Numero 3 - Carmen Street
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Numero 3 - Carmen Street
CARMEN STREET ANNO II - N. 3 REDAZIONE: VICOLO MANZONE N. 7 BS SETTEMBRE 1994 TEL. 40807 Anno II - N. 3 HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO: Silvana, Marco, Giambattista, Giuliano, Fausto, Renzo, Stefano, Veronica C., Veronica D. Sonia, Marina, Cesare, Anna C., Andrea, Emiliano, Mariasilvia, Ersilia, Cristian P., Cristian C., Anna G., Simona, C&C, Lara, Michela, Elena, ecc. ecc. SEGRETARIE DI REDAZIONE: Roberta, Luisa, Lara e Michela. FOTO: Paolo, Franco Scritto, stampato e fotocopiato in proprio. ESCE QUANDO PUO'!!! (NUMERI PREVISTI: 3-4 ALL'ANNO) in questo numero: Notizie di Redazione: Speciale Cereda: ANNO NUOVO VITA NUOVA LETTERE DAL FRONTE GLI SBANDIERATORI DI CASTIGLION FIORENTINO GITA ALLA MALGA CAVALLERA Pensieri e parole: FRUGANDO NEL PASSATO Analisi grafologica: IL TEST DELLA SCRITTURA E DEL DISEGNO LE FIABE RACCONTATE DAI BAMBINI Racconti: RACCONTO SEMISERIO DI UN GNOMO L’ESCURSIONE SANGUE SUL SAGRATO (III PARTE) Otto & Mezzo: IL GIORNALE DEGLI ANNUNCI DI CARMEN STREET Musica & Spettacolo: L’ALTRO CINEMA UN’ALTRA MUSICA Una pagina per giocare: IL PIACERE DI SCOPRIRLO PAG. 1 PAG. 2 PAG. 4 PAG. 5 PAG. 6 PAG. 8 PAG. 9 PAG. 12 PAG. 13 PAG. 15 PAG. 16 PAG. 17 PAG. 18 Nella fotografia di copertina: Maria M., Houda, Simona e Maria H. La foto è stata realizzata durante il corso di fotografia nei primi mesi del 1994. Notizie di redazione ANNO NUOVO VITA NUOVA Così recita un antico detto popolare. E noi non l’abbiamo voluto smentire. Un giornalino con una nuova veste grafica, una nuova copertina e nuove rubriche. Un augurio per l’anno che è iniziato perché, come recita un altro detto, chi ben comincia... Le vacanze estive sono ormai un ricordo. Il nuovo anno scolastico è ricominciato. Per i più scuola e lavoro sono tornati a riempire le proprie giornate. Anche per noi, poco alla volta, riprendono le attività e i momenti di incontro. E ritorna anche l’appuntamento del giornalino. Il solito giornalino?!? No. Come vi sarete subito accorti, con la pausa estiva Carmen Street si è completamente rinnovato. Grazie alle innovazioni tecnologiche e alla buona volontà di alcuni è stato possibile allestire una veste grafica rivoluzionata. Sin dalla copertina è possibile ammirare le novità. Un’impaginazione su tre colonne, l’aggiunta di alcune rubriche, una breve introduzione a ciascun contributo, i disegni e le fotografie... Ed il resto lo scoprirete voi, leggendolo. Apre il giornalino uno Speciale Cereda. Sono alcuni contributi che ci fanno rivivere i momenti di quest’estate. Le Lettere dal fronte sono alcuni degli scritti prodotti nel corso del secondo turno di campeggio. L’esperienza vissuta con gli Sbandieratori di Castiglion Fiorentino ci viene brevemente presentata da P. Renzo. Il resoconto della fatidica Gita alla Malga Cavalle- ra, racconto corale a sei mani. La nostra poetessa di casa (Ersilia) ci ha consegnato una pagina autobiografica accompagnandola con una poesie dialettale scritta quest’estate (il 10 agosto, la sera di S. Lorenzo). Ha tenuto a precisare che la poesia, dedicata in particolare ai giovani del Centro, è inedita. Non ci resta che ringraziarla per la sua cortesia, invitandola a... continuare con la sua collaborazione. Un’altra preziosa collaborazione per noi è quella della prof. Anna Rossetti. In una pagina dedica all’analisi del segno grafico ci presenta brevemente i vantaggi di un test della scrittura e del disegno, oltre ad analizzare direttamente la scrittura di G.M. Grande parte, anche in questo numero, hanno i racconti. Abbiamo raccolto alcune Fiabe riscritte dai bambini (durante la loro permanenza in campeggio). Alcuni di loro sono stati così bravi che si sono cimentati a scrivere qualcosa di nuovo: sui terribili dinosauri e sulle più innocue mucche. Marco ci fa il resoconto di una sua avventura capitatagli sulle pendici del colle del castello, all’inizio di questa estate. Strani incontri... Come altrettanto strano è l’incontro che ci narra C&C vissuto in 1 una malga del Trentino, una sera d’estate. Per quanti invece vogliono conoscere la conclusione di Sangue sul sagrato ancora un po’ di pazienza: per il momento accontentatevi della terza parte. Non sappiamo ancora se si tratta di una telenovela dell’orrore, di un romanzo a puntate (un feuilleton) o di un breve racconto. La risposta sui prossimi numeri... Abbiamo infine alcune rubriche. L’ormai classico appuntamento con gli Annunci di Carmen Street. La nuovissima pagina di Musica & Spettacolo (con la segnalazione di un film e di un disco). Ed infine, una pagina dedicata ai Giochi: piccoli rompicapi da risolvere da soli o in compagnia. Il tutto speriamo che sia di vostro gradimento. Nel rinnovare a ciascuno l’invito a collaborare (il giornalino è uno spazio aperto a tutti) ci scusiamo con quanti, avendo fatto pervenire i loro contributi in questi ultimi giorni dovranno aspettare la prossima uscita. Per tutti l’appuntamento è appunto al nuovo numero. Speciale Cereda LETTERE DAL FRONTE L’esperienza della guerra continua a coinvolgere interi popoli. Ogni giorno la televisione ci presenta immagini che giungono dalla Bosnia, dalla Somalia, dal Ruanda... Immagini di morte, di odio e di fame. E quasi sempre sono le persone più indifese e innocenti a pagarne le tristi conseguenze (bambini, anziani, donne). Quanti di noi hanno meno di 50 anni non ha avuto esperienza della guerra. Quest’estate, durante il campeggio, abbiamo provato a vedere cosa volesse dire vivere in una situazione di guerra, non per prepararci a ciò, ma per poter apprezzare di più un bene così prezioso come quello della pace. Le lettere che seguono sono state scritte dai partecipanti al campeggio nel corso di tale esperienza. Cara mamma e papà, in questi 15 giorni c'è stata una attività di guerra nella quale come prima cosa sapersi mimetizzare e saper affrontare un percorso di guerra (come gioco). Che alla fine ha vinto la mia squadra dei Conquistadores. Poi, il secondo giorno, la guerra tra i bambini del campo di Passo Cereda; il gioco sarebbe così: ci sono delle squadre ognuna composta da un colore e ognuno dei bambini porta lo scalpo. Se viene rubato lo scalpo da un bambino della squadra avversaria il bambino che gli è stato rubato lo scalpo diventa uno di loro. L'AVVENTURA E' STATA BRUTTA Ciao genitori Cari genitori, qua facciamo il passo del giaguaro nel catrame, poi mi mettono il catrame sulla pelle; poi anche la pittura di color verde, ci fanno salire su una scala, c'è un tronco traballante appeso con una delle corde, ci sono le scalette sospese in aria. Dopo c'è anche una scala: devi andarci sopra e ti buttano l'acqua! VERONICA D. SONIA STEFANO Carissima zia, ti saluto da Passo Cereda. In questi 15 giorni abbiamo fatto campo