NOVITÀ - Camminare Web

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NOVITÀ - Camminare Web
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FUORI STRADA
Il Tor des Geants
in Valle d’Aosta
SPECIALE
NOVITÀ
Arte, terme e sport
sui Colli Euganei
DOG TREK
tutto da imparare
OTTOBRE NOVEMBRE 2015
Euro 4,90
Anno 11 - N. 55 - Bimestrale - Fusta Editore - MEPE Distribuzione Editoriale - Via Ettore Bugatti 15 - 20142 Milano - Poste Italiane S.p.A sped. in abb. post. D.L. 353/2003 (comp. in legge 27/02/04 n. 46) Art. 1 c. 1: LO/MI - I SSN 1974-5397
TREKKING
A spasso con gli asinelli
ESPLORAZIONI
La costa del Salento
VIAGGI
La scelta delle calzature
per i camminatori
L’INCANTO
DEL VIAGGIO LENTO
Alla scoperta della vera libertà
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editoriale
di Roberto Mantovani
[email protected]
Camminare
fa bene alla mente
L
’estate si è già trasformata in ricordo. È stata lunghissima, calda,
addirittura torrida, anche ad alta
quota. Nonostante le nevicate della
tarda primavera, i ghiacciai hanno continuato a fondere anche quando la neve
che ricopriva la superficie si è trasformata in acqua, e si sono assottigliati più
che nelle stagioni passate. In compenso
le molte settimane di sole hanno richiamato ovunque gente dalle città.
Nel suo ormai abituale viaggio attraverso la catena delle Alpi – portato a termine in gran parte per motivi professionali ma anche per piacere – chi scrive
ha incontrato folle di camminatori.
Escursionisti abituali ma anche neofiti o
frequentatori occasionali dei sentieri.
Gente che usava i bastoncini con gesti
eleganti e persone che li trascinavano
senza aver capito come si utilizzano. Ragazzi dal passo leggero anche sul ripido
e ciabattoni che spalmavano con mala
grazie le estremità inferiori su stradine
sterrate e mulattiere. Tutti comunque
accomunati dalla curiosità per la natura
e il movimento. Come se la stagione
calda li avesse indotti ad abbandonare
senza rimpianti la sicurezza della città e
li spingesse a scoprire un mondo nuovo,
nascosto ai loro occhi per gran parte dell’anno.
In questo periodo è già tempo di bilanci,
di riflessioni. D’altra parte – è inevitabile
– i colori autunnali inducono al ricordo,
persino alla nostalgia. Ed è facile che la
mente torni alle camminate estive. Ci si
pensa spesso, si riguardano le fotografie scattate e poi infilate frettolosamente
in una qualche cartella del pc, ci si ragiona su, si fanno progetti per il futuro,
ci s’impone di migliorare stile e prestazioni, magari di cambiare attrezzatura.
E inevitabilmente si finisce per rileggere qualche articolo e ci si lascia tentare dal titolo di qualche libro.
Grandi pensatori e umili viandanti nel corso dei
secoli si sono accorti che durante la marcia
s’impara ad ascoltare il proprio cuore, e che si
diventa lucidi e creativi. Come per incanto, la
mente si ripulisce dalle nebbie che la offuscano.
Poco importa che nell’era della velocità l’andare a
piedi sia considerato un atto anacronistico. Noi
continuiamo a insistere
Lo abbiamo fatto anche noi, non solo in
quest’ultimo periodo. D’altro canto, oltre
che un lavoro, la nostra è anche una
passione. E stavolta abbiamo pensato di
condividere con i lettori pensieri, ragionamenti, suggestioni, suggerimenti bibliografici. Su questo numero, oltre alle
abituali rubriche, a monografie di itinerari e a reportage, abbiamo cercato di introdurre anche qualche nuovo elemento
di consapevolezza per chi è attratto da
escursioni, passeggiate e itinerari di carattere sportivo. Lo abbiamo fatto ospitando un articolo – leggetelo con attenzione: si intitola Viaggi a piedi e nuove
resistenze – che propone una serie di riflessioni sull’arte di camminare. Lo
scritto fa il punto sulla filosofia del muoversi a piedi. Raccoglie citazioni di filosofi, antropologi e scrittori. Le elabora
con metodo critico, le mette in fila, le
collega, ne estrae l’essenza. Provate ad
allineare il vostro passo con quello degli autori: scoprirete quanta filosofia si è
fatta in passato e si continua a fare oggi
sugli spostamenti bipedi dell’homo sapiens. Grandi pensatori e umili viandanti nel corso del tempo si sono accorti
che durante le lunghe marce s’impara a
ascoltare il proprio cuore, ci si relaziona
con gli altri in modo semplice e privo di
diffidenza. Si diventa lucidi e creativi,
come per incanto la mente si ripulisce
dalle nebbie che la offuscano, e «l’essenziale si rivela inaspettatamente». E
poco importa se, nell’era della velocità,
l’atto del camminare può sembrare un
comportamento anacronistico ai fanatici
del dinamismo a oltranza e se gran
parte dei contemporanei lo assumano
come un «indicatore simbolico» di
scarso prestigio sociale. Che l’andare a
piedi, nella società attuale sia considerato quasi come uno sberleffo alla contemporaneità ormai è più che assodato.
Di tutto ciò, però, è senz’altro il caso di
diventare consapevoli, di farci su qualche riflessione. Si tratta di argomenti
verso i quali ogni tanto è bene – e anche piacevole e appagante – rivolgere il
pensiero e distillare riflessioni. Perché, se
è vero che la civiltà «è nata con i piedi»,
cioè nel momento in cui l’uomo ha assunto la posizione eretta e ha rinunciato all’uso degli arti superiori per spostarsi sulla Terra, bisogna che la lezione
che si ricava dal contatto con il suolo arrivi alla mente, trovi il suo spazio e si
espanda fino a modificare la nostra visione del mondo.
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novità editoriale
Ci sono certi posti lassù
dove finiscono le mulattiere.
Erte nude senz’alberi,
lastre di arenaria come lapidi,
in bilico nel vento.
E crinali infiniti, su frammenti di terre.
MAT T EO MESCH I ARI
tre montagne
Tre montagne, tre storie accidentali sulla
fine e sul senso.
Un vecchio che tenta
un’ultima scalata ma
non si sa se ritorna,
due amici che si trovano e si perdono
sui sentieri della Resistenza, un figlio
che ascolta le ultime
parole del padre in
un bosco senza
tempo.
Tre paesaggi e tre
poetiche di paesaggio, perché la
trama dei racconti,
in questo libro, è un pretesto per raccogliere
frammenti di spazio, movimenti di vento, geologie e
passaggi di luce. Perché quello che conta, per una
volta, è il modo in cui le terre si corrugano e popolano i sogni.
Mentre le storie degli uomini rimpiccioliscono sotto
montagne che somigliano a mondi, i vuoti e i pieni
delle cime funzionano come masse mancanti, come
baratri per le domande: chi siamo diventati? che
cosa abbiamo lasciato? che cosa stiamo per dare a
chi verrà dopo di noi? Per un attimo i paesaggi sembrano offrire indizi. Ma le montagne sono bambini.
