Economia e Mercati
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Economia e Mercati
Per consulenti e investitori qualificati Economia e Mercati Analisi economica e di asset allocation – Quarto trimestre 2016 Schroders Prospettive sui mercati globali Introduzione Il terzo trimestre si è caratterizzato per un’inversione di tendenza: a fronte di un rally nei mercati azionari, titoli di Stato e commodity hanno ceduto parte dei guadagni registrati nei mesi precedenti. Il consolidamento del quadro macroeconomico e l’erogazione di maggiore liquidità da parte delle banche centrali hanno favorito un miglioramento del sentiment. Le obbligazioni high yield hanno continuato a ben performare, mentre i mercati valutari hanno evidenziato una maggiore stabilità dopo la volatilità del primo semestre. Entrando nell’ultimo trimestre del 2016, abbiamo rivisto al rialzo il giudizio sulle azioni dei mercati emergenti e abbassato quello sui titoli di Stato. Vi è un elemento di reflazione in entrambe le operazioni, che mirano a beneficiare del modesto consolidamento dell’attività economica che a nostro avviso dovrebbe perdurare nei prossimi mesi. Crediamo anche che le valutazioni delle obbligazioni sovrane non scontino pressoché alcun elemento negativo e siano vulnerabili a un cambiamento delle aspettative sulla politica monetaria. Per esempio, ci aspettiamo un aumento dei tassi da parte della Federal Reserve a dicembre e l’intensificarsi del dibattito in corso sull’efficacia della politica monetaria, due fattori che potrebbero creare difficoltà sui mercati. Di seguito presentiamo le nostre view sull’asset allocation (pag. 4). Rivolgendo lo sguardo al futuro, il basso livello dei rendimenti obbligazionari pregiudica le prospettive a medio termine dei titoli di Stato, e ci aspettiamo che i rendimenti reali rimangano negativi per i prossimi sette anni. Le azioni mostrano un andamento migliore e continuano a offrire un premio al rischio, sebbene il quadro appaia contrastato a livello regionale. Naturalmente, le prospettive potrebbero mutare radicalmente in caso di sorpresa alle elezioni presidenziali statunitensi dell’8 novembre. Nei programmi politici vi sono misure di espansione fiscale e protezionismo. Molti temono che negli Stati Uniti potrebbero prevalere gli stessi fattori che hanno influenzato il voto sulla Brexit. Keith Wade, Chief Economist e Strategist, Schroders 12 ottobre 2016 Indice Analisi di asset allocation – Panoramica globale 3 View sui mercati azionari regionali – Punti principali 5 View sul reddito fisso – Punti principali 6 Analisi economica: aggiornamento globale 7 Disclaimer Redattori 2 Keith Wade, Harvinder Gill e Tina Fong Retrocopertina Schroders Prospettive sui mercati globali Analisi di asset allocation: Gruppo Multi-Asset Panoramica globale Analisi economica Abbiamo ridotto da 2,5% a 2,3% le nostre previsioni sulla crescita globale per il 2016, alla luce delle revisioni al ribasso delle stime relative a Stati Uniti ed Eurozona. Non abbiamo modificato le nostre previsioni sui mercati emergenti, nonostante le indicazioni di una ripresa nella regione. Per il 2017 continuiamo a prevedere una crescita globale del 2,6%, indicante una prosecuzione dell’attuale contesto di espansione modesta a livello mondiale. Le previsioni sull’inflazione globale rimangono sostanzialmente invariate, con un calo delle proiezioni nel mondo sviluppato compensato da un aumento di quelle relative ai mercati emergenti per il 2016 e 2017. L’accelerazione dell’inflazione nell’universo emergente è dovuta all’indebolimento dei tassi di cambio, all’allentamento della politica monetaria e alla vischiosità dei prezzi. I prezzi del petrolio inferiori alle attese hanno invece contribuito a deprimere l’inflazione nei mercati sviluppati nel 2016. Durante il trimestre abbiamo apportato una modifica ai nostri scenari, abbandonando l’ “Hard landing della Cina” e introducendo la “Stagnazione di lungo periodo”. Questo scenario dipinge una situazione in cui la debolezza della domanda grava sulla crescita globale, poiché le famiglie e le imprese sono restie a spendere, gli “spiriti animali” sono smorzati e le spese per investimenti ed innovazione rimangono depresse. Tale quadro presenta alcuni elementi in comune con il nostro scenario di riferimento, ma li porta a conseguenze più estreme, ipotizzando una spesa per investimenti molto più contenuta, tanto che la crescita globale e l’inflazione nel 2017 risultano inferiori dello 0,5% circa alla nostra previsione di base. Nel complesso le nostre previsioni rimangono orientate verso un esito deflazionistico, in quanto gli scenari “Stagnazione di lungo periodo”, “Recessione USA” e “La Brexit scuote l’Europa” sono tutti caratterizzati da una decelerazione della crescita e dell’inflazione nel 2017. Politica monetaria Ci aspettiamo che la Presidente della Fed Janet Yellen e i suoi colleghi decidano di innalzare i tassi allo 0,75% a dicembre 2016, con