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n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
p.1
EDITORIALE
Hi-Fi: il problema
sta nell’offerta
L’Hi-Fi sta attraversando la crisi più
drammatica di tutta la sua storia.
Scompaiono i negozi, i marchi
chiudono o soffrono tanto da non
riuscire più a innovare e – guardando i dati di mercato – sembra essere
venuta meno anche la domanda.
Il paradosso, almeno apparente, è
che la gente ascolta molta musica, sicuramente più di altre fasi di mercato: gli smartphone e i device, che sono anche i più diffusi personal player,
dilagano e le cuffie sono diventate
oramai uno dei prodotti più venduti;
le docking station riscuotono successo e in TV i talent musicali sono le
trasmissioni più viste (dopo il calcio,
ovviamente). Insomma, la musica
piace e molto. Se mancasse questo
prerequisito, non saremmo qui a
parlarne. Evidentemente il problema
non sta nelle voglia degli utenti ma
nella proposta che viene fatta loro;
e chi si appella solo alla crisi globale
(che pur conta) per giustificare le difficoltà di mercato e le proprie scelte,
più o meno consapevolmente sta
mettendo la testa sotto la sabbia. Sul
fronte dell’Hi-Fi, la maggiore causa
della crisi è stata la carenza negli anni
scorsi di un’offerta credibile nella
gamma media, soprattutto facile
da configurare e usare: l’estensione
da stereofonia a Home Theater,
metabolizzata bene in una prima
fase, si è trasformata in rigetto man
mano che l’offerta si è orientata verso
formati multicanale sempre nuovi e
amplificatori sempre più complicati.
Nel frattempo chi cercava semplicemente un impianto stereo al passo
con i tempi, cioè dotato di porta di
rete e compatibilità con le nuove
sorgenti digitali, trovava proposte
come l’audio sentito attraverso le
Smart TV; in mancanza di proposte
facili ma moderne, il passaggio agli
smartphone e alle cuffie è parsa la
strada più naturale. Anche oggi i
mini-sistemi Hi-Fi ben suonanti,
connessi alla rete e con AirPlay, sono
pochissimi: il Ceol di Denon, il CRH700 di Teac e poco altro. Eppure
sono quello che gli utenti vorrebbero.
Quanto alle docking, le poche che
suonano bene sono sicuramente
meno versatili dei sistemi (e se voglio
sentire un vecchio CD?) e quindi per
molti utenti non rappresentano una
soluzione di piena soddisfazione.
La gente ascolta e quindi ascolterà. Quindi è sbagliato chiudere i
negozi specializzati o disallestire le
salette nei megastore: bisogna però
modificare l’offerta per ricostruire la
gamma media, quella che permette
alle persone di ascoltare meglio senza essere “smanettoni” né “ingegneri”.
Scappare dal mercato perché “l’audio
non va” o perché c’è la crisi è solo un
modo per giustificare la propria incapacità di interpretare correttamente
le esigenze degli utenti.
Gianfranco Giardina
MOBILE / Gli “hands-on” dei terminali più cool del momento
Gli smartphone di Natale
Una pioggia di anteprime
Nokia, HTC e il nuovo Nexus si contendono il mercato: le nostre impressioni
di E. Villa
G
oogle Nexus 4, HTC 8X e Nokia Lumia 920 sono alcune tra
le proposte più hot del periodo, tre smartphone dalle caratteristiche tecniche invitanti e rivolti
a un pubblico esigente. Ciò che li
divide in due schieramenti è principalmente il sistema operativo: Windows Phone 8 da una parte (HTC,
Nokia), il nuovissimo Android Jelly
Bean 4.2 dall’altra (Google Nexus 4).
Sono sottili, leggeri e potenti: chi di
loro avrà la meglio e sarà, iPhone
permettendo, il regalo di Natale più
gettonato? La redazione di DDay.it
ha avuto modo di toccarli con mano
e di realizzarne interessanti anteprime, in attesa delle prove complete
che non tarderanno a venire. Per
leggere l’hands-on del Nokia Lumia
920 rimandiamo a pagina 7, mentre quelli dell’HTC 8X e del Google
Nexus 4 sono rispettivamente a pagina 11 e a pagina 4.
DDAY.it magazine 58
In questo fascicolo
tra le altre cose...
MOBILE
02 Tutte le novità di Google
05 Windows Phone 8
finalmente disponibile
07 Prime impressioni su
Nokia Lumia 920
11 HTC 8X hands-on:
impressioni convincenti
PEOPLE & MARKET
12 Galaxy S III a 30 milioni
13 3 lancia LTE a dicembre
TV & VIDEO
Google Nexus 4
HTC 8X
Nokia Lumia 920
16 Foxconn prepara
la fabbrica dei TV touch
17 XAVC è il formato Sony
per il 4K
TV & VIDEO / Prende piede lo standard alternativo ad AirPlay
PC & MULTIMEDIA
È integrato in Android 4.2 e molte TV del 2013 lo supporteranno
19 Asus: display borderless
con audio B&O
20 Da LG il monitor touch
Tutto pronto per Miracast
di E. Villa
L
a tecnologia Miracast, che prevede l’invio di contenuti in
push da un terminale mobile
(smartphone e tablet) verso un display predisposto, è una delle novità
più interessanti dell’ultima versione di
Android, la 4.2 Jelly Bean. Se però tutti i terminali Android recenti e futuri
potranno usufruire di questa tecnologia, sul fronte dei display la situazione potrebbe essere più complessa,
soprattutto per quanto concerne la
compatibilità con i modelli attuali.
Eppure, qualcosa si sta muovendo:
LG, Sony e Samsung hanno già chiesto la certificazione per i modelli del
prossimo anno. Tutte le informazioni
su Miracast a pagina 6 e 18.
GAME & MOVIE
22 Resident Evil 6:
gli zombie fanno
ancora paura?
25 Lucas cede a Disney
(e al lato oscuro?)
25 Microsoft pensa
a Cloud TV sulla Xbox?
TEST
27 Advance Acoustic MAP 102
e Monitor Audio RX6
30 Sony Xperia T
32 Apple MacBook Pro 13
n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
mobile / Processore Quad-Core, display IPS HD da 4,7’’, fino a 16 GB di memoria: tanta tecnologia, ma manca l’LTE
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Google presenta Nexus 4, potente ma non LTE
È il nuovo terminale Google di riferimento, con design curato, leggero e una dotazione tecnica da “primo della classe”: promette molto bene
di E. Villa
S
e ne parla da tempo e ora finalmente è ufficiale: Nexus 4
è il nuovo terminale Google di
riferimento. Prodotto da LG, Nexus
4 è uno smartphone di alta gamma
con display IPS+ da 4,7’’ capace di una
densità di pixel di 320 ppi, con risoluzione di 1280 x 768; la potenza di
elaborazione è affidata al processore
Quad-Core da 1.5GHz Snapdragon
S4 Pro, mentre come capacità di memorizzazione saranno disponibili solo
due tagli, da 8 e 16 GB. Relativamente
al display, i commenti ottenuti finora
sono molto positivi: non solo per la
definizione percepita (analoga ai 326
ppi del Retina di iPhone 5), ma anche
per la resa cromatica, la robustezza e
la reattività. Parte del merito andrebbe
alla tecnologia G2 di LG, che incorpora
i sensori tattili nello strato più esterno
del Gorilla Glass, una soluzione analoga a quella adottata da Apple (incell touch) su iPhone 5. Sempre per
quanto concerne le caratteristiche
tecniche, non si possono non citare i
2 GB di memoria RAM, il supporto WiFi 802.11 b/g/n, NFC e Bluetooth, oltre
al supporto per la ricarica a induzione
tramite un accessorio ad hoc realizza-
to da Google. Secondo Google, Nexus
4 è in grado di garantire 10 ore di autonomia in conversazione, peccato
però che non sia un terminale LTE, ma
“solo” HSPA+. Non manca, ovviamente, una fotocamera frontale da 1.3 Megapixel e quella principale da 8 Me-
gapixel, capace di riprendere video a
1080p. Sotto il profilo software, Nexus
4 è il primo smartphone con Android
4.2 Jelly Bean preinstallato, con tanto
di funzionalità di Wireless TV, tastiera
con gesture, modalità di scatto Photo
Sphere e altro ancora.
