il potere e la cultura in russia. un nuovo duello?
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il potere e la cultura in russia. un nuovo duello?
Analysis,Novembre 2013 ILPOTEREELACULTURAINRUSSIA. UNNUOVODUELLO? AldoFerrari Benché dopo le grandi manifestazioni di piazza verificatesi tra il dicembre 2011 e il marzo 2012 l’opposizionepoliticainRussiasembrinonessereingradodiorganizzarsiinmanierarealmenteef‐ ficace, nellaparte più coltadella popolazione continuaa rafforzarsi l’insofferenzanei confrontidel potere.QuestoarticoloprendeinconsiderazionelaprospettivachenellaRussiadiPutinpossator‐ nare a ripresentarsi – pur nella diversa situazione storica – quel duello intransigente tra l’intelligencijaeilpoterechecontribuìinmanieradecisivaalcrollodellaRussiaimperiale. AldoFerrari,ISPISeniorAssociateResearchFellowedocenteall’UniversitàCa’Foscari. ©ISPI2013 1 Le opinioni espresse sono strettamente personali e non riflettono necessariamente le posizioni dell’ISPI. Le pubblicazioni online dell’ISPI sono realizzate anche grazie al sostegno della Fondazione Cariplo. Introduzione L’imponente ondata di manifestazioni di protesta che ha caratterizzato la Russia dal dicembre 2011 al marzo 2012 aveva fatto pensare che la nuova presidenza di Putin avrebbe potuto, se non dovuto, concedere qualcosa all’emergente opposizione politica. In realtà questo non è avvenuto, anche a causa dell’incapacità dell’opposizione di coagularsi in un progetto comune e articolato. Dopo la nuova elezione di Putin si è assistito piuttosto a una serie di misure legislative rivolte a limitare l’attività dell’opposizione, restringendo ulteriormente l’attività delle Ong e la loro possibilità di ricevere finanziamenti dall’estero, ponendo limiti alla libertà di rete, promuovendo al tempo stesso una campagna ideologica in senso conservatore e anti-occidentale. A questo riguardo alcuni hanno persino parlato di una “guerra culturale” lanciata da Putin1, culminata – almeno sinora – nel discorso pronunciato dal presidente russo il 19 settembre alla sessione di chiusura del Valdaj Club, il forum internazionale organizzato dall’agenzia Ria Novosti che porta a confronto politici, analisti russi e società civile dalla Russia e dall’estero. In questa sede, oltre a una serie di temi specificamente politici, Putin ne ha affrontati altri, di taglio sociale e persino morale: Another serious challenge to Russia’s identity is linked to events taking place in the world. Here there are both foreign policy and moral aspects. We can see how many of the Euro-Atlantic countries are actually rejecting their roots, including the Christian values that constitute the basis of Western civilisation. They are denying moral principles and all traditional identities: national, cultural, religious and even sexual. They are implementing policies that equate large families with same-sex partnerships, belief in God with the belief in Satan2. Una presa di posizione che ha suscitato forti reazioni nell’opposizione liberale in Russia3. In effetti, aldilà della vera e propria dinamica politica, si ha l’impressione che tra il potere e buona parte della società russa si stia creando una lacerazione profonda e pericolosa. In primo luogo nelle città principali – Mosca e Pietroburgo, ovviamente, ma anche Ekaterinburg, dove è stato eletto sindaco una figura indipendente di attivista civile come Ev- ©ISPI2013 1 Cfr. D. Clark, Vladimir Putin’s culture war, 8 settembre 2013, http://www.russiafoundation.org/blog/blog/vladimir-putin%E2%80%99s-culture-war. 2Vladimir Putin Meets with Members the Valdai International Discussion Club. Transcript of the Speech and Beginning of the Meeting, http://valdaiclub.com/ politics/62880.html. 3 Si veda al riguardo l’articolo di L. ŠEVCOVA, Valdajskaja doktrina Putina [La dottrina Valdaj di