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22 MERCOLEDÌ 29 APRILE 2015 genova IL SECOLO XIX IL PRIMO CIAK DA GIGLIO BAGNARA. DA DOMANI TUTTE LE IMMAGINI SUL QUOTIDIANO Il Secolo XIX fotografa i genovesi In coda per una foto facendo finta di non voler essere ripresi in #gentedigenova L’EVENTO RICCARDO PORCÙ LE ESPRESSIONI di chi passa davanti ai fari accesi e alla macchina fotografica puntata sul mezzaro di Luzzati sono tutte uguali. C'è chi alza un sopracciglio, chi si incuriosisce e chiede, altri ancora che temono domande e allungano il passo. Quasi nessuno arriva deciso a farsi immortalare nel salone di Giglio Bagnara, a Sestri, per la prima tappa dell'iniziativa “#gentedigenova”, realizzata dal fotografo Timothy Costa in collaborazione con il Secolo XIX, che giornalmente pubblicherà due ritratti, dopo il grande successo delle immagini di #thousandpeople. Tutti vogliono un po' farsi pregare, cercano di andare via ma poi si lasciano convincere e restano. Schivi e poco propensi ad apparire, in una parola genovesi. Dietro la corazza dei «non posso, dai non vengo bene», «se mi failafototisirompelamacchina» escono i volti della città. I giovani in cerca di lavoro, i viaggiatori di passaggio, le pensionatepronteafarvedere a casa alle nipotine quanto la nonnasiaancorainforma«nonostante queste rughe, ma me le può togliere vero? Almeno in foto». Uomini con barbe lunghe proporzionate all'im- barazzo per i primi scatti in un set fotografico, fino agli stranieriarrivatiquidamenodiun anno, con difficoltà a parlare l'italiano ma lo stesso amore perunacittàcheentranelcuore. «Chissà cosa mi diranno le mie nipoti. La più grande sicuro mi prenderà in giro – confida Anna Maria Pastorino, un cognome che più genovese non si può e una voglia di raccontare che sembra essere aiutata dalla scenografia di Luzzati – Qui da Giglio Bagnara sono di casa, ero passata per guardare un vestito e siccome sono sportiva mi sono fermata. Ora però voglio vedere come sono venuta, gliel'ho detto mille volte e spero lo abbia fatto, deve cancellarmi le rughe». Il flusso di persone è costante, quasi tutti ostentano un genovesissimo «sono qui per caso, ho visto queste luci e mi sono incuriosito», in realtà molti non vedono l'ora di essere impressi nella memoria digitale della macchina fotografica. Serena Lorusso addirittura sceglie di portare con sé il cagnolino Charlie, avvolto in una mantellina blu. In tutti resta unsensodiorgoglioeappartenenza per una città spesso criticata ma in fondo amata. Anche da chi non abita qui da tanto e parla appena l'italiano, poche parole imparate in fretta in trecento giorni di Genova, più per somiglianza con il francese che per studio. Il set fotografico allestito da Giglio Bagnara BALOSTRO .it [+] ilsecoloxix Guarda le riprese sul nostro sito Il fotografo Timothy Costa Nel video di Marco Balostro sul nostro sito ilsecoloxix.it le immagini della prima giornata di riprese fotografiche effettuata da Costa nel negozio di Giglio Bagnara a Sestri. Eppure negli occhi neri di Karim Ka, trentaduenne senegalese ora ambulante, c'è lo stupore per essere stato fotografato senza dover firmare visti, documenti e autorizzazioni comespessosuccessonegliultimi mesi. «Vivo qui da un annoemitrovobene,moltobene – racconta con un largo sorriso - Prima facevo il falegname in Francia ma non era una vita semplice. Ogni volta decine di controlli e identificazioni – confida - Vorrei restare, abito in via Prè e qui a Genova mi sento molto meglio, a mio agio». Alle spalle di Timothy Costa, autore delle fotografie e dell'idea di tradurre Genova in migliaia di volti, si scorge la Lanterna e il Bigo, il mare e il cielo del mezzaro di Luzzati. «Alcuni sono arrivati intimoriti, ma poi li abbiamo convinti. Certo, la prima frase è sempre “guardi che è tutto gratis”, ma alla fine li vedi che davanti all'obbiettivosilascianoandare. Tutti possono essere fotogenici e tutti rappresentano la città». Ora il viaggio fotografico lanciato da Il Secolo XIX proseguirà negli altri quartieri, uno al mese per dodici tappe nel tour #gentedigenova. Da Nervi a Struppa, da Sestri a via Garibaldi. Per raccontare con gli sguardi timidi e fieri la Superba. Che finiranno, tutti, sul Secolo XIX, il quotidiano dei genovesi. CHAMPAGNAT Un workshop per insegnare l’inglese a suon di rap IMPARARE una lingua a suon di rap. È l’innovativa formula scelta dalla società GalleryLanguages Ltd per l’insegnamento dell‘inglese. Chi volesse saperne di più può partecipare al work shop organizzato dall’azienda fissato per oggi all’Istituto Champagnat in via Caprera 2, dalle 10 alle 11.30. Nel corso della giornata, Jason Levine, un qualificato docente madrelingua di New York con 15 anni di esperienza nella didattica, si “esibirà” con l’ausilio di video e musica rap, interagendo direttamente con gli studenti che avranno così l’opportunità di migliorare alcune abilità fondamentali per lo studio dell’inglese (ascolto, dialogo e lettura) in modo divertente. L’iniziativa (”Rhyme on Time”) - in Italia è stata proposta in Sicilia, Lazio, Toscana, Veneto e Lombardia - ha già riscosso un notevole successo e ha visto la partecipazione di un numero molto alto di studenti, dai 250 ai 450 per sessione. «Nella Penisola prevediamo 50 workshop nel periodo ottobre 2014 marzo 2015 - si legge in un comunicato diffuso dalla società - Altri 70 verranno effettuati in varie nazioni del mondo, tra cui Russia, Francia, Germania, Bulgaria, Romania, Belgio e Tunisia.