GNOVIS 49 - Identità e Innovazione

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GNOVIS 49 - Identità e Innovazione
Un anno decisivo
Anno 6, n. 49
Sabato 19 dicembre 2015
Editoriale
Un anno decisivo
Notizie per il Friuli
Le elezioni regionali in Francia
Le elezioni politiche in Spagna
Approvato il bilancio regionale
2016
La grande distribuzione in
Regione
Scarcerato il dirigente Livio Bearzi
Identità linguistiche
Gli autonomisti conquistano la
Corsica
Una legge per le minoranze in Francia
La storia del Friuli in una canzone
Attività
Pagjinis furlanis
Opinioni e documenti
L’anno che si va aprendo appare decisivo per il futuro
del Friuli. E’ l’anno nel corso del quale si decideranno
le sorti dell’attuale gruppo di centro-sinistra che
guida la Regione, dopo aver conquistato
fortunosamennte il potere pur avendo guadagnato il
39% dei voti contro il 43% della maggioranza
uscente. L’errore compiuto dalla sinistra di aver
affidato le sue sorti ad una giovane avvocatessa
romana le cui ambizioni politiche sono tutte proiettate
sui scenari nazionali e in particolare sui centri di
potere della Capitale difficilmente potrà essere
recuperato, giacchè nel 2016 che emergeranno tutti i
limiti di una azione politica che privilegia le
apparenze invece che la sostanza dei problemi della
nostra Regione. Una legge di riforma della cultura che
riprende paro paro quella già preparata dal precedente
Assessore Elio De Anna; una riforma dei beni
culturali che si sofferma solo su teatri, biblioteche e
musei e abroga tutte le leggi di intervento che
prevedevano investimenti sui beni architettonici,
fondamentali per l’artigianato e il turismo; una
riforma della sanità che avrebbe dovuto realizzare
risparmi nella gestione delle strutture sanitarie, che al
contrario si presentano tutte con disavanzi anche
considerevoli; una riforma degli enti locali che si va
arenando tra commissariamenti e ricorsi giudiziari;
una riforma degli strumenti di intervento nel settore
economico che si riduce alla soppressione di Consorzi
e Distretti industriali; una politica delle grandi
infrastrutture che non riesce a far uscire dallo stallo la
terza corsia dell’Autostrada Trieste-Venezia, di cui la
Presidente ha voluto assumere la responsabilità; una
congiuntura economica che non riesce a superare le
condizioni di una prolungata stagnazione; una
situazione economica che - malgrado la specialità pone la Regione in posizioni inferiori a quelle del
Veneto e di tutte le regioni dell’Italia settentrionale,
1
sia per livelli di prodotto interno loro procapite, sia
per dinamiche di crescita; una politica di difesa della
specialità condotta in modo maldestro e sulla base di
argomenti controproducenti.
Di fronte a questa serie di fallimenti, e di tanti altri
che potremmo citare o che si preparano, e di fronte
alla difficoltà di un centro destra di ricostituire un
fronte comune che nasca dai legami che esso
mantiene nei confronti delle centrali politiche di
Milano, di Arcore e di Roma, tutte assai deboli ma in
grado di introdurre elementi di divisione nelle forze
politiche regionali e friulane, prospettive importanti
si aprono verso la formazione di un fronte
autonomista che scuota fin dalle fondamementa
l’attuale mondo politico regionale appiattito sulla
difesa dello status quo, sulla conservazione di un
assetto istituzionale che con il suo centralismo crea
gravi danni per la regione, sulla difesa della specialità
che viene condotta sulla base della conservazione del
centralismo e della negazione delle differenze tra
Friuli e Trieste, sulla difesa debole e inefficace della
specialità regionale condotta sulla base di
giustificazioni insussistenti.
Di fronte alla crisi evidente delle forze di centro
sinistra che governano così male la Regione, di fronte
all’inerzia delle forze di centro destra alcune delle
quali esitano da una operazione intelligente di
acquisto di autonomia ripetto a centrali politiche
romane e milanesi in disfacimento, si aprono
prospettive importanti per un movimento autonomista
friulano che operi un’azione di federazione non tanto
di piccoli gruppi che nascondono dietro una sigla, o
un blog, o un sito l’assenza di risorse umane o
culturali, ma delle forze più vive della società friulana
che hanno dato molteplici prove di risveglio,
muovendosi verso la difesa della autoomia speciale,
verso la articolazioe della regione nei due politi
rispettivamente friulano e triestino, verso un
rafforzamento del sistema economico del Friuli, verso
una forte rivalutazione della identità friulana e la
lingua di questa terra, che rappresentano le più solide
e convincenti giustificazioni della nostra autopnomia
speciale.
Un anno di duro lavoro ci aspetta, per gatrantire un
sicuro futuro per la comunità friulana.
Notizie per il Friuli
Le elezioni regionali in Francia
La Francia rimane il paese più centralista d’Europa.
Eppure sotto la apparente uniformità si nascondono
differenze culturali e linguistiche articolate e profonde. Le
elezioni regionali svoltesi il 6 dicembre hanno confermato
2
questa realtà. Il successo della destra nazionale di Marine
Le Pen in termini di voti (6 milioni) e di percentuali
(27,7%), che la ha piazzata come primo partito di Francia,
è stato bloccato dall’alleanza tra centro destra e centro
sinistra che ha condotto il Fronte Nazionale a conquistare
neanche una sola regione.
Le elezioni erano state precedute da una operazione
centralista condotta dal governo di sinistra che ha portato
alla fusione di diverse regioni, che da 22 sono passate a
13. In questo modo le differenze culturali tra le varie parti
della Francia sono state ulteriormente livellate, colpendo
in particolare la minoranza tedesca dell’Alsazia, che è
stata annegata in una macroregione con la Champagne, le
Ardenne e la Lorena e quella celtica della Bretagna,
anch’essa indebolita dalla mancata unione dei dipartimenti
bretoni. L’operazione ha anche colpito i baschi, che sono
stati inseriti nella grande regione dell’AquitaniaLimosino-Poitou-Charentes e i catalani del Rossiglione,
che sono stati annegati nella grande regione della
Linguadoca-Rossiglione-Midi-Pirenei, mentre gli occitani
rimangono distribuiti tra più regioni. Si è trattattato di una
operazione che forse non ha avuto lo scopo precipuo di
indebolire le cospicue minoranze linguistiche presenti in
Francia, ma che certamente l’ispirazione tecnocratica che
l’ha guidata ha avuto questo effetto, in nome dei principi
giacobini e bonapartisti che continuano ad ispirare le classi
dirigenti francesi.
E il risultato si è visto con le elezioni regionali. Partiti
autonomisti sono presenti solo nelle regioni dell’Alsazia
(4,7%), della Bretagna (7,3%), della Corsica (27,9%),
della Loira (1,3%), della Guyana (0,5%), della Guadalupa
(0,5%), della Riunione (0,5%) e della Martinica (36,6%).
L’unico successo dei partiti regionalisti è quello
conseguito in Corsica, dove da anni opera un forte
movimento regionalista, costituto da autonomisti e da
indipendentisti. Il Governo regionale è stato conquistato
dall’autonomista Gilles Simeoni e la Presidenza
dell’Assemblea regionale è andata all’indipendentista
Jean-Guy Talamoni.
Notizie per iI Friuli
Le elezioni politiche in Spagna
Si sono svolte in Spagna il 20 dicembre le elezioni
politiche generali che si sono tradotte in un forte
ridimensionamento dei due partiti tradizionali del paese, i
popolari e i socialisti, a causa dell’emergere di due nuove
formazioni, l’una di centro sinistra (Podemos) e l’altra di
centro destra (Ciudadanos), che hanno eroso in modo
vistoso il consenso dei due partiti che negli scorsi
decenni si erano alternati alla guida del Paese. Come
primo partito si piazza ancora il Partito Popolare che con il
premier Mariano Rajoy guida il governo uscente, che però
3
perde la possibilità di ottenere una maggioranza assoluta
in Parlamento, anche con l’alleanza con il nuovo partito
dei Ciudadanos (Cittadini). In condizioni peggiori si trova
il partito socialista che anche con l’appoggio di Podemos
non è in grado di formare una adeguata maggioranza.
I risultati definitivi sono i seguenti:
Partiti
Voti
%
Seggi
migliaia
Partiti nazionali
Partido Popular
Partido Socialista
Podemos
Ciudadanos
Unidad Popular
7.216 28,72 123
5.531
22,01 90
3.182 12,67 42
3.500 13,93 40
923
3,67
2
Partiti regionali
Esquerra republicana Catalunya 599
Democracia i Libertat
566
2,39
2,25
9
8
Partido nacionalista vasco
Euskal Herria Bildu
302
218
1,20
0,87
6
2
82
0,33
1
Partido nacionalista Canario
En Comù Podem
Compromis
Marea
928
671
408
3,69
2,67
1,63
12
9
6
Va detto che queste tre ultime liste regionali sono
articolazioni locali di Podemos e che quindi i loro seggi
vanno sommati ai 40 ottenuti dalla lista nazionale, per un
totale di 69 seggi.
La presenza in parlamento dei partiti autonomisti e
indipendentisti non è trascurabile: i catalanisti sono
presenti con 17 seggi e i baschi con 8, cui si aggiunge il
seggio del partito nazionalista delle Canarie. Qualunque
sia la coalizione che potrà essere formata, a meno che non
si costituisca una “Grande coalizione” alla tedesca
comprendente popolari e socialisti, o non si torni a votare,
il ruolo delle forze autonomiste e indipendentiste sarà
certamente importante.
