTICO, La giovinezza di Raffaele Cadorna, op. cit., 1531: Bustico riporta testualmente
quanto contenuto in Appuntatura al vocabolario italiano della lingua parlata di G. Rigutini, Lettera di
Carlo Gambini e di Carlo Negroni, Bologna 1881, estratto dal Propugnatore, vol. XIV, 37-38.
39
Domenico Buffa nacque ad Ovada il 1818, nel 1835 si iscrisse alla facoltà di giurisprudenza
nell’università di Genova ma per volontà del padre che temeva contatti del giovane con i mazziniani
e sansimonisti concluse gli studi presso l’ateneo torinese. Fu un attivo giornalista collaborando a periodici politici e rassegne scientifiche e letterarie. Fu eletto deputato per il collegio di Ovada, con
Gioberti fu nominato Ministro dell’agricoltura e del commercio e fu inviato a Genova, come commissario straordinario per ristabilire l’ordine compromesso dalle dimostrazioni popolari del 1848. Di orientamento politico di sinistra, dopo la ripresa delle ostilità con l’Austria e l’abdicazione di Carlo Alberto, Buffa, divenne tra i sostenitori del liberalismo moderato di Cavour, il quale nel 1852 lo nominò intendente generale per la provincia di Genova. Alla Camera fece importanti interventi, quali la
disapprovazione sulla soppressione delle corporazioni religiose e il suo sostegno all’intervento in
Crimea. Per una più esaustiva bibliografia si rimanda a L. FRANZONI GAMBERINI, Buffa Domenico, in
DBI (14) 1972, 803-806; Id., Tre lettere inedite di Domenico Buffa, in Bollettino del Museo del Risorgimento, Bologna VII 1962, 191-198; T. SARTI, Il Parlamento subalpino e nazionale, op. cit.,
184-185; E. MICHEL, Buffa Domenico, in Dizionario del Risorgimento, op. cit., 441-442. Nella lettera
che anticipa quelle di presentazione si trova scritto: «Eccovi subito tre letterine, l’una del prof. Montanelli a Pisa, le altre due per Viesseux ed un certo Acquarone genovese, mio amicissimo di vecchia
data e uno dei direttori dell’Alba di Firenze», lettera riportata in G. BUSTICO, Carlo Negroni e l’Italia
del Montanelli, op. cit., 4.
40
Ibidem, 3-11. T. SARTI, Il Parlamento subalpino e nazionale, op. cit., 675-676. Sinteticamente
il 19 giugno 1847 usciva a Pisa “L’Italia”, senza dubbio il giornale più seguito da chi auspicava rinnovamenti politici. Il direttore era il livornese Adriano Biscardi ma il vero propulsore era Giuseppe
Montanelli, acceso giobertiano, fervente cattolico e sostenitore di Papa IX, ibidem, 4; F. DELLA PERUTA, Il giornalismo italiano nel Risorgimento dal 1847 all’Unità, Milano 2011, 36 e ss; U. MONDELLO,
Contributo alla storia della stampa nel Risorgimento. Il giornale “L’Italia” di Pisa, in Rassegna storica del Risorgimento, 1937, fasc. II, 275 e ss.; G. SFORZA, Il giornale pisano “L’Italia” e la vendetta
di G.F. Guerrazzi, in Rivista storica del Risorgimento, 1898, 676-683. Senza contare che in questo
periodo, sempre in Toscana, veniva pubblicata La Temi, rivista giuridica specializzata e formata da
valenti avvocati come Montanelli, Salvagnoli, Marzucchi e Panattoni, che si può definire come il vero
propulsore della rivista: F. COLAO, Avvocati del Risorgimento, op. cit., 227 e ss.
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Rassegna Forense – 4/2010
Parte Terza
Storia dell’avvocatura
moderazione è una bella e buona cosa, e crediamo di averla praticata e di praticarla in avvenire, ma la moderazione che ci inceppa
e rende molli e peritosi, che ci insegna a non pensare fuorché
41
coll’altrui volontà è una moderazione ipocrita» .
Nello stesso periodo ebbe un’intensa corrispondenza con Co42
stantino Reta , genovese di origine ma all’epoca giornalista a Torino, che volle l’avvocato novarese quale collaboratore de Il Risor43
gimento , che vide la luce nel novembre 1847, esattamente un
mese dopo l’attuazione delle riforme politiche ad opera di Carlo
Alberto per la concessione al Regno di Sardegna di alcune modifiche riguardanti l’elettività dei consigli comunali, la sostituzione del
Senato come organo giudiziario di ultima istanza con la Corte di
44
Cassazione e l’organizzazione autonoma del demanio.
Inoltre veniva disciplinata la libertà di stampa, la contestuale
abolizione della censura ecclesiastica e l’istituzione di una giunta
centrale della censura, che ebbe come presidente, il Conte Federi45
co Sclopis , a cui Negroni, proprio in quel contesto, chiese una
41
G. BUSTICO, Carlo Negroni e l’Italia del Montanelli, op. cit., 6.
Reta, letterato e proveniente da una famiglia di commercianti genovesi, si trasferì a Torino,
dove ebbe una intensa attività come giornalista fondando nel 1841 Il Telegrafo, foglio di critica e
delle Arti e a cui oltre a Negroni collaborò anche Terenzio Mamiani della Rovere. È da collocarsi nel
1847 la fondazione de Il Risorgimento. Essa fu ad opera di Cesare Balbo che ne scrisse il programma, la direzione fu affidata prima collettivamente ma successivamente Cavour «ne assunse tosto risolutamente e fermamente la direzione», G. BUSTICO, Costantino Reta e il “Risorgimento del Cavour”, in Giornali e giornalisti del Risorgimento, Milano 1924, 101-102; R. BALDUZZI, L’altro Piemonte e l’Italia di Urbano Rattazzi, Milano 2009, 325-327; E. MICHEL, Reta Costantino, in Dizionario del
Risorgimento, op. cit., 49-50; G. BUSTICO, Costantino Reta, in Il Risorgimento italiano, vol. XIII,
fasc. 1-2, Casale 1920, pagine dell’estratto 1-53; F. DELLA PERUTA, Il giornalismo italiano nel Risorgimento dal 1847 all’Unità, Milano 2011, 182 e ss; N. BERNARDINI, Guida della stampa periodica italiana, Lecce 1890, 695 e ss.; T. SARTI, Il Parlamento subalpino e nazionale, op. cit., 801-802.
42
43
Negroni aderì e vi pubblicò alcuni articoli di carattere tipicamente politico-giuridico, dei quali
tramite Reta ricevette i complimenti da parte di Cavour: G. BUSTICO, Costantino Reta, 17; Id., Costantino Reta e il “Risorgimento del Cavour”, in Giornali e giornalisti, op. cit., 111-113. L’avvocato
novarese interruppe i rapporti con Reta nel momento in cui questi divenne uno dei membri del governo provvisorio di Genova dopo l’insurrezione del 1849: ivi. Sui moti genovesi si rimanda: Sanfilippo, Costantino Reta, triumviro del governo ligure nel 1849, Genova 1978; G. Lorigiola, Cronistoria documentata illustrata de’ fatti di Genova, Sampierdarena 1898; F. POGGI, Genova, in Dizionario
del Risorgimento, op. cit., 434-445, in particolare 440 e ss.
44
Cfr. E. MONGIANO, L’ultima stagione delle riforme albertine: il magistrato d’appello di Casale,
in L’altro Piemonte, op. cit., 485-507.
45
Mentre era nominato segretario Ercole Ricotti, al quale Negroni sottopose un progetto per la
creazione di un giornale politico-letterario, cercando di ottenere la qualifica di “divisionale”, che avrebbe garantito le inserzioni legali obbligatorie e quindi una buona fonte di finanziamento e gli
chiese la via migliore e più rapida per ottenere quella qualifica, aggiungendo: «Vorremmo intitolarlo
“La Lega Lombarda”, ma siccome l’abito non fa il monaco, ove per avventura quel titolo dispiacesse, sarei disposto anche a cambiarlo». Questo progetto si arenò subito a seguito dell’impossibilità
da parte del Ricotti di poterlo aiutare perché era competenza delle commissioni provinciali di censura e Negroni non volle a livello locale portarlo avanti e di conseguenza si dedicò alla collaborazione,
(segue)
Rassegna Forense – 4/2010
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Carlo Negroni: un avvocato novarese tra Risorgimento e Unità d’Italia
E. Fiocchi
forte raccomandazione al fine di ottenere l’incarico di avvocato e46
rariale e di poter patrocinare in Cassazione . Tuttavia la legge
47
dell’epoca era a lui sfavorevole e il giovane Negroni e scrisse al
Conte: «Pel patrocinio in Cassazione vedo che son troppo giovine!