MOBILE / In arrivo in questi giorni sugli store online di Google
MOBILE / Prezzo da 399$, ma pare non arriverà in Italia
Google ha annunciato la versione da 32 GB del suo nuovo tablet Nexus 7
Disponibile anche con modulo 3G, ma forse questo non arriverà in Italia
Schermo da 2560x1600, Cortex A15, GPU Mali Quadcore e 2GB di RAM
Nexus 7 da 32 GB, anche 3G Nexus 10 super tablet a 399$
di R. Pezzali
C
hi ha atteso un po’ di tempo per
acquistare il suo tablet forse ha
fatto bene, perché in questo
fine anno tra iPad Mini, Amazon Kindle Fire HD e Nexus 7 vedremo davvero
una lotta senza esclusione di colpi. È
proprio per risponde all’iPad Mini versione 3G che Google presenta non
solo la versione da 32 GB del Nexus 7
(prossima al lancio in Italia a
249 euro), ma anche quella
denominata Nexux 7 (32
GB + Mobile) che include
anche un modulo HDPA.
Il prezzo annunciato per
questa versione 3G è di 299
dollari, che diventeranno
probabilmente 299 euro.
La
commercializzazione
è prevista in questi giorni
tramite gli store di Google
online ma solo in alcuni
Paesi, tuttavia potrebbe arrivare entro
fine anno anche in Italia commercializzata come nei casi del Nexus 7 direttamente da Asus. Il nuovo Nexus 7
arriverà probabilmente con a bordo
la nuova versione di Android 4.2, che
aggiunge l’utile supporto multiutente per i tablet, ma se così non fosse,
trattandosi di un prodotto della famiglia Nexus, l’update OTA non dovrebbe tardare ad arrivare.
di R. Pezzali
I
l nuovo super tablet prodotto da
Samsung per Google è il fiore all’occhiello della gamma dei prodotti Nexus: schermo da 10” da 2560x1600
(300 dpi), processore ARM Cortex A15
Dual Core, 2 GB di RAM e GPU QuadCore Mali T604 sono un biglietto da
visita impressionante. Il Nexus 10, che
monta a bordo Android 4.2, non utilizza uno schermo OLED, come si pensava inizialmente, ma uno schermo LCD
che Google definisce “True RGB Real
Stripe PLS”, una sorta di IPS che offre
ottimi colori e un eccellente angolo di
visione. Con un design supersottile, il
tablet è dotato di due fotocamere, la
posteriore da 5 MP e una frontale da 2
MP con video HD. All’interno del Nexus
10, Samsung ha inserito una notevole
batteria da 9000 mAh che garantisce
9 ore di riproduzione video HD e circa 12 ore di navigazione Web tramite
connessione Wi-Fi. Manca purtroppo il
3G: il tablet sarà disponibile nelle due
varianti 16 GB e 32 GB ma può contare
su features interessanti come un doppio chip NFC, una micro HDMI e una
micro USB. Più interessante il prezzo:
399 $ per la versione da 16 GB e 499 $
per quella da 32 GB, non male per un
tablet con queste caratteristiche che
si pone come competitor diretto del
nuovo iPad di quarta generazione. Il
Nexus 10 avrà a bordo Android 4.2 con
tutte le sue novità, inclusa la gestione
multiutente. Purtroppo Samsung ci ha
comunicato che al momento il Nexus
10 non è nella sua line up di lancio per
il 2012 e inizio 2013: è probabile che
questo tablet non arriverà mai in Italia
tramite le vie ufficiali.
n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
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mobile / Negli Stati dove il Play Store vende i telefoni, il Nexus 4 costa 349 euro, ma gli utenti italiani lo pagheranno di più
Il prezzo italiano di Nexus 4, una questione aperta
Manca il prezzo ufficiale, ma è certo che il nuovo smartphone di Google arriverà in Italia a un prezzo superiore rispetto a quello del Play Store
tempo con sempre maggior frequenza. L’utente “smanettone” che compra
il Nexus 4 a 349 euro per provare sul
suo nuovo smartphone iper-potente
le ROM custom, caricare giochi e apps
senza pagarli e guardare film scaricati
da Internet, non è il consumatore che
Google e le altre aziende vogliono.
Nei prossimi anni la differenza la faranno i servizi: chi sarà disposto a sottoscrivere abbonamenti flat a servizi di
streaming e a comprare film e applicazioni sugli store avrà accesso ad ottimi
prodotti a prezzi super competitivi o
addirittura gratis, mentre chi vorrà un
super prodotto senza l’intenzione poi
di spendere per contenuti e software
dovrà abituarsi a pagare un po’ di più
all’inizio.
di R. Pezzali
U
no degli elementi di forza di
Nexus 4, secondo quanto si
è appreso dalla sua presentazione, è il prezzo: 299 dollari per un
terminale del genere non sono una
cifra che passa inosservata. In Europa,
nei Paesi dove il Play Store è attivo, il
telefono costa 349 euro, ma in Italia
potrebbe costare addirittura 549 euro
per la versione da 16 GB. LG ci ha infatti
confermato che, nonostante il prezzo
italiano non sia stato ancora annunciato, di sicuro non sarà quello di Google.
La stessa azienda ci ha inoltre comunicato che verrà venduta in Italia solo
la versione da 16 GB e che il lancio
sarà successivo di almeno 4 settimane quello di Google; questo vuol dire
fine anno, più verosimilmente all’inizio
del 2013, sempre che qualcuno sia disposto a pagarlo di più rispetto al Play
Store. Dal canto suo, Google ci ha dichiarato: “Stiamo lavorando duramente
per estendere la possibilità di acquistare
dispositivi attraverso Google Play nel
maggior numero di Paesi, al momento
però non abbiamo nulla da annunciare”,
il che conferma che uno store hardware italiano è “work in progress” ma non
ci sono date precise sul suo lancio.