militare. Il campo militare consiste nel fare come i veri militari: andare nel fango strisciando, tirando le bombe, facendo centro in quadrato, andare su un ponte che dondola e molte altre cose. Ti ho scritto questa lettera per dirti che ti voglio bene. Tua nipote VERONICA C. Al mio risveglio mi trovavo su una branda, senza un piede. Molti di noi hanno riportato gravi conseguenze, ma, per fortuna, la guerra è finita e potrò tornare a casa ad abbracciarvi tutti. E' stata molto duro. Prima di tutto ci siamo divisi in varie brigate; poi abbiamo dovuto imparare a marciare, abbiamo fatto un percorso di guerra, alla fine abbiamo costruito le varie basi, raccolto munizioni per prepararci all'arrivo del nemico. Alla fine abbiamo vinto, ci siamo accorti che il nemico non esisteva, perché non è mai esistito, se c'era era una nostra convinzione. E ora possiamo dire: "CHE COSA ASSURDA E INUTILE LA GUERRA"! Cari genitori, vi scrivo questa lettera, per avvisarvi che qui al campo c'è stata la guerra. Io, nel tentativo di difendere la nostra patria, sono stata colpita al piede sinistro e purtroppo, sono caduta a terra priva di sensi, non ho potuto fare niente. 2 Cari genitori, c'è stata la guerra nel nostro campeggio! Ci siamo preparati all'arrivo del nemico, con un percorso di guerra, con la scalata di pino, ecc.. Mentre ero in guerra per difendere la bandiera sono scivolata sbattendo all'indietro, cadendo addosso ad un masso appuntito, ho cercato di arrivare ad un piccolissimo ospedale trascinandomi in terra. Finalmente dopo aver perso sangue per tutto il campo di guerra sono arriva- Speciale Cereda ta all'ospedale. Mi corse incontro un'infermiera e un dottore che mi misero su una barella. Da quel momento non ho capito più niente, solo che mi ficcarono un chiodo arrugginito nel braccio. Ed eccomi qui nel letto di un ospedale. Tra poco tempo tornerò a casa da tutti voi. Ciao e EVVIVA LA PACE. molto carina che si chiama Milena. ANDREA Ciao mamma, ti scriverò. Bacioni, il tuo EMILIANO MARINA Cara mamma, sono diventato cieco e pur tornando a casa non potrò più vedere Yuri, Dante, Pulce, Ledi. A proposito, non ti ho raccontato come mi hanno accecato: ero forte quando mi sono girato e uno mi ha lanciato due bombe di napalm. CESARE Carissimi Clara, Lao, Franco, Roberto, Amina, questa lettera non la posso scrivere io, ma un mio compagno, che ringrazio, per causa di una mutilazione al braccio destro, e ora sono cieco. La guerra è stata dura, ma ora è finita e per fortuna in questi mesi di guerra non è morto nessuno. Sono stato in campo di concentramento. Di Emi so solo che è vivo e sta sommariamente bene. C'è stata anche un breve tempo di carestia: ma poi è tornato quasi tutto normale . Cari genitori, mamma, papà e bestie (Sara e Giulio), qui in montagna si fanno tante cose: si mangia, si balla, si gira, si fanno le pallose camminate e poi... si fa la guerra. All'inizio se ne parlava solamente, ma adesso è diventato un hobby. Abbiamo costruito le basi. Io l'ho costruita dietro un masso, dopo abbiamo fatto un percorso: c'era d'arrampicarsi sull'albero, poi strisciare nel fango ed io ero infangata che più infangata di così non si può. Adesso si fa la pace e ormai la guerra è un brutto ricordo. Ciao da ANNA Cara mamma, in questa guerra crudele, io sono stata 3 anni. In questi 3 anni io ho sofferto molto, sono stato perfino in 5 campi di concentramento tedeski, infatti a casa tornerò con una mano. Qui, vedo gente cadere giù dai tetti, sporchi di sangue, e pezzi di persone morte. Qui vedo il terrore, uomini che mangiano persino topi di fogna. Io qui sto bene, sono in un ospedale con un infermiera 3 Cara nonna, qui in campeggio come argomento abbiamo toccato la guerra. Prima di far la guerra vera, abbiamo preparato il percorso di guerra: nel percorso c'erano tante cose strane, tra cui il ponte tibetano che è un ponte traballante e tu ci devi passare sopra e il passo del giaguaro dove tu devi strisciare nel fango. Alla fine ai vincitori hanno dato ricchi premi. Io non sono stata vincitrice, però sono felice lo stesso perché mi sono divertita tantissimo. MARIASILVIA Carissimi mamma e papà, in questi giorni abbiamo fatto il militare, ho imparato delle cose da militare. Mi piaceva fare il militare, ma dopo abbiamo fatto la pace ed è stato bello fare la pace. Vi mando tanti bacioni, mamma e papà. MILITE IGNOTO Speciale Cereda GLI SBANDIERATORI DI CASTIGLION FIORENTINO A PASSO CEREDA di P. Renzo Castiglion Fiorentino è un paese in provincia di Arezzo. Quest’estate, una cinquantina di giovani e meno giovani di quel paese toscano, hanno sperimentato la quiete del Cereda e la bellezza delle Dolomiti. Ma al Cereda essi sono giunti con un bagaglio tutto particolare: le bandiere e i vestiti del loro paese. L'atavica quiete del Cereda quest'estate è stata sconvolta dal rullio dei tamburi, il verde dei prati e dei boschi ravvivato di striature bianche e rosse, il colore delle bandiere. E' ancora scolpito nella mente di tutti quel tardo pomeriggio di una splendida giornata dei primi di agosto, in cui la natura stessa sembrava in festa con tutti coloro che stavano per assistere alla prima degli sbandieratori. Rulli di tamburo e costumi di foggiatura medioevale. Nelle fotografie due momenti della manifestazione tenuta a Sagron. Qualcuno si chiederà: «Come hanno fatto finire lassù dalla lontana Toscana?». Padre Arturo, un Padre Marista parroco di Manciano non più giovane, ma vulcanico ha pensato di portare al Cereda per una vacanza i suoi ragazzi. Una telefonata a Padre Renzo e l'accordo è fatto. I primi 15 giorni di agosto il campeggio è stato occupato da questi toscanacci. Essendo in loco, altri paesini ne hanno approfittato. Manifestazioni si sono svolte a Sagron, Fiera di Primiero, San Martino di Castrozza, Cavalese. Ovunque applausi a non finire ed una folla numerosissima. E' stata un'esperienza simpatica che resterà nella mente di tutti. 