Crescono e vanno via.
MATTEO MESCHIARI
(Modena 1968) è autore di saggi e testi letterari. Professore
di Antropologia e Geografia all’Università di Palermo, ha studiato il paesaggio in letteratura (in particolare Campana, Biamonti e la Linea ligustica) e svolge ricerche sullo spazio percepito e vissuto in ambito europeo ed extraeuropeo.
Ha formulato la Landscape Mind Theory, con cui sostiene che
la mente dell’uomo è geneticamente e culturalmente paesaggistica, e ha proposto nuovi modelli interpretativi per l’arte paleolitica franco-cantabrica. La Wilderness, la città e il camminare sono al centro della sua scrittura.
Pag. 184 | F.to 13x20 cm | € 14,90 | ISBN 978 88 98657 37 7
Ottobre Novembre 2015
IN REDAZIONE:
DIREZIONE E REDAZIONE:
Fusta Editore
via Colombaro dei Rossi 2 B
12037 Saluzzo (CN)
tel. 0175.211955
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EDITORE
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DIRETTORE RESPONSABILE:
Roberto Mantovani
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Alma Brunetto
Mattia Bianco
Laura Colognesi
Giorgio Damilano
Maurizio Damilano
Gianfranco Bracci
Vito Paticchia
HANNO COLLABORATO:
Santo Alfonzo
Gianni Audisio
Ilaria D’Aprile
Mauro Baldassarri
Bartolomeo Davide Bertinetto
Pino Dellasega
Giulio Capitelli
Rocco Cardamone
Alberto Cavaglion
Martina Fabbri
Gualtiero Falco
Leonardo Favale
Paolo Fissore
Emilio Fissore
Tatiana Gedda
Luca Mercalli
Franco Michieli
Annalisa Porporato
Samanta Rondinone
Stefania Siccardi
Franco Voglino
CONTRIBUTI FOTOGRAFICI:
Giulio Capitelli
Ilaria D’Aprile
Pino Dellasega
Martina Fabbri
Gualtiero Falco
Leonardo Favale
Francesco Littera
Roberto Mantovani
Franco Michieli
Annalisa Porporato
Franco Voglino
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Luca Zaramella / Chiara Uscotti
P.zza IV Novembre, 101
Maerne di Martellago (VE)
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Valter Gaboardi
Tel. 329.8619328
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Reggiani spa - Brezzo di Bedero (VA)
DISTRIBUZIONE PER L’ITALIA:
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Registrazione Tribunale di Saluzzo: n. 161
ISSN 1974-5397
Una copia: 4,90 euro;
Abbonamento annuale (6 numeri): 25 euro
Abbonamento annuale dall’estero: 105 euro
Numeri arretrati: 7 euro
In copertina:
Tor des Geants 2015 - ph Enrico Romanzi
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sommario
1
4
40
Editoriale
di Roberto Mantovani
Arte, Terme e Sport
sui Colli Euganei
Camminare tra le nuvole
Le Alpi
sono quasi nude!
48
di Luca Mercalli
6
26
Esplorazioni
56
Fitwalking allenamento
62
di Maurizio Damilano
Ci troviamo a...
34
Idee&Consigli
66
Con i bastoncini
21
68
Appuntamento
26
72
Nordic Walking
Il nuovo libro di Pino Dellasega
Fuori strada
74
Tor des Geants 2015
38
Report dal mondo
Fitwalking e nordic walking
nel sud della Svizzera
e in Sud Tirolo
Itinerari per famiglie
Con gli asinelli
in Valle Stura
di Franco Voglino e Annalisa Porporato
Viaggi a piedi
e nuove resistenze
Sfaccettature
La Via Francigena
tra fede e rinascita
Dog trekking
Camminare
a sei zampe
di Mauro Baldassarri
78
InSalute
L’idratazione
non è un optional
di Samanta Rondinone
di Gualtiero Falco
34
Filosofia del camminare
di Rocco Cardamone
di Mattia Bianco
28
Finisterre
Il piccolo mondo
greco-albanese
di Ilaria D’Aprile e Leonardo Favale
Skipass 2015
non solo sport invernali
di Pino Dellasega
Report
Lungo i percorsi
dell’altra guerra
di Alberto Cavaglion
Il Nordic Walking Park
delle terme d’acqua
di Paolo ed Emilio Fissore
20
Lungo la Via
dei cavalleggeri
di Martina Fabbri e Giulio Capitelli
Scarpe senza fine
16
Itinerari in Italia
di Gianfranco Bracci
Una riflessione
importante
12
14
Itinerari in Italia
La costa
del Salento
di Vito Paticchia
Camminare
notando l’invisibile
di Franco Michieli
8
Speciale Veneto
80
InSalute
La lombalgia, un dolore che
non guarda in faccia nessuno
di Santo Alfonzo
www.camminareweb.it
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camminare
tra le nuvole
di Luca Mercalli
Le Alpi
sono quasi nude!
A fine agosto chi faceva un’escursione su un ghiacciaio si trovava a
camminare due metri più in basso rispetto allo scorso anno.
Il gran caldo della stagione ha avuto effetti devastanti sulla residua coltre
glaciale alpina: il tasso di fusione è raddoppiato.
Dopo il 2050 ci saranno calotte di ghiaccio solo sopra i 4000 metri.
Più oltre, ci attende una situazione inedita. Cosa succederà?
C
i siamo lasciati, nello scorso
mese di luglio, nel bel
mezzo di un’estate calda e
molto umida, preoccupati per le
settimane a venire. Il seguito della
stagione non è stato migliore, anche se dopo ferragosto si è registrato qualche pioggia e un ridimensionamento delle temperature.
Nel complesso, quella del 2015 è
stata in Italia la terza estate più
calda degli ultimi duecentocinquant’anni. Il record continua ad
appartenere all’estate del 2003,
seguita da quella del 2012. Ma
se quest’anno non si sono superati
i limiti storici, è solo perché il mese
di giugno ha fatto registrare delle
medie un po’ più basse; altrimenti,
considerato il trend record del periodo successivo, le temperature
stagionali avrebbero fatto registrare
cifre certamente superiori.
Per i camminatori, nelle settimane
appena trascorse, si è registrata
una situazione inedita. In parecchi
casi, sulle Alpi, escursionisti e
trekker si sono ritrovati a tu per tu
con un terreno sconosciuto, mai
osservato in precedenza. Sono
spariti molti nevai che da sempre
ricoprivano conche e pendii e sono
apparsi ambienti inediti, lembi di
mondo che per tempi lunghissimi
non avevano mai visto il sole, se
non con un primo assaggio nel
2003. Ma il caldo ha avuto effetti
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devastanti anche sui ghiacciai alpini: il loro tasso di fusione è raddoppiato rispetto al solito. Se negli ultimi anni le superfici glaciali
si abbassavano di un metro per
estate, quest’anno si sono assottigliate di due metri. Se quest’anno, a fine agosto, percorrevi
un ghiacciaio, ti trovavi due metri
più in basso dello scorso anno. In
luglio, la fusione ha fatto sparire 7
centimetri di ghiaccio al giorno.
