2 - Accademia Bonifaciana

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2 - Accademia Bonifaciana
Editoriale
Progetti ed attenzioni educative
‡ di Sante De Angelis
In Italia le politiche attuate dallo Stato e dagli Enti locali non hanno mai previsto un’azione educativa forte. Anzi:
era imperante il concetto che le istituzioni non dovessero
proprio educare, ma al più istruire, formare, informare,
erogare servizi e prestazioni. Reduci dal Governo fascista,
dove lo Stato aveva avuto un ruolo centrale nella trasmissione dei valori alle giovani generazioni, con l’avvento della
nuova democrazia il ruolo educativo è stato di fatto rimosso. Oggi però è innegabile ritornare a promuovere alcune
attenzioni educative da parte del mondo adulto ed istituzionale nei confronti delle giovani generazioni. Quali? Intanto partendo dalle sei richieste dei giovani e dai bisogni dei
giovani già evidenziati nell’editoriale di agosto, e poi si può
assumere questo decalogo: 1) considerare la relazione come
il mezzo per crescere e progettare (cioè vanno incontrati i
figli, le persone ed affrontati i problemi, non il contrario),
luogo dove il “clima” sia buono e sereno, perché in questi
contesti possono emergere potenzialità, idee e risorse di chi
vi partecipa; 2) garantire “spazi” in cui rielaborare vissuti e
sperimentare emozioni, luoghi in cui vi sia comunicazione e ascolto, in cui si costruiscano con i giovani orizzonti
culturali e prospettive diverse rispetto a quelle che penetrano quotidianamente dai media. Queste, oggi più che mai,
“arrivano e colpiscono”, attraverso pubblicità, telefilm, telenovelas proponendo scenari ideali, modelli, atteggiamenti
e stili di vita in cui le dimensioni della noia e della fatica non esistono; 3)
imparare a negoziare con
i giovani, pensando anche
con originalità e fantasia a
contrattazioni che abilitino ad assumere responsabilità, autonomia e libertà
(ad esempio elaborare un
regolamento per l’accesso
a spazi fisici); 4) ricordare
che ogni azione e comportamento dell’Istituzione è
visto, osservato e valutato
dai figli e che va spiegato,
evitando scorciatoie; 5) ri-
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conoscere i giovani nelle loro competenze e magari scoprendone
di nuove (ciò per confermarli nel loro percorso di acquisizione
di abilità sociali); 6) usare linguaggi differenti, superando, per gli
adulti, le vecchie categorie mentali che rischiano di farsi imprigionare nel capire i giovani, la realtà che ci circonda ed i rapidi
cambiamenti; 7) credere nei giovani, nel senso che i giovani “ci
sono e ci stanno” quando incontrano “adulti significativi”, perché
coerenti ed autentici, attenti, in grado di coinvolgerli e ascoltarli,
mettendo a loro disposizione spazi adeguati per aiutarli a scoprire
il positivo, infondendo fiducia, coraggio e passione; 8) saper costruire alleanze con le altre agenzie educative (scuola, Parrocchia,
famiglie, ecc.) in modo che ci sia un “patto” ed una condivisione
di valori, obiettivi ed azioni, pensate in collaborazione, che rinforzano reciprocamente il lavoro della famiglia e quello esterno;
9) cercare di intercettare anche le “domande mute” dei giovani,
quelle che non fanno rumore, ma evidenziano sofferenza, fragilità, noia o tentativi di rifugio in mondi virtuali, cercando di dare
un senso anche a queste dimensioni; 10) maturare la consapevolezza che le Istituzioni che sono chiamate ad intervenire per
i giovani sono diverse e a più livelli ed è possibile attivare tavoli
di confronto con queste o anche tavoli di confronto tra amministratori locali. Allora la sfida nei progetti/servizi per i giovani
è nello scommettere sulla “relazione” con loro, che diventa lo
“strumento quotidiano di lavoro” per accompagnarli nel percorso di presa di coscienza e di formazione della cittadinanza.
Attualità
Alla presenza del Card. Paul Poupard, in vista del gemellaggio con la Perdonanza dell’Aquila
Ad Anagni il Corteo Storico
e la “Bulla Indulgentiarum”
‡ di Antonio Cacchi
Il Vescovo di Avezzano Mons. Renna con il Presidente De Angelis, durante
la cerimonia della “Bulla” a Cerchio con il Gonfalone della città di Anagni
e la delegazione della Polizia Municipale capeggiata dal Mar. Dott. Necci
L’originale della Bulla Indulgentiarum di Papa Bonifacio VIII sarà in Anagni, grazie al Presidente dell’Accademia Bonifaciana Sante De Angelis, che ne ha
fatto formale richiesta al Vescovo di Avezzano.
Il Documento Pontificio
rimarrà esposto in Anagni
dal 16 al 24 settembre 2006
presso la Sala dello Schiaffo
di Palazzo Bonifacio VIII e il
Corteo Storico che ne evoca
le complicazioni civili e religiose, sono ormai l’atteso
appuntamento per rivivere
eventi lontani da rapportare al nostro presente perché siano vivi ed operanti
quei valori di concordia, di
pace e di affiato umano e
religiosi insiti nel prezioso
documento che, per antica
convenzione, è conservato nell’Archivio della Diocesi dei Marsi e che costituisce una delle sincrone concessioni papali del I Giubileo esistente nell’area della
cattolicità. “Quest’anno per gentile concessione dell’Eccellentissimo Vescovo della Diocesi di Avezzano Mons. Renna e
delle Autorità Religiose e Civili del Comune di Cerchio – ha
dichiarato il Presidente De Angelis - questo documento
storico, potrà essere ammirato anche nella Città dei Papi, luogo natale di Papa Bonifacio VIII. La corale partecipazione
alla rievocazione di un evento eccezionale e particolarmente
significativo, è l’occasione per prendere coscienza della condi-
zione dell’uomo del nostro tempo e per correlare il diffuso sentimento di pace, di tolleranza, di armonia tra nazioni e popoli, al
messaggio della reciproca comprensione e della indulgenza che la
Bulla di Bonifacio VIII indicava con alta solennità”. Il Corteo
Storico rievocativo, che è stato costituito dall’Accademia
Bonifaciana, con l’esposizione della Bulla, avrà luogo in
Anagni il 16 settembre 2006, con inizio alle ore 17 da
Porta Cerere (in caso di pioggia il raduno avrà luogo sotto il Portico Comunale di Jacopo da Iseo) alla presenza dell’Eminentissimo Signor Cardinale Paul Poupard,
Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura - a cui
l’Accademia Bonifaciana consegnerà il Premio Internazionale Bonifacio VIII -, del Vescovo diocesano mons.
Lorenzo Loppa e del Sindaco di Anagni dr Carlo Noto.
Saranno presenti, inoltre, le delegazioni dell’Aquila con
il Presidente della Provincia abruzzese e diversi Sindaci
della stessa Regione, del Comprensorio e non solo. Alla
manifestazione prenderanno parte anche alcuni Cortei
Storici e i Gruppi Sbandieratori Castello di Anagni e di
Cerchio. Ad accogliere Sua Eminenza e le altre Autorità
invitate all’evento, ci sarà una
Banda delle Forze Armate Italiane. Infine, su proposta del
Presidente dell’Accademia Bonifaciana De Angelis, il Consiglio Direttivo della stessa ed il
Comitato Scientifico del Premio Internazionale Bonifacio
VIII, presieduto dall’Amministratore Delegato di Rai Trade
dr Nicola Cona, insieme agli
Enti patrocinatori, ha voluto
proporre all’Istituzione della
Perdonanza Celestiniana dell’Aquila, che ha celebrato pochi
giorni fa, l’omonima annuale
manifestazione giunta alla 712ma edizione, un gemellaggio tra l’ Istituzione Bonifaciana anagnina e quella de
L’Aquila, così da placare tanti vecchi rancori o falsi storici
tra i due Vicari di Cristo: San Pietro Celestino V e Bonifacio VIII, che tanto hanno fatto per la Chiesa, per la Sua
Unità. “Questo gemellaggio Spirituale e Culturale tra le nostre
Istituzioni verrà annunciato e ufficializzato - ha concluso il Presidente De Angelis - al Palazzo Papale di Anagni il prossimo 16
settembre in occasione del 703mo anniversario della Perdonanza
Bonifaciana alla presenza del Signor Cardinale Paul Poupard,
Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura”.
