2 - Accademia Bonifaciana
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2 - Accademia Bonifaciana
Editoriale Progetti ed attenzioni educative ‡ di Sante De Angelis In Italia le politiche attuate dallo Stato e dagli Enti locali non hanno mai previsto un’azione educativa forte. Anzi: era imperante il concetto che le istituzioni non dovessero proprio educare, ma al più istruire, formare, informare, erogare servizi e prestazioni. Reduci dal Governo fascista, dove lo Stato aveva avuto un ruolo centrale nella trasmissione dei valori alle giovani generazioni, con l’avvento della nuova democrazia il ruolo educativo è stato di fatto rimosso. Oggi però è innegabile ritornare a promuovere alcune attenzioni educative da parte del mondo adulto ed istituzionale nei confronti delle giovani generazioni. Quali? Intanto partendo dalle sei richieste dei giovani e dai bisogni dei giovani già evidenziati nell’editoriale di agosto, e poi si può assumere questo decalogo: 1) considerare la relazione come il mezzo per crescere e progettare (cioè vanno incontrati i figli, le persone ed affrontati i problemi, non il contrario), luogo dove il “clima” sia buono e sereno, perché in questi contesti possono emergere potenzialità, idee e risorse di chi vi partecipa; 2) garantire “spazi” in cui rielaborare vissuti e sperimentare emozioni, luoghi in cui vi sia comunicazione e ascolto, in cui si costruiscano con i giovani orizzonti culturali e prospettive diverse rispetto a quelle che penetrano quotidianamente dai media. Queste, oggi più che mai, “arrivano e colpiscono”, attraverso pubblicità, telefilm, telenovelas proponendo scenari ideali, modelli, atteggiamenti e stili di vita in cui le dimensioni della noia e della fatica non esistono; 3) imparare a negoziare con i giovani, pensando anche con originalità e fantasia a contrattazioni che abilitino ad assumere responsabilità, autonomia e libertà (ad esempio elaborare un regolamento per l’accesso a spazi fisici); 4) ricordare che ogni azione e comportamento dell’Istituzione è visto, osservato e valutato dai figli e che va spiegato, evitando scorciatoie; 5) ri- 2 conoscere i giovani nelle loro competenze e magari scoprendone di nuove (ciò per confermarli nel loro percorso di acquisizione di abilità sociali); 6) usare linguaggi differenti, superando, per gli adulti, le vecchie categorie mentali che rischiano di farsi imprigionare nel capire i giovani, la realtà che ci circonda ed i rapidi cambiamenti; 7) credere nei giovani, nel senso che i giovani “ci sono e ci stanno” quando incontrano “adulti significativi”, perché coerenti ed autentici, attenti, in grado di coinvolgerli e ascoltarli, mettendo a loro disposizione spazi adeguati per aiutarli a scoprire il positivo, infondendo fiducia, coraggio e passione; 8) saper costruire alleanze con le altre agenzie educative (scuola, Parrocchia, famiglie, ecc.) in modo che ci sia un “patto” ed una condivisione di valori, obiettivi ed azioni, pensate in collaborazione, che rinforzano reciprocamente il lavoro della famiglia e quello esterno; 9) cercare di intercettare anche le “domande mute” dei giovani, quelle che non fanno rumore, ma evidenziano sofferenza, fragilità, noia o tentativi di rifugio in mondi virtuali, cercando di dare un senso anche a queste dimensioni; 10) maturare la consapevolezza che le Istituzioni che sono chiamate ad intervenire per i giovani sono diverse e a più livelli ed è possibile attivare tavoli di confronto con queste o anche tavoli di confronto tra amministratori locali. Allora la sfida nei progetti/servizi per i giovani è nello scommettere sulla “relazione” con loro, che diventa lo “strumento quotidiano di lavoro” per accompagnarli nel percorso di presa di coscienza e di formazione della cittadinanza. Attualità Alla presenza del Card. Paul Poupard, in vista del gemellaggio con la Perdonanza dell’Aquila Ad Anagni il Corteo Storico e la “Bulla Indulgentiarum” ‡ di Antonio Cacchi Il Vescovo di Avezzano Mons. Renna con il Presidente De Angelis, durante la cerimonia della “Bulla” a Cerchio con il Gonfalone della città di Anagni e la delegazione della Polizia Municipale capeggiata dal Mar. Dott. Necci L’originale della Bulla Indulgentiarum di Papa Bonifacio VIII sarà in Anagni, grazie al Presidente dell’Accademia Bonifaciana Sante De Angelis, che ne ha fatto formale richiesta al Vescovo di Avezzano. Il Documento Pontificio rimarrà esposto in Anagni dal 16 al 24 settembre 2006 presso la Sala dello Schiaffo di Palazzo Bonifacio VIII e il Corteo Storico che ne evoca le complicazioni civili e religiose, sono ormai l’atteso appuntamento per rivivere eventi lontani da rapportare al nostro presente perché siano vivi ed operanti quei valori di concordia, di pace e di affiato umano e religiosi insiti nel prezioso documento che, per antica convenzione, è conservato nell’Archivio della Diocesi dei Marsi e che costituisce una delle sincrone concessioni papali del I Giubileo esistente nell’area della cattolicità. “Quest’anno per gentile concessione dell’Eccellentissimo Vescovo della Diocesi di Avezzano Mons. Renna e delle Autorità Religiose e Civili del Comune di Cerchio – ha dichiarato il Presidente De Angelis - questo documento storico, potrà essere ammirato anche nella Città dei Papi, luogo natale di Papa Bonifacio VIII. La corale partecipazione alla rievocazione di un evento eccezionale e particolarmente significativo, è l’occasione per prendere coscienza della condi- zione dell’uomo del nostro tempo e per correlare il diffuso sentimento di pace, di tolleranza, di armonia tra nazioni e popoli, al messaggio della reciproca comprensione e della indulgenza che la Bulla di Bonifacio VIII indicava con alta solennità”. Il Corteo Storico rievocativo, che è stato costituito dall’Accademia Bonifaciana, con l’esposizione della Bulla, avrà luogo in Anagni il 16 settembre 2006, con inizio alle ore 17 da Porta Cerere (in caso di pioggia il raduno avrà luogo sotto il Portico Comunale di Jacopo da Iseo) alla presenza dell’Eminentissimo Signor Cardinale Paul Poupard, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura - a cui l’Accademia Bonifaciana consegnerà il Premio Internazionale Bonifacio VIII -, del Vescovo diocesano mons. Lorenzo Loppa e del Sindaco di Anagni dr Carlo Noto. Saranno presenti, inoltre, le delegazioni dell’Aquila con il Presidente della Provincia abruzzese e diversi Sindaci della stessa Regione, del Comprensorio e non solo. Alla manifestazione prenderanno parte anche alcuni Cortei Storici e i Gruppi Sbandieratori Castello di Anagni e di Cerchio. Ad accogliere Sua Eminenza e le altre Autorità invitate all’evento, ci sarà una Banda delle Forze Armate Italiane. Infine, su proposta del Presidente dell’Accademia Bonifaciana De Angelis, il Consiglio Direttivo della stessa ed il Comitato Scientifico del Premio Internazionale Bonifacio VIII, presieduto dall’Amministratore Delegato di Rai Trade dr Nicola Cona, insieme agli Enti patrocinatori, ha voluto proporre all’Istituzione della Perdonanza Celestiniana dell’Aquila, che ha celebrato pochi giorni fa, l’omonima annuale manifestazione giunta alla 712ma edizione, un gemellaggio tra l’ Istituzione Bonifaciana anagnina e quella de L’Aquila, così da placare tanti vecchi rancori o falsi storici tra i due Vicari di Cristo: San Pietro Celestino V e Bonifacio VIII, che tanto hanno fatto per la Chiesa, per la Sua Unità. “Questo gemellaggio Spirituale e Culturale tra le nostre Istituzioni verrà annunciato e ufficializzato - ha concluso il Presidente De Angelis - al Palazzo Papale di Anagni il prossimo 16 settembre in occasione del 703mo anniversario della Perdonanza Bonifaciana alla presenza del Signor Cardinale Paul Poupard, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura”. 