La gioventù è una grande disgrazia! Spero peraltro che compiuti i
dieci anni di pratica forense, mi si vorrà tener conto della qualità
di Professore per ammettermi in docto illo corpore come avvocato
48
onorario », e aggiungeva «questo peraltro è un futuro ancora un
49
po’ remoto ».
Desideroso di rivestire questa carica, non si diede per vinto e
trascorsi dieci anni, iniziava la corrispondenza con il futuro mini50
stro di Grazia e Giustizia, Pasquale Stanislao Mancini . Proprio le
prime lettere del 1856 vertono infatti sull’appoggio che Mancini offrì a Negroni per fargli finalmente ottenere il patrocinio presso la
come abbiamo visto, del giornale di Reta e di Cavour Il Risorgimento, D. TUNIZ, Carlo Negroni giornalista, politico e amministratore, in Carlo Negroni, op. cit., 93; G. BARBERO, Un carteggio dell’età risorgimentale. Corrispondenza inedita tra Carlo Negroni ed Ercole Ricotti, op. cit., 120-121.
46
«Stabilita che sia la Corte di Cassazione, io crederei che gli avvocati patrocinanti attualmente
davanti ai Magistrati supremi dovrebbero essere ammessi per diritto acquisito a patrocinare anche
davanti alla nuova Corte. Ma se ciò non fosse, e se invece si volesse richiedere un’autorizzazione
speciale, io pregherei la sua compiacenza acciò mi additasse il modo di ottenerla», C. CODEGONE, Il
carteggio Negroni-Sclopis, op. cit., lettera del 6 novembre 1847, lettera n. V, 30.
47
«Gli avvocati presso il Magistrato di Cassazione saranno da Noi nominati e scelti fra quelli che
da dieci anni avranno esercitato la professione di Avvocato [...]». Raccolta degli atti di governo di
Sua Maestà il Re di Sardegna, legge del 30 ottobre 1847, v. XV, n. 638, articolo 27, 379.
48
C. CODEGONE, Il carteggio Negroni-Sclopis, op. cit., lettera del 15 novembre 1847, n. VI, 32.
Ivi.
50
Ventiquattro sono le lettere inviate da Mancini tra il 1856 e il 1877, di cui solo due risultano
senza data ma, attraverso i riferimenti contenuti all’interno dei testi, è possibile dare loro una collocazione temporale abbastanza precisa: BCN, fondo Negroni, C.18, fasc. 3. Due invece sono le lettere di Negroni conservate presso l’Archivio dell’Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano di Roma, dove si trova gran parte del fondo Mancini, datate 24 luglio 1856 e 11 maggio 1860: Archivio
dell’Istituto per la storia del Risorgimento Italiano, Roma, fondo Mancini: MCRR busta 873/2 e busta
753/3 (4). Sinteticamente per quanto riguarda l’Archivio di Mancini, nel 1939 la Marchesa Dora Daniele di Bagni Pierantoni donò, in diverse occasioni, al Museo Centrale del Risorgimento di Roma (10
agosto 1939, 10 dicembre 1940, giugno e luglio 1942, 9 giugno 1947, agosto 1951 e luglio 1953) le
carte lasciate da Mancini. La marchesa era la figlia di Grazia Mancini (a sua volta figlia di Stanislao
Mancini) che nel 1868 aveva sposato Augusto Pierantoni. Questi, mentre il suocero era ancora in vita, aveva raccolto tutti i suoi scritti curandone la pubblicazione. Grazia Mancini Pierantoni scrisse un
articolo sul padre: G. MANCINI PIERANTONI, Una pagina di storia (1848-1849), in Nuova Antologia,
(33) 1898, 276 e ss. Cfr. anche C. SANTANGELI, Le “carte Mancini” nell’Archivio Centrale dello Stato,
in Pasquale Stanislao Mancini: l’uomo, lo studioso, il politico. Atti del convegno di Ariano Irpino 1113 novembre 1988, Napoli 1991, 199 e ss.; E. MORELLI, Le carte Mancini, in Rassegna storica del Risorgimento, XXVIII, 1941, 100-103; Id., LXVIII, 1981, 461-465; Id., LXX, 1983, 321-326 e 464469. E. JAYME, Pasquale Stanislao Mancini, il diritto internazionale privato tra Risorgimento e attività
forense, trad. it. A. Ruini, Padova 1988, 34.
49
960
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Parte Terza
Storia dell’avvocatura
51
52
Corte di Cassazione di Torino , in base alla legge regia del 1856 ,
che estendeva anche agli avvocati di provincia l’esercizio della
professione presso la Suprema Corte, ma imponeva a questi di
domiciliarsi, per la notifica degli atti, presso un avvocato di Torino.
Le lettere contengono i nomi delle parti, le richieste di copie di
atti processuali, ma anche le possibili strategie di difesa e i pareri.
Attraverso gli Scritti Forensi di Negroni, i dodici volumi a stampa
che raccolgono, dal 1846 al 1870, tutti i suoi discorsi o “ragionamenti” tenuti nelle aule dei Tribunali, di primo grado, d’appello e
di Cassazione, è possibile ricostruire l’intero percorso processuale
sino ad arrivare alla sentenza conclusiva.
Dalla lettura combinata di questi ultimi e del carteggio si possono
avanzare alcune osservazioni. In primo luogo si comprende la clientela dei due avvocati, per lo più ricche famiglie nobili o grandi proprietari terrieri sia del Regno di Sardegna che del Lombardo Vene53
to . In secondo luogo si possono analizzare le tipologie di cause so51
Cfr. le lettere che Mancini scrisse a Negroni il 30 maggio 1856 e il 10 luglio 1856: BCN, fondo
Negroni, lettere di Mancini, C. 18 fasc. 3, in particolare si riporta quella dell’11 ottobre 1856, in cui
Mancini riferiva a Negroni che: «Oggi venendo in città dalla campagna, non ho potuto avere certezza
che questa comunicazione vi sia stata data. Ove fosse d’uopo ve la rinnovo, non rimanendo ora che la
prestazione del giuramento alla occasione della vostra prima venuta in Torino. Non ho parole bastevoli
a rallegrarmi del novello acquisto che in voi fa la classe di patrocinanti presso questo Supremo Collegio: voi sapete, se sia grande e sincera la mia doverosa e meritata stima verso di voi», ivi.
52
Tale legge fu promulgata il 26 giugno 1856 con il guardasigilli Deforesta e stabilì che: «Gli
avvocati presso la Corte di Cassazione saranno ammessi d’ora innanzi con declaratoria della medesima Corte. Potranno chiedere la loro ammessione tutti quelli che all’epoca della loro domanda eserciteranno il patrocinio dinnanzi le Corti d’Appello dappoi il termine di dieci anni, o che avranno,
durante lo stesso termine, esercitato le funzioni di Magistratura, purché gli uni e gli altri dimorino a
Torino. Anche gli Avvocati e i Funzionari suddetti che dimorano nelle Provincie potranno chiedere la
loro ammessione al patrocinio davanti la Corte dei Cassazione, quando abbiano i requisiti richiesti
dall’articolo precedente; ma i ricorsi e contro-ricorsi da essi firmati non saranno ricevuti, se nei medesimi non sarà eletto eziandio un Avvocato dimorante in Torino, al quale basterà che sieno fatte le
notificazioni che debbonsi, a termine di legge, fare al difensore», in Raccolta degli atti di governo di
Sua Maestà il Re di Sardegna, legge del 26 giugno 1856, v. XXV, n. 1697, 701-702.
