GNOVIS 49 - Identità e Innovazione
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GNOVIS 49 - Identità e Innovazione
Un anno decisivo Anno 6, n. 49 Sabato 19 dicembre 2015 Editoriale Un anno decisivo Notizie per il Friuli Le elezioni regionali in Francia Le elezioni politiche in Spagna Approvato il bilancio regionale 2016 La grande distribuzione in Regione Scarcerato il dirigente Livio Bearzi Identità linguistiche Gli autonomisti conquistano la Corsica Una legge per le minoranze in Francia La storia del Friuli in una canzone Attività Pagjinis furlanis Opinioni e documenti L’anno che si va aprendo appare decisivo per il futuro del Friuli. E’ l’anno nel corso del quale si decideranno le sorti dell’attuale gruppo di centro-sinistra che guida la Regione, dopo aver conquistato fortunosamennte il potere pur avendo guadagnato il 39% dei voti contro il 43% della maggioranza uscente. L’errore compiuto dalla sinistra di aver affidato le sue sorti ad una giovane avvocatessa romana le cui ambizioni politiche sono tutte proiettate sui scenari nazionali e in particolare sui centri di potere della Capitale difficilmente potrà essere recuperato, giacchè nel 2016 che emergeranno tutti i limiti di una azione politica che privilegia le apparenze invece che la sostanza dei problemi della nostra Regione. Una legge di riforma della cultura che riprende paro paro quella già preparata dal precedente Assessore Elio De Anna; una riforma dei beni culturali che si sofferma solo su teatri, biblioteche e musei e abroga tutte le leggi di intervento che prevedevano investimenti sui beni architettonici, fondamentali per l’artigianato e il turismo; una riforma della sanità che avrebbe dovuto realizzare risparmi nella gestione delle strutture sanitarie, che al contrario si presentano tutte con disavanzi anche considerevoli; una riforma degli enti locali che si va arenando tra commissariamenti e ricorsi giudiziari; una riforma degli strumenti di intervento nel settore economico che si riduce alla soppressione di Consorzi e Distretti industriali; una politica delle grandi infrastrutture che non riesce a far uscire dallo stallo la terza corsia dell’Autostrada Trieste-Venezia, di cui la Presidente ha voluto assumere la responsabilità; una congiuntura economica che non riesce a superare le condizioni di una prolungata stagnazione; una situazione economica che - malgrado la specialità pone la Regione in posizioni inferiori a quelle del Veneto e di tutte le regioni dell’Italia settentrionale, 1 sia per livelli di prodotto interno loro procapite, sia per dinamiche di crescita; una politica di difesa della specialità condotta in modo maldestro e sulla base di argomenti controproducenti. Di fronte a questa serie di fallimenti, e di tanti altri che potremmo citare o che si preparano, e di fronte alla difficoltà di un centro destra di ricostituire un fronte comune che nasca dai legami che esso mantiene nei confronti delle centrali politiche di Milano, di Arcore e di Roma, tutte assai deboli ma in grado di introdurre elementi di divisione nelle forze politiche regionali e friulane, prospettive importanti si aprono verso la formazione di un fronte autonomista che scuota fin dalle fondamementa l’attuale mondo politico regionale appiattito sulla difesa dello status quo, sulla conservazione di un assetto istituzionale che con il suo centralismo crea gravi danni per la regione, sulla difesa della specialità che viene condotta sulla base della conservazione del centralismo e della negazione delle differenze tra Friuli e Trieste, sulla difesa debole e inefficace della specialità regionale condotta sulla base di giustificazioni insussistenti. Di fronte alla crisi evidente delle forze di centro sinistra che governano così male la Regione, di fronte all’inerzia delle forze di centro destra alcune delle quali esitano da una operazione intelligente di acquisto di autonomia ripetto a centrali politiche romane e milanesi in disfacimento, si aprono prospettive importanti per un movimento autonomista friulano che operi un’azione di federazione non tanto di piccoli gruppi che nascondono dietro una sigla, o un blog, o un sito l’assenza di risorse umane o culturali, ma delle forze più vive della società friulana che hanno dato molteplici prove di risveglio, muovendosi verso la difesa della autoomia speciale, verso la articolazioe della regione nei due politi rispettivamente friulano e triestino, verso un rafforzamento del sistema economico del Friuli, verso una forte rivalutazione della identità friulana e la lingua di questa terra, che rappresentano le più solide e convincenti giustificazioni della nostra autopnomia speciale. Un anno di duro lavoro ci aspetta, per gatrantire un sicuro futuro per la comunità friulana. Notizie per il Friuli Le elezioni regionali in Francia La Francia rimane il paese più centralista d’Europa. Eppure sotto la apparente uniformità si nascondono differenze culturali e linguistiche articolate e profonde. Le elezioni regionali svoltesi il 6 dicembre hanno confermato 2 questa realtà. Il successo della destra nazionale di Marine Le Pen in termini di voti (6 milioni) e di percentuali (27,7%), che la ha piazzata come primo partito di Francia, è stato bloccato dall’alleanza tra centro destra e centro sinistra che ha condotto il Fronte Nazionale a conquistare neanche una sola regione. Le elezioni erano state precedute da una operazione centralista condotta dal governo di sinistra che ha portato alla fusione di diverse regioni, che da 22 sono passate a 13. In questo modo le differenze culturali tra le varie parti della Francia sono state ulteriormente livellate, colpendo in particolare la minoranza tedesca dell’Alsazia, che è stata annegata in una macroregione con la Champagne, le Ardenne e la Lorena e quella celtica della Bretagna, anch’essa indebolita dalla mancata unione dei dipartimenti bretoni. L’operazione ha anche colpito i baschi, che sono stati inseriti nella grande regione dell’AquitaniaLimosino-Poitou-Charentes e i catalani del Rossiglione, che sono stati annegati nella grande regione della Linguadoca-Rossiglione-Midi-Pirenei, mentre gli occitani rimangono distribuiti tra più regioni. Si è trattattato di una operazione che forse non ha avuto lo scopo precipuo di indebolire le cospicue minoranze linguistiche presenti in Francia, ma che certamente l’ispirazione tecnocratica che l’ha guidata ha avuto questo effetto, in nome dei principi giacobini e bonapartisti che continuano ad ispirare le classi dirigenti francesi. E il risultato si è visto con le elezioni regionali. Partiti autonomisti sono presenti solo nelle regioni dell’Alsazia (4,7%), della Bretagna (7,3%), della Corsica (27,9%), della Loira (1,3%), della Guyana (0,5%), della Guadalupa (0,5%), della Riunione (0,5%) e della Martinica (36,6%). L’unico successo dei partiti regionalisti è quello conseguito in Corsica, dove da anni opera un forte movimento regionalista, costituto da autonomisti e da indipendentisti. Il Governo regionale è stato conquistato dall’autonomista Gilles Simeoni e la Presidenza dell’Assemblea regionale è andata all’indipendentista Jean-Guy Talamoni. Notizie per iI Friuli Le elezioni politiche in Spagna Si sono svolte in Spagna il 20 dicembre le elezioni politiche generali che si sono tradotte in un forte ridimensionamento dei due partiti tradizionali del paese, i popolari e i socialisti, a causa dell’emergere di due nuove formazioni, l’una di centro sinistra (Podemos) e l’altra di centro destra (Ciudadanos), che hanno eroso in modo vistoso il consenso dei due partiti che negli scorsi decenni si erano alternati alla guida del Paese. Come primo partito si piazza ancora il Partito Popolare che con il premier Mariano Rajoy guida il governo uscente, che però 3 perde la possibilità di ottenere una maggioranza assoluta in Parlamento, anche con l’alleanza con il nuovo partito dei Ciudadanos (Cittadini). In condizioni peggiori si trova il partito socialista che anche con l’appoggio di Podemos non è in grado di formare una adeguata maggioranza. I risultati definitivi sono i seguenti: Partiti Voti % Seggi migliaia Partiti nazionali Partido Popular Partido Socialista Podemos Ciudadanos Unidad Popular 7.216 28,72 123 5.531 22,01 90 3.182 12,67 42 3.500 13,93 40 923 3,67 2 Partiti regionali Esquerra republicana Catalunya 599 Democracia i Libertat 566 2,39 2,25 9 8 Partido nacionalista vasco Euskal Herria Bildu 302 218 1,20 0,87 6 2 82 0,33 1 Partido nacionalista Canario En Comù Podem Compromis Marea 928 671 408 3,69 2,67 1,63 12 9 6 Va detto che queste tre ultime liste regionali sono articolazioni locali di Podemos e che quindi i loro seggi vanno sommati ai 40 ottenuti dalla lista nazionale, per un totale di 69 seggi. La presenza in parlamento dei partiti autonomisti e indipendentisti non è trascurabile: i catalanisti sono presenti con 17 seggi e i baschi con 8, cui si aggiunge il seggio del partito nazionalista delle Canarie. Qualunque sia la coalizione che potrà essere formata, a meno che non si costituisca una “Grande coalizione” alla tedesca comprendente popolari e socialisti, o non si torni a votare, il ruolo delle forze autonomiste e indipendentiste sarà certamente importante. Notizie per iI Friuli Approvato il Bilancio regionale 2016 