3 Attualità Il Sindaco Carlo Noto: ”Sono certo che i concittadini abbiano apprezzato gli eventi proposti”. Festeggiamenti Patronali 2006 da ricordare ‡ di Rossella Rossi Si sono conclusi con il concerto evento di Lucio Dalla i festeggiamenti anagnini in onore del Patrono San Magno. Gli appuntamenti predisposti dall’Amministrazione comunale hanno rappresentato anche quest’anno una tradizione secolare e un appuntamento unico, a testimonianza di quanto la cultura anagnina sia legata a questa ricorrenza e alle proprie radici storico-religiose. Ancora una volta le Contrade sono state protagoniste: con le sfilate in costume per le vie della città è stato possibile vivere affascinanti atmosfere surreali e tipicamente medievali, che hanno raggiunto l’apice di attrazione con lo splendido spettacolo del Palio, la gara all’anello che si è svolta nella gremita Piazza Innocenzo III, vinta quest’anno dalla Contrada Trivio. Non è mancato il tradizionale appuntamento con 4 il Cinema all’aperto, la rassegna cinematografica che ha proposto ben 29 film, selezionati tra quelli che nella stagione 2005 - 2006 hanno ottenuto il maggior successo di pubblico e di critica e con almeno due film dedicati ai bambini. Una delle prerogative di questa edizione di festeggiamenti patronali è stata rappresentata dai molti appuntamenti sportivi che hanno notevolmente arricchito il programma: oltre all’abituale appuntamento con il ciclismo, la Gara Ciclistica giunta alla XXXII edizione, sono stati realizzati importanti Trofei di caccia e di pesca, di forte richiamo per moltissimi appassionati. Non sono mancati i momenti dedicati alle Scuole di danza locali, che hanno regalato intense emozioni con musical e spettacolari performances. Grande successo per il Gruppo Teatrale Anagnino, indiscusso e applauditissimo protagonista della kermesse Attualità Anagni si è trasformata ancora una volta in uno splendido e unico palcoscenico multimediale con maxischermi che disposti negli scorci più suggestivi della città. Non potevano mancare gli incantevoli Spettacoli Pirotecnici, “tradizione” mai smentita.“Sono certo - esprime il Sindaco Carlo Noto - che i concittadini abbiano apprezzato le iniziative e gli eventi previsti nei festeggiamenti di San Magno. Abbiamo voluto, sulla scia di quanto realizzato gli anni pregressi, riservare alla cittadinanza momenti di spettacolo, musica, concerti, esibizioni, arte e comicità: questi giorni, di intensi appuntamenti, ci hanno stimolato a manifestare con maggior fierezza l’orgoglio di essere dialettale e di satira politica in Piazza Cavour. Le innovative manifestazioni promosse e realizzate da giovani anagnini hanno rappresentato la novità dei festeggiamenti patronali 2006: dalle Fraschette per i vicoli della città, all’evento “FesteggiAnagni”, la “tre giorni intensa” che ha trasformato atrio e giardini della scuola elementare De Magistris, in un coloratissimo villaggio all’aperto animato da diverse iniziative, musica e ristoro, e che ha dedicato intere serate alle realtà artistiche e giovanili presenti nel territorio. Anche quest’anno non potevano mancare i grandi anagnini, a riscoprire, riproporre ed esibire i costumi e le usanze della nostra splendida Città. I miei ringraziamenti per l’ottima riuscita dell’estate anagnina, vanno, oltre che ai colleghi amministratori, alle Forze dell’Ordine e eventi che hanno proiettato ancora una volta Anagni negli appuntamenti estivi di tutta Italia: di grande richiamo è stata la serata del 19, con lo spettacolo del comico-imitatore Dario Ballantini; ma l’apice del successo si è raggiunto con il concerto del noto cantante bolognese Lucio Dalla, nella serata di domenica 27, spettacolare e denso di emozioni. Per questa occasione 5 Attualità ai Volontari delle Associazioni locali, al Comitato per i festeggiamenti patronali, e a tutte le Associazioni che hanno contribuito alla realizzazione degli eventi”. 6 Attualità Intervista a tutto campo con il Vescovo di Anagni-Alatri Mons. Lorenzo Loppa “La processione di San Magno torni ad essere un’autentica manifestazione di fede e non una sfilata di moda” ‡ di Sante De Angelis Tradizionale incontro con il Vescovo Lorenzo Loppa, in occasione della festa patronale di San Magno, che la città di Anagni ha onorato con la partecipazione alla Messa Pontificale e alla successiva Processione. Con don Lorenzo, abbiamo parlato della situazione che si è venuta a creare con le nuove decisioni, prese da lui stesso d’intesa con il clero cittadino, riguardo alle varie modifiche sulle onoranze religiose al Patrono, del discorso alla Città, del Convegno diocesano e delle prossime iniziative che avranno la diocesi come protagonista, ma di questi due ultimi punti ne parleremo ampiamente nei prossimi giorni. Ecco l’intervista, che è stata realizzata nella mattinata del 17 agosto u.s., nel salotto dell’Episcopio anagnino. Eccellenza, quest’anno i festeggiamenti di San Magno - almeno quelli religiosi - hanno subito, se così si può dire, una piccola rivoluzione: è stata tolta la novena per fare un due giorni di “condensato” di contrade, i Primi Vespri sostituiti con la Messa Pontificale che doveva essere celebrata il 19, come mai si è giunti a questa decisione? “Prima di tutto perché è cosa bella, come cristiani, mettere al centro l’Eucarestia, che è radice e cardine della nostra Comunità. La Processione, nella tradizione millenaria della Chiesa, è uno dei simboli più alti della nostra fede, che simboleggia il cammino verso Dio. Per fare questo cammino, bisogna essere preparati e la processione preceduta dalla messa, seguita a dovere, è il massimo che possiamo desiderare come cristiani. In diocesi e in città, celebriamo San Magno e non a caso i suoi valori sono quelli dell’Eucarestia. Magno è un battezzato, un Pastore ed un Vescovo, un Evangelizzatore ed un Martire. Ha avuto il dono della Parola e ha testimoniato la sua Fede con il martirio che è la più alta espressione di amore verso Cristo. Ha fatto una proposta alta. Tutte queste modifiche sono state fatte esclusivamente affinché si manifesti in modo autentico la fede”. Come in tutte le cose, c’è chi è stato favorevole e chi contrario. Sta di fatto che l’Aiam, l’Associazione Interparrocchiale Anagni Medievale, ha perso già da qualche anno, lo spirito per la quale era nata. Si definisce un’Associazione religiosa, ma poi quasi tutti i figuranti durante le Messe stanno fuori sul sagrato del Duomo a fare salotto, mentre all’interno della processione di San Magno, si stava creando una vera e propria competizione di abiti tra Contrade, una vera e propria sfilata di moda. E’ stato forse anche questo uno dei motivi per cui si è deciso di non far partecipare più i figuranti in Processione? “Le contrade devono capire che non bisogna fare un discorso individualistico. Anche quella novena, con poche persone... Ieri sera (giovedì ndr) con quattro rioni che hanno sfilato la gente era tanta, anche se poi in molti erano fuori. L’Aiam ha fatto le sue proposte e noi abbiamo prese queste decisioni perché la processione di San Magno torni ad essere un’autentica manifestazione di fede e non una sfilata di moda. Senza prospettive punitive e vendicative. Non si può riempire un vuoto con un contenuto diverso. Se in processione verranno poche persone, è importante che queste preghino e diano testimonianza… Noi non possiamo obbligare nessuno!”. Quindi, Eccellenza, possiamo dire qualità e non quantità… mi sembra un discorso che fila. Se può, ci può dire anche qualcosa sul messaggio alla Città, che quest’anno non sarà più pronunziato in piazza Cavour, ma nell’omelia della Messa Pontificale? 