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Attualità
Il Sindaco Carlo Noto: ”Sono certo che i concittadini abbiano apprezzato gli eventi proposti”.
Festeggiamenti Patronali 2006 da ricordare
‡ di Rossella Rossi
Si sono conclusi con il concerto evento di Lucio
Dalla i festeggiamenti anagnini in onore del Patrono
San Magno. Gli appuntamenti predisposti dall’Amministrazione comunale hanno rappresentato anche
quest’anno una tradizione secolare e un appuntamento unico, a testimonianza di quanto la cultura
anagnina sia legata a questa ricorrenza e alle proprie
radici storico-religiose. Ancora una volta le Contrade
sono state protagoniste: con le sfilate in costume per
le vie della città è stato possibile vivere affascinanti atmosfere surreali e tipicamente medievali, che hanno
raggiunto l’apice di attrazione con lo splendido spettacolo del Palio, la gara all’anello che si è svolta nella
gremita Piazza Innocenzo III, vinta quest’anno dalla
Contrada Trivio.
Non è mancato il tradizionale appuntamento con
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il Cinema all’aperto, la rassegna cinematografica che ha
proposto ben 29 film, selezionati tra quelli che nella stagione 2005 - 2006 hanno ottenuto il maggior successo
di pubblico e di critica e con almeno due film dedicati
ai bambini. Una delle prerogative di questa edizione di
festeggiamenti patronali è stata rappresentata dai molti
appuntamenti sportivi che hanno notevolmente arricchito il programma: oltre all’abituale appuntamento con il
ciclismo, la Gara Ciclistica giunta alla XXXII edizione,
sono stati realizzati importanti Trofei di caccia e di pesca,
di forte richiamo per moltissimi appassionati.
Non sono mancati i momenti dedicati alle Scuole di
danza locali, che hanno regalato intense emozioni con
musical e spettacolari performances.
Grande successo per il Gruppo Teatrale Anagnino, indiscusso e applauditissimo protagonista della kermesse
Attualità
Anagni si è trasformata ancora una volta in uno splendido e unico palcoscenico multimediale con maxischermi
che disposti negli scorci più suggestivi della città. Non
potevano mancare gli incantevoli Spettacoli Pirotecnici,
“tradizione” mai smentita.“Sono certo - esprime il Sindaco Carlo Noto - che i concittadini abbiano apprezzato
le iniziative e gli eventi previsti nei festeggiamenti di San
Magno. Abbiamo voluto, sulla scia di quanto realizzato
gli anni pregressi, riservare alla cittadinanza momenti di
spettacolo, musica, concerti, esibizioni, arte e comicità:
questi giorni, di intensi appuntamenti, ci hanno stimolato a manifestare con maggior fierezza l’orgoglio di essere
dialettale e di satira politica in Piazza Cavour.
Le innovative manifestazioni promosse e realizzate
da giovani anagnini hanno rappresentato la novità dei
festeggiamenti patronali 2006: dalle Fraschette per i
vicoli della città, all’evento “FesteggiAnagni”, la “tre
giorni intensa” che ha trasformato atrio e giardini della scuola elementare De Magistris, in un coloratissimo
villaggio all’aperto animato da diverse iniziative, musica e ristoro, e che ha dedicato intere serate alle realtà
artistiche e giovanili presenti nel territorio.
Anche quest’anno non potevano mancare i grandi
anagnini, a riscoprire, riproporre ed esibire i costumi e le
usanze della nostra splendida Città. I miei ringraziamenti per l’ottima riuscita dell’estate anagnina, vanno, oltre
che ai colleghi amministratori, alle Forze dell’Ordine e
eventi che hanno proiettato ancora una volta Anagni
negli appuntamenti estivi di tutta Italia: di grande richiamo è stata la serata del 19, con lo spettacolo del
comico-imitatore Dario Ballantini; ma l’apice del successo si è raggiunto con il concerto del noto cantante
bolognese Lucio Dalla, nella serata di domenica 27,
spettacolare e denso di emozioni. Per questa occasione
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Attualità
ai Volontari delle Associazioni locali, al Comitato per
i festeggiamenti patronali, e a tutte le Associazioni che
hanno contribuito alla realizzazione degli eventi”.
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Attualità
Intervista a tutto campo con il Vescovo di Anagni-Alatri Mons. Lorenzo Loppa
“La processione di San Magno torni ad essere un’autentica
manifestazione di fede e non una sfilata di moda”
‡ di Sante De Angelis
Tradizionale incontro con il Vescovo Lorenzo Loppa, in occasione della festa patronale di San Magno,
che la città di Anagni ha onorato con la partecipazione
alla Messa Pontificale e alla successiva Processione.
Con don Lorenzo, abbiamo parlato della situazione
che si è venuta a creare con le nuove decisioni, prese
da lui stesso d’intesa con il clero cittadino, riguardo
alle varie modifiche sulle onoranze religiose al Patrono, del discorso alla Città, del Convegno diocesano e
delle prossime iniziative che avranno la diocesi come
protagonista, ma di questi due ultimi punti ne parleremo ampiamente nei prossimi giorni. Ecco l’intervista,
che è stata realizzata nella mattinata del 17 agosto u.s.,
nel salotto dell’Episcopio anagnino.
Eccellenza, quest’anno i festeggiamenti di San
Magno - almeno quelli religiosi - hanno subito, se così si può dire, una piccola rivoluzione:
è stata tolta la novena per fare un due giorni di
“condensato” di contrade, i Primi Vespri sostituiti con la Messa Pontificale che doveva essere
celebrata il 19, come mai si è giunti a questa decisione?
“Prima di tutto perché è cosa bella, come cristiani, mettere al
centro l’Eucarestia, che è radice e cardine della nostra Comunità. La Processione, nella tradizione millenaria della Chiesa, è uno dei simboli più alti della nostra fede, che simboleggia
il cammino verso Dio. Per fare questo cammino, bisogna essere
preparati e la processione preceduta dalla messa, seguita a dovere, è il massimo che possiamo desiderare come cristiani. In
diocesi e in città, celebriamo San Magno e non a caso i suoi
valori sono quelli dell’Eucarestia. Magno è un battezzato, un
Pastore ed un Vescovo, un Evangelizzatore ed un Martire. Ha
avuto il dono della Parola e ha testimoniato la sua Fede con
il martirio che è la più alta espressione di amore verso Cristo.
Ha fatto una proposta alta.
Tutte queste modifiche sono state fatte esclusivamente affinché si manifesti in modo autentico la fede”.
Come in tutte le cose, c’è chi è stato favorevole
e chi contrario. Sta di fatto che l’Aiam, l’Associazione Interparrocchiale Anagni Medievale,
ha perso già da qualche anno, lo spirito per la
quale era nata. Si definisce un’Associazione religiosa, ma poi quasi tutti i figuranti durante le
Messe stanno fuori sul sagrato del Duomo a fare
salotto, mentre all’interno della processione di
San Magno, si stava creando una vera e propria
competizione di abiti tra Contrade, una vera e propria sfilata di moda. E’ stato forse anche questo uno
dei motivi per cui si è deciso di non far partecipare
più i figuranti in Processione?
“Le contrade devono capire che non bisogna fare un discorso
individualistico. Anche quella novena, con poche persone... Ieri
sera (giovedì ndr) con quattro rioni che hanno sfilato la gente era
tanta, anche se poi in molti erano fuori. L’Aiam ha fatto le sue
proposte e noi abbiamo prese queste decisioni perché la processione
di San Magno torni ad essere un’autentica manifestazione di fede
e non una sfilata di moda. Senza prospettive punitive e vendicative. Non si può riempire un vuoto con un contenuto diverso.
Se in processione verranno poche persone, è importante che queste
preghino e diano testimonianza… Noi non possiamo obbligare
nessuno!”.
Quindi, Eccellenza, possiamo dire qualità e non
quantità… mi sembra un discorso che fila. Se può,
ci può dire anche qualcosa sul messaggio alla Città,
che quest’anno non sarà più pronunziato in piazza
Cavour, ma nell’omelia della Messa Pontificale?
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Attualità
Mons. Lorenzo Loppa con il predecessore Luigi Belloli, che il 1° Ottobre
presiederà in Cattedrale la celebrazione per la riapertura dei restauri.