Chiaro che sui ghiacciai più ampi
non è così facile accorgersi del
cambiamento se non si dispone di
punti di riferimento precisi, ma
sui corpi glaciali più piccoli il fenomeno è evidente. Soprattutto
per chi frequenta con regolarità
gli stessi luoghi.
Considerando i fatti e la media
delle temperature (le stagioni
estive più calde si sono succedute
tutte negli ultimi quindici anni), è
possibile che nel 2050 la stragrande maggioranza dei ghiacciai
alpini sia scomparsa quasi tutto,
con le eccezioni delle calotte che
stanno più in alto, oltre i 4000
metri, come sul Monte Bianco e
sul Monte Rosa; il resto, con qualche possibile eccezione continuerà
a vivere solo nel mondo dei ricordi.
Qualche numero può aiutarci a
capire meglio la situazione. Il 15
settembre scorso, il team della Società Meteorologica Italiana ha coordinato l’abituale campagna di
misure sul ghiacciaio Ciardoney,
nel gruppo del Gran Paradiso. Quest’anno le operazioni sono state
particolarmente articolate e, oltre ai
consueti rilievi del bilancio di
massa e della variazione frontale,
sono state effettuate anche prospezioni con il georadar, per determinare gli spessori della colata glaciale. I risultati? L’elaborazione dei
dati è tuttora in corso. Ad ogni
modo, sono state registrate delle
massicce perdite di spessore glaciale, tra i 155 e i 375 cm (presso
la fronte). E si è constatato anche
un massiccio ritiro della fronte. In
media il regresso frontale è stato di
23,5 m, dato che porta a ben 412
m il ritiro cumulato dal 1971. Ovviamente, il bilancio di massa è
stato molto negativo, pari a -1,90
m di acqua equivalente, ovvero un
paio di metri di spessore ghiaccio,
che ora sono in mare, con il conseguente aumento del suo livello.
Per trovare una situazione simile a
quella attuale nella storia del clima,
dobbiamo tornare indietro nel
tempo a 7000 anni fa, al periodo
successivo all’ultima grande glaciazione. Il guaio, però, è che oggi
non siamo affatto arrivati a un capolinea, la temperatura sta conti-
esplorazioni
di Franco Michieli
Camminare
notando l’invisibile
Ogni lembo di terra possiede parti invisibili: dettagli che non si percepiscono
appieno o memorie di eventi, significati legati al vissuto di chi lo osserva.
Se venisse distrutto, la ferita non sarebbe solo ecologica, ma anche
psico-fisica per chi ha instaurato una relazione profonda con quel territorio
S
ullo scorso numero di “Camminare” abbiamo parlato del viaggiare con mappe mentali; oggi
aggiungiamo un altro tassello, superando il solo aspetto tecnico dell’orientarsi, per scoprire come la memoria
operi anche proiettando nel territorio
caratteristiche che danno un valore speciale a ciascun luogo, riconoscibile solo
da chi possieda un particolare patrimonio culturale e di ricordi appresi proprio dagli insegnamenti di quel pezzo di
terra.
In altre parole, ogni territorio conserva
in sé parti invisibili: alcune sono semplicemente quell’infinità di dettagli ed
eventi che nessuno può percepire per
intero, neanche passandovi la vita; altre
sono fatte della storia di un legame vissuto con quel paesaggio, che si porta
dentro chi con esso è in relazione, per
lunga frequentazione o per averlo incluso nella propria immaginazione.
Per esempio: in una prateria, le infinite
vicende che si svolgono tra milioni di
fili d’erba nei rapporti tra innumerevoli
specie di insetti che lì convivono resterà
sempre “invisibile” e misteriosa anche
per chi abita accanto: quel prato merita rispetto anche perché contiene
molto di più di quello che possiamo
aspirare a conoscere di lui.
Allo stesso tempo, chi vi è nato e cresciuto porta in sé la memoria di eventi
piccoli o grandi che hanno caratterizzato nel tempo quella prateria – lavori
del passato, fatiche, incontri, gioie, incidenti, costruzioni o alberi poi scomparsi, animali con le loro tane, e così
via – e di conseguenza significati, per
certi versi “mitici”, che il luogo ha as-
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sunto per chi l’ha frequentato: quali la
sacralità di certe alture, sorgenti o alberi nella visione di popolazioni native,
o anche, più semplicemente, per la
memoria di singole persone che vi
hanno vissuto qualcosa di memorabile.
Anche per questo secondo motivo ogni
luogo merita rispetto: se venisse stravolto, per esempio con l’arrivo delle
ruspe per modellarvi una pista da sci, la
ferita non sarebbe solo ecologica, ma
anche psico-fisica per chi ha vissuto in
simbiosi col luogo e vede distrutto proprio l’elemento invisibile a lui sacro.
Innumerevoli popoli hanno perso la
propria identità proprio a causa del trasferimento forzato lontano dai propri
simboli territoriali sacri, o della trasfor-
FIT
WALK
ING
ALLENAMENTO
di Maurizio Damilano
In un periodo in cui
iniziano ad aumentare
gli eventi dedicati
al fitwalking, e sempre
più spesso il mondo
della corsa sta
cercando di inserire
questa disciplina nelle
sue manifestazioni,
è necessario ribadire
un concetto
fondamentale.
La prerogativa
principale del
fitwalking non è la
velocità di punta o di
risultato cronometrico
finale. Per questo c’è la
marcia atletica.
Parliamone insieme
Ottobre Novembre 2015 / camminare 8
Una riflessione
importante
L
’autunno suggerisce una serie di
eventi che accompagneranno il
mondo del fitwalking sino in
prossimità delle feste natalizie con le
ultime prove della stagione. Si tratta in
genere di prove che aiutano i fitwalker
nella preparazione alla partecipazione
a impegnative prove su lunghe distanze, le maratone in particolare, che
sono spesso obiettivo centrale per
molti dei più sportivi o performanti in
questa seconda parte dell’anno. Esse
comunque offrono spunti per test o
momenti per rompere la monotonia
dell’allenamento e ritrovare il passo
giusto stimolati dal camminare con
molti altri compagni di strada.
Tutto ciò mi suggerisce di riflettere ancora una volta su stimoli e motivazioni, ma soprattutto sul senso vero
del fitwalking. Il capire dove il rapporto tra velocità e tecnica trova il suo
equilibrio.
Credo non vi sia dubbio che il fitwalking visto dal lato sportivo, pur mantenendo la sua natura non agonistica
– ossia intesa proprio come un non
porsi in “agone” con gli altri –, ha comunque un senso intimo di competizione con se stessi. Una sfida personale che deve però essere ben
governata.
Partirei dal riflettere sui titoli che accompagnano le prove di fitwalking.
Non ho mai sentito pronunciare il termine “gara” nel classificare una prova
di fitwalking, e se ciò è capitato, è
stato quasi sempre un lapsus sfuggito
a chi proviene dalle fila agonistiche
dello sport.
