Due formelle con coppa di frutta, racemi e fiori
Transcript
Due formelle con coppa di frutta, racemi e fiori
Due formelle con coppa di frutta, racemi e fiori inizi del secolo XVIII Firenze, Museo dell’Opificio delle Pietre Dure, (s.i.) Diploma dell’Esposizione Italiana del 1861 Firenze, Museo dell’Opificio delle Pietre Dure, IDO 3217 Il Diploma attesta l’assegnazione all’Opificio, ancora indicato con l’antico nome di “R. Galleria dei Lavori di commesso in pietre dure”, della medaglia d’oro dell’Esposizione, per i lavori antichi e moderni con i quali aveva partecipato. This Diploma awards the Opificio, still indicated with its ancient name, “R. Galleria dei Lavori di commesso in pietre dure” (Royal Gallery of Works of mosaics in semi-precious stone), with the Exposition gold medal, for the ancient and modern works with which it participated. Opificio delle Pietre Dure Due formelle con trionfi di frutta e fiori 1861-1862 Firenze, Museo dell’Opificio delle Pietre Dure, inv. 1905, n. 689 Destinati all’altare per la Cappella dei Principi, rimasto incompiuto, i due fregi si ispirano, aggiornandoli al gusto del tempo, ai decori naturalistici dei mosaici dell’ultimo periodo mediceo. These two friezes, intended for the unfinished altar of the Chapel of Princes, are inspired by naturalistic decorations of mosaics during the final Medici period and are here updated to the taste of the times. La regina Margherita di Savoia Queen Margherita of Savoy Oleografia / Oleograph, post 1878 Firenze, Galleria d’arte moderna Florence, Modern Art Gallery Paolo Ricci Luigi Corsini (Fiesole 1835-1892) (attivo nella seconda metà del secolo XIX) Pannello con Cristo nell’orto Medaglione 1865; cornice 1866; 1887 Città del Vaticano, Musei Vaticani, inv. n. 44816 Il rilievo a mosaico di pietre dure, intagliato all’Opificio dallo specialista di glittica Paolo Ricci, venne donato nel 1887 dalla Diocesi di Firenze al pontefice Leone XIII, il cui stemma fu aggiunto per l’occasione sul fastigio della cornice bronzea. The semi-precious stone mosaic relief, inlaid at the Opificio by the glyptics specialist Paolo Ricci, was donated in 1887 by the Dioceses of Florence to Pope Leo XIII, whose coat-of-arms was added for the occasion on the top of the bronze frame. Opificio delle Pietre Dure su modello attr. a Niccolò Betti (1806-1882) Piano di tavolo con uva e pampini 1870 Firenze, Museo dell’Opificio delle Pietre Dure, inv. 711 Opificio delle Pietre Dure su modello attr. a Niccolò Betti (1806-1882) Piano di tavolo con colombe e ornati 1870 Firenze, Museo dell’Opificio delle Pietre Dure, inv. 710 Niccolò Betti (1806-1882) Modello per tavolo con colombe e ornati 1870 ca Firenze, Museo dell’Opificio delle Pietre Dure, IDO 864 Opificio delle Pietre Dure su modello di Niccolò Betti (1806-1882) Piano di tavolo con emblemi danteschi e gerani 1873 Firenze, Museo dell’Opificio delle Pietre Dure, inv. 724 Annibale Gatti (Forlì 1827 - Firenze 1909) Dante in esilio 1856 Firenze, Palazzo Pitti, Galleria d’arte moderna, inv. Giornale 5698 Ferdinando Romanelli (1839 - notizie fino al 1911) Ritratto di Dante 1871 Firenze, Galleria Palatina, Guardaroba, MPP 1991, n. 13778; MM 1877, n. 6206; MM 1863, n. 20467 Niccolò Betti (1806-1882) Modello per tavolo con ottagono con fiori ante 1863 Firenze, Museo dell’Opificio delle Pietre Dure, IDO 307 L’acquerello è il modello preparatorio, in scala ridotta, per un perduto tavolo eseguito all’Opificio nel 1863 per la “Real Casa” e acquistato allo scopo da Costantino Nigra. This watercolour is the preparatory sketch, in a reduced scale, for the now lost table executed at the Opificio in 1863 for the “Real Casa” (Royal House) and purchased for this end by Costantino Nigra. Enrico Bosi (attivo dal 1858 al 1900) Stipo 1861 Firenze, Palazzo Pitti, Quartiere d’Inverno, Studio del Re, OdA 1911, n. 1327; OdA 1860, n. 666 Ispirato a prototipi di epoca barocca, lo stipo figurò all’Esposizione Italiana del 1861, dove fu acquistato da Vittorio Emanuele II per Palazzo Pitti. Dallo stesso laboratorio di Enrico Bosi proviene la coppia di stipi, anche questi entrati verso il 1879 nella reggia di Pitti, per il nuovo re Umberto I di Savoia. Inspired by baroque prototypes, this cabinet was present at the Italian Exposition in 1861, where it was acquired by Vittorio Emanuele II for Pitti Palace. Also