Notizie per iI Friuli
Approvato il Bilancio regionale 2016
Il Consiglio regionale ha approvato giovedì 17 dicembre
il Bilancio regionale 2016, senza sostanziali modificazioni
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ripetto al disegno di legge proposto dalla Giunta regionale.
Le novità più importanti sono date dagli incrementi anche
sensibili delle attività culturali, che salgono dai 30 ai 33
milioni, dei corregionali all’estero che salgono da 3,42 a
4,04 milioni, i beni culturali mobili, vale a dire i musei e le
biblioteche che crescono dai 5 ai 6 milioni, le
infrastrutture che salgono dai 251 ai 345 milioni.
L’intervento conclusivo della Presidente Serracchiani
nella sua desolante banalità non dà una risposta ai
principali inconvenienti di una manovra finanziaria che
presenta molti punti critici, quali:
-
la insensibilità verso gli investimenti culturali: pur a
fronte di un sensibile aumento della spesa per la
cultura, questa rimane limitata al settore dell’effimero
(musica, teatro, ecc) mentre continuano ad rimanere
azzerate le spese in conto capitale dirette a conservare
il patrimonio culturale della regione, e cioè gli
immobili di interesse storico-artistico;
-
lo scarso
interesse rivolto alle attività di
valorizzazione e in particolare quelle a sostegno della
maggioranza friulana e prossime allo zero quelle
riguardanti la minoranza tedesca;
-
la debolezza degli interventi a favore delle attività
produttive, pur in un momento di gravi difficoltà che
questi
settori
vanno
attraversando
e
che
richiederebbero un impegno particolarment intenso;
-
l’assenza di un serio impegno a favore di una area in
grave difficoltà, quella della montagna, a favore della
quale gli interventi vengono mantenuti sui 4,34 milioni
di euro.
L’aver mutato il nome da “Legge finanziaria” a “Legge di
stabilità” non cambia la sostanza del problema: l’assenza
di una linea strategica e rilevanti lacune nell’
individuazione dei settori che possano contribuire ad un
reale rilancio dell’economia regionale.
Notizie per iI Friuli
La grande distribuzione in Friuli
Una recente ricerca dell’Ires ha ricostruito un quadro della
grande distribuzione in Regione che è estremamente
preoccupante, e che apre uno squarcio in un altro settore
in cui la nostra Regione ha fallito miseramente.
Le compeenze per il rilascio delle autorizzazioni per
l’apertura di esercizi della grande distribuzione
commerciale in Friuli Venezia Giulia sono di spettanza
della Amministrazione regionale. Ebbene, l’Ente Regione
in forza di un Piano della Grande Distribuzione
5
sostanzialmente sbagliato e di una sua applicazione
estremamente proclive agli interessi delle grandi catene
distributive ha portato il Friuli Venezia Giulia a battere un
altro record, quello riguardante la dotazione di spazi
commerciali di grandi dimensioni.
Infatti il quadro delle dotazoni di superfici commerciali
delle unità della grande distribuzione è il seguente:
Regioni
Metri quadrati
per 1000 abitanti
Friuli Venezia Giulia
Valle d’Aosta
Umbria
Veneto
Trentino Alto Adige
Lombardia
Marche
Piemonte
Abruzzo
Emilia
Sardegna
Liguria
Toscana
Calabria
Puglia
Sicilia
Basilicata
Lazio
Molise
Campania
687
635
566
533
505
472
456
434
434
422
376
350
327
301
291
254
231
220
217
216
ITALIA
372
Gli indici risultano elevati in tutte le quattro province della
Regione, dove si presenta la seguente graduatoria:
Province
Metri quadrati
Incremento %
per 1000 abitanti
2005-2015
superficie
Udine
Gorizia
Pordenone
Trieste
802
762
634
454
+ 48,3
+ 56,7
+ 57,9
+ 33,0
REGIONE
687
+ 49,3
Le scelte compiute dalla Regione i questi dieci anni sono
di estrema gravità. Appare evidente che forme moderne di
distribuzione commerciale, basate sul libero servizio e
sull’integrazione dell’offerta di tutti i beni di consumo
6
corrente, da quelli dell’alimentazione a quelli della cura
della persona e della casa, e sulla contrazione del costo del
personale, rispondono agli orientamente di vasti strati di
consumatori. Esse tuttavia devono essere contemperate
con i modelli insediativi della popolazione friulana,
dispersa in migliaia di insediamenti abitativi, con le
caratteristiche di una popolazione in talune aree
fortemente invecchiata, il che deprime i livelli di mobilità
delle persone, con le esigenze di utilizzare al meglio gli
spazi commerciali esistenti nei tanti centri storici della
nostra realtà insediativa.
La grande distribuzioe se spinta all’eccesso ha gravi
conseguenze, in particolare per quanto riguarda la
conservazione di un equilibrio tra i piccoli esercizi
commerciali localizzati nei centri storici e negli
insediamenti minori. La politica portata avanti negli ultimi
decenni dalla Regione ha effetti devastanti sulla tenuta dei
centri storici, sulla conservazione dei luoghi di
aggregazione e di sviluppo di relazioni interpersonali che
sono costituiti dai piccoli esercizi al dettaglio, che vanno
spinti a coordinarsi in forme moderne di collaborazione,
ma che non devono essere indotti alla chiusura. Il
proliferare in ogni periferia di città grandi e piccole di
esercizi della grande distribuzione ha avuto conseguenze
deleterie: basti vedere i tanti negozi chiusi nei centri
storici e negli insediamenti di minori dimensioni, o le tante
vetrine chiuse che vengono poste in affitto o in vendita.
Di un tanto sono responsabili i politici regionali e le
relative burocrazie. Ma hanno anche responsabilità gli
amministratori comunali che da ogni apertura di grandi
unità di vendita e dalle connesse opere di urbanizzazione
di nuovi terreni vedono la propsettiva di un
rimpinguamento dei bilanci comunali, e le associazioni di
categoria che appaiono troppo influenzate dalle società
operanti nella grande distribuzione.
Notizie per iI Friuli
Il dirigente Livio Berzi scarcerato
L’amico Prof. Livio Bearzi, già Presidente del Fogolâr
Furlan di Barcellona,
responsabile del Convitto
dell’Aquila al momento del terremoto, che lo
semidistrusse provocando la morte di tre studenti,
condannato da una sentenza assurda a quattro anni di
carcere per non aver saputo prevedere il terremoto e fatto
sgombrare quel convitto dove lui stesso viveva e ospitava
la sua famiglia nella giornata del sisma, ha raccolto attorno
a sè la solidarietà di tanti amici ed estimatori e di tante
persone che hanno acquisito la conoscenza di una
legislazione assurda che attribuisce alla Provincia i
compiti delle manutenzioni e degli interventi strutturali
sugli edifici scolastici superiori e ai Presidi (ora chiamati
Dirigenti) le responsabilità organizzative e didattiche, ivi
7
comprese quelle sulla sicurezza che essi non possono
assolvere perchè non dispongono nè delle risorse, né delle
competenze tecniche per intervenire sulla sicurezza degli
edifici. Ma una legge attribuisce ai capi istituto la
funzione di “datore di lavoro”, quali fossero gli
impenditori responsabili delle condizioni
di
conservazione strutturali dei capannoni.
La grande
solidarietà raccoltasi intorno a Livio Bearzi ha avuto
questo primo risultato, di declassare la pena dalla
incarcerazione agli arresti domiciliari. La prossima tappa
deve essere quella della modifica della legge anche con
effetti retroattivi. Deve rispondere dei danni agli edifici
chi dispone delle competenze dirette e delle risorse
tecniche e finanziarie per provvvedere al consolidamento
antisimico degli edifici pubblici. Bisogna superare un
sistema ottocentesco di riparto delle competenze
sull’edilizia pubblica statale, per cui le Prefetture e le
residenze dei Prefetti e le sedi delle Scuole superiori
devono essere affidate alle responsabilità delle Province (e
domani delle Regioni?), le caserme dei carabinieri e le
scuole elementari e medie alle responsabilità dei Comuni,
mentre le responsabilità organizzative rimangono in capo
agli enti che utilizzano tali spazi edilizi.
Identità linguistiche
Gli autonomisti conquistano la Corsica
Le elezioni regionali del 17 dicembre in Corsica si sono
risolte con la conquisa del governo regionale da parte di
una coalizione di autonomisti e di indipendentisti. Il
secondo turno ha dato la vittoria all’autonomista Gilles
Simeoni, che presiede un Governo regionale formato da 7
rappresentanti di “Femu a Corsica” autonomista, e di 2
rappresentanti di “Corsica Libera” indipendentista. La
Presidenza
dell’Assemblea
regionale
è
andata
all’indipendentista Jean-Guy Talamoni. Per la prima vollta
autonomisti e indipendentisti conquistano il govero della
regione, pur avendo complessivamente ottenuto il 35,4%
dei voti e 24 seggi su 51, superando il centro sinistra che
ha ottenuto il 28,5% dei voti, il centro destra che ha pesato
per il 27,1% e il Fronte nazionale di Marine Le Pen che ha
ottenuto il 9,1%.