Già questo ci invita a ragionare sul
fatto che, anche dove si possiede uno
spirito più competitivo, l’approccio
deve sempre essere quello corretto di
chi, pur nella ricerca di una soddisfacente, o ottima, prestazione personale,
deve rimanere ancorato allo spirito
della disciplina.
In poche parole, deve sempre preva-
lere come primo aspetto l’adeguato rispetto dell’idea del camminare, che è
l’essenza vera del fitwalking. Voler eccedere nei ritmi al fine di trovare sempre maggiore soddisfazione dalla prestazione, senza che ciò corrisponda a
un corretto e onesto controllo della
tecnica, esce dalla filosofia del fitwalking e, sono certo, alla lunga non soddisfa neppure gli stessi protagonisti
che si sentiranno sempre più spesso
indicati come utilizzatori di un gesto
differente che non rispecchia l’immagine del fitwalking.
So che questo è un tema che molto
spesso viene affrontato, nel bene o
nel male, anche dai nostri istruttori.
Gestire gruppi in cui si differenziano
profondamente mentalità di fitwalker
life style o performer style con gli sport
style più spinti non è facile. A volte si
rischia anche di rompere degli equilibri. Pertanto è giusto sempre ricordare che il fitwalking, pur nel rispetto
dell’approccio ed aspettative singole,
e che si evidenziano appunto sin dalla
sua nascita attraverso le tre tipologie
che inquadrano i fitwalkers, non ha
nella prestazione intesa come velocità di punta o di risultato cronometrico finale la sua prerogativa principale. Ho già detto dell’equilibrio tra
tecnica e prestazione, ma vorrei che
questo concetto fosse veramente ben
compreso, e direi che il fitwalking che
sfocia in un’eccessiva ricerca di agonismo prestativo non solo può, ma
dovrebbe confluire nella marcia atletica. Lì è il vero campo per mettersi in
gioco da questo punto di vista. Si può
ricercare la prestazione al massimo
livello ma si è controllati dal punto di
vista tecnico. Non si possono adattare
le regole tecniche alla prestazione ma,
piuttosto, è la prestazione che si
adatta ai limiti imposti delle regole
tecniche.
Tornerei però un attimo su due aspetti:
Scarpe senza fine
Si fa presto a parlare di calzature per la camminata sportiva,
ma nella pratica ogni specialità richiede accorgimenti diversi.
Che spesso non ricalcano quelli adottati dalle aziende produttrici
nel confezionamento delle scarpe per l’agonismo. Da questo numero
“Camminare” inaugura una rubrica di idee e consigli per aiutare i lettori
nella scelta del materiale più adatto alla pratica del cammino
Il mondo del cammino sta cambiando, e la grande
crescita che ha vissuto negli ultimi anni non ha lasciato indifferente i produttori di abbigliamento sportivo. I più sensibili si sono accorti che esiste un
mondo di sportivi lontani dall’agonismo e dalla performance, migliaia di amanti del benessere e di appassionati che, per prendersi cura della propria
salute o per il semplice piacere di farlo, mettono un
paio di scarpe e camminano. E non rinunciano alla
qualità dei materiali per il semplice fatto di non cercare un piazzamento in classifica.
Alcune aziende di calzature sportive si sono accorte
di questo cambiamento e hanno deciso di credere
nel numero crescente di camminatori, dedicando alcuni modelli all’attività specifica del cammino. Perché non basta una qualsiasi scarpa da ginnastica
per praticare la camminata sportiva. O meglio:
chiunque sarebbe in grado di correre 40 minuti
anche indossando i jeans, ma dal momento che esistono dei pantaloncini pensati appositamente, perché non approfittarne?
Il camminatore ha esigenze diverse da chi pratica la
corsa. Questo perché completamente diverso è il
movimento compiuto dal piede nel sostenere e spostare il peso del nostro corpo. Diversi sono i materiali e diversa è la costruzione. La scarpa da
walking, in particolare, necessita di maggior flessibilità nella zona mediale per accompagnare la rullata del piede dal tacco fino alla punta delle dita. Nel
cammino è importante sfruttare il più a lungo possibile la spinta, per cui la scarpa lascia il terreno in
prossimità delle dita.
Un’altra differenza rispetto alla corsa è il punto di
appoggio. Se nella corsa questo può variare notevolmente, nel cammino, a meno di condizioni di
pendenza particolari, il piede tocca terra sempre
con il tallone. Una scarpa da walking quindi dovrà
Ottobre Novembre 2015 / camminare 14
presentare una buona ammortizzazione sotto il calcagno, e una smussatura più accentuata per facilitare
l’appoggio.
Detto ciò, il mondo del cammino mostra una straordinaria varietà di preferenze. Fitwalking, nordic walking,
escursionismo, trekking, alpinismo, ognuna delle quali
richiede particolari accorgimenti nei confronti del piede.
Se ormai da anni l’escursionismo,
il trekking e l’alpinismo hanno trovato
il supporto di calzature specifiche,
fitwalking e nordic walking non hanno
ancora l’attenzione che meritano.
La sensibilità dei produttori sta
crescendo, ma non sono ancora molti
quelli che offrono una linea dedicata. Per
questo motivo scegliere una scarpa da
walking spesso può voler dire passare in
rassegna le scarpe esistenti, non pensate
specificamente per questo uso, e
valutarne i punti di forza
e debolezza.
Ed è qui che entriamo in gioco noi. La rubrica che
inauguriamo su questo numero di “Camminare” ha lo
scopo di valutare le calzature sportive pensate per i
camminatori e quelle che possono essere utilizzate
con buon profitto pur essendo nate per altre attività. Il
punto di arrivo di questa nuova avventura saranno i
lettori, a cui contiamo fornire un valido aiuto nella
scelta.
CON I
BAS
TON
CINI
di Paolo ed Emilio Fissore
Sul fondo della Valle
dell’Agno, al cospetto
del grandioso panorama
delle Piccole Dolomiti
vicentine, c’è un
grandioso Park per gli
appassionati della
camminata nordica con
i bastoncini. Con una
vasta scelta di itinerari
di ogni tipo, dalle
passeggiate serali e
notturne intorno al
centro abitato, alle
escursioni di ampio
respiro negli angoli più
belli del comprensorio
Ottobre Novembre 2015 / camminare 16
Il Nordic Walking Park
delle terme d’acqua
«
Recoaro, come paesaggio, è una
delle più belle esperienze; e questa sua bellezza io l’inseguita prodigandovi con zelo e fatica. La bellezza
della natura, come ogni altra bellezza,
è gelosa, e vuole che si serva lei sola».
Così si esprimeva il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche in una lettera a Peter
Gast, compositore e suo amico, del 17
giugno 1881. E in effetti sono in molti
a ritenere che l’ambiente naturale sia il
maggior patrimonio di Recoaro, circondato dalle Piccole Dolomiti, montagne
molto interessanti dal punto di vista alpinistico ed escursionistico, che offrono
la possibilità sia della gita domenicale,
sia di itinerari impegnativi.