53
Basti pensare alle cause tra i fratelli Barbavara (appartenenti alla nobile famiglia originaria
della Lomellina) di materia successoria: Alla Suprema Corte di Cassazione, Ricorso pel Sig. Cav.
Francesco Barbavara residente a Milano, rappresentato dall’Avv. sottoscritto, il quale elegge domicilio a Milano presso il Sig. Cav. Avv. Giuseppe Gadda, Deputato al Parlamento, contro i Sig. Cav.
Marco, Alessandro e Luigi fratelli Barbavara, residenti il primo a Milano, il secondo a Menaggio sul
lago di Como e il terzo a Torino, per ottenere l’annullamento della sentenza pronunziata tra loro
dalla Corte di appello di Casale il 10 dicembre 1860, in C. NEGRONI, Scritti forensi, vol. III; oppure
alla controversia in materia di acque tra la famiglia Rocca Saporiti e il marchese Costa di Beauregard: cfr. Discorso nella causa dei signori marchese Pantaleone Costa di Beauregard e conte Apollinare Rocca Saporiti marchese della Sforzesca condomini della Roggia Mora contro la comunità di
Romagnano, detto alle udienze 31 luglio e 7 agosto 1856, del Tribunale di Novara, Id., Scritti Forensi, vol. I. Consistenti sono le memorie in difesa dell’avv. Giovanni Antona Traversi, sempre su
questioni inerenti al diritto delle acque cfr. Ostacoli al libero corso di un fiume o di un torrente: Discorso pel Signor Avv. Giovanni Antona Traversi nella sua causa contro Isimbardi, Resta e Franzosini davanti all’Eccellentissimo Consiglio di Stato, sezione del contenzioso, udienza del 23 settembre
(segue)
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961
Carlo Negroni: un avvocato novarese tra Risorgimento e Unità d’Italia
E. Fiocchi
stenute, che avevano ad oggetto molteplici istituti di diritto privato,
quali in particolare le successioni, le tutele e la disciplina delle acque, in cui Negroni, come si è già anticipato, eccelleva.
Accanto a Negroni però ruotavano altri uomini che oltre ad essere avvocati di certa fama ebbero un ruolo di spicco nella creazione
dell’Italia unita, dando un significativo contributo alla realizzazione
dei codici. Basti solo citare i piemontesi Giovanni Battista Cassinis e
54
Vincenzo Miglietti , i quali con Mancini e Negroni, nel 1859 si ritrovarono, in diverse vesti, a collaborare per la “prima bozza” del codi55
ce civile italiano, il cosiddetto Progetto Cassinis . Negroni, infatti, fu
eletto deputato al Parlamento subalpino per due legislature, la VI
(dicembre 1857-aprile 1859) per il collegio di Domodossola, e la VII
(aprile-dicembre 1860) per quello di Vigevano.
Vincenzo Miglietti, come Presidente della commissione preposta
alla redazione del codice civile, creò diverse sotto-commissioni,
formate da cinque giuristi ciascuna, con il preciso compito di occu56
parsi di singole parti del codice . Negroni e Mancini, in una sottocommissione esaminarono l’arresto personale, le ipoteche e le
57
prescrizioni , mentre in un’altra la proprietà e in particolare la
58
servitù , in cui si regolamentava la disciplina sulle acque e che vide Negroni impegnato in prima persona.
Significativa è a tal proposito la lettera del 9 maggio 1860 in cui
Mancini informava Negroni che «non si sarebbesi proposta alcuna
modificazione, anche per gli articoli [da te] formulati riguardanti le
1861, in C. Negroni, Scritti Forensi, op. cit., vol. III. Giovanni Antona Traversi era un noto giurista e
uno dei più ricchi proprietari fondiari della Lombardia: «Uomo intelligente e severo, amico di Mazzini, Garibaldi, Crispi, fu deputato al Parlamento per tre legislature, sedendo all’estrema sinistra». Il
figlio Giannino Antona Traversi fu un insigne commediografo come il fratello Camillo. M. QUATRUCCI,
Antona Traversi Giannino, in DBI (3), 1961, 475-477.
54
Le corrispondenze con entrambi sono abbastanza consistenti. Miglietti scrisse venti lettere dal
1858 al 1863, v. BCN, Fondo Negroni, C.18, fasc. 3. Cassinis ben cinquantasei: ibidem, C.17, fasc.
1. Il tenore delle lettere è essenzialmente rivolto ad aspetti lavorativi: si scambiavano infatti memorie processuali o sentenze e si davano appuntamento nei rispettivi studi legali per vagliare alcune
linee di difesa, ma con il “progetto Cassinis”, la corrispondenza, come si vedrà a breve, si fa squisitamente più politica.
55
Per quanto riguarda il progetto Cassinis si rimanda alla completa monografia di S. SOLIMANO,
“Il letto di Procuste”. Diritto e politica nella formazione del codice civile unitario. I progetti Cassinis
(1860-1861), Milano 2003.
56
S. SOLIMANO, “Il letto di Procuste”. Diritto e politica nella formazione del codice civile unitario,
op. cit., 227.
57
Di questa commissione fecero parte anche Angelo Blachier, Oreste Règnoli e Ambrogio Trezzi: ivi.
58
962
Vi erano inoltre in questa commissione Leopoldo Galeotti, Gabriele Rochis e Ambrogio Trezzi; ivi.
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Parte Terza
Storia dell’avvocatura
59
acque ». Solo due giorni dopo, l’11 maggio 1860, l’avvocato novarese ringraziava l’amico per «aver tenuti in sospeso gli articoli
delle acque dei quali parleremo, e non dubito che non vi sarà diffi60
coltà ad intenderci ». La commissione formulò un giudizio eloquente e incisivo sul lavoro da essi svolto dichiarando di «avere
grandemente ammirato tutto quanto è materia degli articoli sotto
l’epigrafe del diritto di passaggio e di acquedotto, ne’ quali
l’economia delle acque è determinata per modo da rispettare i diritti scambievoli dei cittadini, e servire ai rapporti delle sociali esigenze nella vita agricola, e successivamente nell’industriale e nella
commerciale, onde ravvisarsi stupendamente codificata tutta la
61
teoria delle ragioni civili delle acque ».
Allo stesso modo Miglietti oltre ad esprimersi positivamente sulla
62
redazione di detti articoli , informava Negroni sullo svolgimento di
alcune sedute della commissione e sulle relative discussioni, nei casi in cui l’avvocato novarese non era stato presente. Si riesce così a
comprendere fino in fondo quali fossero le aspettative dei deputati
e con quale rammarico abbiano percepito l’affossamento dei progetti. Il 22 settembre Miglietti, molto amareggiato, gli scrisse: «Al
nostro progetto non si fa troppo buon viso: i membri nuovi mettono
63
innanzi idee nuove . Alcuni membri della commissione [...] e non
occorre che te li nomini riproducono le idee combattute e vinte dalla
maggioranza e trovano nei membri nuovi appoggio [...] La commissione da una settimana ha sospeso le sue sedute aggiornandosi per
ottobre: vedremo se in ottobre andrà meglio che in principio di set-
59
BCN, Fondo Negroni, C.18, fasc. 3.
60
Archivio dell’Istituto per la storia del Risorgimento Italiano, Roma, fondo Mancini: MCRR busta 873/2 e busta 753/3 (4). Per quanto riguarda gli articoli sulla prescrizione, presso il Fondo Negroni è conservata copia dei lavori svolti dal Negroni, si tratta di una decina di pagine in cui si emerge la fatica e l’intensa capacità tecnica giuridica nel redigere questi articoli. Egli scrive più volte
il testo prima di stendere la versione definitiva, in BCN, Fondo Negroni, C.9, fasc. 3 (f).
61
L. BELLOTTI, In memoria del senatore, op. cit., 10.
La lettera è datata 3 febbraio 1860: BCN, Fondo Negroni, C. 18 fasc. 3. Si sottolinea anche la
preziosa memoria di Negroni sui lavori sulle acque: C. NEGRONI, Estratto di alcune considerazioni sopra il secondo libro del nuovo progetto di un codice civile italiano, 2 ottobre 1860, in BCN, Fondo
Negroni, C.9, fasc. 3 (l), trascritta in S. SOLIMANO, “Il letto di Procuste”. Diritto e politica nella formazione del codice civile unitario, op. cit., 389-396.