7 Attualità Mons. Lorenzo Loppa con il predecessore Luigi Belloli, che il 1° Ottobre presiederà in Cattedrale la celebrazione per la riapertura dei restauri. “Anche il cosiddetto discorso alla città, da quest’anno lo farò durante la Messa di San Magno, che è il luogo più appropriato e mentre pronunzierò l’omelia guarderò la gente negli occhi. Non era possibile continuare a fare il discorso in piazza, quando la maggior parte dei presenti chiacchierava, mangiava e beveva e poi alla fine ti battevano le mani. Non ho bisogno di applausi, ma solo di fedeli che vogliono fare un cammino serio, promuovere il laicato impegnato in ogni campo della società… senza fare le Crociate! Anagni è una città ammirata e stimata da tutto il mondo per le sue bellezze storiche e artistiche, basti pensare alla Cattedrale, alla sua Cripta, al Palazzo Papale o Comunale. Il mio desiderio è quello che Anagni sia ammirata per promozione umana. Mi spiego. Per noi rifare il tessuto cristiano delle parrocchie, significa rifare il tessuto umano della città sotto tutti i punti di vista”. Eccellenza, quest’anno la diocesi di AnagniAlatri festeggia il ventesimo anniversario della sua erezione canonica. Cos’è successo nel frattempo? “Non nego che sia stata una decisione che ha prodotto pure le sue sofferenze e talvolta è stata più subita che accolta. Del resto io stesso ho vissuto sulla mia pelle una analoga situazione quando la mia Segni è stata “fusa” con Velletri. E tuttavia, col senno del poi, a 20 anni di distanza, non posso neanche negare che si sia rivelato un arricchimento vicendevole. Ho capito subito venendo tra voi che Anagni e Alatri erano due sensibilità, due tradizioni, due storie molto diverse e però la loro contaminazione ha giovato ad entrambi. Certo questo 8 non deve essere stato esente di tensioni e anche di sospetti, ma alla fine l’integrazione c’è stata o comunque è in via di definizione”. A fine mese di settembre torna anche l’Assemblea di Fiuggi. Quest’anno di che cosa tratterà? “L’ Assemblea coincide quest’anno con una ricorrenza che non passerà certo inosservata. Come, ho accennato nella risposta precedente, in data 30 settembre 1986 la S. Sede, con un apposito decreto firmato dall’allora prefetto della Congregazione dei Vescovi, card. Gantin, decise la “fusione” delle due diocesi di Alatri e dì Anagni, fino ad allora unite “in persona episcopi”… Fatto sta che sono 20 anni che la nostra chiesa esiste. E dopo mons. Florenzani che morì qualche mese dopo (22 febbraio 1987), toccò a mons. Belloli gestire la delicata fase della transizione da una unità decretata ad una incarnata. E sarà proprio il Vescovo Luigi, il prossimo 1° ottobre a presiedere la Messa in Cattedrale di fine Assemblea e per inaugurare la “riapertura” della Cattedrale dopo i restauri effettuati in questi anni, da lui iniziati intorno agli inizi degli anni novanta. Accanto all’amato Pastore, ci sarò io e don Francesco Lambiasi, l’altro Vescovo Emerito. Tornando, invece, all’Assemblea di Fiuggi, abbiamo deciso anche noi di puntare sui laici per inaugurare definitivamente la stagione degli impegni precisi, dopo quella degli auspici generici. Con la presenza di due relatori di indubbio peso specifico e cioè il sindacalista Savino Pezzotta e il vescovo GianCarlo Maria Bregantini di Locri-Gerace, mi auguro si possa fare un buon lavoro. Si tratta obiettivamente di due testimoni che sia pure con prospettive e competenze diverse, Vita Accademica La cerimonia a Inveruno, paese natale del Vescovo potranno sicuramente arricchire la serie delle riflessioni che intendiamo avviare. Con uno scopo preciso che è quello di ridare ai laici una funzione non di mera supplenza, ma di autentica corresponsabilità. Siamo ancora lontani da questa meta e però non bisogna demordere visto che questi anni che ci attendono si profilano particolarmente impegnativi. Non solo all’interno della chiesa, ma - quel che è più esigente - anche all’esterno di essa”. A breve il Convegno della Chiesa Italiana, che si svolgerà a Verona. Lei è da molto che ne parla nelle sue omelie ed interventi pubblici, perché? “Per una ragione molto semplice: perché sarebbe davvero provinciale pensare di tirare dritto per la nostra strada, dimenticando che c’è un Paese di cui siamo parte e dal quale non si può prescindere. Ora sintonizzarsi sulle scelte e ancor prima sulle attese che serpeggiano nella chiesa italiana è segno di realismo e pure di intelligenza. Ci porta infatti a valorizzare quel ricco percorso che dal Concilio in poi ha cercato di tenere insieme le particolarità di ogni contesto storico-culturale con la necessaria attenzione ad una società nel suo insieme in rapido cambiamento. A Verona poi si cercherà di capire dove la speranza possa riattecchire e proprio a partire dalla testimonianza dei laici, cioè della fascia più esposta e sicuramente più importante nella ipotesi di voler definire il rapporto tra Società e Chiesa”. Tra qualche mese, e precisamente a dicembre ci sarà la “visita ad limina” dei Vescovi del Lazio al Papa Benedetto, come vivrà questo evento? “E’ vero, l’incontro del Papa con i vescovi del Lazio è previsto per il mese di dicembre, a ridosso della festa dell’Immacolata. Vorrei però che questo tradizionale contatto non fosse semplicemente un incontro privato tra Benedetto XVI e il sottoscritto, ma piuttosto un evento corale. Un po’ come se fossimo tutti noi a rendergli visita, portando al papa le nostre speranze, le nostre testimonianze di fede, ma anche le nostre fragilità e perché no anche i nostri progetti. E naturalmente per attendere da lui indicazioni e suggerimenti autorevoli. Desidero pure che questa visita sia preparata collegialmente e che l’articolata relazione sullo “stato della diocesi” sortisca dalla riflessione di tutti i responsabili dei vari uffici pastorali”. Cosa si augura a quasi quattro anni dal suo ingresso in Diocesi? “Mi piacerebbe se sapessimo dal silenzio e dalla contemplazione risalire ad uno sguardo più positivo sulla nostra realtà, consapevoli che siamo nelle mani di Dio, prima che nelle nostre progettazioni pastorali. E poi spero che nuovi incontri possano sbocciare. Mi riferisco ad una relazione ancora più profonda tra me e i presbiteri. Ma anche tra preti e laici. Sono persuaso che se recuperassimo uno sguardo più fiducioso e tra noi una comunicazione più fluida, se ne gioverebbe pure la comunicazione del Vangelo”. Il A Mons. Luigi Belloli il Premio Bonifacio VIII “Vescovo emerito di AnagniAlatri, già delegato per i Seminari d’Italia. Pastore buono, amico, fratello e padre nella fede. In undici anni di Episcopato ha trasformato la Sua Cattedra come unico e insostituibile centro di vita e di unità della Chiesa di Anagni-Alatri, facendoci conoscere la Sua Missione, la Sua Autorità e le Sue prerogative di Maestro, dando a tutti il vero senso della Diocesi. Ci ha rinvigorito, avvalorati, fortificati con la Sua Parola e con il Suo servizio svolto nel nome di Dio, proprio come recita il suo motto “l’olio di letizia che si diffonde”, apportando nei nostri cuori la grazia e la pace”. Con questa motivazione è stato attribuito il Premio Internazionale Bonifacio VIII, a monsignor Luigi Belloli, Vescovo emerito di AnagniAlatri. Gli è stato consegnato dal Presidente dell’Accademia Bonifaciana Sante De Angelis che, appositamente, ha raggiunto la ridente città di Inveruno nei pressi di Milano per incontrare il tanto amato Presule. All’incontro, che si è svolto presso l’abitazione di mons. Belloli, erano presenti il Sindaco della Città di Inveruno Maria Grazia Crotti, l’Assessore ai Servizi Sociali prof. Giuseppe Garavaglia ed il Conte Achille Ratti con la consorte Giovanna (pronipote di S.S. Pio XI). “La notizia del conferimento del Premio Internazionale Bonifacio VIII città di Anagni alla sua stimatissima persona - ha detto il Sindaco Crotti, durante il conferimento - è per me e per l’Amministrazione Comunale di Inveruno, motivo di grande orgoglio. La ringrazio per il suo forte senso di appartenenza alla Comunità inverunese e per la dedizione premurosa con cui opera nella nostra Parrocchia. Il conferimento del Premio - ha aggiunto il Primo Cittadino - accomuna la stima nei suoi confronti, tra i cittadini di Anagni e quelli Inverunesi che affido alla fiducia delle Sue preghiere”. Una cerimonia semplice, ma piena di emozioni, di ricordi e di commozione. Il Vescovo Luigi, ha ringraziato sentitamente l’Accademia Bonifaciana per aver pensato a lui “senza dubbio questo Conferimento - ha detto il Presule - che terrò gelosamente qui nella mia casa, aumenterà l’affetto verso la Chiesa che per undici anni ho retto come Pastore... come ho sempre detto la mia vita, prima, ora e dopo appartiene a voi”. 