Il Consiglio regionale ha approvato giovedì 17 dicembre il Bilancio regionale 2016, senza sostanziali modificazioni 4 ripetto al disegno di legge proposto dalla Giunta regionale. Le novità più importanti sono date dagli incrementi anche sensibili delle attività culturali, che salgono dai 30 ai 33 milioni, dei corregionali all’estero che salgono da 3,42 a 4,04 milioni, i beni culturali mobili, vale a dire i musei e le biblioteche che crescono dai 5 ai 6 milioni, le infrastrutture che salgono dai 251 ai 345 milioni. L’intervento conclusivo della Presidente Serracchiani nella sua desolante banalità non dà una risposta ai principali inconvenienti di una manovra finanziaria che presenta molti punti critici, quali: - la insensibilità verso gli investimenti culturali: pur a fronte di un sensibile aumento della spesa per la cultura, questa rimane limitata al settore dell’effimero (musica, teatro, ecc) mentre continuano ad rimanere azzerate le spese in conto capitale dirette a conservare il patrimonio culturale della regione, e cioè gli immobili di interesse storico-artistico; - lo scarso interesse rivolto alle attività di valorizzazione e in particolare quelle a sostegno della maggioranza friulana e prossime allo zero quelle riguardanti la minoranza tedesca; - la debolezza degli interventi a favore delle attività produttive, pur in un momento di gravi difficoltà che questi settori vanno attraversando e che richiederebbero un impegno particolarment intenso; - l’assenza di un serio impegno a favore di una area in grave difficoltà, quella della montagna, a favore della quale gli interventi vengono mantenuti sui 4,34 milioni di euro. L’aver mutato il nome da “Legge finanziaria” a “Legge di stabilità” non cambia la sostanza del problema: l’assenza di una linea strategica e rilevanti lacune nell’ individuazione dei settori che possano contribuire ad un reale rilancio dell’economia regionale. Notizie per iI Friuli La grande distribuzione in Friuli Una recente ricerca dell’Ires ha ricostruito un quadro della grande distribuzione in Regione che è estremamente preoccupante, e che apre uno squarcio in un altro settore in cui la nostra Regione ha fallito miseramente. Le compeenze per il rilascio delle autorizzazioni per l’apertura di esercizi della grande distribuzione commerciale in Friuli Venezia Giulia sono di spettanza della Amministrazione regionale. Ebbene, l’Ente Regione in forza di un Piano della Grande Distribuzione 5 sostanzialmente sbagliato e di una sua applicazione estremamente proclive agli interessi delle grandi catene distributive ha portato il Friuli Venezia Giulia a battere un altro record, quello riguardante la dotazione di spazi commerciali di grandi dimensioni. Infatti il quadro delle dotazoni di superfici commerciali delle unità della grande distribuzione è il seguente: Regioni Metri quadrati per 1000 abitanti Friuli Venezia Giulia Valle d’Aosta Umbria Veneto Trentino Alto Adige Lombardia Marche Piemonte Abruzzo Emilia Sardegna Liguria Toscana Calabria Puglia Sicilia Basilicata Lazio Molise Campania 687 635 566 533 505 472 456 434 434 422 376 350 327 301 291 254 231 220 217 216 ITALIA 372 Gli indici risultano elevati in tutte le quattro province della Regione, dove si presenta la seguente graduatoria: Province Metri quadrati Incremento % per 1000 abitanti 2005-2015 superficie Udine Gorizia Pordenone Trieste 802 762 634 454 + 48,3 + 56,7 + 57,9 + 33,0 REGIONE 687 + 49,3 Le scelte compiute dalla Regione i questi dieci anni sono di estrema gravità. Appare evidente che forme moderne di distribuzione commerciale, basate sul libero servizio e sull’integrazione dell’offerta di tutti i beni di consumo 6 corrente, da quelli dell’alimentazione a quelli della cura della persona e della casa, e sulla contrazione del costo del personale, rispondono agli orientamente di vasti strati di consumatori. Esse tuttavia devono essere contemperate con i modelli insediativi della popolazione friulana, dispersa in migliaia di insediamenti abitativi, con le caratteristiche di una popolazione in talune aree fortemente invecchiata, il che deprime i livelli di mobilità delle persone, con le esigenze di utilizzare al meglio gli spazi commerciali esistenti nei tanti centri storici della nostra realtà insediativa. La grande distribuzioe se spinta all’eccesso ha gravi conseguenze, in particolare per quanto riguarda la conservazione di un equilibrio tra i piccoli esercizi commerciali localizzati nei centri storici e negli insediamenti minori. La politica portata avanti negli ultimi decenni dalla Regione ha effetti devastanti sulla tenuta dei centri storici, sulla conservazione dei luoghi di aggregazione e di sviluppo di relazioni interpersonali che sono costituiti dai piccoli esercizi al dettaglio, che vanno spinti a coordinarsi in forme moderne di collaborazione, ma che non devono essere indotti alla chiusura. Il proliferare in ogni periferia di città grandi e piccole di esercizi della grande distribuzione ha avuto conseguenze deleterie: basti vedere i tanti negozi chiusi nei centri storici e negli insediamenti di minori dimensioni, o le tante vetrine chiuse che vengono poste in affitto o in vendita. Di un tanto sono responsabili i politici regionali e le relative burocrazie. Ma hanno anche responsabilità gli amministratori comunali che da ogni apertura di grandi unità di vendita e dalle connesse opere di urbanizzazione di nuovi terreni vedono la propsettiva di un rimpinguamento dei bilanci comunali, e le associazioni di categoria che appaiono troppo influenzate dalle società operanti nella grande distribuzione. Notizie per iI Friuli Il dirigente Livio Berzi scarcerato L’amico Prof. Livio Bearzi, già Presidente del Fogolâr Furlan di Barcellona, responsabile del Convitto dell’Aquila al momento del terremoto, che lo semidistrusse provocando la morte di tre studenti, condannato da una sentenza assurda a quattro anni di carcere per non aver saputo prevedere il terremoto e fatto sgombrare quel convitto dove lui stesso viveva e ospitava la sua famiglia nella giornata del sisma, ha raccolto attorno a sè la solidarietà di tanti amici ed estimatori e di tante persone che hanno acquisito la conoscenza di una legislazione assurda che attribuisce alla Provincia i compiti delle manutenzioni e degli interventi strutturali sugli edifici scolastici superiori e ai Presidi (ora chiamati Dirigenti) le responsabilità organizzative e didattiche, ivi 7 comprese quelle sulla sicurezza che essi non possono assolvere perchè non dispongono nè delle risorse, né delle competenze tecniche per intervenire sulla sicurezza degli edifici. Ma una legge attribuisce ai capi istituto la funzione di “datore di lavoro”, quali fossero gli impenditori responsabili delle condizioni di conservazione strutturali dei capannoni. La grande solidarietà raccoltasi intorno a Livio Bearzi ha avuto questo primo risultato, di declassare la pena dalla incarcerazione agli arresti domiciliari. La prossima tappa deve essere quella della modifica della legge anche con effetti retroattivi. Deve rispondere dei danni agli edifici chi dispone delle competenze dirette e delle risorse tecniche e finanziarie per provvvedere al consolidamento antisimico degli edifici pubblici. Bisogna superare un sistema ottocentesco di riparto delle competenze sull’edilizia pubblica statale, per cui le Prefetture e le residenze dei Prefetti e le sedi delle Scuole superiori devono essere affidate alle responsabilità delle Province (e domani delle Regioni?), le caserme dei carabinieri e le scuole elementari e medie alle responsabilità dei Comuni, mentre le responsabilità organizzative rimangono in capo agli enti che utilizzano tali spazi edilizi. Identità linguistiche Gli autonomisti conquistano la Corsica Le elezioni regionali del 17 dicembre in Corsica si sono risolte con la conquisa del governo regionale da parte di una coalizione di autonomisti e di indipendentisti. Il secondo turno ha dato la vittoria all’autonomista Gilles Simeoni, che presiede un Governo regionale formato da 7 rappresentanti di “Femu a Corsica” autonomista, e di 2 rappresentanti di “Corsica Libera” indipendentista. La Presidenza dell’Assemblea regionale è andata all’indipendentista Jean-Guy Talamoni. Per la prima vollta autonomisti e indipendentisti conquistano il govero della regione, pur avendo complessivamente ottenuto il 35,4% dei voti e 24 seggi su 51, superando il centro sinistra che ha ottenuto il 28,5% dei voti, il centro destra che ha pesato per il 27,1% e il Fronte nazionale di Marine Le Pen che ha ottenuto il 9,1%. Identità linguistiche Una legge per le minoranze linguistiche della Francia Il Parlamento francese sarà chiamato il prossimo 14 gennaio a discutere un disegno di legge proposto dal deputato bretone Paul Molac. La legge è destinata a costruire un organico sistema di tutela e promozione delle lingue minoritarie che in Francia sono numerose e 8 quantitativamente importanti malgrado il ruolo assunto nei secoli dalla lingua francese imposta da una stato fortemente centralizzato: baschi, occitani, italiani, tedeschi e bretoni assumono una posizione numericamente importante all’interno dello Stato francese. La legge intende rafforzare le misure finora adottate per proteggere tali lingue e consolidare