4 Speciale Cereda GITA ALLA MALGA CAVALLERA di Lara, Michela ed Elena Non sempre coloro che vanno in montagna sono amanti delle escursioni. C’è sempre qualcuno che preferirebbe il modellospiaggia (solleone, ombrellone, sdraio, bibite con cannuccia, ecc.). A volte però capita di avventurarsi per sentieri e per valli e scoprire così con meraviglia la bellezza di certi posti. Esiste, non lontano dal Cereda, una malga (denominata appunto Cavallera) che, solitaria ai piedi di svettanti cime dolomitiche, affascina per la bellezza del luogo. Alcuni anni fa tale sito fu scelto da un regista francese per girare un film (L’ORSO). Forse le tre amiche avrebbero preferito vedere il posto al cinema? Tutto iniziò un bel lunedì mattina. Dopo una notte burrascosa di forte vento e pioggia incessante finalmente il sole filtrò attraverso la nostra finestra (scusate, ma ci siamo dimenticate di dirvi che la finestra quel dì ancora non c'era). Il risveglio, datoci come al solito dai nostri mitici assistenti Marco e Chicco, non fu dei migliori, visto che dopo la precedente giornata di duro lavoro, avremmo preferito dormire ancora qualche oretta (anche tutta la giornata se ce ne fosse stata la possibilità). Ma quello che ci risollevò e ci diede la grinta per affrontare la giornata fu un'abbondante e squisita colazione preparataci dai nostri grandi, simpaticissimi e indimenticabili chef Andrea e Lilia. La notizia più entusiasmante però non ci era ancora stata data. Quella mattina ci attendeva una lunga marcia verso l'irrangiungibile Malga Cavallera. Zaini in spalle e scarponi ai piedi, la partenza fu immediata. Tutto andò per il meglio fino a quando non ci sorprese un improvviso temporale d'agosto. Fortunatamente ci trovavamo nei pressi di una casetta incustodita. Indecisi sul da farsi, se tornare all'ovile o proseguire verso la meta prescelta, spavaldi scegliemmo la seconda alternativa. Così, cessata la pioggia, riprendemmo a camminare. Dopo ore ed ore di duro e faticoso cammino tra le meraviglie della natura che ci allietavano la via, avvi- 5 stammo in lontananza l'inattesa Malga. Precisiamo: in lontananza, in quanto la vera fatica stava tutta nell'ultimo tratto di strada. Mentre ci rifocillavamo con un meritato pranzo al sacco, e godevamo del caldo sole e dello stupendo panorama, per la seconda volta venne a trovarci il nostro caro amico e compagno di sventura Giove Pluvio più arrabbiato che mai. La fuga fu inevitabile e molto rapida. Inzuppati come dei pulcini giungemmo al paese dove un sole splendente ci accolse permettendoci di asciugarci e di attendere serenamente i nostri salvatori che sarebbero venuti a recuperarci nel tardo pomeriggio. Pensieri e parole FRUGANDO NEL PASSATO di Ersilia Barbieri Petesi Poetessa dialettale che da tanti anni abita al Carmine e che spesso ravviva le feste presso il nostro Centro con le sue declamazioni Ersilia è conosciuta da tantissime persone. Spesso percorre in lungo e in largo la provincia bresciana andando là ove la chiamano a presentare le sue poesie. Ha accettato prontamente di collaborare al nostro piccolo giornalino e frugando tra i suoi ricordi ci ha offerto una bella pagina autobiografica. Naturalmente c’è anche una poesia inedita (con relativa traduzione). INTRODUZIONE Scusate! Mi hanno affibbiato la qualifica di nonna Ersilia Carmelitana ed io sinceramente ne sono molto orgogliosa e fiera. Ho un ottimo rapporto sia con i Padri come con tutti quelli della comunità. Perciò mi sento parte attiva (dopo il mio S. Faustino) e me ne vanto. Spero di essere benvoluta da tutti voi. Perciò voglio farvi partecipi di un po' della mia passata gioventù. FRUGANDO NEL PASSATO. Son nata e cresciuta in una frazione del comune di Offlaga: Faverzano. Un piccolo paesino. Figlia di coltivatori diretti, dopo la quarta elementare fui mandata in campagna a lavorare insieme a braccianti, bifolchi, avventizi, ecc. Covavo da sempre il desiderio di studiare o di- ventare un'attrice. Ma col padre severo che mi ritrovavo non c'era nemmeno da pensarlo. Perciò, come una farfalla alla quale si tarpano le ali, passai così la mia gioventù con gli occhi fissi ai solchi di grano e alle zolle arate, in mezzo a questa gente più grande di me. Forgiai così le mie ossa al pari di un ferro battuto. Niente giochi, niente libertà, sicché ancor oggi sento di avere nel cuore solo dolore, stanchezza, che sfiora quasi la crudeltà! Non so se lui, mio padre, giudicasse i miei desideri non adatti ad una figlia della terra. Solo lì, nei campi, bruciavano in me e si consumavano gli ideali di un avvenire tanto desiderato. Sballottata da un campo all'altro con i piedi sanguinanti perché dalla casa ai campi c'erano due chilometri da farsi 4 o 6 volte al giorno a piedi (la bicicletta era solo per papà o per i fratelli più grandi). Quante lacrime amare versate su quei cuscini ruvidi, quante volte desiderai la morte. Però quel sole che mi bruciava la pelle mi entrava nel cuore e mi faceva bene all'anima. Educata dalle buone suore e da anime degne di rispetto come quel6 le delle mie insegnanti tenevo a freno i cattivi slanci di ribellione e coltivavo la speranza di un domani migliore. Non feci altro che innamorarmi di uno dei miei contadini, un mio umile bifolco. Dovetti lottare per le ostilità sorte nella mia famiglia nel sapere di questa scelta. Ma, nonostante le botte e le umiliazioni, almeno questo arrivai a sposarlo. Lacrime ancor più amare, abbandonata da tutti col dissenso di tutta la mia famiglia, dovetti affrontare solitudine e disperazione. Avevo allora 22 anni e lui 29. Senza nemmeno una lira, come un cane mi rifugiai tra le braccia di un uomo, povero sì, ma buono e lavoratore. A poco a poco raggiunsi con la felicità del matrimonio pace e tranquillità. Ero brava nel cucito, nel ricamo, ed ero anche una cuoca, se cuoca si poteva chiamarmi. Inte- Pensieri e parole ressata, risparmiatrice, ripudiata sì dai miei, ma sentivo l'aiuto di Dio e della Madonna. Cosicché dopo 13 mesi di matrimonio diedi alla luce la mia prima bambina. Fu come un raggio di sole che entrò tra le nostre 4 mura. Sì: 4 mura, ripeto, perché vivevamo in una sola stanza che ci faceva da cucina, da salotto e da camera da letto. Ma quanta gioia! Quanta felicità regnava in quel minuscolo tugurio. Un letto di seconda mano, due comodini (uno ci serviva per il vaso da notte e l'altro da credenza per 4 piatti vecchi e scrostati regalatici da mia zia), due sedie rozze e zoppicanti, un tavolino con un piede più corto ed una cassapanca datici dai miei suoceri. Nel mezzo una stufa di mattoni che mio marito fabbricava in ottobre per poi demolire in primavera, per guadagnare un metro quadro di posto. Gli altri mesi cucinavo sul fuoco dei miei suoceri dai quali avevamo avuto il nostro nido d'amore. Quando però col mio pensiero vado dentro là, mi sembra ancora di sentire quel calore e di provare ancora quei puri sentimenti che ci hanno in- camminato felicemente a quella vita matrimoniale tanto sospirata. Con-tinuerò un'altra volta a parlarvi di me , per ora scusatemi. Nel salutarvi dico: «Voglio bene a tutti». Ora voglio dedicarvi quattro versi in dialetto scritti per voi giovani: LA NOTT DE SANT LORENS Trentasich agn an du!! Lü, co la canotierô biancô, e le na sotaninô rösô, fadô a godé e con du dicc de bess che ga quarciaò zò 'l se! Là, sô la pontezelô col co, postàt al co i'è dré a spetà na stëlô semmai la crôdô zo! Andèl cör na oiô matô fisàdô per stô ocasiù... Trentasich agn an du... Ilusiù de na giovinesô crisidô tropp de frèsô! Oh! nott de Sant Lorèns te benedètô, che amò ta fe contecc argù che crèt e sperô n'te sensô fasàs al co!! Ta preghe, o me Signur lasègô almeno a lur sperà nel vero amur!! LA NOTTE DI S.LORENZO Trentacinque anni in due (lui 19, lei 16) lui con la maglietta bianca e lei con una gonna rosa fatta a ventaglio e con un pezzo di pizzo che le copriva il seno! Là, su un ponticello, con le teste appoggiate una all'altra stanno ad aspettare una stella nel caso che venga giù! Nel cuore una voglia matta fissata per l'occasione... Trentacinque anni in due... Illusione di una giovinezza cresciuta troppo in fretta! Oh notte di San Lorenzo benedetta tu che ancora fai contento qualcuno che crede e spera in te senza fasciarsi la testa! Ti prego, o mio Signore, lascia almeno loro sperare nel vero amore! SCHEDA BIBLIOGRAFICA: Ersilia Barbieri Petesi ha pubblicato presso le Edizioni del Moretto di Brescia due libri di poesia dialettale bresciana: Fiur de camp (Fiori di campo), 1983 e Fiur de camp che va ‘n somessô (Fiori di campo che vanno in semenza), 1988. 