Identità linguistiche
Una legge per le minoranze linguistiche
della Francia
Il Parlamento francese sarà chiamato il prossimo 14
gennaio a discutere un disegno di legge proposto dal
deputato bretone Paul Molac. La legge è destinata a
costruire un organico sistema di tutela e promozione delle
lingue minoritarie che in Francia sono numerose e
8
quantitativamente importanti malgrado il ruolo assunto nei
secoli dalla lingua francese imposta da una stato
fortemente centralizzato: baschi, occitani, italiani,
tedeschi e bretoni assumono una posizione numericamente
importante all’interno dello Stato francese. La legge
intende rafforzare le misure finora adottate per proteggere
tali lingue e consolidare la loro presenza nella scuola, nei
media e negli spazi pubblici. Per quello che riguarda
l’istruzione, non si tratta solo di aumentare il monte ore
destinato all’insegnamento delle lingue minoritarie, ma
anche di incentivare la partecipazione da parte delle
collettività territoriali al finanziamento e all’esercizio delle
attività delle scuole private ad imersione totale nella lingua
minoritaria secondo il modello delle Ikastola dei territori
baschi e delle Diwan delle comunità bretoni. La legge
prevede la promozione e la razionalizzazione degli
interventi riguardanti l’uso della lingua minoritaria nella
segnaletica e nella comunicazione istituzionale degli enti
pubblici. Per quanto riguarda i mezzi di comunicazione di
massa, la proposta prevede l’incremento delle
programmazioni nelle lingue locali, cher per ora
riguardanoi solo 400 ore annuali su France 3 qualche ora
su France Blu, considerate assolutamente insufficienti.
Identità linguistiche
La storia del Friuli in una canzone
L’Agenzia per la Lingua Friulana ha chiesto a Dj Tubet
di creare una canzone per spiegare la storia del Friuli ai
giovani. Per la realizzazione del video, che diventerà
l’immagine promozionale ufficiale della Fieste de Patrie
del 3 aprile 2016, parte ora un concorso aperto ai registi.
Al vincitore spetteranno 7mila euro.
La nuova creazione artistica di Dj Tubet (il rapper
trentatreenne di Nimis) si chiama “No sta a contâmi dome
chê storie”. La canzone - eseguita insieme alla cantante
Camilla Grassi, in arte Milly, che per la prima volta canta
in friulano - ha come cornice la storia di un soldato in
trincea durante la I Guerra Mondiale che, nell’attesa del
nuovo ordine d'attacco, ripercorre le tappe più importanti
della storia del Friuli facendo così una piccola riflessione
sulla guerra, la pace e le proprie radici. I nodi storici
elencati utilizzano come fonte il libro “La nestre storie” di
pre Checo Placerean e, nella composizione della base rap,
c'è una citazione melodica cinquecentesca di Giorgio
Mainerio: “Putta nera, ballo furlano”.
«Quello di Dj Tubet, un musicista pluripremiato e un
educatore, è un lavoro di sintesi ben riuscito che l’ARLeF
ha deciso di sostenere e utilizzare con due finalità: una
prettamente didattica (nelle scuole primarie di primo e
secondo grado) e l’altra come veicolo multimediale
promozionale della Fieste de Patrie dal Friûl che si
celebrerà il 3 aprile del 2016», dice il presidente
9
dell’Agenzia, Lorenzo Fabbro. Infatti, l’ARLeF ha deciso
di lanciare un concorso per la realizzazione del video della
canzone, senza porre limiti alla tipologia. La consegna
dello script e del curriculum del proponente è stabilita
entro la data del 20 gennaio 2016. Al vincitore verranno
messi a disposizione 7 mila euro per la preparazione del
video che dovrà essere pronto per la fine di marzo poiché
diventerà il veicolo promozionale ufficiale della Fieste de
Patrie 2016. Canzone e bando di concorso possono essere
scaricati dal sito
www.arlef.it/progjets/iniziativis/storie-rap
Il materiale prodotto da Dj Tubet, inoltre, può essere
concepito come colonna sonora, strumento didattico per la
divulgazione e la riflessione storica friulana dalle origini
alla I Guerra Mondiale, offrendo una cronologia
semplificata con l’aggiunta di materiale poetico
approfondibile in aula. La base musicale può essere
utilizzata come strumento per cantare il testo della
canzone così come viene fornito, oppure modificabile a
piacere dall'insegnante. La base musicale contiene una
citazione melodica di “Putta nera, ballo furlano” di
Mainerio, eseguita nella sua linea di canto da un flauto
sintetizzato, utile come spunto didattico per parlare di
musica friulana tradizionale. Questa melodia può essere
tranquillamente accompagnata dalla classe con il flauto in
dotazione perché, nella parte dell'inciso e nel ponte tra gli
ultimi due ritornelli, è presente nella notazione originale.
Attività
Pordenone, martedì 15 dicembre:
Riunione di un gruppo di autonomisti della città di
Pordenone per la costituzione del locale circolo di Identità
e Innovazione, presieduto dalla Coordinatrice per il Friuli
Occidentale dott. ssa Emiliana Gennari, e con la presenza
del Presidente Marzio Strassoldo e del componente del
Comitato per il Friuli Occidentale Lucio Roncali. E stato
costituito il Comitato di Coordinamento del Circolo di
Pordenone nelle persone di Valter Vergani (pubblicitario),
Guglielmo Cevolin (avvocato e docente universitario) ,
Francesco Longo (avvocato e docente universitario),
Laura Rosso (assicuratrice), Franco Del Torre (promotore
finanziario), Giuseppe Tornabene (immobiliarista) e Mario
Baldazzi (ingegnere, dirigente industriale). Coordinatore è
stato nominato Valter Vergani.
Udine, mercoledì 16 dicembre:
Riunione del Comitato di coordinamento del Friuli
udinese, presieduta dal Coordinatore prof. Lorenzo
Marcolini, per la definizione dei programmi di attività del
nuovo anno.
10
Udine, venerdì 17 dicembre:
Riunione dell’Esecutivo, per programmare le prossime
attività e in particolare la Cena sociale di sabato 9 gennaio
2016 che si terrà alle ore 20 presso la trattoria “Le
armoniche” di Ontagnano, Gonars, l’ultimo paese prima
di Palmanova sulla Napoleonica Codroipo-Palmanova.
Pagjinis furlanis
Pubblichiamo un articolo apparso su “Il Diari” riguardante i danni recati dalla Regione con
la sottrazione delle competenze sul lavoro alle Province.
11
“Cul passaç ae Regjon, i dipendents dal
servizi lavôr de Provincie a costaran un milion di
euros in plui ad an"
-
Lu à dit il president de Provincie di Udin Pietro Fontanini presentant lis cifris dal
belanç.
A mancjin cuindis dîs al 1 di Lui, date che e je coincidente cul passaç de competence “lavôr” des
Provinciis ae Regjon FVJ come stabilît de leç regjonâl 26/2014 di riforme dai ents locâi. Passaç che al
vûl dî, di bande dai conseis provinciâi dal FVJ, la aprovazion di un “plan di subentro” dulà che, in
relazion ae competence, e ven dade ae Regjon une fotografie su lis risorsis umanis impleadis (tai
centris pal implei e tai uficis centrâi pal lavôr), dâts patrimoniâi e finanziaris, procediments
aministratîfs in cors, rapuarts juridics atîfs e passîfs, eventuâi contenziôs in cors. Formalitât rispietade
de assemblee di palaç Belgrât che e à votât cun 18 a favôr, 11 astignûts, un vôt contrari. Un passaç
che il President de Provincie di Udin Pietro Fontanini al spieghe tes sôs consecuencis su la spese
publiche: “pe 14te mensilitât (un dai beneficis previodûts cul gnûf incuadrament contratuâl) di ducj i
dipendents des cuatri Provinciis dal FVJ de aree Lavôr (a son cirche 300 in dut, plui uns 50 che a
vignaran stabilizâts) che a passaran ae Regjon, l’aument dai coscj al è di un milion di euro ad an”. “Al
è un acuardi tra i sindacâts e l’assessôr Panontin – al à spiegât Fontanini – che al previôt che al
personâl des Provinciis i spiete il tratament economic miôr tra i doi ents. I nestris dipendents duncje a
varan un benefit in gracie dal gnûf incuadrament regjonâl, prin di dut la 14me, doi rientris setemanâi
e un bon par past cun valôr plui alt”. Il trasferiment di cheste funzion de Provincie ae Regjon “al coste
– al à comentât Fontanini – pes sachetis dai nestri citadins”. “Un adeguament che al puartarà a un
aument de spese – al veve za dit Fontanini -; lis lagnancis dai citadins a varan di lâ ae maiorance
regjonâl che e à fate une riforme ancje se a son stâts fats dai studis (chel de Cgia di Mestre
comissionât de Upi FVG par esempli), fat confronts e analisis dulà che al è stât dimostrât che a saran
plui coscj, l’incentrament di podês in man ae Regjon, plui burocrazie”.
Il plan di subentro al previôt ancje la cession a titul gratuit dai imobii sedis dal servizi lavôr. Pa chel
che al rivuarde la Provincie di Udin, l’ent al lassarà il secont plan dal imobil di vie Prefeture, sede dai
uficis centrâi dal lavôr. “Li a continuaran a lavorâ i nestris dipendents; - al à zontât Fontanini – stesse
robe e sucedarà ancje pai centris pal implei ma pe gjestion dai edificis la Regjon e varà di viodi cui
Comuns che a son pe plui part proprietaris dai imobii dulà che a àn sede i uficis di colocament”. La
Regjon FVJ e jentrarà ancje tai contenziôs, tai rapuarts juridics atîfs e passîfs e tai procediments
aministratîfs in cors. Uniche note positive de cession, secont Fontanini, e je che la Regjon e podarà
burî fûr i contribûts aes impresis plui di corse superant il vincul dal pat di stabilitât che al à metût in
dificoltât la Provincie ancje su chest. In merit al rindicont, Fontanini si è fermât su la riduzion
progressive dal indebitament e su la consistence de licuiditât ferme tes cassis de Provincie, pâr a 75
milions di euro. “Risorsis fermis par vie dal pat di stabilitât, un capitâl che al podarès jessi util par fâ
ripiâ la nestre economie. De Regjon o vin vût pôc timp indaûr des concessions sui spazis finanziaris,
ma o domandìn inmò une viertidure al credit – chest l’apel di Fontanini ae zonte regjonâl – parcè che
o fasìn oparis di valence regjonâl come par esempli la ciclovie Alpe Adria, une vore preseade ancje dal
assessôr regjonâl Santoro. La Provincie di Udin no pues jessi metude a pâr tes divisions di
trasferiments e spazis cui comuns di Udin e Triest o cun chês altris Provinciis. Nô o stin fasint tant di
plui; o vin intervents che a domandin plui atenzion”.