altri due rialzi all’1,25% entro la fine del 2017. Contemporaneamente, riteniamo probabile che la Bank of England (BoE) riduca ulteriormente i tassi d’interesse allo 0,1% a novembre, prolungando il QE almeno sino alla fine del 2017. Anche la Banca Centrale Europea (BCE) dovrebbe tagliare il tasso sui depositi al -0,5%. In precedenza avevamo ipotizzato che la Bank of Japan (BoJ) si sarebbe astenuta da ulteriori tagli dei tassi; tale previsione si è dimostrata corretta, in quanto la banca centrale giapponese ha deluso le attese di un ulteriore allentamento. Adesso ravvisiamo tuttavia la possibilità di nuovi interventi, poiché il “QQE con controllo della curva dei rendimenti” offre i margini per una riduzione dei tassi quest’anno e il prossimo. Continuiamo ad attenderci che la People’s Bank of China (PBoC) attui un’ulteriore espansione monetaria nell’orizzonte previsionale. Implicazioni per i mercati Passando alle nostre view sulle asset class, abbiamo mantenuto un assetto neutrale sulle azioni. Se confrontiamo il premio al rischio azionario con la media storica, le valutazioni globali appaiono generalmente equilibrate, ma siamo consapevoli che sono sostenute artificialmente dal contesto di tassi d’interesse contenuti. Riteniamo che la debole crescita globale si tradurrà quest’anno in una modesta espansione degli utili. Benché la politica monetaria sia stata meno penalizzante per gli asset rischiosi rispetto ai cicli precedenti, le condizioni di liquidità restano vulnerabili a un aumento dei tassi d’interesse negli Stati Uniti o a una leggera riduzione del sostegno monetario fornito da altri importanti istituti centrali. Ciò lascia presagire un quadro più difficile per la crescita degli utili, con ripercussioni cruciali sugli investimenti in azioni. In ambito azionario privilegiamo i mercati che offrono accesso al tema della reflazione, come quelli delle economie emergenti che evidenziano dinamiche di crescita in miglioramento rispetto ai mercati sviluppati. Ciò dovrebbe sostenere i multipli e la performance relativa delle piazze emergenti. Quanto all’Europa ex Regno Unito, abbiamo abbassato la nostra view a negativa poiché la nostra analisi suggerisce che i tassi d’interesse sottozero pregiudicheranno probabilmente la redditività delle banche, gravando inoltre sul mercato più ampio. Al contempo, abbiamo abbassato a neutrale il giudizio sulle azioni britanniche, poiché la spinta derivante dalla debolezza della sterlina sarà probabilmente messa in ombra dal repricing innescato dalle conseguenze economiche a lungo termine dell’uscita del Regno Unito dall’UE. Nel complesso confermiamo un assetto neutrale sugli Stati Uniti e sulla regione del Pacifico ex Giappone. Abbiamo abbassato a neutrale il giudizio sul mercato USA, poiché le valutazioni sono aumentate e non scontano adeguatamente la potenziale incertezza derivante dalle prossime elezioni presidenziali e dalla continua normalizzazione della politica monetaria della Fed. Abbiamo innalzato a neutrale la view sul Giappone per via del potenziale di rialzo derivante dalla crescita dei ricavi, in quanto lo stimolo fiscale dovrebbe condurre il prossimo 3 Schroders Prospettive sui mercati globali Implicazioni per i mercati (segue) anno a un rafforzamento dell’economia. Tuttavia, riteniamo ancora che le stime di consensus relative agli utili siano troppo ottimistiche e non considerino adeguatamente gli effetti della forza dello yen sui margini di profitto. Sul fronte della duration, siamo diventati pessimisti sui titoli di Stato, le cui valutazioni non scontano alcun elemento negativo e pertanto sono sempre più vulnerabili a una maggiore volatilità dei tassi d’interesse. Tra i mercati obbligazionari, siamo passati a una posizione di sottopeso sui Treasury USA e sui Gilt britannici e abbiamo assunto un assetto neutrale sui Bund tedeschi. Per contro, abbiamo innalzato a positivo il giudizio sui titoli di Stato giapponesi (JGB). Manteniamo un orientamento neutrale anche sul debito sovrano emergente in USD. Preferiamo invece cogliere il carry delle obbligazioni emergenti in valuta locale, poiché le valutazioni sono meno onerose e i fondamentali continuano a registrare modesti miglioramenti. Passando ai mercati del credito, abbiamo mantenuto un giudizio neutrale sulle obbligazioni high yield ma ridotto quello sull’investment grade. Sebbene entrambi i segmenti non presentino più valutazioni interessanti, gli spread dei titoli investment grade rispecchiano un maggiore ottimismo e sono più sensibili a un cambiamento delle aspettative sui tassi d’interesse. Inoltre, i fondamentali di questo segmento stanno peggiorando e l’aumento dei tassi interbancari negli Stati Uniti (LIBOR) potrebbe gravare in particolare sulla domanda estera di titoli statunitensi. Il credito europeo, dal canto suo, ha beneficiato delle misure ultraaccomodanti della BCE, come il Programma di acquisti di titoli societari (CSSP). Tuttavia, data