7 Analisi grafologica IL TEST DELLA SCRITTURA E DEL DISEGNO di Anna Grasso Rossetti La prof. Anna Rossetti, esperta grafologa, amica del Centro da lunga data, ci ha fatto gentilmente pervenire questo contributo sull’analisi della scrittura e del disegno. La solita cavia (per non fare nomi) si è poi offerta nel farsi analizzare la propria scrittura. Se anche qualcuno dei nostri lettori volendo conoscersi meglio attraverso l’analisi della scrittura (o del disegno) potrà inviare un breve testo scritto (almeno 10 righe) su di un foglio bianco, indicando l’età ed il sesso. Ne pubblicheremo la risposta sui prossimi numeri. Che la scrittura dipenda direttamente dal cervello potete notarlo quando siete arrabbiati: - da calmi, da tranquilli, la vostra scrittura risulta molto più morbida di quando siete cattivi. I segni grafici dicono anche in grado di capacità di comprendere, di imparare che un alunno ha. Si può scoprire, attraverso l'analisi della grafia, quale sia il più indicato metodo di studio per imparare senza fare troppa fatica. Ancora, osservare come uno scrive può dare preziose indicazioni sulla fedeltà, sulla capacità di amare, sulla simpatia e sul carattere generale della personalità. Ugualmente il disegno sia dei bambini, sia degli adulti, può dare delle indicazioni sulla personalità, sull'accettazione dell'ambiente, sulle paure e sui timori dei soggetti. ANALISI DI UN TESTO: M. G. (ovviamente maschio, di anni 24) Se, a conoscerlo, questo soggetto sembra tutta bontà e riflessione, a scrutarlo attraverso i suoi tratti grafici, rivela, invece, caratteristiche ben più forti. dotato di notevole discernimento oltre che di sano egoismo, di tenacia e di intelligenza creativa. Ama mettere in collegamento gli argomenti di cui si appropria, ma non sempre usa queste sue facoltà per fini pratici ed immediati; possiede senso dell' umorismo, ma sa essere anche pungente ed, al limite, reattivo collericamente. A volte tace, ma non perché non abbia qualcosa da dire, piuttosto perché si rende conto che la sua impulsività può essergli fatale. Nel complesso ha un caratterino, che oserei definire "pepato" e, da uomo maturo, è probabile che risulti anche affascinante. - Orgoglioso, acuto, pignolo, puntualizzante e logico, Marco risulta capace di intendersela con chiunque, anche a costo di scendere a qualche compromesso; non permette a tutti di entrare nella sua sfera vitale ed è PER RIDERE UN PO’ 1. Simona confida alla sua amica Debora: - Lo sai che ci sono dei sacchetti di dolci che io non posso proprio vedere... Debora: - Possibile! Non ci credo. Quali sono? Simona: - I sacchetti vuoti. 2. Simone: - Che paura, stanotte! Ho sentito un rumore, mi sono svegliato e ho visto uno che si nascondeva sotto il letto. Gianna: - Ma va là, fifone. Tu ti sei sognato. Simone: - No! Non mi sono sognato. Era Marco: ha sentito per primo il rumore ed è andato a nascondersi sotto il letto. 8 Racconti LE FIABE RACCONTATE DAI BAMBINI Le fiabe sono racconti che subito ci riconducono alla nostra infanzia. Alcune ci sono così familiari che le conosciamo quasi a memoria. Eppure non ci dispiace risentirle (o rivederle, magari al cinema). E ognuno di noi ha un suo modo di raccontarle, sottolineando gli elementi che più gli piacciono. Alcuni bambini si sono cimentati a riscriverle, così come se le ricordavano (e non sempre ricordavano l’intero contenuto). Ne sono usciti racconti vivi e simpatici. Per questo abbiamo pensato di riproporveli. Come appendice abbiamo inserito due altri brevi componimenti: le descrizioni di due animali, la mite mucca ed il terribile Tirannosauro rex. TRE PORCELLINI C'erano una volta tre porcellini che vivevano nel bosco. Lì viveva un lupo che voleva mangiarseli. Per difendersi decisero di costruirsi le tre casette. Timmy, che era un gran lazzarone, si fece la casetta di paglia. Invece Tommy, che era un po' più lavoratore, si fece la casa in legno. Invece Jimmy, che era un gran lavoratore, si fece la casa di mattoni. Un giorno arrivò il lupo e andò alla casa di Timmy: soffiò due o tre volte e la casa cadde giù. Allora Timmy scappò da Tommy. Poi il lupo cercò di prendere Timmy, ma non ci riuscì. Soffiò due o tre volte e la casa cadde giù. Allora Timmy e Tommy scapparono da Jimmy. Il lupo cercò di prendere i due porcellini, ma non ci riuscì. Soffiò due o tre volte, ma la casa di mattoni non cadde. Un giorno il lupo salì sul tetto per scendere dal camino, ma si bruciò la coda. Cristian P. L'ELEFANTE E LA TIGRE C'era una volta un elefante che litigava sempre con una tigre. Un giorno la tigre disse a un topo: - Se fai imbizzarrire l'elefante ti regalo un pezzo di formaggio. Allora il topo si mise a spaventarlo, ma l'elefante così spaventato uccise la tigre mentre il topo ci provava gusto. Così ogni giorno il topo spaventava l'elefante. Ma un giorno l'elefante disse al topo: - Vedi quella jeep? E' un altro elefante. Solo che è diverso da me. Prova a spaventarlo quando è in movimento. Così il topo andò e quando fu là la jeep parti schiacciandolo.Così il topo crepò e l'elefante visse felice e contento. Cristian C. 9 CAPPUCCETTO ROSSO C'era una volta una bambina di nome Cappuccetto Rosso. Un giorno la mamma la chiamò: - Cappuccetto Rosso, Cappuccetto Rosso, vieni qua per favore. Devi portare questo cesto alla nonna, ma ricordati che nel bosco non ti devi fermare a prendere fiori, fragole, lamponi, ecc..., perché nel bosco c'è un lupo che se ti prende ti mangia. Cappuccetto Rosso non ascoltò i consigli della mamma, ed incontrò un lupo. - Ciao, bella bambina. Come ti chiami? Rispose: - Mi chiamo Cappuccetto Rosso. - Dove stai andando, Cappuccetto Rosso? - Sto andando dalla mia nonna a portarle questo cesto di dolci. - Ascolta, Cappuccetto Rosso, facciamo una cosa: tu fai Racconti la strada più corta che io faccio quella più lunga. Il lupo, più furbo, arrivò per primo e bussò alla porta della nonna. "Toc, toc". - Chi è? Chiese la nonna. - Sono Cappuccetto Rosso. - Entra! Rispose la nonna e il lupo