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ESCUELAS OFICIALES DE IDIOMAS DE LA REGIÓN DE MURCIA
DURACIÓN DE LA PRUEBA: 75 minutos
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date, inserendo la lettera nella casella corrispondente, come fatto con l’esempio 0. 5 punti
COM'È COOL LA SARDEGNA
Scrittori, registi e comici dell'isola hanno sempre più successo, in Italia e all'estero. Dalla Murgia alla
Canalis, da Valerio Scanu a Enrico Pau. Fino a Barbara Serra, volto di Al Jazeera. Come mai?
Da quando ha vinto il Campiello 2010 con la sua inquietante Accabadora (Einaudi), che presto diventerà il film
Ultima madre prodotto da Francesco Tagliabue, la scrittrice Michela Murgia non si è più fermata. E da Cabras, Oristano, dove è
nata nel 1972, è assurta in tv in qualità di "opinionista barbarica" nelle "Invasioni" di Daria Bignardi, su La7. Il fortunato exploit ha
convinto le più svariate case editrici a sfornare subito nuovi autori sardi. Barbès ha pubblicato Mirta, romanzo d'esordio di Anna
Maria Cossiga, figlia dell'ex presidente della Repubblica, mentre Bompiani scommette su Wilson Saba e il suo Figli delle stelle e
Neo Edizioni punta tutto sul gusto pulp e sarcastico di Gianni Tetti. Feltrinelli, infine, riscopre il premio Nobel per la Letteratura
Grazia Deledda mandando in libreria Amore lontano, epistolario in gran parte inedito delle lettere che Grazietta ventenne scrisse al
giornalista Stanislao Manca dei duchi dell'Asinara, il "gigante biondo dagli occhi tigreschi" di cui si era invaghita.
Dall'isola di 1 milione e 600 mila abitanti (e tre milioni e mezzo di pecore) di cui 600 mila emigrati altrove, la
tracimazione di talenti non si arresta. Prendete Elisabetta Canalis: dopo aver trascinato George Clooney nel paesello natio di
Tresnuraghes, Nuoro, a conoscere mamma e papà, a marzo sbarcherà a Sanremo, a condurre con Gianni Morandi il Festival, che è
stato vinto da Marco Carta nel 2009 e da Valerio Scanu nel 2010. Dice qualcosa? Il "Canto a tenore" dei pastori dei Nuraghi è stato
inserito dall'Unesco nella lista del Patrimonio Immateriale dell'Umanità. Le cronache raccontano perfino di Filippo Candio da Cagliari,
primo italiano arrivato in finale al Wsop di Las Vegas, il top dei tornei di poker sportivo; e che dire della sua concittadina Cristiana
Collu, illuminata direttrice del Man, il Museo di Arte della Provincia di Nuoro, dove ha appena attirato pulmann di studenti con una
mostra su Fabrizio De Andrè?
Grazia Deledda, Gavino Ledda, Salvatore Niffoi: di scrittori la Sardegna è terra ricca. Oggi uno dei più amati è
Marcello Fois, autore della trilogia noir ambientata a Nuoro a fine '800 che ruota sull'avvocato Bustianu, ispirato al poeta Sebastiano
Satta. Nato a Cagliari nel 1951 ("Ma solo per questioni logistiche: se si voleva partorire assistiti, l'unico ospedale era lì", racconta),
Fois vive pendolando tra Bologna e Nuoro, mantenendo "un contatto fisico estremo" con la sua terra. "Tutti noi sardi abbiamo in
comune una doppia cittadinanza", dice polemicamente. "Siamo una materia prima lavorata altrove che, dopo il successo, viene
rivenduta in casa. Finalmente oggi siamo apprezzati anche fuori dalla Sardegna: ma questo riconoscimento ha avuto un prezzo
altissimo". Per guadagnarsi visibilità Fois ha scritto molto per cinema, radio e tv. Con un trucco: "Siamo dovuti diventare tutti giallisti".
A cominciare da Giorgio Todde, oculista a Cagliari, creatore dell'imbalsamatore-detective Efisio Marini (realmente
esistito) a cui ha dedicato vari romanzi, fino a Elias Mandreu, pseudonimo di tre autori di Nuoro che scrivono in collettivo, di cui Il
Maestrale ha pubblicato i gialli Nero Riflesso e Dopotutto.