l’elevata correlazione tra gli spread statunitensi ed europei, abbiamo una view negativa anche sul segmento investment grade del Vecchio Continente. Continuiamo a sovraponderare le commodity per via del giudizio favorevole su agricoltura e oro. Quanto alla prima, siamo diventati ottimisti in seguito alla recente correzione dei prezzi, i cui livelli contenuti potrebbero incidere anche sull’offerta futura. Abbiamo inoltre mantenuto un giudizio positivo sull’oro, poiché la Fed sembra disposta a tollerare un’inflazione potenzialmente più elevata. Per contro, abbiamo ridotto il peso dell’energia a livello neutrale, date le notizie di un possibile aumento dell’offerta proveniente da Libia e Nigeria. Tuttavia, sussiste anche la prospettiva di una marcata riduzione dell’offerta dei Paesi OPEC, mentre negli Stati Uniti le scorte hanno smesso di crescere su base annua. Abbiamo altresì abbassato a negativo il giudizio sui metalli industriali: con l’attenuazione dell’impatto dello stimolo cinese potrebbero generarsi pressioni sui prezzi, soprattutto perché l’offerta dei metalli di base rimane generalmente abbondante. Tabella 1: Asset allocation – Sintesi Azioni 0 Regione Obbligazioni Investimenti alternativi - (0) Regione Settore + Liquidità + (0) Settore USA 0 Treasury USA - (0) Governativi - (0) Immobiliare Regno Unito Immobiliare UE + Europa escluso Regno Unito - Gilt britannici - (0) Obbligazioni indicizzate all’inflazione 0 (+) Materie prime + Regno Unito 0 (+) Bund Eurozona 0 (+) Obbligazioni corporate investment grade - (0) Oro + Pacifico escluso Giappone 0 Debito emergente (USD) 0 High yield 0 Giappone 0 (-) Mercati emergenti + (0) Legenda: +/- attesa una sovraperformance/sottoperformance del mercato (massimo ++ minimo --) 0 indica una posizione neutrale. L’asset allocation sopra riportata ha valore puramente illustrativo. I portafogli effettivi dei clienti varieranno in funzione del mandato, del benchmark, del profilo di rischio e della disponibilità e rischiosità delle singole asset class nelle diverse regioni. Per gli investimenti alternativi, data la natura illiquida dell’asset class, l’implementazione di queste view nei portafogli dei clienti è soggetta a limitazioni. Il posizionamento del trimestre precedente è riportato fra parentesi. Fonte: Schroders, ottobre 2016. 4 Schroders Prospettive sui mercati globali View sui mercati azionari regionali Punti principali 0 Azioni 0 USA Confermiamo un giudizio neutrale sugli USA per via dell’alta qualità e della natura più difensiva del mercato, il che giustifica valutazioni medie più elevate rispetto al resto del mondo. Al tempo stesso, riteniamo che l'indice S&P non sconti adeguatamente il potenziale rischio estremo di una vittoria di Trump negli Stati Uniti, nonché l’effetto di una normalizzazione della politica della Fed. Sebbene il contesto ciclico lasci prevedere prospettive di utili più impegnative, le revisioni delle stime sui profitti hanno evidenziato un miglioramento grazie alle minori ricadute negative provenienti dal settore dell’energia e dall’USD. 0 (+) Regno Unito La marcata debolezza della sterlina dovrebbe giovare ai ricavi delle multinazionali. Temiamo tuttavia che il mercato non sconti a sufficienza le conseguenze economiche a lungo termine dell’uscita del Regno Unito dall’UE. Il calo delle assunzioni e degli investimenti aziendali, nell’attesa di conoscere gli effetti della Brexit, provocherà probabilmente un rallentamento della crescita britannica allo 0,6% il prossimo anno. Tuttavia, l’impatto dovrebbe essere attutito da politiche economiche più accomodanti, in quanto ci si attende che la BoE riduca i tassi d’interesse. È plausibile inoltre che il governo offra un sostegno fiscale attraverso un aumento della spesa per infrastrutture. - Europa ex Regno Unito Nonostante la politica estremamente accomodante della BCE, che potrebbe dare impulso all’economia, crediamo che i tassi d’interesse sottozero pregiudicheranno probabilmente la redditività delle banche, gravando inoltre sul mercato più ampio. L’Europa è anche la più esposta a un potenziale effetto di contagio in seguito al risultato del referendum britannico. In effetti, è probabile che il rischio politico giochi un ruolo centrale nella regione, con il referendum sulla riforma costituzionale italiana in autunno e le elezioni generali previste nei Paesi Bassi, in Francia e in Germania il prossimo anno. 0 (-) Giappone Continuiamo a temere che le previsioni di consensus sugli utili delle società nipponiche siano eccessivamente ottimistiche e non tengano conto dell’effetto della valuta sui margini di profitto. Tuttavia, ravvisiamo un potenziale di rialzo derivante dalla crescita dei ricavi, in quanto lo stimolo fiscale dovrebbe condurre il prossimo anno ad un rafforzamento dell’economia. Venendo alla politica monetaria, gli acquisti di ETF da parte della BoJ potrebbero attenuare notevolmente il rischio di un ribasso del mercato. Siamo tuttavia più scettici sul programma di “QQE con controllo della curva dei rendimenti” varato di recente dalle autorità monetarie giapponesi, che potrebbe alimentare la volatilità sul fronte degli acquisti di asset. Nel complesso, riteniamo che le azioni potrebbero evidenziare un andamento laterale in assenza di catalizzatori significativi di una variazione del tasso di cambio. 