“Anche il cosiddetto discorso alla città, da quest’anno lo farò
durante la Messa di San Magno, che è il luogo più appropriato e mentre pronunzierò l’omelia guarderò la gente negli
occhi. Non era possibile continuare a fare il discorso in piazza,
quando la maggior parte dei presenti chiacchierava, mangiava
e beveva e poi alla fine ti battevano le mani. Non ho bisogno di
applausi, ma solo di fedeli che vogliono fare un cammino serio,
promuovere il laicato impegnato in ogni campo della società…
senza fare le Crociate! Anagni è una città ammirata e stimata
da tutto il mondo per le sue bellezze storiche e artistiche, basti
pensare alla Cattedrale, alla sua Cripta, al Palazzo Papale o
Comunale. Il mio desiderio è quello che Anagni sia ammirata
per promozione umana. Mi spiego. Per noi rifare il tessuto
cristiano delle parrocchie, significa rifare il tessuto umano della
città sotto tutti i punti di vista”.
Eccellenza, quest’anno la diocesi di AnagniAlatri festeggia il ventesimo anniversario della
sua erezione canonica. Cos’è successo nel frattempo?
“Non nego che sia stata una decisione che ha prodotto pure
le sue sofferenze e talvolta è stata più subita che accolta. Del
resto io stesso ho vissuto sulla mia pelle una analoga situazione
quando la mia Segni è stata “fusa” con Velletri. E tuttavia,
col senno del poi, a 20 anni di distanza, non posso neanche
negare che si sia rivelato un arricchimento vicendevole. Ho
capito subito venendo tra voi che Anagni e Alatri erano due
sensibilità, due tradizioni, due storie molto diverse e però la
loro contaminazione ha giovato ad entrambi. Certo questo
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non deve essere stato esente di tensioni e anche di sospetti, ma alla
fine l’integrazione c’è stata o comunque è in via di definizione”.
A fine mese di settembre torna anche l’Assemblea
di Fiuggi. Quest’anno di che cosa tratterà?
“L’ Assemblea coincide quest’anno con una ricorrenza che non
passerà certo inosservata. Come, ho accennato nella risposta precedente, in data 30 settembre 1986 la S. Sede, con un apposito
decreto firmato dall’allora prefetto della Congregazione dei Vescovi, card. Gantin, decise la “fusione” delle due diocesi di Alatri e dì
Anagni, fino ad allora unite “in persona episcopi”… Fatto sta che
sono 20 anni che la nostra chiesa esiste. E dopo mons. Florenzani
che morì qualche mese dopo (22 febbraio 1987), toccò a mons.
Belloli gestire la delicata fase della transizione da una unità decretata ad una incarnata. E sarà proprio il Vescovo Luigi, il prossimo
1° ottobre a presiedere la Messa in Cattedrale di fine Assemblea
e per inaugurare la “riapertura” della Cattedrale dopo i restauri
effettuati in questi anni, da lui iniziati intorno agli inizi degli
anni novanta. Accanto all’amato Pastore, ci sarò io e don Francesco Lambiasi, l’altro Vescovo Emerito. Tornando, invece, all’Assemblea di Fiuggi, abbiamo deciso anche noi di puntare sui laici
per inaugurare definitivamente la stagione degli impegni precisi,
dopo quella degli auspici generici. Con la presenza di due relatori
di indubbio peso specifico e cioè il sindacalista Savino Pezzotta
e il vescovo GianCarlo Maria Bregantini di Locri-Gerace, mi
auguro si possa fare un buon lavoro. Si tratta obiettivamente di
due testimoni che sia pure con prospettive e competenze diverse,
Vita Accademica
La cerimonia a Inveruno, paese natale del Vescovo
potranno sicuramente arricchire la serie delle riflessioni che intendiamo avviare. Con uno scopo preciso che è quello di ridare
ai laici una funzione non di mera supplenza, ma di autentica
corresponsabilità. Siamo ancora lontani da questa meta e però
non bisogna demordere visto che questi anni che ci attendono
si profilano particolarmente impegnativi. Non solo all’interno
della chiesa, ma - quel che è più esigente - anche all’esterno
di essa”.
A breve il Convegno della Chiesa Italiana, che
si svolgerà a Verona. Lei è da molto che ne parla
nelle sue omelie ed interventi pubblici, perché?
“Per una ragione molto semplice: perché sarebbe davvero
provinciale pensare di tirare dritto per la nostra strada, dimenticando che c’è un Paese di cui siamo parte e dal quale
non si può prescindere. Ora sintonizzarsi sulle scelte e ancor
prima sulle attese che serpeggiano nella chiesa italiana è segno
di realismo e pure di intelligenza. Ci porta infatti a valorizzare quel ricco percorso che dal Concilio in poi ha cercato di
tenere insieme le particolarità di ogni contesto storico-culturale
con la necessaria attenzione ad una società nel suo insieme in
rapido cambiamento. A Verona poi si cercherà di capire dove
la speranza possa riattecchire e proprio a partire dalla testimonianza dei laici, cioè della fascia più esposta e sicuramente più
importante nella ipotesi di voler definire il rapporto tra Società
e Chiesa”.
Tra qualche mese, e precisamente a dicembre
ci sarà la “visita ad limina” dei Vescovi del Lazio
al Papa Benedetto, come vivrà questo evento?
“E’ vero, l’incontro del Papa con i vescovi del Lazio è previsto per il mese di dicembre, a ridosso della festa dell’Immacolata. Vorrei però che questo tradizionale contatto non
fosse semplicemente un incontro privato tra Benedetto XVI e
il sottoscritto, ma piuttosto un evento corale. Un po’ come se
fossimo tutti noi a rendergli visita, portando al papa le nostre
speranze, le nostre testimonianze di fede, ma anche le nostre
fragilità e perché no anche i nostri progetti. E naturalmente per
attendere da lui indicazioni e suggerimenti autorevoli. Desidero pure che questa visita sia preparata collegialmente e che
l’articolata relazione sullo “stato della diocesi” sortisca dalla
riflessione di tutti i responsabili dei vari uffici pastorali”.
Cosa si augura a quasi quattro anni dal suo ingresso in Diocesi?
“Mi piacerebbe se sapessimo dal silenzio e dalla contemplazione risalire ad uno sguardo più positivo sulla nostra realtà, consapevoli che siamo nelle mani di Dio, prima che nelle
nostre progettazioni pastorali. E poi spero che nuovi incontri
possano sbocciare. Mi riferisco ad una relazione ancora più
profonda tra me e i presbiteri. Ma anche tra preti e laici. Sono
persuaso che se recuperassimo uno sguardo più fiducioso e tra
noi una comunicazione più fluida, se ne gioverebbe pure la
comunicazione del Vangelo”.
Il
A Mons. Luigi Belloli
il Premio Bonifacio VIII
“Vescovo emerito di AnagniAlatri, già delegato per i Seminari d’Italia. Pastore buono, amico, fratello e padre nella fede. In
undici anni di Episcopato ha trasformato la Sua Cattedra come
unico e insostituibile centro di vita e di unità della Chiesa di Anagni-Alatri, facendoci conoscere la Sua Missione, la Sua Autorità
e le Sue prerogative di Maestro, dando a tutti il vero senso della
Diocesi. Ci ha rinvigorito, avvalorati, fortificati con la Sua Parola e con il Suo servizio svolto nel nome di Dio, proprio come
recita il suo motto “l’olio di letizia che si diffonde”, apportando
nei nostri cuori la grazia e la pace”. Con questa motivazione
è stato attribuito il Premio Internazionale Bonifacio VIII,
a monsignor Luigi Belloli, Vescovo emerito di AnagniAlatri. Gli è stato consegnato dal Presidente dell’Accademia Bonifaciana Sante De Angelis che, appositamente, ha
raggiunto la ridente città di Inveruno nei pressi di Milano per incontrare il tanto amato Presule. All’incontro,
che si è svolto presso l’abitazione di mons. Belloli, erano
presenti il Sindaco della Città di Inveruno Maria Grazia
Crotti, l’Assessore ai Servizi Sociali prof. Giuseppe Garavaglia ed il Conte Achille Ratti con la consorte Giovanna
(pronipote di S.S. Pio XI). “La notizia del conferimento del
Premio Internazionale Bonifacio VIII città di Anagni alla sua
stimatissima persona - ha detto il Sindaco Crotti, durante
il conferimento - è per me e per l’Amministrazione Comunale di Inveruno, motivo di grande orgoglio. La ringrazio per il
suo forte senso di appartenenza alla Comunità inverunese e per
la dedizione premurosa con cui opera nella nostra Parrocchia. Il
conferimento del Premio - ha aggiunto il Primo Cittadino
- accomuna la stima nei suoi confronti, tra i cittadini di Anagni e
quelli Inverunesi che affido alla fiducia delle Sue preghiere”. Una
cerimonia semplice, ma piena di emozioni, di ricordi e
di commozione. Il Vescovo Luigi, ha ringraziato sentitamente l’Accademia Bonifaciana per aver pensato a lui
“senza dubbio questo Conferimento - ha detto il Presule - che
terrò gelosamente qui nella mia casa, aumenterà l’affetto verso la
Chiesa che per undici anni ho retto come Pastore... come ho sempre detto la mia vita, prima, ora e dopo appartiene a voi”.
