Il giardino di Villa Carlotta

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Il giardino di Villa Carlotta
A T r e m e z z o ( C o m o ) , i n v i s i ta a u n o d e i g i a r d i n i p i ù b e l l i d ’ I ta l i a
il giardino
di villa carlotta
Di quest’angolo di paradiso si innamorarono anche Flaubert e Stendhal
La dimora, di gusto monumentale, ospita numerosi capolavori neoclassici
Il parco si articola in vari settori ben caratterizzati stilisticamente
Dalle Terrazze di fine ‘600 al tripudio di azalee e rododendri dell’800
Il percorso comprende anche un interessante Museo di Attrezzi agricoli
di Claudio Campanini e Antonio Bianchi - foto di Max Salani
S
e escludiamo la rubrica L’Antico in Giardino e qualche
exploit isolato, CasAntica non ha mai esplorato minuziosamente parchi e giardini. Una lacuna che meritava
di essere colmata. E così – approfittando della preparazione
primaverile di questo nuovo numero – abbiamo colto l’occasione per visitare uno dei giardini più belli d’Italia. Un
autentico fiore all’occhiello – decantato anche da Flaubert e
da Stendhal - che ci consente, fra l’altro, di proporre in un
colpo solo svariate tipologie di architettura del paesaggio,
dal giardino cosiddetto all’italiana al giardino giapponese.
Parliamo del parco di Villa Carlotta, a Tremezzo, sul lago di
Como, senza ombra di dubbio uno dei più bei giardini
d’Italia.
Le Terrazze
Il prospetto principale di Villa
Carlotta si articola in una serie di
terrazze collegate da uno scenografico percorso di scale. Flaubert, nel
suo soggiorno sulle rive del lago di
Como, si innamorò di questa “scalinata di pietra che scende fino
nell’acqua per imbarcarsi”. Le terrazze sono impreziosite da rose,
siepi di camelie, piante di papiro e
altre specie botaniche, alcune delle
quali antichissime. Dall’alto è
possibile ammirare suggestivi scorci del giardino all’italiana, con
siepi topiate di camelie e lauro
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nobile, nicchie, fontane e statue
settecentesche (Notte, Ercole,
Dejanira, Zefiro, Flora, Apollo,
America, Pomona, Vertumno,
Galatea, Eco e Aurora). In posizione centrale c’è una fontana settecentesca, con vasca sagomata,
sormontata dalla statua raffigurante Arione di Metimna. Ai lati
si aprono i tunnel di agrumi, sormontati da archi metallici che,
negli inverni più rigidi, sostenevano le protezioni in stuoie naturali
(oggi è frequente l’uso del cellophane).
F r a n at u r a e a rt e
La fama di Villa Carlotta va ben oltre il suo splendido
parco. La dimora, al primo piano, ospita un museo ricco di
capolavori realizzati da importanti artisti vissuti a cavaliere
fra Sette e Ottocento e schematicamente riferibili al
Neoclassicismo. Particolarmente rappresentativa la produzione scultorea. Basti pensare ad Antonio Canova (di cui è
possibile ammirare un Autoritratto nella Sala dei Gessi; il
modello in gesso della musa Terpsychore; lo straordinario
Palamede, nella sala omonima; e la Maddalena Penitente,
nella Sala della Maddalena), all’allievo prediletto Adamo
Tadolini (con una copia del celeberrimo Amore e Psiche di
Canova, oggi all’Ermitage), a Pietro Fontana, Pompeo
T E AT R O D I V E R Z U R A
I cosiddetti “teatri di verzura”
sono elementi ricorrenti nei giardini all’italiana. Si diffusero a
partire del Settecento. Erano formulati come vere e proprie scenografie teatrali, con palcoscenico erboso e quinte vegetali. Lo
straordinario teatro di verzura
di Villa Carlotta si inerpica su
un fondale di conifere. Le quinte
sono un caleidoscopio di sorprese,
fra azalee, rododendri e palme.