La questione-prezzo
i motivi di una scelta
Se il prezzo di 549 euro dovesse essere confermato, ci sarebbero duecento euro di differenza che migliaia
di interessati al prodotto proprio non
vogliono digerire, almeno da quanto
si legge sulla pagina Facebook di LG,
dove molte persone hanno protestato
in modo più o meno civile per la decisione presa. La situazione comunque
non è solo italiana: anche in Spagna,
dove il Play Store vende hardware, ci
sono molti rivenditori che si stanno
opponendo alla vendita del Nexus
4 in negozio a un prezzo di 200 euro
più alto di quello online. Invece di colpevolizzare LG, sarebbe bene pensare
ai motivi che hanno portato a questa
scelta e a quello che sta succedendo
al mondo dell’hardware, non solo nel
segmento della telefonia. Partiamo
dal prodotto: il Nexus 4 è uno smartphone top di gamma con processore
Snapdragon S4 Pro da 1.5 Ghz, scher-
mo IPS HD da 4.7” WXGA (1280 x 768
pixel), 2 GB di RAM, NFC e fotocamera
da 8 megapixel. Manca l’LTE, certo, ma
è comunque uno degli smartphone
più avanzati presenti sul mercato, un
mercato dove i suoi competitor costano 729 euro, 699 euro, 599 euro e così
via. Per un Nexus 4, 549 euro (prezzo
non ancora confermato, ribadiamo) è
un prezzo giusto. Diventa “sbagliato”
invece il prezzo se guardiamo al listino
di Google, ovvero 349 euro, un prezzo
che serve più a Google che agli utenti
stessi (e non è escluso che la differenza
di prezzo ce la metta proprio Google).
Nonostante i milioni di smartphone
Android attivati ogni mese, Google
non riesce ancora a capitalizzare con
il Play Store: la percentuale di persone
che ha inserito la carta di credito all’interno del Play Store per acquistare
apps o libri è davvero bassa se paragonata invece ai più fedeli utenti di
Amazon e Apple. Se si legge l’ultimo
bilancio di Google si evince come la
pubblicità continui ad essere l’elemento trainante dell’azienda, quando
invece con 500 milioni di Android attivati sparsi per il mondo, il Play Store
dovrebbe essere la vera macchina da
soldi. Amazon vende il Kindle Fire HD
a prezzo di costo, Apple guadagna abbastanza sull’hardware ma tantissimo
sulle app, mentre nel caso dei device
Android il guadagno per i produttori
sta tutto sull’hardware; per Google,
invece, i guadagni (pubblicità esclusa)
devono ancora arrivare.
Ecco perchè Google ha scelto di ven-
dere il dispositivo a un prezzo così aggressivo: l’utente per comprare il Nexus
4 a 349 euro deve comunque inserire
la carta sul suo account Google. Ed è
un primo passo verso altri piccoli acquisti che ripagheranno il costo basso
dello smartphone. I primi Nexus erano
dispositivi per gli sviluppatori, i nuovi
Nexus sono dispositivi per l’accesso al
mondo di Google, e il tablet Nexus 7 è
il primo di questa nuova specie. Questa apertura di Google dal mondo “developer” al mondo consumer rende di
fatto la gamma Nexus un competitor
della stessa azienda che li produce. Il
Nexus 10, per Samsung, è un competitor del Galaxy Tab, così come per LG il
Nexus 4 è un competitor del suo prossimo Optimus G e della sua attuale
gamma che non riuscirebbe a reggere
il confronto con i 349 euro del nuovo
Nexus. Samsung probabilmente non
venderà il Nexus 10 in Italia, e così
avrebbe potuto fare LG che ha scelto
invece di posizionarlo a un prezzo in
linea con le esigenze del mercato. Il
discorso può essere adattato anche al
Nexus 7: Asus non ha venduto a 199
euro la versione da 16 GB ma ha preferito mettere sul mercato la versione
da 32 GB a 249 euro, un prodotto che
si posiziona nella stessa fascia di Galaxy Tab 2 7” e Kindle Fire HD. Asus però
non ha tablet da 7” in gamma, quindi
ha potuto rischiare. Per gli appassionati questa è stata una doccia fredda,
certo: uno smartphone come il Nexus
4 a quel prezzo faceva gola a tutti, tuttavia questa situazione si ripeterà nel
Per il consumatore
è un problema
Questo articolo non vuole essere una
difesa di LG ma solo una spiegazione
del perchè, dal punto di vista commerciale, i due prezzi sono così diversi.
Spiegando come, in futuro, potrebbero essere sempre di più i casi simili
proprio perchè le aziende che hanno
anche contenuti potranno vendere i
prodotti online ad una cifra che le altre
aziende non si possono permettere.
Dal punto di vista di un consumatore è
evidente che la cosa è da condannare,
soprattutto perché siamo circondati
da Paesi che possono comprare direttamente da Google uno smartphone
top di gamma ad un prezzo unico sul
mercato. L’aspetto più criticabile di
questa vicenda è proprio l’assenza del
Play Store hardware in Italia, che non
solo priva l’utente italiano del Nexus 4
a 349 euro ma anche del Nexus 10. Il
consumatore in ogni caso può (e dovrebbe in casi come questi) decidere
di non comprare lo smartphone: così
com’è successo con il Galaxy Nexus,
anche per il Nexus 4, senza vendite
tangibili, arriveranno i super sconti
dopo pochi mesi. Probabilmente ancora più bassi del prezzo deciso da
Google. Le colpe in questo caso vanno
divise a metà: LG non avrebbe dovuto
vendere il prodotto se non riusciva a
fare un prezzo simile a quello di Google, e Google avrebbe dovuto tenere
in maggiore considerazione il nostro
mercato.
n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
TEST / Costruzione curata, ottima qualità dello schermo, browser veloce, non moltissime le novità per Android 4.2
p.4
Google Nexus 4, qualità e prestazioni sono al top
Google fa paura: il Nexus 4 non solo ha un prezzo molto più basso della fascia top di mercato, ma anche qualità e performance da primo della classe
di R. Pezzali
I
l nuovo Nexus 4 di Google è lo
smartphone Android (e non solo)
più avanzato sul mercato: sistema
operativo Jelly Bean 4.2, schermo IPS
da 4.7” con 1280x768 pixel di risoluzione, processore SnapDragon S4 Pro
da 1.5 Ghz quad core e fotocamera
da 8 MP sono un buon biglietto da
visita, ma di assi nella manica il Nexus
4 ne ha anche altri. Per esempio la ricarica Wireless integrata, la batteria da
800 cicli di carica, lo schermo gapless
Gorilla Glass e un design gradevole
con una qualità costruttiva eccellente. Uno smartphone “mostruoso” se si
pensa che Google lo vende a soli 349
euro nei Paesi dove c’è il Play Store
hardware: il sistema operativo è totalmente targato Google, ovvero LG non
ci ha messo mano e non ha inserito
personalizzazioni. Questo farà piacere
a chi ha criticato, giustamente, LG per
la politica di aggiornamento (o di non
aggiornamento) dei suoi precedenti
smartphone.
Abbiamo avuto la possibilità di provare per un’ora abbondante il Nexus 4: il
tempo non è certo sufficiente per una
prova approfondita, ma siamo in grado
di dare le prime impressioni sul device.