Le scrittrici isolane, invece, raccontano storie di sentimenti profondi, di saghe familiari e radici con la terra. Come
Milena Agus, definita "la Bovary sarda" per i suoi rapinosi set sullo sfondo dell'amata Cagliari (dove è molto attiva Aìsara, piccola casa
editrice tutta al femminile).
Anche Anna Maria Cossiga, antropologa, ha scelto di descrivere una Sardegna magica, in cui si partorisce
dormendo (la bella scena iniziale di Mirta), tra le "janas", i folletti del bosco e le erbe fatate. Eppure sulla "sardità" come corrente
culturale che si fa sempre più impetuosa, Michela Murgia nutre dei dubbi: "In Sardegna c'è la stessa percentuale di creatività che
altrove. Solo che oggi c'è più attenzione ai nostri lavori da parte di un'Italia etnocentrica che ha sempre considerato periferica la
cultura delle sue isole", dice. Con Accabadora lei della Sardegna ha portato alla luce una tradizione potente: quella del "fill 'e anima",
sorta di adozione sulla parola per cui il bambino di una famiglia diventa "figlio di anima" di un'altra, da lui scelta. Rivela Murgia:
"Anch'io sono una "fill 'e anima", avendo vissuto con mia madre e poi con mia zia, e ne vado fiera. Ho avuto la fortuna di vedere la mia
condizione di figlia moltiplicata per due. E non è la figura dell'accabadora, colei che secondo la tradizione accelerava la fine dei
moribondi, la novità del mio romanzo, bensì proprio il racconto di questa forma di famiglia, un formidabile ammortizzatore sociale oltre
che affettivo".
Un fumetto da paura, una canzone rock, svariati documentari, ben due film: dell'accabadora non ha parlato
nessuno per anni e oggi è una "star" celebratissima. Perché? Forse che, come sostengono alcuni, in questi tempi bui che negano
certezze si ricorre ai miti e al folclore per rilanciare con forza un'identità nazionale ritenuta speciale? Non certo per il regista Enrico
Pau, già autore di Pesi leggeri e di Jimmy della collina. Se Francesco Tagliabue produce L'ultima madre dal bestseller della Murgia,
Pau sta girando per la Kairòs Film proprio L'accabadora. Ma in versione moderna: la sua Annetta è giovane e vive a Cagliari, in un
Campidano morbido e colorato come il Messico. "La nostra è una fuga dal nero e dall'aura di morte", racconta Pau: "Una favola senza
tempo che si svolge non tanto in Sardegna, quanto al Sud. Che, come insegnò Ernesto De Martino, è animato da un potere
( www. Espresso.it, 6 diciembre 2010)
dell'immaginario profondissimo".
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COMPRENSIÓN ESCRITA - NIVEL INTERMEDIO - ITALIANO
ESCUELAS OFICIALES DE IDIOMAS DE LA REGIÓN DE MURCIA
PROVA 2. Leggete il seguente articolo e abbinate ad ogni paragrafo un titolo, come fatto con
l’esempio 0. Attenzione: ci sono tre titoli in più. Ogni titolo può essere usato una sola volta. 6
punti
Adattato da www.viaggi.repubblica.it, Claudia Cucchiarato
UNA GIORNATA A BARCELLONA, LA PIÙ AMATA DAGLI ITALIANI
0 E' la città non italiana forse più conosciuta dagli italiani. Barcellona è una bella donna, rappresentata in modo plastico da Roy
Lichtenstein nella statua che troneggia sul porto vecchio: la "Faccia di Barcellona". È brezza marina e vento fresco di montagna.
Innovazione e voglia di preservare un'identità nazionale forte. Barcellona è sport e cultura: Camp Nou contro Museo Picasso,
Montjüic Olimpico contro Sagrada Familia. Ma Barcellona è soprattutto vita in strada, gente nei bar, chiacchiere nelle terrazas.
Tapas e pane con il pomodoro. Castelli umani e danze antiche: sardanas contro flamenco.