0 Pacifico ex Giappone (Australia, Nuova Zelanda, Hong Kong e Singapore) + (0) Mercati emergenti Manteniamo un assetto neutrale sulle azioni del Pacifico ex Giappone, ma abbiamo un posizionamento negativo su Singapore e un giudizio positivo sull’Australia. Il mercato australiano offre dividendi elevati e valutazioni interessanti. Abbiamo nel complesso un assetto neutrale su Hong Kong vista la possibilità, per gli assicuratori cinesi, di investire sul mercato di Hong Kong tramite il programma Stock-Connect. Tuttavia le valutazioni di Hong Kong appaiono ora meno allettanti. Abbiamo maturato un giudizio positivo sulle azioni dei mercati emergenti, dato il miglioramento delle dinamiche di crescita rispetto ai mercati sviluppati. Le nostre previsioni suggeriscono che il differenziale di crescita tra i mercati emergenti e quelli sviluppati tenderà probabilmente ad ampliarsi a favore dei primi, il che dovrebbe sostenere i multipli e la performance relativa delle piazze emergenti. Sebbene le previsioni di consensus sugli utili dei mercati emergenti siano ottimistiche, le nostre stime prudenti vedono questi ultimi in una posizione di vantaggio rispetto ai mercati sviluppati. Legenda: +/- attesa una sovraperformance/sottoperformance del mercato (massimo ++ minimo --) 0 indica una posizione neutrale. 5 Schroders Prospettive sui mercati globali View sul reddito fisso Punti principali - (0) Obbligazioni - (0) Governativi Riteniamo che le valutazioni obbligazionarie non scontino alcun elemento negativo e siano quindi sempre più vulnerabili a un mutamento delle aspettative sui tassi d’interesse, in quanto le banche centrali sono impegnate a normalizzare le proprie politiche con rialzi dei tassi o condizioni monetarie meno accomodanti. In questo contesto, abbiamo abbassato a negativo il giudizio sui Treasury USA, poiché il tratto a breve della curva rimane esposto a variazioni dei rendimenti, in particolare vista la previsione di un aumento dei tassi da parte della Fed verso la fine dell’anno. A confronto, il segmento lungo della curva statunitense potrebbe beneficiare dei flussi legati alla ricerca di beni rifugio in un clima di accentuata incertezza politica. Per quanto il nostro scenario di base non contempli tale ipotesi, i rendimenti potrebbero risentire negativamente dell’inflazione qualora la Fed tolleri un superamento del tasso di crescita per un periodo prolungato. Analogamente, siamo passati da un assetto neutrale a una posizione di sottopeso sui Gilt britannici. Ci aspettiamo che la BoE mantenga una politica monetaria accomodante per attutire l’effetto di un brusco rallentamento dell’economia del Regno Unito. Tuttavia, il deprezzamento della sterlina potrebbe comportare un’accelerazione delle aspettative d’inflazione a lungo termine, anche se probabilmente la banca centrale sorvolerà sull’aumento dell’inflazione complessiva. Nel frattempo, abbiamo abbassato da positiva a neutrale la view sui Bund tedeschi. I rendimenti a lungo termine rimangono ancorati alla politica monetaria accomodante, giacché si prevede che la BCE taglierà nuovamente i tassi ed estenderà il QE sino alla fine del 2017. Tuttavia, i rendimenti sul tratto lungo della curva sono vulnerabili a un inasprimento dei toni da parte delle autorità monetarie, in particolare a causa del livello eccessivo delle valutazioni. Siamo passati a un giudizio positivo sui JGB e preferiamo questo mercato ad altri, nonostante le valutazioni onerose, poiché la BoJ intende mantenere i rendimenti sul segmento a lunga della curva ancorati a un target. - (0) Obbligazioni corporate investment grade (IG) Abbiamo abbassato a negativa la view sulle obbligazioni IG statunitensi nel corso del trimestre per via delle valutazioni estreme e del deterioramento dei fondamentali, che potrebbero risentire di una maggiore volatilità dei tassi. Al contempo, l’aumento del LIBOR in USD graverà probabilmente sulla domanda estera, in quanto accresce il costo delle coperture valutarie, sminuendo l’interesse nei confronti dei rendimenti che un investitore estero ottiene da questo segmento. In seguito al Programma di acquisti di titoli societari (CSSP) varato dalla BCE, gli spread europei si sono ristretti notevolmente e le valutazioni sono diventate ancor meno interessanti. Tuttavia, data l’elevata correlazione tra gli spread statunitensi ed europei, abbiamo una view negativa anche sul segmento IG del Vecchio Continente. 