Il design è simile a quello del Galaxy
Nexus: costruzione curata, finiture
molto buone e un bordino soft che migliora il grip. Non sappiamo quanto ha
contribuito LG e quanto Google a questo risultato, ma la scelta dei materiali
e delle finiture ci è sembrata di livello
superiore anche ad altri smartphone
della stessa LG, che al tatto sembrano
più “plastici”. Il retro è in Gorilla Glass
con una finitura particolare, un vetro
polarizzato che se inclinato rispetto alla
luce restituisce una texture brillante:
fortunatamente l’effetto è davvero soft;
le foto mostrate da Google da questo
punto di vista sono esagerate. Il peso
è nella media, non è leggerissimo ma
neppure troppo pesante, ed è stato ridotto in modo netto lo spessore della
cornice: il risultato è uno smartphone
da 4.7” il cui ingombro sembrerebbe
quello di un prodotto più piccolo. Lo
schermo ha un’ottima qualità: i pixel
sono invisibili e sembra davvero di
toccare il pannello, merito sia del vetro
frontale sottilissimo sia della reattività
del dispositivo, con le schermate che
scorrono rapide al tocco delle dita.
Difficile dare un giudizio sulle performance: il browser è velocissimo,
il passaggio tra le varie schermate e
le applicazioni aperte è immediato e
istantaneo. L’S4 Pro è il processore più
potente sul mercato, e con 2 GB di
RAM e un sistema operativo ottimizzato è difficile mettere in crisi il Nexus 4;
l’unico rischio è che qualche sviluppatore poco zelante possa non ottimizzare le sue app confidando nella potenza
“sovrabbondante” del telefono.
Passando ad Android 4.2 le novità
non sono moltissime: c’è una nuova
lock-screen con i widget configurabili,
un nuovo pannello di accesso veloce
alle funzioni e qualche altra modifica
di poco conto. Per gli utenti Android
la novità più interessante è la nuova
interfaccia fotografica, con una serie
di opzioni rapide a portata di “dito”, la
gestione HDR e Photo Sphere, ovvero
la possibilità di scattare foto panoramiche a 360° in modo guidato. È carino,
anche se non una novità assoluta. La
fotocamera con sensore Sony da 8 MP
offre una buona qualità di scatto, è abbastanza rapida nell’aggancio del punto di fuoco e la lag di scatto è minima,
anche se un leggero ritardo c’è.
Tra le features di Android 4.2 ci sarebbe
Miracast, ma purtroppo non abbiamo
potuto provarlo, così come non abbiamo provato la ricarica Wireless. Google,
infatti, per mantenere bassi i costi del
device ha scelto di non mettere nella
confezione né le cuffie né il caricatore
Wireless: LG potrebbe supplire a queste
mancanze offrendole in bundle senza
altri costi aggiuntivi. In questo caso è
davvero difficile dire se il telefono è “da
comprare”. Se fosse disponibile sullo
store di Google a 349 euro sarebbe stato un must have: performance, design,
sistema operativo e prezzo sono tutti
dalla sua parte. Gli unici difetti sono
l’assenza dell’LTE, la mancanza di slot
SD e il prezzo di LG più caro (anche se
non ancora ufficiale). Anche a 549 euro
(calcolando che poi si troverà anche a
meno) resta uno smartphone da prendere, ma è difficile per un consumatore
accettare l’idea di pagare più degli altri
utenti europei. In Italia arriverà tardi, e
se qualcuno ha modo di farlo arrivare
dagli altri Paesi europei, fa senza dubbio un affare anche se gli dovesse costare un po’ di più. Resta il problema
della garanzia: essendo un prodotto
venduto da Google, LG difficilmente si
farà carico dei problemi di quelli acquistati dal Play Store.
Se Amazon e Google iniziano a produrre prodotti di questa qualità a
questi costi (e Microsoft sembra sulla stessa strada con il Surface e il suo
smartphone) la situazione per gli altri
produttori inizia a farsi preoccupante.
video
Nexus 4 - in un video anche le novità
di Android 4.2 Jelly Bean
n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
mobile / L’estrema personalizzazione della home screen è tra i temi principali di Windows Phone 8, ma non è il solo
p.5
Windows Phone 8 è arrivato: ecco tutte le novità
Microsoft ha lanciato Windows Phone 8, un sistema operativo tutto nuovo, e un’interessante gamma di smartphone con prezzo a partire da 299 euro
di R. Pezzali
L
o scorso giugno, quando presentò per la prima volta Windows
Phone 8, Microsoft elencò una
serie di novità del sistema operativo
mobile che da sole bastavano per
renderlo decisamente interessante.
Ma non era tutto: Joe Belfiore, il responsabile della divisione Windows
Phone di Microsoft, aveva lasciato
intendere che sarebbero arrivate altre novità quando il sistema sarebbe
stato ufficialmente presentato e disponibile, e quel giorno è finalmente
arrivato.
Di Windows Phone 8 abbiamo parlato
già tantissimo: è un sistema operativo
totalmente nuovo con alla base lo
stesso kernel di Windows 8, il kernel
NT. Una scelta quella di Microsoft che
ha tagliato dall’update, non senza polemiche, gli attuali Windows Phone 7,
ma che garantirà secondo l’azienda
un vantaggio per il nuovo ecosistema
grazie ad app più semplici da sviluppare e api comuni tra i vari sistemi
Windows 8 e Windows RT.
Windows 8 si regge fondamentalmente su otto pilastri, il primo dei
quali è il supporto a un hardware
rinnovato che integra i processori
S4 Plus Snapdragon, gli schermi HD
con risoluzione fino a 1280x768. C’è
spazio anche per la fotocamera che
finalmente può riprendere in Full HD
e per l’espansione di memoria microSD, anche se queste features sono
lasciate ai produttori che scelgono se
implementarle o meno. Per tutte le
novità nel dettaglio, vi rimandiamo a
questo articolo completo.
Nokia Lumia 920
Operatori: TIM, Vodafone,
Wind e Tre
Prezzo di listino: 599 euro (con
caricatore wireless in omaggio)
Ma le grosse novità sono soprattutto
software, e Microsoft ha finalmente
chiuso il cerchio mostrando quello
che secondo loro è lo smartphone
che più di ogni altro riesce a comportarsi come lo smartphone perfetto
per ogni singolo utente. La particolarità sono senza dubbio le tiles animate: con la nuova versione le tiles
possono essere non solo spostate
dalla home ma anche gestite su tre
diverse dimensioni: piccola, quadrata
e larga. E ogni tile è attiva, non è più
una semplice icona di lancio, ma “parla” fornendo informazioni, feedback e
notifiche.
Microsoft ha cambiato anche la
lockscreen: l’utente può decidere che
notifiche far apparire direttamente
sulla schermata di blocco schermo e
soprattutto può usare la schermata di
blocco per raffigurare elementi che
arrivano dalle applicazioni in modo
dinamico, come il calendario, il wall
foto di Facebook o il risultato di una
squadra di calcio.
La massima personalizzazione della
Nokia Lumia 820
Operatori: TIM,
Vodafone, Wind e Tre
Prezzo di listino:
499 euro
home screen è il tema principale del
nuovo Windows Phone, che vuole
offrire anche un qualcosa di diverso
nella gestione delle relazioni tra i contatti. La sezione rubrica, infatti, viene
espansa con quelle che si chiamano
“stanze”, gruppi di utenti (amici, famiglia, lavoro) completamente personalizzabili all’interno dei quali possono
anche essere gestite chat di gruppo.