la loro presenza nella scuola, nei media e negli spazi pubblici. Per quello che riguarda l’istruzione, non si tratta solo di aumentare il monte ore destinato all’insegnamento delle lingue minoritarie, ma anche di incentivare la partecipazione da parte delle collettività territoriali al finanziamento e all’esercizio delle attività delle scuole private ad imersione totale nella lingua minoritaria secondo il modello delle Ikastola dei territori baschi e delle Diwan delle comunità bretoni. La legge prevede la promozione e la razionalizzazione degli interventi riguardanti l’uso della lingua minoritaria nella segnaletica e nella comunicazione istituzionale degli enti pubblici. Per quanto riguarda i mezzi di comunicazione di massa, la proposta prevede l’incremento delle programmazioni nelle lingue locali, cher per ora riguardanoi solo 400 ore annuali su France 3 qualche ora su France Blu, considerate assolutamente insufficienti. Identità linguistiche La storia del Friuli in una canzone L’Agenzia per la Lingua Friulana ha chiesto a Dj Tubet di creare una canzone per spiegare la storia del Friuli ai giovani. Per la realizzazione del video, che diventerà l’immagine promozionale ufficiale della Fieste de Patrie del 3 aprile 2016, parte ora un concorso aperto ai registi. Al vincitore spetteranno 7mila euro. La nuova creazione artistica di Dj Tubet (il rapper trentatreenne di Nimis) si chiama “No sta a contâmi dome chê storie”. La canzone - eseguita insieme alla cantante Camilla Grassi, in arte Milly, che per la prima volta canta in friulano - ha come cornice la storia di un soldato in trincea durante la I Guerra Mondiale che, nell’attesa del nuovo ordine d'attacco, ripercorre le tappe più importanti della storia del Friuli facendo così una piccola riflessione sulla guerra, la pace e le proprie radici. I nodi storici elencati utilizzano come fonte il libro “La nestre storie” di pre Checo Placerean e, nella composizione della base rap, c'è una citazione melodica cinquecentesca di Giorgio Mainerio: “Putta nera, ballo furlano”. «Quello di Dj Tubet, un musicista pluripremiato e un educatore, è un lavoro di sintesi ben riuscito che l’ARLeF ha deciso di sostenere e utilizzare con due finalità: una prettamente didattica (nelle scuole primarie di primo e secondo grado) e l’altra come veicolo multimediale promozionale della Fieste de Patrie dal Friûl che si celebrerà il 3 aprile del 2016», dice il presidente 9 dell’Agenzia, Lorenzo Fabbro. Infatti, l’ARLeF ha deciso di lanciare un concorso per la realizzazione del video della canzone, senza porre limiti alla tipologia. La consegna dello script e del curriculum del proponente è stabilita entro la data del 20 gennaio 2016. Al vincitore verranno messi a disposizione 7 mila euro per la preparazione del video che dovrà essere pronto per la fine di marzo poiché diventerà il veicolo promozionale ufficiale della Fieste de Patrie 2016. Canzone e bando di concorso possono essere scaricati dal sito www.arlef.it/progjets/iniziativis/storie-rap Il materiale prodotto da Dj Tubet, inoltre, può essere concepito come colonna sonora, strumento didattico per la divulgazione e la riflessione storica friulana dalle origini alla I Guerra Mondiale, offrendo una cronologia semplificata con l’aggiunta di materiale poetico approfondibile in aula. La base musicale può essere utilizzata come strumento per cantare il testo della canzone così come viene fornito, oppure modificabile a piacere dall'insegnante. La base musicale contiene una citazione melodica di “Putta nera, ballo furlano” di Mainerio, eseguita nella sua linea di canto da un flauto sintetizzato, utile come spunto didattico per parlare di musica friulana tradizionale. Questa melodia può essere tranquillamente accompagnata dalla classe con il flauto in dotazione perché, nella parte dell'inciso e nel ponte tra gli ultimi due ritornelli, è presente nella notazione originale. Attività Pordenone, martedì 15 dicembre: Riunione di un gruppo di autonomisti della città di Pordenone per la costituzione del locale circolo di Identità e Innovazione, presieduto dalla Coordinatrice per il Friuli Occidentale dott. ssa Emiliana Gennari, e con la presenza del Presidente Marzio Strassoldo e del componente del Comitato per il Friuli Occidentale Lucio Roncali. E stato costituito il Comitato di Coordinamento del Circolo di Pordenone nelle persone di Valter Vergani (pubblicitario), Guglielmo Cevolin (avvocato e docente universitario) , Francesco Longo (avvocato e docente universitario), Laura Rosso (assicuratrice), Franco Del Torre (promotore finanziario), Giuseppe Tornabene (immobiliarista) e Mario Baldazzi (ingegnere, dirigente industriale). Coordinatore è stato nominato Valter Vergani. Udine, mercoledì 16 dicembre: Riunione del Comitato di coordinamento del Friuli udinese, presieduta dal Coordinatore prof. Lorenzo Marcolini, per la definizione dei programmi di attività del nuovo anno. 10 Udine, venerdì 17 dicembre: Riunione dell’Esecutivo, per programmare le prossime attività e in particolare la Cena sociale di sabato 9 gennaio 2016 che si terrà alle ore 20 presso la trattoria “Le armoniche” di Ontagnano, Gonars, l’ultimo paese prima di Palmanova sulla Napoleonica Codroipo-Palmanova. Pagjinis furlanis Pubblichiamo un articolo apparso su “Il Diari” riguardante i danni recati dalla Regione con la sottrazione delle competenze sul lavoro alle Province. 11 “Cul passaç ae Regjon, i dipendents dal servizi lavôr de Provincie a costaran un milion di euros in plui ad an" - Lu à dit il president de Provincie di Udin Pietro Fontanini presentant lis cifris dal belanç. A mancjin cuindis dîs al 1 di Lui, date che e je coincidente cul passaç de competence “lavôr” des Provinciis ae Regjon FVJ come stabilît de leç regjonâl 26/2014 di riforme dai ents locâi. Passaç che al vûl dî, di bande dai conseis provinciâi dal FVJ, la aprovazion di un “plan di subentro” dulà che, in relazion ae competence, e ven dade ae Regjon une fotografie su lis risorsis umanis impleadis (tai centris pal implei e tai uficis centrâi pal lavôr), dâts patrimoniâi e finanziaris, procediments aministratîfs in cors, rapuarts juridics atîfs e passîfs, eventuâi contenziôs in cors. Formalitât rispietade de assemblee di palaç Belgrât che e à votât cun 18 a favôr, 11 astignûts, un vôt contrari. Un passaç che il President de Provincie di Udin Pietro Fontanini al spieghe tes sôs consecuencis su la spese publiche: “pe 14te mensilitât (un dai beneficis previodûts cul gnûf incuadrament contratuâl) di ducj i dipendents des cuatri Provinciis dal FVJ de aree Lavôr (a son cirche 300 in dut, plui uns 50 che a vignaran stabilizâts) che a passaran ae Regjon, l’aument dai coscj al è di un milion di euro ad an”. “Al è un acuardi tra i sindacâts e l’assessôr Panontin – al à spiegât Fontanini – che al previôt che al personâl des Provinciis i spiete il tratament economic miôr tra i doi ents. I nestris dipendents duncje a varan un benefit in gracie dal gnûf incuadrament regjonâl, prin di dut la 14me, doi rientris setemanâi e un bon par past cun valôr plui alt”. Il trasferiment di cheste funzion de Provincie ae Regjon “al coste – al à comentât Fontanini – pes sachetis dai nestri citadins”. “Un adeguament che al puartarà a un aument de spese – al veve za dit Fontanini -; lis lagnancis dai citadins a varan di lâ ae maiorance regjonâl che e à fate une riforme ancje se a son stâts fats dai studis (chel de Cgia di Mestre comissionât de Upi FVG par esempli), fat confronts e analisis dulà che al è stât dimostrât che a saran plui coscj, l’incentrament di podês in man ae Regjon, plui burocrazie”. Il plan di subentro al previôt ancje la cession a titul gratuit dai imobii sedis dal servizi lavôr. Pa chel che al rivuarde la Provincie di Udin, l’ent al lassarà il secont plan dal imobil di vie Prefeture, sede dai uficis centrâi dal lavôr. “Li a continuaran a lavorâ i nestris dipendents; - al à zontât Fontanini – stesse robe e sucedarà ancje pai centris pal implei ma pe gjestion dai edificis la Regjon e varà di viodi cui Comuns che a son pe plui part proprietaris dai imobii dulà che a àn sede i uficis di colocament”. La Regjon FVJ e jentrarà ancje tai contenziôs, tai rapuarts juridics atîfs e passîfs e tai procediments aministratîfs in cors. Uniche note positive de cession, secont Fontanini, e je che la Regjon e podarà burî fûr i contribûts aes impresis plui di corse superant il vincul dal pat di stabilitât che al à metût in dificoltât la Provincie ancje su chest. In merit al rindicont, Fontanini si è fermât su la riduzion progressive dal indebitament e su la consistence de licuiditât ferme tes cassis de Provincie, pâr a 75 milions di euro. “Risorsis fermis par vie dal pat di stabilitât, un capitâl che al podarès jessi util par fâ ripiâ la nestre economie. De Regjon o vin vût pôc timp indaûr des concessions sui spazis finanziaris, ma o domandìn inmò une viertidure al credit – chest l’apel di Fontanini ae zonte regjonâl – parcè che o fasìn oparis di valence regjonâl come par esempli la ciclovie Alpe Adria, une vore preseade ancje dal assessôr regjonâl Santoro. La Provincie di Udin no pues jessi metude a pâr tes divisions di trasferiments e spazis cui comuns di Udin e Triest o cun chês altris Provinciis. Nô o stin fasint