Per molti Recoaro Terme (6400 abitanti, in provincia di Vicenza), situato
nell’alta valle dell’Agno, sul fondo di
una conca – nota anche come Conca di
Smeraldo – a 445 metri di altitudine, è
sinonimo di acque minerali: l’oligominerale Lora è commercializzata, mentre
le altre acque minerali sono utilizzate
nelle terme delle Fonti centrali fin dalla
loro scoperta avvenuta nel 1689.
Una certa notorietà di Recoaro – e qui
ci riferiamo all’esperienza e all’interesse
personale per l’argomento (Paolo Fissore è autore di un libro sulla pubblicità,
n.d.r.) – deriva anche da alcuni slogan,
del tipo «Stimola ma non stordisce il
gingerino Recoaro»; e da personaggi
della pubblicità televisiva che negli anni
‘60 piacevano tanto ai bambini. Vi ricordate dello slogan «Chiaro, limpido:
Recoaro»? Lo recitava Capitan Trinchetto a Carosello.
Detto questo, per chi si occupa di cammino Recoaro ha oggi una precisa identità: è un centro di pratica e divulgazione della camminata nordica che si
distingue a livello nazionale per la presenza di un “super” Nordic Walking
Park, realizzato in collaborazione con
l’amministrazione comunale e il contributo della Regione Veneto, con ben 12
percorsi per uno sviluppo complessivo
di 80 km. E non parliamo solo di tabelle
segnaletiche, bensì di un vero e proprio
modello di organizzazione della pratica
collettiva e individuale della camminata
nordica che ha avuto impulso dall’Associazione dilettantistica sportiva Nordic
Walking Recoaro e dalla N&W Evolution,
che ne costituisce per l’appunto l’evoluzione più recente.
È grazie a questi sodalizi che il grande
Park ha preso vita con attività di fitness
aerobico, con escursionismo praticato
in luoghi idonei all’impiego della tecnica, corsi base e avanzati, oltre ad attività collegate all’insegna dei “nordic
sport”, come winter nordic walking, nordic ski, nordic shooting, nordic gymstik,
ecc. Per non dire delle attività enogastronomiche, culturali e di interesse
scientifico svolte insieme alla pratica del
cammino con i bastoncini.
Per saperne di più, come consuetudine,
abbiamo voluto approfondire l’esperienza del NW Park Recoaro parlandone
con un esperto del luogo, Stefano Orsato, tra gli artefici, insieme ad altri,
delle tante iniziative nate e sviluppate in
questo angolo di Veneto.
Stefano, istruttore di nordic walking dal
2006, è master trainer della SINW e
tecnico specialista FIDAL per la stessa
disciplina. Da sempre appassionato di
sport all’aperto, predilige il nordic walking, passando dalla mountain bike agli
sport invernali in genere. Fa parte del
Consiglio direttivo della ASD N&W Evolution, associazione che accoglie anche
istruttori e praticanti dei vicini comuni di
Schio, Valdagno e Valli del Pasubio. A lui
abbiamo posto qualche domanda.
Com’è nata l’idea del NW Park Recoaro Terme e come si è concretizzata?
L’idea del Nordic Walking Park è partita
dall’esigenza dell’associazione di avere
sul territorio dei percorsi riconoscibili, disponibili e proponibili a tutti, in sicurezza
e ben “tabellati”. Oltre agli istruttori dell’associazione, per la realizzazione hanno
Appuntamento
Skipass 2015
non solo sport invernali
Arrampicata sportiva,
Slackline, Snow Bike
e Freeride: al Salone del
Turismo e degli Sport
Invernali è di scena
la montagna bianca
A
rrampicata sportiva, slackline,
snow bike, freeride e prove libere dedicate agli appassionati
della montagna. Skipass, il Salone del
Turismo e degli Sport Invernali in programma a ModenaFiere dal 29 ottobre
al 1° novembre, è “una panoramica
completa delle attività sportive in montagna” – spiega Paolo Fantuzzi, amministratore delegato di ModenaFiere. Dal
boulder, dove si svolgerà il Campionato
Italiano di arrampicata sportiva fino alla
slackline con clinic, zona testing per il
pubblico e la gara conclusiva di Italian
Trickline Championship. Snow Bike Village, una delle novità della ventiduesima edizione, è uno spazio espositivo
esterno riservato alla versione invernale
della bike, “snow” appunto, e alle performance in montagna. Skipass Climbing Awards è la nuova iniziativa per la
promozione dell’arrampicata sportiva
che si inserisce nel programma di valorizzazione della montagna e dei suoi
protagonisti inaugurato con Snowpark
Awards, e arricchitosi negli anni con
l’assegnazione di Snowboard, Freestyle
e Freeride Awards. Tornano anche l’area
“Freestyle & Freeride”, dove conoscere il
mondo della neve libera, e l’area “Out-
door”, dedicata alla montagna a 360
gradi, teatro delle esibizioni di slackline.
L’area esterna si trasforma in un villaggio alpino dominato dalla Ski Area innevata con neve vera dove provare sci,
snowboard, telemark ma anche pattinaggio e ciaspole nella pista sul ghiaccio e sci di fondo nell’anello creato per
la manifestazione. Attesa per le premiazioni degli Skipass Awards, i premi
della montagna bianca, che eleggeranno gli ambasciatori d’eccellenza delle
discipline freeride, freeski e snowboard, oltre che gli snowpark più amati.
Da giovedì 29 ottobre a domenica 1° novembre
Orari dalle 9.30 alle 19.30
Luogo ModenaFiere, viale Virgilio, 70/90 (uscita Modena Nord sull’A1)
Ingresso Intero 15,00, Ridotto 13,00 da 7 a 13 anni e over 65,
bambini 0-6 anni gratuito
Contatti tel. +39 059 848380, skipass.it
Edizione 2014 90.000 visitatori, 20.000 mq di superficie espositiva,
115 convegni e conferenze stampa
ph Giovanni Marchesi
Ottobre Novembre 2015 / camminare 20
Nordic Walking Camp per istruttori
dal 16 al 18 ottobre 2015 a Recoaro Terme (VI)
Concluso con successo l’International
Nordic Walking Festival 2015, adesso
tocca al CAMP riservato alla grande famiglia rossa degli istruttori.
Recoaro Terme si vestirà di rosso
SINW dal 16 al 18 ottobre per una
tre giorni all’insegna delle novità, delle
testimonianze e dell’amicizia, che da
sempre contraddistingue il popolo della
camminata nordica. Una paese vestito
a festa per accogliere gli amici e colleghi istruttori, per far sì che questo momento conviviale sia portatore di
ulteriori novità nel campo della SINW.
Esiste già un programma di massima
che verrà affinato man mano che si avvicina questo nuovo emozionante momento.
Se il venerdì sarà dedicato all’accoglienza, alla conoscenza sul campo tra
gli istruttori, il sabato sarà dedicato agli
interventi, che come al solito sono
aperti a tutti quanti vogliano portare la
loro testimonianza sul mondo del nordic walking.
Ottobre Novembre 2015 / camminare 22
Il sabato sera una sorpresa finale: saremo ospiti dell’istituto Alberghiero Artusi di Recoaro Terme, fucina di cuochi
riconosciuti a livello mondiale, per una
cena dove i piatti locali si mescoleranno
ai migliori piatti Italiani; sbrigatevi però
a prenotare perché abbiamo a disposizione al massimo 120 posti.
