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MERCOLEDÌ
29 APRILE 2015
genova
IL SECOLO XIX
IL PRIMO CIAK DA GIGLIO BAGNARA. DA DOMANI TUTTE LE IMMAGINI SUL QUOTIDIANO
Il Secolo XIX fotografa i genovesi
In coda per una foto facendo finta di non voler essere ripresi in #gentedigenova
L’EVENTO
RICCARDO PORCÙ
LE ESPRESSIONI di chi passa
davanti ai fari accesi e alla
macchina fotografica puntata
sul mezzaro di Luzzati sono
tutte uguali. C'è chi alza un sopracciglio, chi si incuriosisce e
chiede, altri ancora che temono domande e allungano il
passo. Quasi nessuno arriva
deciso a farsi immortalare nel
salone di Giglio Bagnara, a Sestri, per la prima tappa
dell'iniziativa “#gentedigenova”, realizzata dal fotografo
Timothy Costa in collaborazione con il Secolo XIX, che
giornalmente
pubblicherà
due ritratti, dopo il grande
successo delle immagini di
#thousandpeople. Tutti vogliono un po' farsi pregare,
cercano di andare via ma poi si
lasciano convincere e restano.
Schivi e poco propensi ad apparire, in una parola genovesi.
Dietro la corazza dei «non posso, dai non vengo bene», «se mi
failafototisirompelamacchina» escono i volti della città. I
giovani in cerca di lavoro, i
viaggiatori di passaggio, le
pensionatepronteafarvedere
a casa alle nipotine quanto la
nonnasiaancorainforma«nonostante queste rughe, ma me
le può togliere vero? Almeno
in foto». Uomini con barbe
lunghe proporzionate all'im-
barazzo per i primi scatti in un
set fotografico, fino agli stranieriarrivatiquidamenodiun
anno, con difficoltà a parlare
l'italiano ma lo stesso amore
perunacittàcheentranelcuore.
«Chissà cosa mi diranno le
mie nipoti. La più grande sicuro mi prenderà in giro – confida Anna Maria Pastorino, un
cognome che più genovese
non si può e una voglia di raccontare che sembra essere
aiutata dalla scenografia di
Luzzati – Qui da Giglio Bagnara sono di casa, ero passata per
guardare un vestito e siccome
sono sportiva mi sono fermata. Ora però voglio vedere come sono venuta, gliel'ho detto
mille volte e spero lo abbia fatto, deve cancellarmi le rughe».
Il flusso di persone è costante, quasi tutti ostentano un genovesissimo «sono qui per caso, ho visto queste luci e mi sono incuriosito», in realtà molti
non vedono l'ora di essere impressi nella memoria digitale
della macchina fotografica.
Serena Lorusso addirittura
sceglie di portare con sé il cagnolino Charlie, avvolto in una
mantellina blu. In tutti resta
unsensodiorgoglioeappartenenza per una città spesso criticata ma in fondo amata.
Anche da chi non abita qui
da tanto e parla appena l'italiano, poche parole imparate
in fretta in trecento giorni di
Genova, più per somiglianza
con il francese che per studio.
Il set fotografico allestito da Giglio Bagnara
BALOSTRO
.it
[+] ilsecoloxix
Guarda le riprese
sul nostro sito
Il fotografo Timothy Costa
Nel video di Marco
Balostro sul nostro
sito ilsecoloxix.it
le immagini della
prima giornata di riprese
fotografiche effettuata da
Costa nel negozio di Giglio Bagnara a Sestri.
Eppure negli occhi neri di Karim Ka, trentaduenne senegalese ora ambulante, c'è lo stupore per essere stato fotografato senza dover firmare visti,
documenti e autorizzazioni
comespessosuccessonegliultimi mesi. «Vivo qui da un annoemitrovobene,moltobene
– racconta con un largo sorriso
- Prima facevo il falegname in
Francia ma non era una vita
semplice. Ogni volta decine di
controlli e identificazioni –
confida - Vorrei restare, abito
in via Prè e qui a Genova mi
sento molto meglio, a mio
agio».
Alle spalle di Timothy Costa,
autore delle fotografie e
dell'idea di tradurre Genova in
migliaia di volti, si scorge la
Lanterna e il Bigo, il mare e il
cielo del mezzaro di Luzzati.
«Alcuni sono arrivati intimoriti, ma poi li abbiamo convinti.
Certo, la prima frase è sempre
“guardi che è tutto gratis”, ma
alla fine li vedi che davanti
all'obbiettivosilascianoandare. Tutti possono essere fotogenici e tutti rappresentano la
città».
Ora il viaggio fotografico
lanciato da Il Secolo XIX proseguirà negli altri quartieri, uno
al mese per dodici tappe nel
tour #gentedigenova. Da Nervi a Struppa, da Sestri a via Garibaldi. Per raccontare con gli
sguardi timidi e fieri la Superba. Che finiranno, tutti, sul Secolo XIX, il quotidiano dei genovesi.
CHAMPAGNAT
Un workshop
per insegnare
l’inglese
a suon di rap
IMPARARE una lingua a
suon di rap. È l’innovativa
formula scelta dalla società
GalleryLanguages Ltd per
l’insegnamento dell‘inglese.
Chi volesse saperne di più
può partecipare al work
shop organizzato dall’azienda fissato per oggi all’Istituto Champagnat in via Caprera 2, dalle 10 alle 11.30. Nel
corso della giornata, Jason
Levine, un qualificato docente madrelingua di New
York con 15 anni di esperienza nella didattica, si
“esibirà” con l’ausilio di video e musica rap, interagendo direttamente con gli studenti che avranno così l’opportunità di migliorare alcune abilità fondamentali
per lo studio dell’inglese
(ascolto, dialogo e lettura) in
modo divertente. L’iniziativa (”Rhyme on Time”) - in
Italia è stata proposta in Sicilia, Lazio, Toscana, Veneto
e Lombardia - ha già riscosso un notevole successo e
ha visto la partecipazione di
un numero molto alto di
studenti, dai 250 ai 450 per
sessione. «Nella Penisola
prevediamo 50 workshop
nel periodo ottobre 2014 marzo 2015 - si legge in un
comunicato diffuso dalla società - Altri 70 verranno effettuati in varie nazioni del
mondo, tra cui Russia, Francia, Germania, Bulgaria, Romania, Belgio e Tunisia.