Ma il fiore all’occhiello è uno
strabiliante glicine secolare, il
cui tronco è cresciuto in simbiosi
con un pino austriaco. Difficile
ammirare un glicine di queste
dimensioni.
IL GIARDINO ROCCIOSO
Uno degli scorci più caratteristici
del giardino di Villa Carlotta è il
cosiddetto Giardino Roccioso.
Piante stagionali e perenni sono
delimitate da pietre posate a secco.
Le rocce, ricche di ferro, hanno
una bella coloratura rossastra.
La posa delle pietre può sembrare
scontata, in realtà è ricercatissima
e molto, molto difficile. Nella zona
più a est è possibile ammirare
anche una serie di piante grasse
collocate in ampie nicchie scavate
nel terreno e delimitate da rocce che
si inerpicano verso l’alto. Le piante
grasse (almeno una quindicina le
varietà presenti) nel corso dell’inverno vengono ritirate in serra. Nella
pagina a fianco, uno scorcio del
Giardino Roccioso sullo sfondo del
Teatro di Verzura. Si intravede il
magnifico glicine secolare.
Marchesi, Gaetano Monti e il danese Bertel Thorvaldsen.
Fra i pittori, da citare Andrea Appiani, Jean-Baptiste Wicar
e Francesco Hayez (presente con numerose opere, fra cui il
ben noto L’Ultimo Addio di Romeo e Giulietta del 1823). Ma
non solo: Villa Carlotta ospita una collezione di cammei
unica al mondo, con 470 calchi - splendidamente conservati
- realizzati intorno al 1830 dall’incisore romano Giovanni
Liberotti. Il secondo piano, invece, consente di ammirare i
sontuosi ambienti padronali.
Una proprietà e i suoi avvicendamenti
La costruzione vera e propria – di gusto monumentale –
esula dal campo d’azione di CasAntica. Ma vale la pena
ripercorrerne per sommi capi la vicenda. Villa Carlotta fu
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edificata a fine Seicento, come residenza estiva del marchese
Giorgio Clerici. La fase aurea, nel primo Ottocento, è legata
alla figura di Gian Battista Sommariva, amico di Napoleone
Bonaparte e illuminato collezionista d’arte, che contribuì in
maniera determinante al prestigio artistico della villa e alla
creazione del parco romantico. Il nome Villa Carlotta è riferibile alla metà dell’Ottocento, quando la principessa
Marianna di Nassau (che acquistò la dimora nel 1843) donò
la proprietà alla figlia Carlotta in occasione delle nozze con
Giorgio II, duca di Sachsen-Meiningen. La cerimonia si
svolse il 13 maggio 1850. I due soggiornarono raramente a
Tremezzo (Carlotta morì di lì a pochi anni), ma Giorgio II
– appassionato botanico – giocò un ruolo chiave nell’ulteriore arricchimento dello straordinario giardino.
Nel corso della prima guerra mondiale – contrariamente a
quando avvenne per altri beni appartenenti ai “nemici” - Villa
Carlotta non fu posta sotto sequestro. La sua gestione fu affidata a un curatore. Fin quando, con Decreto Reale del 12
maggio 1927, fu costituito l’Ente Morale Villa Carlotta, a cui
è ancor oggi affidata la gestione della straordinaria proprietà.
Incantesimi en-plein air
Il parco è noto a livello internazionale per i rododendri e le
azalee (ben 150 le varietà) che, in primavera, regalano una
miriade di colori, resa eccezionalmente vivida dalla tipologia
del terreno (gli antichi ghiacciai depositarono un sedimento
particolarmente acido che favorisce l’eccezionale fertilità). Il
giardino è piuttosto ampio. L’area visitabile si estende per
circa 8 ettari ed è possibile identificare lo sviluppo diacronico dei singoli settori, da quelli più antichi ai più recenti.