Novità anche dal punto di vista social:
i fanatici dei social network apprezzeranno le nuove app per Twitter e
Facebook, mentre chi usa Skype sarà
contento di sapere che Skype è stato
totalmente integrato, e che l’acquisizione da parte di Microsoft del colosso del Voip inizia a dare i suoi frutti.
Totalmente integrato vuol dire che
non ci sarà bisogno di lanciare l’applicazione, sarà perennemente attiva
senza gravare sull’autonomia e sarà
in grado di ricevere chiamate Voip
e chat in ogni istante. Al momento
sui terminali che abbiamo provato
Skype non è ancora presente, ma
dovrebbe arrivare con un update tra
HTC 8X
Operatori: TIM
Prezzo di listino: 549 euro
qualche settimana.
Un’altra novità interessante è il Kid’s
Corner, l’angolo bambini: una sorta di account guest che l’utente può
configurare per fornire un ambiente
sicuro con le sole applicazioni approvate. In questo modo si può lasciare
lo smartphone in mano ai figli che si
troveranno in un ambiente semplice,
con le sole icone da premere per lanciare giochi e app e senza possibilità
di andare in zone “pericolose” come il
browser o la mail.
Infine, Microsoft ha presentato Data
Sense, una suite di utility e applicazioni per gestire al meglio il piano
dati. Oltre alla possibilità di regolare
soglie per le singole applicazioni e
monitorare il consumo di banda con
una tile animata, con Data Sense i dati
vengono compressi in real time dallo
smartphone per incidere meno sul
consumo di banda: Microsoft stima
che con Data Sense uno smartphone
consuma il 45% in mano di banda
grazie alla compressione dei dati.
Purtroppo Data Sense è una funzione
che dev’essere attivata in collaborazione con gli operatori e al momento nessun operatore italiano pare sia
pronto a offrirla, quindi non sarà presente sui nostri Windows Phone.
Ecco un video realizzato da Microsoft
con tutte le novità (Clicca qui per vedere il video).
In conclusione, nel box qui sotto
riassumiamo la gamma degli smartphone Windows 8 disponibile al
lancio, con i vari prezzi di listino e i
diversi operatori che li avranno a disposizione.
HTC 8S
Operatori: TIM, Vodafone
Prezzo di listino: 299 euro
Samsun g Ativ S
Operatori: TIM,
Tre
Prezzo di listino:
599 euro
n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
MOBILE
Bordi ultrasottili
e IGZO nel
futuro di AUO
L’azienda taiwanese ha chiaro
verso quale direzione puntare:
IGZO e display con bordi
ultrasottili sono il futuro
ed è ora di puntarci
di V. Barassi
Dopo aver presentato il suo pannello 4K IGZO da 65’’ di diagonale, AUO torna a far parlare di
sé: l’azienda ha presentato un
ipotetico smartphone dotado di
display da 4,46’’ caratterizzato da
un bordo di solo un millimetro.
L’operazione è stata possibile grazie all’utilizzo della nuova tecnologia Low Temperature Poly-Silicon
(LTPS), che permette di andare oltre i limiti cui siamo abituati oggi.
Nello stesso comunicato AUO afferma di essere al lavoro sullo sviluppo di AMOLED, IGZO e AHVA
(Advanced Hyper-Viewing Angle)
e annuncia che è entrato in fase
di produzione di massa un nuovo
display 4.97’’ AHVA con una risoluzione di 1080x1920 pixel (FullHD),
che porta la densità dei pixel per
pollice a un valore di 443. In arrivo
anche un display di 4,65’’ AMOLED
(317 ppi) dotato di un pixel design
proprietario (capace di offrire una
migliore qualità di immagine e un
consumo di energia ridotto) e un
pannello ultrasottile da 10’’ dotato
di risoluzione 2560x1600 pixel e
che vanta una cornice di soli 1,5
millimetri di spessore pensato per
i tablet del futuro. AUO non scherza affatto.
MOBILE / Nexus 4 e 10 i primi a usare la nuova versione di Android, la 4.2 “Jelly Bean”
p.6
Miracast e multiutente: ecco Android 4.2
Wireless TV, nuove funzionalità fotografiche, supporto multiutente: è sempre Jelly Bean ma è più di un restyling
di E. Villa
L’
evento non c’è stato per via
dell’uragano Sandy, ma Google
non ha comunque rinviato gli
annunci. Nexus 4 e Nexus 10 sono i
primi terminali a impiegare la nuova
versione di Android, la 4.2 “Jelly Bean”
che, rispetto alla precedente 4.1 (anch’essa Jelly Bean), introduce alcune
novità significative. Tra queste, quella sicuramente più interessante è il
supporto per Miracast, protocollo
standard di condivisione audio/video su Wi-Fi: con Miracast (la mente
corre immediatamente ad AirPlay) è
così possibile lo streaming diretto di
contenuti audio/video tra terminali
predisposti, tra i quali figurano anche
TV di prossima commercializzazione.
Non è però necessario cambiare il
TV: il display attuale può essere reso
compatibile Miracast con un apposito box. Altra novità importante è la
tastiera che offre pieno supporto per
le gesture: in pratica per scrivere una
parola è sufficiente far scorrere il dito
sulla tastiera, il sistema interpreta il
movimento e i cambi di direzione e
propone le possibili soluzioni, il tutto
con una sensibilità degna di nota.
È disponibile anche una nuova modalità per gli scatti, Photo Sphere, che
permette di realizzare scatti panoramici in ogni direzione; basta muovere
il telefono/tablet sull’asse orizzontale
e/o verticale, e il software realizzerà
l’immagine finale. Novità interes-
MOBILE / Lo smartphone Eluga non ha dato i risultati sperati
Panasonic, stop al mobile in Europa
Da marzo 2013 Panasonic non venderà più smartphone in Europa. Addio Eluga
di R. Pezzali
L’
esperimento Eluga è fallito.
Lanciati lo scorso febbraio, gli
smartphone Panasonic non
hanno raggiunto i livelli di vendite
sperati e Panasonic, dopo i rumor
degli scorsi giorni, ha comunicato ufficialmente che smetterà di vendere
i suoi prodotti mobile in Europa nel
2013. Con un solo modello venduto
a un prezzo non troppo competitivo,
Eluga non ha saputo distinguersi
dalla massa dei terminali Android,
anche se ci ha provato. Panasonic ha
infatti cercato di dare un indirizzo diverso allo smartphone, pensandolo
non solo per la parte “call & mail” ma
anche per l’integrazione con elettrodomestici, fotocamere Lumix e TV
Viera. Il portavoce di Panasonic, James Bell, ha confermato che l’azienda continuerà a produrre e vendere
smartphone per il mercato giapponese; tuttavia, il ritiro dell’Europa è
necessario e viene inserito in un più
ampio piano di risanamento aziendale. La decisione ha portato a una
serie di conseguenze: tagli ai salari
dei manager, chiusura di fabbriche
e conversione di linee produttive.
