Intervento di Carlo Iacone
Transcript
Intervento di Carlo Iacone
Il termine FILIERA è in uso da pochi anni, per definire un procedimento “ideale” di produzione, dalla materia prima al prodotto finito, dato dall'insieme delle aziende che concorrono a produrre, distribuire e commercializzare un dato prodotto Gli esempi sono ormai innumerevoli, dai processi industriali (la pecora, la lana, la filatura, la lavorazione, il maglione…) ai prodotti alimentari (la pasta che arriva sulla nostra tavola a partire dal chicco di grano…). E’ innegabile che la tutela del consumatore e l’aumento dei controlli di qualità rendono la filiera un importante strumento di garanzia per il cittadino, troppo spesso considerato, in un recente passato, solo l’ultimo anello della catena, colui che “doveva” acquistare e consumare per completare il ciclo domanda-offerta. La filiera, al di là delle sue funzioni di protezione della salute e della qualità, è diventata così un utile strumento di immagine per le aziende, che sempre più frequentemente ostentano la trasparenza dei loro processi produttivi per incentivare l’interesse dei cittadini-consumatori. Se il concetto di filiera è così “di moda”, paradossalmente le sue prerogative potrebbero essere estese ad un ambito molto più ampio, che superi i confini della produzione agricola e industriale. Non si parla mai di FILIERA SOCIALE, cioè di un ideale progetto che fornisca ai cittadini non merci o prodotti, ma servizi, intrattenimento, attività sociali e ricreative. Il “sociale” non può essere mai trascurato, dalle realtà più ristrette, come il quartiere, a quelle più ampie, la città, la regione… In quest’ottica le attività sportive rivestono un’importanza basilare, perché il “prodotto” finale (la partita, il torneo, il campionato..) crea comunque diversi livelli di coinvolgimento dei cittadini, non solo semplici spettatori, ma anche genitori, lettori, teleutenti… Ovviamente, più alto è il livello tecnico, maggiore e più ampio sarà l’ “indotto” turistico, commerciale, mediatico, ecc. Questo, sia ben chiaro, non significa “mercificazione” dello spettacolo sportivo: così come la filiera produttiva dovrebbe tutelare il cittadino, la nostra “filiera sociale” dovrebbe essere il procedimento ideale per rendere interessante, fruibile e coinvolgente lo sport. Certo, non è facile porre sullo stesso piano le piccole società e associazioni (che spesso devono sostituirsi “socialmente” al vuoto di scuola ed enti pubblici) e le grandi realtà dello sport professionistico (vedi il calcio), per le quali i bilanci e la “vendita” del prodotto sono al primo posto. La pallavolo, fortunatamente, si pone ancora in un ambito in cui l’aspetto sociale assume un valore significativo, dalle attività giovanili, alla funzione di traino e di esempio per le piccole società. La nostra “filiera” parte dal reperimento delle risorse con il coinvolgimento di partner industriali e commerciali (gli enti locali, purtroppo, non sostengono quasi per nulla l’attività sportiva…), passa per gli investimenti sul settore giovanile, ed arriva all’attività di vertice, ai campionati, le coppe, fortunatamente le vittorie, lo spettacolo, il pubblico.. E’ chiaro che il risultato, nell’attività di vertice, riveste un’importanza notevole, ma non è mai stata per noi un’ossessione, un obbligo, nonostante l’”esasperazione” agonistica dello sport di vertice. Il termine “esasperazione” significa in questo caso competitività, agonismo, desiderio di primeggiare, senza mai trascendere in odio, fanatismo, scontro verbale o fisico, cioè la peggiore immagine che lo sport dà di sé nel suo impatto sulle giovani generazioni. La storia della pallavolo femminile perugina inizia grazie alla passione di una parrocchia del capoluogo. Padre Aldo Falini è il primo vero allenatore capace di inanellare risultati prestigiosi e di formare un gruppo ben amalgamato. Grazie alla grinta messa in campo, nei primi anni ottanta la Pallavolo Sirio giunge in serie B, scatenando la passione del pubblico perugino, sempre più affascinato da quello sport semplice ed al tempo stesso coinvolgente. Ben presto si avverte l'esigenza di salire ancora più in alto, grazie alla partecipazione di sponsor rilevanti e di dirigenti preparati si possono allestire formazioni sempre più competitive. Nel 1986 entra in società l’attuale presidente Carlo Iacone e la serie A2 viene conquistata nel giro di pochi mesi. Ma il salto nel grande volley, sui palcoscenici che contano, non ha mai fatto perdere alla Sirio la propria identità, il proprio spirito. Ancora oggi, ogni domenica o mercoledì di Coppa si può vedere l’appassionato Padre Aldo sul campo, a manovrare il tabellone elettronico del Palasport Evangelisti, nel segno della continuità con un passato da non dimenticare. L'anno 1989 è ricordato come quello dell'approdo in serie A1. Il sogno diventa realtà. Da quel momento arriveranno nel capoluogo umbro successi in fila, come la vittoria nella Coppa Italia del 1992, e campionati condotti sempre avanti a tutti. La spietata ed emozionante logica dei play off ha voluto che per ben due volte la Sirio sfiorasse il tricolore, battuta in entrambe le occasioni nella finalissima. La società umbra si affaccia così anche nel panorama europeo, sempre pronta a battersi lealmente contro ogni avversaria e senza perdere di vista il fiore all'occhiello della sua organizzazione societaria. Il settore giovanile dal quale usciranno talenti in serie, ben plasmati da tecnici scrupolosi e motivati. Passano gli anni e le vittorie rimangono all'ordine del giorno. Tranne una sfortunatissima parentesi nel 1995, con la retrocessione in A2, la Pallavolo Sirio è rimasta sempre nell'olimpo del volley internazionale. Testimonianza chiara sono la vittoria della Coppa Italia nel 1999 e della Coppa delle Coppe nel 2000, mentre il campionato ha sancito le doverose conferme, con magnifici piazzamenti sempre a ridosso delle formazioni vincitrici. L’anno 2003 è quello storico, trionfo in Coppa Italia e vittoria dello Scudetto; grazie a questi risultati,Perugia partecipa alla Champions League, nel 2004 il massimo torneo continentale la vede raggiungere la prima finale, persa con molti rimpianti a Tenerife. Nella stagione successiva Perugia torna ad essere protagonista con la vittoria di Coppa Italia, di Coppa Cev e dello Scudetto, ottenendo così anche il visto per la partecipazione alla Champions League 2005-2006. Champions League vinta poi nel Marzo 2006 nella Final Four di Cannes, imponendosi in finale 3 a 1 proprio contro le padrone di casa. Il 2007 è ancora un anno fantastico, trionfo in Coppa Cev, Coppa Italia e vittoria dello Scudetto; un risultato eccezionale che sancisce l'ottenimento di un nuovo Grande Slam. Quest’anno si riparte con le consuete ambizioni e lo spirito di sempre. A Ottobre è arrivata la prima Supercoppa Italiana, unico trofeo che mancava nella straordinaria bacheca biancorossa, mentre Massimo Barbolini, storico allenatore della Sirio, trionfava con la Nazionale italiana ai Campionati Europei e nella World Cup: in campo, due azzurre ormai perugine d’adozione, Simona Gioli e Antonella Del Core…