0 High yield (HY) I titoli high yield statunitensi hanno beneficiato del rialzo dei prezzi del petrolio e della continua ricerca di rendimento da parte degli investitori in un contesto di tassi d’interesse contenuti. Tuttavia, la marcata compressione degli spread ha comportato un’ulteriore erosione delle valutazioni. Manteniamo comunque un orientamento neutrale, poiché il segmento HY offre una minore sensibilità ai tassi e una maggiore componente di carry. Manteniamo un assetto neutrale sull’high yield europeo. Mentre la politica ultra-accomodante della BCE dovrebbe rivelarsi positiva per il carry, gli spread rimangono fermamente ancorati intorno alle medie di lungo periodo e le valutazioni appaiono eccessive agli attuali livelli. 0 Debito emergente denominato in USD Restiamo neutrali sul debito emergente denominato in USD, poiché le valutazioni continuano a perdere attrattiva per effetto della ricerca di rendimento da parte degli investitori. Preferiamo invece cogliere il carry delle obbligazioni emergenti in valuta locale, poiché le valutazioni sono meno onerose e i fondamentali continuano a registrare modesti miglioramenti. Dato il calo delle aspettative d’inflazione in alcuni Paesi dell’universo emergente, vi sono i margini per un ulteriore allentamento monetario o per un inasprimento meno aggressivo. 0 (+) Obbligazioni indicizzate all’inflazione Prevediamo che le aspettative d’inflazione saranno spinte al rialzo dagli effetti base dovuti al rincaro del petrolio. Abbiamo tuttavia ridotto a neutrale la view sulle obbligazioni indicizzate all’inflazione, non credendo al forte rialzo registrato di recente dalle aspettative sull’inflazione di pareggio. Al contempo, abbiamo abbassato a negativo il giudizio sulle omologhe obbligazioni nominali. Legenda: +/- attesa una sovraperformance/sottoperformance del mercato (massimo ++ minimo --) 0 indica una posizione neutrale. 6 Schroders Prospettive sui mercati globali Analisi economica Previsione centrale Aggiornamento delle previsioni e scenari: la corsa per la crescita Abbiamo rivisto al ribasso da 2,5% a 2,3% la nostra previsione sulla crescita globale nel 2016. La riduzione delle stime relative a Stati Uniti ed Europa è compensata in parte dall’aumento delle previsioni riguardanti Giappone e Regno Unito. Al contempo, le prospettive per i mercati emergenti rimangono a nostro avviso immutate. Per il 2017 continuiamo a prevedere una crescita globale del 2,6%, con una prosecuzione della ripresa a radice quadrata e l’economia mondiale ferma a un tasso di espansione del 2,5%, pari alla metà del livello pre-crisi. Il calo delle previsioni per il 2016 è dovuto alla crescita deludente dei mercati sviluppati, che rispecchia in gran parte i dati statunitensi del secondo trimestre, durante il quale la riduzione delle scorte ha messo in ombra la solidità della spesa delle famiglie. L’Europa continua a dar prova di buona tenuta, mentre il Regno Unito si prepara a una sfilza di dati deludenti in conseguenza della decisione di uscire dall’UE. Nei mercati emergenti, nella prima metà dell’anno, la Cina ha evidenziato un andamento migliore del previsto, ascrivibile però a nostro avviso a misure di stimolo insostenibili, e infatti sembra già in atto un rallentamento. Nel complesso ci aspettiamo un’accelerazione della crescita nelle economie emergenti nel 2017, malgrado l’indebolimento dell’espansione cinese. Tale dinamismo è riconducibile in gran parte alla ripresa iniziata in Russia e in Brasile, ma anche l’India continua a guadagnare terreno grazie alla rinnovata crescita del credito e ai progressi sul fronte delle riforme, che incentivano gli investimenti. Le nostre previsioni sull’inflazione globale rimangono sostanzialmente invariate, con un calo delle proiezioni nel mondo sviluppato compensato da un aumento di quelle relative ai mercati emergenti per il 2016 e 2017. L’accelerazione dell’inflazione nell’universo emergente è dovuta all’indebolimento dei tassi di cambio, all’allentamento della politica monetaria e alla vischiosità dei prezzi. I prezzi del petrolio inferiori alle attese hanno invece contribuito a deprimere l’inflazione nei mercati sviluppati nel 2016. Il prossimo rialzo dei tassi negli USA dovrebbe avere luogo in dicembre e il tasso sui Fed funds dovrebbe salire allo 0,75% entro la fine del 2016 e all’1,25% entro la fine del 2017. Per contro, si prevede che la BoJ tagli i tassi al -0,3% entro la fine di quest’anno e al -0,4% entro la fine del prossimo. Ci aspettiamo che la BCE riduca ulteriormente il tasso sui depositi, portandolo a -0,5% in dicembre. A novembre la BoE ridurrà probabilmente i tassi d’interesse allo 0,1%, dove rimarranno sino alla fine del 2017. Crediamo che la BoE sorvolerà sull’aumento dell’inflazione britannica, considerandola una conseguenza temporanea del deprezzamento della sterlina. La BCE e la BoE estenderanno verosimilmente i rispettivi programmi di QE sino alla fine del 2017. La PBoC dovrebbe attuare un nuovo allentamento monetario, tagliando i tassi di interesse al 3% entro la fine del prossimo anno. Grafico 1: Crescita globale e previsioni per il 2016 e 2017 Contributions World del GDP growth (y/y),(a/a), % % Contributi alla to crescita PIL mondiale 6 5,1 5.1 5,1 5.1 4.9 4,9 4.9 4.5 4,9 4,5 3.8 3,8 3.1 3,1 4 2,6 2.6 4.8 4,8 Forecast Previsione 3,5 3.5 2,3 2.3 2.6 2,6 2.6 2,6 2.8 2,8 2.6 2,6 2.6 2,3 2.3 2,6 12 14 15 16 2 0 -1,0 -1.0 -2 -4 00 01 02 US USA BRICSBRIC Paesi 03 04 05 06 07 08 Europa Europe Altre Rest economie of emerging emergenti 09 10 Japan Giappone World Globale Fonte: Thomson Datastream, Schroders Economics Group. 