PROPOSTA DI SOLUZIONE PER LA PRIMA PROVA DI
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PROPOSTA DI SOLUZIONE PER LA PRIMA PROVA DI
PROPOSTA DI SOLUZIONE PER LA PRIMA PROVA DI MATURITÀ 2016 TRACCIA: Saggio artistico letterario ARGOMENTO: Il rapporto padre-figlio nelle arti e nella letteratura del Novecento a cura di Martina Napoli TITOLO: Rapporti generazionali: il passato ci insegna. Il rapporto generazionale è da sempre oggetto di numerose discussioni che vedono spesso padri e figli raffigurati nei loro due massimi estremi: un padre fin troppo duro e autoritario nei confronti dei propri ragazzi, visto da quest’ultimi come il classico “padre padrone”, o un genitore estremamente permissivo e bonario, figura spesso riscontrabile nel ruolo di “amico”. Un tema sicuramente problematico e complesso, ma che cercheremo di affrontare quanto più chiaramente possibile, sfruttando al meglio un confronto interessante tra arti, letteratura e realtà. Umberto Saba, poeta e scrittore italiano novecentesco, ci presenta uno dei rari componimenti basati sulla figura paterna, confessando ai suoi lettori l’aspro e difficile rapporto instauratosi tra il padre e la madre, rendendo evidenti due caratteri nettamente opposti. Scopo fondamentale del poeta, però, è far emergere il suo cambiamento visivo e interiore, passando dal riscontrare nel genitore una figura decisamente negativa, l’«assassino», così presentato dalla madre, a un uomo-bambino, «dolce e astuto […], gaio e leggero». Particolarmente interessante è l’ostilità che emerge fin dalla prima riga, presentandoci una moglie e una madre afflitta e amareggiata dal comportamento dell’uomo, quell’«assassino» di speranze e sogni, volti a dare vita ad una famiglia serena e felice. Parole estremamente pungenti che hanno da sempre accompagnato l’adolescenza del giovane Saba, convinto e certo di non avere un padre, ma un uomo vile e egoista, non curante del suo bambino; ma quando Saba, divenuto ormai adulto, incontra l’uomo, le sue credenze divengono ben presto vane alle vista di un genitore non crudele e miserabile, ma un essere docile e candido come un bambino, che «aveva in volto il mio sguardo azzurrino, un sorriso, in miseria, dolce e astuo». Saba ci presenta così un uomo immaturo, non perché indifferente, insensibile e disonesto, ma semplicemente incapace di prendere le redini della situazione e delle responsabilità. Mutato è anche il sentimento del protagonista, presentato infine come un uomo risentito della mancanza di affetto paterno e pronto dare una possibilità, riscontrando nel genitore un chiaro segno comune, quegli occhi chiari simbolo di un bellissimo dono ricevuto da bambino. L'ipotesi di un rapporto iniziale particolarmente difficile tra padre e figlio che avrebbe segnato l'infanzia del nostro poeta sembra trovare riscontro nella realtà odierna: padri e figli sempre più in contrasto, per i più disparati motivi. E’ opportuno osservare, soprattutto grazie a quanto rivelato precedentemente, che i pregiudizi inerenti a un determinato soggetto o comportamento, sono sempre estremamente soggettivi e non sempre veritieri: un padre all’apparenza distante e meschino, non sempre si rivela secondo le proprie convinzioni, al contrario, può essere un uomo amorevole e sensibile, vicino ai propri figli; viceversa, un allontanamento da parte di un giovane non equivale a una mancanza di affetto nei riguardi del proprio genitore: occorre sempre considerare le cause principali, siano esse caratteriali o di altra natura. La figura paterna assume una funzione cardine all’interno dell’aspetto famigliare: essere un buon padre è anche essere consapevole di dover rappresentare una figura apparentemente dualistica, ma che in realtà è di fondamentale rilevanza, specialmente per un figlio, colui che fa del proprio genitore il primo grande modello di riferimento. Al contrario, un figlio raffigura il primo importante orgoglio di un genitore, nonché la più grande gioia: egli è sempre chiamato a rispettare i propri famigliari, non vedendoli come un possibile ostacolo durante il corso della propria vita, ma una guida utile, i consiglieri più fidati e gli amici più sinceri; essi rappresentano il classico modello di tradizioni e valori assoluti da prendere d’esempio anche per la vita futura: quando quello stesso ragazzo diviene un uomo adulto e genitore, egli riporta alla mente il comportamento assunto dal padre nei suoi confronti, rimettendo in pratica quella figura genitoriale, il primo maestro di vita. E’ proprio il ritorno alle tradizioni il tema portante dell’opera di De Chirico, “Il figliol prodigo”, tema che ritornerà più volte del corso della sua carriera. Il dipinto, legato alla fase Metafisica del pittore, è una possibile rilettura della parabola narrata in Lc 15, 11-32: la grandezza della vita e della dignità umana, di quel «figliol prodigo» fatto a immagine e somiglianza del padre. Particolare interesse è rivolto ai due soggetti presenti: un padre, raffigurato da una candida statua di gesso, che abbraccia il proprio ragazzo, un coloratissimo manichino senza volto, pentito della propria condotta; il perdono del padre e il pentimento di un figlio divengono spunti essenziali al fine di trovare un possibile equilibrio nel rapporto di convivenza famigliare in tempi moderni. Non è propria della sola realtà contemporanea, pertanto, la tendenza a credere che i rapporti generazionali siano a volte conflittuali e immaturi; ciò che occorre sempre tenere a mente è il sentimento insito nei confronti dell’altro, sia esso un padre o un figlio, mai dimenticando le colonne portante di tali relazioni: il rispetto, la fiducia e l’amore.