entrò e la mangiò. Arrivò Cappuccetto Rosso e bussò alla porta. "Toc, toc". -Chi è? - Sono Cappuccetto Rosso. - Entra pure, Cappuccetto Rosso. - Ma, nonna, che orecchie grandi che hai! - E' per sentirti meglio. - Ma, nonna, che naso lungo che hai! - Per annusarti meglio. - Ma, nonna, che bocca grande che hai! - E' per mangiarti meglio! E Cappuccetto Rosso scappò e vide un taglialegna e lo chiamò: - Signore, aiuto! - Che cosa vuoi bambina? - C'è un lupo che mi vuole prendere. E poi ha mangiato la nonna. Il taglialegna prese il fucile e sparò al lupo. E venne fuori la nonna. Cappuccetto Rosso, la nonna e il cacciatore fecero festa per il compleanno della nonna e vissero felice e contenti. Silvana CENERENTOLA C'era una volta una fanciulla di nome Cenerentola. Morì sua madre e suo padre si risposò con la matrigna che aveva due figlie di nome Anastasia e Genoveffa. Morì pure il padre che viveva a casa con la matrigna. Cenerentola lavorava a fare i mestieri. La sera la matrigna e le sorellastre avevano un appuntamento al castello del principe e lasciavano a casa Cenerentola che lavorava molto tanto e tornavano a casa per dormire. Le sorellastre si alzavano dopo di Cenerentola e si lamentavano: - Cenerentola, il mio tè! Cenerentola, il mio tè con i biscotti! Cenerentola dava da mangiare ai polli e ad un certo punto suonò il campanello. Era il postino che diede la lettera a Cenerentola: Dà la lettera alla matrigna. (...) E i topini cercano la stoffa per fare il vestito. Siccome la stoffa era delle sorellastre, i topolini finirono di cercare gli oggetti e fecero un bel vestito per Cenerento10 la. Essa lo prova per andare al ballo del principe, ma le sorellastre strapparono il vestito di Cenerentola e loro andarono senza Cenerentola. Una fata Smemorina vide questo e chiese a Cenerentola di cercare una zucca: la zucca diventa una bellissima carrozza. Dopo trasforma i quattro topi e diventano dei bellissimi cavalli. La fata Smemorina trasforma pure anche Cenerentola. Ultima cosa: - Cara, quando suona l'ultimo rintocco, tutto tornerà come prima. E suona mezzanotte. Cenerentola corre veloce, ma perde una scarpetta di vetro e tutto torna come prima. I quattro topolini videro qualcosa che luccicava nel piede di Cenerentola. Era una scarpetta di vetro. Essa la tiene e il principe tiene l'altra scarpetta. Il re decide di trovare questa fanciulla. Il sovrano del re viene a casa Racconti della matrigna e la matrigna chiude Cenerentola in camera e la chiave la tiene in tasca. Ma i topolini tirano fuori la chiave. Intanto stanno provando la scarpina di vetro, ma non trovano la fanciulla. Il sovrano chiede: - C'è qualche fanciulla qui? - No signore. I topolini sono già arrivati in camera di Cenerentola. Dice Cenerentola: - Posso provare io la scarpina? Il sovrano dice di sì. E la provarono. La cacca è il concime. Sono buone anche da mangiare, le mucche. Dopo alcuni giorni la strega disse a Hansel: "Metti fuori il ditino. Come mai sei cosi magro?". Invece di mettere fuori il ditino Hansel mise fuori l'ossicino. Dopo un po' di giorni disse a Gretel: "Se non pulisci bene la casa ammazzerò tuo fratello". Passarono un po' di giorni e Gretel dice alla strega: "Puoi venire un attimino qui per vedere se è pronta la zuppa?". La strega prese la sedia e ci salì su e Gretel la buttò nel fuoco. Poi liberò Hansel. Cenerentola e il principe si sposarono e vissero felici e contenti. Anna Anche il toro mi dispiace che sono legati tutti e che lavorano. Cristian P. IL TIRANNOSAURO REX Il Tirannosauro Rex è un animale preistorico vissuto milioni di anni fa. Esso era carnivoro ed era un feroce predatore che si nutriva di altri dinosauri per sopravvivere. Esso, il Tiranno, aveva dei denti grandi 30 cm e altri 35 cm. Nonostante era pauroso anche lui aveva paura di qualcosa: cioè l'acqua. HANSEL E GRETEL Cristian C. C'era una volta una matrigna e un taglialegna con due bambini e la strega. Il papà dei due bambini li abbandonò nel bosco e Hansel si riempì le tasche di sassolini e mentre cammina-vano mettevano dei sassolini lungo la strada. Videro una casetta piena di caramelle e cioccolato. La strega disse ai due bambini di entrare e chiese loro se avevano fame. Dissero di sì. Hansel lo mise in una gabbia. I due bambini rubarono il tesoro della strega e ritornarono a casa dai loro genitori e mostrarono il tesoro. VISSERO FELICI E CONTENTI. Simona LA MUCCA Le mucche sono bellissime di faccia e anche di corna. Con il latte fanno le confezioni, anche il formaggio. 11 Racconti RACCONTO SEMISERIO DI UN GNOMO di Marco Nei momenti più impensabili ci capitano cose incredibili. Così può succedere a ciascuno di noi che, un pomeriggio, andando a passeggio lungo le pendici del colle del castello, si possa fare incontri a dir poco straordinari... Tutti dicono che gli gnomi vivono nei boschi, in casette piccine piccine scavate nei funghi. Ebbene io ho conosciuto uno gnomo di città. Andavo un giorno con fare distratto su per l'erta del castello quando, sul vialone che conduce al baracchino dei gelati, il mio sguardo fu attratto da una macchia arancione che si spostava veloce nel prato, poco più sotto di me. Accortasi che la spiavo la macchia si fermò, quasi volesse mimetizzarsi e tanto fece che poteva sembrare una carta di gelato. «Ohibò! Che io sia matto? Forse che oggi anche i gelati corrono? D'altronde, se ne vedono di stranezze - pensai - basti considerare le macchine che corrono, cantano e fan di tutto un po'... Ma un gelato! Che sia una trovata pubblicitaria?». E mentre ero in tali pensieri assorto, la macchia veloce scartò di lato e ancor più veloce si infilò in un cespuglio. «Beh -pensai allora - deve essere proprio un gelato e probabilmente corre all'ombra per non sciogliersi». E così rassicurato feci per andare. «Ahi!» sentii gridare. Preoccupato mi voltai verso il cespuglio in cui era la macchia: «Che sia caduta su un'ortica?!». Lo confesso: sono un tipo apprensivo. Perciò, divorato dalla preoccupazione, mi affrettai verso il cespuglio, vi infilai le braccia per salvare la sfortunata macchia, ma... «Ahi!» feci io, stavolta, poiché quella mi morse con violenza un dito. Ritrattolo d'istinto, vi trovai attaccato uno strano esserino che con tenacia continuava a mordermi. A quel punto, dimentico del dolore perché avvinto dalla curiosità, cercai di capire cosa realmente fosse quello strano esserino. Un cane non può essere; passi per i cagnetti viziati che girano tutti in ghingheri accompagnati da attempate signore, ma mai si è visto un cane col cappello a punta - pensai. Nemmeno una zanzara, una rana o un elefante, per lo stesso motivo. Un coccodrillo di sicuro no! (Anche se mordeva come un coccodrillo, ahimè come mordeva!). Lo sanno tutti che a Brescia non ci sono i coccodrilli!!! Una renna, proprio no. (Primo: non pareva avere corna. E poi le renne d'agosto vanno in vacanza a Cortina; a Brescia fa troppo caldo! Quel giorno poi faceva così caldo che ai canarini sudava la lingua). «Allora cosa sei?» Mi risolsi infine a chiedere. «MGGHMA!» ringhiò quello, non riuscendo a farsi intendere perché aveva la bocca piena (mi stava ancora mordendo il dito). «Piacere, MGGHMA, io mi chiamo Marco» mi presentai allora. 