9 Vita Accademica La “Nobel” Senatrice a vita Rita Levi Montalcini riceve il Premio Internazionale Bonifacio VIII La Dottoressa Rita Levi Montalcini in cordiale atteggiamento e colloquio con il Presidente Sante De Angelis, nell’atto in cui gli viene consegnata la pergamena di motivazione del Premio Internazionale Bonifacio VIII. Dopo Giovanni Paolo II, ci sembra doveroso continuare la “rassegna” dei “Personaggi” insigniti del Premio Internazionale Bonifacio VIII, con la senatrice a vita Dottoressa Rita Levi Montalcini, Premio Nobel per la medicina. La consegna del riconoscimento avvenne nel contesto della I edizione nel 2003, presso la Sede della Fondazione Montalcini nella Capitale. Con a capo il Presidente dottor Sante De Angelis, il Premio Nobel ricevette la delegazione, formata dal Segretario del sodalizio Mauro Camicia, dal maestro Egidio Ambrosetti, autore del bronzo raffigurante Bonifacio VIII e dal signor Dario Frioni, fotografo ufficiale del soda- 10 lizio. Dopo i saluti di rito da parte del Presidente ed il ringraziamento alla Senatrice per aver accolto la richiesta di udienza, la dottoressa Montalcini, si scusò di non essere potuta venire l’ 8 novembre precedente a Fiuggi, in quanto si trovava negli Stati Uniti e di essere dispiaciuta di aver fatto scomodare la delegazione dell’Accademia. De Angelis, si disse, invece, onorato di aver avuto la possibilità di incontrare e conoscere di persona, una grande del nostro tempo. Alla Premio Nobel, seguita dalla sua segretaria, la signora Pina Tripodi, fu consegnata la pubblicazione inerente la prima edizione del Bonifacio, la rassegna stampa Vita Accademica completa, nonché le testate del giorno che parlavano dell’evento: “Una vita la sua, dedicata agli altri, allo studio di soluzioni che contribuiscono al bene di tutta l’umanità - disse il Presidente, nel leggere la motivazione - premio Nobel di fatto, ma soprattutto Premio Nobel anche nel dedicarsi ogni giorno, senza sosta e riposo, a chi ha bisogno e ha chi è meno fortunato”. L’incontro, tra l’altro cordialissimo, si tenne, come accennato, presso la sede della fondazione “Rita Levi Montalcini-Onlus”, a Roma, che ha lo scopo di venire in aiuto delle giovani donne africane, che lottano ogni giorno per la sopravvivenza senza avere diritto all’istruzione. La stessa Senatrice a vita, nel trattenersi amabilmente con gli ospiti anagnini, volle spiegare le finalità della sua fondazione: “Nell’ultima tappa di questo mio lunghissimo percorso di vita - affermò Levi Montalcini - sto realizzando il sogno della mia giovinezza: non la Scienza, bensì occuparmi delle popolazioni che soffrono e di enormi problemi che oggi appaiono molto più gravi di quanto non apparissero all’inizio del secolo... Le donne africane affrontano ogni giorno una realtà drammatica che le costringe all’emarginazione sociale e ne impedisce l’istruzione. La deprivazione di questi diritti, non è solo inammissibile - concluse - ma va anche considerata come la causa principale dei problemi che gravano e che si riflettono sull’intera organizzazione sociale africana”. Prima di congedare i membri della delegazione dell’Accademia Bonifaciana, la Senatrice a Vita, volle donare loro, alcune sue pubblicazioni con una dedica personale per ognuno. E’ doveroso ricordare, che biologa italiana, oggi ancora agile ed dinamica novantasettenne, è nata nel 1909 a Torino. Entrata alla scuola medica di Levi all’età di vent’anni, si laurea nel 1936. Fermamente intenzionata a proseguire la sua carriera accademica come assistente e ricercatrice in neurobiologia e psichiatria, è costretta, a causa delle leggi razziali emanate dal regime fascista nel 1938, ad emigrare in Belgio insieme a Giuseppe Levi. La passione per la sua materia comunque la sospinge e le dona la forza per andare avanti tanto che continua le sue ricerche in un laboratorio casalingo. Sono anni assai travagliati per il mondo e per l’Europa. Infuria la seconda guerra mondiale ed è assai difficile trovare luoghi dove poter stare tranquilli, figuriamoci intraprendere delle ricerche. Nel suo girovagare, nel ‘43 approda a Firenze, dove vivrà in clandestinità per qualche anno, prestando fra l’altro la sua collaborazione come medico volontario fra gli Alleati. Finalmente, nel ‘45 la guerra finisce, lasciandosi alle spalle milioni di morti e devastazioni Il inimmaginabili in tutti i Paesi. Dopo così lungo peregrinare senza un porto sicuro in cui rifugiarsi, Rita torna nella sua città natale (giusto poco prima dell’invasione tedesca del Belgio, riprendendo con più serenità le sue importanti ricerche insieme a Levi, sempre attraverso un laboratorio domestico. Poco dopo riceve un’offerta difficilmente rifiutabile dal Dipartimento di Zoologia della Washington University (St. Louis, Missouri). Accetta, dopo essersi però ben assicurata che potrà proseguire le stesse ricerche che aveva cominciato a Torino. La giovane Rita ancora non sa che l’America diventerà una sorta di sua seconda patria, vivendoci con incarichi prestigiosi per oltre trent’anni (diventerà professore di Neurobiologia), e precisamente fino al 1977. Ma vediamo nel dettaglio quali sono state le tappe di questa straordinaria ricerca che ha portato a risultati al- 11 Vita Accademica Il Presidente Sante De Angelis mostra la rassegna stampa dell’evento alla Senatrice. Accanto a sinistra il Maestro Egidio Ambrosetti, a destra il fotografo ufficiale Dario Frioni trettanto straordinari. I suoi primi studi (risaliamo agli anni 1938-1944) sono dedicati ai meccanismi di formazione del sistema nervoso dei vertebrati. Nel 1951-1952 scopre il fattore di crescita nervoso noto come NGF, che gioca un ruolo essenziale nella crescita e differenziazione delle cellule nervose sensoriali e simpatiche. Per circa un trentennio prosegue le ricerche su questa molecola proteica e sul suo meccanismo d’azione, per le quali nel 1986 le viene conferito il Premio Nobel per la Medicina (con Stanley Cohen). Nella motivazione del Premio si legge: “La scoperta del NGF all’inizio degli anni ‘50 è un esempio affascinante di come un osservatore acuto possa estrarre ipotesi valide da un apparente caos. In precedenza i neurobiologi non avevano idea di quali processi intervenissero nella corretta innervazione degli organi e tessuti dell’organismo”. Dal 1961 al 1969 dirige il Centro di Ricerche di Neurobiologia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Roma) in collaborazione con l’Istituto di Biologia della Washington University, e dal 1969 al 1979 il Laboratorio di Biologia cellulare. Dopo essersi ritirata da questo incarico “per raggiunti limiti d’età” continua le sue ricerche come ricercatore e guest professor dal 1979 al 1989, e dal 1989 al 1995 lavora presso l’Istituto di Neurobiologia del CNR con la qualifica di Superesperto. Le sue indagini si concentrano sullo spettro di azione del NGF, utilizzando