1 Per questo Barcellona è affascinante soprattutto la domenica, quando anche i suoi abitanti si prendono il tempo di scoprire ciò che
di duraturo l'urbe lavoratrice di Spagna nasconde sotto una facciata in costante mutazione. La maiolica modernista nel balcone del
vicino, il nuovo bar per l'aperitivo che pochi giorni prima era un salone da parrucchiere. La domenica la gente di Barcellona fa
innanzitutto colazione, a tutte le ore. Si parte alle sette del mattino, con la bicicletta del servizio pubblico Bicing: un oggetto di
design bianco e rosso che ha preso il sopravvento nelle strade della capitale catalana. Scendendo da piazza Catalunya, le
Ramblas sono un fiume in piena di turisti che escono dalla discoteca e comprano croissant dietro il Mercato della Boqueria. Li si
scansa cercando di non inciampare sul manto di lattine abbandonate e si svolta alla seconda traversa di destra: calle Elisabet.
All'alba, il Museo d'Arte Contemporanea (Macba) di Richard Meier è uno specchio di colori e sfumature.
2 Si attraversa il Raval, ex quartiere di prostitute e marinai, domus non proprio aurea del detective Pepe Carvalho nato dalla penna
di Manuel Vázquez Montalban. Un quartiere oggi popolato soprattutto da stranieri provenienti dai quattro angoli del pianeta. Qui
sono molto più numerosi degli autoctoni, la domenica si svegliano presto e alzano le saracinesche del piccolo commercio
cittadino. Ma la prima tappa vera è il Mercato di Sant'Antoni, sul confine tra il vecchio Barrio Chino e l'Avenida Parallel. Alle otto e
mezza le bancarelle del mercatino dei libri usati sono già in frenetica attività. E il miglior posto per iniziare a sfogliare gli acquisti,
mentre si intinge una brioche nel caffelatte, è il Tres Tombs, bar da cui osservare i bibliofili locali impegnati nell'arte di trattare sul
prezzo.
3 La passeggiata in bici prosegue risalendo Ronda de Sant'Antoni, attraversando la piazza dell'Università e andando a cercare il
corso più chic della città: Passeig de Gràcia. Le facciate delle gaudiniane Casa Battló e Casa Milá danno il meglio di sé a
quest'ora. E per capire cos'era e cos'è oggi Barcellona, fino al 30 gennaio il piano nobile di Casa Milá (anche detta Pedrera) ospita
una mostra sul designer che ha firmato i più importanti progetti delle Olimpiadi del 1992: Javier Mariscal. Sono ormai le undici e
per i barcellonesi appena svegli inizia l'ora del vermut, aperitivo di solito accompagnato da olive ripiene con pasta d'acciuga e
patatas bravas. Non c'è luogo migliore di Gràcia per assaporare questa tradizione. Nella piazza dell'Orologio ogni domenica alle
dodici si ascolta musica jazz dal vivo. C'è chi prende il caffè, chi legge il giornale e chi inizia a pensare dove riunirsi per il pranzo.
4 Barcellona ha scoperto il suo mare solo dopo lo sdoganamento del litorale, in vista delle Olimpiadi. Prima del 1992, la spiaggia per
i barcellonesi era un luogo da raggiungere uscendo dalla città: a nord, nelle insenature della Costa Brava. Oggi il lungomare è una
successione di bar, chioschetti e ristoranti, stipati di gente in tutte le stagioni. Da Gràcia il percorso in bici che porta alla
Barceloneta è tutto in discesa: si possono seguire le piste ciclabili, ma ci si può anche perdere nelle parallele e perpendicolari
dell’Eixample, il quartiere porgettato da Ildefons Cerdá.
5 L'ora di pranzo si avvicina. Fiancheggiando il porto vecchio non c'è che l'imbarazzo della scelta. Ma se la giornata è fredda, il
ristorante Cheriff, nella calle Ginebra, è forse l'opzione più interessante per una paella dal sapore particolare: limone e zucchero.
