Mompileri, 14 agosto 2016 Massimo Palumbo. Do lettura del

Transcript

Mompileri, 14 agosto 2016 Massimo Palumbo. Do lettura del
SANTA MESSA
SOLENNITÀ DELL’ASSUNZIONE DI MARIA VERGINE (MESSA DELLA VIGILIA)
Mompileri, 14 agosto 2016
ALL’INIZIO DELLA CELEBRAZIONE EUCARISTICA
Massimo Palumbo. Do lettura del messaggio dell’Arcivescovo, S.E. Mons. Gristina, che – pur
impossibilitato a partecipare per impegni precedentemente assunti – ci ha tenuto a far giungere a
tutti i presenti a questa celebrazione il suo indirizzo di saluto:
“Carissimi nel Signore,
Mi associo molto volentieri a voi in questa iniziativa mariana che caratterizza la CL
catanese, a cui sempre prendeva parte il compianto Don Ciccio.
Lo ricordiamo tutti con tanto affetto nella ricorrenza del primo anniversario del suo
passaggio alla vita eterna.
Lo amiamo pensare alla presenza di Gesù, della Madonna e di S. Agata, della quale era tanto
devoto e nella cui festa di agosto egli l’anno scorso chiudeva la sua indimenticabile giornata terrena.
Egli certamente prega per noi, affinché ciascuno di noi possa far tesoro della sua ricca
testimonianza umana, cristiana e sacerdotale.
Vi ricordo nella preghiera, sicuro che anche voi farete lo stesso per me”.
S.E. Mons. Salvatore Gristina, Arcivescovo Metropolita di Catania
9 agosto 2016
Ringraziamo di cuore S.E. Mons. Rapisarda, Nunzio Apostolico emerito in Bolivia, Congo,
Brasile e infine in Portogallo; grande amico di don Ciccio e – insieme al carissimo Mons. Salemi –
suo vero compagno di cammino, dagli anni giovanili in seminario fino alle ultime ore della sua vita
terrena, esattamente un anno fa. La ringraziamo di cuore, Eccellenza, per la sua affettuosa
partecipazione a questa celebrazione e per la sua sincera amicizia nei confronti della nostra
esperienza.
1
OMELIA DI S.E. MONS. ALFIO RAPISARDA
Un anno fa, esattamente nella ricorrenza della solennità liturgica dell’Assunzione della
Beata Vergine Maria, di cui questa sera stiamo celebrando la vigilia, alcuni di noi – la sorella, il
cognato, il nipote Pier Luigi, Mons. Baturi e Mons. Salemi e qualche altra persona di cui mi sfugge
il nome – ci siamo dati appuntamento nell’abitazione di Don Ciccio, a Catania, e con lui e per lui
abbiamo commemorato l’anniversario della sua ordinazione sacerdotale, che ricorreva quel giorno.
Tutti i presenti eravamo coscienti che quello sarebbe stato l’ultimo incontro con Don Ciccio su
questa terra; perciò quell’assemblea di preghiera è stata particolarmente toccante ed emozionante.
L’anno scorso è stato lui a volerci vicini, quasi a volersi congedare da noi; oggi siamo noi
che ci raccogliamo in preghiera attorno a lui e anche questa volta ci raccogliamo in preghiera per lui
e con lui non solo per ricordarlo al Signore con questa Santa Eucaristia, ma per fare memoria di lui
che avvertiamo presente in mezzo a noi. Don Ciccio, infatti, non è solo un ricordo del passato caro,
apprezzato e ammirato, ma è uno che, come il profeta Geremia si è lasciato sedurre dal Signore
(Ger. 20, 7) fino a perdere la sua vita per Lui, spendendola con generosità e con gioia in beneficio di
quanti gli è toccato di incontrare lungo il cammino della sua esistenza terrena. Perciò lo crediamo
presente oggi in mezzo a noi, perché amiamo pensarlo nel gaudio del suo Signore, di cui è stato
servo buono e fedele (Mt 25, 21).
