Autunno 2016 - Il Saggiatore

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Autunno 2016 - Il Saggiatore
In libreria dall’8 settembre
Maggie Nelson
Gli Argonauti
«La frase ti amo è simile all’argonauta che, durante il viaggio, rinnova di continuo la sua nave senza cambiarne il nome.»
Roland Barthes
€ 19,00
pp. 224
Maggie Nelson è nata a San Francisco nel
1973. Scrittrice, poetessa e docente universitaria, con Gli Argonauti ha ricevuto molti riconoscimenti internazionali, tra cui la candidatura al National Book Critics Circle Awards 2016.
Traduzione di Francesca Crescentini
Cresciuta come la bambina più «normale» nella più tradizionale
delle famiglie americane – quelle solo apparentemente felici, in
cui i genitori inseguono il sogno pubblicitario della vita esemplare –, Maggie Nelson sceglie di sposare l’artista transgender Harry
Dodge, nato uomo in un corpo femminile, e di diventare madre
grazie al dono della fecondazione assistita. Il concepimento, momento generativo e dunque trasformativo per eccellenza, diventa
l’occasione per parlare della propria esperienza e per esplorare
con coraggio e determinazione ogni sfumatura della sua complessa sessualità, senza mai ostentare un nome preciso per i suoi
sentimenti, senza nascondere le fantasie più proibite, rifiutando
ogni inutile etichetta di genere, ogni sfuggente classificazione, e
rivelandosi al pubblico in tutta la sua nudità di donna, di figlia, di
madre. Di essere umano.
Tra romantiche fughe notturne su Mulholland Drive, confessioni
e difficili coming out, Gli Argonauti, diventato subito un caso editoriale in America, è il racconto di una bellezza perennemente in
fuga, braccata, incompresa da un mondo che si finge civile, ma
che non è ancora capace di abbandonare il retrivo sistema binario
secondo il quale le cose o sono buone o sono cattive, o sono normali o sono strane, inaccettabili: queer. Una bellezza travolgente,
vera, che non si lascia afferrare.
Opera indomabile che fonde narrazione e memoir, testimonianza
intima e universale, privata e collettiva, Gli Argonauti è un autoritratto variopinto che rivela nel suo sfondo i dettagli nitidi del
nostro tempo, un racconto lirico e potente che trae da un’esperienza straordinaria il più ordinario e assoluto dei desideri umani:
quello di poter dire «Ti amo» con profondità e devozione, senza
bisogno di declinare queste parole al femminile o al maschile.
Ma, soprattutto, quello di vivere un amore che non soffochi nelle
regole grammaticali dei pronomi.
—
«Gli Argonauti è una coraggiosa rivendicazione politica del caos
dell’esistenza.»
Serena Danna, La Lettura
In libreria dall’8 settembre
Andrea Morstabilini
Il demone meridiano
€ 19,00
pp. 200
Andrea Morstabilini è nato a Lodi nel 1983.
Per il Saggiatore ha curato e tradotto Le montagne della follia di H.P. Lovecraft (2015).
Un demone si aggira da sempre per i regni incantati e deserti della
letteratura. La sterminata legione dei personaggi più memorabili
è inquietata, manipolata, combattuta da un fumo demonico: i
fantasmi di Dante, di Shakespeare, di Hugo ne subiscono l’influsso,
si piegano alla sua forza distorsiva, tentano esorcismi, soccombono.
Il demone è la letteratura stessa. Ed è questo demone, la letteratura
stessa, che affronta Andrea Morstabilini nel suo romanzo d’esordio.
È una assai strana storia, di terrore e stupefazione, che si
snoda nella vertigine di una lingua nutritasi delle più alte e
perturbanti letterature, riedificate attraverso colpi di scena e
visioni medianiche. La vicenda consiste nella scomparsa misteriosa
delle mummie conservate sotto teca nel museo dedicato a Paolo
Gorini, celebre scienziato ottocentesco operante in Lodi, che
approntò una collezione anatomica di corpi sottoposti a processo
conservativo, secondo segrete formule alchemiche. Da questa
sparizione si scatena un vortice di accadimenti, una detection
soprannaturale, le evocazioni spiritiche allestite con grimori da
parte di due adolescenti, un viaggio al di là dell’aldilà, un sinodo
di cadaveri che accusa l’imbalsamatore, un anziano sulfureo che
introduce a uno stupefacente cimitero in vetro. Ci si trova a seguire
il racconto di un Prospero carico di tutti i libri e di un Calibano
che conosce tutte le carni, in forma di quest del male, che è
demone meridiano, melancholia düreriana, in bilico tra sogno e
follia, bramosia e perversione, inabissata in carceri piranesiane,
suppurata di ornamenti barocchi, tanto meravigliosi quanto fugaci,
un caleidoscopio che miscela tutti i cromatismi e le screziature.