Per favorire la digestione, qualche altro minuto di bici e il caffè diventa un rito nella Base Nautica della spiaggia "Mar Bella". Il
quartiere che si apre alle sue spalle, il Poblenou, ha un significato particolare: vecchie fabbriche trasformate in centri sociali si
affiancano a palazzi all'avanguardia tecnologica. Il simbolo di tutto questo è il grattacielo a forma di missile progettato da Jean
Nouvel: la Torre Agbar. La "Manhattan di Barcellona" offre in queste strade uno spietato affresco delle conseguenze della crisi
dell'edilizia in Spagna. Eco-mostri, gru abbandonate e hotel di lusso, per la maggior parte del tempo vuoti, svettano sul cielo
azzurro a ricordare che la crisi è un buco nero dal quale si uscirà con fatica.
6 Di nuovo in sella, per scoprire la faccia più meticcia della città. Alle sei del pomeriggio ci si dà appuntamento al parco della
Ciutadella, per suonare bonghi, ballare capoeira, bere birra e sgranocchiare empanadas argentine, kebab turchi o samosas
marocchine. Il tutto offerto da intraprendenti venditori ambulanti. Anche la cena è un terno al lotto la domenica a Barcellona: alle
nove di sera nel quartiere del Born si potrebbero ritrovare le stesse persone viste fare colazione sulle Ramblas alle sei del mattino.
Ma per assaporare alcuni must della cucina catalana a prezzi non proibitivi, basta prenotare un tavolo con vista in Calle Princesa
nello storico ristorante Senyor Parellada. Si potrà scoprire cos'è la fideuá (una specie di paella con la pasta al posto del riso) o
capire perché da queste parti spopola il risotto al nero di seppia. E per concludere con un po' di relax una giornata così intensa, si
può scegliere tra un gin tonic nel miglior cocktail-bar della città (il Gimlet, in Calle Rec, a pochi passi dal Senyor Parellada); o un
bicchierino con vista sul mare e sulla collina del Montjüic, nel belvedere del ristorante Torre Alta Mar.
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COMPRENSIÓN ESCRITA - NIVEL INTERMEDIO - ITALIANO
ESCUELAS OFICIALES DE IDIOMAS DE LA REGIÓN DE MURCIA
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inserendo la lettera nella casella corrispondente, come fatto con l’esempio 0. 5 punti
COM'È COOL LA SARDEGNA
0. Secondo il titolo dell’articolo, la Sardegna…
a. …va di moda.
b. …è molto cara.
c. …è una regione arretrata.
1. Il premio Nobel per la letteratura Grazia Deledda…
a. …ha spianato la strada ad altri autori sardi.
b. …è diventata molto famosa per aver pubblicato un epistolario.
c. …era innamorata di un giornalista dalle nobili origini.
2. L’emigrazione…
a. …è un fenomeno che interessa circa un terzo della popolazione.
b. …interessa soprattutto le persone che si dedicano al mondo dello spettacolo.
c. …coinvolge allo stesso modo arte, musica e sport.
3. Lo scrittore Marcello Fois afferma che…
a. …non abbandonerà mai la Sardegna.
b. …molti autori sardi scrivono romanzi gialli.
c. …il successo in Italia arriva dopo aver trionfato all’estero.
4. Accabadora di Michela Murgia…
a. …è un’opera in parte autobiografica.
b. …è un romanzo poliziesco.
c. …dimostra che la creatività dei sardi è in aumento.
5. Far ricorso al folclore e ai miti…
a. …non permette il rafforzamento dell’identità nazionale.
b. …è tipico delle regioni meridionali.
c. …può essere una tendenza per affrontare i periodi di crisi.