Putin], http://carnegie.ru/2013/09/23 /go3d. 2 Dopolanuovaelezione diPutinsièassistitoa unaseriedimisure legislativerivoltea limitarel’attività dell’opposizione, restringendo ulteriormentel’attività delleOngelaloro possibilitàdiricevere finanziamenti dall’estero,ponendo limitiallalibertàdi rete,promuovendoal tempostessouna campagnaideologicain sensoconservatoree anti‐occidentale genij Rojzman – dove Putin e il suo partito stanno perdendo rapidamente credito4. Quella che si sta producendo oggi in Russia è in effetti una spaccatura non solo politica e sociale, ma anche culturale, che è l’aspetto che qui ci interessa in modo particolare. Luoghi dell’opposizione civica Negli anni del suo potere – dapprima come presidente, quindi come premier, ora di nuovo come presidente – Putin è riuscito a creare intorno a sé un ampio sostegno popolare sia per l’andamento complessivamente positivo dell’economia sia per il carattere ampiamente inclusivo della sua ideologia. I partiti di opposizione liberale sono stati sostanzialmente emarginati dagli stessi elettori, senza più riuscire a entrare in parlamento. In questi anni più che nella sfera politica vera e propria, l’opposizione ha quindi dovuto esprimersi soprattutto attraverso alcuni importanti luoghi di azione culturale in senso lato. Tra questi occorre ricordare in primo luogo il trisettimanale Novaja Gazeta, di proprietà di Michail Gorbačev e del deputato Aleksandr Lebedev5. Questo organo di opposizione liberale, caratterizzato da una serrata attività d’investigazione e denuncia della corruzione e del malaffare in Russia, conta tra le sue fila ben quattro giornalisti assassinati. Tra loro anche Anna Politkoskaja, divenuta celebre in tutto il mondo per la sua netta opposizione alla guerra in Cecenia e più in generale al “mondo di Putin”, come s’intitola uno dei suoi libri. ©ISPI2013 Un’altra importante istituzione di questa Russia di opposizione è Memorial6. Diretta da Arsenij Roginskij, è un’associazione per la difesa dei diritti umani che si occupa soprattutto delle vittime delle repressioni sovietiche, un tema che resta doloroso e controverso nella società russa. Il principale successo dell’associazione è stata la “Legge sulla riabilitazione delle vittime della repressione politica”, approvata nel 1991. In oltre due decenni di attività Memorial ha documentato la scomparsa di oltre venti milioni di persone, fornendo assistenza, legale e finanziaria alle vittime dei campi di concentramento. Ha seguito da vicino la situazione in Cecenia, mantenendo attivo un ufficio nella capitale Groznyj sino J. PARK, What’s at Stake in Putin’s Culture War, intervista a S. Sestanovich, G.F. Kennan, Russian and Eurasian Studies Council on Foreign Relations Senior Fellow, 17 agosto 2012, http://www.cfr.org/russian-federation/stake-putins-culture-war/p28814. 5 In rete ne esiste anche una versione in inglese: http://en.novayagazeta.ru/. 6 Cfr. http://www.memo.ru/eng/. 4 3 Inquestiannipiùche nellasferapoliticavera epropria,l’opposizione haquindidovuto esprimersisoprattutto attraversoalcuni importantiluoghidi azioneculturalein sensolato all’assassinio nel 2009 dell’attivista Natalija Estemirova. Con l’avvento di Vladimir Putin alla presidenza, tuttavia, l’atteggiamento delle autorità si è fatto progressivamente più repressivo. Oltre a ripetute vessazioni da parte delle autorità, Memorial è stata duramente colpita dalla nuova legge sulla sicurezza nazionale approvata nel novembre 2012, che impone a tutte le associazioni russe che ricevono aiuti dall’estero di identificarsi come “straniere”. Di problemi analoghi soffre il Centro Levada, un istituto non governativo di ricerca sociologica le cui origini risalgono agli ultimi anni del periodo sovietico7. Dal 2003 al 2006 il direttore è stato Jurij Levada, dopo la morte del quale Lev Gudkov ha preso il suo