tecniche sempre più sofisticate. Studi recenti hanno infatti dimostrato che esso 12 ha un’attività ben più ampia di quanto si pensasse: non si limita ai neuroni sensori e simpatici, ma si estende anche alle cellule del sistema nervoso centrale, del sistema immunitario ematopoietico e alle cellule coinvolte nelle funzioni neuroendocrine. Dal 1993 al 1998 presiede l’Istituto dell’Enciclopedia Italiana. È membro delle più prestigiose accademie scientifiche internazionali, quali l’Accademia Nazionale dei Lincei, l’Accademia Pontificia, l’Accademia delle Scienze detta dei XL, la National Academy of Sciences statunitense e la Royal Society. È inoltre da sempre molto attiva in campagne di interesse sociale, per esempio contro le mine anti-uomo o per la responsabilità degli scienziati nei confronti della società. Nel 1992 istituisce, assieme alla sorella gemella Paola, la Fondazione Levi Montalcini, in memoria del padre, rivolta alla formazione e all’educazione dei giovani, nonché al conferimento di borse di studio a giovani studentesse africane a livello universitario. L’obiettivo è quello di creare una classe di giovani donne che svolgano un ruolo di leadership nella vita scientifica e sociale del loro paese. Componente del CNR, attualmente si dedica a tempo pieno alla ricerca presso il laboratorio di biologia cellulare. E’ Presidente Onorario dell’Associazione Italiana Sclerosi Multipla, alla quale aveva già aderito nel 1968 dagli Stati Uniti, e dal 2001 è stata nominata dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi Senatore a vita. Rita Levi Montalcini mentre si appresta a dedicare una sua pubblicazione al Segretario dell’Accademia Mauro Camicia. Vita Accademica Conosciuti attraverso le foto i “figli” adottati a distanza dall’Accademia Bonifaciana e Gs di Anagni “Il vostro contributo ci è preziosis preziosissimo...” ssim mo...” ‡ di Riccardo Salvati sore al Commercio Guglielmo Retarvi, il Cav. Francesco Angrisani, Presidente Onorario dell’Anc e diversi amici che hanno sostenuto in primis la raccolta. Proprio in questi giorni sono arrivate al Presidente dell’Accademia Sante De Angelis, dalla Casa Generalizia dell’Ordine dei Caracciolini - Opera Missionaria, le foto dei quattro ragazzi adottati. Per l’ adozione scolastica il giovane adolescente Banguha Maniraguha, nato nel 1991 ha frequentato la 6° elementare. Per le adozioni complete a distanza i bimbi: Alice Shukuru nata il 1 marzo 2002 a Kasisi, Andrè Gato nato il 9 gennaio 1999 a Nyaruhange e Pascasie Nzyavake nata il 5 maggio 2001 a Katwiguru. Tutti questi giovani, naturalmente provengono da famiglie povere e numerose e si trovano nell’area della Missione dei Padri Caracciolini a Nyamilima nell’ex Zaire. Soddisfatto il Presidente dell’Accademia De Angelis: “Come tutti sanno l’Accademia Bonifaciana è un’Onlus, quindi, tra le finalità previste ci sono quelle di sostenere e promuovere iniziative di carattere educativo e culturale. Quindi, ho creduto una cosa buona e meritevole, varare questa iniziativa dell’adozione a distanza sostenendo l’idea del Direttore della Gs Roberto Pepa- Pascasie Nzyavake Come in molti ricorderanno presso la sede anagnina della Gs fu promossa qualche tempo fa la “campagna di solidarietà e di raccolta” per le Adozioni a distanza a favore della Missione dei Padri Caracciolini a Nyamilima - Repubblica Democratica del Congo (Africa Centrale), voluta dall’Accademia Bonifaciana di Anagni, con l’impulso del personale e direzione della stessa Gs. All’ evento furono presenti le massime Autorità cittadine: S.E. Mons. Loppa, Vescovo di Anagni-Alatri, il Sindaco di Anagni dr Carlo Noto, il Cap. Giampietro Romano Comandante della Compagnia Carabinieri, il Maresciallo Ugo Verrillo, Comandante della Stazione Carabinieri, Padre Jacques Superiore della Comunità Caracciolina “San Giovanni” di Anagni, l’AssesAndrè Gato 13 Vita Accademica attrezzature scolastiche...) sono ridotte non alla povertà, ma alla miseria più nera. Per cui, anche volendo sono impossibilitate a sopportare le spese della scolarizzazione dei figli. Una moltitudine di bambini e ragazzi - continua il missionario - bussa continuamente alla porta della nostra Missione implorando un aiuto che permetta loro di studiare e portare a termine gli studi. Il Vostro contributo è per il bambino adottato un aiuto indispensabile per andare a scuola, ciò porta uno sviluppo integrale per la personalità. Senza il vostro contributo passerebbe il tempo a non far niente con la possibilità di cadere nelle mani delle persone senza scrupoli”. Anche il dr Carlo Noto, a nome dell’Amministrazione Comunale, ha voluto ringraziare coloro che con il loro contributo hanno permesso queste adozioni: “Grazie di cuore all’Accademia Bonifaciana, all’Ordine dei Padri Caracciolini, nonché agli amici della Gs che hanno sostenuto fin da subito questa bella iniziativa. Che tanti concittadini continuino ad accogliere questa iniziativa con fervore e che sentano come proprio dovere di coscienza l’impegno etico della solidarietà universale… Dobbiamo acquisire uno stile di vita più sobrio, più ricco di condivisione e di convivialità”. Banguha Maniraguha rello e di tutti i suoi collaboratori e gli ho quindi proposto la missione dei Padri Caracciolini, ordine religioso presente ad Anagni fin dal 1725. L’adozione proposta non è un legame giuridico, ma è una maniera di immedesimarsi nelle esigenze più vitali di bambini che sono meno fortunati di noi, sono lontani, di colore diverso, ma sono ugualmente nostri figli-fratelli perché tutti apparteniamo alla stessa famiglia di Dio ”. Padre Paolo Di Nardo, missionario, così ha scritto nella lettera di ringraziamento al Presidente dell’Accademia: “Il Vostro contributo ci è preziosissimo soprattutto nella nostra zona, da anni, a causa dell’instabilità politica della guerra e guerriglia, dell’assenza totale dello Stato che non si preoccupa affatto della scolarizzazione della popolazione, la popolazione scolastica è scesa del 50% in quanto le famiglie devono farsi carico di tutto (stipendi ai maestri, tasse varie, Alice Shukuru 14 Avvenne 40 anni fa Paolo VI ad Anagni “Città Papale”. Era Giovedì, 1° settembre 1966 Papa Montini: “Bonifacio VIII, formidabile nella sua azione per la Chiesa e che ha dato con la sua presenza e la sua opera celebrità immortale a questa città” ‡ di Sante De Angelis Foto Archivio Accademia Bonifaciana Il Santo Padre Paolo VI, sostando 40 anni fa ad Anagni, insistette sul concetto fondamentale di questa visita e non dimenticabile giornata: la continuità della Chiesa, nella sua storia, nei suoi insegnamenti, della sua missione quaggiù. Paolo VI si soffermò sull’ininterrotto collegamento degli avvenimenti della Chiesa, che sembrano vincere le distanze del tempo, e sulla necessità che i cristiani si facciano sempre guidare dalla sapienza e dall’amore della Chiesa madre. “Sono stato a venerare la memoria del grande e Santo Pontefice Celestino - disse il Santo Padre - ma non si può rievocare la memoria di questi senza ricordare anche quella del suo successore Papa Bonifacio che fu tanto diverso da lui, formidabile nella sua azione per la Chiesa e che ha dato con la sua presenza e la sua opera celebrità immortale a questa città. Noi non stiamo qui - prosegui il Santo Padre - per avanzare rivendicazioni o tessere panegirici, né commemorazioni, ma unicamente per cogliere l’aspetto più caratteristico dell’opera di questo Pontefice. Nessuno ebbe, forse, più di lui tanti nemici, nessuno, come lui, fu tanto bersagliato, calunniato e perfino oltraggiato. Perché? - si chiese Paolo VI -. Perché al di là di certi atteggiamenti della sua personalità, della sua politica, del suo carattere, egli è stato il Papa che più degli altri ha affermato l’Autorità del Romano Pontefice, la continuità che ad esso deriva dall’aver ereditato il potere che Cristo aveva dato a Pietro e in Pietro a tutti i successori. Egli svolse il suo mandato apostolico con forme di autentica luce. Bonifacio VIII - osservò il Sommo Pontefice - ha fatto quello che oggi si vorrebbe fare senza forse riuscirci: quello che oggi si chiama «la scala dei valori». Perché Bonifacio VIII ha avuto l’intrepida forza di affermare la formula della più piena e solenne autorità pontificia, il concetto - che fu, poi, dagli altri Papi meglio definito - dell’esistenza dei due poteri, uno spirituale, l’altro temporale, entrambi sovrani nel loro ordine, salvo che nella loro applicazione nella vita umana: i valori dello spirito devono condizionare gli altri valori umani. 