Fontanini al à puartât i dâts dal “cont dal patrimoni” dulà che al risulte un valôr dal patrimoni net di
251 milions 363 mil 507 euro come diference tra ativitât e passivitât. Tra lis vôs dal atîf, lis
imobilizazions a son di cirche 414 milions 099 mil 019 euro, l’atîf che al circole al è di 148 milions 187
mil 517 euro (credits e licuiditât). Il civanz di aministrazion 2014 al è di 14 milions 295 mil 298 euro
(di chei, 8 milions a son vincolâts, di chei altris 6 a restaran come avanz libar pôc plui di un milion par
efiet di normis che a imponin di destinâ plui risorsis a font pericul par contenziôs); il cont economic
2014 al da un risultât di esercizi pâr a 3 milions 165 mil 449 euro.
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Opinioni e documenti
Pubblichiamo su richiesta del Senatore Mario Pittoni un comunicato riguardante l’ordine del
giorno da lui presentato in consiglio comunale di Udine in ordine all’ospitalità concessa
nella sede dell’Università, di proprietà del Comune di Udine e della Provincia di Udine, alla
“Festa dell’Unità” del Partito democratico.
L’ARCIVESCOVO DI UDINE S.E. MONS. ANDREA BRUNO MAZZOCATO
nell’occasione dell’annuale incontro natalizio con Sindaci, Amministratori e politici Udine,
10 dicembre 2015
Illustri Autorità, Signori Sindaci e Amministratori, è per me una gioia incontrarVi, in
prossimità del Santo Natale, rinnovando questo appuntamento per il quinto anno consecutivo.
Vi ringrazio per aver accolto il mio invito, che ho rivolto a quanti, nel territorio della nostra
diocesi, sono impegnati al servizio del bene comune in qualità di Sindaci o di amministratori
o nelle sedi istituzionali della Provincia di Udine, della Regione Friuli Venezia Giulia, del
Parlamento della Repubblica, dell’ANCI. Questo incontro vuol essere anche l’occasione per
rinnovare il desiderio e la disponibilità mia e di tutti i sacerdoti a collaborare con coloro che
hanno responsabilità politiche e amministrative per il bene delle nostre comunità. L’augurio di
un Santo Natale che vi rivolgo e la benedizione di Dio che invoco su di voi per il prossimo
2016, includono anche un “grazie” sincero che esprimo a nome mio ma – ne sono certo –
interpretando al tempo stesso i sentimenti di tante persone. Abbiamo coscienza, infatti, che i
Sindaci e gli amministratori spesso devono rispondere a tante emergenze, prendersi carico di
persone fragili e di situazioni di grande difficoltà e operare a fronte di mezzi limitati e di
strutture spesso a loro volta in difficoltà, non di rado senza sapere bene come si evolverà la
situazione, su cosa e su chi potremo contare, cosa ci sarà domandato e cosa ci sarà consentito.
Grazie dunque per il vostro servizio, che non ha orari e spesso nemmeno grande riconoscenza.
Al cordiale scambio di auguri permettete che aggiunga qualche riflessione stimolata dalla
consapevolezza di quel che sta accadendo nell’ora presente e fatta quasi in clima meditativo,
alla luce della Parola di Dio. Sono considerazioni suggerite anche da recenti e importanti
avvenimenti e documenti della Chiesa che, come madre e maestra, è sempre attenta alla
vicende dell’umanità e a come Dio opera all’interno di esse. Accogliete quanto 2 vi dirò come
un’apertura di dialogo che volentieri sono interessato a continuare in ogni occasione
opportuna per aiutarci a capire il tempo che viviamo ed agire con sapienza per il bene comune
della gente dei nostri paesi e delle nostre città. Un avvenimento che riguarda direttamente la
Chiesa cattolica ma che porta in sé un messaggio di straordinario valore per questo nostro
tempo e per tutti gli uomini di buona volontà è l’Anno Santo della Misericordia voluto e
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indetto da Papa Francesco. Due giorni fa, l’8 dicembre, il Santo Padre ha aperto la Porta Santa
a Roma, inaugurando il Giubileo straordinario della Misericordia nel cinquantesimo
anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II. Domenica prossima, come in tutte le
diocesi del mondo, io stesso aprirò la Porta della Misericordia nella Cattedrale di Udine come
segno materiale del Cuore di Dio che ha aperto al mondo le sue porte, comunicando il suo
amore infinito per ogni uomo e chinandosi con tenerezza e pazienza a prendersi cura delle
nostre ferite, delle nostre miserie, che la misericordia divina è disposta a guarire
gratuitamente, in Cristo. Pongo a me e a voi una domanda: l’Anno Santo della Misericordia
ha un suo messaggio attuale anche per chi ha responsabilità politiche e amministrative?
Potrebbe, infatti, sembrarci improprio e strano parlare di misericordia in ambito sociopolitico.
Non è questo, però, il pensiero di Papa Francesco e, più in generale, della Dottrina sociale
della Chiesa che considera la virtù della misericordia come elemento indispensabile per creare
un vero bene comune. Desidero soffermarmi su questa affermazione che non è per nulla
scontata eppure profondamente vera. Indicherò, in particolare, alcune situazioni del nostro
tempo che solo grazie alla virtù della misericordia possono essere affrontate nel modo
migliore. 1. L’ atteggiamento contraddittorio dell’uomo d’oggi nei confronti della
misericordia L’annuncio di un Anno Giubilare della Misericordia ha colto un po’ tutti di
sorpresa perché è una decisione straordinaria da vari punti di vista. A ben vedere, però, Papa
Francesco si è mosso in continuità con i suoi predecessori; basta ricordare che S. Giovanni
Paolo II aveva dedicato la sua seconda encliclica, Dives in misericordia, all’esperienza della
misericordia. I Sommi Pontefici, illuminati dallo Spirito Santo, hanno visto più a fondo di
tanti intellettuali e commentatori e hanno colto una strana contraddizione in cui si dibattono
gli uomini di questa epoca: essi non vogliono aver a che fare con la misericordia mentre ne
avrebbero un bisogno vitale. Nella Bolla di indizione dell’Anno Santo, Misericordiae vultus,
Papa Francesco cita alcune espressioni, indubbiamente forti, dell’enciclica Dives in
misericordia: “La mentalità contemporanea, forse più di quella dell'uomo del passato, sembra
opporsi al Dio di misericordia e tende altresì ad emarginare dalla vita e a distogliere dal cuore
umano l'idea stessa della misericordia. La parola e il concetto di misericordia sembrano porre
a disagio l'uomo”1. Questo rifiuto della misericordia sta generando, secondo di due Papi, “il
declino di molti valori fondamentali che costituiscono un bene incontestabile non soltanto
della morale cristiana, ma 1 Dives in misericordia, n. 2 3 semplicemente della morale umana,
della cultura morale, quali il rispetto per la vita umana sin dal momento del concepimento, il
rispetto per il matrimonio nella sua unità indissolubile, il rispetto per la stabilità della
famiglia”2. Nella mia lettera pastorale, “Eterna è la sua misericordia”, aggiungo: “La mente
umana giunge a questi punti perché il cuore si è già chiuso alla misericordia e, segnatamente,
alla misericordia di Gesù. Senza misericordia il cuore inaridisce e la mente diventa fredda e
calcolatrice” 3. Sarà una grande grazia se durante questo Anno santo prenderemo coscienza
che abbiamo bisogno tutti di misericordia come di un balsamo salvifico che può guarire le
dolorose ferite della nostra società e assicurare un vero bene comune. Arrendersi alla
misericordia di Dio e donarci reciprocamente misericordia è il grande passo verso una
convivenza umana in cui ci sia posto per tutti. 2. La misericordia assicura la giustizia sociale e
il bene comune per tutti Nell’antico mondo greco e romano il principio su cui si basava la
giustizia può essere sintetizzato nel motto unicuique suum; ad ognuno sia assicurato “ciò che
gli spetta”. L’obiettivo era quello di assicurare ad ogni cittadino i diritti e la dignità che gli
andavano riconosciuti in quanto persona umana. Da questo principio di uguaglianza si è
sviluppato il cosiddetto Stato sociale e le sue giuste previdenze. Quando, però, nel cuore si
insinua il tarlo dell’individualismo, inizia un progressivo scivolamento dalla cultura del diritto
alla cultura delle pretese. La persona guarda solo a ciò che ritiene gli spetti per diritto senza
avere uno sguardo più ampio, che tenga conto anche degli altri che ha vicino e delle risorse
disponibili. Così, dalla giustizia sociale che tutela tutti si può passare alle tensioni e ai conflitti
con l’inevitabile sopraffazione dei più forti, duramente denunciata da Papa Francesco sia
nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium che nell’enciclica Laudato si’. L’ingrediente
che permette di ricreare un clima di vera giustizia per tutti è la misericordia che si traduce in
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compassione per chi è più debole e in dono gratuito per favorire il bene di tutti. Su questo
cardine fondamentale del bene comune stanno insistendo gli ultimi Papi. Ricordiamo
l’affermazione di Benedetto XVI: “Oggi bisogna dire che senza la gratuità non si riesce
nemmeno a realizzare la giustizia”4; gli fa eco Papa Francesco: “Dobbiamo convincerci che la
carità è il principio non solo delle micro-relazioni: rapporti amicali, familiari, di piccolo
gruppo, ma anche delle macro-relazioni: rapporti sociali, economici, politici” 5. La
misericordia e la gratuità non sono un di più che si aggiunge all’organizzazione politica,
sociale ed economica. Sono un elemento costitutivo senza il quale non ci può essere vera
giustizia sociale e il bene comune diventa bene di pochi. Accenno solo all’esempio del
sistema sanitario che si basa sul sacrosanto principio di assicurare ad ogni malato il diritto
all’assistenza e alla cura. Non è pensabile che regga senza quel “di più”, non regolabile, che si
chiama gratuità, volontariato, dedizione e che 2 ibid, n. 12 3 “Eterna è la sua misericordia”, n.