La domenica 18 sarà quindi dedicata, come da tradizione, ad una nordicata in compagnia. Ci sposteremo
con un trasporto veloce verso il Monte
Civillina, ai confini con i comuni di Recoaro Terme, Schio e Valdagno, per una
camminata in compagnia seguendo la
seconda linea della prima guerra mondiale. In questa occasione sosteremo
sulle piazzole adibite al comando di
linea e qui un amico istruttore e storico
ci illustrerà brevemente cosa successe
cento anni fa. In questi tre giorni ci accompagneranno i colori dell’autunno,
che a Recoaro Terme assumono tonalità particolari, per cui consigliamo la
macchina fotografica.
Oltre agli istruttori, hanno garantito la
presenza i nostri sponsor tecnici di
punta, con presentazioni di novità.
Venerdì 16 ottobre
Dalle ore 14.00 accoglienza presso i
gazebo presenti all’entrata del paese
e smistamento verso gli hotel convenzionati
Ore 19,30 cena presso i ristoranti convenzionati
Ore 21,30 salita al colle di Santagiuliana per ammirare l’anfiteatro delle
Piccole Dolomiti
Sabato 17 ottobre
Dalle ore 8,30 alle ore 9,30 accoglienza partecipanti
Dalle ore 9,30 alle ore 12,30 interventi
Dalle ore 12,30 alle ore 14,00 pranzo
presso gli hotel convenzionati
Dalle ore 14,00 alle ore 18.00 interventi
Fitwalking
e nordic walking
nel sud della
Svizzera e
in Sud Tirolo
Idee e programmi per la prossima stagione in due
diversi angoli delle Alpi. Luoghi d’incanto in cui
l’arte di camminare trova spazio in un paesaggio di
rara bellezza, tra boschi, praterie curatissime e
architetture che invitano alla contemplazione
n Testo e foto di Gualtiero Falco
Ottobre Novembre 2015 /camminare 29
Un anno di emozioni
con i piedi per terra
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Abbonamenti direttamente dal sito: www.camminareweb.it - [email protected]
L’abbonamento avrà inizio dal primo numero raggiungibile dopo il ricevimento della richiesta.
Con gli asinelli
in Valle Stura
Proprio così: escursionismo in sella e a passo d’asino.
Per i bambini, un bel gioco. Per gli adulti, un modo
nuovo di muoversi a piedi, sgravati dai bagagli.
Si tratta di un’esperienza che si sta diffondendo
in molti luoghi delle Alpi e degli Appennini.
Questa volta vi indichiamo una meta alpina,
da raggiungere insieme ai più piccoli
n Testo e foto di Franco Voglino e Annalisa Porporato
Ottobre Novembre 2015 / camminare 35
INSERTO PROMOZIONALE
Arte, Terme e Sport
sui Colli Euganei
Parco, colli
e sentieri
Impossibile non innamorarsi del fascino senza
tempo dei Colli Euganei, in cui il ritmo della vita
sembra rallentare regalando nuova armonia allo
spirito. Querce secolari e boschi di castagno si
alternano alla macchia mediterranea ed ai
terrazzamenti coltivati a vigneto e a frutteto.
Per preservare la ricchezza di flora e fauna
nel 1989 è stato istituito il Parco Regionale
dei Colli Euganei.
Il Parco Regionale si estende su un’area collinare di
origine vulcanica di circa 19 mila ettari e può essere
esplorato in auto, a piedi o in bicicletta, scegliendo
tra le diverse strade panoramiche
e gli oltre 20 sentieri attrezzati che ne risalgono
i versanti. Antichi borghi, eremi e raffinate
architetture delle ville venete raccontano secoli
di storia, di arte e di tradizione. La tranquillità
dei Colli Euganei e la magia dei loro scorci sono
stati ispirazione e rifugio di poeti come Petrarca,
Foscolo, Byron e Shelley.
ph Emil Pettinà
A passo lento
La costa
del Salento
Un angolo del Mediterraneo dalla storia
antichissima, che ha visto l’alternarsi di civiltà,
popoli e culture. Il Parco regionale Costa Otranto Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase, di
recente istituzione, costiutuisce un motivo di
interesse per visitare la regione. E l’antico reticolo
viario, che intreccia tratturi, sentieri, stradine rurali
e percorsi interpoderali, oltre a collegare la costa
con l’entroterra, permette di camminare in questi
luoghi in tutte le stagioni dell’anno
n Testo e foto di Vito Paticchia
Ottobre Novembre 2015 / camminare 49
Lungo la Via
dei cavalleggeri
Un percorso vista mare in Toscana, a breve
distanza da Piombino. Una bella idea per una gita
autunnale. Per immergersi nella natura ma anche
per interesse culturale. Nella zona operava infatti
Vittorio Giorgini, uno dei grandi nomi
dell’architettura moderna
n Testo e foto di Gianfranco Bracci
Ottobre Novembre 2015 /camminare 57
Report
di Martina Fabbri e Giulio Capitelli
Lungo i percorsi
dell’altra guerra
Non c’è stata solo quella del 1915-’18, ricordata
quest’anno da tutti. E anche altre montagne
– ad esempio gli Appennnini – hanno conosciuto
i giorni terribili di un grande conflitto armato.
L’idea, questa volta, è stata quella di attraversare
a piedi l’Italia lungo la Linea Gotica. Da mare a
mare, per 362 chilometri, toccando i luoghi dei
combattimenti di settant’anni fa lungo i rilievi
dell’Appennino tosco-emiliano
Ottobre Novembre 2015 /camminare 62
S
ono partiti dal mare. In una giornata che preannunciava tempesta, hanno iniziato ad allontanarsi dalla costa, un passo dopo l’altro.
Hanno puntato in linea retta verso le
Alpi Apuane, che maestose si stagliavano di fronte a loro, ispide e irte, decisi a scavalcarle. Dalle pendici di
Monte Carchio hanno imboccato il sentiero 33, approcciandolo con timore e
rispetto, con le gambe che un po’
hanno tremato, che li ha condotti al
Passo degli Uncini, all’ombra della nobile cima di Monte Altissimo. Ma il
mare non voleva rassegnarsi, continuava ad inseguirli. Li tentava con l’intensità del suo azzurro a fare ritorno. E
gli scagliava addosso il temporale, in segno di massima offesa. Costringendoli
finisterre
di Alberto Cavaglion
Il piccolo mondo
greco-albanese
In Calabria, tra Jonio e
Tirreno, lungo i sentieri
che circondano Carfizzi,
Pallagorio e San Nicola
dall’Alto, dove molti
secoli fa trovarono
rifugio i migranti
dell’altra sponda
del Mediterraneo.
Un bel modo di
riscoprire una cultura
e le figure più
interessanti dei suoi
intellettuali, da Umberto
Zanotti Bianco al
pastore evangelico
Giuseppe Gangale,
allo scrittore Carmine
Abate
Ottobre Novembre 2015 / camminare 66
C
amminare tra due mari è
un’esperienza irripetibile, non
inusuale nell’Italia del sud,
tanto più emozionante se in luoghi
carichi di memorie storiche. Storie,
come sempre, di minoranze e di migranti di ieri in fuga da una sponda all’altra del Mar Mediterraneo.