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Vita Accademica
La “Nobel” Senatrice a vita Rita Levi Montalcini
riceve il Premio Internazionale Bonifacio VIII
La Dottoressa Rita Levi Montalcini in cordiale atteggiamento e colloquio con il Presidente Sante De Angelis, nell’atto in cui gli viene consegnata la pergamena di
motivazione del Premio Internazionale Bonifacio VIII.
Dopo Giovanni Paolo II, ci sembra doveroso continuare la
“rassegna” dei “Personaggi” insigniti del Premio Internazionale Bonifacio VIII, con la senatrice a vita Dottoressa Rita
Levi Montalcini, Premio Nobel per la medicina.
La consegna del riconoscimento avvenne nel contesto della I edizione nel 2003, presso la Sede della
Fondazione Montalcini nella Capitale. Con a capo il
Presidente dottor Sante De Angelis, il Premio Nobel
ricevette la delegazione, formata dal Segretario del sodalizio Mauro Camicia, dal maestro Egidio Ambrosetti, autore del bronzo raffigurante Bonifacio VIII e
dal signor Dario Frioni, fotografo ufficiale del soda-
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lizio. Dopo i saluti di rito da parte del Presidente ed il
ringraziamento alla Senatrice per aver accolto la richiesta
di udienza, la dottoressa Montalcini, si scusò di non essere potuta venire l’ 8 novembre precedente a Fiuggi, in
quanto si trovava negli Stati Uniti e di essere dispiaciuta
di aver fatto scomodare la delegazione dell’Accademia.
De Angelis, si disse, invece, onorato di aver avuto la possibilità di incontrare e conoscere di persona, una grande
del nostro tempo.
Alla Premio Nobel, seguita dalla sua segretaria, la signora Pina Tripodi, fu consegnata la pubblicazione inerente la prima edizione del Bonifacio, la rassegna stampa
Vita Accademica
completa, nonché le testate del giorno che parlavano
dell’evento: “Una vita la sua, dedicata agli altri, allo studio di soluzioni che contribuiscono al bene di tutta l’umanità
- disse il Presidente, nel leggere la motivazione - premio Nobel di fatto, ma soprattutto Premio Nobel anche nel
dedicarsi ogni giorno, senza sosta e riposo, a chi ha bisogno e
ha chi è meno fortunato”. L’incontro, tra l’altro cordialissimo, si tenne, come accennato, presso la sede della
fondazione “Rita Levi Montalcini-Onlus”, a Roma,
che ha lo scopo di venire in aiuto delle giovani donne
africane, che lottano ogni giorno per la sopravvivenza
senza avere diritto all’istruzione. La stessa Senatrice
a vita, nel trattenersi amabilmente con gli ospiti anagnini, volle spiegare le finalità della sua fondazione:
“Nell’ultima tappa di questo mio lunghissimo percorso di vita
- affermò Levi Montalcini - sto realizzando il sogno della
mia giovinezza: non la Scienza, bensì occuparmi delle popolazioni che soffrono e di enormi problemi che oggi appaiono
molto più gravi di quanto non apparissero all’inizio del secolo... Le donne africane affrontano ogni giorno una realtà
drammatica che le costringe all’emarginazione sociale e ne
impedisce l’istruzione. La deprivazione di questi diritti, non
è solo inammissibile - concluse - ma va anche considerata
come la causa principale dei problemi che gravano e che si
riflettono sull’intera organizzazione sociale africana”. Prima
di congedare i membri della delegazione dell’Accademia Bonifaciana, la Senatrice a Vita, volle donare loro,
alcune sue pubblicazioni con una dedica personale per
ognuno.
E’ doveroso ricordare, che biologa italiana, oggi
ancora agile ed dinamica novantasettenne, è nata nel
1909 a Torino. Entrata alla scuola medica di Levi all’età di vent’anni, si laurea nel 1936. Fermamente
intenzionata a proseguire la sua carriera accademica
come assistente e ricercatrice in neurobiologia e psichiatria, è costretta, a causa delle leggi razziali emanate
dal regime fascista nel 1938, ad emigrare in Belgio insieme a Giuseppe Levi. La passione per la sua materia
comunque la sospinge e le dona la forza per andare
avanti tanto che continua le sue ricerche in un laboratorio casalingo.
Sono anni assai travagliati per il mondo e per l’Europa. Infuria la seconda guerra mondiale ed è assai difficile trovare luoghi dove poter stare tranquilli, figuriamoci intraprendere delle ricerche.
Nel suo girovagare, nel ‘43 approda a Firenze, dove
vivrà in clandestinità per qualche anno, prestando fra
l’altro la sua collaborazione come medico volontario
fra gli Alleati. Finalmente, nel ‘45 la guerra finisce,
lasciandosi alle spalle milioni di morti e devastazioni
Il
inimmaginabili in tutti i Paesi.
Dopo così lungo peregrinare senza un porto sicuro in
cui rifugiarsi, Rita torna nella sua città natale (giusto poco
prima dell’invasione tedesca del Belgio, riprendendo con
più serenità le sue importanti ricerche insieme a Levi,
sempre attraverso un laboratorio domestico. Poco dopo
riceve un’offerta difficilmente rifiutabile dal Dipartimento di Zoologia della Washington University (St. Louis,
Missouri). Accetta, dopo essersi però ben assicurata che
potrà proseguire le stesse ricerche che aveva cominciato
a Torino.
La giovane Rita ancora non sa che l’America diventerà
una sorta di sua seconda patria, vivendoci con incarichi
prestigiosi per oltre trent’anni (diventerà professore di
Neurobiologia), e precisamente fino al 1977.
Ma vediamo nel dettaglio quali sono state le tappe di
questa straordinaria ricerca che ha portato a risultati al-
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Vita Accademica
Il Presidente Sante De Angelis mostra la rassegna stampa dell’evento alla
Senatrice. Accanto a sinistra il Maestro Egidio Ambrosetti, a destra il
fotografo ufficiale Dario Frioni
trettanto straordinari. I suoi primi studi (risaliamo
agli anni 1938-1944) sono dedicati ai meccanismi di
formazione del sistema nervoso dei vertebrati. Nel
1951-1952 scopre il fattore di crescita nervoso noto
come NGF, che gioca un ruolo essenziale nella crescita e differenziazione delle cellule nervose sensoriali e
simpatiche. Per circa un trentennio prosegue le ricerche su questa molecola proteica e sul suo meccanismo
d’azione, per le quali nel 1986 le viene conferito il
Premio Nobel per la Medicina (con Stanley Cohen).
Nella motivazione del Premio si legge: “La scoperta del NGF all’inizio degli anni ‘50 è un esempio
affascinante di come un osservatore acuto possa
estrarre ipotesi valide da un apparente caos. In
precedenza i neurobiologi non avevano idea di
quali processi intervenissero nella corretta innervazione degli organi e tessuti dell’organismo”.
Dal 1961 al 1969 dirige il Centro di Ricerche di
Neurobiologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Roma) in collaborazione con l’Istituto di
Biologia della Washington University, e dal 1969
al 1979 il Laboratorio di Biologia cellulare.
Dopo essersi ritirata da questo incarico “per
raggiunti limiti d’età” continua le sue ricerche
come ricercatore e guest professor dal 1979 al
1989, e dal 1989 al 1995 lavora presso l’Istituto di
Neurobiologia del CNR con la qualifica di Superesperto. Le sue indagini si concentrano sullo
spettro di azione del NGF, utilizzando tecniche
sempre più sofisticate.
