cronache - Il Secolo XIX

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cronache - Il Secolo XIX
cronache
INCHIESTA/ 1
Le ossessioni
del killer
che odia le donne
«Sessualmente bloccato», ha perseguitato per 15 anni tutte le ex.
La personalità di Luca Delfino nei verbali inediti dell’inchiesta
che ha scatenato la guerra tra la mobile e la procura di Genova
GRAZIANO CETARA e MATTEO INDICE
>> IL MAGISTRATO
GENOVA. Nella rubrica telefonica di
Maria Antonia Multari, la ragazza uc­
cisa a coltellate a Sanremo, Luca Del­
fino era inserito alla lettera “T”, come
“TuttoPazzo”.“Lopsicopatico”:cosìlo
chiamava invece Bruna Biggi, sorella
gemelladiLuciana,lagiovanesgozzata
in vico San Bernardo oltre un anno fa.
Nicoletta L., a diciassette anni, nel
1997, lo sperimentò sulla propria pelle
scampando a un tentativo di omicidio:
«Cercò di strangolarmi, perché lo
stavo lasciando. Io e mia sorella scap­
pammo sul terrazzo e lo vedemmo con
gli occhi sbarrati maneggiare i coltelli
da cucina sfilandoli dal ceppo uno a
uno, prima di allontanarsi come se
nulla fosse accaduto». E che dire del
racconto di Valentina D., un’altra delle
sue ex, conosciuta nella psichiatria
dell’ospedale San Martino? «Sessual­
mente era molto scarso, era come dire
“bloccato”. Sembrava stressato, e in ri­
ferimento alle sue performance si po­
neva degli interrogativi su cosa non
funzionasse in lui. Era consapevole
della sua scarsità sessuale».
«Delitti progettati nell’incon­
scio».Ci sono 15 anni di ossessioni, nei
verbali spediti dalla procura generale
di Genova al ministro della Giustizia
perché si esprima sullo scontro tra po­
lizia e magistratura. A leggere gli atti,
inediti, che il Secolo XIX è in grado di
pubblicare qui a fianco, il quadro della
pericolosità del trentenne è tratteg­
giato senza indugi. Lo scrivono il diri­
gente della squadra mobile e il respon­
sabile della sezione omicidi: «L’alluci­
nata visione distorta di un rapporto
vissuto sentimentalmente dal solo
Delfino, noncurante di tutti i segnali
provenienti da una donna, per lui inge­
stibile in una relazione inutilmente
quanto pervicacemente rincorsa, lo ha
indotto a perfezionare un delitto, cer­
tamente connotato da impeto, ma in­
consciamente progettato nel tempo».
L’omicidio di Luciana Biggi, se­
condo la polizia, era stato inseguito per
quindici anni. Immaginato chissà
quante volte, minacciando la ex di
turno: «Ti uccido come la ragazza di
Voltri» gridava alla povera Nicoletta L.
nel 1998. E lei era terrorizzata:
«Mamma, sento che Luca mi farà fare
la stessa fine di quella donna ammaz­
zata dal fidanzato» (il 13 gennaio 1990,
Bartolomeo Patrone massacrò a col­
tellate in strada la ex Marina Danini,
ndr). Nessuno fa niente per me».
Pericolosità indubbia, «comporta­
menti omicidiari» insiste la Mobile.
Eppure non c’è alcuna prova, nessuna
«marea di indizi» a giudizio della pro­
cura. Niente che sia stato sufficiente a
inchiodare Delfino, ad arrestarlo
prima che potesse portare a termine il
disegno riguardante la nuova osses­
sione: Maria Antonia Multari, stron­
cata con quaranta coltellate nel centro
di Sanremo. È lei l’ultima donna perse­
guitata nella serie iniziata nel 1992,
quando Delfino aveva 15 anni e seppe
della morte suicida della madre. Fu il
padre a svelargli i particolari, deva­
stanti per la mente di un adolescente.
Proprioal1992risaleunepisodio­in
qualche modo la prima aggressione
compiuta dal futuro assassino ­ riper­
corso nei dettagli dal genitore martedì
pomeriggio, nel corso di un interroga­
torio a sorpresa in questura. Luca
cadde da un ponte in quel di Serra
Riccò, insieme a una ragazzina. Quella
stessa ragazzina raccontò più avanti
che lui cercò di strozzarla.