Fare memoria in senso biblico, infatti, non significa, come comunemente intendiamo,
rievocare il ricordo di qualcuno o di qualcosa che non è più con noi; significa invece rivivere e
sentire come se fosse presente quel tempo o quella qualcosa che abbiamo vissuto nel passato;
soprattutto significa far rivivere quel qualcuno che abbiamo conosciuto, frequentato e amato nel
passato.
Fate questo in memoria di me, e non a ricordo di me, ha detto Nostro Signore ai suoi
nell’Ultima Cena. E noi, ogni volta che lo facciamo “riattualizziamo” quell’ultima cena e ci
troviamo ad essere commensali con Gesù nel Cenacolo. Fu così che bastò solo prendere il pane,
benedirlo e spezzarlo perché i due discepoli di Emmaus riconoscessero Gesù che stava a tavola con
loro (cfr. Lc 24, 30). In quel momento essi rivissero la emozione che avevano vissuto nel Cenacolo.
Anche noi, ripetendo quelle parole che il Signore ci ha comandato, riviviamo questa sera la
stessa emozione degli Apostoli; riviviamo anche l’emozione che abbiamo vissuto quel pomeriggio
del 15 agosto dello scorso anno e, come allora, anche Don Ciccio partecipa alla nostra emozione. E
2
anche oggi Don Ciccio, col silenzio, reso più eloquente della parola, continua ad offrirci ciò che lui
ha chiamato “la cosa più cara” che possedeva; la cosa più cara di cui è vissuto e che ha profuso: “la
speranza cristiana”. Ed anche oggi ci esorta a non farci vincere dalla tristezza e dalla paura, dalla
stanchezza e dalla disperazione. Perché il Signore è grande ed è padre che comprende e perdona,
mette alla prova ma dà la forza di sopportarla e soprattutto mette nel cuore di ciascuno di noi il
desiderio di carità che porta ad alleviarla negli altri. Così palava in occasione della festa dei suoi
60 anni di sacerdozio nel carcere di Piazza Lanza, in quel luogo di espiazione e di riscatto da lui
prediletto, perché considerato luogo dove la sofferenza della detenzione carceraria si coniuga col il
rispetto per la dignità della persona.
Sempre in occasione della celebrazione del suo sessantesimo anniversario di ordinazione
sacerdotale, rileggendo la sua vita con il cuore della Madonna che è espresso nel suo Magnificat,
come ha tenuto a premettere, ha confessato che è stato provvidenziale per lui l’incontro con Don
Giussani, senza del quale – ha detto – io non sarei ciò che sono.
Permettetemi una confidenza personale. Sento di dover dire, per dovere di gratitudine, che
per me Don Ciccio è stato l’uomo provvidenziale senza il quale io non sarei ciò che sono. Ci siamo
conosciuti e frequentati in un periodo delicato della vita del Seminario. Ed è stato in quel periodo
che Don Ciccio è apparso nella mia vita e da allora mi ha sempre accompagnato coi suoi consigli, i
suoi suggerimenti e la sua costante e fraterna amicizia. Sono sicuro che Don Ciccio uomo
provvidenziale lo è stato anche per tanti altri che, assieme a me, gli sono grati e riconoscenti.
Oggi, facendo memoria di lui, amo pensarlo con la Madonna; con colei che è beata perché
ha saputo ascoltare la parola di Dio e metterla in pratica. E della Madonna Don Ciccio è stato figlio
tenero, devoto e fedele durante la sua vita terrena.
ALLA FINE DELLA CELEBRAZIONE EUCARISTICA
Massimo Palumbo. A nome di tutti, ringrazio S.E. Mons. Rapisarda per la sua paterna benevolenza
e per averci testimoniato come don Ciccio continua a offrirci la cosa più cara che possedeva: la
speranza cristiana. E che anche oggi ci esorta a non farci vincere dalla tristezza e dalla paura. Infatti,
il ricordo e la testimonianza di don Ciccio, e di tutto ciò che è scaturito dalla sua vita, ci rilanciano
oggi nel mondo per vivere e testimoniare in ogni ambiente la passione per Cristo e per ogni uomo,
soprattutto per i fratelli più bisognosi, nella sequela di papa Francesco e del Movimento.
3