posto. Il Centro – uno dei maggiori della Federazione Russa – produce ricerche di sociologia, economia, psicologia e marketing; organizza inoltre, in collaborazione con Memorial, una serie di discussioni multidisciplinari intitolate “La democrazia in Russia” nelle quali vengono affrontati temi come i processi di democratizzazione e il superamento del passato totalitario del paese. Queste attività hanno posto spesso il Centro Levada in contrasto con le autorità. Il 15 maggio 2013 l’istituto è stato accusato dal procuratore di Mosca di violare la legge federale in quanto riceve fondi dall’estero. Quest’azione legale è stata duramente contestata dal direttore del centro, Lev Gudkov, che ha chiesto l’aiuto internazionale contro quella che considera una chiara limitazione della libertà di ricerca e di espressione8. ©ISPI2013 In ambito politologico si muove invece il Carnegie Moscow Center, costituito nel 1991 come una sezione del Carnegie Endowment for International Peace di Washington9. Questo istituto – diretto da Dmitrij Trenin, e nel quale lavorano analisti importanti come Lilie Ševcova, Mashe Lejpman e Aleksej. Malašenko – produce ricerche incentrate principalmente sulla Russia e lo spazio post-sovietico in uno spirito anti-imperiale, filo-occidentale e liberale che appare evidentemente influenzato dalla casa madre statunitense ed è molto critico nei confronti della dirigenza di Putin. Il Carnegie Moscow Center pubblica monografie, articoli, riviste – in particolare Pro et Contra – sia in russo sia in inglese e rappresenta uno dei partner principali per gli specialisti occidentali che si occupano di Russia. http://www.levada.ru/eng/. Si veda al riguardo Attack on Academic Freedom. Appeal for Solidarity with the Levada Centre, http://www.zeitschrift-osteuropa.de/support-levada/en. 9 http://www.carnegie.ru. 7 8 4 A questi principali centri di opposizione intellettuale può essere aggiunta anche l’emittente radiofonica Echo Moskvy (L’eco di Mosca)10. Si tratta dell’unica rete realmente sottratta al controllo statale, che non può certo opporsi allo strapotere mediatico di quelle filo-governative, ma contribuisce a mantenere viva un’informazione indipendente. Il suo attuale direttore è Aleksej Venediktov e tra i suoi collaboratori principali figurano personalità di rilievo dell’opposizione quali Julija Latynina, Vladimir Ryžkov, Boris Akunin, Dmitrii Bykov, Eduard Limonov, Aleksey Naval’nyj, Valerija Novodvorskaja. La cultura russa contro Putin? Molti di questi personaggi sono in effetti importanti scrittori. La letteratura, che nella cultura e nella società russa ha tradizionalmente un ruolo di grande rilievo, sembra aver assunto una posizione di sostanziale opposizione all’establishment. Se dopo la fine dell’Urss si era avuta l’impressione che il ruolo della letteratura come coscienza sociale del paese fosse andato sostanzialmente perduto – in un contesto che vedeva il trionfo delle correnti post-moderniste e di autori ironici e “disimpegnati” come Viktor Pelevin e Vladimir Sorokin – negli ultimi anni questa situazione sembra essere almeno in parte cambiata. ©ISPI2013 Lo scontro tra il potere, che ha in Putin la sua personificazione, e buona parte del mondo della cultura russa è iniziato in effetti già diversi anni fa. Certo, quest’opposizione culturale ha molti volti, spesso difficili da ricondurre a una precisa identità politica. È il caso in primo luogo di Eduard Limonov, sconcertante figura di scrittore e attivista politico che negli anni ’90 si schierò a fianco dei serbi nella guerra civile in Bosnia, fondatore del partito nazional-bolscevico (fuorilegge dal 2007), ma anche alleato dell’ex campione mondiale di scacchi Garri Kasparov nel blocco politico L’Altra Russia. Più volte arrestato e condannato per le sue attività politiche, le posizioni paradossali e l’estremismo solipsista fanno di Limonov una figura isolata, per quanto interessante, dell’opposizione intellettuale a Putin. Più coerente è la posizione civica e politica che può essere ricollegata alla giornalista Anna Politkovskaja, che ritroviamo in scrittori-giornalisti come Arkadij Babčenko e Julija Latynina, anch’essi collaboratori di Novaja Gazeta. Entrambi, come già Anna Politkovskaja, dedicano molta attenzione alla guerra in Cecenia, alla quale Babčenko ha anche partecipato. Il libro dedicato a questo tema da 10 http://www.echo.msk.ru/. 