«Ho la testa malata». Ecco allora
che il punto forte per definire la «per­
sonalità dell’indagato», a giudizio degli
investigatori, è la catena di soprusi
messi in atto su Nicoletta L., la ragazza
che conobbe all’inizio del 1996 (Luca
aveva 19 anni, lei 17) fuori dalla disco­
••• Il pm Enrico Zucca, accu­
sato dal capo della Mobile ge­
novese: «Nessuna “marea di in­
dizi” è stata raccolta dalla poli­
zia sul delitto Biggi. Solo un
ricco e dettagliato profilo psi­
cologico dell’indagato, teso a
dimostrare la sua pericolosità,
ma nessun elemento concreto
sulla responsabilità dell’omici­
dio». Gli unici dati significativi
sono le testimonianze di chi ha
assistito all’ultimo litigio in un
pub per le 2 di quella notte e le
contraddizioni in cui è caduto
Delfino. Troppo poco, per la
procura, per formalizzare una
richiesta di custodia cautelare.
>> IL POLIZIOTTO
••• Trattandosi di elemento
molto pericoloso, «quest’uf­
ficio, oltre a ritenere Delfino
responsabile dell’omicidio di
Luciana Biggi, ritiene che lo
stesso sia capace di tornare a
uccidere». È la conclusione
del rapporto firmato dal capo
della squadra mobile Claudio
Sanfilippo, che chiedeva di
fermare il presunto killer
«sulla scorta di elementi pro­
batori univoci e convergenti,
per scongiurare la concreta
possibilità che possa com­
mettere altri reati contro la
persona». Per il pm Zucca
non erano sufficienti.
teca “Palace” di Alessandria. «Quel
tipo non mi piaceva ­ fa mettere a ver­
bale Maria Teresa G., la madre della
giovane rintracciata dieci anni dopo ­ e
diceva di aver saltato il servizio mili­
tare perché all’ospedale gli riscontra­
rono una “malattia alla testa” (fu in ef­
fetti riformato per «comportamenti
schizofrenici»). Odiava le donne poi­
ché la madre lo aveva abbandonato. E
diceva “sono tutte troie”».
Il 16 settembre 1997, quando Nico­
letta lo sta lasciando, perde il controllo
e decide di ammazzarla. L’episodio è
raccontato in dettaglio negli stralci ri­
portatiafiancoinsiemealletelefonate,
alle intimidazioni che accompagna­
rono i continui appostamenti e pedi­
namenti messi in atto dal futuro killer.
Un comportamento analogo a quello
che ha determinato la morte di Maria
Antonia Multari: «Si camuffava per se­
guire mia figlia ­ ricorda ancora la
madre di Nicoletta ­ e le tendeva degli
agguati fuori da scuola. Per quasi un
anno,dal‘97al‘98,siamostaticostretti
ad accompagnarla e ad andarla a pren­
dere. Delfino telefonava anche venti
voltealgiorno:quandononrispondeva
leistavamuto,altrimentiprofilavavio­
lenze indescrivibili su mia figlia: ti fac­
cio stuprare, ti sgozzo, ti faccio rom­
pere le gambe». Eppure, ribadirà sem­
pre la ragazza, nel loro rapporto non
vanno oltre qualche «effusione leg­
gera», mai contatti più approfonditi.
«Voglio una prova d’amore». Del­
fino è terrorizzato all’idea di perdere le
donne, non lo può accettare e alterna
aggressività a dolcezze. Marco Rossi
LA POLEMICA
Un video choc al Guardasigilli
«Scena del crimine alterata»
Il filmato mostra poliziotti
e operatori del 118 mentre
camminano nel vicolo
senza precauzioni. «Così
le prove furono inquinate»
GENOVA. Ipoliziottiscendonoinvico
San Bernardo e indugiano per qualche
secondo davanti alla pozza di sangue
nascosta da un ponteggio. Con loro ci
sono i militi del 118 e insieme iniziano
ad aprire i cassonetti sistemati lungo il
caruggio, alla ricerca dell’arma. é la
notte fra il 27 e il 28 aprile 2006 e i
passi, le impronte, inquinano irrime­
diabilmente ­ anche dopo la rimozione
del corpo di Luciana Biggi­ la scena del
delitto, che nessuno isola per diverse
decine di minuti. È il contenuto del
video (due minuti) che il sostituto pro­
curatore Enrico Zucca ha allegato alla
relazione inviata dalla procura gene­
rale al ministero della Giustizia, dove
gli ispettori del Guardasigilli Clemente
Mastella cercano di capire perché Del­
fino, unico indagato per quell’omici­
dio,nonfuarrestato.«Leimmagini­ri­
marca il pm Zucca ­ testimoniano il
mancato rispetto di protocolli d’inda­
gine ormai accreditati, che impongono
maggior rispetto delle condizioni am­
bientale per rendere possibili le analisi
tecniche, in gran parte risolutive viste
le tecnologie attuali, dei casi di omici­
dio».