62
63
Sull’ingresso di nuovi membri si rimanda a ibidem., 241-242.
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Carlo Negroni: un avvocato novarese tra Risorgimento e Unità d’Italia
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64
tembre: io escludo di no ». Non si sbagliava e solo qualche mese
65
dopo ebbe conferma del fallimento .
Questa fu la parentesi di Negroni in veste di deputato, poiché
con le successive elezioni del 17 gennaio 1861 non si ripresentò e
senza molto rammarico affermò: «ho sempre pensato che tocca
agli elettori a cercare il Deputato e non al Deputato a cercare gli
66
elettori ».
Resta comunque un dato certo e indiscusso dell’apporto
dell’avvocato novarese: egli inserì istituti che erano stati respinti
dal legislatore carloalbertino, come il consorzio volontario e il consorzio obbligatorio tra gli utenti di acque irrigue e tali articoli non
67
furono modificati sia nel successivo codice che in quello del 1942 .
È Pisanelli, durante la discussione in Senato del II libro del Codice
Civile, ad affermare che Negroni «aveva acquistato nel ramo del
diritto delle acque una esperienza massima, una dottrina estesa e
68
sicura ».
La sua carriera politica continuò così a livello locale in cui fu attivissimo sia in ambito provinciale che comunale, divenendo anche
69
sindaco di Novara dal 1878 al 1879 . Nel 1869 decise, infatti, di
lasciare l’attività professionale dedicandosi a pieno titolo alle cariche amministrative, che ricoprì per quasi vent’anni, durante i quali: «la sua voce ascoltata sempre con deferenza, si faceva specialmente udire nelle questioni di diritto e di economia, nella quale
pure era competentissimo; e la sua penna non fu mai pigra nè
fiacca a promuovere o a tutelare gli interessi legittimi, e a far trionfare, in tutti gli atti della cosa pubblica, gli eterni principi del
70
giusto e dell’onesto ».
64
BCN, Fondo Negroni, C. 18, fasc. 3.
S. SOLIMANO, “Il letto di Procuste”. Diritto e politica nella formazione del codice civile unitario,
op. cit., 191e ss.
65
66
67
Cfr. G. BARBÈ, Carlo Negroni nel centenario della morte, op. cit., 16.
E. DEZZA, Carlo Negroni giurista, in Carlo Negroni, op. cit., 79.
68
Ivi.
In particolare fu nominato nel 1858 Consigliere Comunale e dal 1867 al 1880 fu Consigliere
Provinciale. Il 2 maggio 1878 fu eletto sindaco: C. NEGRONI, Nel discorso di Carlo Negroni detto al
Consiglio Comunale di Novara il 2 maggio 1878 nell’assumere l’ufficio di sindaco, Novara 1878, 3-4.
70
G. TORTOLI, Elogio a Carlo Negroni, op. cit., 15. Un aspetto di Negroni a cui bisognerebbe dedicare lo spazio opportuno è rappresentato dall’interesse per la letteratura, a cui dedicò molto tempo e passione, tanto da divenirne un fine esperto e conoscitore specialmente della Divina Commedia di Dante. Sinteticamente si rimanda: G. SILENGO, Carlo Negroni nei documenti di archivio, op.
cit., 17 e ss; G. BARBÈ, Carlo Negroni nel centenario della morte, op. cit., 28 e ss. Per quanto riguarda i suoi scritti che ricevettero numerosi plausi: C. NEGRONI, Bibbia in volgare: secondo la rara
69
(segue)
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Parte Terza
Storia dell’avvocatura
L’interesse per le acque fu sempre vivo tanto che dopo l’entrata
in funzione nel 1866 del Canale Cavour Negroni si battè moltissimo
71
perché a livello locale venisse ottenuta la sua gestione . La questione fu studiata dall’avvocato novarese sotto l’aspetto più pretta72
mente tecnico-giuridico e dal senatore Antonio Giovanola , per
l’aspetto organizzativo e politico. Infatti a seguito del fallimento della Compagnia Concessionaria del Canale Cavour, il Demanio dello
edizione del 1 ottobre 1471, ristampata a cura di C. Negroni, Bologna 1887; id., Lezioni Petrarchesche di Giovanni Battista Gelli, con una lettera di S. Carlo Borromeo e una di Giosué Carducci, Bologna 1884; Id, Discorso critico di Carlo Negroni sui lessi dolenti dell’Inferno e sul testo della Divina
Commedia, Novara 1884. In particolare nel 1877 pubblicò Di Pietro Apollonio Collazio antico poeta
novarese. Il libro sin qui edito della epistole per la crociata contro i Turchi colla versione in terzine
italiane di Carlo Maria Nay aggiuntavi una prefazione latina di Stefano Grosso e un discorso proemiale di Carlo Negroni, Novara 1877. Sono le lettere che Collazio, poeta e sacerdote novarese scrisse tra il 1459 e il 1460 durante la Dieta di Mantova a seguito della crociata contro i Turchi promossa
dal Papa Pio II. Negroni intese con il presente testo offrire un punto di riflessione a quanto accadeva alla sua epoca, riferendosi in particolare alla difficile situazione europea che avrebbe dopo qualche decennio fatto esplodere il primo conflitto mondiale. Si tratta della rivolta della Serbia contro
l’Impero Ottomano avvenuta nel 1876, che sfociò nella guerra Russo-Turca (1877-1878) e terminò
con la pace di Santo Stefano, firmata il 3 marzo 1878. Su Collazio: R. RICCIARDI, Collazio Pietro Apollonio, DBI, 1982 (26), 795-797. Per il testo di Collazio e la sua paternità cfr. M. ZAGGIA, Codici
milanesi del Quattrocento all’Ambrosiana: per il periodo dal 1450 al 1476, in Nuove ricerche su codici in scrittura latina dell’Ambrosiana: atti del convegno. Milano, 6-7 ottobre 2005, M. FERRARI E M.
NAVONI, a cura di, Milano 2007, 365, nota 35. Si segnala da ultimo l’importante riconoscimento che
Negroni ottenne per il suo contributo alla letteratura italiana: il 27 marzo 1888 fu insignito come
socio corrispondente dall’Accademia della Crusca: G. BARBÈ, Carlo Negroni nel centenario della morte, op. cit., 35 e ss.
71
F. FRANZONI-M. PICCOLINI, Le acque della città di Novara. Dal periodo romano ai giorni nostri,
Novara 2003, 129-149; E. BUFFA, Il Canale Cavour e il progresso economico e sociale del Novarese
e della Lomellina, Pavia 1968, 199 e ss; G. CANALINI, Scritti di Guido Canalini, commento e note di
E. Busi, Novara 1966, 1 e ss; G. FERRAGATTA GARIBOLDI-G. CANALINI, Canale Cavour e Canale Elena:
storia di ieri necessità di oggi; proposte per la costituzione del “Consorzio Canali Cavour”, in Atti del
Convegno Interregionale per la totale bonifica irrigua del comprensorio tra Dora e Ticino indetto
dall’Associazione Nazionale delle bonifiche, delle irrigazioni e dei miglioramenti fondiari e dall’Ente
Nazionale Risi, organizzato dalla Circoscrizione regionale ligure-piemontese dell’Associazione Nazionale Bonifiche e Irrigazioni Est Sesia, Mortara 1950.