tant di plui; o vin intervents che a domandin plui atenzion”. Fontanini al à puartât i dâts dal “cont dal patrimoni” dulà che al risulte un valôr dal patrimoni net di 251 milions 363 mil 507 euro come diference tra ativitât e passivitât. Tra lis vôs dal atîf, lis imobilizazions a son di cirche 414 milions 099 mil 019 euro, l’atîf che al circole al è di 148 milions 187 mil 517 euro (credits e licuiditât). Il civanz di aministrazion 2014 al è di 14 milions 295 mil 298 euro (di chei, 8 milions a son vincolâts, di chei altris 6 a restaran come avanz libar pôc plui di un milion par efiet di normis che a imponin di destinâ plui risorsis a font pericul par contenziôs); il cont economic 2014 al da un risultât di esercizi pâr a 3 milions 165 mil 449 euro. 12 Opinioni e documenti Pubblichiamo su richiesta del Senatore Mario Pittoni un comunicato riguardante l’ordine del giorno da lui presentato in consiglio comunale di Udine in ordine all’ospitalità concessa nella sede dell’Università, di proprietà del Comune di Udine e della Provincia di Udine, alla “Festa dell’Unità” del Partito democratico. L’ARCIVESCOVO DI UDINE S.E. MONS. ANDREA BRUNO MAZZOCATO nell’occasione dell’annuale incontro natalizio con Sindaci, Amministratori e politici Udine, 10 dicembre 2015 Illustri Autorità, Signori Sindaci e Amministratori, è per me una gioia incontrarVi, in prossimità del Santo Natale, rinnovando questo appuntamento per il quinto anno consecutivo. Vi ringrazio per aver accolto il mio invito, che ho rivolto a quanti, nel territorio della nostra diocesi, sono impegnati al servizio del bene comune in qualità di Sindaci o di amministratori o nelle sedi istituzionali della Provincia di Udine, della Regione Friuli Venezia Giulia, del Parlamento della Repubblica, dell’ANCI. Questo incontro vuol essere anche l’occasione per rinnovare il desiderio e la disponibilità mia e di tutti i sacerdoti a collaborare con coloro che hanno responsabilità politiche e amministrative per il bene delle nostre comunità. L’augurio di un Santo Natale che vi rivolgo e la benedizione di Dio che invoco su di voi per il prossimo 2016, includono anche un “grazie” sincero che esprimo a nome mio ma – ne sono certo – interpretando al tempo stesso i sentimenti di tante persone. Abbiamo coscienza, infatti, che i Sindaci e gli amministratori spesso devono rispondere a tante emergenze, prendersi carico di persone fragili e di situazioni di grande difficoltà e operare a fronte di mezzi limitati e di strutture spesso a loro volta in difficoltà, non di rado senza sapere bene come si evolverà la situazione, su cosa e su chi potremo contare, cosa ci sarà domandato e cosa ci sarà consentito. Grazie dunque per il vostro servizio, che non ha orari e spesso nemmeno grande riconoscenza. Al cordiale scambio di auguri permettete che aggiunga qualche riflessione stimolata dalla consapevolezza di quel che sta accadendo nell’ora presente e fatta quasi in clima meditativo, alla luce della Parola di Dio. Sono considerazioni suggerite anche da recenti e importanti avvenimenti e documenti della Chiesa che, come madre e maestra, è sempre attenta alla vicende dell’umanità e a come Dio opera all’interno di esse. Accogliete quanto 2 vi dirò come un’apertura di dialogo che volentieri sono interessato a continuare in ogni occasione opportuna per aiutarci a capire il tempo che viviamo ed agire con sapienza per il bene comune della gente dei nostri paesi e delle nostre città. Un avvenimento che riguarda direttamente la Chiesa cattolica ma che porta in sé un messaggio di straordinario valore per questo nostro tempo e per tutti gli uomini di buona volontà è l’Anno Santo della Misericordia voluto e 13 indetto da Papa Francesco. Due giorni fa, l’8 dicembre, il Santo Padre ha aperto la Porta Santa a Roma, inaugurando il Giubileo straordinario della Misericordia nel cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II. Domenica prossima, come in tutte le diocesi del mondo, io stesso aprirò la Porta della Misericordia nella Cattedrale di Udine come segno materiale del Cuore di Dio che ha aperto al mondo le sue porte, comunicando il suo amore infinito per ogni uomo e chinandosi con tenerezza e pazienza a prendersi cura delle nostre ferite, delle nostre miserie, che la misericordia divina è disposta a guarire gratuitamente, in Cristo. Pongo a me e a voi una domanda: l’Anno Santo della Misericordia ha un suo messaggio attuale anche per chi ha responsabilità politiche e amministrative? Potrebbe, infatti, sembrarci improprio e strano parlare di misericordia in ambito sociopolitico. Non è questo, però, il pensiero di Papa Francesco e, più in generale, della Dottrina sociale della Chiesa che considera la virtù della misericordia come elemento indispensabile per creare un vero bene comune. Desidero soffermarmi su questa affermazione che non è per nulla scontata eppure profondamente vera. Indicherò, in particolare, alcune situazioni del nostro tempo che solo grazie alla virtù della misericordia possono essere affrontate nel modo migliore. 1. L’ atteggiamento contraddittorio dell’uomo d’oggi nei confronti della misericordia L’annuncio di un Anno Giubilare della Misericordia ha colto un po’ tutti di sorpresa perché è una decisione straordinaria da vari punti di vista. A ben vedere, però, Papa Francesco si è mosso in continuità con i suoi predecessori; basta ricordare che S. Giovanni Paolo II aveva dedicato la sua seconda encliclica, Dives in misericordia, all’esperienza della misericordia. I Sommi Pontefici, illuminati dallo Spirito Santo, hanno visto più a fondo di tanti intellettuali e commentatori e hanno colto una strana contraddizione in cui si dibattono gli uomini di questa epoca: essi non vogliono aver a che fare con la misericordia mentre ne avrebbero un bisogno vitale. Nella Bolla di indizione dell’Anno Santo, Misericordiae vultus, Papa Francesco cita alcune espressioni, indubbiamente forti, dell’enciclica Dives in misericordia: “La mentalità contemporanea, forse più di quella dell'uomo del passato, sembra opporsi al Dio di misericordia e tende altresì ad emarginare dalla vita e a distogliere dal cuore umano l'idea stessa della misericordia. La parola e il concetto di misericordia sembrano porre a disagio l'uomo”1. Questo rifiuto della misericordia sta generando, secondo di due Papi, “il declino di molti valori fondamentali che costituiscono un bene incontestabile non soltanto della morale cristiana, ma 1 Dives in misericordia, n. 2 3 semplicemente della morale umana, della cultura morale, quali il rispetto per la vita umana sin dal momento del concepimento, il rispetto per il matrimonio nella sua unità indissolubile, il rispetto per la stabilità della famiglia”2. Nella mia lettera pastorale, “Eterna è la sua misericordia”, aggiungo: “La mente umana giunge a questi punti perché il cuore si è già chiuso alla misericordia e, segnatamente, alla misericordia di Gesù. Senza misericordia il cuore inaridisce e la mente diventa fredda e calcolatrice” 3. Sarà una grande grazia se durante questo Anno santo prenderemo coscienza che abbiamo bisogno tutti di misericordia come di un balsamo salvifico che può guarire le dolorose ferite della nostra società e assicurare un vero bene comune. Arrendersi alla misericordia di Dio e donarci reciprocamente misericordia è il grande passo verso una convivenza umana in cui ci sia posto per tutti. 2. La misericordia assicura la giustizia sociale e il bene comune per tutti Nell’antico mondo greco e romano il principio su cui si basava la giustizia può essere sintetizzato nel motto unicuique suum; ad ognuno sia assicurato “ciò che gli spetta”. L’obiettivo era quello di assicurare ad ogni cittadino i diritti e la dignità che gli andavano riconosciuti in quanto persona umana. Da questo principio di uguaglianza si è sviluppato il cosiddetto Stato sociale e le sue giuste previdenze. Quando, però, nel cuore si insinua il tarlo dell’individualismo, inizia un progressivo scivolamento dalla cultura del diritto alla cultura delle pretese. La persona guarda solo a ciò che ritiene gli spetti per diritto senza avere uno sguardo più ampio, che tenga conto anche degli altri che ha vicino e delle risorse disponibili. Così, dalla giustizia sociale che tutela tutti si può passare alle tensioni e ai conflitti con l’inevitabile sopraffazione dei più forti, duramente denunciata da Papa Francesco sia nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium che nell’enciclica Laudato si’. L’ingrediente che permette di ricreare un clima di vera giustizia per tutti è la misericordia che si traduce in 14 compassione per chi è più debole e in dono gratuito per favorire il bene di tutti. Su questo cardine fondamentale del bene comune stanno insistendo gli ultimi Papi. Ricordiamo l’affermazione di Benedetto XVI: “Oggi bisogna dire che senza la gratuità non si riesce nemmeno a realizzare la giustizia”4; gli fa eco Papa Francesco: “Dobbiamo convincerci che la carità è il principio non solo delle micro-relazioni: rapporti amicali, familiari, di piccolo gruppo, ma anche delle macro-relazioni: rapporti sociali, economici, politici” 5. La misericordia e la gratuità non sono un di più che si aggiunge all’organizzazione politica, sociale ed economica. Sono un elemento costitutivo