Le voci erano quindi fondate. E non
possiamo che essere preoccupati, a
questo punto, per quelle indiscrezioni che preannunciano il possibile
abbandono della tecnologia plasma
per i TV.
santi, ma a è soprattutto il supporto
multiutente per i tablet ad aver catturato l’attenzione dei commentatori:
con Jelly Bean 4.2 è possibile che più
utenti condividano contenuti e app
senza doverle scaricare più volte, ma
ognuno di essi mantiene le proprie
impostazioni, i documenti personali,
i salvataggi, i contatti, i bookmark,
tutto ciò che, in pratica, si può considerare davvero “personale”. Infine,
non possiamo dimenticare una nuova versione delle notifiche, più smart
perché permette anche di porre in
essere azioni immediate, l’accesso diretto alla fotocamera dalla lockscreen,
accessibilità migliorata con possibilità
di zoomare ogni area dello schermo e
alcuni altri interventi minori.
MOBILE
Quad core
e display HD per
Huawei Honor 2
Per ora è stato presentato solo
per il mercato cinese, ma Huawei
Honor 2 è uno smartphone
interessante e più evoluto del
modello da cui prende il nome.
È un dispositivo Android con
display da 4.5’’ con risoluzione
di 1280x720 pixel e processore
quad core. Si tratta di un chip
sviluppato interamente in casa,
lo stesso K3V2 che equipaggia
l’Ascend D Quad, qui in versione a
1.4 GHz. Lo smartphone è dotato
di fotocamera da 8 MP con ripresa
video a 1080p, 2 GB di RAM, 8
GB di storage on board e slot di
espansione per schede microSD.
Arriverà a un prezzo di 1888 Yuan
in patria, circa 235 euro.
n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
p.7
TEST / Tra tutti i prodotti basati sul sistema operativo Mobile di Microsoft, questo Nokia è forse lo smartphone più atteso
Prime ottime impressioni sul Nokia Lumia 920
Schermo PureMotion+, camera Pureview stabilizzata, LTE e ricarica Wireless sono i punti di forza del top di gamma Nokia, provato in anteprima
di R. Pezzali
D
opo il primo contatto al Photokina di Colonia nel corso dell’evento di lancio di Windows
Phone 8, abbiamo finalmente avuto
modo di toccare e provare realmente
il nuovo Lumia 920.
Il Lumia 920 in versione definitiva
conferma le nostre impressioni iniziali: è davvero un prodotto eccellente,
sia sotto il profilo estetico sia dal punto di vista delle prestazioni. I punti di
forza sono fondamentalmente quattro: il primo è la fotocamera PureView
con stabilizzatore ottico, il secondo è
la ricarica Wireless, il terzo è la connettività LTE e il quarto è lo schermo
PureMotion+.
Per quanto riguarda la parte fotocamera aspettiamo il primo esemplare
di Lumia 920 in redazione per poter
fare confronti con altri smartphone
video
Nokia Lumia 920 - tutti i dettagli in
un video
top di gamma, mentre per gli altri
due aspetti le notizie sono assolutamente positive. Nokia infatti darà
gratuitamente il caricatore wireless
a tutti coloro che acquisteranno in
questa prima fase di lancio il Lumia
920 mentre per l’LTE la presenza di
un chip multibanda rende il Lumia
920 compatibile con le bande europee del 4G. Con il suo schermo da
4.5” protetto da Gorilla Glass e con
tecnologia PureMotion+ (refresh
a 60 Hz), il 920 può sembrare uno
smartphone grande, tuttavia abbiamo provato a tenerlo in tasca e le dimensioni “extralarge” non sembrano
essere un grosso problema. Il peso
invece non è indifferente, e questo
è un aspetto da tenere in considerazione: è uno degli smartphone
più pesanti che ci sia mai capitato di
tenere in mano, e anche se il peso
è proporzionale alla solidità della
scocca, il Lumia 920 è proprio un
“bel mattoncino”.
Lo schermo è abbastanza brillante,
sicuramente trattato con uno strato
antiriflesso efficace che abbatte un
po’ di luminosità, ma dovrebbe garantire una visione perfetta anche
alla luce diretta del sole. Eccellente
la reattività: Windows Phone 7 era
già molto reattivo e ora, grazie anche
alla gestione dell’interfaccia a 60 Hz
le schermate sul Lumia 920 scorrono
fluide senza il minimo ritardo. Ormai è
diventato superfluo
parlare di hardware e
potenza degli smartphone: impossibile
andare oltre certi livelli di performance,
e le sole applicazioni
che potrebbero mettere in crisi la piattaforma sono quelle
di editing video e di fotoritocco, ma
ancora non ci sono applicazioni così
sofisticate per smartphone da richiedere potenza di calcolo ulteriore.
MOBILE / A fine settembre il numero di applicazioni presenti sul Play Store era di circa 675.000
Android: il 25% delle app nello Store sono sospette
Una ricerca effettuata da Bit9 dimostra che in Google Play c’è un numero allarmante di app di dubbia affidabilità
di D. Segoloni
G
oogle Play Store sta conoscendo una crescita esponenziale,
ma all’aumento dei numeri
positivi segue, ovviamente, anche
un aumento di quelli negativi.
Una ricerca di Bit9, società leader
nella sicurezza online, pone infatti
l’accento sulle attività sospette di
alcune app presenti nello store di
Google. La ricerca è stata effettuata
su un campione di 412000 applicazioni, ed è stata condotta dividendo
le app in tre categorie: verdi (fidate),
gialle (meno fidate, ma non sospette), rosse (sospette). La logica secondo la quale un’app finisce nell’una o
nell’altra categoria è estremamente
semplice: sarà di certo più sospetta
un’app di wallpapers che chiede l’accesso alle vostre email, piuttosto che
un’app di un social network che fa la
stessa richiesta.
Andiamo a sbirciare i numeri di questa indagine: sul campione analizzato è risultato che il 72% delle app
richiede accesso ai dati personali
dell’utente, e che il 25% del totale
(più di 100000), ricade nella categoria rossa.
Bit9 precisa di non aver fatto questa
ricerca per allarmare, ma solo per
sottolineare il fatto che le app possono essere pericolose e che bisogna
stare attenti a quello che autorizziamo sui nostri dispositivi.
Attendiamo a breve uno smartphone
in redazione per una prova completa
e approfondita di questo prodotto,
con focus sulla parte fotografica.
MOBILE
Office in arrivo
per Android e iOS
The Verge è riuscita a ottenere
informazioni sull’ancora non
annunciata versione di Office
per dispositivi iOS e Android.
Scaricando l’app si potranno
visualizzare documenti Word,
Excel e PowerPoint; per modificarli
bisognerà sottoscrivere un
abbonamento Office365. Sarà
caratterizzato da un aspetto
minimal e permetterà un editing
di base. L’app dovrebbe sbarcare
in forma gratuita sull’App Store
di Apple a febbraio-marzo, e sul
Play Store entro maggio 2013. Si
attendono conferme da Microsoft.
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n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
TEST / Un tablet a prezzo contenuto realizzato seguendo la filosofia di Amazon: i contenuti valgono più dell’hardware
p.9
Anteprima Kindle Fire HD: ecco il tablet anti-iPad
È arrivato in redazione uno dei primi campioni del tablet Kindle Fire HD. Ottimo schermo, ottimo audio e un’interfaccia molto fluida e facile
di R. Pezzali
S
ono arrivati in Italia i primi esemplari di Kindle Fire HD e Kindle
Fire. Un tablet a basso costo,
199 euro per la versione da 16 GB,
costruito attorno alla filosofia di Amazon, secondo cui i contenuti valgono
molto più dell’hardware. Ed è proprio
sui contenuti, dai libri alle applicazioni, che Amazon intende guadagnare,
vendendo il tablet senza generare alcun profitto.