15 agosto 2016. 7 11 13 17 Rest economie of advanced Altre avanzate Schroders Prospettive sui mercati globali Analisi economica (segue) Rischi macroeconomici: Analisi degli scenari Per ulteriori dettagli sugli scenari si rimanda a pagina 10. I rischi per il nostro scenario di base sono sbilanciati verso una crescita più debole rispetto alla previsione centrale. Abbiamo rivisto e aggiornato i nostri scenari, apportandovi una modifica: abbiamo abbandonato l’”Hard landing della Cina” e introdotto la “Stagnazione di lungo periodo”. Crediamo che un “hard lending” della Cina sia ancora possibile, ma riteniamo che tale rischio non sia significativo nel nostro orizzonte previsionale limitato ai prossimi due trimestri. Siamo anche convinti che le autorità dispongano dei mezzi necessari per ovviare, nella maggior parte dei casi, a una flessione temporanea dell’attività economica con il varo di nuovi stimoli. Permane la nostra preoccupazione per l’accumulazione di debito in Cina e crediamo che le autorità dovranno trovare una soluzione, anche se tale processo richiederà diversi anni. Nello scenario di “Stagnazione di lungo periodo” la debolezza della domanda grava sulla crescita globale, poiché le famiglie e le imprese sono restie a spendere, gli “spiriti animali” sono smorzati e la spesa per investimenti e l’innovazione rimangono depresse. Il processo di aggiustamento è lento a causa della persistente capacità produttiva inutilizzata presente in ogni parte del mondo, soprattutto in Cina, con il risultato che anche i prezzi delle commodity e l’inflazione sono depressi. Tale quadro presenta alcuni elementi in comune con il nostro scenario di riferimento, ma li porta a conseguenze più estreme, ipotizzando una spesa per investimenti molto più contenuta, tanto che la crescita globale e l’inflazione nel 2017 risultano inferiori dello 0,5% circa alla nostra previsione di base. Abbiamo lasciato immutati gli scenari elaborati lo scorso trimestre, “Guerre commerciali” e ”La Brexit scuote l’Europa”. Nel primo gli Stati Uniti adottano politiche protezionistiche, innalzando i dazi nei confronti dei propri partner commerciali e facendo a pezzi il North American Free Trade Agreement (NAFTA). Il secondo fa seguito al voto britannico a favore dell’uscita dall’UE, che galvanizza gli euroscettici europei e dà l’avvio a diversi referendum simili nel Vecchio Continente. Il conseguente aumento dell’incertezza si traduce in un rallentamento della crescita, poiché le imprese rinviano gli investimenti importanti e le famiglie rimandano gli acquisti di importo elevato, come si osserva attualmente nel Regno Unito. Crescita e inflazione risultano pertanto più basse che nello scenario di base. Sul fronte deflazionistico, infine, abbiamo mantenuto lo scenario “Recessione USA”. Lo scenario “Recessione USA” è ancora fondato sul rallentamento della crescita dei profitti, che sfocia in un calo degli investimenti e dell’occupazione. Lo scenario “Ritorno delle guerre valutarie”, invece, dipinge una situazione caratterizzata da un’ulteriore tornata di svalutazioni, che provocano l’esasperazione dei mercati finanziari, poiché sono ritenute sintomatiche di una debolezza cronica dell’economia mondiale. Nel complesso si tratta di un esito che conduce alla stagflazione, poiché la diminuzione dei tassi di cambio alimenta l’inflazione, mentre l’attività globale risente dell’accresciuta incertezza e volatilità sui mercati finanziari. Sul versante opposto, manteniamo due scenari reflazionistici: “Reflazione globale” e ”Aumenti salariali negli USA”, nei quali la crescita è superiore alle nostre previsioni. Nel primo scenario le maggiori economie mondali attuano un’espansione fiscale coordinata, mentre nel secondo si ipotizza un brusco aumento dei salari negli Stati Uniti, che dà impulso alla domanda nel breve periodo. 