Studi recenti hanno infatti dimostrato che esso
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ha un’attività ben più ampia di quanto si pensasse: non si limita ai neuroni sensori e simpatici, ma si estende anche alle cellule del sistema
nervoso centrale, del sistema immunitario ematopoietico e alle cellule coinvolte nelle funzioni neuroendocrine. Dal 1993 al 1998 presiede
l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana. È membro
delle più prestigiose accademie scientifiche internazionali, quali l’Accademia Nazionale dei
Lincei, l’Accademia Pontificia, l’Accademia delle Scienze detta dei XL, la National Academy
of Sciences statunitense e la Royal Society. È
inoltre da sempre molto attiva in campagne di
interesse sociale, per esempio contro le mine
anti-uomo o per la responsabilità degli scienziati nei confronti della società. Nel 1992 istituisce,
assieme alla sorella gemella Paola, la Fondazione
Levi Montalcini, in memoria del padre, rivolta alla formazione e all’educazione dei giovani, nonché al conferimento di borse di studio a giovani studentesse africane a
livello universitario.
L’obiettivo è quello di creare una classe di giovani donne che svolgano un ruolo di leadership nella vita scientifica e sociale del loro paese. Componente del CNR,
attualmente si dedica a tempo pieno alla ricerca presso il
laboratorio di biologia cellulare.
E’ Presidente Onorario dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla, alla quale aveva già aderito nel 1968 dagli
Stati Uniti, e dal 2001 è stata nominata dal Presidente
della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi Senatore a vita.
Rita Levi Montalcini mentre si appresta a dedicare una sua pubblicazione al
Segretario dell’Accademia Mauro Camicia.
Vita Accademica
Conosciuti attraverso le foto i “figli” adottati a distanza dall’Accademia Bonifaciana e Gs di Anagni
“Il vostro contributo ci è preziosis
preziosissimo...”
ssim
mo...”
‡ di Riccardo Salvati
sore al Commercio Guglielmo Retarvi, il Cav. Francesco
Angrisani, Presidente Onorario dell’Anc e diversi amici
che hanno sostenuto in primis la raccolta.
Proprio in questi giorni sono arrivate al Presidente
dell’Accademia Sante De Angelis, dalla Casa Generalizia
dell’Ordine dei Caracciolini - Opera Missionaria, le foto
dei quattro ragazzi adottati. Per l’ adozione scolastica il
giovane adolescente Banguha Maniraguha, nato nel 1991
ha frequentato la 6° elementare. Per le adozioni complete
a distanza i bimbi: Alice Shukuru nata il 1 marzo 2002 a
Kasisi, Andrè Gato nato il 9 gennaio 1999 a Nyaruhange
e Pascasie Nzyavake nata il 5 maggio 2001 a Katwiguru.
Tutti questi giovani, naturalmente provengono da famiglie povere e numerose e si trovano nell’area della Missione dei Padri Caracciolini a Nyamilima nell’ex Zaire.
Soddisfatto il Presidente dell’Accademia De Angelis:
“Come tutti sanno l’Accademia Bonifaciana è un’Onlus, quindi,
tra le finalità previste ci sono quelle di sostenere e promuovere iniziative di carattere educativo e culturale. Quindi, ho creduto una
cosa buona e meritevole, varare questa iniziativa dell’adozione a
distanza sostenendo l’idea del Direttore della Gs Roberto Pepa-
Pascasie Nzyavake
Come in molti ricorderanno presso la sede anagnina della Gs fu promossa qualche tempo fa la “campagna di solidarietà e di raccolta” per le Adozioni a
distanza a favore della Missione dei Padri Caracciolini
a Nyamilima - Repubblica Democratica del Congo
(Africa Centrale), voluta dall’Accademia Bonifaciana
di Anagni, con l’impulso del personale e direzione
della stessa Gs.
All’ evento furono presenti le massime Autorità cittadine: S.E. Mons. Loppa, Vescovo di Anagni-Alatri, il
Sindaco di Anagni dr Carlo Noto, il Cap. Giampietro
Romano Comandante della Compagnia Carabinieri,
il Maresciallo Ugo Verrillo, Comandante della Stazione Carabinieri, Padre Jacques Superiore della Comunità Caracciolina “San Giovanni” di Anagni, l’AssesAndrè Gato
13
Vita Accademica
attrezzature scolastiche...) sono ridotte non alla povertà, ma alla
miseria più nera. Per cui, anche volendo sono impossibilitate a
sopportare le spese della scolarizzazione dei figli. Una moltitudine di bambini e ragazzi - continua il missionario - bussa
continuamente alla porta della nostra Missione implorando un
aiuto che permetta loro di studiare e portare a termine gli studi.
Il Vostro contributo è per il bambino adottato un aiuto indispensabile per andare a scuola, ciò porta uno sviluppo integrale
per la personalità. Senza il vostro contributo passerebbe il tempo a
non far niente con la possibilità di cadere nelle mani delle persone
senza scrupoli”.
Anche il dr Carlo Noto, a nome dell’Amministrazione
Comunale, ha voluto ringraziare coloro che con il loro
contributo hanno permesso queste adozioni: “Grazie di
cuore all’Accademia Bonifaciana, all’Ordine dei Padri Caracciolini, nonché agli amici della Gs che hanno sostenuto fin da subito
questa bella iniziativa.
Che tanti concittadini continuino ad accogliere questa iniziativa con fervore e che sentano come proprio dovere di coscienza
l’impegno etico della solidarietà universale… Dobbiamo acquisire
uno stile di vita più sobrio, più ricco di condivisione e di convivialità”.
Banguha Maniraguha
rello e di tutti i suoi collaboratori e gli ho quindi proposto la
missione dei Padri Caracciolini, ordine religioso presente ad
Anagni fin dal 1725. L’adozione proposta non è un legame
giuridico, ma è una maniera di immedesimarsi nelle esigenze
più vitali di bambini che sono meno fortunati di noi, sono lontani, di colore diverso, ma sono ugualmente nostri figli-fratelli
perché tutti apparteniamo alla stessa famiglia di Dio ”.
Padre Paolo Di Nardo, missionario, così ha scritto
nella lettera di ringraziamento al Presidente dell’Accademia: “Il Vostro contributo ci è preziosissimo soprattutto
nella nostra zona, da anni, a causa dell’instabilità politica della guerra e guerriglia, dell’assenza totale dello Stato che non
si preoccupa affatto della scolarizzazione della popolazione, la
popolazione scolastica è scesa del 50% in quanto le famiglie
devono farsi carico di tutto (stipendi ai maestri, tasse varie,
Alice Shukuru
14
Avvenne
40 anni fa Paolo VI ad Anagni “Città Papale”. Era Giovedì, 1° settembre 1966
Papa Montini: “Bonifacio VIII, formidabile nella sua azione per la
Chiesa e che ha dato con la sua presenza e la sua opera celebrità
immortale a questa città”
‡ di Sante De Angelis
Foto Archivio Accademia Bonifaciana
Il Santo Padre Paolo VI, sostando 40 anni fa ad Anagni, insistette sul concetto fondamentale di questa visita e non dimenticabile giornata: la continuità della
Chiesa, nella sua storia, nei suoi insegnamenti, della
sua missione quaggiù. Paolo VI si soffermò sull’ininterrotto collegamento degli avvenimenti della Chiesa,
che sembrano vincere le distanze del tempo, e sulla
necessità che i cristiani si facciano sempre guidare
dalla sapienza e dall’amore della Chiesa madre. “Sono
stato a venerare la memoria del grande e Santo Pontefice Celestino - disse il Santo Padre - ma non si può rievocare la
memoria di questi senza ricordare anche quella del suo successore Papa Bonifacio che fu tanto diverso da lui, formidabile
nella sua azione per la Chiesa e che ha dato con la sua presenza e la sua opera celebrità immortale a questa città. Noi
non stiamo qui - prosegui il Santo Padre - per avanzare
rivendicazioni o tessere panegirici, né commemorazioni, ma
unicamente per cogliere l’aspetto più caratteristico dell’opera di
questo Pontefice. Nessuno ebbe, forse, più di lui tanti nemici,
nessuno, come lui, fu tanto bersagliato, calunniato e perfino
oltraggiato. Perché? - si chiese Paolo VI -. Perché al di là di
certi atteggiamenti della sua personalità, della sua politica, del
suo carattere, egli è stato il Papa che più degli altri ha affermato l’Autorità del Romano Pontefice, la continuità che ad esso
deriva dall’aver ereditato il potere che Cristo aveva dato a Pietro e
in Pietro a tutti i successori. Egli svolse il suo mandato apostolico
con forme di autentica luce. Bonifacio VIII - osservò il Sommo
Pontefice - ha fatto quello che oggi si vorrebbe fare senza forse
riuscirci: quello che oggi si chiama «la scala dei valori». Perché
Bonifacio VIII ha avuto l’intrepida forza di affermare la formula della più piena e solenne autorità pontificia, il concetto - che
fu, poi, dagli altri Papi meglio definito - dell’esistenza dei
due poteri, uno spirituale, l’altro temporale, entrambi sovrani nel
loro ordine, salvo che nella loro applicazione nella vita umana:
i valori dello spirito devono condizionare gli altri valori umani.