5 Laletteratura,chenella culturaenellasocietà russaha tradizionalmenteun ruolodigranderilievo, sembraaverassunto unaposizionedi sostanzialeopposizione all’establishment Loscontrotrailpotere, chehainPutinlasua personificazione,e buonapartedelmondo dellaculturarussaè iniziatoineffettigià diversiannifa.Certo, quest’opposizione culturalehamoltivolti, spessodifficilida ricondurreauna precisaidentitàpolitica quest’ultimo – Alchan-Jurt (One Soldier’s War in Chechnya) – è un’opera dura e violenta, quasi insostenibile alla lettura, che costituisce un radicale atto d’accusa nei confronti dell’agire politico di Mosca non solo verso la popolazione cecena, ma verso gli stessi soldati russi inviati a combattere questa guerra sporca. Al tempo stesso, la violenza, la corruzione e l’illegalità che hanno caratterizzato questo conflitto sono visti come sintomi del più vasto malessere politico e morale di tutta la società russa. Anche il “ciclo caucasico” di Julija Latynina – iniziato con il romanzo Niyazbek (2005) – tratta diffusamente dei loschi rapporti tra gli uomini forti locali e l’amministrazione della Federazione Russa. Questa scrittrice, del resto, esprime frequenti attacchi all’establishment politico anche nei suoi articoli sul web11. Si tratta, in effetti, di una tendenza che sta rapidamente aumentando negli ultimi anni, coinvolgendo numerosi scrittori russi. Il caso più interessante è probabilmente quello di Boris Akunin (pseudonimo di Grigorij Čchartišvili, nato nel 1956 a Tbilisi da padre georgiano e madre ebrea). Akunin, che è un apprezzato studioso di cultura giapponese, è diventato celebre in Russia e nel mondo grazie ai suoi fortunatissimi cicli “gialli” ambientati nella Russia zarista. Si tratta di letteratura di evasione anche se di altissimo livello, che per molto tempo è apparsa lontana da ogni finalità d’impegno politico. Peraltro, già nel romanzo Altyn Tolobas (2000) vediamo l’inizio di un atteggiamento critico nei confronti della società russa post-sovietica, cinica, violenta e corrotta. Negli ultimi anni, comunque, Akunin ha iniziato ad essere molto attivo nella vita politica russa, aprendo un blog chiamato Amore per la storia, nel quale commenta numerosi fatti storici e politici in maniera quanto mai critica verso il potere12. Inoltre è stato in prima fila nelle crescenti proteste contro la corruzione del partito presidenziale, Edinaja Rossija (Russia Unita), e contro i brogli elettorali nelle elezioni parlamentari del dicembre 2011. Un momento decisivo di questo intenso impegno civico è stato l’annuncio di Putin di volersi candidare per il terzo mandato. ©ISPI2013 When it was announced last fall that Putin would resume the Presidency, Akunin thought it was finally time for him to emigrate from Russia: the country now truly belonged to Putin, and there was no place for the intelligentsia. But with the street protests that followed the December 4th parliamentary elections, his feelings changed. From his house in Brittany, he drove to Paris and bought a ticket for the next Si veda http://www.themoscowtimes.com/sitemap/authors/yulia-latynina/176553. html. 12 http://borisakunin.livejournal.com/. 