Porcheddu, amico da sempre di Lu­
ciana Biggi, spiega che «lei aveva
spesso occhi neri e lividi in volto, e mi
diceva che glieli procurava Luca». Un
altro conoscente della trentaseienne
uccisa l’anno scorso nel centro storico,
Danilo Chiarabini, spiega alla polizia:
«Luca la assillava con continui mes­
saggi.Nericordounoinparticolareche
recitava “Mi manchi da morire, sai che
non posso vivere senza di te, non puoi
lasciarmi o abbandonarmi così”». Ma
già dieci anni prima pretendeva conti­
nue dimostrazioni dalle sue compa­
gne. Ancora la povera Nicoletta L., per
esempio,fucostrettaascapparedicasa
per giorni. «L’aveva convinta a dargli
una prova d’amore ­ spiega la madre
alle forze dell’ordine ­ sicuramente per
metterla contro di me».
«Mi rapinò dopo il sesso». Delfino
mente con leggerezza alle donne che
frequenta, e le deruba pure dopo aver
fatto sesso con scarsi risultati. Succede
a Valentina D., con cui ebbe una rela­
zione nel 2005. «Un giorno ­ spiega in
questura ­ eravamo insieme ai parchi
di Nervi. Io mi allontanai di corsa per
prendere il treno lasciando la borsa su
una panchina. Quando me ne resi
conto lo chiamai con il telefonino di un
passeggero e lui mi disse che se n’era
andato, che della borsa non c’era trac­
cia». Il portafoglio della donna fu tro­
vato a casa di Delfino contenente an­
cora i documenti di lei. E insieme alla
carta d’identità dell’ultima “vittima” ­
inserita in una feticistica collezione ­
c’erano quelle delle ragazze rapinate
nel tempo. «Voglio specificare ­ con­
clude Valentina ­ che poche ore prima
del furto avevamo avuto un rapporto
all’hotel “Fiorita” di Sampierdarena.
Ma era sessualmente scarso e si inter­
rogava continuamente sulle sue defail­
lance: si chiedeva cosa non funzio­
nasse in lui, cosa non andasse ogni
volta nel suo rapporto con le donne».
1/ continua
MERCOLEDÌ
5 SETTEMBRE
2007
5
Sesso e violenza: ecco le
carte che raccontano un
delitto annunciato dal ’92
L’ABBANDONO
«Mia figlia mi riferiva che questo ragazzo era permanentemente nervoso e ossessivo, in quanto aveva appreso che
la madre naturale lo aveva abbandonato, secondo lui. In base a
ciò riteneva che “tutte le donne sono troie” e spesso
esprimeva grande rancore nei confronti del mondo femminile»
MAGGIO 2006, verbale di Maria Teresa G., madre di Nicoletta L.,
la fidanzata che Delfino tentò di uccidere nel 1997
LA MORTE PER GIOCO
«Vidi Delfino che tentava di strangolare Nicoletta. Era in piedi davanti a lei con le gambe divaricate e ser-
rava tra le mani il collo di mia sorella, che era
inginocchiata davanti a lui col volto paonazzo e
gli occhi sbarrati. Mi misi a gridare chiedendo cosa stesse
facendo, lui staccò le mani e rispose “stavamo solo giocando”…»
MAGGIO 2006, verbale di Erika L., sorella minore della ragazza che Delfino
tentò di uccidere nel 1997
«SARÒ LA TUA OMBRA»
«Se non scendi ti vengo a prendere per i capelli, ti vengo a prendere a scuola, so dove vai. Se ti incontro ti rompo le
gambe, se ti incrocio in un vicolo ti faccio fuori.
Mi troverai da tutte le parti, io sarò la tua ombra.