15
Avvenne
La lezione di questo Papa è il senso dell’appartenenza alla
Chiesa, la comprensione degli obblighi di lealtà alla gerarchia
per ogni cattolico, dal momento che appartiene a una società
organizzata. La gerarchia - disse ancora il Santo Padre - è
la causa efficiente, il principio di vita della Chiesa. Dio non ci
ha lasciato camminare come pecore senza guida, ma ha incaricato qualcuno di organizzare il suo Corpo Mistico. Perciò alla
gerarchia dobbiamo obbedienza, una obbedienza, capita, professata, meditata, non come schiavi o vinti, ma come figli che
la reclamano, l’amano, la servono. Posso domandarvi - esclamò, a questo punto, il Papa, suscitando come risposta
un fervido e prolungatissimo applauso - la grazia che
voi non vi rifiutate di amare il Papa? «Amate il Papa», al
quale senza suo merito o ricerca è affidata la singolare missione
di rappresentare il Signore davanti alla Chiesa universale e
che non ha altra aspirazione se non quella di salvare, di farvi
felici, perché la sua autorità è un servizio: il servizio del Servo
dei servi di Dio”. Accennando agli avvenimenti storici
vissuti dalla Cattedrale di Anagni da dove partirono
le più gravi scomuniche contro re e imperatori e dove
ebbe inizio lo scisma d’Occidente, l’Augusto Pontefice espresse l’augurio di pace, di fraternità, di amore;
ed “il voto che da questo stesso luogo parta il fraterno invito a
quanti sono ancora divisi dalla Chiesa perché sia ritrovata e
raggiunta l’unità e si faccia un solo ovile sotto un solo pastore. Perché questo avvenga - concluse Papa Montini - voi
dovete essere come lampade luminose nel cielo della Chiesa,
esempio di carità e di rinnovamento spirituale come vuole il
Concilio”.
16
Avvenne
Paolo VI: “Celestino, rinuncia non per viltà,
ma per eroismo di virtù e per sentimento di dovere”
L’omaggio di Papa Montini al Predecessore San Celestino V a Fumone
‡ di Sante De Angelis
“Il cuore del Papa trabocca di commozione, di gratitudine
per l’accoglienza entusiastica e il primo grazie va al Vescovo,
nella persona del quale il Santo Padre benedice l’intera diocesi
di Anagni con il Clero, le Associazioni di Azione Cattolica
lì riunite in convegno; l’intero popolo; le autorità civili, militari e politiche, a cominciare dal Sindaco, che Sua Santità ha poco prima incontrato. Diciotto anni or sono il Papa
visitò Fumone e la contrada circostante; non c’era allora la
bella strada attuale e neppure l’acqua; anche la
campagna gli sembro meno rigogliosa, né vi erano alcune industrie ora sorte. E perciò il Santo
Padre vuole benedire, con la diletta popolazione,
anche il progresso realizzato e le trasformazioni
che il progresso porta con sé. Esorta quindi la
popolazione a profittare di questi miglioramenti
e a restare sempre figli buoni della Chiesa, bravi
cristiani, solleciti anche del bene altrui. Il principale scopo della visita è quello di rendere onore a
San Celestino V perché fu Papa, fu santo e morì
a Fumone. Dalla vita di San Celestino il Papa
vuol trarre due insegnamenti. Il primo insegnamento ce lo dà la storia, che ci riporta a circa 700
anni or sono, mentre il medioevo si avvia al suo tramonto e fa vedere già l’alba di nuove condizioni di vita per Roma, per l’Italia,
per l’Europa intera. La figura di Celestino V, come Pontefice, ci
richiama alle origini della Chiesa, all’investitura data da Nostro
Signore a San Pietro e ai suoi Successori: dobbiamo meditare su
questa continuità apostolica, che supera vicende le quali sembrano
le meno propizie e si perpetua fino a noi e nei secoli avvenire
perché c’è il dito di Dio, una presenza divina nella Chiesa. Ecco
17
Avvenne
alla fine dei secoli». Questo è il miracolo
vivente del cattolicesimo. Il secondo insegnamento è dato dalla santità, dall’intreccio delle virtù cristiane con tutte le miserie
e umane debolezze, che ne sono superate.
San Celestino V, dopo pochi mesi, comprende che egli è ingannato da quelli che
lo circondano, che profittano della Tua
inesperienza per strappargli benefici.
Ed ecco rifulgere la santità sulle manchevolezze umane: il Papa, come per
dovere aveva accettato il Pontificato supremo, così, per dovere, vi rinuncia; non
per viltà, come Dante scrisse - se le sue
parole si riferiscono veramente a Celestino - ma per eroismo di virtù, per sentimento di dovere. E morì qui, segregato,
perché altri non potesse profittare ancora
della sua semplicità ed umiltà, e la morte non fu per lui la fine, ma il principio
della gloria, oltre che nel paradiso, anche
sulla terra”. Concludendo le sue parole, Paolo VI, prima di rinnovare la
sua benedizione “alla terra così bella e
cara”, invocò su tutti la protezione di
Celestino V, esortando a viva devozione per il Santo Pontefice, e recitò
con il popolo, a conclusione dell’incontro, un Pater, Ave e Gloria, per
propiziare le grazie celesti e quindi
una preghiera per tutti i defunti.
il tempo di Pietro di Morrone: ventisette
mesi di interregno nella Sede Apostolica;
i Cardinali ridotti a dodici e in contrasto
tra loro; tempi terribili. E Pietro Morrone, il santo eremita, è eletto ed è invitato ad ascendere sulla Cattedra di Pietro.
Dopo aver esitato, accetta per dovere, e fa
ingresso in Aquila sopra un asinello, come
Nostro Signore, ma trova là due Re ad
attenderlo.
Ecco l’essenza della Chiesa, ecco il destino di Roma sede del Successore di Pietro:
ovunque la decadenza è fatale, ma nella
Chiesa c’è un carisma, c’è la promessa e
la presenza divina: «Io sarò con voi fino
18
Cultura
La Musica al tempo
o di Bonifaci
Bonifacio
io VIII
V
‡ di Cesare Marinacci
Il periodo a cavallo tra i l XIII ed il XIV secolo è,
per la storia della musica, uno dei più ricchi ed anche dei più complessi per la molteplicità delle correnti
estetiche e filosofiche che si intrecciano sottilmente e
penetrano ogni angolo della cultura tardo medievale.
La musica è, dalle origini, strettamente connessa con
il sacro,le si assegna in ogni cultura una funzione etica
ed anche taumaturgica. Anche nel medioevo è grande
l’attenzione prestata ai significati, all’estetica, ai doveri
della scienza sonora ed è in questo campo che avvengono i mutamenti più significativi. Proprio nel periodo della carriera ed ancor di più della nomina papale
di Benedetto Caetani, si verificano una serie di contingenze storiche, politiche ed estetiche che segnano,
in tutti i campi del sapere, un mutamento importante
e decisivo, ovviamente protagonista è la musica, ove
pure correnti diverse tendono a ridefinire le regole,
gli ambiti di appartenenza, la semantica e la semiotica
dell’atto creativo. Negli anni trenta del Duecento, che
vedono la nascita di Benedetto Caetani, giungono a
maturazione e compimento alcune tra le espressioni
musicali più importanti dell’epoca in ambito sacro e
profano. Da un lato, la massima fioritura polifonica della
cosiddetta Ars Antiqua, dall’altro quella della lirica poetica
e devozionale monodica. Il futuro Papa nasce ad Anagni
nel 1235, e allo stesso periodo appartiene una delle più
antiche composizioni polifoniche conosciute ma indicata
come perfettamente compiuta e notevolmente moderna
per il nostro gusto. Proviene dall’Inghilterra, e possiamo
immaginare che, data la sua popolarità, il Cardinale Caetani, operandovi come ambasciatore, l’abbia incontrata.