15 Avvenne La lezione di questo Papa è il senso dell’appartenenza alla Chiesa, la comprensione degli obblighi di lealtà alla gerarchia per ogni cattolico, dal momento che appartiene a una società organizzata. La gerarchia - disse ancora il Santo Padre - è la causa efficiente, il principio di vita della Chiesa. Dio non ci ha lasciato camminare come pecore senza guida, ma ha incaricato qualcuno di organizzare il suo Corpo Mistico. Perciò alla gerarchia dobbiamo obbedienza, una obbedienza, capita, professata, meditata, non come schiavi o vinti, ma come figli che la reclamano, l’amano, la servono. Posso domandarvi - esclamò, a questo punto, il Papa, suscitando come risposta un fervido e prolungatissimo applauso - la grazia che voi non vi rifiutate di amare il Papa? «Amate il Papa», al quale senza suo merito o ricerca è affidata la singolare missione di rappresentare il Signore davanti alla Chiesa universale e che non ha altra aspirazione se non quella di salvare, di farvi felici, perché la sua autorità è un servizio: il servizio del Servo dei servi di Dio”. Accennando agli avvenimenti storici vissuti dalla Cattedrale di Anagni da dove partirono le più gravi scomuniche contro re e imperatori e dove ebbe inizio lo scisma d’Occidente, l’Augusto Pontefice espresse l’augurio di pace, di fraternità, di amore; ed “il voto che da questo stesso luogo parta il fraterno invito a quanti sono ancora divisi dalla Chiesa perché sia ritrovata e raggiunta l’unità e si faccia un solo ovile sotto un solo pastore. Perché questo avvenga - concluse Papa Montini - voi dovete essere come lampade luminose nel cielo della Chiesa, esempio di carità e di rinnovamento spirituale come vuole il Concilio”. 16 Avvenne Paolo VI: “Celestino, rinuncia non per viltà, ma per eroismo di virtù e per sentimento di dovere” L’omaggio di Papa Montini al Predecessore San Celestino V a Fumone ‡ di Sante De Angelis “Il cuore del Papa trabocca di commozione, di gratitudine per l’accoglienza entusiastica e il primo grazie va al Vescovo, nella persona del quale il Santo Padre benedice l’intera diocesi di Anagni con il Clero, le Associazioni di Azione Cattolica lì riunite in convegno; l’intero popolo; le autorità civili, militari e politiche, a cominciare dal Sindaco, che Sua Santità ha poco prima incontrato. Diciotto anni or sono il Papa visitò Fumone e la contrada circostante; non c’era allora la bella strada attuale e neppure l’acqua; anche la campagna gli sembro meno rigogliosa, né vi erano alcune industrie ora sorte. E perciò il Santo Padre vuole benedire, con la diletta popolazione, anche il progresso realizzato e le trasformazioni che il progresso porta con sé. Esorta quindi la popolazione a profittare di questi miglioramenti e a restare sempre figli buoni della Chiesa, bravi cristiani, solleciti anche del bene altrui. Il principale scopo della visita è quello di rendere onore a San Celestino V perché fu Papa, fu santo e morì a Fumone. Dalla vita di San Celestino il Papa vuol trarre due insegnamenti. Il primo insegnamento ce lo dà la storia, che ci riporta a circa 700 anni or sono, mentre il medioevo si avvia al suo tramonto e fa vedere già l’alba di nuove condizioni di vita per Roma, per l’Italia, per l’Europa intera. La figura di Celestino V, come Pontefice, ci richiama alle origini della Chiesa, all’investitura data da Nostro Signore a San Pietro e ai suoi Successori: dobbiamo meditare su questa continuità apostolica, che supera vicende le quali sembrano le meno propizie e si perpetua fino a noi e nei secoli avvenire perché c’è il dito di Dio, una presenza divina nella Chiesa. Ecco 17 Avvenne alla fine dei secoli». Questo è il miracolo vivente del cattolicesimo. Il secondo insegnamento è dato dalla santità, dall’intreccio delle virtù cristiane con tutte le miserie e umane debolezze, che ne sono superate. San Celestino V, dopo pochi mesi, comprende che egli è ingannato da quelli che lo circondano, che profittano della Tua inesperienza per strappargli benefici. Ed ecco rifulgere la santità sulle manchevolezze umane: il Papa, come per dovere aveva accettato il Pontificato supremo, così, per dovere, vi rinuncia; non per viltà, come Dante scrisse - se le sue parole si riferiscono veramente a Celestino - ma per eroismo di virtù, per sentimento di dovere. E morì qui, segregato, perché altri non potesse profittare ancora della sua semplicità ed umiltà, e la morte non fu per lui la fine, ma il principio della gloria, oltre che nel paradiso, anche sulla terra”. Concludendo le sue parole, Paolo VI, prima di rinnovare la sua benedizione “alla terra così bella e cara”, invocò su tutti la protezione di Celestino V, esortando a viva devozione per il Santo Pontefice, e recitò con il popolo, a conclusione dell’incontro, un Pater, Ave e Gloria, per propiziare le grazie celesti e quindi una preghiera per tutti i defunti. il tempo di Pietro di Morrone: ventisette mesi di interregno nella Sede Apostolica; i Cardinali ridotti a dodici e in contrasto tra loro; tempi terribili. E Pietro Morrone, il santo eremita, è eletto ed è invitato ad ascendere sulla Cattedra di Pietro. Dopo aver esitato, accetta per dovere, e fa ingresso in Aquila sopra un asinello, come Nostro Signore, ma trova là due Re ad attenderlo. Ecco l’essenza della Chiesa, ecco il destino di Roma sede del Successore di Pietro: ovunque la decadenza è fatale, ma nella Chiesa c’è un carisma, c’è la promessa e la presenza divina: «Io sarò con voi fino 18 Cultura La Musica al tempo o di Bonifaci Bonifacio io VIII V ‡ di Cesare Marinacci Il periodo a cavallo tra i l XIII ed il XIV secolo è, per la storia della musica, uno dei più ricchi ed anche dei più complessi per la molteplicità delle correnti estetiche e filosofiche che si intrecciano sottilmente e penetrano ogni angolo della cultura tardo medievale. La musica è, dalle origini, strettamente connessa con il sacro,le si assegna in ogni cultura una funzione etica ed anche taumaturgica. Anche nel medioevo è grande l’attenzione prestata ai significati, all’estetica, ai doveri della scienza sonora ed è in questo campo che avvengono i mutamenti più significativi. Proprio nel periodo della carriera ed ancor di più della nomina papale di Benedetto Caetani, si verificano una serie di contingenze storiche, politiche ed estetiche che segnano, in tutti i campi del sapere, un mutamento importante e decisivo, ovviamente protagonista è la musica, ove pure correnti diverse tendono a ridefinire le regole, gli ambiti di appartenenza, la semantica e la semiotica dell’atto creativo. Negli anni trenta del Duecento, che vedono la nascita di Benedetto Caetani, giungono a maturazione e compimento alcune tra le espressioni musicali più importanti dell’epoca in ambito sacro e profano. Da un lato, la massima fioritura polifonica della cosiddetta Ars Antiqua, dall’altro quella della lirica poetica e devozionale monodica. Il futuro Papa nasce ad Anagni nel 1235, e allo stesso periodo