Abbiamo tra le mani uno dei primi
Fire HD arrivati in Italia, e nei prossimi
giorni inizieremo a giocarci in modo
approfondito, per una prova completa. Il Fire HD non dà l’impressione di
essere un tablet di fascia bassa, anzi:
video
Kindle Fire HD - in un video
le prime impressioni
MOBILE
iPad mini, ad Apple
costa 188 dollari
iSuppli ha stimato in 188 $ il costo
di produzione dell’iPad mini da
16 GB, venduto a 329 $. La stima
si riferisce al costo dei singoli
componenti. Il display di iPad mini
(LG o AUO) rappresenterebbe
il 43% del costo totale, poiché
Apple paga ai fornitori circa 80 $
a esemplare. I 16 GB di memoria
costano 15,50 $ ad Apple, 32
GB costano 31 $ e 64 GB sono
acquistati a 62 $. Il modello top
viene venduto a 529 dollari/
euro, una cifra spropositata
considerando che l’unica
differenza è la memoria; il prezzo
giusto sarebbe di 375.5 dollari/
euro. Apple guadagna molto sul
modello base e ancora di più sui
modelli da 32 e 64 GB.
scocca decisamente robusta, schermo
HD protetto con Gorilla Glass e un rivestimento “soft” sul retro, che restituisce
un feeling decisamente positivo. Sul
retro, Amazon ha inserito una coppia
di speaker, scelta decisamente azzeccata trattandosi di un prodotto nato
per fruire al meglio di libri, musica e
film. La resa audio di questi diffusori è
davvero notevole.
Amazon ha fatto un lavoro eccelso anche per quanto riguarda lo schermo:
ha ridotto lo spessore del Gorilla Glass
e il dito sembra proprio toccare il pannello, con una reattività impressionante e una fluidità dell’interfaccia davvero
ottima. Il sistema operativo del Fire HD
è Android, ma si tratta di una versione
talmente “custom” che l’utente riconoscerà il sistema di Google solo dalla
barra di notifica a scomparsa e dal sistema di sblocco.
Ben fatte le applicazioni, soprattutto
quella di lettura e quella per la musica,
dove in tutti i casi si apprezza l’ottima
gestione del cloud. Il Kindle è forse il
primo dispositivo dove il cloud viene
gestito in modo intelligente e trasparente per l’utente: con una connessione wireless a disposizione sembra di
avere i contenuti su una card SD.
Purtoppo mancano i contenuti vi-
deo. Al momento le differenze tra
un Kindle Fire e un Nexus 7 sono
minime: se carichiamo le app di
Amazon sul Nexus, alla fine si ha
accesso agli stessi contenuti. La
differenza però la fa l’interfaccia
utente: il Kindle Fire è davvero alla
portata di tutti, forse è anche più
facile da usare dell’iPad come navigazione e fruizione. Il Nexus, dal
canto suo, è un po’ più complesso.
In sostanza, il Kindle è davvero un ottimo prodotto, dedicato alla fruizione
di contenuti, foto, video e app grazie a
MOBILE / Sono i risultati di una ricerca di Strategy Analytics
iPhone: fedeltà dei clienti in calo
“Solo” il 75% dei possessori di un vecchio iPhone acquisterebbe quello nuovo
Sceso il gradimento rispetto allo scorso anno, che arrivava invece all’88%
di V. Barassi
P
er la prima volta dal 2007, anno
del lanco del primo iPhone, la
fedeltà dei clienti Apple rispetto allo smartphone pare essere in
crisi. Dalla ricerca annuale effettuata
da Strategy Analytics emergono dati
significativi che inquadrano bene la
soddisfazione generale degli utenti.
Se, in Europa Occidentale, nel 2011
erano circa l’88% i clienti Apple che
si dicevano pienamente soddisfatti
del proprio telefono e non vedevano
l’ora di passare al nuovo modello, nel
2012 la tendenza è diminuita non
poco: solo il 75% dei possessori di
un iPhone precedente ha espresso la
propria volontà di acquistare la nuova
versione, un dato in declino di ben
13 punti percentuali rispetto a quello
dell’anno passato. Sebbene negli USA
il dato non sia così negativo come in
Europa (dal 93% all’88%), è evidente
che i fedelissimi di iPhone siano un po’
in calo. Nelle interviste associate alla
ricerca, la maggior parte degli insoddisfatti ha lamentato una mancanza
di innovazione tale da non giustificare
l’acquisto di un nuovo iPhone rispetto
a un modello precedente.
La concorrenza poi diventa sempre
più aggressiva e di qualità e i dubbi, soprattutto in relazione ai prezzi,
crescono sensibilmente. Apple deve
correre ai ripari?
uno schermo e a un audio eccellenti.
Non è un prodotto per smanettoni, ma
non è neppure un prodotto per chi desidera qualcosa di diverso dall’iPad.
MOBILE
Exynos Adonis, la
batteria dura di più
La divisione Large Scale Processor
di Samsung avrebbe prodotto
il primo modello di prova del
prossimo processore Exynos
per i suoi smartphone basato
sul processo produttivo HighK Metal Gate (HKMG) a 28
nanometri. Il nuovo Exynos 5400
(Adonis) sfrutta l’architettura ARM
Cortex A15 e unisce in un solo
SoC 4 CPU e una GPU a basso
consumo. L’Exynos 5400 dovrebbe
consumare sensibilmente meno
rispetto al nuovo Exynos 5250,
usato sui recenti Chromebook.
Samsung pensa di poter lanciare la
mass production entro fine anno,
e sarebbe il primo processore a
28 nanometri realizzato con la
tecnologia HKMG.
n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
p.10
mobile / A Yokohama si è svolta l’FPD, la fiera dove i produttori espongono gli schermi del futuro
mobile
Attenzione puntata sul settore mobile, largo agli e-ink a colori, ma poche novità per quanto riguarda i televisori
Tra gli espositori si contano però assenze molto importanti, LG e Samsung hanno disertato la manifestazione
Dopo mesi di silenzio, si parla
del lancio del tablet “doppio”
di Samsung, previsto
nel primo semestre del 2013
FPD International a tutto smartphone
di R. Pezzali
O
gni anno a novembre si tiene
una importante fiera: l’FPD
International. FPD sta per Flat
Panel Display e questa fiera è l’evento internazionale dove produttori
e centri di ricerca mostrano le loro
ultime ricerche nel campo dei pannelli. Come ogni anno le novità sono
molte, ma emerge un dato significativo: le principali tecnologie e ricerche
sono ormai focalizzate sul segmento
mobile. Se gli scorsi anni si parlava di
OLED, di tecnologie alternative come
i nanotubi e altre piccole migliorie per
il segmento TV, quest’anno all’FPD gli
schermi da più di 20” sono solo un
ricordo. Una situazione, questa, davvero triste: l’OLED continua a essere
un miraggio e la sua produzione di
massa è in una fase di stallo, il plasma
sembra destinato a sparire mentre
per la tecnologia LCD, fatta eccezione per l’IGZO, all’orizzonte non si
vedono spazi per ulteriori miglioramenti. Ecco le principali novità dell’FPD International, anche se è bene
sottolineare che a questa fiera non
espongono i produttori coreani, LG e
Samsung.