Finisterre si trasferisce questa volta in
provincia di Crotone, per suggerire
una serie di passeggiate sugli speroni
rocciosi di tre località dove intenso è
stato nel Quattrocento, l’arrivo di profughi greco-albanesi o, meglio, arbëresch. Nella storia del Mediterraneo,
se analizzata sul lungo periodo come
insegna Braudel, l’attraversamento del
mare e la ricerca di una nuova terra
d’asilo è una costante.
In tutta l’Italia centro-meridionale, con
particolare intensità in questo fazzoletto di terra calabrese, dopo il disfacimento dell’impero bizantino dall’Albania si trasferirono qui decine di
migranti, che hanno conservato tradizioni e una lingua – non un dialetto! –
cariche di suggestioni. Ancora oggi
quelle tradizioni si ripercuotono nelle
feste patronali, nei canti, nei proverbi
e nelle filastrocche per i bambini. I tre
paesi principali greco-albanesi sono
Carfizzi (Karfici), Pallagorio (Puheriu),
San Nicola dall’Alto (Shen Kolli). Camminare per i sentieri che avvolgono
questi paesi, da dove è possibile contemplare Jonio e Tirreno con uno
sguardo unico, significa ritornare con
la memoria ad alcune figure eroiche
del meridionalismo italiano, come Umberto Zanotti Bianco, archeologo e difensore del paesaggio mediterraneo,
oltre che strenuo oppositore del regime. Ritrovo dopo tanti anni la sua figura nei romanzi di Carmine Abate, lo
scrittore calabrese, che nel 1991 con
Il ballo tondo ha dato inizio a un’appassionante rivisitazione e attualizzazione di quella lingua mescidata, dove
l’italiano, il dialetto calabrese e la lingua arbëresch formano un impasto
che non ha nulla da invidiare alla lingua ibrida siciliana adoperata da Camilleri nei suoi gialli più fortunati. Fin
quassù non arriva il commissario Montalbano. I personaggi sono fissati in un
contrasto che va al di là dell’attualità e
attinge al Mito.
Nato a Carfizzi, paese arbëresch della
Calabria, emigrato lui stesso in Germania, Abate ha conservato la freschezza allegra dei suoi antenati, «sanizzi come una sarda» per dirla nella
Umberto Zanotti Bianco
Giuseppe Gangale
Filosofia del camminare
di Ilaria D’Aprile e Leonardo Favale
Viaggi a piedi
e nuove resistenze
Spesso si comincia a passeggiare soprattutto
per acquisire una buona forma fisica.
Ma ciò che induce le persone a perseverare è
la ricerca di sé e del mondo nell’atto di camminare.
Attraverso il viaggio a piedi si sperimenta per la
prima volta una curiosa libertà: lungo viottoli e
sentieri si fa l’esperienza di vivere fuori dal sistema.
Si impara che il mondo non crolla se non si è
sempre connessi. E si capisce che la libertà vera
è un po’ di pane, un bicchiere d’acqua fresca,
un orizzonte sconfinato
Ottobre Novembre 2015 / camminare 68
L
a scoperta dell’altrove è stata
una delle ragioni più forti di spostamento per i gruppi umani alla
ricerca dell’esotico. Non a caso LeroiGourhan affermava che la specie
umana ha «inizio con i piedi». Eppure la maggior parte dei nostri contemporanei sembra averne perso memoria, credendo, senza dubbio, di
«discendere soprattutto dall’automobile». Nonostante gli ingorghi del traffico e gli incidenti di cui essa è causa,
l’automobile è la protagonista del quotidiano e ha reso il corpo un elemento
accessorio per milioni di persone. Infatti in un mondo dominato dalla
fretta, perdere tempo a camminare
sembra un atto anacronistico e rappresenta uno sberleffo alla modernità.
Nell’immaginario collettivo, dunque,
la cultura del viaggio intesa come rapporto immediato con il territorio sembrerebbe oggi in declino. Come spiega
sfaccettature
di Rocco Cardamone
La Via Francigena
tra fede e rinascita
L
a giornata appena trascorsa è
stata molto impegnativa, quasi
40 chilometri di percorso seguendo il segnavia (il pellegrino colorato
in giallo) che indica il cammino al viandante. Il percorso, molto suggestivo,
quasi tutto sul tracciato originario, sembra non aver subito grossi cambiamenti
nel corso dei secoli e si è sviluppato
quasi tutto lontano dalle moderne arterie principali. Il tempo, a parte una debole pioggerellina nella parte centrale
della giornata, è stato clemente e anche
l’orografia, con brevi saliscendi, ci ha
permesso di percorrere i 51.367 passi
odierni.
Tuttavia il fondo quasi esclusivamente
di pavé, il peso dello zaino sulle spalle,
la stanchezza accumulata dai giorni
precedenti e il rifugio poco confortevole trovato per trascorrere la notte
(quello preventivato non aveva ricevuto
la nostra prenotazione e risultava pieno)
hanno un po’ minato l’entusiasmo e la
voglia di proseguire; i piedi gonfi e un
accenno di tendinite fanno il resto. Il
suono della sveglia impostata sul telefonino mi coglie di sorpresa mentre il
film della giornata mi scorre nella
mente.
«Accidenti, sono già le 21!». È l’ora
del consueto contatto telefonico con
casa; cerco nello zaino il cellulare e,
Ottobre Novembre 2015 / camminare 72
Gli antichi percorsi della fede, spesso lunghi centinaia
di chilometri, sono tornati di attualità, e non solo per
motivi religiosi. C’è molta laicità, tra i camminatori.
Qualunque sia lo spirito che muove trekker e
viandanti, gli aspetti psico-emotivi del viaggio a piedi
sono uguali per tutti: il desiderio di conoscere,
di rinunciare anche solo temporaneamente alle
comodità quotidiane. Il potersi allontanare
mentalmente dalle (in)certezze del vivere moderne,
riscoprire sé stessi
dopo averlo accesso, aspetto il segnale.
Troppo debole, per riuscire a chiamare.
Salto giù dal letto e mi sposto fuori dall’ostello, per cercare il segnale giusto.
Come un moderno rabdomante, brandendo il cellulare al posto della bacchetta in legno, zigzago per le viuzze del
piccolo centro con lo sguardo fisso al display. Alla fine, non senza aver attirato
la divertita e curiosa attenzione dei locali, riesco a chiamare casa: «Ciao,
Gianni. Come stai? Quanti chilometri
avete fatto oggi? Ha piovuto? Dove siete
a passare la notte?».
Come al solito mia moglie riesce a farmi
una sequenza infinita di domande
senza aspettare le mie risposte. Dopo
aver sedato la sua curiosità, non senza
fatica, mentre mi saluta, mi dice: «Però!
40 chilometri non sono pochi: pigro
come sei, non avrei mai immaginato
che saresti andato avanti così tanto. Riguardati e ricordati che non sei più un
giovanotto». Pochi altri convenevoli, due
informazioni sugli anziani genitori e
chiudo.