72
Giovanola Antonio nacque a Cannobio presso Pallanza, scelse la carriera forense nella quale
seppe ottenere molto successo. Fu deputato per la III, V-VIII legislatura. Fu indicato come «assiduo
alle tornate dell’Assemblea, prese parte attiva nelle discussioni specialmente economiche, finanziarie e
di pubbliche opere, rilevandovi acutezza di mente e somma perizia». Nel 1858 resse l’ufficio di segretario generale dei lavori pubblici, con regio decreto in data 18 agosto 1860 venne nominato segretario
generale al ministero delle finanze «nei quali uffici seppe meritarsi non lieve lode». Nel secondo ministero Rattazzi dall’aprile all’ottobre 1867 resse il portafoglio dei lavori pubblici. Dal 1861 fu nominato
senatore. Politicamente il Giovanola piegò a sinistra, del qual partito sostenne più volte non poche idee
e proposte: «Fu uomo di spiriti liberali, di fermo carattere, di mite temperamento, di modi cortesi alto
della persona e robusto». Morì il 22 dicembre 1882, v. B. Modugno, Giovanola Antonio, DBI 56, 2001,
396-397; G. BADì, Giovanola Antonio, Dizionario del Risorgimento, op. cit., 235; A. MALATESTA, Ministri,
deputati e senatori, op. cit., 43; T. SARTI, Il Parlamento subalpino e nazionale, op. cit., 523-524; C. NEGRONI, In memoria del senatore Antonio Giovanola, Novara 1888.
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Carlo Negroni: un avvocato novarese tra Risorgimento e Unità d’Italia
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Stato, sotto esplicita proposta di una commissione della Camera dei
73
74
Deputati , riscattò il canale con la legge del 16 giugno 1874 .
Il senatore Giovanola e Negroni, come consigliere provinciale e
75
poi sindaco di Novara, proposero al governo l’acquisto del canale .
L’iter fu tutt’altro che semplice. Nel novembre 1874, il Comitato
novarese-vercellese-lomellino costituitosi ad hoc per il riscatto del
Canale e che vedeva tra i membri Negroni, Giovanola, e il deputa76
to pavese Luigi Marchetti , presentò al Governo una memoria
77
contenente una concreta proposta di acquisto . Negroni fu
l’estensore. L’allora Ministro delle Finanze Quintino Sella si disse
disposto ad esaminarlo ma sostenne che l’offerta presentata dal
73
Cfr. Relazione della commissione composta dei deputati Finzi presidente, Ara, Guala, La Porta, Morini, Pissavini, Boselli, segretario e relatore sul progetto di legge presentato dal Presidente del
Consiglio, Ministro delle Finanze nella tornata del 20 dicembre 1873: approvazione della convenzione pel riscatto della concessione fatta alla compagnia generale dei canali d’irrigazione, Canale Cavour: tornata del 27 gennaio 1874, Roma 1874.
74
Legge che approva la convenzione pel riscatto del canale Cavour: 16 giugno 1874, in Raccolta Ufficiale del Regno d’Italia, anno 1874, vol. 42, n. 2002 (serie 2), 1446-1447.
75
A. GIOVANOLA, Del riscatto delle acque del Canale Cavour, lettera all’avv. C. Negroni, Roma
1872, 1 e ss.: «Dalla notizia divulgata di trattative avviate dal Ministero per disinteressare gli Azionisti della società costruttrice del Canale Cavour, è sorto nel nostro paese il timore di cadere dalla
padella alla brace. Paventano i nostri agricoltori che il demanio, una volta divenuto libero padrone
delle acque, possa servirsene quale elemento alla costituzione di una nuova regìa cointeressata,
onde trarne l’istantaneo soccorso di varie diescine di milioni per dissestare la persistente arsura
dell’erario [...] Sarebbe un fare torto ai nostri governanti presenti e futuri il supporre che il Governo, divenuto libero padrone ei canali, sia per rifiutare il sistema della consolidazione dell’acqua nella
terra irrigua, che è l’unica soluzione degna di uno stato giusto e liberale, quando i proprietari dei
fondi gli abbiano presentato delle serie proposte di adequato compenso. Vediamo dunque in qual
modo i proprietari possano corrispondere alle provvide disposizioni del Governo. Le acque defluenti
nel Canale Cavour e negli accessori corsi artificiali che ne formano il compendio, sono destinati
all’irrigazione di tre territori, che Vercellese, l’agro Novarese e Lomellino». L’idea di Giovanola era
quella di «formare tre consorzi autonomi e indipendenti». Negroni rispose a questa lettera dicendosi
entusiasta del progetto e affermando: «Poche sono le mie forze; ma pur vedrete, che quali che esse
sieno, le adopero al grande intento. Le vostre invece sono grandi. Voglia o non voglia il Governo
uopo è che ascolti la vostra lucida parola e i vostri consigli sapienti. Fategli sovente ascoltare, per il
bene inseparabile dello Stato e di queste nostre Provincie. E vivete felice», in C. NEGRONI, Del riscatto del Canale Cavour risposta di Carlo Negroni al senatore Antonio Giovanola, coll’aggiunta di alcuni
scritti intorno alla tariffa delle acque, Vigevano 1873; Id., In memoria del senatore Antonio Giovanola, op. cit., 25-28; Id, La distribuzione delle acque del Canale Cavour, Novara 1870.
76
Avvocato e deputato nelle legislature VIII, IX e X per Mortara e Vercelli, amico del Cavour,
divenne il Presidente dell’associazione Ovest Sesia: «Fu molto assiduo ai lavori parlamentari e piegò
piuttosto a sinistra»; votò contro «il Governo nella questione della tassa sulla rendita, per la politica
dopo Mentana e contro l’abolizione della pena di morte». Fu sindaco di Vercelli e consigliere provinciale e Pavia, v. A. MALATESTA, Ministri, deputati e senatori, op. cit., 152; T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, op. cit., p.62.
77
C. NEGRONI, Il Comitato per l’acquisto dei Canali Cavour. Primo memoriale presentato al Ministro delle Finanze, Novara 1872.
966
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Parte Terza
Storia dell’avvocatura
Comitato rimaneva notevolmente non adeguata al giusto valore
78
della proprietà demaniale .
Nel 1875 Negroni scrisse una seconda memoria in cui sviluppava più ampiamente le idee del primo e confermava la disponibilità
ad offrire di più «qualora, conosciuti i calcoli del Governo e gli elementi tra loro, li avesse constatati migliori e più esatti dei pro79
pri ». Al fine di sostenere maggiormente questa proposta, Negroni allegava ad essa l’accurata monografia dell’ingegnere Paolo Angiolini, in cui si analizzava, dal punto di vista idrico, il valore
80
dell’acqua per l’irrigazione . Ma il Ministro non rispose alla propo81
sta. Fu così che nel 1877 venne redatto un terzo memoriale non
già in per rispondere ad una nuova ripulsa del Governo, ma per
esortarlo a non prendere decisioni “azzardate” dalle quali «sarebbe derivato un vincolo alla altimetria ed al libero corso delle ac82
que ». L’anno successivo venne allegato ad esso un lungo scritto
in cui si confutavano tutti gli artificiosi calcoli eseguiti del Demanio
83
per il prezzo del Canale Cavour . Purtroppo anche questo cadde
nel silenzio del Governo e passò molto tempo prima che il problema venisse risolto con la concessione dell’esercizio di esso da par84
te dello Stato, piuttosto che con la compravendita del Canale .
L’avvocato novarese, nonostante questo gravoso impegno, non
smise mai di fare parte delle trasformazioni che progressivamente
si attuavano in campo giuridico e in particolare si segnala il suo
contributo al primo congresso giuridico italiano, come membro del
comitato promotore, che si tenne a Roma dal 25 novembre e all’8
dicembre 1872. Sebbene non partecipò fisicamente fu sua premu78
G. CANALINI-L. GOLA, L’Associazione irrigazione Est Sesia. Una cinquantennale aspirazione, un
venticinquennio di vita, 1872-1922, 1923-1947, Novara 1948, 22 e ss.
79
C. NEGRONI, Il Comitato per l’acquisto dei Canali Cavour. Secondo memoriale presentato al
Ministro delle Finanze, Novara 1874.
80
ANGIOLINI, Il riscatto delle acque del canale di Cavour: il comitato ed il Ministro di Finanza,
Pavia 1875.
81
C. NEGRONI, Il Comitato per l’acquisto dei Canali Cavour. Terzo memoriale presentato al Ministro delle Finanze, Novara 1878.
82
G. CANALINI-L. GOLA, L’Associazione irrigazione Est Sesia, op. cit., 22-23.
83
Ivi.