Attenta Nicoletta, ho incaricato due miei amici di Sestri Levante, armati di pistola, di violentarti…»
GENNAIO 1998, telefonate di Luca Delfino alla ex fidanzata che lo respingeva
«MI UCCIDERÀ»
«Mamma, mi sento che Luca mi fa fare la stessa
fine di quella ragazza di Voltri ammazzata dal fidanzato (l’episodio è del 13 gennaio 1990, quando Bartolomeo
Patrone massacrò a coltellate in strada la ex Marina Danini).
Nessuno fa niente per me, nessuno si preoccupa di quello che
sto subendo»
GENNAIO 1998, sfogo di Nicoletta L. alla madre, successivamente verbalizzato
dalla squadra mobile di Genova
SESSUALMENTE SCARSO
«Era stato insistente nell’avere rapporti sessuali con me, con
varie adulazioni, direi molto ossessivo. In un’occasione abbiamo
avuto un rapporto orale in una stanza di un albergo a Sampierdarena. Sessualmente era molto scarso, era come
dire “bloccato”. Sembrava stressato, e in riferimento alla
sua performance si poneva degli interrogativi su cosa
non funzionasse in lui. Era consapevole della sua
scarsità sessuale»
MAGGIO 2006, Valentina D., ex fidanzata di Delfino, racconta agli investigatori la loro relazione del giugno 2005
LO PSICOPATICO
«Luca mi dava l’impressione di una persona che faceva uso di cocaina, ma da Bruna ho saputo che abitualmente aveva lo sguardo
allucinato tanto che lei lo soprannominava “lo psicopatico”»
MAGGIO 2006, Erika Palmas, amica di Bruna Biggi (sorella della donna sgozzata nel centro storico) riferisce alla polizia
«INTERNATELO»
«Visto il carattere di continuità delle molestie
poste in atto dal Delfino e le sue minacce nei confronti della ragazza, giunte oramai a livello quasi
morboso, le autorità in indirizzo sono pregate di
valutare la possibilità di attuare le misure previste dalle leggi 180/78 e 833/78 sul trattamento
sanitario delle malattie mentali».
NOVEMBRE 1998, segnalazione dei carabinieri di Pegli che da due anni indagavano sulle persecuzioni di Delfino alla ex
BAVA ALLA BOCCA
«Delfino si era seduto sul letto e all’improvviso iniziò a colpirmi
con dei pugni sulla coscia. Gli chiedevo di smettere, una, due
volte. Poi mi colpì con uno schiaffo molto violento sul viso. A
quel punto gli dissi che tra noi era finita. Secondo me è lì che impazzì. Il volto gli cambiò completamente, diventando di colore rosso intenso, lo sguardo furente,
gli occhi infuocati. Mi sbatté violentemente sul letto e
si sedette sopra a calvalcioni sul mio petto, bloccandomi, dopodiché mi strinse le mani intorno al
collo per strozzarmi. Stavo per svenire. Mi mancava
il respiro e Luca non rientrava più in sé. In quei momenti ho
pensato di morire. Tentai di attirare l’attenzione di mia sorella
che si trovava in cucina. Erika aveva all’epoca dieci anni. Feci cadere a terra lo stereo portatile e il rumore effettivamente la fece
arrivare. Davanti a lei Luca smise. Si appoggiò all’armadio guardandoci con estrema freddezza, come se nulla fosse successo,
senza proferire parola. Pochi istanti dopo impazzì di
nuovo, iniziò a muoversi concitatamente per
tutta la casa, in quel frangente io e mia sorella ci
rifugiammo sul terrazzo. Delfino nel suo vagare si bloccava in cucina dove lo vedevo fermarsi dal ceppo dei coltelli, sfilarli tutti e impugnare il più grosso. Ci guardava
intensamente a me e Erika e pochi istanti dopo,
riposto il coltello, se ne andò».
SETTEMBRE 1997, il tentato omicidio di Nicoletta L. denunciato ai carabinieri
SEQUESTRATA
«Arrivata in ritardo a scuola trovai Luca Delfino ad
aspettarmi con un grosso ombrello. Improvvisamente mi bloccò e puntandomelo alla schiena, mi
costrinse a fare quello che diceva lui, spingendomi verso la spiaggia. Dovevo ascoltarlo. Mi diceva che
noi non potevamo lasciarci e che avremmo dovuto restare insieme»
GENNAIO 1998, nuove persecuzioni a Nicoletta segnalate ai carabinieri