6 4 Caritas in veritate, n. 38 5 Evangelii gaudium, n. 205 4 nasce dalla compassione e dalla
misericordia dei cuori. È evidente che questo sistema chiede un’organizzazione oculata e
razionale ma esso non raggiungerà il suo obiettivo se non ha anche un cuore sensibile verso
chi soffre e non parla ai cuori di coloro che si dedicano ai fratelli infermi o per professione o
per gratuito volontariato. In tema di sanità e assistenza non posso non pensare a quanti di quei
circa 1.800 bambini, eliminati ogni anno nei nostri ospedali con la pratica dell’aborto,
potrebbero arricchire il popolo friulano se ci fosse una più convinta e misericordiosa
assistenza alle donne e alle altre persone coinvolte in quei drammi. Oltre a quello della sanità,
potremmo aggiungere molti altri esempi in campo economico, sociale, scolastico, politico.
Tutti confermano che la giustizia e il bene comune hanno bisogno del “lubrificante” della
misericordia per girare bene. 3. La misericordia verso le nostre famiglie Un altro evento che
ha caratterizzato la Chiesa cattolica universale sono stati i due Sinodi dei Vescovi, uno
straordinario e uno ordinario, che hanno avuto a tema la famiglia. Sono stati espressamente
voluti da Papa Francesco il quale, dal suo osservatorio e dal suo cuore di Pastore, ha colto
quanto in questo tempo - e a livello planetario - la famiglia abbia bisogno di una particolare e
responsabile attenzione. Attraverso questi Sinodi la Chiesa si è proposta di “annunciare con
convinzione il Vangelo della famiglia” 6. La famiglia, infatti, è sempre un “vangelo”, una
“bella notizia” per qualunque società umana; è un cellula vitale che si inserisce nel tessuto
sociale, una concreta luce di speranza perché genera figli per il futuro. Non entro qui nel
complesso dibattito in corso, anche nel nostro Paese, riguardante le problematiche concernenti
le varie forme di relazione affettivo-sessuale e i modi conseguenti di generare o accogliere
figli. Sottolineo solo che la Chiesa si è sentita chiamata ad attirare con forza l’attenzione sulla
famiglia perché su di essa si sta stendendo come un velo di silenzio. Anche nei mezzi di
comunicazione l’attenzione è riservata, per lo più, alle altre situazioni a cui ho appena alluso
mentre sembra poco degna di interesse la famiglia definita, con leggera sfumatura negativa,
“tradizionale”; cioè, la comunità fondata da un uomo e una donna che si legano in un patto
d’amore definitivo, sancito pubblicamente dal rito sacramentale o civile e aperto a generare ed
educare figli. La solidarietà e attenzione riservata ad altre forme di relazione affettivo-sessuale
dovrebbe essere maggiormente rivolta alla famiglia mostrando tanta stima e sostegno per il
suo insostituibile ruolo dentro una società che voglia essere vitale e aperta al futuro. Dovrebbe
anche essere difesa con più decisione di fronte a forze sociali e culturali evidentemente ad
essa ostili e delle quali si fatica a cogliere i veri obiettivi a cui mirano, al di là di quelli
dichiarati. 6 Relazione finale, n. 2 5 Non mi sembra esagerato auspicare che quanti hanno
responsabilità politiche e amministrative custodiscano nella loro coscienza sentimenti di
misericordia verso le famiglie con azioni conseguenti. La Chiesa su questo fronte è sempre
pronta a collaborare. 4. La misericordia verso i rifugiati e i profughi Papa Francesco si è speso
con gesti e con parole molto incisive per attirare l’attenzione verso gli uomini, le donne e i
bambini che, fuggendo da incubi di guerra, miseria e sempre più spesso anche di persecuzione
religiosa o politica, approdano in modi fortunosi alla nostra porzione di mondo. I flussi
migratori sono un fenomeno oggettivamente complesso da governare e pongono non pochi e
sensati interrogativi sulle reali possibilità di integrazione ed anche sulla misura delle effettive
15
nostre capacità di accogliere seriamente. Si tratta di una questione delicata, impossibile da
sciogliere se si oscilla tra eccessi di ingenua apertura ed eccessi di irragionevole rifiuto e
paura. Recenti e tragiche azioni di violenza inconsulta, perpetrate in Europa o nei Pesi
mediorientali hanno ulteriormente acuito le tensioni. Cosciente di tale complessità, da parte
mia ho sempre evitato toni accesi e polemici invitando, piuttosto, a sinergie costruttive per far
fronte all’emergenza e rispondendo più con i fatti che con le parole. Davanti, però,
all’emergenza umanitaria, i se e i ma vengono dopo, e la rete di cooperazione che le più alte
istituzioni e le più locali comunità sono in grado di attuare per un pronto soccorso all’umanità
ferita è la prima reazione di una civiltà che meriti questo nome. Le nostre comunità, spesso
piccole, vanno, poi, coinvolte attivamente nei progetti di accoglienza. È quanto stiamo
cercando di fare metodicamente con la nostra Caritas diocesana. 5. Un’ecologia ispirata dalla
solidarietà e dalla misericordia Riservo un cenno all’enciclica di Papa Francesco intitolata:
Laudato si’. Enciclica sulla cura della casa comune. Il Santo Padre ha sviluppato un progetto
di “ecologia integrale” che tien conto dell’inscindibile legame tra la natura e la società che la
abita7. Da un punto di vista naturalistico e paesaggistico, Ippolito Nievo aveva definito il
Friuli: “piccolo compendio dell’universo”. Questa terra benedetta dal Creatore era ed è abitata
da tante, piccole comunità custodi di legami e tradizioni preziose. Il nostro Friuli, però,
quanto è bello, tanto è fragile e con poco può essere sfregiato e alterato nei suoi equilibri. Per
questo, ha bisogno di quella sapiente ecologia integrale raccomandata dal Papa. Progetti
spregiudicati che non esitano a distruggere l’ambiente o ad abbandonarne alcuni angoli in
nome di un maggiore profitto si rivelano sempre più inaccettabili e preoccupano molti.
L’abbandono delle terre alte fa piangere il cuore e ha ripercussioni anche sulle terre 7 Laudato
si’. n. 139 6 della bassa. Anche se la sfida è non poco impegnativa, miriamo ad essere un
laboratorio di ecologia integrale, di uno sviluppo attento al nostro ambiente. Proprio il Friuli,
dove abbiamo secoli di cultura del rapporto sano e corretto con la terra, con i campi e con i
monti, può essere un “compendio dell’attenzione umana per l’universo” affidato alle nostre
cure. Un’ecologia integrale non si limita, però, all’intelligente salvaguardia dell’ambiente
naturale ma guarda anche alle comunità umane che lo abitano. Propone stili buoni di relazione
anche nelle sedi della vita sociale e politica. Ad esempio, da chi presiede le diverse istituzioni
le persone si aspettano passi benevoli, delicati, rispettosi, passi di misericordia. Non sfugge a
nessuno l’esigenza di progetti di ammodernamento, razionalizzazione, risparmio, riforma di
tutti i sistemi umani. Perché essi, però, giungano a buon fine è necessaria la sapienza di
camminare insieme. Siccome operiamo sulla carne di comunità piccole inserite in ambienti
fragili, è misericordioso verso la realtà verificare ad un certo punto del cammino se stiamo
facendo del bene alla realtà o se la stiamo costringendo a subire qualcosa di non abbastanza
indovinato. Parlo un po’ per esperienza poiché la nostra Chiesa diocesana sta pazientemente
confrontandosi su come ripensare la sua presenza sul territorio, tra parrocchie e paesi che
devono sempre più saper cooperare. Ci guida la coscienza che non sarebbe possibile
imboccare la strada giusta se non avessimo la pazienza di coinvolgere le comunità nel
ridisegnare il loro futuro ecclesiale. Analogamente, il momento complesso e delicato che
vivono le istituzioni civili e politiche in Europa, in Italia, in Friuli Venezia Giulia invoca una
misericordiosa pazienza reciproca, nell’ascoltarsi tra enti e soggetti e nel cercare un metodo
per camminare insieme. Specialmente, permettere ad ogni livello, a partire dal più vicino alla
gente, la possibilità di fare la sua parte con ingegno, passione e sano orgoglio potrà
sprigionare preziose risorse. È questo criterio di rispettosa sussidiarietà che permise al Friuli
di attuare un percorso virtuoso di ricostruzione dopo il terremoto del 1976, del quale ci
accingiamo a commemorare il 40° anniversario. In una situazione di straordinaria criticità si
sarebbero potute facilmente scatenare le più acerbe contrapposizioni (e conseguenti paralisi)
tra Stato e Regione, tra Regione e Comuni, tra enti locali e popolazione. Al contrario, una
intelligente sussidiarietà permise ad ognuno, a partire dal basso, di farsi carico di quella
ricostruzione di cui era capace; e via via salendo di livello si individuò il giusto ruolo di tutti i
soggetti coinvolti. Questo “metodo Friuli” fu il motivo principale, accanto ad una grande
mobilitazione di solidarietà, che fece del post-terremoto una pagina gloriosa della storia
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friulana. 6. Uno sguardo di misericordiosa onestà sulla tormentata scena internazionale Prima
di concludere, credo necessario riservare un momento di attenzione alla situazione
internazionale caratterizzata da un proliferare di guerre, da recrudescenza del 7 terrorismo
islamista, da sconquasso negli equilibri del paesi del nord Africa o del vicino Oriente. Essa ci
interpella sia perché induce incertezza e paura, sia perché evidenzia le debolezze della nostra
civiltà, dei nostri modelli di vita e dei fondamenti delle nostre democrazie. Giova anzitutto
ricordare l’abissale differenza tra chi parla di Dio e chi parla con Dio. Chi crede davvero,
prega, e chi prega apre il cuore a Dio e, di conseguenza, al prossimo. Chi, invece, invoca Dio
in modo folle mentre compie una strage di innocenti non ha nulla a che fare con la religione;
semmai pronuncia la peggiore delle bestemmie possibili. Gli uomini davvero credenti delle
diverse religioni hanno sempre trovato modi rispettosi di coabitare e di cooperare. Guardando,
però, in casa nostra è onesto chiederci: gli uomini di altre religioni e con valori ereditati nelle
loro civiltà, con chi si ritrovano a coabitare quando giungono in Europa? È solo la povertà
materiale di certe periferie l’humus che prepara il futuro terrorismo o è anche la povertà
morale, ideale e spirituale dell’Europa che lo può favorire e coltivare? Noi che siamo eredi del
personalismo cristiano, del pensiero greco, del diritto romano, dell’illuminismo moderno cosa
offriamo a coloro che giungono in mezzo a noi portando altre tradizioni religiose e morali?