84
Occorre osservare che già nel 1853 si era costituita l’Associazione Irrigazione Ovest Sesia che
successivamente fu riconosciuta con la legge n. 1575 del 1853 e con cui si concedevano in affitto le
acque demaniali. Fu creata solo nel 1923, con molte peripezie e lungaggini burocratica, un’analoga
Associazione,con gli stessi diritti e obblighi, nella parte però a levante del Sesia chiamata appunto
Associazione Irrigazione Est Sesia, v. G. CANALINI-L. GOLA, L’Associazione irrigazione Est Sesia, op.
cit., 77 e ss; E. Buffa, Il Canale Cavour e il progresso economico, op. cit., 207 e ss; G. CANALINI,
Scritti di Guido Canalini, op. cit., 7 e ss.
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Carlo Negroni: un avvocato novarese tra Risorgimento e Unità d’Italia
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ra far pervenire tempestivamente le sue idee e i suoi progetti di
cambiamento, soprattutto per quanto riguarda la procedura civile,
85
in merito soprattutto alla disciplina dei giudizi sommari .
Dell’eclettica personalità di Negroni resta da prendere in considerazione ancora un ulteriore aspetto: egli fu uno dei fondatori
86
della Banca popolare di Novara e ne scrisse lo statuto .
L’avvocato studiò con estrema attenzione i concetti di economia
87
politica di Herman Schulze-Delitzsch , i quali vennero ripresi in Italia nel 1863 con la pubblicazione del testo La diffusione del cre88
dito e le banche popolari, ad opera del celeberrimo Luigi Luzzatti ,
85
Atti del primo congresso giuridico italiano, a cura di G. Alpa, Bologna 2006, vol. I, 15 e ss. Il
congresso giuridico si svolse poi a Roma nel 1872 dal 25 novembre all’8 dicembre. Presidente del
Congresso era l’avv. e cav. Giuseppe Marchetti, il questore l’avv. Odoardo Pelissier e il segretario
l’avv. Benedetto Ferrantini. Presso la BCN nel Fondo Negroni alla segn. C. 9 fascicolo 9 (carte
d’ufficio) sono conservati i documenti relativi alla partecipazione di Negroni al Congresso.
86
G. BUSTICO, L’inizio della Banca Popolare di Novara, in La Banca Popolare Cooperativa Anonima di Novara - 1922, Novara 1922, pagine dell’estratto, 3-10. Dal punto di vista storico Novara
possedeva all’epoca un Monte di Pietà, la cui origine risaliva al 1566. «La Novara italica si può dire
cominci proprio da qui: prima viveva sulla vecchia tradizione lombarda e piemontese ma dopo il
1870 essa entra risolutamente e gagliardamente in una nuova via di progresso con riferimento
all’economia nazionale. Questa data si può dire cominci con il manifesto del 17 marzo 1871 che
Carlo Negroni dettava e il marchese Luigi Tornielli, allora sindaco della città, firmava [...] Era naturale che il manifesto, saggio magnifico e inspirato di semplicità e di chiarezza, portasse la firma del
primo cittadino di Novara: il Negroni rimaneva nell’ombra, ma non meno encomiabile è l’opera
sua”. Ibidem, 3-4. Sullo Statuto redatto da Negroni è stato scritto che “con ferma volontà, illuminata da vasta dottrina giuridica ed economica, si accinse al lavoro. [...] Ella si modellava sopra gli
Statuti di quelle Banche Popolari che in Italia, e più specialmente nelle provincie lombarde e piemontesi, già avevano dato migliori prove ed avevano ottenuto miglior successo», ivi. In particolare
al titolo primo, all’articolo 1 si statuisce: «[...] è costituita in Novara una società anonima per estendere i benefizii del credito alle classi, la cui principale od unica ricchezza è il lavoro. I mezzi posti in opera a tale scopo sono la mutuazione e il risparmio. La Società prende il nome di Banca Popolare di Novara», in C. NEGRONI, Proposta di Statuto per la Banca Popolare di Novara, Novara 15
maggio 1871, 1: segnatura presso la BCN: Mnn 8°.45.1.
87
Franz Hermann Schulze-Delitzsch nacque nel 1808 a Delitzsch (nome che aggiunse al suo per
distinguerlo da altri Schulze nell’Assemblea Nazionale Prussiana) e morì a Postdam nel 1883, fu un
importante politico, banchiere ed economista tedesco. Di stampo liberal-riformatore, appoggiò un
partito progressista divenendo membro della Camera Bassa Prussiana. Con F.G. Raiffeisen è considerato il padre fondatore delle unioni cooperative nel credito bancario. Sul personaggio: G. ALBRECHT, Schulze-Delitzschs Leben und Werk, Wiesbaden 1958; A. HEINE, Die Bedeutung der SchulzeDelitzsch Kreditgenossenschaften für die Landwirschaft, Wien 1993; M. BRENDEL, Hermann SchulzeDelitzsch. Ausgewählte Schriften und Reden des Gründervaters der Genossenschaften, in Gründerzeiten, vol. I, Berlin 2008, 258; E. SCHREIBER, Hermann Schulze-Delitzsch, Mitteldeutsche Lebensbilder, vol. I, in Lebensbilder des 19. Jahrhunderts, Magdeburg 1926, 195–208; R. ALDENHOFF, Schulze-Delitzsch, Baden-Baden 1984.
88
Su Luigi Luzzatti si rimanda a: PECORARI-P.L. BALLINI, Luzzatti Luigi, DBI 66, 2006, 724-732;
Id., Luigi Luzzatti e il suo tempo: atti del convegno internazionale di studio. Venezia 7-9 novembre
1991; P. PECORARI, Il riordino delle strutture creditizie e il risanamento della finanza pubblica, in
L’Italia economica. Tempi e fenomeni del cambiamento, a cura di P. Pecoraro, Padova 2005, 49-73.
M. DE CECCO, L’Italia e il sistema finanziario internazionale: il contributo di Luigi Luzzatti, in Finanza
e debito pubblico in Italia tra ‘800 e ‘900. Atti della seconda giornata di studio Luigi Luzzatti, Venezia 1995, 36-46. Risultano di estremo interesse i tre articoli che Negroni scrisse su La Verità, gior(segue)
968
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Parte Terza
Storia dell’avvocatura
che da professore di diritto costituzionale, si dedicò a tempo pieno
all’economia politica, fondando nel 1864 la Banca popolare di Lodi,
prima banca popolare italiana.
Con la costituzione di una banca popolare a Novara, Negroni
«intese di trasformare in apostolato pratico la propaganda fino ad
allora ristretta agli ambienti intellettuali. Egli ben sapeva che importava vincere le ignoranze, combattere superstizioni e occorreva
eliminare talune obbiezioni che potevano allontanare il popolo dal89
le banche. Tutto ciò il Negroni fece con fede operosa» .
Oltre a Negroni però comparivano altri nomi all’interno del co90
mitato promotore della Banca Popolare , tra i quali spiccava l'avv.
Carlo Cerruti, che si può definire come il successore di Negroni.
Anch'egli era novarese e profondamente immerso nella dimensio91
ne politica del tempo , sincero sostenitore della monarchia di Sa92
93
voia , nonché abile conoscitore del diritto delle acque .
Per Negroni questi non fu un semplice allievo, Cerruti curò e difese forse la più lunga e difficile causa del suo maestro, che lo vide
coinvolto in prima persona. Si tratta della questione delle doti congrue della madre e delle zie, sorelle del senatore Vincenzo Roncal94
li , il quale, in vita, aveva sempre rifiutato di riconoscere la dote
nale novarese, in cui espose magnificamente la distinzione tra banca popolare, teorizzata appunto
da Luzzatti e banca del popolo di cui il promotore fu Giacomo Giuseppe Alvisi, fondatore nel 1865
della banca del popolo di Firenze, v. C. NEGRONI, Banca popolare e banca del popolo, in La Verità,
anno IX, 18 maggio 1871, n. 20, prima pagina e 2; ibidem, 25 maggio 1871, n. 21, prima pagina;
ibidem, 4 giugno 1871, n. 22, prima pagina.