12 Al che Mgghma, che poi risultò chiamarsi Mario, mi lasciò finalmente il dito e si presentò. Ebbe così modo di spiegarmi cosa era, da dove veniva e cosa ci faceva a Brescia. Ebbene - voi non ci crederete Mgghma era venuto a Brescia per la prima volta 1500 anni fa: allora era soltanto un giovincello partito all'avventura dal lontano est e giunto a Brixia con le orde barbariche di Attila, che nel 486 D.C. invasero e devastarono la città. Mario allora si chiamava "Mariulus" (letteralmente: Mariolino) poi diventò Marius, nel tardo medioevo e Mario agli inizi del ‘500, quando il latino venne sostituito un po' dovunque dall'italiano volgare. Si era insediato in un cuniculo dell'antica fortezza, precedente all'attuale castello e aveva avuto modo di adattare la sua casa alle costruzioni che man mano avevano sostituito l'antica fortezza fino ad arrivare all'attuale castello. Al giorno d'oggi abita in un cunicolo poco sotto l'acquedotto. Si è sempre nutrito di bacche, erba e cortecce (fa degli ottimi minestroni di pino). Il giorno lo impiega recuperando gli avanzi dei turisti (è goloso del gelato che trova sui fondi degli scatolini che i turisti disseminano un po' dappertutto). Ma è alla sera che potete trovarlo fuori dal suo cuniculo, intento a godersi il fresco. Noi ora siamo grandi amici. Ma voi state attenti: io da quella volta ho ancora il dito fasciato. Racconti L’ESCURSIONE di C&C Fin dai tempi più antichi gli uomini hanno raccontato. Non solo miti, fiabe e leggende, ma anche e soprattutto fatti veramente accaduti. Non sempre si riesce a distinguere un fatto veritiero da uno leggendario. Ma in tutti i racconti c’è un fondo di verità. Perché il racconto non è fatto solo per divertire e far sognare, ma anche per ricordare e capire il passato e pensare al futuro. L'estate scorsa - eravamo una decina di amici - ci siamo avventurati sui sentieri delle Dolomiti. Dopo aver percorso una parte dell'alta via che da Feltre conduce alla Marmolada, giunti al rifugio Mulaz, siamo scesi verso il Passo Rolle e di lì lungo la Val di Fiemme. Ma di tutte le avventure, una sola merita di essere ricordata. Una delle nostre soste fu presso una malga - non ricordo di preciso il nome della località - ove fummo ospitati per la notte. La sera, dopo la mungitura, il pastore aveva acceso il fuoco del camino per poter far bollire, in un immenso paiolo, il latte cagliato da trasfomare in formaggio. Si stava dunque tutti seduti accanto al focolare, ad osservare il solenne innalzarsi della fiamma e il lento rimestolare del pastore, mentre ci si scioglieva - aiutati dal caldo vino speziato - ai ricordi ed ai racconti. Eravamo circondati dal nero con- torno del fumo del camino: l'intera stanza era annerita, ricoperta da una spessa coltre di caligine. Anche le caciotte di formaggio riposte sui ripiani del muro erano al pari affumicate. Sedeva accanto a noi uno che non era della nostra compagnia, ma sicuramente come noi era presente in quella malga in qualità di ospite. Aveva una lunga barba, ormai brizzolata e lunghe ciocche di capelli gli cadevano sulle spalle. Uno sguardo assorto e al tempo stesso molto tranquillo suscitava rispetto intorno a lui. I suoi occhi sapevano di altre spiagge. Pur essendo uomo di poche parole, si intuiva che era persona veramente capace a raccontare. Lo sollecitammo dunque riuscendo 13 a superare la sua iniziale, difficile ritrosia. In quel frangente, purtroppo, non fummo pronti a chiedere del suo nome né donde venisse. Io non sono capace di ripetere esattamente il suo dire, ma grosso modo egli pronunziò un tale discorso: «Quello che sto per raccontarvi accadde alcuni anni or sono. Vi potrei dire che avvenne sulle rive si un fiume siberiano durante il periodo del disgelo primaverile oppure nel profondo della foresta amazzonica durante la stagione delle piogge o ancora in qualche palude del delta del Mississipi. L'effetto sarebbe lo stesso. Ebbene, mi trovavo in Nepal, condotto là dagli avvenimenti della mia vita. No, non ero turista, almeno in quel tempo. Mi guadagnavo da vivere facendo da guida a turisti europei e nordamericani che non conoscevano la lingua del posto. Non è che me la spassassi Racconti per bene, ma mi dovevo accontentare. Durante uno di questi viaggi - dopo aver visitato un paio di monasteri buddisti dovevo accompagnare i turisti a vedere alcune delle più alte vette dell'Himalaya - ci capitò di giungere sulle rive di un impetuoso fiume di montagna. Uno di quei tanti corsi che vanno ad ingrossare il Gange od il Brahmaputra. Ma non chiedetemi il nome, perché i nomi non sono mai stati il mio forte. Sarà stato sicuramente per un pizzico di imprudenza, ma il fatto è che ci trovammo in un posto in cui non era possibile tornare indietro e l'unica via d'uscita consisteva nell'attraversare quel fiume gonfio dalle acque impetuose. Non avevamo portato con noi attrezzi sufficienti per superare un tale ostacolo. Fu allora che io mostrai la mia vigliaccheria. Mi ritirai. Non volli più essere guida di quel gruppo. Mi licenziai in quel momento. Erano sette le persone che erano venute con me. E tutte sette, dopo un lungo, inutile protestare, le vidi inoltrarsi nelle acque del fiume e sparire avvolte dal freddo abbraccio della morte. Tutte e sette le vidi miseramente affogare. Non mossi un dito per loro. Me ne stetti immobile, seduto sulla riva a vedere il loro disperato an- naspare e ad udire le loro grida di aiuto...». A queste ultime parole cominciammo a guardarci gli uni gli altri. Anche il pastore aveva smesso di rimestolare il latte cagliato e osservava attentamente lo sconosciuto narratore. Ma egli, quasi ignaro di noi e con lo sguardo fisso alla fiamma del fuoco, riprese prontamente il suo narrare: «Vedo che il mio racconto vi ha colpito. Ho colto nel segno. Ma vi devo dire ancora una cosa. Ciò che ora avete udito non è vero. Non c’è nulla di vero. Io non sono mai stato in Nepal ed in vita mia non ho mai fatto la guida turistica. E non è neppure una notizia che abbia letto da qualche parte o che mi sia stata riferita da qualcuno. E' solo frutto della mia fantasia. Scusatemi se vi ho turbato. Ma un racconto è fatto anche di ciò, deve suscitare in noi un moto, una riflessione, un cambiamento. Lo so che non riesco a spiegare per bene quello che intendo dire, ma raccontare per raccontare non ha molto senso». Iniziò quindi tra di noi una breve, accesa discussione sull'arte del racconto, ma anche di come quell'uomo era riuscito