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COMPRENSIÓN ESCRITA - NIVEL INTERMEDIO - ITALIANO
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l’esempio 0. Attenzione: ci sono tre titoli in più. Ogni titolo può essere usato una sola
volta. 6 punti
UNA GIORNATA A BARCELLONA, LA PIÙ AMATA DAGLI ITALIANI
epigrafi
A
Fare colazione a Barcellona
B
Sapore locale e internazionale
C
Uno spuntino di cultura nel quartiere elegante
D
Caffè e paella nell’antico quartiere delle fabbriche
E
Una città di contrasti
F
In spiaggia a fare il bagno
G
Una passeggiata in un giorno di festa
H
Al mare in bicicletta attraversando la città
I
C’è anche chi lavora
J
Modernità e arretratezza in contrasto
NUMERO
EPIGRAFE
TESTO
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PUNTEGGIO
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COMPRENSIÓN ESCRITA - NIVEL INTERMEDIO - ITALIANO
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L’INCUBO DEI CAPI UFFICIO IN «CONNESSIONE PERENNE»
Dalla spiaggia con telefonino e computer sempre accesi controllano l’attività dei dipendenti
Una delle molte, pietose bugie sugli italiani è questa: siamo pigri. Lo pensano gli stranieri che arrivano ogni estate
in quella Grande Toscana mentale che insistono a chiamare Italia, e invece è solo un palcoscenico 0 , a
pagamento, la commedia del relax (si chiama turismo). Tra Siena e Cortona ci sono i professionisti, ma siamo tutti
piuttosto bravi. La verità è che chi lavora, in Italia, lavora molto; 1 , ma lavora. Agosto era la pausa concordata:
non più. Vacanze scaglionate? No: capi scatenati. BlackBerry, iPhone, Nokia, Samsung: i telefoni intelligenti
(smartphones) forse non sono così furbi, pensano dipendenti, collaboratori, sottoposti, segretarie e assistenti,
bombardati di messaggi, mail e allegati. «Ma non è in barca in Corsica, oggi? Non può guardare i cefali invece di
mandarmi un altro foglio Excel?».
È triste, la giovane Giulia, nel suo ufficio in zona Cordusio. Ma il fenomeno non è solo milanese, lombardo
o italiano. Il Financial Times segnala 2 (con tutti i pasticci che hanno combinato, ci si chiede, non potrebbero
starsene tranquilli?). Una coppia di amici di Seattle, 3 , mi ha convinto che anche negli Usa il fenomeno è
imponente. Lei e mia moglie, sagge, controllavano la presenza di meduse in mare; lui ed io, frenetici, quella di email
su iPhone, BlackBerry, AirBook, Ipad (e tante grazie che il Kindle non riceve la posta).
Ma il capo americano è magnanimo, si sente eroico e ha istinti masochisti: arriva per primo, lascia per
ultimo, lavora la domenica in agosto all' estero; e non pretende di essere imitato. In Italia, invece, ci mettiamo una
punta di sadismo. Il capo vuole che il suo eroismo - guai a chi la chiama nevrosi - sia riconosciuto 4 . Così i
telefoni blippano, i computer lampeggiano e i nervi saltano. Talvolta il capo è insonne, oppure non sente la fatica;
5 . Un capo insonne e infaticabile a New York può provocare scompensi in chiunque debba lavorare con lui.
Uno dei casi più interessanti è il Capo Imbranato Tecnicamente Acefalo Lievemente Ossessivo (CITALO). L'estate
2010 segna il suo battesimo tecnologico. Ma per arrivare all'agognata - da lui - connessione perenne 6 . Non
ne è capace, e lo chiede per telefono a voi («Come si fa? Dove si schiaccia? Quando si apre?»). E voi dovete
aiutarlo ad affilare le armi con cui vi torturerà: terribile. In casi del genere non ci sono difese, 7 . Ma il capo
sadico non lo ferma neppure il mal di mare. Abbarbicato a prua, scruta l'orizzonte cercando di avvistare la costa.
«Terra!», grida sopra il rumore delle onde. Perché se c'è terra c'è campo. Così dicono i vecchi contadini e i nuovi
capi. I primi sono più saggi dei secondi.
Adattato da www.corriere.it, Italians, Beppe Severgnini, 19 agosto 2010
NUMER
FRASE
O
A
altre volte si diverte a ignorare il fuso orario
0
B
che le persone iperattive lo sono di più d’estate
1
C
che l'iperattivismo estivo è diventato il nuovo marchio della city
2
D
con cui abbiamo trascorso un fine settimana sulla Riviera di Levante
3
E
deve prima sincronizzare il programma di posta
4
F
dove noi recitiamo per gli ospiti
5
G
visto che non coinvolge nessuno
6
H
e coinvolge quante persone possibili
7
I
qualche volta non sente la sveglia e dorme fino a tardi
J
se non augurarsi una tempesta nel tratto di mare dove naviga
K
talvolta male, spesso nervoso, sempre di fretta
F
PUNTEGGIO
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