appartiene una delle più antiche composizioni polifoniche conosciute ma indicata come perfettamente compiuta e notevolmente moderna per il nostro gusto. Proviene dall’Inghilterra, e possiamo immaginare che, data la sua popolarità, il Cardinale Caetani, operandovi come ambasciatore, l’abbia incontrata. Si tratta di Sumer is icumen in, un canone infinito a sei voci che sfrutta il principio della ripetizione ciclica di uno stesso materiale,andando a formare delle complesse e affascinanti armonie. Negli stessi anni, appaiono alcuni tra i primi e più importanti trattati sul mensuralismo, il principio con cui si stabiliva con precisione il ritmo e si annotava con chiarezza la durata dei suoni in una composizione, tra cui quelli di Johannes de Garlandia. L’ Ars Antiqua viene generalmente situata tra il 1160 ed i primi del Trecento quando si sfuma nella Ars Nova. In questo periodo si sviluppano enormemente gli studi e le applicazioni sulla pratica polifonica. La musica sacra ufficiale della chiesa era rappresentata esclusivamente dalla monodia del canto Gregoriano, ma dopo l’Anno Mille viene sempre più perseguita l’unione di più linee melodiche 19 Cultura per amplificare fonicamente le parole del testo sacro. Prassi di questo tipo si immaginano già ben prima del X secolo, ma successivamente il fenomeno viene sistematizzato ed ampliato nelle tecniche e nelle funzioni. Dobbiamo alla cosiddetta scuola di Notre Dame una grande fioritura della pratica polifonica che consisteva nell’associare alla melodia gregoriana tenuta sempre come base tradizionale e liturgica una e successivamente più melodie variate che procedessero insieme e fornissero un effetto grandioso in particolari occasioni celebrative.Era la nascita del contrappunto. Magister Leoninus e Magister Perotinus vengono ricordati come i massimi esponenti di questo stile. Siamo in presenza forse delle prime vere figure di compositori, che non si limitano ad ottenere accostamenti, quasi improvvisati, di materiali loro forniti, ma li ordinano in strutture analoghe a quelle che reggono le discipline del discorso, rifacendosi a canoni di simmetria classica, che gli permettono di ottenere, pur con una relativa esiguità di mezzi, delle ‘composizioni’, appunto, estremamente efficaci. Insomma,dalla forma il massimo dell’idea. L’autorevolezza fonica di tali elaborazioni, enfatizzata dalle riverberazioni naturali, chiaramente esaminate, dei luoghi di destinazione come le grandi cattedrali, di certo otteneva un effetto di maestosa e trepidante solennità, ben in accordo con il clima spirituale dell’epoca; siamo in presenza di composizioni dotate, in ogni caso, di una garantita immediatezza che tende, nel periodo successivo, a sfumarsi in favore di una maggiore speculazione intellettuale. La lirica profana si esprime invece attraverso la lingua volgare e le opere dei poeti musicisti che conosciamo sotto i nome di Trovatori. A loro dobbiamo numerose forme conservate in raccolte manoscritte denominate Chansonnniers. Le loro liriche esclusivamente monodiche potevano essere accompagnate da strumenti a corda e trattavano per lo più argomenti cavallereschi ed amorosi , ma anche satirici. Tra gli autori più importanti Guiraut de Bornehill ed Arnaut Daniel furono ammirati moltissimo da Dante Alighieri, ed addirittura Chretien de Troyes,autore di Lancelot , fu considerato il maggior poeta medievale prima di Dante, infine tra di loro annoveriamo anche Re Riccardo Cuor di Leone. Allo stesso vivace periodo che diede i natali a Benedetto Caetani risalgono anche i canti goliardici intonati dagli studenti viaggiatori, noti come Carmina Burana ed il primo enciclopedico trattato musicale che tratti in particolare degli strumenti, il De proprietaribus rerum del monaco francescano Bartholomaeus Anglicus. (1 continua...) 20 Grande successo per il Concerto Gospel Summit 2006 ‡ di Rossella Rossi Successo strepitoso per il Gospel Summit 2006, in una cornice d’eccezione: la splendida Piazza Innocenzo III, ha diffuso le note potenti e suggestive del Coro Gospel che raduna tra i più bravi coristi d’Italia e talenti di fama mondiale. Dopo l’animazione della Santa messa domenicale, presenziata da Monsignor Lorenzo Loppa, nella Cattedrale di Anagni, il Gospel Summit 2006 ha entusiasmato il numeroso pubblico di Piazza Innocenzo III che ha potuto godere della vista di una splendida Cattedrale illuminata. Direttore Artistico del Gospel Summit 2005, il dottor Gianni Blasi, impegnato attivamente nell’associazione InCanto Gospel, che ha voluto esprimere sentiti ringraziamenti e profonda ammirazione per Anagni: “E’ un’esperienza senza precedenti, che dimostra come sia possibile realizzare i sogni - ha confidato Blasi - Il 2006 è stato per noi un anno di esibizioni di altissimo livello, che hanno spaziato in territorio nazionale ed internazionale, ma sicuramente Anagni è tra le tappe privilegiate: al secondo appuntamento annuale, siamo veramente onorati Cultura noi a dover ringraziare voi. Abbiamo avuto l’onore di ascoltare le vostre voci, il vostro canto: ci avete regalato momenti unici, particolari, che ci hanno portato fuori dalla realtà elevandoci nel meraviglioso mondo della musica, dell’amicizia e del calore umano”. I forti applausi ed il calore degli anagnini hanno raggiunto il cuore del Maestro Bob Singleton che, visibilmente commosso, si è rivolto a tutti con un sentito e intenso “I love you”, per poi scatenarsi nel momento conclusivo della piacevolissima serata: energico il coinvolgimento del pubblico che ha partecipato cantando sonoramente e battendo il tempo nel momento clou dell’esibizione, mentre il coro scendeva tra la gente ed il Maestro Singleton dirigeva l’esibizione di una trascinante “Oh happy day”. di esibirci di nuovo in questa splendida città. Voglio ringraziare il Sindaco, dottor Carlo Noto, per averci accolto e per aver concesso il Patrocinio all’evento, e soprattutto Sua Eccellenza Monsignor Lorenzo Loppa, che ci ha dato l’onore di aprire ufficialmente, con il Gospel Summit 2006, i festeggiamenti per la fine dei lavori di restauro della splendida Cattedrale”. Le potenti voci bianche e nere dei cantori hanno diffuso estasianti note, canti spiritual, jazz e blues, nell’esibizione di un generoso gospel sacro, massima espressione di cultura e fede. Solista d’eccezione Deidra Valentine accompagnata dalle note gentili di Ernest Vaughan al pianoforte, il tutto sotto la direzione e l’entusiasmo di uno dei più noti direttori di coro del panorama gospel internazionale: il maestro statunitense Bob Singleton. I numerosi presenti, autorità religiose, politiche, tantissimi giovani, sono rimasti ammaliati da tanta armonia! Il Primo Cittadino ed il Vescovo Diocesano hanno particolarmente gradito l’esibizione, come è emerso nei ringraziamenti conclusivi: “Il gospel è un genere musicale immediato - ha espresso Monsignor Loppa - che parla un linguaggio in grado di arrivare al cuore della gente, che ha saputo accendere la speranza di molte popolazioni afro-americane, ma che, soprattutto, consente di abbattere le barriere, fuori e dentro di noi, perché guardando nel nostro cuore, cominciamo a parlare con lo stesso alfabeto, con lo stesso vocabolario. Tutto ciò, nel Cristianesimo ha un nome e un volto preciso: il Crocifisso Risorto”. “Questa sera - ha aggiunto il Sindaco Noto - siamo 21 Cultura Incontro con la stilista Maria Grazia Di Stefano “Terra di Grazia” un’attività di studio, consulenza, ricostruzione storica e creazione di abbigliamento ‡ di Patrizia De Angelis Maria Grazia di Stefano, premiata dall’Accademia Bonifaciana con il Premio Nazionale Bonifacio VIII - 2005, artista e artigiana atipica, nasce come stilista dopo aver frequentato un’Accademia Romana di moda e