from Enrico Bosi’s workshop there is a pair of cabinets, which also entered the royal residence at Pitti in 1879, for the new King, Umberto I of Savoy. Enrico Bosi (?) (attivo dal 1858 al 1900) Cornice contenente il ritratto di Vittorio Emanuele II 1870 ca Milano, Civiche Raccolte Storiche - Museo del Risorgimento, inv. n. 45500 Manifattura fiorentina Stipo ante 1862 Lisbona, Palacio de Ajuda Lo stipo e il tavolo, con decoro centrale di uva e pampini, fanno parte del mobilio di manifattura fiorentina della reggia di Lisbona, appartenuto a Maria Pia di Savoia, figlia di Vittorio Emanuele II, dal 1862 regina del Portogallo. The cabinet and table, with central decoration of grapes and vine leaves, are part of the furniture of the Florentine workshop for the residence in Lisbon, once belonging to Maria Pia of Savoy, the daughter of Vittorio Emanuele II, who was Queen of Portugal beginning in 1862. I reali del Portogallo, Luigi di Braganza e Maria Pia di Savoia Royals of Portugal, Louis of Braganza and Maria Pia of Savoy Gesso dorato, 1862 ca / Gilt plaster, c. 1862 Firenze, Galleria d’arte moderna Florence, Modern Art Gallery Enrico Bosi (attivo dal 1858 al 1900) Parure da tavolo in pietre dure 1879 ca Firenze, Palazzo Pitti, Quartiere d’Inverno, Toilette del Re, OPP 1879, nn. 239-242; 247-248; 250-251 Enrico Bosi (attivo dal 1858 al 1900) Coppia di stipi 1879 ca Firenze, Palazzo Pitti, Galleria d’arte moderna, OPP 1879, nn. 236-237 Enrico Bosi (attivo dal 1858 al 1900) Stipo 1879 ca Firenze, Palazzo Pitti, Galleria d’arte moderna, OPP 1879, n. 236 Enrico Bosi (attivo dal 1858 al 1900) Stipo 1879 ca Firenze, Palazzo Pitti, Galleria d’arte moderna, OPP 1879, n. 237 Giovanni Boncinelli (notizie dal 1873 al 1892) Emanuele Filiberto nell’atto di osservare un cavallo presentatogli da un suo valletto 1886 ca Firenze, Palazzo Pitti, Galleria d’arte moderna, OPP 1879, n. 315 Opificio delle Pietre Dure su modello di Edoardo Marchionni (1837-1923) Gueridon con composizione di vasi 1871 Firenze, Museo dell’Opificio delle Pietre Dure, inv. 712 Opificio delle Pietre Dure Tazza 1863 Firenze, Museo dell’Opificio delle Pietre Dure, inv. 686 Opificio delle Pietre Dure su modello attr. a Edoardo Marchionni (1837-1923) Piano di tavolo con vassoio di fiori 1873 Firenze, Museo dell’Opificio delle Pietre Dure, inv. 729 Diploma dell’Esposizione di Vienna del 1873 Firenze, Museo dell’Opificio delle Pietre Dure, IDO 3218 In più occasioni presente alle Esposizioni Internazionali, l’Opificio ottenne a quella di Vienna del 1873 la “Medaglia del progresso”, per la scultura in pietre dure raffigurante Cimabue, visibile in mostra. Present on various occasions at International Expositions, the Opificio won at the show in Vienna in 1873 a “Medal of Progress” for the semi-precious stone statue portraying Cimabue, on display. Edoardo Marchionni (?) (1837-1923) Modello per cofanetto fine secolo XIX Firenze, Museo dell’Opificio delle Pietre Dure, IDO 845 Paolo Ricci (Fiesole 1835-1892) Modello per cassetta per gemme 1870 ca Firenze, Museo dell’Opificio delle Pietre Dure, IDO 846 Paolo Ricci (Fiesole 1835-1892) Modello per cassetta con fiori 1870 ca Firenze, Museo dell’Opificio delle Pietre Dure, IDO 321 Opificio delle Pietre Dure su modello di Edoardo Marchionni (1837-1923) Grande pannello con vaso di fiori 1878 Firenze, Museo dell’Opificio delle Pietre Dure, inv. 1818 Opificio delle Pietre Dure su modello di Edoardo Marchionni (1837-1923) Piano di tavolo con ghirlanda di magnolie e convolvoli 1881 Firenze, Museo dell’Opificio delle Pietre dure, inv. n. 1898 Opificio delle Pietre Dure su modello di Edoardo Marchionni (1837-1923) Piano di tavolo con tulipano e fiori 1882 Firenze, Museo dell’Opificio delle Pietre Dure, inv. 1905, n. 2017 Edoardo Marchionni (1837-1923) Fiori con tulipano 1880 ca Firenze, Museo dell’Opificio delle Pietre Dure, IDO 872 Edoardo Marchionni (?) (1837-1923) Modello per pannelli con grano e uva 1880 ca Firenze, Museo dell’Opificio delle Pietre Dure, IDO 1410 Opificio delle Pietre Dure, su modello di Edoardo Marchionni (1837-1923) Formella con ornato, fiori, uccello e farfalla Formella con tralcio di rose su graticcio di canne 1882 Firenze, Museo dell’Opificio delle Pietre Dure, inv. 1905, nn. 2015, 2004 Questi e altri due pannelli-campione nel Museo dell’Opificio, documentano