a creare la giusta atmosfera e di averci catturato sulle rive di un fiume nepalese in piena. Egli ci interruppe ancora per un'ultima 14 volta e mentre già si accingeva a recarsi a dormire - si era alzato ed avviato verso la scala a pioli - aggiunse: «Vi devo però confessare che in ogni racconto c’è qualcosa di vero. Anche in quello che avete udito questa sera. Vedete, forse non era un fiume nepalese, ma era un fiume; e non si trattava di sette uomini, ma di un uomo soltanto. Un uomo che annegò nell’attraversare un fiume. Quell'uomo ero io». Ciò detto salì rapidamente al piano superiore e si coricò. Noi restammo ammutoliti. Non sapevamo più cosa pensare. La tarda ora - al mattino presto avremmo dovuto riprendere il nostro viaggio ci consigliò di andare a coricarci nelle nostre tende eret- te sul prato accanto al maso. All'alba riprendemmo la strada per Cavalese. Di quell'uomo non abbiamo saputo più niente. INSERTO PUBBLICITARIO Per te che hai l’arteriosclerosi (ma mi raccomando bella forte) ed il sale non lo puoi mangiare, per te che pure non lo puoi mangiare (il sale) perché quando ti han tolto l’appendice ti hanno distrutto le coronarie, vieni da Claudia, la Piccola Spaghetteria, ed il sale te lo scordi proprio... Solo a Bovezzo, in via Vernazze 4. Il sabato. Racconti SANGUE SUL SAGRATO (III PARTE) G&B Avevamo dubbi sulla possibilità di conoscere tutto il dipanarsi della misteriosa vicenda di Via Milano. Ma ecco che ci giunge un’ulteriore puntata... Che cosa ci riserverà questa volta? Con una dimestichezza incredibile, aveva iniziato ad incidergli le braccia: due ta- 7. CAPITOLO Il grande demonio fissava il caos che aveva creato: decine di persone che si affannavano urlando contro il grande portone, calpestandone con la loro furia altre decine: l'importante era salvarsi, non importava come. In mezzo a tutto quel brulicare di corpi, era l'unica figura a restarsene ritta ritta e immobile. Era estremamente soddisfatto di quel panico che aveva creato: i Grandi Antichi, sarebbero stati fieri di lui, dio del caos e della distruzione. Ma ora era ora di farla finita, lui era un amante della morte; più persone uccideva e più provava piacere. Ed ora c'era decisamente troppa gente in giro. Gli era venuta una smania di uccidere improvvisa. Adorava la carne tenera, di fanciulla prepubescente, che si faceva penetrare così facilmente. Ma in quei momenti non faceva differenze. Sapeva benissimo che bastava uno sguardo per distruggerli tutti, i miseri mortali, ma lui era raffinato, sceglieva le vittime con estrema cura e le faceva agonizzare la morte. Ne aveva scelto uno a caso, in mezzo alla calca: un ragazzo molto robusto. Afferrandolo, gli aveva trapassato un avambraccio, strappandogli un acuto grido di terrore. Gli altri li aveva freddati all'istante, facendogli esplodere le interiora. Quel ragazzo, invece, aveva voluto risparmiarlo, per suo divertimento. gli erano più che sufficienti ed aveva iniziato a succhiargli il sangue avidamente e aveva quindi proceduto alla scuoiatura. Era questa una cosa che lo divertiva molto, staccare strisce di pelle dalla vittima, molto lentamente, facendo però attenzione a non rovinare il tessuto muscolare. Ovviamente era un lavoro che richiedeva pazienza, ma l'effetto finale complessivo era sorprendente. Terminata questa operazione, aveva iniziato a divorarlo. (continua) SPAZIO PUBBLICITA’. LA PASTA DEL PRESIDENTE. E’ unica, eccezionale, dirompente. Il dentrificio che ti fa sorridere anche quando ti scippano la pensione. Denti splendenti, a prova di carie. Per l’uomo che non deve chiedere mai, ma solo dare. Provatela e vi sentirete subito sollevati (anche nelle tasche). La troverete solo nei negozi col marchio del Presidente. P.S. Perfino Ambra ve ne propone l’acquisto. Seguitene il consiglio. 15 Otto & Mezzo IL GIORNALE DEGLI ANNUNCI DI CARMEN STREET a cura di Giuliano A.A.A. Caffeinomani accaniti. Il medico t'ha sconsigliato il caffè e per te è un gran problema rinunciarvi? Prova a bere il nuovo caffè MARCUS della ditta Gabriele Ferrari e vedrai che riuscirai a rinunciarvi senza problemi (soprattutto per il bene del tuo stomaco). Per informazioni telefonare al pronto soccorso. Smarrito cagnolino. Lauta ricompensa per chi ritrovasse il mio povero barboncino, smarrito il 30 febbraio scorso in zona San Faustino. Si riconosce per i suoi occhioni azzurri ed il pelo corto. L'ultima volta che l'ho portato a passeggio indossava jeans Levis e scarpe Adidas Torsion. Attenzione: morde. Cereda. Come disse il sommo poeta: "LA STRADA S'E' DA FA!": la ditta R.e.M. (S.r.l. di Romeo e Marco), con l'avvincente, straordinaria partecipazione di Giambattista (per gli amici Gallo Cedrone) pur tra piccoli inconvenienti e lamentele da parte del Consiglio Supremo è felice di annunciare che la Via Cassia è stata finalmente portata a termine. P.S. (Ma è veramente finita?). Sapete che è ritornata!?! Ebbene sì, la maga Titty che stravede, legge il futuro, legge il passato, legge il presente e aiuta - favori personali - legge le mani. Se volete informazioni telefonare allo 6162666(scemo), via della verginità n. 31, BS. Signora settantenne, elegante, bella presenza, automunita cerca partner ottantenne, serio, giovanile scopo matrimonio e futuri eredi. Per incontri telefonare Ospizio Trop-Tarde e chiedere della signora Maria Sômortô. Cerco lavoro pomeridiano come baby sitter o educatrice. Sono gentile con chi mi rispetta. Se non mi conoscete bene sappiate che ho pazienza e tutti riceveranno un TRATTAMENTO SPECIALE. Tiziana. Cerco avanzi di qualsiasi genere purché mangerecci al fine di tappare una voragine senza fondo. No uova e latticini freschi. Accetto inviti a pranzi e cene, a colazioni e a merende: non deludo mai. Sono interessato a che mi vengano segnalate trattorie e piole ove si mangi bene e tanto a modico prezzo. Astenersi perditempo. Gabriele. 16 Inserto pubblicitario. In Contrada Carmine n.126 è stato inaugurato il nuovo negozio di biancheria intima per uomo, donna e bambini. Abbiamo slip con l'esclusivo brevetto FiATo, con filtro caccalitico, antiinquinante e antiodore. Per il bene della gente che vi circonda. Counseling Center di G&B. Per chi ha problemi con i propri vecchi circa uscite, partecipazione a concerti e menate varie. Per chi ha bisogno di un po’ libertà: abbiamo da suggervi i mille metodi per farla franca (o quasi). Le nostre balle sono per lo più credibili. 