8 Schroders Prospettive sui mercati globali Analisi economica (segue) Grafico 2: Analisi degli scenari: effetti sulla crescita e sull’inflazione a livello globale Inflazione 2017 vs. vs previsioni di base, % 2017 Inflation baseline forecast, % +1.0 +1,0 +0.8 +0,8 Stagflazione Reflazione Guerre commerciali +0,6 +0.6 +0,4 +0.4 Ritorno delle guerre valutarie +0,2 +0.2 +0,0 +0.0 -0,2 -0.2 Recessione USA -0,4 -0.4 Reflazione Accelerazione globale salariale negli USA La Brexit scuote l’Europa Stagnazione di lungo periodo -0,6 -0.6 -0,8 -0.8 Boom di produttività -1,0 Deflazione -1.0 -1,5 -1,0 -1.5 -1.0 -0,5 +0,0 +0,5 -0.5 +0.0 +0.5 2017 Growth Crescita 2017vs. vs baseline previsioniforecast, di base,% % +1,0 +1.0 +1,5 +1.5 Fonte: Schroders Economics, 15 agosto 2016. Il Grafico 2 sintetizza l’impatto di ciascuno scenario sulla crescita e l’inflazione globali rispetto alla previsione centrale. Tendono a prevalere gli esiti caratterizzati da una crescita inferiore rispetto all’ipotesi di base, con cinque scenari che rappresentano una probabilità complessiva del 33%. Come lo scorso trimestre, non vi sono più scenari che ricadono nella categoria “stimolo alla produttività” (crescita più alta e inflazione più bassa rispetto alla previsione centrale). La probabilità che si concretizzi uno scenario reflazionistico è salita al 13%. Grafico 3: Probabilità degli scenari (che si escludono a vicenda) Previsione centrale 1% Ritorno delle guerre valutarie 8% 6% Reflazione globale Guerre commerciali 10% 50% 5% Recessione USA Stagnazione di lungo periodo 8% Aumenti salariali negli USA 7% 5% La Brexit scuote l’Europa Altro Fonte: Schroders Economics, 15 agosto 2016. 9 Schroders Prospettive sui mercati globali Analisi economica (segue) Tabella 2: Gli scenari in sintesi Scenario Sintesi Impatto macroeconomico 1. Ritorno delle guerre valutarie Dopo un periodo di tregua, tornano le guerre valutarie poiché la Cina interviene per svalutare lo yuan (CNY) del 10% nel quarto trimestre. Il Giappone reagisce svalutando il JPY dell’8% attraverso una combinazione di tagli dei tassi e aumento del QQE. Infine, la BCE potenzia il proprio programma di QE, spingendo l’EUR al ribasso del 10%. Il clima di nervosismo sui mercati finanziari provoca una flessione delle piazze azionarie, che si ripercuote sull’attività economica attraverso effetti ricchezza negativi e un calo degli investimenti causati da una diminuzione delle aspettative di crescita. Stagflazione modesta: L’effetto sull’economia mondiale è una lieve stagflazione, con esiti eterogenei tra chi svaluta e chi no. L’inflazione viene spinta al rialzo in Europa, Cina e nei mercati emergenti, mentre negli Usa e nel Regno Unito si registra un indebolimento dell’inflazione e della crescita. Nel complesso l’effetto globale è modesto, poiché le variazioni dei tassi di cambio si annullano tendenzialmente a vicenda. Tuttavia, ogni svalutazione si traduce in un rafforzamento del dollaro, che esercita pressioni deflazionistiche sugli Stati Uniti. Si crea inoltre un effetto deflazionistico generale sull’attività economica a causa dell’accresciuta volatilità sui mercati finanziari. 2. Reflazione globale La frustrazione per la debolezza dell’attività globale e l’ascesa del populismo fiscale spingono le autorità ad un maggiore attivismo. L’introduzione di misure redistributive esercita un’azione di stimolo fiscale nell’economia mondiale. Queste misure alimentano l’ottimismo, dando ulteriore impulso alla domanda attraverso un rafforzamento della spesa per investimenti. La crescita mondiale supera il 3% nel 2017. Ciononostante, l’aumento dei prezzi delle commodity (petrolio prossimo ai 60 dollari al barile) e il rafforzamento del mercato del lavoro causano un’accelerazione dell’inflazione (+0,6% nel 2017). Reflazione: crescita più sostenuta e inflazione superiore alla previsione centrale. La Fed alza i tassi al 3% entro la fine del 2017 e comincia ad abbandonare attivamente il QE riducendo il proprio bilancio. L’accelerazione della crescita dei salari e dei prezzi viene accolta favorevolmente in Giappone, dove l’economia si approssima al target d’inflazione del 2%. Questo dovrebbe probabilmente indurre la BoJ ad una progressiva riduzione del QQE con un aumento dei tassi d’interesse. L’azione della Fed e i timori per l’inflazione si traducono in un inasprimento della politica monetaria nei mercati emergenti. 3. Guerre commerciali L’elezione di Donald Trump conferisce un orientamento più protezionistico alla politica commerciale statunitense, con un aumento pronunciato dei dazi. Altri Paesi reagiscono e l’economia mondiale precipita in una guerra commerciale. Stagflazione: l’aumento dei dazi alimenta l’inflazione e riduce la domanda. In questo scenario i Paesi più vulnerabili sono quelli dipendenti dagli scambi internazionali. La scarsità a livello locale e lo squilibrio tra domanda e offerta spingono al rialzo i prezzi delle commodity, accentuando la stagflazione. 