«Gli spiriti, invocati dalle soffitte che infestano, dalle segrete, dalle
strade di campagna dove travolti hanno trovato la morte, dalle case
ai margini, dai crocicchi, dalle sacrestie, dalle torri campanarie, dai
musei, dalle scuole, da dove finisce chi scompare, salgono in alto
come portati da aure rapinose e sopra le nuvole tengono consesso
con strigi e sirene alate e streghe e come poeti giuocano a palla
colle teste da morto, fresche rosse di decapitazione.»
In libreria dal 15 settembre
Pierre Zaoui
L’arte di essere felici
Come sopravvivere alle avversità
e riscoprire il valore della vita
€ 17,00
pp. 376
Pierre Zaoui insegna filosofia all’Università di
Parigi VII – Denis Diderot. È membro del Centro internazionale per lo studio della filosofia francese contemporanea. Il Saggiatore ha
pubblicato L’arte di scomparire (2015).
Traduzione di Cecilia Pirovano
Sentirsi disarmati di fronte a una delusione amorosa. Avere paura
di non superare un esame. Chiedersi quando finalmente si addolcirà il dolore del distacco.
Ci sono occasioni in cui la sfortuna sembra farsi beffe di noi, giorni in cui le delusioni ci lasciano intorpiditi, frustrati; giorni in cui
il mondo appare svuotato di senso. Come provare a essere felici
nonostante le avversità? Come sopravvivere alla vita? Si può continuare a vivere e ad amare, quando ci si scopre risucchiati nel
turbine dei piccoli e grandi problemi dell’esistenza?
Questo libro di Pierre Zaoui – una delle voci francesi più autorevoli
del pensiero contemporaneo, già autore dell’Arte di scomparire
– è un piccolo, irrinunciabile manuale di sopravvivenza: convinto
che l’ultima ancora di salvezza contro l’assurdità dell’esistenza
sia il pensiero, Zaoui ci guida in una passeggiata filosofica nei
territori più impervi della vita, affacciandosi con coraggio persino sugli scoscesi precipizi davanti a cui tanto spesso i sedicenti
«intellettuali» arretrano timorosi: l’amore e le sue vertigini, il timore della fine, il dolore del lutto. Con la sensibilità del flâneur,
e insieme il rigore del grande filosofo, Zaoui procede per svolte
improvvise e accostamenti subitanei, oscilla tra Nietzsche e Flaubert, dirige il suo sguardo sui minuti dettagli del quotidiano che
– sommersi dagli stimoli – non sappiamo più apprezzare: i piccoli
momenti di tranquillità dell’anima, il piacere del silenzio, i fiori – i
più belli – della generosità umana. Perché soltanto la filosofia, ci
ricorda Zaoui, è in grado di cogliere la verità universale nascosta
nei meandri di ogni singola esperienza, anche la più negativa.
Con eleganza inconfondibile, L’arte di essere felici esalta il valore
assoluto della vita e insegna al lettore non solo a convivere con
le preoccupazioni quotidiane e i drammi più intimi, ma anche a
sublimarli in un’idea di «vita superiore», più elevata, più intensa,
più bella; una vita toccata dalla grazia dell’intelligenza, perché è
l’intelligenza a regalarci il coraggio di essere felici.
In libreria dal 22 settembre
Botho Strauss
Mikado
€ 22,00
pp. 208
Botho Strauss è un drammaturgo, narratore, saggista e poeta tedesco. Fra le sue opere narrative ricordiamo Die Widmung (1977)
e Paare, Passanten (1981); fra quelle teatrali Bekannte Gesichter, gemischte Gefühle
(1974), Gross und klein (1978), Kalldewey,
Farce (1981) e Der Park (1983). Il Saggiatore
ha pubblicato Origine (2015).
Traduzione di Agnese Grieco
Nell’oscurità soffocante di una camera, un vecchio scrittore soccombe alla furia dei personaggi incompiuti che affollano le sue
opere. Una donna scava con le unghie in un muro per plasmare il
suo uomo ideale. Un uomo che ha sofferto il rapimento della moglie la ritrova – ma è sicuro che non si tratti della stessa persona.