L a Va l l e d e l l e F e l c i
Affacciarsi dal belvedere che
domina la Valle delle Felci crea
un effetto straniante e del tutto
inatteso. La gola naturale è stata
trasformata in un angolo unico
nel suo genere. In questa vallata
ombreggiata da grosse conifere
secolari è stato ricreato un ruscel-
lo (artificiale) fiancheggiato da
enormi felci tropicali, bellissime.
Il lago crea un microclima che
mitiga il freddo. Qui è possibile
coltivare piante resistenti al freddo, come l’Acuba Japonica con
cui è stato creato il sottobosco.
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Le Azalee
Il giardino di Villa Carlotta è
noto in tutto il mondo per le sue
straordinarie azalee, che in primavera regalano una vera e propria esplosione di colori. Lo si può
verificare nella foto grande in questa pagina, che accosta il giallo
dell’Azalea Mollis, il rosso dei
rododendri e l’arancione dei tulipani. A Villa Carlotta è possibile
ammirare Azalea Japonica (la
classica azalea) e Azalea Mollis
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(che anticamente non veniva utilizzata nei nostri giardini). Il
gruppo più vecchio di azalee può
raggiungere i 3 metri e mezzo: si
tratta di esemplari centenari.
Nella pagina a destra, una bellissima composizione di azalee introdotta da un vecchio faggio e da un
Libocedro di circa 200 anni.
Libocedri di queste dimensioni
sono un’autentica rarità nell’ambito dei giardini italiani.
L’ingresso della villa ha il tipico assetto seicentesco del giardino all’italiana, con siepi geometriche, terrazze, statue, fontane, nicchie… Il giardino romantico voluto da Sommariva
sopravvive nella massiccia presenza di alberi pregiati, oggi di
ragguardevoli dimensioni. Le sorprendenti architetture di
rododendri e azalee sono più tarde, riferibili alla fine
dell’Ottocento.
Il percorso è suddiviso in nove settori: Le Terrazze, Le
Camelie, il Teatro di Verzura, il Giardino Roccioso, La Valle
delle Felci, Le Azalee, Il Bosco dei Rododendri, Il Giardino dei
Bambù e Il Giardino Vecchio. In queste pagine vi accompagniamo alla scoperta di alcuni degli scorci più belli e caratteristici dei vari settori, senza trascurare il Museo degli Attrezzi
agricoli allestito nelle antiche limonaie, in cui è possibile
ripercorrere le tecniche agricole e di giardinaggio utilizzate
fin dal Seicento in questo angolo di paradiso.
Il Bosco dei
Rododendri
Osservando la dimensione dei
tronchi nella foto della pagina a
fianco, nessuno potrebbe credere si
possa trattare di rododendri. In
fondo, siamo abituati a vederne di
50, 60 cm, al massimo un metro.
Questi rododendri arborei, invece,
superano tranquillamente i 15
metri di altezza. La circonferenza
è abbondante, circa un metro e
mezzo. La scala a secco è realizzata con una pietra granitica simile
alla Luserna. Questi rododendri
in Italia sono unici: chi volesse
ammirarli senza raggiungere le
montagne himalayane non può
far altro che recarsi a Villa
Carlotta.
Il Giardino dei Bambù
Nella foto a sinistra, l’ingresso del
Giardino dei Bambù, introdotto
da una scalinata in pietra locale,
in muratura, con ingresso a pagoda. Più in là si apre il bosco di
bambù (una ventina le varietà
presenti, alcune delle quali piuttosto rare): bambù con foglia variegata, bambù aurea (per il tronco
giallo), bambù nero (a tronco
nero)… Il contesto è punteggiato di
combinazioni di roccia e acqua,
elementi imprescindibili di un
giardino giapponese, come la cascatella della foto grande, con felci di
sottobosco. Nelle foto più piccole,
dettagli della parte Zen (con pietre
cinte da convallaria, mentre sulla
roccaglia c’è del bambù nano, che
raggiunge un’altezza massima di
30 cm) e dei materiali disseminati
qua e là (da notare la pietra segnapasso; il camminamento in pietra
locale, posato a secco, con le fughe
larghe; e la lanterna, altro elemento tipico dei giardini giapponesi).