4. Recessione USA Il rallentamento della crescita dei profitti provoca tagli di spesa nel settore privato, con una riduzione degli investimenti e dell’occupazione. Pertanto, nel primo semestre del 2017 l’economia statunitense scivola in recessione. La fiducia delle imprese subisce un duro colpo e il mercato azionario registra una flessione generalizzata con il conseguente generale ridimensionamento degli investimenti. L’indebolimento della domanda statunitense grava sull’attività economica globale. Deflazione: crescita e inflazione globali più deboli rispetto alla previsione centrale, poiché la contrazione della domanda negli USA si ripercuote negativamente sull’attività economica in tutto il mondo. Il calo dell’inflazione è esacerbato da una diminuzione dei prezzi delle commodity, che penalizza le imprese estrattive e quelle del settore energetico. Non ci si attende un rialzo dei tassi in dicembre da parte della Fed, che deve invece attuare un’espansione monetaria nel primo trimestre 2017, riducendo nuovamente i tassi e riavviando il programma di QE. I tassi di interesse diminuiscono in tutto il mondo con un ulteriore allentamento ad opera delle principali banche centrali. 5. Stagnazione di lungo periodo La debolezza della domanda grava sulla crescita globale poiché le famiglie e le imprese sono restie a spendere. L’ottimismo rimane modesto e le spese per investimenti e l’innovazione sono depresse. Le famiglie preferiscono ripianare i debiti piuttosto che contrarne di nuovi. Il processo di aggiustamento è lento a causa della persistente capacità produttiva inutilizzata presente in ogni parte del mondo, soprattutto in Cina, con il risultato che anche i prezzi delle commodity e l’inflazione sono depressi. Deflazione: crescita e inflazione più contenute rispetto alla previsione centrale. L’economia mondiale subisce un progressivo rallentamento dell’attività. Dato che una stagnazione di lungo periodo è simile a una condizione più cronica che acuta, le autorità tardano a individuare il trend. Tuttavia, in mancanza di un’accelerazione dell’attività economica, vengono introdotte nuove misure di stimolo. Gli Stati Uniti fanno marcia indietro sui rialzi dei tassi, mentre la BCE e la BoJ prolungano i rispettivi programmi di QE, con l’aggiunta di nuovi asset. 6. Accelerazio ne salariale negli USA Il consolidamento del mercato del lavoro e l’aumento dell’inflazione complessiva provocano negli Stati Uniti, in parte dell’Europa e in Giappone un’accelerazione dei salari più rapida di quanto previsto nello scenario di riferimento. Negli Stati Uniti l’Employment Cost Index (al 2,3% nel secondo trimestre) accelera al 3% entro la fine del 2016 e al 4,5% entro la fine del 2017. La spesa per consumi si rafforza, contribuendo a stimolare la domanda aggregata, ma l’aumento dei costi del lavoro esercita pressioni sui margini di profitto. Reflazione: crescita e inflazione più sostenute rispetto alla previsione centrale. Un miglioramento della crescita negli USA fornisce un lieve stimolo all’attività in altre regioni. L’accelerazione dell’inflazione finisce per erodere il potere d’acquisto, ma con ogni probabilità non prima del 2017. I tassi a lunga scadenza iniziano ad aumentare in risposta al rialzo delle aspettative d’inflazione, cui la Fed si oppone con un inasprimento più risoluto. La politica monetaria è generalmente più restrittiva rispetto allo scenario di riferimento, e si prevede un aumento della volatilità. 7. La Brexit scuote l’Europa Il voto britannico a favore dell’uscita dall’UE galvanizza gli euroscettici in Europa. Seguono proteste ampie e diffuse, con un crescente successo dei partiti antiestablishment. Renzi perde il referendum sulle riforme costituzionali ed è costretto a dare le dimissioni. Molti Stati membri (Francia, Germania, Italia, Paesi Bassi) annunciano un proprio referendum sull’UE, mettendo a repentaglio l’intero progetto dell’Unione Europea e dell’euro. Crescita più debole rispetto allo scenario di base. Gli investimenti in Europa diminuiscono poiché il rischio politico intacca la fiducia. I consumatori riducono la spesa, provocando una riduzione della domanda di importazioni dal resto del mondo. GBP ed EUR subiscono un brusco deprezzamento, che favorisce un aumento delle esportazioni nette europee, ma a scapito dei mercati emergenti e degli Stati Uniti. In Europa si registra un ulteriore allentamento delle politiche economiche e, a fronte dell’indebolimento delle valute, l’inflazione risulta più elevata rispetto allo scenario di riferimento. Tuttavia, si tratta in definitiva di uno shock deflazionistico per l’economia mondiale, che risente del calo della domanda in Europa. Fonte: Schroders Economics Group. 15 agosto 2016. 10 S C H R O Prospettive D E R S sui P mercati R O S globali P E T T I V E Schroders a S C H R O D E R S P R O S P E T T I V E S U I S U I M E R C A T I M E R C A T I G L O B A L I G L O B A L I Informazioni importanti: Solo per consulenti e investitori qualificati. Il presente documento non è adatto all’utilizzo da parte di clienti privati. Il presente documento è stato redatto a fini informativi e non è da considerarsi in alcun caso materiale promozionale. Le informazioni fornite non costituiscono né un’offerta, né un invito all’acquisto o alla vendita di qualsiasi strumento descritto nel documento. L’assunzione di decisioni individuali o strategie d’investimento non deve essere basata sulle opinioni e le informazioni contenute nel presente documento. 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