Quarantuno storie lapidarie, funamboliche, elusive, nel tentativo
di fermare sulla pagina una contemporaneità reticente, che non
può, o forse non vuole, essere detta. Quarantuno storie, quarantuno personaggi, come i quarantuno bastoncini di una partita
di mikado: basta sfiorarne uno e si spostano tutti, imprevedibilmente, a mostrare quanto implausibile, e pericolosa, sia la fiducia
nell’ordinamento razionale dell’esistenza, quanto tutti noi viviamo
in perenne precipizio, in balia di eventi che non sappiamo interpretare, invischiati in una rete di rapporti e connessioni della cui
estensione è impossibile avere piena contezza. È tuttavia solo in
questa casualità – sembra suggerire l’ampio arazzo che, racconto
dopo racconto, si intesse sotto lo sguardo del lettore – che possiamo restare abbagliati da lampi di verità e bellezza, fuggevoli
come l’ironia sottile e commossa che anima le pagine, trapuntandole con un filo rosso che collega i diversi episodi in un tutto
coeso e sorprendente.
Botho Strauss, drammaturgo e scrittore fra i più importanti della
Germania contemporanea, gioca con gli incastri, intreccia racconti
e prospettive, confonde la percezione: le sue parole, precise, dure, aprono crepe nella quarta parete dietro cui osserviamo queste
vite altrui, così simili alle nostre. Mikado diventa allora una moderna Commedia umana, in cui l’imponente organizzazione à la
Balzac cede il passo a un’inevitabile frammentarietà, correlativo
dell’incertezza e del dubbio che hanno segnato il Novecento – e
continuano a segnare il mondo contemporaneo.
In libreria dal 22 settembre
Roland Barthes
Album
Inediti, lettere e altri scritti
Album è l’opera che racchiude e unifica tutto il corso
della vita e del pensiero di Roland Barthes, con l’occasione del centenario della nascita dell’autore.
Album è una raccolta di documenti e scritti inediti: dai
testi giovanili che mai hanno visto la luce della stampa, composti quando Roland Barthes è un adolescente
costretto in sanatorio, agli abbozzi dell’ultima opera,
che non fa in tempo a compiere prima di essere, d’improvviso, raggiunto dalla morte.
Album è un epistolario che contiene molti epistolari:
gli intensi scambi con Michel Foucault, Claude LéviStrauss, Jacques Lacan, Jacques Derrida, Louis Althusser, Maurice Blanchot, Jean Starobinski, Julia Kristeva,
Georges Perec e gli altri grandi contemporanei, filosofi e artisti, con i quali Roland Barthes ha rapporti
affettivi e avventure intellettuali; le lettere che raccontano il lavoro febbrile e spesso disperato durante
la gestazione delle sue opere; la corrispondenza che
testimonia la contesa tra gli editori Gallimard e Seuil
per pubblicarle.
Più di tutto, Album è un arazzo di sorprese, attese, lutti, entusiasmi, incontri, tradimenti, ostinazioni, oblii,
alleanze, delusioni, paure, sforzi, gioie, tempo perduto e ritrovato. Da teorico ha asserito la morte dell’autore – ucciso dalla sua stessa opera –, e invece Roland
Barthes ha vissuto e vive, con la sua lungimirante inattualità; la sua unicità vera ed esemplare; il suo album
di scritti, ritratti e frammenti dispersi ora riaccostati.
Roland Barthes (1915-1980) è stato professore di Semiologia letteraria al Collège de France. Alcune tra le sue opere
maggiori, composte dagli anni cinquanta agli anni settanta,
sono Il grado zero della scrittura, Saggi critici, L’impero dei
segni, Miti d’oggi, Barthes di Roland Barthes, Frammenti di
un discorso amoroso e La camera chiara.
Traduzione di Deborah Borca
€ 35,00 | pp. 496
Copertina disponibile in 4 diversi colori
In libreria dal 29 settembre
Hans Werner Henze
Canti di viaggio
Una vita
€ 35,00
pp. 608
Hans Werner Henze (1926-2012) è stato uno
dei massimi compositori del nostro tempo. Fra
i suoi lavori si ricordano le opere Boulevard
Solitude, Der Prinz von Homburg, Elegy for
Young Lovers, The Bassarids, We Come to the
River, L’Upupa e l’opera per bambini Pollicino; il balletto Undine, l’oratorio Das Floß der
Medusa, i cinque Quartetti e le dieci Sinfonie.
Ha vissuto per sessant’anni in Italia, dove ha
fondato il Cantiere Internazionale d’Arte di
Montepulciano.
Traduzione di Lidia Bramani, Claudia Marinelli e Giuseppe Cospito
A cura di Gastón Fournier-Facio, Michael
Kerstan ed Elena Minetti
Nel novantesimo anniversario dalla nascita di Henze, il Saggiatore
porta in libreria un’edizione arricchita e completamente aggiornata di Canti di viaggio curata da Gastón Fournier-Facio, Michael
Kerstan ed Elena Minetti.