11 6 flight to Moscow. At the airport, he wrote on his blog that he was on his way home, and his political career began. The next day, he was one of the first – and some say, best – speakers at the December 10th rally on Bolotnaya Square, possessed of a soft-spoken moral authority13. Da allora Boris Akunin – il cui pseudonimo richiama molto chiaramente Bakunin, il grande anarchico russo del XIX secolo – è stato sempre presente nelle manifestazioni dell’opposizione, assumendo un ruolo importante tra gli scrittori che si sono schierati apertamente contro Putin e il suo apparato. Così come esplicito è stato il suo appoggio a Naval’nyj nelle elezioni di Mosca ad agosto. Ecco cosa scriveva della sua partecipazione a una manifestazione in sostegno a questa figura che riesce in effetti a coagulare intorno a sé un crescente consenso politico: La protesta ha un nuovo respiro. La crisi è superata. Ieri sulla Bolotnaja si respirava un presentimento di vittoria. Intorno a me quasi tutti, il novanta per cento, erano giovani. Io mi sono rifiutato di parlare, sono vecchio e puzzo di naftalina. Che siano loro a ottenere ciò che noi non siamo riusciti a ottenere14. Già nel corso dei mesi elettorali dell’inverno 2011-2012 molti altri tra i principali letterati russi si sono schierati apertamente in questo senso. E tali attività sono proseguite anche dopo la rielezione di Putin. Un momento simbolico davvero importante è stato quello della marcia del 13 maggio 2012, dove alcuni scrittori famosi – oltre ad Akunin erano presenti anche Ljudmila Ulickaja e Dmitrij Bykov – hanno guidato una decina di migliaia di persone lungo un percorso particolarmente suggestivo e simbolico, dal monumento ad Aleksandr Puškin a quello dedicato a un altro autore dell’Ottocento, Aleksander Griboedov, meno celebre ma quanto mai significativo nella storia culturale russa. Nel corso di questa manifestazione Ljudmila Ulickaja ha significativamente affermato che The Moscow government is being reasonable for the first time. It has realized that the protest movement is not about people who break shop windows and throw Molotov’s cocktails15. http://www.newyorker.com/online/blogs/books/2012/07/boris-akunin-russiasdissident-detective-novelist.html consulted on 10/10/13. 14 http://borisakunin.livejournal.com/?skip=10 15 Russian novelists lead protest against Putin, http://www.toledoblade.com/World/ 2012/05/13/Russian-novelists-lead-protest-against-Putin.html#al1Kj4POumYu1XOe.9 9. ©ISPI2013 13 7 Giànelcorsodeimesi elettoralidell’inverno 2011‐2012moltialtri traiprincipaliletterati russisisonoschierati apertamenteinquesto senso.Etaliattività sonoproseguiteanche dopolarielezionedi Putin.Unmomento simbolicodavvero importanteèstato quellodellamarciadel 13maggio2012 In effetti, il carattere sostanzialmente pacifico di questa protesta sembra riallacciarsi anche allo spirito di responsabilità della dissidenza di epoca sovietica, aliena da ogni forma di violenza16. In questo modo la letteratura russa sembra aver recuperato almeno in parte il suo antico status di catalizzatore delle proteste politiche che aveva avuto in epoca zarista e sovietica, ponendosi alla testa di una crescente opposizione verso il potere. Una tendenza riconfermata anche dalle interviste rilasciate di recente da alcuni intellettuali a proposito delle tesi neo-conservatrici sostenute da Putin. Per esempio, interrogato su come interpretare le recenti leggi sul finanziamento straniero delle Ong e contro blasfemia e omosessualità, il regista Andrej Nekrasov ha risposto: The regime is at a certain stage – it’s getting old. It needs an emergency injection of support at any cost, even at the cost of these scandalous laws. These laws are popular in Russia because there's a deep culture of conservatism in the country and Putin needs the support that comes from this ideological element17. Accanto alla letteratura anche l’arte russa contemporanea tende sempre