Nei nostri paesi essi si trovano immersi in una situazione culturale e morale che Benedetto
XVI ha definito “dittatura del relativismo” e che può creare in loro solo avversione. In essa sta
la principale debolezza della società europea perché mina ogni istanza etica e la coesione
sociale. Per avere un ruolo risanante a livello geopolitico influendo positivamente sul mondo
islamico con un credibile modello della democrazia, noi occidentali dobbiamo, prima di tutto,
ritrovare noi stessi alla luce della tradizione da cui veniamo. Dobbiamo riscoprire che il
pilastro della nostra civiltà è stata la rivelazione che ogni uomo è persona irripetibile e con
una dignità intangibile custodita da Dio. Signori Sindaci e Autorità tutte, ho brevemente
richiamato alcuni esempi che rivelano come la virtù della misericordia, raccomandata in modo
particolare in questo Anno Santo, sia indispensabile nella promozione del bene comune. Se
essa viene meno, i cuori diventano come lampade che si spengono e inaridiscono rendendo
inefficace qualunque legge, programmazione e organizzazione. Lo Spirito del Signore la
rinnovi anche nei nostri cuori ricordando inoltre le consolanti parole di Gesù: “Beati i
misericordiosi perché troveranno misericordia” (Mt 5,7). Questa promessa divina sia anche
l’augurio nell’occasione dell’annuale incontro natalizio con Sindaci, Amministratori e politici
Udine, 10 dicembre 2015 Illustri Autorità, Signori Sindaci e Amministratori, è per me una
gioia incontrarVi, in prossimità del Santo Natale, rinnovando questo appuntamento per il
quinto anno consecutivo. Vi ringrazio per aver accolto il mio invito, che ho rivolto a quanti,
nel territorio della nostra diocesi, sono impegnati al servizio del bene comune in qualità di
Sindaci o di amministratori o nelle sedi istituzionali della Provincia di Udine, della Regione
Friuli Venezia Giulia, del Parlamento della Repubblica, dell’ANCI. Questo incontro vuol
essere anche l’occasione per rinnovare il desiderio e la disponibilità mia e di tutti i sacerdoti a
collaborare con coloro che hanno responsabilità politiche e amministrative per il bene delle
nostre comunità. L’augurio di un Santo Natale che vi rivolgo e la benedizione di Dio che
invoco su di voi per il prossimo 2016, includono anche un “grazie” sincero che esprimo a
nome mio ma – ne sono certo – interpretando al tempo stesso i sentimenti di tante persone.
Abbiamo coscienza, infatti, che i Sindaci e gli amministratori spesso devono rispondere a
tante emergenze, prendersi carico di persone fragili e di situazioni di grande difficoltà e
operare a fronte di mezzi limitati e di strutture spesso a loro volta in difficoltà, non di rado
senza sapere bene come si evolverà la situazione, su cosa e su chi potremo contare, cosa ci
sarà domandato e cosa ci sarà consentito. Grazie dunque per il vostro servizio, che non ha
orari e spesso nemmeno grande riconoscenza. Al cordiale scambio di auguri permettete che
aggiunga qualche riflessione stimolata dalla consapevolezza di quel che sta accadendo
nell’ora presente e fatta quasi in clima meditativo, alla luce della Parola di Dio. Sono
considerazioni suggerite anche da recenti e importanti avvenimenti e documenti della Chiesa
che, come madre e maestra, è sempre attenta alla vicende dell’umanità e a come Dio opera
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all’interno di esse. Accogliete quanto 2 vi dirò come un’apertura di dialogo che volentieri
sono interessato a continuare in ogni occasione opportuna per aiutarci a capire il tempo che
viviamo ed agire con sapienza per il bene comune della gente dei nostri paesi e delle nostre
città. Un avvenimento che riguarda direttamente la Chiesa cattolica ma che porta in sé un
messaggio di straordinario valore per questo nostro tempo e per tutti gli uomini di buona
volontà è l’Anno Santo della Misericordia voluto e indetto da Papa Francesco. Due giorni fa,
l’8 dicembre, il Santo Padre ha aperto la Porta Santa a Roma, inaugurando il Giubileo
straordinario della Misericordia nel cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio
Vaticano II. Domenica prossima, come in tutte le diocesi del mondo, io stesso aprirò la Porta
della Misericordia nella Cattedrale di Udine come segno materiale del Cuore di Dio che ha
aperto al mondo le sue porte, comunicando il suo amore infinito per ogni uomo e chinandosi
con tenerezza e pazienza a prendersi cura delle nostre ferite, delle nostre miserie, che la
misericordia divina è disposta a guarire gratuitamente, in Cristo. Pongo a me e a voi una
domanda: l’Anno Santo della Misericordia ha un suo messaggio attuale anche per chi ha
responsabilità politiche e amministrative? Potrebbe, infatti, sembrarci improprio e strano
parlare di misericordia in ambito sociopolitico. Non è questo, però, il pensiero di Papa
Francesco e, più in generale, della Dottrina sociale della Chiesa che considera la virtù della
misericordia come elemento indispensabile per creare un vero bene comune. Desidero
soffermarmi su questa affermazione che non è per nulla scontata eppure profondamente vera.
Indicherò, in particolare, alcune situazioni del nostro tempo che solo grazie alla virtù della
misericordia possono essere affrontate nel modo migliore. 1. L’ atteggiamento contraddittorio
dell’uomo d’oggi nei confronti della misericordia L’annuncio di un Anno Giubilare della
Misericordia ha colto un po’ tutti di sorpresa perché è una decisione straordinaria da vari punti
di vista. A ben vedere, però, Papa Francesco si è mosso in continuità con i suoi predecessori;
basta ricordare che S. Giovanni Paolo II aveva dedicato la sua seconda encliclica, Dives in
misericordia, all’esperienza della misericordia. I Sommi Pontefici, illuminati dallo Spirito
Santo, hanno visto più a fondo di tanti intellettuali e commentatori e hanno colto una strana
contraddizione in cui si dibattono gli uomini di questa epoca: essi non vogliono aver a che
fare con la misericordia mentre ne avrebbero un bisogno vitale. Nella Bolla di indizione
dell’Anno Santo, Misericordiae vultus, Papa Francesco cita alcune espressioni, indubbiamente
forti, dell’enciclica Dives in misericordia: “La mentalità contemporanea, forse più di quella
dell'uomo del passato, sembra opporsi al Dio di misericordia e tende altresì ad emarginare
dalla vita e a distogliere dal cuore umano l'idea stessa della misericordia. La parola e il
concetto di misericordia sembrano porre a disagio l'uomo”1. Questo rifiuto della misericordia
sta generando, secondo di due Papi, “il declino di molti valori fondamentali che costituiscono
un bene incontestabile non soltanto della morale cristiana, ma 1 Dives in misericordia, n. 2 3
semplicemente della morale umana, della cultura morale, quali il rispetto per la vita umana sin
dal momento del concepimento, il rispetto per il matrimonio nella sua unità indissolubile, il
rispetto per la stabilità della famiglia”2. Nella mia lettera pastorale, “Eterna è la sua
misericordia”, aggiungo: “La mente umana giunge a questi punti perché il cuore si è già
chiuso alla misericordia e, segnatamente, alla misericordia di Gesù. Senza misericordia il
cuore inaridisce e la mente diventa fredda e calcolatrice” 3. Sarà una grande grazia se durante
questo Anno santo prenderemo coscienza che abbiamo bisogno tutti di misericordia come di
un balsamo salvifico che può guarire le dolorose ferite della nostra società e assicurare un
vero bene comune. Arrendersi alla misericordia di Dio e donarci reciprocamente misericordia
è il grande passo verso una convivenza umana in cui ci sia posto per tutti. 2. La misericordia
assicura la giustizia sociale e il bene comune per tutti Nell’antico mondo greco e romano il
principio su cui si basava la giustizia può essere sintetizzato nel motto unicuique suum; ad
ognuno sia assicurato “ciò che gli spetta”. L’obiettivo era quello di assicurare ad ogni
cittadino i diritti e la dignità che gli andavano riconosciuti in quanto persona umana. Da
questo principio di uguaglianza si è sviluppato il cosiddetto Stato sociale e le sue giuste
previdenze. Quando, però, nel cuore si insinua il tarlo dell’individualismo, inizia un
progressivo scivolamento dalla cultura del diritto alla cultura delle pretese. La persona guarda
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solo a ciò che ritiene gli spetti per diritto senza avere uno sguardo più ampio, che tenga conto
anche degli altri che ha vicino e delle risorse disponibili. Così, dalla giustizia sociale che
tutela tutti si può passare alle tensioni e ai conflitti con l’inevitabile sopraffazione dei più
forti, duramente denunciata da Papa Francesco sia nell’esortazione apostolica Evangelii
gaudium che nell’enciclica Laudato si’. L’ingrediente che permette di ricreare un clima di
vera giustizia per tutti è la misericordia che si traduce in compassione per chi è più debole e in
dono gratuito per favorire il bene di tutti. Su questo cardine fondamentale del bene comune
stanno insistendo gli ultimi Papi. Ricordiamo l’affermazione di Benedetto XVI: “Oggi
bisogna dire che senza la gratuità non si riesce nemmeno a realizzare la giustizia”4; gli fa eco
Papa Francesco: “Dobbiamo convincerci che la carità è il principio non solo delle microrelazioni: rapporti amicali, familiari, di piccolo gruppo, ma anche delle macro-relazioni:
rapporti sociali, economici, politici” 5. La misericordia e la gratuità non sono un di più che si
aggiunge all’organizzazione politica, sociale ed economica. Sono un elemento costitutivo
senza il quale non ci può essere vera giustizia sociale e il bene comune diventa bene di pochi.