È stata una vita inquieta, quella di Hans Werner Henze, fra i più
significativi compositori contemporanei e certo fra i più amati. La
vita di un uomo posseduto dalla musica, fin dalla più tenera età;
di un uomo che non ha mai smesso di ascoltare gli altri, e che
agli altri ha fatto dono non solo della propria arte ma anche del
proprio inesausto impegno civile, speso nella recisa contestazione
di ogni ingiustizia. Fra queste pagine, in cui all’istanza memoriale
si mescola incessantemente la riflessione musicale e politica,
Henze si racconta con ironia e passione: dall’infanzia insofferente
in Vestfalia alle ferite del nazismo, dalla caduta delle Torri Gemelle
allo sdegno per le atrocità di Guantánamo, dall’amore mai pago
per l’Italia ai lunghi soggiorni nella Cuba degli anni sessanta, in
cerca di un paese da chiamare patria.
I suoi Canti di viaggio accompagnano così un peregrinare
infaticabile che attraversa interi continenti e un intero secolo, il
Novecento: e ai luoghi, ai suoni, si accostano i volti: W.H. Auden,
Ingeborg Bachmann – «una creatura di pura grazia e fascino,
come se fosse nata da un usignolo» –, Luchino Visconti, Elsa
Morante, Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, con la sua «voce di
un uomo che vive con grande fatica, sotto pressione, sempre in
lotta». Da ogni incontro prende vita una comunione di intelligenze
che porta a una composizione, in uno slancio umano e artistico
che non sembra conoscere limiti, se non per superarli ogni volta.
A Canti di viaggio il compositore ha affidato la sua postrema
eredità: nutrito di una scrittura imprevedibile come la sua
musica – una scrittura in cui si mescolano lirismo struggente e
annotazioni telegrafiche, attenzione icastica al particolare e vaste
visioni ideali –, questo memoriale non è solo la testimonianza
diretta di uno dei più grandi intellettuali del xx secolo, ma anche,
e soprattutto, una sinfonia in prosa capace di modulare tutte le
note del sentimento.
Con dei contenuti extra disponibili sul sito.
In libreria dal 29 settembre
Elio Pagliarani
La ragazza Carla
«Di là dal ponte della ferrovia / una traversa di viale Ripamonti /
c’è la casa di Carla, di sua madre, e di Angelo e Nerina. // Il ponte
sta lì buono e sotto passano / treni carri vagoni frenatori e mandrie dei macelli / e sopra passa il tram, la filovia di fianco, la gente
che cammina / il camion della frutta di Romagna. // Chi c’è nato
vicino a questi posti / non gli passa neppure per la mente / come
è utile averci un’abitudine.»
€ 16,00
pp. 112
Elio Pagliarani (1927 – 2012) è stato un
poeta e critico teatrale italiano, tra i principali esponenti della neoavanguardia e uno dei
protagonisti del Gruppo ‘63.
Il Saggiatore prosegue nel progetto di riportare in libreria la grande poesia novecentesca e propone il libro più celebre di Elio Pagliarani, nume tutelare di una entusiasmante stagione poetica
italiana, con una nuova prefazione di Aldo Nove.
Scritta tra il 1954 e il 1957, e pubblicata integralmente nel 1960
sul Menabò di Vittorini, La ragazza Carla è l’opera che più di ogni
altra ha saputo segnare, nel suo tempo, una frattura irreversibile
con le resistenze del Postermetismo e il Neorealismo, e l’inizio
della sperimentazione neoavanguardista, che ha raccolto le urgenze e gli slanci innovativi di alcuni tra i più grandi poeti del
Novecento, tra i quali Antonio Porta ed Edoardo Sanguineti.
Poemetto narrativo e romanzo in versi, La ragazza Carla è il racconto singolare e collettivo di un’Italia che ha da poco superato i traumi della Seconda guerra mondiale e si lancia verso una
crescita economica e sociale senza precedenti, ma piena di contraddizioni e compromessi; ed è anche e soprattutto la storia della giovane Carla Dondi, della sua educazione sentimentaledella
sua formazione da stenodattilografa alla scuola serale, del lavoro
d’ufficio e dei primi amori, scanditi dal familiare linguaggio del
quotidiano. In sottofondo, i rumori di Milano. Attraverso il ritmo
ripetitivo e persistente dei versi, l’autore crea una melodia sconosciuta ma irresistibile, inseguendo Carla nel suo percorso di crescita, scoperta ed emancipazione. La Ragazza Carla diviene così
una storia esemplare: un modello di realismo oltre il realismo che
ha ispirato le ricerche di uno dei più prolifici movimenti poetici
italiani.
Dal capolavoro di Pagliarani è stato tratto nel 2015 un film per la
regia di Alberto Saibene.