più frequentemente ad assumere atteggiamenti chiaramente ostili all’establishment, entrando in conflitto con esso. Oltre al sin troppo celebre caso delle Pussy Riot, basti ricordare quello del pittore Konstantin Altunin, autore di provocatorie immagini di Putin e Medvedev in lingerie femminile, che è stato costretto a riparare all’estero18. Gli esempi di questo genere potrebbero continuare a lungo. In questi ultimi anni, in effetti, è andata manifestandosi in Russia una vera e propria “cultura della protesta”19 che appare destinata a rafforzarsi nei prossimi tempi. Da questo punto di vista non sbaglia verosimilmente chi pensa che proprio la cultura possa costituire uno dei principali problemi che Putin dovrà affrontare nel suo terzo mandato. Ben Judah, autore del volume Fragile Empire: How Russia Fell In and Out of Love with Vladimir Putin, ha osservato a questo proposito Sulla continuità tra il dissenso di epoca sovietica e l’attuale movimento di protesta si veda l’articolo di A. ROGINSKIJ, L’eredità del pensiero sovietico e del dissenso, in «La Nuova Europa», n. 6, novembre 2012, pp. 21-27. 17 PEN interviews Russian writers ahead of G-20 Summit in St. Petersburg , http://www.icorn.org/articles.php?var=448. 18 R. OLIPHANT, Putin in negligee painting forces artist to flee Russia, http://www.smh.com.au/entertainment/art-and-design/putin-in-negligee-painting-force s-artist-to-flee-russia-20130829-2ss27.html. 19 Si veda al riguardo l’approfondito studio di M. GABOWITSCH, Putin Kaputt!? Russlands neue Protestskultur, Berlin, Suhrkanp Verlag, 2013. ©ISPI2013 16 8 laletteraturarussa sembraaverrecuperato almenoinparteilsuo anticostatusdi catalizzatoredelle protestepoliticheche avevaavutoinepoca zaristaesovietica, ponendosiallatestadi unacrescente opposizioneversoil potere Inquestiultimianni,in effetti,èandata manifestandosiin Russiaunaverae propria“culturadella protesta”cheappare destinataarafforzarsi neiprossimitempi The culture trap is coming together in Moscow. Whereas Russia may be an ageing society the capital is remarkably youthful due to an exodus from industrial and rural regions – over a third of its population is aged under 35. This leaves the city vulnerable to sudden youth-led protests. The crackdown cowed the opposition but humiliated its supporters among the city’s middle classes. The latter now feel even more resentful. They may also be further radicalized, which could persuade the government to use even more repression, creating a vicious circle20. Conclusione ©ISPI2013 Il quadro che emerge è in sostanza quello di un crescente contrasto tra l’establishment e una parte sempre più consistente della società russa, in particolare del suo elemento più istruito e moderno. Un contrasto che riflette e in parte determina anche il progressivo affermarsi tra le classi medie più colte delle grandi città di una forte opposizione a Putin, destinata sicuramente ad aumentare nei prossimi tempi anche alla luce della sua accentuata svolta ideologica in senso conservatore. Il rischio, ben presente a chi conosce le dinamiche storiche del paese, è che il paese si stia avviando a un duello tra cultura e potere simile a quello che caratterizzò gli ultimi decenni della Russia zarista, dal quale tutti uscirono sconfitti. Un esempio storico che non deve assolutamente ripetersi. Da questo punto di vista si deve invece sperare che tra le due parti s’instauri una dialettica positiva, piuttosto che di contrapposizione antinomica. B. JUDAH, FiveTraps for Putin, Legatum Institute/Transitions Forum, marzo 2013, http://www.li.com/docs/default-source/publications/five-traps-for-putin-ben-judah-marc h-2013-(legatum-institute).pdf. 20 9 ilpaesesistiaavviando aunduellotraculturae poteresimileaquello checaratterizzògli ultimidecennidella Russiazarista,dal qualetuttiuscirono sconfitti