Accenno solo all’esempio del sistema sanitario che si basa sul sacrosanto principio di
assicurare ad ogni malato il diritto all’assistenza e alla cura. Non è pensabile che regga senza
quel “di più”, non regolabile, che si chiama gratuità, volontariato, dedizione e che 2 ibid, n. 12
3 “Eterna è la sua misericordia”, n. 6 4 Caritas in veritate, n. 38 5 Evangelii gaudium, n. 205 4
nasce dalla compassione e dalla misericordia dei cuori. È evidente che questo sistema chiede
un’organizzazione oculata e razionale ma esso non raggiungerà il suo obiettivo se non ha
anche un cuore sensibile verso chi soffre e non parla ai cuori di coloro che si dedicano ai
fratelli infermi o per professione o per gratuito volontariato. In tema di sanità e assistenza non
posso non pensare a quanti di quei circa 1.800 bambini, eliminati ogni anno nei nostri
ospedali con la pratica dell’aborto, potrebbero arricchire il popolo friulano se ci fosse una più
convinta e misericordiosa assistenza alle donne e alle altre persone coinvolte in quei drammi.
Oltre a quello della sanità, potremmo aggiungere molti altri esempi in campo economico,
sociale, scolastico, politico. Tutti confermano che la giustizia e il bene comune hanno bisogno
del “lubrificante” della misericordia per girare bene. 3. La misericordia verso le nostre
famiglie Un altro evento che ha caratterizzato la Chiesa cattolica universale sono stati i due
Sinodi dei Vescovi, uno straordinario e uno ordinario, che hanno avuto a tema la famiglia.
Sono stati espressamente voluti da Papa Francesco il quale, dal suo osservatorio e dal suo
cuore di Pastore, ha colto quanto in questo tempo - e a livello planetario - la famiglia abbia
bisogno di una particolare e responsabile attenzione. Attraverso questi Sinodi la Chiesa si è
proposta di “annunciare con convinzione il Vangelo della famiglia” 6. La famiglia, infatti, è
sempre un “vangelo”, una “bella notizia” per qualunque società umana; è un cellula vitale che
si inserisce nel tessuto sociale, una concreta luce di speranza perché genera figli per il futuro.
Non entro qui nel complesso dibattito in corso, anche nel nostro Paese, riguardante le
problematiche concernenti le varie forme di relazione affettivo-sessuale e i modi conseguenti
di generare o accogliere figli. Sottolineo solo che la Chiesa si è sentita chiamata ad attirare
con forza l’attenzione sulla famiglia perché su di essa si sta stendendo come un velo di
silenzio. Anche nei mezzi di comunicazione l’attenzione è riservata, per lo più, alle altre
situazioni a cui ho appena alluso mentre sembra poco degna di interesse la famiglia definita,
con leggera sfumatura negativa, “tradizionale”; cioè, la comunità fondata da un uomo e una
donna che si legano in un patto d’amore definitivo, sancito pubblicamente dal rito
sacramentale o civile e aperto a generare ed educare figli. La solidarietà e attenzione riservata
ad altre forme di relazione affettivo-sessuale dovrebbe essere maggiormente rivolta alla
famiglia mostrando tanta stima e sostegno per il suo insostituibile ruolo dentro una società che
voglia essere vitale e aperta al futuro. Dovrebbe anche essere difesa con più decisione di
fronte a forze sociali e culturali evidentemente ad essa ostili e delle quali si fatica a cogliere i
veri obiettivi a cui mirano, al di là di quelli dichiarati. 6 Relazione finale, n. 2 5 Non mi
sembra esagerato auspicare che quanti hanno responsabilità politiche e amministrative
custodiscano nella loro coscienza sentimenti di misericordia verso le famiglie con azioni
conseguenti. La Chiesa su questo fronte è sempre pronta a collaborare. 4. La misericordia
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verso i rifugiati e i profughi Papa Francesco si è speso con gesti e con parole molto incisive
per attirare l’attenzione verso gli uomini, le donne e i bambini che, fuggendo da incubi di
guerra, miseria e sempre più spesso anche di persecuzione religiosa o politica, approdano in
modi fortunosi alla nostra porzione di mondo. I flussi migratori sono un fenomeno
oggettivamente complesso da governare e pongono non pochi e sensati interrogativi sulle reali
possibilità di integrazione ed anche sulla misura delle effettive nostre capacità di accogliere
seriamente. Si tratta di una questione delicata, impossibile da sciogliere se si oscilla tra
eccessi di ingenua apertura ed eccessi di irragionevole rifiuto e paura. Recenti e tragiche
azioni di violenza inconsulta, perpetrate in Europa o nei Pesi mediorientali hanno
ulteriormente acuito le tensioni. Cosciente di tale complessità, da parte mia ho sempre evitato
toni accesi e polemici invitando, piuttosto, a sinergie costruttive per far fronte all’emergenza e
rispondendo più con i fatti che con le parole. Davanti, però, all’emergenza umanitaria, i se e i
ma vengono dopo, e la rete di cooperazione che le più alte istituzioni e le più locali comunità
sono in grado di attuare per un pronto soccorso all’umanità ferita è la prima reazione di una
civiltà che meriti questo nome. Le nostre comunità, spesso piccole, vanno, poi, coinvolte
attivamente nei progetti di accoglienza. È quanto stiamo cercando di fare metodicamente con
la nostra Caritas diocesana. 5. Un’ecologia ispirata dalla solidarietà e dalla misericordia
Riservo un cenno all’enciclica di Papa Francesco intitolata: Laudato si’. Enciclica sulla cura
della casa comune. Il Santo Padre ha sviluppato un progetto di “ecologia integrale” che tien
conto dell’inscindibile legame tra la natura e la società che la abita7. Da un punto di vista
naturalistico e paesaggistico, Ippolito Nievo aveva definito il Friuli: “piccolo compendio
dell’universo”. Questa terra benedetta dal Creatore era ed è abitata da tante, piccole comunità
custodi di legami e tradizioni preziose. Il nostro Friuli, però, quanto è bello, tanto è fragile e
con poco può essere sfregiato e alterato nei suoi equilibri. Per questo, ha bisogno di quella
sapiente ecologia integrale raccomandata dal Papa. Progetti spregiudicati che non esitano a
distruggere l’ambiente o ad abbandonarne alcuni angoli in nome di un maggiore profitto si
rivelano sempre più inaccettabili e preoccupano molti. L’abbandono delle terre alte fa
piangere il cuore e ha ripercussioni anche sulle terre 7 Laudato si’. n. 139 6 della bassa.
Anche se la sfida è non poco impegnativa, miriamo ad essere un laboratorio di ecologia
integrale, di uno sviluppo attento al nostro ambiente. Proprio il Friuli, dove abbiamo secoli di
cultura del rapporto sano e corretto con la terra, con i campi e con i monti, può essere un
“compendio dell’attenzione umana per l’universo” affidato alle nostre cure. Un’ecologia
integrale non si limita, però, all’intelligente salvaguardia dell’ambiente naturale ma guarda
anche alle comunità umane che lo abitano. Propone stili buoni di relazione anche nelle sedi
della vita sociale e politica. Ad esempio, da chi presiede le diverse istituzioni le persone si
aspettano passi benevoli, delicati, rispettosi, passi di misericordia. Non sfugge a nessuno
l’esigenza di progetti di ammodernamento, razionalizzazione, risparmio, riforma di tutti i
sistemi umani. Perché essi, però, giungano a buon fine è necessaria la sapienza di camminare
insieme. Siccome operiamo sulla carne di comunità piccole inserite in ambienti fragili, è
misericordioso verso la realtà verificare ad un certo punto del cammino se stiamo facendo del
bene alla realtà o se la stiamo costringendo a subire qualcosa di non abbastanza indovinato.