Si tratta di Sumer is icumen in, un canone infinito a sei
voci che sfrutta il principio della ripetizione ciclica di
uno stesso materiale,andando a formare delle complesse
e affascinanti armonie. Negli stessi anni, appaiono alcuni
tra i primi e più importanti trattati sul mensuralismo, il
principio con cui si stabiliva con precisione il ritmo e si
annotava con chiarezza la durata dei suoni in una composizione, tra cui quelli di Johannes de Garlandia. L’ Ars
Antiqua viene generalmente situata tra il 1160 ed i primi
del Trecento quando si sfuma nella Ars Nova. In questo
periodo si sviluppano enormemente gli studi e le applicazioni sulla pratica polifonica. La musica sacra ufficiale
della chiesa era rappresentata esclusivamente dalla monodia del canto Gregoriano, ma dopo l’Anno Mille viene
sempre più perseguita l’unione di più linee melodiche
19
Cultura
per amplificare fonicamente le parole del testo sacro.
Prassi di questo tipo si immaginano già ben prima
del X secolo, ma successivamente il fenomeno viene sistematizzato ed ampliato nelle tecniche e nelle
funzioni. Dobbiamo alla cosiddetta scuola di Notre
Dame una grande fioritura della pratica polifonica che
consisteva nell’associare alla melodia gregoriana tenuta sempre come base tradizionale e liturgica una e
successivamente più melodie variate che procedessero
insieme e fornissero un effetto grandioso in particolari
occasioni celebrative.Era la nascita del contrappunto.
Magister Leoninus e Magister Perotinus vengono ricordati come i massimi esponenti di questo stile. Siamo in presenza forse delle prime vere figure di compositori, che non si limitano ad ottenere accostamenti,
quasi improvvisati, di materiali loro forniti, ma li ordinano in strutture analoghe a quelle che reggono le
discipline del discorso, rifacendosi a canoni di simmetria classica, che gli permettono di ottenere, pur con
una relativa esiguità di mezzi, delle ‘composizioni’,
appunto, estremamente efficaci. Insomma,dalla forma il massimo dell’idea. L’autorevolezza fonica di tali
elaborazioni, enfatizzata dalle riverberazioni naturali, chiaramente esaminate, dei luoghi di destinazione
come le grandi cattedrali, di certo otteneva un effetto di maestosa e trepidante solennità, ben in accordo
con il clima spirituale dell’epoca; siamo in presenza
di composizioni dotate, in ogni caso, di una garantita immediatezza che tende, nel periodo successivo, a
sfumarsi in favore di una maggiore speculazione intellettuale. La lirica profana si esprime invece attraverso
la lingua volgare e le opere dei poeti musicisti che conosciamo sotto i nome di Trovatori. A loro dobbiamo
numerose forme conservate in raccolte manoscritte
denominate Chansonnniers. Le loro liriche esclusivamente monodiche potevano essere accompagnate da
strumenti a corda e trattavano per lo più argomenti cavallereschi ed amorosi , ma anche satirici. Tra gli autori più importanti Guiraut de Bornehill ed Arnaut Daniel furono ammirati moltissimo da Dante Alighieri,
ed addirittura Chretien de Troyes,autore di Lancelot
, fu considerato il maggior poeta medievale prima di
Dante, infine tra di loro annoveriamo anche Re Riccardo Cuor di Leone. Allo stesso vivace periodo che
diede i natali a Benedetto Caetani risalgono anche i
canti goliardici intonati dagli studenti viaggiatori, noti
come Carmina Burana ed il primo enciclopedico trattato musicale che tratti in particolare degli strumenti,
il De proprietaribus rerum del monaco francescano
Bartholomaeus Anglicus. (1 continua...)
20
Grande successo per
il Concerto Gospel
Summit 2006
‡ di Rossella Rossi
Successo strepitoso per il Gospel Summit 2006, in una
cornice d’eccezione: la splendida Piazza Innocenzo III,
ha diffuso le note potenti e suggestive del Coro Gospel
che raduna tra i più bravi coristi d’Italia e talenti di fama
mondiale.
Dopo l’animazione della Santa messa domenicale, presenziata da Monsignor Lorenzo Loppa, nella Cattedrale
di Anagni, il Gospel Summit 2006 ha entusiasmato il numeroso pubblico di Piazza Innocenzo III che ha potuto
godere della vista di una splendida Cattedrale illuminata.
Direttore Artistico del Gospel Summit 2005, il dottor Gianni Blasi, impegnato attivamente nell’associazione InCanto Gospel, che ha voluto esprimere sentiti
ringraziamenti e profonda ammirazione per Anagni: “E’
un’esperienza senza precedenti, che dimostra come sia
possibile realizzare i sogni - ha confidato Blasi - Il 2006 è
stato per noi un anno di esibizioni di altissimo livello, che
hanno spaziato in territorio nazionale ed internazionale,
ma sicuramente Anagni è tra le tappe privilegiate: al secondo appuntamento annuale, siamo veramente onorati
Cultura
noi a dover ringraziare voi. Abbiamo avuto
l’onore di ascoltare le vostre voci, il vostro
canto: ci avete regalato momenti unici, particolari, che ci hanno portato fuori dalla realtà elevandoci nel meraviglioso mondo della
musica, dell’amicizia e del calore umano”.
I forti applausi ed il calore degli anagnini
hanno raggiunto il cuore del Maestro Bob
Singleton che, visibilmente commosso, si
è rivolto a tutti con un sentito e intenso “I
love you”, per poi scatenarsi nel momento
conclusivo della piacevolissima serata: energico il coinvolgimento del pubblico che ha
partecipato cantando sonoramente e battendo il tempo nel momento clou dell’esibizione, mentre il coro scendeva tra la gente ed
il Maestro Singleton dirigeva l’esibizione di
una trascinante “Oh happy day”.
di esibirci di nuovo in questa splendida città. Voglio
ringraziare il Sindaco, dottor Carlo Noto, per averci
accolto e per aver concesso il Patrocinio all’evento, e
soprattutto Sua Eccellenza Monsignor Lorenzo Loppa, che ci ha dato l’onore di aprire ufficialmente, con
il Gospel Summit 2006, i festeggiamenti per la fine dei
lavori di restauro della splendida Cattedrale”.
Le potenti voci bianche e nere dei cantori hanno
diffuso estasianti note, canti spiritual, jazz e blues,
nell’esibizione di un generoso gospel sacro, massima
espressione di cultura e fede.
Solista d’eccezione Deidra Valentine accompagnata
dalle note gentili di Ernest Vaughan al pianoforte, il
tutto sotto la direzione e l’entusiasmo di uno dei più
noti direttori di coro del panorama gospel internazionale: il maestro statunitense Bob Singleton.
I numerosi presenti, autorità religiose, politiche,
tantissimi giovani, sono rimasti ammaliati da tanta armonia!
Il Primo Cittadino ed il Vescovo Diocesano hanno
particolarmente gradito l’esibizione, come è emerso
nei ringraziamenti conclusivi:
“Il gospel è un genere musicale immediato - ha
espresso Monsignor Loppa - che parla un linguaggio
in grado di arrivare al cuore della gente, che ha saputo
accendere la speranza di molte popolazioni afro-americane, ma che, soprattutto, consente di abbattere le
barriere, fuori e dentro di noi, perché guardando nel
nostro cuore, cominciamo a parlare con lo stesso alfabeto, con lo stesso vocabolario. Tutto ciò, nel Cristianesimo ha un nome e un volto preciso: il Crocifisso
Risorto”.
“Questa sera - ha aggiunto il Sindaco Noto - siamo
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Cultura
Incontro con la stilista Maria Grazia Di Stefano
“Terra di Grazia” un’attività di studio, consulenza,
ricostruzione storica e creazione di abbigliamento
‡ di Patrizia De Angelis
Maria Grazia di Stefano, premiata dall’Accademia
Bonifaciana con il Premio Nazionale Bonifacio VIII
- 2005, artista e artigiana atipica, nasce come stilista dopo aver frequentato un’Accademia Romana di
moda e costume; collabora presto con note firme del
mondo della moda, senza però mai abbandonare gli
studi storici e l’impegno artistico.
Due lauree l’ultima in Scienze dell’Educazione, crea
e dirige da molti anni Terra di Grazia un’attività di studio, consulenza, ricostruzione storica, e creazione di
abbigliamento.