costume; collabora presto con note firme del mondo della moda, senza però mai abbandonare gli studi storici e l’impegno artistico. Due lauree l’ultima in Scienze dell’Educazione, crea e dirige da molti anni Terra di Grazia un’attività di studio, consulenza, ricostruzione storica, e creazione di abbigliamento. Terra di Grazia nasce da un forte senso artistico e dalla necessità di coniugare l’amore per la moda con la storia, ma alla base un gran desiderio: vestire i sogni, sembrerà strano a chi legge, ma è così che la Di Stefano pensa il vestire. L’abito diventa non solo rivestimento necessario o prodotto effimero legato alla vanità, ma la ricerca di 22 un’armonia fatta di bellezza, e naturalezza per questo l’idea di un “sogno ritrovato”. Complice la città in cui vive, Anagni, legata alle più grandi vicende della Storia e ai fasti medievali, inizia a creare abiti storici ed ispirati al costume. “I miei abiti - ci ha dichiarato la stilista - sono certamente il frutto di tanti anni di studio passati nelle biblioteche e pinacoteche in cerca di voci autentiche dal nostro passato, o a frugare tra gli scritti notarili per provare a capire cosa davvero ci fosse nelle cassapanche di un tempo, mediando poi queste conoscenze attraverso l’intuizione e la creatività. Ritengo che, per ricreare il passato attraverso l’abbigliamento, sia necessario un attento studio ed una ricerca di materiale il più possibile attendibile, ma non sono d’accordo nella pedissequa trasposizione del “visto e copiato” da opere d’arte ed illustrazioni antiche, poiché a volte forvianti. Molte opere d’arte rappresentano - continua la Dottoressa - il proprio tempo non con necessità descrittiva, ma per scelta legata al committente, al soggetto ad allegorie sul tema rappresentato ecc…, per questo ci deve essere alla base della ricostruzione di un abito un grosso lavoro di comparazione. E’ importante invece, mediare l’attendibilità storica con l’arte, un connubio stilistico che rende “unico” e prezioso il potersi rivestire di un abito d’altri tempi. Si dovrebbe nel mondo del re-enactment, “spingere” per una vera cultura sul costume, attivando le energie per intraprendere anche la strada impervia dell’archeologia, ma senza dimenticare mai quel senso artistico, che rende l’Italia la patria del bello e dell’arte. La Sartoria Storica si avvale di collaboratori anziani, custodi di un sapere antico, che permettono ai miei abiti di essere particolarmente affascinanti con finiture e cuciture “d’altri tempi”, senza facili scappatoie di taglio e cucito moderno e con uso di materiali nobili quali, lini, sete, lana, cotoni, canape, per rivestirsi armonizzandosi con la Natura, evitando il più possibile l’uso di fibre artificiali. I miei impegni attuali - e conclude - sono relativi alla “creazione” di abiti del periodo alto-Medievale, Vikingo, e Rinascimentale, notevole è poi l’impegno nell’elaborazione di articoli per un’importate giornale di settore “Rievocare” di cui curo la rubrica di Storia del costume e sociologia della moda”. Cultura Realizzata grazie all’Associazione “Vivere per Fiuggi”, nata da un’ idea di Ambrosetti Grandi Eventi di Fiuggi, con la collaborazione dell’Accademia Bonifaciana di Anagni Quando “Aqua Domini” divenne l’Acqua di Bonifacio VIII… ‡ di Mario Passerini La seconda rievocazione storica della consegna dell’acqua miracolosa a Papa Bonifacio VIII, ha avuto il successo meritato ed aspettato. Nonostante che ad un certo punto, un temporale fermasse momentaneamente la sfilata, proprio nel bel mezzo di piazza Spada, il progetto si è concluso tutto per il meglio, grazie anche alla tenacia e alla bravura dei musici e dei figuranti che hanno composto il Corteo Storico dell’Accademia Bonifaciana di Anagni. Realizzata grazie all’Associazione “Vivere per Fiuggi” presieduta dal signor Carlo De Amicis, l’iniziativa è nata da un’ idea di Ambrosetti Grandi Eventi di Fiuggi, con la collaborazione dell’Accademia Bonifaciana di Anagni presieduta da Sante De Angelis ed il Patrocinio del Comune di Fiuggi, rappresentato dal Vice Sindaco Pierluigi Ambrosetti, dall’Assessore Stefano Giorgilli e dal Consigliere delegato al Commercio Biagio Girolami. A presentare l’evento, come lo scorso anno, il prof. dott. Gaetano D’Onofrio, che ha prospettato al pubblico delle grandi occasioni che ha assiepato la cittadina termale, il Corteo Storico costituito appositamente, come accennato dal Sodalizio intitolato a Papa Cajetani di Anagni e dai Musici del Gruppo Sbandieratori di Carpineto Romano, presieduto dal signor Roberto Cicciotti. Gran parte della realizzazione degli abiti sono stati di “Terra di Grazia” della dr Maria Grazia di Stefano di Anagni e della signora Anna Maria Manicuti Tommasi di Anagni. La partenza della corte papale, è avvenuta dall’Albergo Universo, messo gentilmente a disposizione dall’Assessore al Turismo Stefano Giorgilli, per proseguire alla volta dall’ingresso delle “Fonti Acqua di Bonifacio VIII” per dirigersi, dopo un breve percorso interno delle terme, in fondo al viale che costeggia piazza Spada, dove in un apposito palco adibito a Sala del trono, Bonifacio VIII, ha ricevuto gli Aitanti Cursori Pontifici Orlanduccio ed Ugone, con l’acqua miracolosa, passata poi alla storia proprio con il nome del Papa anagnino. Da ricordare alcuni punti salienti dello storico episodio. Messer Ugone e Maestro Orlanduccio, aitanti cursori dello Stato Pontificio, iniziarono i 23 Cultura loro lunghi e avventurosi viaggi da Roma ad Anticoli e viceversa quasi alla fine del tredicesimo secolo e un anno prima dell’Anno Santo ideato da Bonifacio VIII, al secolo Benedetto Cajetani. Viaggi lunghi e perigliosi per portare al Santo Padre l’acqua che sgorgava dalla “Fonte Miracolosa” sita a quaranta miglia dall’Urbe, in un verde paese della provincia Romana: Anticoli. Era l’Anno Domini 1299. Quaranta miglia, pari a settanta chilometri, da percorrere con muli recalcitranti e con il pericolo di essere assaliti da briganti che non andavano tanto per il sottile e che, non trovando da portar via gioielli e denari, lasciavano sgozzati sul posto bipedi e quadrupedi. In cinquantuno viaggi, che iniziarono nel gennaio 1299 e si protrassero fino al primo mese del 1303, Ugone e Orlanduccio trasportarono ben 187 partite d’acqua con muli recanti due “bydrie”, recipienti di rame stagnato che garantivano la perfetta conservazione del liquido. L’acqua di Anticoli permise al più famoso dei Papi anagnini di poter curare con pieno successo la sua calcolosi urinaria e una cisto-pielite che in precedenza gli causava ricadute sempre più frequenti e dolorose. Grazie all’acqua 24 di Fiuggi Bonifacio ritrovò forza e vigore. Grazie a Bonifacio VIII l’acqua di Fiuggi veniva conosciuta in tutto il mondo e “Aqua Domini” divenne l’Acqua di Bonifacio VIII. Successo anche per l’esibizione dei Musici, che al termine hanno accolto il resto del Corteo e Papa Bonifacio, interpretato magistralmente da Mario Tommasi, con il card. Niccolò Boccassini, interpretato da Mario Cerasaro. “Ringrazio di cuore il Comune di Fiuggi, l’Associazione Vivere per Fiuggi ed Ambrosetti Grandi Eventi - ha detto il Presidente dell’Accademia Bonifaciana De Angelis - per l’ennesima fiducia nell’affidarmi l’organizzazione del corteo storico, anche quest’anno abbiamo offerto ai fiuggini e a tutti gli ospiti uno spettacolo degno, così come è lo stato fatto lo scorso anno. Devo dire che come debutto, il nostro Corteo “accademico” ha fatto una gran bella figura e per questo non posso non ringraziare la dottoressa Di Stefano e la signora Manicuti per gli abiti davvero eccezionali, il Dr D’Onofrio per la sua presenza e tutti gli amici che in ogni ordine e grado mi sono stati vicino nell’allestimento della manifestazione”.