Parlo un po’ per esperienza poiché la nostra Chiesa diocesana sta pazientemente
confrontandosi su come ripensare la sua presenza sul territorio, tra parrocchie e paesi che
devono sempre più saper cooperare. Ci guida la coscienza che non sarebbe possibile
imboccare la strada giusta se non avessimo la pazienza di coinvolgere le comunità nel
ridisegnare il loro futuro ecclesiale. Analogamente, il momento complesso e delicato che
vivono le istituzioni civili e politiche in Europa, in Italia, in Friuli Venezia Giulia invoca una
misericordiosa pazienza reciproca, nell’ascoltarsi tra enti e soggetti e nel cercare un metodo
per camminare insieme. Specialmente, permettere ad ogni livello, a partire dal più vicino alla
gente, la possibilità di fare la sua parte con ingegno, passione e sano orgoglio potrà
sprigionare preziose risorse. È questo criterio di rispettosa sussidiarietà che permise al Friuli
di attuare un percorso virtuoso di ricostruzione dopo il terremoto del 1976, del quale ci
accingiamo a commemorare il 40° anniversario. In una situazione di straordinaria criticità si
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sarebbero potute facilmente scatenare le più acerbe contrapposizioni (e conseguenti paralisi)
tra Stato e Regione, tra Regione e Comuni, tra enti locali e popolazione. Al contrario, una
intelligente sussidiarietà permise ad ognuno, a partire dal basso, di farsi carico di quella
ricostruzione di cui era capace; e via via salendo di livello si individuò il giusto ruolo di tutti i
soggetti coinvolti. Questo “metodo Friuli” fu il motivo principale, accanto ad una grande
mobilitazione di solidarietà, che fece del post-terremoto una pagina gloriosa della storia
friulana. 6. Uno sguardo di misericordiosa onestà sulla tormentata scena internazionale Prima
di concludere, credo necessario riservare un momento di attenzione alla situazione
internazionale caratterizzata da un proliferare di guerre, da recrudescenza del 7 terrorismo
islamista, da sconquasso negli equilibri del paesi del nord Africa o del vicino Oriente. Essa ci
interpella sia perché induce incertezza e paura, sia perché evidenzia le debolezze della nostra
civiltà, dei nostri modelli di vita e dei fondamenti delle nostre democrazie. Giova anzitutto
ricordare l’abissale differenza tra chi parla di Dio e chi parla con Dio. Chi crede davvero,
prega, e chi prega apre il cuore a Dio e, di conseguenza, al prossimo. Chi, invece, invoca Dio
in modo folle mentre compie una strage di innocenti non ha nulla a che fare con la religione;
semmai pronuncia la peggiore delle bestemmie possibili. Gli uomini davvero credenti delle
diverse religioni hanno sempre trovato modi rispettosi di coabitare e di cooperare. Guardando,
però, in casa nostra è onesto chiederci: gli uomini di altre religioni e con valori ereditati nelle
loro civiltà, con chi si ritrovano a coabitare quando giungono in Europa? È solo la povertà
materiale di certe periferie l’humus che prepara il futuro terrorismo o è anche la povertà
morale, ideale e spirituale dell’Europa che lo può favorire e coltivare? Noi che siamo eredi del
personalismo cristiano, del pensiero greco, del diritto romano, dell’illuminismo moderno cosa
offriamo a coloro che giungono in mezzo a noi portando altre tradizioni religiose e morali?
Nei nostri paesi essi si trovano immersi in una situazione culturale e morale che Benedetto
XVI ha definito “dittatura del relativismo” e che può creare in loro solo avversione. In essa sta
la principale debolezza della società europea perché mina ogni istanza etica e la coesione
sociale. Per avere un ruolo risanante a livello geopolitico influendo positivamente sul mondo
islamico con un credibile modello della democrazia, noi occidentali dobbiamo, prima di tutto,
ritrovare noi stessi alla luce della tradizione da cui veniamo. Dobbiamo riscoprire che il
pilastro della nostra civiltà è stata la rivelazione che ogni uomo è persona irripetibile e con
una dignità intangibile custodita da Dio. Signori Sindaci e Autorità tutte, ho brevemente
richiamato alcuni esempi che rivelano come la virtù della misericordia, raccomandata in modo
particolare in questo Anno Santo, sia indispensabile nella promozione del bene comune. Se
essa viene meno, i cuori diventano come lampade che si spengono e inaridiscono rendendo
inefficace qualunque legge, programmazione e organizzazione. Lo Spirito del Signore la
rinnovi anche nei nostri cuori ricordando inoltre le consolanti parole di Gesù: “Beati i
misericordiosi perché troveranno misericordia” (Mt 5,7). Questa promessa divina sia anche
l’augurio che ci scambiamo in questo Santo Natale. † Andrea Bruno Mazzocato
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Una Associazione di iniziativa e cultura politica per
l’autonomia friulana: Identità Innovazione
Identità Innovazione - Associazione per l’Autonomia del Friuli - è un’associazione di cultura
e iniziativa autonomista fondata nel 2005 con lo scopo di diffondere una coscienza
autonomista a tutti i livelli della società e del territorio friulani, al fine di rivalutare tutti gli
aspetti della identità friulana, e di trovare e applicare tutti gli strumenti necessari per bloccare
e invertire le tendenze alla snaturalizzazione della comunità del Friuli, poste in essere dalla
Regione Friuli Venezia Giulia, dagli uffici dello Stato e dalle strutture scolastiche, e dalle
spinte verso la globalizzazione. Il tutto inserendosi in un filone di pensiero politico moderato
e popolare, che rifiuta ogni posizione estremista, ma che si schiera con forza a favore della
rivendicazione degli interessi della comunità friulana.
L’Associazione è nata nella consapevolezza che i problemi fondamentali che indeboliscono la
comunità friulana sono i seguenti:

l’insufficiente livello di coscienza del valore della comunità friulana, come entità
distinta dalle comunità contermini, cui si legano i complessi di inferiorità e di sudditanza
ancora troppo diffusi;

la dipendenza da un capoluogo regionale, Trieste, assolutamente estraneo ai valori,
comportamenti, cultura e lingua del Friuli;

la presenza di un sistema scolastico che diffonde una concezione riduttivistica,
quando non apertamente ostile, riguardo alla lingua e identità friulana, considerata ancora un
dialetto o una parlata di rango inferiore, non meritevole di attenzione, malgrado quanto
sancito dalla Costituzione e dalla legge sulle minoranze linguistiche, la Legge 482/1999.
L’Associazione intende chiamare a raccolta i friulani che sono orgogliosi di essere tali per
realizzare una grande opera di risveglio della coscienza friulana, attraverso:

il lancio di iniziative concrete di animazione sul territorio;

la costruzione di una rete autonomista su tutto il territorio del Friuli: una rete di
aderenti e di strutture locali in grado di sviluppare una continua azione diretta a contrastare il
centralismo e la snaturalizzazione.
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Aderire e sostenere Identità e Innovazione
Vi invitiamo ad aderire all’Associazione compilando il seguente modulo:
SCHEDA DI ADESIONE
Il/La sottoscritto/a
_____________________________________________________________
Cognome e nome
______________________________________________
Nato a
_________________________________
Via/Piazza
_____
Numero
__________________
il
___________________
Comune
______
CAP
___________________________________________
Professione
__________________________________________
Ente o Azienda di appartenenza
_________________________________________
Amministratore di Ente o Associazione
______________________ ___________________
Cellulare
Telefono
__________________________________
Posta elettronica
CHIEDE
di aderire alla Associazione “Identità e Innovazione”, sottoscrivendo la
quota annuale di adesione di Euro 10 nonché un eventuale contributo di
sostegno di Euro__________.
Note:
1)
per perfezionare l’iscrizione si prega di restituire per posta
elettronica la presente scheda di adesione;
2)
la quota di iscrizione si fa pervenire attraverso un versamento sul
conto corrente bancario
CREDIFRIULI,n.18210017275, Udine, Via Crispi45
IBAN IT 20 E 07085 12302 018210017275
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Presentazione di Gnovis pai Autonomiscj
L’Associazione intende informare periodicamente i propri quadri, iscritti e
simpatizzanti sui più grandi problemi che riguardano la crescita del Friuli
come autonoma entità, la cui conservazione e valorizzazione richiede un
impegno costante da parte di coloro che credono indispensabile rafforzare
la nostra comunità e impedire che essa anneghi in una indistinta realtà
friul-giuliana o, peggio, friul-veneta.
Chiediamo ai destinatari di questo notiziario di collaborare in tre modi:

fornire indirizzi mail di persone che potrebbero essere interessate
a riceverlo,per ampliare la sua diffusione;

formulare critiche e suggerimenti per un suo miglioramento;

inviare o segnalare notizie per un suo arricchimento.
Viene utilizzata la lingua italiana come mero strumento di comunicazione e
non certo come scelta culturale: useremmo volentieri la lingua friulana se
la scuola italiana ci avesse insegnato a leggerla e soprattutto a scriverla
con facilità.
Riferimenti:
corrispondenza: [email protected]
sito web ufficiale: www.identitaeinnovazione.it
pagina Facebook: identitaeinnovazione
Redazione
Comitato di Redazione: Gianluca Falcomer, Valeria Grillo, Giorgio Lodolo,
Lauro Nicodemo, Franco Rosa, Raimondo Strassoldo
Coordinatore: Marzio Strassoldo, [email protected],
cell. 334 6210176
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