D’improvviso mi sento diverso, la stanchezza sembra svanita e anche il dolore
Dog trekking
di Mauro Baldassarri
Camminare a sei zampe
Fare sport in simbiosi col cane
O
ggi almeno la metà delle famiglie italiane ospita un animale domestico, con una
netta prevalenza di cani e gatti. Ma
mentre questi ultimi, così come uccelli, conigli, pesci e via discorrendo,
non sono censiti, sui cani abbiamo
dati certi: 6,95 milioni di esemplari
scodinzolano allegramente in case e
giardini. Un esercito imponente distribuito anche fra di noi camminatori,
che sempre più spesso vogliamo farli
partecipare alle nostre “imprese”. E
facciamo bene: uno studio della Michigan State University ha evidenziato
come chi cammina in compagnia del
proprio cane abbia il 34% di possibilità in più di raggiungere gli obiettivi
minimi raccomandati di esercizio fisico settimanale, fissati dall’Istituto in
150 minuti di moto. Questo è dovuto
al fatto che, come ormai è noto, il legame affettivo con l’animale svolge
una potente azione di rinforzo psicologico e motivazionale, rispondendo
ad una serie di bisogni emotivi in
grado di migliorare lo stato di benessere psicologico e psicofisico. Sappiamo inoltre che gli animali, e i cani
in particolare, hanno capacità sociali
e cognitive ben sviluppate che permettono loro di intrecciare relazioni
anche complesse con gli umani. Tutto
questo per dire che camminare con il
proprio cane è bello e utile e che sono
sempre più frequenti le occasioni per
farlo, sia in forma di trekking, sia di fitwalking sia di nordic walking. All’ultimo Fitwalking del Cuore, ad esempio
(Saluzzo, 18 gennaio 2015), sono
state ben 200 le iscrizioni “a sei
zampe”. Un trend in crescita che merita di essere incoraggiato e sostenuto
prestando attenzione alle specificità
di ciascuna disciplina affinché camminare con il proprio cane, e non solo
portarlo a spasso, diventi un’attività
sempre più diffusa. Ovviamente sem-
Ottobre Novembre 2015 / camminare 74
Molti la praticano tutti i giorni. Ma la passeggiata
con gli amici a quattro zampe può trasformarsi
in un comportamento più consapevole
pre in sicurezza e nel rispetto delle esigenze di tutti, bipedi e quadrupedi.
Abbiamo visto quanto la relazione con
l’animale possa influenzare il comportamento umano. Anche i nostri
amici pelosi traggono vantaggio dalla
compagnia, sia da quella umana sia
da quella di altri loro simili. Quella
sociale è una capacità che negli animali, e nello specifico nei cani, che
saranno il nostro tema dominante,
può essere capita e migliorata attraverso una specie di attività di “Flooding”. È questo un termine, importato in etologia dalla psicoterapia
comportamentale, che sta ad indicare
la proposizione al soggetto di uno stimolo ripetuto quantitativamente e
temporalmente, con lo scopo di mi-
gliorare la risposta a quello stimolo.
Torneremo su questo argomento, ma
in buona sostanza portare il cane con
noi, soprattutto in occasioni pubbliche, insieme ad altri cani e umani,
migliorerà non poco anche il suo carattere e la sua capacità di relazionarsi
con simili e non.
Ovvio che camminare, fare fitwalking
o nordic walking con il proprio amico
a quatto zampe non è come portarlo
semplicemente a fare una passeggiata:
l’impegno è maggiore, gli obiettivi anche, ed è richiesta una maggiore attenzione. Bisognerà quindi scendere a
qualche compromesso, sia con l’animale sia con noi stessi sia con l’attrezzatura. Quest’ultima dovrà necessariamente arricchirsi di qualche
InSALUTE
di Samanta Rondinone
Dietista
L’idratazione
non è un optional
V
i siete mai domandati quanta
acqua bevete nella giornata?
Provate a fare una stima dei liquidi assunti tra latte o tè della colazione, acqua e succhi. Solo i più attenti arriveranno a una risposta
precisa; la maggior parte delle persone ha difficoltà a quantificare i liquidi bevuti nella giornata.
Al contrario del cibo, l’acqua passa
più inosservata, non contiene calorie,
viene assunta durante tutta la giornata e non in orari particolari come gli
alimenti che sono assunti regolarmente ai pasti; perciò il più delle volte
non si fa caso all’apporto giornaliero
introdotto.
L’acqua è l’ingrediente principale per
un corpo sano e in splendida forma.
Costituisce la maggior parte della composizione corporea: la percentuale di
acqua totale del corpo si aggira tra il
77 per cento nei bambini e il 60 per
cento negli adulti; si riduce infatti con
l’aumentare dell’età e con l’aumento
dei tessuti adiposi.
L’acqua è definita un nutriente essenziale poiché il corpo non può produrne
a sufficienza ma deve essere introdotta dall’esterno attraverso alimenti e
bevande. Le sue funzioni sono innumerevoli: l’acqua permette di mantenere stabile la temperatura corporea
Ottobre Novembre 2015 / camminare 78
A cosa serve l’acqua e quanto si deve bere?
Il modo corretto di ingerire i liquidi, nella vita di tutti i
giorni e in concomitanza con l’attività sportiva.
Qualche consiglio utile. Senza dimenticare che alcol,
caffeina e teina aumentano la disidratazione
evitando il surriscaldamento del
corpo, mantiene idratate le cellule,
permette di eliminare le scorie metaboliche attraverso le urine, di trasportare alcune sostanze come vitamine e
sali minerali, migliora il lavoro dei muscoli e lubrifica le articolazioni, regola
la pressione del sangue.
Forse non tutti sanno che, nell’apparato digerente, l’acqua gioca un ruolo
fondamentale per la corretta digestione e l’assorbimento dei nutrienti, e
inoltre regolarizza la motilità intestinale. Chi beve insufficienti quantità
d’acqua spesso ha problemi di stipsi
che possono essere risolti semplicemente bevendo un quantitativo di acqua superiore.
Ma cosa succede quando il corpo
perde più acqua di quanta ne assuma? Questo fenomeno è chiamato
disidratazione. E spesso è accompa-
gnato da alterazioni nell’equilibrio di
sali minerali o elettroliti, soprattutto
per quanto riguarda le concentrazioni
di sodio e di potassio. Se si perde il 2
per cento del peso corporeo di liquidi
(per un uomo di 70 kg equivale a una
perdita 1,4 kg di liquidi), il corpo fa fatica a regolare la temperatura in modo
corretto e si riducono le prestazioni fisiche del soggetto. Con una riduzione
del 5 per cento si presentano crampi;
con una perdita del 7 per cento si possono presentare allucinazioni e perdita di coscienza. Perdite idriche vicine
al 20% sono incompatibili con la vita.
Una leggera disidratazione è uno stato
comune, e generalmente è causata
dalla mancata assunzione della corretta quantità di liquidi nell’arco della
giornata.
Tra le cause comuni della disidratazione rientrano la perdita d’acqua in