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Se siete stanchi di quei film che ogni giorno presentano morti per ammazzamento in quantità tale che non si riesce a contarne il numero. Se non ne potete più di quelle pellicole truculente che traboccano di salsa di pomodoro e di effetti speciali e il cui unico scopo è quello di inorridire. Se un senso di nausea vi coglie ogni volta che un mike di turno presenta giochi che distribuiscono premi a non finire a chi sa rispondere un sì per un no ed un no per un sì. Se a volte vi viene il dubbio che il cinema non debba essere solo divertimento, ma a volte ci può anche aiutare a pensare... Allora per una sera potete concedervi di vedere anche questo film. Emma è una bambina di 11 anni. I suoi genitori sono troppo occupati dei loro affari (il padre pensa solo al lavoro e la madre è sempre impegnata in ricevimenti mondani o in cure per il mantenimento della bellezza del suo corpo) per prestarle sufficiente attenzione. Emma decide allora di fuggire di casa e organizza un falso rapimento. Ha modo di conoscere Malthe, un signore poverissimo, che lavora nelle fogne della città, un tipo strano. Viene così accolta nella baracca di quest'ultimo. L'affetto che a casa era mancato Emma lo riceve da Malthe ed ella si affeziona moltissimo a lui: nasce tra i due un'amicizia tenera e delicata che colma il vuoto delle loro rispettive solitudini. Emma ha qualcuno con cui finalmente parlare e a cui raccontare le proprie fantasie. Malthe trova in lei una persona che lo aspetta a casa la sera per condividere il misero pasto, che lo accetta e gli vuole bene per quello che è realmente. Quando Emma chiede alla sua famiglia il denaro del riscatto i suoi genitori decidono di denunciare la scomparsa della figlia alla polizia. Gli uomini della forza dell'ordine iniziano allora una battuta di caccia a tappeto, avvicinandosi sempre più al rifugio di Emma e Malthe. Emma farà di tutto, tenterà anche la fuga nelle fogne, pur di non farsi raggiungere... SCHEDA TECNICA REGIA: Soren Kragh-Jacobsen ORIGINE: Danimarca ANNO: 1989 DURATA: min. 80 INTERPRETI: Line Kruse, Borje Ahlstedt 17 METALLICA MASTER OF PUPPETS Da alcuni mesi tutte le pareti di una buona parte del quartiere Carmine risuonano quotidianamente delle note di MASTER OF PUPPETS, opera del gruppo heave-metal METALLICA. Professoresse hanno interrotto le loro lezioni per gridare dalla finestra la loro ammirazione per una tale musica. Vicini di casa telefonano per chiedere informazioni sull'opera e sulla sua reperibilità. C'è chi si desta nel pieno della notte e viene colto da sensazioni irripetibili. E chi non riesce ad addormentarsi senza aver dovuto prima sentire almeno un paio di sue canzoni. Qualcuno lo usa come aperitivo prima dei pasti o come digestivo dopo pranzo. Ebbene, se siete cultori della musica metallara e non conoscete questo disco c'è da chiedersi perché continuate ancora a vivere. Famosi critici musicali giurano e spergiurano che sia il miglior disco apparso sulla faccia della terra. (Dov'è finita la mitica Stairway to Heaven dei Led Zeppelin?). Ma se altri sono i vostri gusti musicali non preoccupatevi e continuate pure a dormire i vostri sonni tranquilli. Non vi perdete proprio nulla. E beati voi se abitate lontano dal Carmine, almeno vi è risparmiato un tale tormento auricolare! Una pagina per giocare IL PIACERE DI SCOPRIRLO! Poiché a volte succede che non si sappia cosa fare (da soli o in compagnia) si è pensato di aiutarvi a riempire alcuni momenti morti con dei giochi. Troverete qui due indovinelli che hanno come protagonisti alcuni amici e amiche. Il rebus grafico si risolve come un normale rebus, ma al posto delle solite figure abbiamo delle definizioni a cui si deve rispondere. La crittografia si risolve trovando a ciascun numero la lettera corrispondente. La chiave della soluzione si trova nel racconto iniziale. Le soluzioni (non siamo sicuri che riuscirete a risolvere tutti i giochi) verranno pubblicate sul prossimo numero. DEBITI E CREDITI Le nostre Anna, Emma, Tiziana, Maurizia, Bruna, Luisa ed Elena sono amiche. Piace loro andare a fare le spese. Il sabato mattina al mercato di Piazza Loggia o il pomeriggio in qualche boutique. Succede però che, a volte, qualcuna sia senza soldi (in bolletta sparata) o si sia dimenticata di prendere con sé il borsellino, per cui deve ricorrere ad un prestito. Così qualcuna si fa prestare un po' di soldi da un'amica per poter comprare l'ultima novità vista nella vetrina di un negozio. Un giorno si ritrovano tutte e sette al Centro e poiché tutte e sette hanno appena preso paga per alcuni lavoretti svolti decidono di saldare i propri debiti. Per una strana coincidenza ben presto notano che ciascuna di loro è in debito con tre amiche e in credito con le altre tre. E così Luisa salda i suoi debiti con Anna, Tiziana e Elena. Due delle amiche con le quali Maurizia ha debiti sono Tiziana e Bruna. Anna deve soldi tanto all'amica alla quale ne deve anche Bruna e Elena, quanto a quella alla quale ne devono anche Tiziana e Maurizia. Con quali tre amiche è in debito Elena? Nel caso che dopo varie prove non siate ancora giunti alla so- luzione del quesito posto vi suggeriamo quanto segue: potete, con un qualsiasi pretesto, invitare le sette interessate presso il Centro alla stessa ora e provare a risolvere questo piccolo rompicapo logico facendo prove dirette! UNO STRANO CONTRATTO DI LAVORO REBUS GRAFICO (FRASE 1,4,6,3,5,5) * La coppiera degli dei * Sono bianche e a volte perenni * anelli nuziali * soldi che si usano per pagare * A + gattini. IL DISPACCIO ANSA Il nostro amico Romeo quest'estate ha pattuito un contratto di lavoro alquanto strano. Si era impegnato di portare a termine la ristrutturazione di un piccolo stabile i cui proprietari avevano urgenza di occupare. E così, al momento di stabilire il prezzo del lavoro egli ha proposto la seguente condizione: avrebbe ricevuto 500.000 lire per ogni giorno di lavoro e ne avrebbe perse 700.000 per ogni giorno non lavorato. Ma, come ben sappiamo, quest'estate è stata tormentata dal gran caldo e non sempre è stato possibile (o c'era la voglia di) lavorare. E poi non bisogna dimenticare che ad un certo punto Romeo ha anche deciso di passarsi alcuni giorni in quel di Passo Cereda. Dopo 48 giorni il lavoro che Romeo si era impegnato a svolgere era terminato, ma Romeo non ha percepito alcun pagamento. In questo periodo quanti giorni di riposo si è concesso? 18 I temporali del mese di settembre hanno arrecato numerosi danni sia alle colture che alle abitazioni. Fiumi sono straripati, frane hanno colpito varie zone del paese, persone sono scomparse. Nel corso di tali avvenimenti l’agenzia di stampa italiana ANSA, nel fornire le notizie, ha comunicato anche il seguente dispaccio, relativo ad una tale Maria Rossi. Ma proprio a causa dei danni prodotti dal maltempo si è avuto una interferenza nella trasmissione dati per cui il dispaccio, trasmesso correttamente, è stato invece ricevuto nella seguente formulazione: 123456 -1‘273456 8 6 - 1 4 5 9 10 - 11 10 8 8 6 1 2 7 3 4 5 6. Sapendo che l’errore di trasmissione è stato quello di sostituire a ciascuna lettera un numero corrispondente, sapreste trovare il giusto contenuto del messaggio?