senza il quale non ci può essere vera giustizia sociale e il bene comune diventa bene di pochi. Accenno solo all’esempio del sistema sanitario che si basa sul sacrosanto principio di assicurare ad ogni malato il diritto all’assistenza e alla cura. Non è pensabile che regga senza quel “di più”, non regolabile, che si chiama gratuità, volontariato, dedizione e che 2 ibid, n. 12 3 “Eterna è la sua misericordia”, n. 6 4 Caritas in veritate, n. 38 5 Evangelii gaudium, n. 205 4 nasce dalla compassione e dalla misericordia dei cuori. È evidente che questo sistema chiede un’organizzazione oculata e razionale ma esso non raggiungerà il suo obiettivo se non ha anche un cuore sensibile verso chi soffre e non parla ai cuori di coloro che si dedicano ai fratelli infermi o per professione o per gratuito volontariato. In tema di sanità e assistenza non posso non pensare a quanti di quei circa 1.800 bambini, eliminati ogni anno nei nostri ospedali con la pratica dell’aborto, potrebbero arricchire il popolo friulano se ci fosse una più convinta e misericordiosa assistenza alle donne e alle altre persone coinvolte in quei drammi. Oltre a quello della sanità, potremmo aggiungere molti altri esempi in campo economico, sociale, scolastico, politico. Tutti confermano che la giustizia e il bene comune hanno bisogno del “lubrificante” della misericordia per girare bene. 3. La misericordia verso le nostre famiglie Un altro evento che ha caratterizzato la Chiesa cattolica universale sono stati i due Sinodi dei Vescovi, uno straordinario e uno ordinario, che hanno avuto a tema la famiglia. Sono stati espressamente voluti da Papa Francesco il quale, dal suo osservatorio e dal suo cuore di Pastore, ha colto quanto in questo tempo - e a livello planetario - la famiglia abbia bisogno di una particolare e responsabile attenzione. Attraverso questi Sinodi la Chiesa si è proposta di “annunciare con convinzione il Vangelo della famiglia” 6. La famiglia, infatti, è sempre un “vangelo”, una “bella notizia” per qualunque società umana; è un cellula vitale che si inserisce nel tessuto sociale, una concreta luce di speranza perché genera figli per il futuro. Non entro qui nel complesso dibattito in corso, anche nel nostro Paese, riguardante le problematiche concernenti le varie forme di relazione affettivo-sessuale e i modi conseguenti di generare o accogliere figli. Sottolineo solo che la Chiesa si è sentita chiamata ad attirare con forza l’attenzione sulla famiglia perché su di essa si sta stendendo come un velo di silenzio. Anche nei mezzi di comunicazione l’attenzione è riservata, per lo più, alle altre situazioni a cui ho appena alluso mentre sembra poco degna di interesse la famiglia definita, con leggera sfumatura negativa, “tradizionale”; cioè, la comunità fondata da un uomo e una donna che si legano in un patto d’amore definitivo, sancito pubblicamente dal rito sacramentale o civile e aperto a generare ed educare figli. La solidarietà e attenzione riservata ad altre forme di relazione affettivo-sessuale dovrebbe essere maggiormente rivolta alla famiglia mostrando tanta stima e sostegno per il suo insostituibile ruolo dentro una società che voglia essere vitale e aperta al futuro. Dovrebbe anche essere difesa con più decisione di fronte a forze sociali e culturali evidentemente ad essa ostili e delle quali si fatica a cogliere i veri obiettivi a cui mirano, al di là di quelli dichiarati. 6 Relazione finale, n. 2 5 Non mi sembra esagerato auspicare che quanti hanno responsabilità politiche e amministrative custodiscano nella loro coscienza sentimenti di misericordia verso le famiglie con azioni conseguenti. La Chiesa su questo fronte è sempre pronta a collaborare. 4. La misericordia verso i rifugiati e i profughi Papa Francesco si è speso con gesti e con parole molto incisive per attirare l’attenzione verso gli uomini, le donne e i bambini che, fuggendo da incubi di guerra, miseria e sempre più spesso anche di persecuzione religiosa o politica, approdano in modi fortunosi alla nostra porzione di mondo. I flussi migratori sono un fenomeno oggettivamente complesso da governare e pongono non pochi e sensati interrogativi sulle reali possibilità di integrazione ed anche sulla misura delle effettive 15 nostre capacità di accogliere seriamente. Si tratta di una questione delicata, impossibile da sciogliere se si oscilla tra eccessi di ingenua apertura ed eccessi di irragionevole rifiuto e paura. Recenti e tragiche azioni di violenza inconsulta, perpetrate in Europa o nei Pesi mediorientali hanno ulteriormente acuito le tensioni. Cosciente di tale complessità, da parte mia ho sempre evitato toni accesi e polemici invitando, piuttosto, a sinergie costruttive per far fronte all’emergenza e rispondendo più con i fatti che con le parole. Davanti, però, all’emergenza umanitaria, i se e i ma vengono dopo, e la rete di cooperazione che le più alte istituzioni e le più locali comunità sono in grado di attuare per un pronto soccorso all’umanità ferita è la prima reazione di una civiltà che meriti questo nome. Le nostre comunità, spesso piccole, vanno, poi, coinvolte attivamente nei progetti di accoglienza. È quanto stiamo cercando di fare metodicamente con la nostra Caritas diocesana. 5. Un’ecologia ispirata dalla solidarietà e dalla misericordia Riservo un cenno all’enciclica di Papa Francesco intitolata: Laudato si’. Enciclica sulla cura della casa comune. Il Santo Padre ha sviluppato un progetto di “ecologia integrale” che tien conto dell’inscindibile legame tra la natura e la società che la abita7. Da un punto di vista naturalistico e paesaggistico, Ippolito Nievo aveva definito il Friuli: “piccolo compendio dell’universo”. Questa terra benedetta dal Creatore era ed è abitata da tante, piccole comunità custodi di legami e tradizioni preziose. Il nostro Friuli, però, quanto è bello, tanto è fragile e con poco può essere sfregiato e alterato nei suoi equilibri. Per questo, ha bisogno di quella sapiente ecologia integrale raccomandata dal Papa. Progetti spregiudicati che non esitano a distruggere l’ambiente o ad abbandonarne alcuni angoli in nome di un maggiore profitto si rivelano sempre più inaccettabili e preoccupano molti. L’abbandono delle terre alte fa piangere il cuore e ha ripercussioni anche sulle terre 7 Laudato si’. n. 139 6 della bassa. Anche se la sfida è non poco impegnativa, miriamo ad essere un laboratorio di ecologia integrale, di uno sviluppo attento al nostro ambiente. Proprio il Friuli, dove abbiamo secoli di cultura del rapporto sano e corretto con la terra, con i campi e con i monti, può essere un “compendio dell’attenzione umana per l’universo” affidato alle nostre cure. Un’ecologia integrale non si limita, però, all’intelligente salvaguardia dell’ambiente naturale ma guarda anche alle comunità umane che lo abitano. Propone stili buoni di relazione anche nelle sedi della vita sociale e politica. Ad esempio, da chi presiede le diverse istituzioni le persone si aspettano passi benevoli, delicati, rispettosi, passi di misericordia. Non sfugge a nessuno l’esigenza di progetti di ammodernamento, razionalizzazione, risparmio, riforma di tutti i sistemi umani. Perché essi, però, giungano a buon fine è necessaria la sapienza di camminare insieme. Siccome operiamo sulla carne di comunità piccole inserite in ambienti fragili, è misericordioso verso la realtà verificare ad un certo punto del cammino se stiamo facendo del bene alla realtà o se la stiamo costringendo a subire qualcosa di non abbastanza indovinato. Parlo un po’ per esperienza poiché la nostra Chiesa diocesana sta pazientemente confrontandosi su come ripensare la sua presenza sul territorio, tra parrocchie e paesi che devono sempre più saper cooperare. Ci guida la coscienza che non sarebbe possibile imboccare la strada giusta se non avessimo la pazienza di coinvolgere le comunità nel ridisegnare il loro futuro ecclesiale. Analogamente, il momento complesso e delicato che vivono le istituzioni civili e politiche in Europa, in Italia, in Friuli Venezia Giulia invoca una misericordiosa pazienza reciproca, nell’ascoltarsi tra enti e soggetti e nel cercare un metodo per camminare insieme. Specialmente, permettere ad ogni livello, a partire dal più vicino alla gente, la possibilità di fare la sua parte con ingegno, passione e sano orgoglio potrà sprigionare preziose risorse. È questo criterio di rispettosa sussidiarietà che permise al Friuli di attuare un percorso virtuoso di ricostruzione dopo il terremoto del 1976, del quale ci accingiamo a commemorare il 40° anniversario. In una situazione di straordinaria criticità si sarebbero potute facilmente scatenare le più acerbe contrapposizioni (e conseguenti paralisi) tra Stato e Regione, tra Regione e Comuni, tra enti locali e popolazione. Al contrario, una intelligente sussidiarietà permise ad ognuno, a partire dal basso, di farsi carico di quella ricostruzione di cui era capace; e via via salendo di livello si individuò il giusto ruolo di tutti i soggetti coinvolti. Questo “metodo Friuli” fu il motivo principale, accanto ad una grande mobilitazione di solidarietà, che fece del post-terremoto una pagina gloriosa della storia 16 friulana. 