Terra di Grazia nasce da un forte senso artistico e
dalla necessità di coniugare l’amore per la moda con la
storia, ma alla base un gran desiderio: vestire i sogni,
sembrerà strano a chi legge, ma è così che la Di Stefano pensa il vestire.
L’abito diventa non solo rivestimento necessario o
prodotto effimero legato alla vanità, ma la ricerca di
22
un’armonia fatta di bellezza, e naturalezza per questo
l’idea di un “sogno ritrovato”.
Complice la città in cui vive, Anagni, legata alle più
grandi vicende della Storia e ai fasti medievali, inizia a
creare abiti storici ed ispirati al costume.
“I miei abiti - ci ha dichiarato la stilista - sono certamente il frutto di tanti anni di studio passati nelle biblioteche e pinacoteche in cerca di voci autentiche dal nostro
passato, o a frugare tra gli scritti notarili per provare a capire cosa davvero ci fosse nelle cassapanche di un tempo,
mediando poi queste conoscenze attraverso l’intuizione e
la creatività. Ritengo che, per ricreare il passato attraverso
l’abbigliamento, sia necessario un attento studio ed una
ricerca di materiale il più possibile attendibile, ma non
sono d’accordo nella pedissequa trasposizione del “visto
e copiato” da opere d’arte ed illustrazioni antiche, poiché a volte forvianti. Molte opere d’arte rappresentano
- continua la Dottoressa - il proprio tempo non con necessità descrittiva, ma per scelta legata al committente,
al soggetto ad allegorie sul tema rappresentato ecc…, per
questo ci deve essere alla base della ricostruzione di un
abito un grosso lavoro di comparazione.
E’ importante invece, mediare l’attendibilità storica con
l’arte, un connubio stilistico che rende “unico” e prezioso
il potersi rivestire di un abito d’altri tempi.
Si dovrebbe nel mondo del re-enactment, “spingere”
per una vera cultura sul costume, attivando le energie per
intraprendere anche la strada impervia dell’archeologia,
ma senza dimenticare mai quel senso artistico, che rende
l’Italia la patria del bello e dell’arte. La Sartoria Storica si
avvale di collaboratori anziani, custodi di un sapere antico, che permettono ai miei abiti di essere particolarmente
affascinanti con finiture e cuciture “d’altri tempi”, senza
facili scappatoie di taglio e cucito moderno e con uso di
materiali nobili quali, lini, sete, lana, cotoni, canape, per
rivestirsi armonizzandosi con la Natura, evitando il più
possibile l’uso di fibre artificiali.
I miei impegni attuali - e conclude - sono relativi alla
“creazione” di abiti del periodo alto-Medievale, Vikingo,
e Rinascimentale, notevole è poi l’impegno nell’elaborazione di articoli per un’importate giornale di settore
“Rievocare” di cui curo la rubrica di Storia del costume e
sociologia della moda”.
Cultura
Realizzata grazie all’Associazione “Vivere per Fiuggi”, nata da un’ idea di Ambrosetti
Grandi Eventi di Fiuggi, con la collaborazione dell’Accademia Bonifaciana di Anagni
Quando “Aqua Domini” divenne l’Acqua di Bonifacio VIII…
‡ di Mario Passerini
La seconda rievocazione storica della consegna dell’acqua miracolosa a Papa Bonifacio VIII, ha avuto il
successo meritato ed aspettato. Nonostante che ad un
certo punto, un temporale fermasse momentaneamente la sfilata, proprio nel bel mezzo di piazza Spada,
il progetto si è concluso tutto per il meglio, grazie anche alla tenacia e alla bravura dei musici e dei figuranti
che hanno composto il Corteo Storico dell’Accademia
Bonifaciana di
Anagni. Realizzata grazie
all’Associazione “Vivere per
Fiuggi” presieduta dal signor
Carlo De Amicis, l’iniziativa è
nata da un’ idea
di Ambrosetti
Grandi Eventi
di Fiuggi, con la
collaborazione
dell’Accademia
Bonifaciana di
Anagni presieduta da Sante
De Angelis ed
il
Patrocinio
del
Comune
di Fiuggi, rappresentato dal
Vice Sindaco
Pierluigi Ambrosetti, dall’Assessore Stefano Giorgilli e
dal Consigliere delegato al Commercio Biagio Girolami.
A presentare l’evento, come lo scorso anno, il prof. dott.
Gaetano D’Onofrio, che ha prospettato al pubblico delle
grandi occasioni che ha assiepato la cittadina termale, il
Corteo Storico costituito appositamente, come accennato dal Sodalizio intitolato a Papa Cajetani di Anagni e dai
Musici del Gruppo Sbandieratori di Carpineto Romano,
presieduto dal signor Roberto Cicciotti. Gran parte della realizzazione degli abiti sono stati di “Terra di Grazia”
della dr Maria Grazia di Stefano di Anagni e della signora Anna Maria Manicuti Tommasi di Anagni. La partenza della corte papale, è avvenuta dall’Albergo Universo,
messo gentilmente a disposizione dall’Assessore al Turismo Stefano Giorgilli, per proseguire alla volta dall’ingresso delle “Fonti Acqua di Bonifacio VIII” per dirigersi,
dopo un breve percorso interno delle terme, in fondo al
viale che costeggia piazza Spada, dove in un apposito palco adibito a Sala del trono, Bonifacio VIII, ha ricevuto
gli Aitanti Cursori Pontifici Orlanduccio ed Ugone, con
l’acqua miracolosa, passata poi alla storia proprio con il
nome del Papa anagnino. Da ricordare alcuni punti salienti dello storico episodio. Messer Ugone e Maestro Orlanduccio, aitanti cursori dello Stato Pontificio, iniziarono i
23
Cultura
loro lunghi e avventurosi viaggi da Roma ad Anticoli
e viceversa quasi alla fine del tredicesimo secolo e un
anno prima dell’Anno Santo ideato da Bonifacio VIII,
al secolo Benedetto Cajetani. Viaggi lunghi e perigliosi per portare al Santo Padre l’acqua che sgorgava dalla
“Fonte Miracolosa” sita a quaranta miglia dall’Urbe,
in un verde paese della provincia Romana: Anticoli.
Era l’Anno Domini 1299. Quaranta miglia, pari a settanta chilometri, da percorrere con muli recalcitranti
e con il pericolo di essere assaliti da briganti che non
andavano tanto per il sottile e che, non trovando da
portar via gioielli e denari, lasciavano sgozzati sul posto bipedi e quadrupedi. In cinquantuno viaggi, che
iniziarono nel gennaio 1299 e si protrassero fino al
primo mese del 1303, Ugone e Orlanduccio trasportarono ben 187 partite d’acqua con muli recanti due
“bydrie”, recipienti di rame stagnato che garantivano
la perfetta conservazione del liquido. L’acqua di Anticoli permise al più famoso dei Papi anagnini di poter
curare con pieno successo la sua calcolosi urinaria e
una cisto-pielite che in precedenza gli causava ricadute sempre più frequenti e dolorose. Grazie all’acqua
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di Fiuggi Bonifacio ritrovò forza e vigore. Grazie a Bonifacio VIII l’acqua di Fiuggi veniva conosciuta in tutto
il mondo e “Aqua Domini” divenne l’Acqua di Bonifacio
VIII. Successo anche per l’esibizione dei Musici, che al
termine hanno accolto il resto del Corteo e Papa Bonifacio, interpretato magistralmente da Mario Tommasi, con
il card. Niccolò Boccassini, interpretato da Mario Cerasaro. “Ringrazio di cuore il Comune di Fiuggi, l’Associazione
Vivere per Fiuggi ed Ambrosetti Grandi Eventi - ha detto il
Presidente dell’Accademia Bonifaciana De Angelis - per
l’ennesima fiducia nell’affidarmi l’organizzazione del corteo storico, anche quest’anno abbiamo offerto ai fiuggini e a tutti gli ospiti uno spettacolo degno, così come è lo stato fatto lo scorso anno.
Devo dire che come debutto, il nostro Corteo “accademico” ha fatto una gran bella figura e per questo non posso non ringraziare la
dottoressa Di Stefano e la signora Manicuti per gli abiti davvero
eccezionali, il Dr D’Onofrio per la sua presenza e tutti gli amici
che in ogni ordine e grado mi sono stati vicino nell’allestimento
della manifestazione”.