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Il Giardino Vecchio
Il giardino a sinistra della villa
rappresenta probabilmente la zona
più ricca di suggestioni romantiche. Il cosiddetto Giardino Vecchio
si raggiunge oltrepassando un ponticello. Questo settore ha un
impianto ottocentesco, percorso da
un viale centrale. Particolarmente
interessante il sentiero (lo si intravede nella foto a sinistra): il percorso ghiaiato è intervallato da
scalini in pietra locale e contornato da una bordura di Convallaria
Japonica (della famiglia del
mughetto). Questo espediente, utilizzatissimo nelle ville antiche,
può essere un valido suggerimento
da emulare anche nel piccolo giardino di casa. Nella pagina a
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destra, uno degli scorci più conosciuti del Giardino Vecchio di
Villa Carlotta. Si tratta della fontana dei nani, con scale e cascate
che si inerpicano per un ripido
pendio. Qualcuno potrebbe sorridere e giudicarla di dubbio gusto:
il riferimento ai più moderni
nanetti di Biancaneve è inevitabile. Il Giardino Vecchio ospita
anche i grandi platani celebrati
da Stendhal. Per chi osserva la
costruzione dal lago, lo spettacolo
è strabiliante: le dimensioni di
questi alberi superano abbondantemente i 30 metri. E gli enormi
tronchi si inchinano sull’acqua
come in segno di riverenza.
I l M u s e o d e g l i At t r e z z i a g r i c o l i
A Villa Carlotta è possibile ripercorrere anche le tecniche di giardinaggio che hanno caratterizzato
storicamente il parco. Parliamo del
Museo degli Attrezzi agricoli, ricavato utilizzando parte della struttura in legno delle limonaie.
L’ingresso al museo è incorniciato
da un albero bellissimo: il
Liriodendron Tulipifera (l’etimologia è da riferire all’abbondante fioritura, che ricorda i tulipani gialli).
Nell’edificio è possibile ammirare
svariati reperti: un tosaerba a lama
elicoidale (la tipologia di tosaerba
più antica ma ancora imbattuta),
rulli (utilizzati per la semina ma
anche per ripestare e ricompattare
il prato dopo l’inverno), un portafascine a zaino (utilizzatissimo nel
passato anche per trasportare foglie
di gelso), una pompa manuale
anticendio, uno smielatore, carrucole, tinozze, brente, carriole, torchi, tini e un vecchio atomizzatore
a vapore.
Claudio Campanini
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casantica
P e r v i s i ta r e V i l l a C a r l o t ta
Villa Carlotta, a Tremezzo, sul lago di Como, ha un’area
visitabile di circa 70.000 metri quadri, fra Museo (primo
piano), antiche stanze padronali (secondo piano) e giardino. La struttura comprende due aree pic-nic (una al coperto, nell’antica serra monumentale; la seconda all’aperto,
all’ingresso del giardino dei bambù), la caffetteria L’Antica
Serra (nel cuore del parco) e il bookshop (dove è possibile
reperire volumi e materiale cartaceo riguardante giardini e
antiche dimore storiche). Fino a settembre, museo e giardino possono essere visitati tutti i giorni, dalle ore 9 alle ore
18. Nel mese di ottobre, l’apertura è dalle 9 alle 11.30 e
dalle 14 alle 16.30. Per informazioni sul prezzo d’ingresso
e ulteriori ragguagli, rimandiamo al sito Internet
www.villacarlotta.it L’indirizzo e-mail è [email protected]
Il centralino risponde al numero 0344 40405.