le ambiziose proposte del direttore Edoardo Marchionni per rivestimenti parietali. Squisiti nell’invenzione decorativa, niente perdono del loro fascino per essere in parte realizzati con pietre tenere, al fine di ridurre i costi di lavori, che non trovarono comunque pratica attuazione. These and two other panels-samples in the Museo dell’Opificio document the ambitious proposal of its Director, Edoardo Marchionni, for wall coverings. Exquisite for their innovative decorations, they lose none of their charm for having been made with less valuable stones, so as to reduce the costs of the work, which however was not realized. Opificio delle Pietre Dure su modello di Edoardo Marchionni (1837-1923) Due formelle con fiori: magnolia e convolvoli, azalee e salvia splendens 1886-1887 Firenze, Museo dell’Opificio delle Pietre Dure, inv. 1905, nn. 2306, 2134 Attr. a Gaetano Bianchini (1807-1866) Piano di tavolo con Apollo e le Muse 1850 ca San Pietroburgo, Museo dell’Hermitage, inv. Epr. 5405 Il piano riproduce in formato ridotto e su fondo di marmo nero del Belgio il celebre Tavolo di Apollo e le Muse, ultimato nel 1850 per l’ultimo Granduca di Toscana, ed esposto nella Galleria Palatina. Proveniente dalle collezioni imperiali russe, è verosimilmente da collegare al passaggio da Firenze, nel 1845, dello zar Nicola I, del quale sono documentati i contatti con il laboratorio di mosaici di Gaetano Bianchini. The top reproduces, in reduced form and against a Belgian black marble background, the celebrated Table of Apollo and the Muses, completed in 1850 for the last Grand Duke of Tuscany and displayed in the Palatine Gallery. From imperial Russian collections, in all likelihood it should be related to Czar Nicholas I’s brief stay in Florence in 1845. His contacts with the mosaic workshop of Gaetano Bianchini are documented. Gaetano Bianchini (1807-1866) Piano raffigurante l’Incontro di Cimabue e Giotto 1861 Collezione privata All’Esposizione Nazionale del 1861, il laboratorio di Gaetano Bianchini si distinse per un piano di tavolo a mosaico, che rinunciava ai consueti ornati floreali per mettere in scena un soggetto narrativo, ovvero l’aneddoto vasariano dell’incontro di Cimabue con Giotto, in sintonia con esempi della pittura contemporanea. At the 1861 National Exposition, Gaetano Bianchini’s workshop stood out for a mosaic table top, which renounced the usual floral ornamentation and highlighted a narrative subject, or rather,Vasari’s anecdote of the meeting between Cimabue and Giotto, in synch with examples of painting at the time. Giovanni Ugolini (1844-1920) Piano di tavolo con composizione di vasi fine del secolo XIX Firenze, Collezione privata Tra le maggiori manifatture di mosaico fiorentino nel secondo Ottocento fu quella fondata da Giovanni Ugolini, formatosi all’Opificio, ai cui modelli neoclassici è ispirata la natura morta di questo piano di tavolo. Among the greatest workshops of Florentine mosaics in the second half of the 1800s there was the one founded by Giovanni Ugolini, who had trained at the Opificio; in fact, the still life on this table top draws inspiration from their neo-classical models. Manifattura Ugolini Stipo 1900 ca Collezione Gismondi Molto prossimo a uno stipo presentato dalla manifattura Ugolini all’Esposizione Internazionale di Parigi del 1900, questo mobile di ispirazione neo-seicentesca è specialmente curato nella decorazione a mosaico come nel lavoro di ebanisteria, che struttura l’ingegnosa architettura dell’interno con scomparti e vani ‘segreti’. Very similar to a cabinet presented by the Ugolini workshop at the International Exposition in Paris in 1900, this object of neo-seventeenth-century inspiration is especially detailed in the mosaic decorations and woodworking, which arranges the clever inside sections with compartments and ‘secret’ spaces. Margherita di Savoia-Genova Margherita of Savoy-Genoa Busto marmoreo di Emanuele (?) Luisi, che la ritrae in età prossima alle nozze con il principe Umberto di Savoia, celebrate nel 1868. Marble bust by Emanuele (?) Luisi, portraying her at the time of her marriage to Prince Umberto of Savoy, in 1868. Firenze, Palazzo Pitti, Quartiere d’inverno Florence, Pitti Palace, Winter Quarter Serie di lavori a mosaico di pietre dure e a intaglio realizzati in tempi recenti dagli allievi della