89
G. BUSTICO, L’inizio della Banca Popolare di Novara, op. cit., 4.
Cfr. C. NEGRONI, Proposta di Statuto per la Banca Popolare di Novara, op. cit., 18.
91
Nacque il 13 novembre 1840 a Novara e ivi morì il 19 dicembre 1904. Si laureò a Torino in
giurisprudenza nel 1867. Fu eletto deputato di Novara I nelle legislature XVI, XVII e XVIII. In particolare si segnalano due interventi in Parlamento che sostenne tra il 1887 e il 1889 sui provvedimenti finanziari e sul disavanzo. Nominato senatore il 17 novembre 1898. A Novara fu consigliere
comunale e provinciale. Alla Camera seguì Depretis e poi appoggiò il Gabinetto Crispi. “Fu abbastanza assiduo ai lavori parlamentari, ma non fece mai nulla per mettersi in luce”: T. SARTI, Il Parlamento subalpino e nazionale. Profili e cenni biografici di tutti i deputati, op. cit., 271.
90
92
A. MALATESTA, Ministri, deputati e senatori dal 1848 al 1922, op. cit., 243.
Fu infatti proprio Cerruti a continuare la battaglia di Negroni riguardo al Canale Cavour, molto
si impegnò insieme al senatore Bergamasco per la costituzione del grande Consorzio irriguo Est Sesia, al fine di poter avere la concessione delle acque da parte dello Stato. Ma anche in questa occasione il tentativo fallì e, come si è visto, si dovette aspettare il 1923 per la reale creazione di esso.
Sul punto: G. CANALINI-L. GOLA, L’Associazione irrigazione Est Sesia, op. cit., 35 e ss; E. BUFFA, Il Canale Cavour e il progresso economico, op. cit., 208.
93
94
L’albero genealogico è così ricostruito: Giuseppe Roncalli e Anna Maria Lunghi ebbero un figlio appunto Vincenzo e sei figlie: Vincenza sposò Mellana, Teresa sposò Gallone, Giuseppina sposò
Negroni, Giacoma restò nubile, Giovanna sposò Colli Cantoni, Rosa Anna sposò Bellotti da cui nacque Giovanni e Giovannina, la quale sposò Carlo Negroni. Poiché i due erano legati da un vincolo di
consanguineità, ottennero la dispensa prevista in tale caso per il matrimonio canonico. Giovannina
(segue)
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Carlo Negroni: un avvocato novarese tra Risorgimento e Unità d’Italia
E. Fiocchi
congrua alle sorelle e successivamente morendo nel 1872, aveva
lasciato un testamento in cui nominava quale erede universale il
Comune di Vigevano affinché creasse, con tutte le sue sostanze,
una Scuola di Arti e Mestieri. Negroni raccolse con cura, quasi maniacale, tutto ciò che concerne questa dolorosa vicenda e presso il
95
suo archivio risultano ben dieci i volumi dedicati ad essa . Essi contengono nell’ordine la copia del testamento dello zio, i verbali del
Consiglio Comunale di Vigevano, gli atti processuali, le allegazioni
da ambo le parti e le sentenze e gli articoli dottrinali di illustri avvocati che si esprimevano circa la validità o meno delle disposizioni
testamentarie deliberate in favore di opere pie e più in generale di
persone giuridiche che non siano state ancora sufficientemente co96
stituite al momento dell’apertura dell’eredità . Parti attrici della vicenda, oltre a Negroni, vi erano anche figli delle altre sorelle Roncalli, tra cui in particolare l’illustre avvocato, deputato e patriota, Fi97
lippo Mellana . Nel 1876 il Comune tentò una transazione con gli
eredi, ai quali era stato intanto riconosciuto il diritto alla dote congrua, spettante alle relative madri e i successivi interessi, ma non ci
98
fu accordo sulla cifra e la controversia continuò . Nel 1879 la Corte
di Cassazione diede ragione al Comune e i rapporti tra Negroni e la
sua città natale si logorarono. Profondamente sconvolto e amaregmorì a soli quarantaquattro anni nel 1872, v. M. BOSSI, Carlo Negroni: cenni biografici attraverso i
periodici locali dell’epoca, in Carlo Negroni e il suo tempo, op. cit., 30.
95
BCN, Fondo Negroni, C.24-C.29.
In particolare Negroni inserì la controversia riguardante l’istituto Nascimbene contro gli eredi
legittimi del fu Nascimbene, in cui il 31 luglio 1879 la corte di Cassazione di Torino, contrariamente
alle premesse, aveva ritenuto valide il testamento in favore di opere pie non costituite: BCN, Fondo
Negroni, C.27; tale sentenza ebbe una notevole ripercussione sia in ambito dottrinale che giurisprudenziale: V. LUPARIA, La sentenza della Corte di Cassazione di Torino 31 luglio 1879 nella causa
Nascimbene con note critiche. Appendice alla esposizione critica delle diverse teorie finora proposte
per la validità delle disposizione testamentarie fatte direttamente ad enti non ancora costituiti in
corpo morale alla morte del testatore, Torino 1879, pagine estratto 1-55 e Id., Ancora sul punto se
sia valida la disposizione fatta direttamente dal testatore all’ente da lui fondato e mancante di esistenza legale alla sua morte. Osservazioni alla Nota dell’avv. F. Ferrucci ed alla Monografia del prof.
G. Saredo, consigliere di stato, Torino 1880.
96
97
Mellana Filippo nacque a Casale 1810 e si dedicò all’avvocatura. «Desideroso della libertà e
dell’unita nazionale, cooperò a raggiungere siffatto patriottico scopo”. Per quasi dodici legislature fu
presente alla Camera dei deputati. “Sedette a sinistra dell’assemblea e amicissimo del Rattazzi ne
seguì sempre la politica ed i convincimenti. In mezzo a un fraseggiare spesso scorretto, inelegante
sempre esponeva idee molto savie ed essendo di carattere onestissimo fu stimato anche dagli avversari che egli combattè non rade volte con schizzi e con sarcasmi però giammai ingiuriosi». Fu
uno dei più fieri oppositori di Cavour e propugnò in Parlamento la riforma economica e l’assoluta libertà di commercio. Morì a Casale nel 1874: E. MICHEL, Mellana Filippo, in Dizionario del Risorgimento, op. cit., 563; A. MALATESTA, Ministri, deputati e senatori dal 1848 al 1922, 189, vol. III, Roma 1941, 75; T. SARTI, Il Parlamento subalpino e nazionale, op. cit., 653-654.
98
970
BCN, Fondo Negroni, C 48– C 49.
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Parte Terza
Storia dell’avvocatura
giato, scrisse forse il suo più celebre testo: De’ corpi morali e delle
99
successioni testamentarie . L’avvocato novarese finge un dialogo
tra un cittadino, un causidico e un avvocato che discutono tra loro
«il pro e il contro di quest’ardua questione dell’essere o non essere», cioè della possibilità di un corpo morale non ancora validamen100
te costituito possa ereditare , dimostrando che questo «si trova
101
nell’impossibilità ». Per Negroni è possibile affermare «che sopra
una tesi di diritto, come è quella che si esamina, la giurisprudenza
non sarà mai pacifica, fino a tanto che vi saranno giureconsulti [...]
che avranno una convinzione contraria, o fino a tanto che non vi
sarà intervenuta la auctoritas rerum perpetuo similiter judicata102
raum» . L’opera ebbe notevole successo ed è interessante riportare il giudizio di un altro avvocato e uomo politico di rilievo, Cesare
103
Cabella , il quale gli scrisse: «Un giureconsulto non poteva con
maggiore dottrina e sapere sostenere la verità della tesi giuridica,
nè un letterato amarla di forme più squisite ed attraenti. Vi ringrazio perciò del diletto che mi procacciaste; e mi rallegro con voi
104
dell’opera stupenda ».