6. Uno sguardo di misericordiosa onestà sulla tormentata scena internazionale Prima di concludere, credo necessario riservare un momento di attenzione alla situazione internazionale caratterizzata da un proliferare di guerre, da recrudescenza del 7 terrorismo islamista, da sconquasso negli equilibri del paesi del nord Africa o del vicino Oriente. Essa ci interpella sia perché induce incertezza e paura, sia perché evidenzia le debolezze della nostra civiltà, dei nostri modelli di vita e dei fondamenti delle nostre democrazie. Giova anzitutto ricordare l’abissale differenza tra chi parla di Dio e chi parla con Dio. Chi crede davvero, prega, e chi prega apre il cuore a Dio e, di conseguenza, al prossimo. Chi, invece, invoca Dio in modo folle mentre compie una strage di innocenti non ha nulla a che fare con la religione; semmai pronuncia la peggiore delle bestemmie possibili. Gli uomini davvero credenti delle diverse religioni hanno sempre trovato modi rispettosi di coabitare e di cooperare. Guardando, però, in casa nostra è onesto chiederci: gli uomini di altre religioni e con valori ereditati nelle loro civiltà, con chi si ritrovano a coabitare quando giungono in Europa? È solo la povertà materiale di certe periferie l’humus che prepara il futuro terrorismo o è anche la povertà morale, ideale e spirituale dell’Europa che lo può favorire e coltivare? Noi che siamo eredi del personalismo cristiano, del pensiero greco, del diritto romano, dell’illuminismo moderno cosa offriamo a coloro che giungono in mezzo a noi portando altre tradizioni religiose e morali? Nei nostri paesi essi si trovano immersi in una situazione culturale e morale che Benedetto XVI ha definito “dittatura del relativismo” e che può creare in loro solo avversione. In essa sta la principale debolezza della società europea perché mina ogni istanza etica e la coesione sociale. Per avere un ruolo risanante a livello geopolitico influendo positivamente sul mondo islamico con un credibile modello della democrazia, noi occidentali dobbiamo, prima di tutto, ritrovare noi stessi alla luce della tradizione da cui veniamo. Dobbiamo riscoprire che il pilastro della nostra civiltà è stata la rivelazione che ogni uomo è persona irripetibile e con una dignità intangibile custodita da Dio. Signori Sindaci e Autorità tutte, ho brevemente richiamato alcuni esempi che rivelano come la virtù della misericordia, raccomandata in modo particolare in questo Anno Santo, sia indispensabile nella promozione del bene comune. Se essa viene meno, i cuori diventano come lampade che si spengono e inaridiscono rendendo inefficace qualunque legge, programmazione e organizzazione. Lo Spirito del Signore la rinnovi anche nei nostri cuori ricordando inoltre le consolanti parole di Gesù: “Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia” (Mt 5,7). Questa promessa divina sia anche l’augurio nell’occasione dell’annuale incontro natalizio con Sindaci, Amministratori e politici Udine, 10 dicembre 2015 Illustri Autorità, Signori Sindaci e Amministratori, è per me una gioia incontrarVi, in prossimità del Santo Natale, rinnovando questo appuntamento per il quinto anno consecutivo. Vi ringrazio per aver accolto il mio invito, che ho rivolto a quanti, nel territorio della nostra diocesi, sono impegnati al servizio del bene comune in qualità di Sindaci o di amministratori o nelle sedi istituzionali della Provincia di Udine, della Regione Friuli Venezia Giulia, del Parlamento della Repubblica, dell’ANCI. Questo incontro vuol essere anche l’occasione per rinnovare il desiderio e la disponibilità mia e di tutti i sacerdoti a collaborare con coloro che hanno responsabilità politiche e amministrative per il bene delle nostre comunità. L’augurio di un Santo Natale che vi rivolgo e la benedizione di Dio che invoco su di voi per il prossimo 2016, includono anche un “grazie” sincero che esprimo a nome mio ma – ne sono certo – interpretando al tempo stesso i sentimenti di tante persone. Abbiamo coscienza, infatti, che i Sindaci e gli amministratori spesso devono rispondere a tante emergenze, prendersi carico di persone fragili e di situazioni di grande difficoltà e operare a fronte di mezzi limitati e di strutture spesso a loro volta in difficoltà, non di rado senza sapere bene come si evolverà la situazione, su cosa e su chi potremo contare, cosa ci sarà domandato e cosa ci sarà consentito. Grazie dunque per il vostro servizio, che non ha orari e spesso nemmeno grande riconoscenza. Al cordiale scambio di auguri permettete che aggiunga qualche riflessione stimolata dalla consapevolezza di quel che sta accadendo nell’ora presente e fatta quasi in clima meditativo, alla luce della Parola di Dio. Sono considerazioni suggerite anche da recenti e importanti avvenimenti e documenti della Chiesa che, come madre e maestra, è sempre attenta alla vicende dell’umanità e a come Dio opera 17 all’interno di esse. Accogliete quanto 2 vi dirò come un’apertura di dialogo che volentieri sono interessato a continuare in ogni occasione opportuna per aiutarci a capire il tempo che viviamo ed agire con sapienza per il bene comune della gente dei nostri paesi e delle nostre città. Un avvenimento che riguarda direttamente la Chiesa cattolica ma che porta in sé un messaggio di straordinario valore per questo nostro tempo e per tutti gli uomini di buona volontà è l’Anno Santo della Misericordia voluto e indetto da Papa Francesco. Due giorni fa, l’8 dicembre, il Santo Padre ha aperto la Porta Santa a Roma, inaugurando il Giubileo straordinario della Misericordia nel cinquantesimo anniversario della conclusione del Concilio Vaticano II. Domenica prossima, come in tutte le diocesi del mondo, io stesso aprirò la Porta della Misericordia nella Cattedrale di Udine come segno materiale del Cuore di Dio che ha aperto al mondo le sue porte, comunicando il suo amore infinito per ogni uomo e chinandosi con tenerezza e pazienza a prendersi cura delle nostre ferite, delle nostre miserie, che la misericordia divina è disposta a guarire gratuitamente, in Cristo. Pongo a me e a voi una domanda: l’Anno Santo della Misericordia ha un suo messaggio attuale anche per chi ha responsabilità politiche e amministrative? Potrebbe, infatti, sembrarci improprio e strano parlare di misericordia in ambito sociopolitico. Non è questo, però, il pensiero di Papa Francesco e, più in generale, della Dottrina sociale della Chiesa che considera la virtù della misericordia come elemento indispensabile per creare un vero bene comune. Desidero soffermarmi su questa affermazione che non è per nulla scontata eppure profondamente vera. Indicherò, in particolare, alcune situazioni del nostro tempo che solo grazie alla virtù della misericordia possono essere affrontate nel modo migliore. 1. L’ atteggiamento contraddittorio dell’uomo d’oggi nei confronti della misericordia L’annuncio di un Anno Giubilare della Misericordia ha colto un po’ tutti di sorpresa perché è una decisione straordinaria da vari punti di vista. A ben vedere, però, Papa Francesco si è mosso in continuità con i suoi predecessori; basta ricordare che S. Giovanni Paolo II aveva dedicato la sua seconda encliclica, Dives in misericordia, all’esperienza della misericordia. I Sommi Pontefici, illuminati dallo Spirito Santo, hanno visto più a fondo di tanti intellettuali e commentatori e hanno colto una strana contraddizione in cui si dibattono gli uomini di questa epoca: essi non vogliono aver a che fare con la misericordia mentre ne avrebbero un bisogno vitale. Nella Bolla di indizione dell’Anno Santo, Misericordiae vultus, Papa Francesco cita alcune espressioni, indubbiamente forti, dell’enciclica Dives in misericordia: “La mentalità contemporanea, forse più di quella dell'uomo del passato, sembra opporsi al Dio di misericordia e tende altresì ad emarginare dalla vita e a distogliere dal cuore umano l'idea stessa della misericordia. La parola e il concetto di misericordia sembrano porre a disagio l'uomo”1. Questo rifiuto della misericordia sta generando, secondo di due Papi, “il declino di molti valori fondamentali che costituiscono un bene incontestabile non soltanto della morale cristiana, ma 1 Dives in misericordia, n. 2 3 semplicemente della morale umana, della cultura morale, quali il rispetto per la vita umana sin dal momento del concepimento, il rispetto per il matrimonio nella sua unità indissolubile, il rispetto per la stabilità della famiglia”2. Nella mia lettera pastorale, “Eterna è la sua misericordia”, aggiungo: “La mente umana giunge a questi punti perché il cuore si è già chiuso alla misericordia e, segnatamente, alla misericordia di Gesù. Senza misericordia il cuore inaridisce e la mente diventa fredda e calcolatrice” 3. Sarà una grande grazia se durante questo Anno santo prenderemo coscienza che abbiamo bisogno tutti di misericordia come di un balsamo salvifico che può guarire le dolorose ferite della nostra società e assicurare un vero bene comune. Arrendersi alla misericordia di Dio e donarci reciprocamente misericordia è il grande passo verso una convivenza umana in cui ci sia posto per tutti. 