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Seno troppo grande: tutto quello che c’è da sapere sull’intervento per ridurlo
08/11/2016
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Seno troppo grande: tutto quello che c’è da sapere
sull’intervento per ridurlo
Posted by: gosalute in Medicina e chirurgia
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sono certo le uniche: sono oltre 5mila le donne che si
operano ogni anno in Italia per ridurre un seno troppo
prosperoso. Ne parla l’Associazione Italiana di Chirurgia
Plastica Estetica (Aicpe), che punta i riflettori su un
intervento meno famoso rispetto all’aumento del seno, ma
altrettanto importante nella vita di una donna, in quanto
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mastoplastica riduttiva.
«Chi decide a sottoporsi alla riduzione mammaria chirurgica lo
fa in seguito a problematiche correlate con il peso eccessivo
delle mammelle. In termini medici si chiama “ipertrofia
mammaria” e consiste nello sviluppo eccessivo della ghiandola
mammaria durante la pubertà o la gravidanza, fino a raggiungere il peso di qualche chilogrammo nelle
cosiddette gigantomastie. A causarla sono fattori costituzionali, ormonali e anche una predisposizione
ereditaria» dice Claudio Bernardi, tesoriere dell’Associazione Italiana di Chirurgia Plastica Estetica (Aicpe).
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Ecco quindi quello che chi vuole sottoporsi all’intervento deve sapere.
1) Un seno troppo grande causa dolori fisici. Un seno eccessivo porta inevitabilmente a modificare il
proprio fisico e il comportamento: «Ci sono donne che hanno atteggiamenti posturali viziati, dovuti sia al
peso delle mammelle, sia alla tendenza di nasconderle – spiega Bernardi. «Questo -continua- causa cifosi
(gobba) o rotazioni (scoliosi) della colonna vertebrale e della gabbia toracica quando una mammella “pesa”
più dell’altra. Le dimensioni delle mammelle spostano in avanti il baricentro della colonna vertebrale
portando collo e spalle e sopportare un peso importante causa dolori, difetti di postura e anche problemi
dermatologici come fenomeni irritativi della cute a livello del solco mammario. Non solo: può causare
difficoltà nello svolgimento di normali attività quotidiane e nella pratica sportiva e quasi sempre è associata
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a problemi nella vita di relazione sociale e sessuale».
2) Gli effetti sull’autostima. Molte donne non si sentono a proprio agio indossando alcuni vestiti, come
canottiere o abiti scollati, in quanto un seno grande tende ad attirare gli sguardi. « Anche per questo, dopo
l’intervento molte donne si sentono rinascere: possono indossare il vestito che vogliono senza vergognarsi o
senza sentire tutti gli sguardi puntati addosso. Inoltre riescono a eseguire esercizi sportivi con più facilità.
In generale, migliora la propria autostima e di conseguenza la vita sociale» aggiunge il tesoriere Aicpe.
3) Prima si opera, meglio è. Per prevenire l’insorgenza e l’aggravarsi di problematiche psicofisiche è
necessario intervenire chirurgicamente in tempi precoci, ovvero una volta che lo sviluppo puberale è
terminato. «La conferma dell’utilità di intervenire il prima possibile sta nel fatto che l’intervento correttivo
eseguito in età non più giovanile, pur migliorando l’atteggiamento posturale scorretto, non riuscirà mai a
modificare eventuali curve patologiche della colonna vertebrale che si sono create nel corso degli anni.
Quando si presenta l’indicazione chirurgica alla mastoplastica riduttiva è inutile e dannoso aspettare di più,
si rischia solo di aumentare i disagi fisici e psichici» aggiunge Bernardi.
4) Un bel seno. L’intervento di riduzione mammaria o mastoplastica riduttiva ha come obiettivo non solo la
diminuzione del volume, ma anche il rimodellamento delle mammelle, che spesso appaiono deformate e
asimmetriche. «Lo scopo è quello di ottenere una forma ottimale e la migliore simmetria possibile» dice
l’esperto di Aicpe.
5) Prima dell’intervento. La preparazione pre-operatoria prevede analisi cliniche di routine e le
raccomandazioni abituali prima di un intervento chirurgico: «Nelle due settimane precedenti è necessario
eliminare il fumo e non assumere aspirina o antinfiammatori non steroidei (fans) che aumentano il rischio di
sanguinamento. È buona norma praticare un doccia con sapone disinfettante la sera prima dell’intervento.
Indispensabile lo screening ecografico o mammografico preoperatorio».
6) L’operazione. L’intervento viene eseguito in anestesia generale, generalmente con un ricovero di un
giorno. «Si asportano cute e tessuti mammari in eccesso, spostando l’areola più in alto e rimodellando i
rimanenti tessuti in una forma più piccola, più alta e proiettata. L’intervento di solito non è doloroso:
farmaci antidolorifici posso essere assunti solo se necessario. A seconda dell’entità dell’intervento, la
dimissione può avvenire nella stessa giornata dell’operazione o, al più tardi, il giorno seguente
all’intervento. Il recupero è molto rapido poiché la paziente, pur convalescente, beneficia subito di un
piacevole senso di “leggerezza”» spiega il tesoriere Aicpe.
7) Si allatta anche dopo il bisturi. Esistono attualmente delle tecniche chirurgiche particolarmente
sofisticate che consentono di asportare grandi quantità di tessuto e nello stesso tempo di lasciare inalterata
la struttura della ghiandola che rimane. «Dopo l’intervento riduttivo, ciò che rimane del parenchima
ghiandolare è funzionante e la ragazza potrà allattare. Inoltre si cerca di mantenere il più possibile la
sensibilità e la retrattilità dell’areola» dice ancora Bernardi.
8) Le cicatrici. Bisogna mettere in conto che la riduzione mammaria lascia il segno: una cicatrice circolare
intorno all’areola, una verticale e molto spesso anche una a livello del solco mammario. Le cicatrici residue
si rendono meno evidenti con il tempo, ma sono permanenti.
9) In ospedale o no? È possibile eseguire l’intervento in una struttura pubblica in convenzione con il SSN
solo nei casi di ipertrofia mammaria severa, dove si possa accertare sia clinicamente, sia con indagini
strumentale, che esistono disturbi funzionali importanti come danni alla colonna vertebrale. Non sono
previsti interventi di mastoplastica riduttiva in convenzione se lo scopo è meramente estetico.
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ASSOCIAZIONE ITALIANA DI CHIRURGIA PLASTICA ESTETICA
CLAUDIO BERNARDI
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