Inoltre un anno esatto dopo, Negroni pubblicò a Novara, Pratiche e proposte di accordo coll’Istituto Roncalli. Lettere sei di Carlo
Negroni all’avv. Carlo Cerruti. Il testo è una ricostruzione attenta e
ragionata della causa Roncalli a partire dall’inizio sino ad arrivare
alla controversia con il Comune. Negroni utilizza lo stile epistolare,
99
C. NEGRONI, De’ corpi morali e delle successioni testamentarie, libri tre, Novara 1880. Dezza
definisce questa opera «un gioiello nel suo genere e dimostra [...] come sia in fin dei conti possibile
scrivere di diritto in modo chiaro e fruibile, anche quando si sia chiamati a discorrere di questioni di
particolare complessità tecnica», in E. DEZZA, Carlo Negroni giurista, in Carlo Negroni, op. cit., 76.
100
C. NEGRONI, De’ corpi morali, op. cit., vii. Il testo porta la dedica all’avv. Serafino Piccinini:
«intitolo a Voi la mia scrittura; perché sul punto che vi è trattato foste sempre, e ancora siete, tra i
più valorosi difensori della mia opinione che a me sembra la migliore; e perché avendo io voluto
metterci anche un pò di veste letteraria, non potevo trovar giudice più competente di voi, che non
avete meno squisito gusto delle buone lettere, che sicuro criterio e acuto discernimento nella scienza legale», ibidem, iii.
101
Ivi.
102
Ibidem, viii.
Cesare Cabella fu definito «giureconsulto profondo, oratore elegante e facondo, onore del foro e dell’ateneo genovese, carattere integerrimo, animo nobilissimo, onorato della piena fiducia e
della stima di tutti, meritamente rimpianto». I suoi scritti, i suoi discorsi alla Camera ed al Senato
dimostrano quanto viva ed efficace parte prendesse alle sorti del paese: T. SARTI, Il Parlamento subalpino e nazionale. Profili e cenni biografici di tutti i deputati e senatori, op. cit., 188-189. Su Cabella cfr. anche G. MONSAGRATI, Cabella Cesare, in DBI (15), 1972, 683-686; F. RIDELLA, La vita e i
tempi di Cesare Cabella, Genova 1923; A. MALATESTA, Ministri, deputati e senatori dal 1848 al 1922,
op. cit., 171.
103
104
BCN, Fondo Negroni. C.16 f.3.
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Carlo Negroni: un avvocato novarese tra Risorgimento e Unità d’Italia
E. Fiocchi
narrando a Cerruti ogni minimo particolare affinché «niente
dev’essere ignoto di quanto possa, come che sia, alla causa atte105
nersi ». Questo scritto, alquanto critico nei confronti del Comune
di Vigevano, che da sempre manifestò atteggiamenti ostili con i
nipoti Roncalli, fu visto malamente dalla controparte, al punto tale
che l’avv. Spargella rispose in difesa della giunta comunale pubblicando a Vigevano nel 1881 le sue annotazioni alle lettere Negroni106
Cerruti . Ma a prescindere dalla querelle tra l’avvocato novarese
e il Comune, la scuola di arti e mestieri voluta dal senatore Roncalli venne aperta nel 1880, ma dovette venire a patti con gli eredi
e le sorelle del fondatore: nel 1886 Negroni, suo cognato e i discendenti del terzo ramo coinvolto ricevettero cinquantaduemila lire ciascuno a titolo di compensazione, chiudendo finalmente la
107
causa contro l’Istituto .
Tuttavia l’avvocato novarese risentì molto sia fisicamente che
psicologicamente di questa vicenda. Ormai stanco e anche provato
dagli anni si ritirò a vita privata, dedicandosi a tempo pieno ai suoi
108
studi letterari . Fu Cerruti a sostenerlo moralmente sino alla fine
dei suoi giorni. Molto sentito è ciò che Negroni gli scrisse nel 1885
«la sua attenzione è uno dei pochi beni che ancora mi sono rimasti
in questi ultimi anni della mia vita e la prego di volermela conser109
vare con lo stesso cuore con cui gliela ricambio ».
Parallelamente questi furono gli anni dei grandi importanti riconoscimenti: già nel 1866 fu nominato ufficiale dell’ordine di SS.
Maurizio e Lazzaro, nel 1885 ottenne finalmente “il tanto atteso
posto” all’Accademia delle Scienze di Torino, nello stesso anno
110
fondò il comitato Novarese della Croce Rossa Italiana . Infine nel
105
C. NEGRONI, Pratiche e proposte di accordo coll’Istituto Roncalli. Lettere sei di Carlo Negroni
all’avv. Carlo Cerruti, Novara 1880, 1.
106
Spargella ci concentra soprattutto sulla terza lettera di Negroni, in cui si scaglia contro la
giunta vigevanese che all’ultimo minuto, nonostante il senatore e illustre avvocato Vegezzi, difensore del Comune, aveva proposto una transazione, cambiò direzione e continuò a livello legale. ivi, 23
e ss.
107
Ivi, C 44-C46.
Cfr. nota 71 del presente testo. Inoltre nel 1885 divenne socio corrispondente
dell’Accademia delle scienze di Torino, fu tra i fondatori della Società Dantesca Italiana e nel 1881
fu socio della deputazione di storia patria di Torino, in BCN, Fondo Negroni, C.13, fasc. 6.
108
109
Ivi, C.17 fasc. 1.
La Croce Rossa Italiana fu fondata dieci anni prima e fu riconosciuta come ente morale il 30
maggio 1882, nel 1885 Carlo Cadorna ne assunse la Presidenza e notando l’assenza di Novara tra i
comitati locali sollecitò l’aiuto di Negroni affinché venisse costituito: G. BARBÈ, Carlo Negroni, op.
110
(segue)
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Parte Terza
Storia dell’avvocatura
1890 fu nominato senatore del Regno d’Italia, carica che mantenne sino al 1898, anno della sua morte.
Il giorno dei funerali, il 17 gennaio, l’avvocato Cerruti, rendendogli omaggio con affetto filiale, narrò la vita del suo maestro, definendola una «vita di sobrietà e di lavoro, di energia morale e di
111
virtù integra, retta, intemerata ».
Senza discendenti diretti lasciò tutte le sue sostanze alla città di
Novara, con un testamento in cui ancora una volta diede prova di
sè e della sua abilità tecnico giuridica. Redasse una vera e propria
“fortezza” che sapesse resistere alle possibili impugnazioni: «volle
che la sua casa, tempio di virtù domestiche, divenisse tempio di
sapienza alla studiosa gioventù novarese, mercè l’uso pubblico
della sua biblioteca [...] Volle poi che il rimanente del patrimonio
servisse alla creazione di uno o più asili urbani, ma anche suburbani, dove sieno raccolti e istruiti i bambini poveri di famiglie cat112
toliche ». Così avvenne, le sue volontà sono state rispettate e la
sua memoria è sempre viva.
cit., 33-34, cfr anche il carteggio tra Cadorna e Negroni nell’anno 1885: BCN, Fondo Negroni, C.16,
fasc. 3.
111
L. BELLOTTI, In memoria del senatore, op. cit., 11.
112
G. TORTOLI, Elogio a Carlo Negroni, op. cit., 44. È interessante notare che Negroni si prodigò
tantissimo durante tutta la sua vita per la beneficenza e in particolare il suo interessamento era per
gli esposti e per la creazione di asili. Nel 1841 fu tra i principali promotori dell’apertura a Novara
dell’asilo infantile legato al movimento del sacerdote Ferrante Aporti, personaggio cardine del cattolicesimo risorgimentalista e con il quale Negroni restò sempre in ottimi rapporti, invitandolo addirittura ogni anno a soggiornare a Novara per verificare che l’andamento dell’asilo fosse consono alle
sue impostazioni. Sul punto v. G. MORREALE, Carlo Negroni, op. cit., 51. Sulla figura di Ferrante Aporti: M. PISERI, Ferrante Aporti nella tradizione educativa lombarda e europea, Brescia 2008; C. SIDERI, Ferrante Aporti. Sacerdote, italiano, educatore: biografia del fondatore delle scuole infantili in
Italia sulla base di nuova documentazione inedita, Milano 1999; A. GAMBARO, Aporti Ferrante, in
D.B.I., 1961 (3), 605-609; A. COLOMBO, Aporti Ferranti, in Dizionario del Risorgimento, op. cit., 9394.
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