2. La misericordia assicura la giustizia sociale e il bene comune per tutti Nell’antico mondo greco e romano il principio su cui si basava la giustizia può essere sintetizzato nel motto unicuique suum; ad ognuno sia assicurato “ciò che gli spetta”. L’obiettivo era quello di assicurare ad ogni cittadino i diritti e la dignità che gli andavano riconosciuti in quanto persona umana. Da questo principio di uguaglianza si è sviluppato il cosiddetto Stato sociale e le sue giuste previdenze. Quando, però, nel cuore si insinua il tarlo dell’individualismo, inizia un progressivo scivolamento dalla cultura del diritto alla cultura delle pretese. La persona guarda 18 solo a ciò che ritiene gli spetti per diritto senza avere uno sguardo più ampio, che tenga conto anche degli altri che ha vicino e delle risorse disponibili. Così, dalla giustizia sociale che tutela tutti si può passare alle tensioni e ai conflitti con l’inevitabile sopraffazione dei più forti, duramente denunciata da Papa Francesco sia nell’esortazione apostolica Evangelii gaudium che nell’enciclica Laudato si’. L’ingrediente che permette di ricreare un clima di vera giustizia per tutti è la misericordia che si traduce in compassione per chi è più debole e in dono gratuito per favorire il bene di tutti. Su questo cardine fondamentale del bene comune stanno insistendo gli ultimi Papi. Ricordiamo l’affermazione di Benedetto XVI: “Oggi bisogna dire che senza la gratuità non si riesce nemmeno a realizzare la giustizia”4; gli fa eco Papa Francesco: “Dobbiamo convincerci che la carità è il principio non solo delle microrelazioni: rapporti amicali, familiari, di piccolo gruppo, ma anche delle macro-relazioni: rapporti sociali, economici, politici” 5. La misericordia e la gratuità non sono un di più che si aggiunge all’organizzazione politica, sociale ed economica. Sono un elemento costitutivo senza il quale non ci può essere vera giustizia sociale e il bene comune diventa bene di pochi. Accenno solo all’esempio del sistema sanitario che si basa sul sacrosanto principio di assicurare ad ogni malato il diritto all’assistenza e alla cura. Non è pensabile che regga senza quel “di più”, non regolabile, che si chiama gratuità, volontariato, dedizione e che 2 ibid, n. 12 3 “Eterna è la sua misericordia”, n. 6 4 Caritas in veritate, n. 38 5 Evangelii gaudium, n. 205 4 nasce dalla compassione e dalla misericordia dei cuori. È evidente che questo sistema chiede un’organizzazione oculata e razionale ma esso non raggiungerà il suo obiettivo se non ha anche un cuore sensibile verso chi soffre e non parla ai cuori di coloro che si dedicano ai fratelli infermi o per professione o per gratuito volontariato. In tema di sanità e assistenza non posso non pensare a quanti di quei circa 1.800 bambini, eliminati ogni anno nei nostri ospedali con la pratica dell’aborto, potrebbero arricchire il popolo friulano se ci fosse una più convinta e misericordiosa assistenza alle donne e alle altre persone coinvolte in quei drammi. Oltre a quello della sanità, potremmo aggiungere molti altri esempi in campo economico, sociale, scolastico, politico. Tutti confermano che la giustizia e il bene comune hanno bisogno del “lubrificante” della misericordia per girare bene. 3. La misericordia verso le nostre famiglie Un altro evento che ha caratterizzato la Chiesa cattolica universale sono stati i due Sinodi dei Vescovi, uno straordinario e uno ordinario, che hanno avuto a tema la famiglia. Sono stati espressamente voluti da Papa Francesco il quale, dal suo osservatorio e dal suo cuore di Pastore, ha colto quanto in questo tempo - e a livello planetario - la famiglia abbia bisogno di una particolare e responsabile attenzione. Attraverso questi Sinodi la Chiesa si è proposta di “annunciare con convinzione il Vangelo della famiglia” 6. La famiglia, infatti, è sempre un “vangelo”, una “bella notizia” per qualunque società umana; è un cellula vitale che si inserisce nel tessuto sociale, una concreta luce di speranza perché genera figli per il futuro. Non entro qui nel complesso dibattito in corso, anche nel nostro Paese, riguardante le problematiche concernenti le varie forme di relazione affettivo-sessuale e i modi conseguenti di generare o accogliere figli. Sottolineo solo che la Chiesa si è sentita chiamata ad attirare con forza l’attenzione sulla famiglia perché su di essa si sta stendendo come un velo di silenzio. Anche nei mezzi di comunicazione l’attenzione è riservata, per lo più, alle altre situazioni a cui ho appena alluso mentre sembra poco degna di interesse la famiglia definita, con leggera sfumatura negativa, “tradizionale”; cioè, la comunità fondata da un uomo e una donna che si legano in un patto d’amore definitivo, sancito pubblicamente dal rito sacramentale o civile e aperto a generare ed educare figli. La solidarietà e attenzione riservata ad altre forme di relazione affettivo-sessuale dovrebbe essere maggiormente rivolta alla famiglia mostrando tanta stima e sostegno per il suo insostituibile ruolo dentro una società che voglia essere vitale e aperta al futuro. Dovrebbe anche essere difesa con più decisione di fronte a forze sociali e culturali evidentemente ad essa ostili e delle quali si fatica a cogliere i veri obiettivi a cui mirano, al di là di quelli dichiarati. 6 Relazione finale, n. 2 5 Non mi sembra esagerato auspicare che quanti hanno responsabilità politiche e amministrative custodiscano nella loro coscienza sentimenti di misericordia verso le famiglie con azioni conseguenti. La Chiesa su questo fronte è sempre pronta a collaborare. 4. La misericordia 19 verso i rifugiati e i profughi Papa Francesco si è speso con gesti e con parole molto incisive per attirare l’attenzione verso gli uomini, le donne e i bambini che, fuggendo da incubi di guerra, miseria e sempre più spesso anche di persecuzione religiosa o politica, approdano in modi fortunosi alla nostra porzione di mondo. I flussi migratori sono un fenomeno oggettivamente complesso da governare e pongono non pochi e sensati interrogativi sulle reali possibilità di integrazione ed anche sulla misura delle effettive nostre capacità di accogliere seriamente. Si tratta di una questione delicata, impossibile da sciogliere se si oscilla tra eccessi di ingenua apertura ed eccessi di irragionevole rifiuto e paura. Recenti e tragiche azioni di violenza inconsulta, perpetrate in Europa o nei Pesi mediorientali hanno ulteriormente acuito le tensioni. Cosciente di tale complessità, da parte mia ho sempre evitato toni accesi e polemici invitando, piuttosto, a sinergie costruttive per far fronte all’emergenza e rispondendo più con i fatti che con le parole. Davanti, però, all’emergenza umanitaria, i se e i ma vengono dopo, e la rete di cooperazione che le più alte istituzioni e le più locali comunità sono in grado di attuare per un pronto soccorso all’umanità ferita è la prima reazione di una civiltà che meriti questo nome. Le nostre comunità, spesso piccole, vanno, poi, coinvolte attivamente nei progetti di accoglienza. È quanto stiamo cercando di fare metodicamente con la nostra Caritas diocesana. 5. Un’ecologia ispirata dalla solidarietà e dalla misericordia Riservo un cenno all’enciclica di Papa Francesco intitolata: Laudato si’. Enciclica sulla cura della casa comune. Il Santo Padre ha sviluppato un progetto di “ecologia integrale” che tien conto dell’inscindibile legame tra la natura e la società che la abita7. Da un punto di vista naturalistico e paesaggistico, Ippolito Nievo aveva definito il Friuli: “piccolo compendio dell’universo”. Questa terra benedetta dal Creatore era ed è abitata da tante, piccole comunità custodi di legami e tradizioni preziose. Il nostro Friuli, però, quanto è bello, tanto è fragile e con poco può essere sfregiato e alterato nei suoi equilibri. Per questo, ha bisogno di quella sapiente ecologia integrale raccomandata dal Papa. Progetti spregiudicati che non esitano a distruggere l’ambiente o ad abbandonarne alcuni angoli in nome di un maggiore profitto si rivelano sempre più inaccettabili e preoccupano molti. L’abbandono delle terre alte fa piangere il cuore e ha ripercussioni anche sulle terre 7 Laudato si’. n. 139 6 della bassa. Anche se la sfida è non poco impegnativa, miriamo ad essere un laboratorio di ecologia integrale, di uno sviluppo attento al nostro ambiente. Proprio il Friuli, dove abbiamo secoli di cultura del rapporto sano e corretto con la terra, con i campi e con i monti, può essere un “compendio dell’attenzione umana per l’universo” affidato alle nostre cure. Un’ecologia integrale non si limita, però, all’intelligente salvaguardia dell’ambiente naturale ma guarda anche alle comunità umane che lo abitano. Propone stili buoni di relazione anche nelle sedi della vita sociale e politica. Ad esempio, da chi presiede le diverse istituzioni le persone si aspettano passi benevoli, delicati, rispettosi, passi di misericordia. Non sfugge a nessuno l’esigenza di progetti di ammodernamento, razionalizzazione, risparmio, riforma di tutti i sistemi umani. Perché essi, però, giungano a buon fine è necessaria la sapienza di camminare insieme. Siccome operiamo sulla carne di comunità piccole inserite in ambienti fragili, è misericordioso verso la realtà verificare ad un certo punto del cammino se stiamo facendo del bene alla realtà o se la stiamo costringendo a subire qualcosa di non abbastanza indovinato. Parlo un po’ per esperienza poiché la nostra Chiesa diocesana sta pazientemente