Scuola di Alta Formazione dell’Opificio delle Pietre Dure A series of inlaid semi-precious stone mosaics executed in recent times by students at the Scuola di Alta Formazione at the Opificio delle Pietre Dure Preparazione di un quadro a mosaico di pietre dure dal dipinto La terra, eseguito da Giuseppe Zocchi nel 1750. Preparing for a semi-precious stone mosaic painting from the painting Earth, by Giuseppe Zocchi in 1750. Nel Museo dell’Opificio rimane la serie di oltre sessanta modelli pittorici, preparati da Giuseppe Zocchi dal 1750 al 1762, per essere tradotti in quadri di pietre dure, destinati a raggiungere a Vienna il granduca di Toscana e imperatore d’Austria Francesco Stefano di Lorena. Da qualche tempo gli allievi, sotto la guida dei maestri dell’Opificio, stanno preparando una nuova versione in pietre dure del modello originale, che inaugurò la serie dei Quattro Elementi, tuttora conservati a Vienna. Dalla tela dello Zocchi, che viene tenuta come costante riferimento visivo, è stata tratta un’immagine fotografica in scala 1:1 e usata per il lucido, dove sono state decise e segnate le sezioni lapidee che andranno a comporre l’assieme del mosaico. Si passa poi alla paziente ricerca, nelle riserve di pietre dure ancora ricche dell’Opificio, della sfumatura cromatica adatta per ogni singola sezione, per ottenere gli effetti pittorici su cui sempre si è fondata l’eccellenza dei mosaici dell’Opificio. A questo punto si procede al taglio e quindi all’assemblaggio di più sezioni, procedendo per singoli assiemi, foderati di lavagna. Quando tutta la composizione sarà completata, a tergo verrà applicata un’unica fodera di lavagna, e si procederà alla lucidatura finale, che con ripetuti passaggi di abrasivo umido, strofinato con un blocchetto di calcedonio e infine con un tampone rivestito di piombo, darà alle pietre uno splendore inalterabile. Premessa a questo lavoro, nuovo e antico insieme, è stato l’impegno a non tener conto della versione settecentesca conservata nella Hofburg di Vienna. Non si tratta infatti di realizzare una copia di quella, ma di ripercorrere il procedimento, creativo e operativo insieme, che conduce a interpretare il modello pittorico nell’autonomo linguaggio espressivo dell’arte delle pietre dure. Una volta che La Terra in pietre dure sarà ultimata, andrà ad arricchire il Museo dell’Opificio e a testimoniare il perdurare attuale e, speriamo, futuro, di una grande tradizione. At the Museo dell’Opificio there remains a series of over sixty painting models, prepared by Giuseppe Zocchi between 1750 and 1762, to be translated into semiprecious stone, intended to reach the Grand Duke of Tuscany and Emperor of Austria, Francesco Stefano of Lorraine, in Vienna. For some time now, the students, under the guidance of teachers at the Opificio, have been preparing a new version in semi-precious stone of the original model, which inaugurated the series of the Four Elements, today housed in Vienna. From Zocchi’s painting, which is a constant visual reference, there is also a photo image in 1:1 scale, used for polishing, where the stone sections that will compose the mosaic have been decided upon and marked. Then there is paintstaking research, in the still-rich reserves of stones at the Opificio, of colour nuances suited to each single section, to obtain painterly effects upon which the excellence of the Opificio mosaics has always been founded. At this point cutting is carried out and then the assemble of various sections lined with slate.When the entire composition is finished, on the back a single slate lining is applied, and the final polishing is carried out, which with repeated movements of dampened abrasive, rubbed with a pack of chalcedony and finally a blotter covered in lead, will give an unchangeable shininess to the stone. As regards this work, both ancient and modern, it was not taken into account the eighteenth-century version housed in the Hofburg in Vienna. In fact, this is not a copy of that work but a review of the creative and operative procedure that allows workers to interpret the painting model in the autonomous expressive language of semi-precious stone. Once The Earth in stone is completed, it will enrich the collections of the Museo dell’Opificio and bear witness to the continuation of a great tradition, both today and tomorrow.