confrontandosi su come ripensare la sua presenza sul territorio, tra parrocchie e paesi che devono sempre più saper cooperare. Ci guida la coscienza che non sarebbe possibile imboccare la strada giusta se non avessimo la pazienza di coinvolgere le comunità nel ridisegnare il loro futuro ecclesiale. Analogamente, il momento complesso e delicato che vivono le istituzioni civili e politiche in Europa, in Italia, in Friuli Venezia Giulia invoca una misericordiosa pazienza reciproca, nell’ascoltarsi tra enti e soggetti e nel cercare un metodo per camminare insieme. Specialmente, permettere ad ogni livello, a partire dal più vicino alla gente, la possibilità di fare la sua parte con ingegno, passione e sano orgoglio potrà sprigionare preziose risorse. È questo criterio di rispettosa sussidiarietà che permise al Friuli di attuare un percorso virtuoso di ricostruzione dopo il terremoto del 1976, del quale ci accingiamo a commemorare il 40° anniversario. In una situazione di straordinaria criticità si 20 sarebbero potute facilmente scatenare le più acerbe contrapposizioni (e conseguenti paralisi) tra Stato e Regione, tra Regione e Comuni, tra enti locali e popolazione. Al contrario, una intelligente sussidiarietà permise ad ognuno, a partire dal basso, di farsi carico di quella ricostruzione di cui era capace; e via via salendo di livello si individuò il giusto ruolo di tutti i soggetti coinvolti. Questo “metodo Friuli” fu il motivo principale, accanto ad una grande mobilitazione di solidarietà, che fece del post-terremoto una pagina gloriosa della storia friulana. 6. Uno sguardo di misericordiosa onestà sulla tormentata scena internazionale Prima di concludere, credo necessario riservare un momento di attenzione alla situazione internazionale caratterizzata da un proliferare di guerre, da recrudescenza del 7 terrorismo islamista, da sconquasso negli equilibri del paesi del nord Africa o del vicino Oriente. Essa ci interpella sia perché induce incertezza e paura, sia perché evidenzia le debolezze della nostra civiltà, dei nostri modelli di vita e dei fondamenti delle nostre democrazie. Giova anzitutto ricordare l’abissale differenza tra chi parla di Dio e chi parla con Dio. Chi crede davvero, prega, e chi prega apre il cuore a Dio e, di conseguenza, al prossimo. Chi, invece, invoca Dio in modo folle mentre compie una strage di innocenti non ha nulla a che fare con la religione; semmai pronuncia la peggiore delle bestemmie possibili. Gli uomini davvero credenti delle diverse religioni hanno sempre trovato modi rispettosi di coabitare e di cooperare. Guardando, però, in casa nostra è onesto chiederci: gli uomini di altre religioni e con valori ereditati nelle loro civiltà, con chi si ritrovano a coabitare quando giungono in Europa? È solo la povertà materiale di certe periferie l’humus che prepara il futuro terrorismo o è anche la povertà morale, ideale e spirituale dell’Europa che lo può favorire e coltivare? Noi che siamo eredi del personalismo cristiano, del pensiero greco, del diritto romano, dell’illuminismo moderno cosa offriamo a coloro che giungono in mezzo a noi portando altre tradizioni religiose e morali? Nei nostri paesi essi si trovano immersi in una situazione culturale e morale che Benedetto XVI ha definito “dittatura del relativismo” e che può creare in loro solo avversione. In essa sta la principale debolezza della società europea perché mina ogni istanza etica e la coesione sociale. Per avere un ruolo risanante a livello geopolitico influendo positivamente sul mondo islamico con un credibile modello della democrazia, noi occidentali dobbiamo, prima di tutto, ritrovare noi stessi alla luce della tradizione da cui veniamo. Dobbiamo riscoprire che il pilastro della nostra civiltà è stata la rivelazione che ogni uomo è persona irripetibile e con una dignità intangibile custodita da Dio. Signori Sindaci e Autorità tutte, ho brevemente richiamato alcuni esempi che rivelano come la virtù della misericordia, raccomandata in modo particolare in questo Anno Santo, sia indispensabile nella promozione del bene comune. Se essa viene meno, i cuori diventano come lampade che si spengono e inaridiscono rendendo inefficace qualunque legge, programmazione e organizzazione. Lo Spirito del Signore la rinnovi anche nei nostri cuori ricordando inoltre le consolanti parole di Gesù: “Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia” (Mt 5,7). Questa promessa divina sia anche l’augurio che ci scambiamo in questo Santo Natale. † Andrea Bruno Mazzocato 21 Una Associazione di iniziativa e cultura politica per l’autonomia friulana: Identità Innovazione Identità Innovazione - Associazione per l’Autonomia del Friuli - è un’associazione di cultura e iniziativa autonomista fondata nel 2005 con lo scopo di diffondere una coscienza autonomista a tutti i livelli della società e del territorio friulani, al fine di rivalutare tutti gli aspetti della identità friulana, e di trovare e applicare tutti gli strumenti necessari per bloccare e invertire le tendenze alla snaturalizzazione della comunità del Friuli, poste in essere dalla Regione Friuli Venezia Giulia, dagli uffici dello Stato e dalle strutture scolastiche, e dalle spinte verso la globalizzazione. Il tutto inserendosi in un filone di pensiero politico moderato e popolare, che rifiuta ogni posizione estremista, ma che si schiera con forza a favore della rivendicazione degli interessi della comunità friulana. L’Associazione è nata nella consapevolezza che i problemi fondamentali che indeboliscono la comunità friulana sono i seguenti: l’insufficiente livello di coscienza del valore della comunità friulana, come entità distinta dalle comunità contermini, cui si legano i complessi di inferiorità e di sudditanza ancora troppo diffusi; la dipendenza da un capoluogo regionale, Trieste, assolutamente estraneo ai valori, comportamenti, cultura e lingua del Friuli; la presenza di un sistema scolastico che diffonde una concezione riduttivistica, quando non apertamente ostile, riguardo alla lingua e identità friulana, considerata ancora un dialetto o una parlata di rango inferiore, non meritevole di attenzione, malgrado quanto sancito dalla Costituzione e dalla legge sulle minoranze linguistiche, la Legge 482/1999. L’Associazione intende chiamare a raccolta i friulani che sono orgogliosi di essere tali per realizzare una grande opera di risveglio della coscienza friulana, attraverso: il lancio di iniziative concrete di animazione sul territorio; la costruzione di una rete autonomista su tutto il territorio del Friuli: una rete di aderenti e di strutture locali in grado di sviluppare una continua azione diretta a contrastare il centralismo e la snaturalizzazione. 22 Aderire e sostenere Identità e Innovazione Vi invitiamo ad aderire all’Associazione compilando il seguente modulo: SCHEDA DI ADESIONE Il/La sottoscritto/a _____________________________________________________________ Cognome e nome ______________________________________________ Nato a _________________________________ Via/Piazza _____ Numero __________________ il ___________________ Comune ______ CAP ___________________________________________ Professione __________________________________________ Ente o Azienda di appartenenza _________________________________________ Amministratore di Ente o Associazione ______________________ ___________________ Cellulare Telefono __________________________________ Posta elettronica CHIEDE di aderire alla Associazione “Identità e Innovazione”, sottoscrivendo la quota annuale di adesione di Euro 10 nonché un eventuale contributo di sostegno di Euro__________. Note: 1) per perfezionare l’iscrizione si prega di restituire per posta elettronica la presente scheda di adesione; 2) la quota di iscrizione si fa pervenire attraverso un versamento sul conto corrente bancario CREDIFRIULI,n.18210017275, Udine, Via Crispi45 IBAN IT 20 E 07085 12302 018210017275 23 Presentazione di Gnovis pai Autonomiscj L’Associazione intende informare periodicamente i propri quadri, iscritti e simpatizzanti sui più grandi problemi che riguardano la crescita del Friuli come autonoma entità, la cui conservazione e valorizzazione richiede un impegno costante da parte di coloro che credono indispensabile rafforzare la nostra comunità e impedire che essa anneghi in una indistinta realtà friul-giuliana o, peggio, friul-veneta. Chiediamo ai destinatari di questo notiziario di collaborare in tre modi: fornire indirizzi mail di persone che potrebbero essere interessate a riceverlo,per ampliare la sua diffusione; formulare critiche e suggerimenti per un suo miglioramento; inviare o segnalare notizie per un suo arricchimento. Viene utilizzata la lingua italiana come mero strumento di comunicazione e non certo come scelta culturale: useremmo volentieri la lingua friulana se la scuola italiana ci avesse insegnato a leggerla e soprattutto a scriverla con facilità. Riferimenti: corrispondenza: [email protected] sito web ufficiale: www.identitaeinnovazione.it pagina Facebook: identitaeinnovazione Redazione Comitato di Redazione: Gianluca Falcomer, Valeria Grillo, Giorgio Lodolo, Lauro Nicodemo, Franco Rosa, Raimondo Strassoldo Coordinatore: Marzio Strassoldo, [email protected], cell. 334 6210176 24 25