Japan Display (Hitachi, Toshiba e
Sony) ha sviluppato un pannello
LCD riflessivo che consuma solo 3
milliwatt per mostrare un’immagine
statica. L’obiettivo è realizzare ebook a
colori e libri interattivi con durata pari
a quello dell’e-ink. Con una diagonale
di 7”, questo schermo usa una piccola memoria abbinata a ogni pixel per
memorizzare lo stato, un circuito che
consuma pochissimo se non è richie-
sto un refresh continuo. Due i modelli
mostrati di questo schermo, uno che
predilige la luminosità con un alto
grado di riflettività e uno che predilige l’accuratezza cromatica. Entrambi
hanno un contrasto pari a 300:1, ma
il primo, con risoluzione di 1024x768
pixel, raggiunge solo il 5% del gamut
colore NTSC, mentre il secondo, che
ha una risoluzione di 1025x576, arriva
al 36%. Japan Display è in grado di
partire subito con la mass production
di questo tipo di display.
L’azienda ha anche mostrato i nuovi
pannelli Full HD per smartphone: con
un’incredibile risoluzione di 503 ppi,
Japan Display è riuscita a creare un
4.38” da 1920x1080 pixel, sfruttando
la tecnologia White Magic di Sony
che prevede anche un pixel bianco
per migliorare la luminosità e ridurre
il consumo del 50%. Tuttavia l’azienda
non sembra ancora pronta a mettere
in produzione questo display, le difficoltà che si incontrano per produrlo
sono ancora troppe. La risoluzione
di 503 ppi non è comunque un record: Japan Display aveva mostrato a
Boston un pannello da 2.3” con risoluzione 1280x800, un totale di 651 ppi.
Arrivano anche i primi prodotti con
tecnologia OLED: il protagonista in
questo caso è il nuovo pannello da
4.5” da 1280x720 pixel che utilizza un
OLED bianco con tre filtri colore per le
componenti rosso, verde e blu. Un approccio diverso da quello di Samsung,
ma che secondo Japan Display porterà a una maggiore diffusione di questo tipo di schermo. Lo sviluppo di
questo pannello è iniziato nell’aprile
del 2012 fondendo le tecnologie
Galaxy Q
nel 2013?
di D. Loda
Il pannello LCD riflessivo da 7”
di Japan Display
delle tre aziende, e ci vorrà ancora
un anno per la mass production. Con
una luminosità di 400-500 cd/m2 e un
contrasto nativo superiore ai 10.000:1,
questo pannello al momento copre
il 90% del gamut dello spazio colore
NTSC, ma si punta a raggiungere il
100% prima della mass production.
Sempre basati su tecnologia OLED
i nuovi pannelli realizzati da SEL e
da Sharp, un 13.5” con risoluzione di
3840x2160 (4K) e un 3.4” da 960x540.
Quest’ultimo, grazie a un substrato in
resina, può anche essere usato come
display flessibile.
Project Vivit Co ha puntato molto sull’e-ink a colori: ad esempio, un e-ink a
tutti gli effetti ma in grado anche di
riprodurre video. L’obiettivo è creare
reader che possano essere usati anche come libri di testo multimediali
scolastici. È un prototipo.
A sinistra uno dei pannelli realizzati da SEL e da Sharp: un 3.4” da 960x540 che può anche essere usato come display
flessibile. A destra, un prototipo di un pannello e-ink di Project Vivit Co in grado anche di riprodurre video.
Era un po’ che se ne erano perse le
tracce, ma stando a quanto riportato da The android soul, Samsung
non ha abbandonato il progetto
dello Smartbook Galaxy Q: il tablet a doppio schermo “flessibile”
dovrebbe vedere la luce durante il
prossimo anno.
La casa coreana ha recentemente
presentato il componente clou dello Smartbook, lo schermo pieghevole su cui lavora da tempo: non
siamo sicuri di quanto bello sarà
guardare uno schermo con risoluzione di 1280x672 pixel (dovrebbe
essere 720 pixel, ma la presenza dei
tasti touch sullo schermo si “mangia” i restanti 48 pixel), ma la soluzione è sorprendente e futuristica.
I rumor indicano che Samsung sia
pronta a lanciare il Galaxy Q, con
il primo schermo flessibile, entro i
primi sei mesi del 2013.
Il Galaxy Q Smartbook oltre ai due
display da 8 e 5’’ dispone di una
buona dotazione tecnica, a partire
dalla CPU dual core Exynos 5250
da 1,7 GHz (la stessa usata per il
Nexus 10), 2 GB di RAM, fotocamera
da 8 MP sul retro e da 2 MP frontale
e GPU Mali T604. Il sistema operativo dovrebbe essere Android 4.1
Jelly Bean, ma non è da escludere
il lancio con Android 4.2.
Samsung ha già dimostrato di essere in grado di creare segmenti di
mercato, come con la commercializzazione del Galaxy Tab 7.0 (il primo tablet da 7 pollici al mondo) e
con il Galaxy Note da 5 pollici, considerato il primo “phablet” lanciato
sul mercato. Ce la farà anche qui?
n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
MOBILE
LTE, l’Europa
allarga
lo spettro
La Commissione Europa ha
deciso di aggiungere altri
120 MHz alle frequenze 4G
sulla banda 2 GHz: l’obiettivo
è radoppiare la capacità
di spettro USA
di R. Pezzali
Più spazio all’LTE: l’obiettivo è spingere la banda larga per rilanciare
l’economia e lo sviluppo dei Paesi
dell’Unione Europea. La Commissione Europea ha infatti deciso
di aggiungere altri 120 MHz alla
banda dei 2 GHz da dedicare alle
reti LTE 4G. Gli stati membri dovranno quindi aprire lo spettro in
questione entro il 30 giugno del
2014 e soprattutto dovranno far
coesistere le diverse tecnologie.
Secondo Neelie Kroes, vicepresidente della commissione, con
questa modifica l’Europa sarà in
grado di soddisfare le sempre più
crescenti richieste di banda larga wireless, e i vantaggi saranno
tangibili e per tutti. Inoltre, con
questa aggiunta, la quantità di
spettro destinata al broadband
wireless per l’Europa diventerebbe doppia rispetto a quella degli
Stati Uniti.
Non tutto però è così facile: la
banda assegnata al momento in
Italia viene utilizzata per l’UMTS
e gli operatori dovranno investire per fare il reframing di queste
frequenze e quindi pagare per
cambiare la destinazione d’uso:
la “fame” di frequenze c’è, e le frequenze questa volta sono già in
mano degli operatori, ma resta da
vedere chi, nonostante la spinta
dell’UE, dediderà di fare questo
passo.
TEST / Lo smartphone di HTC regala ottime performance, reattività, velocità e leggerezza
p.11
HTC 8X, prime impressioni: convincenti
Sottile, leggero e veloce: il top di gamma Windows Phone 8 di HTC è forse uno dei migliori terminali dall’azienda
di R. Pezzali
W
indows Phone 8 sembra nato
sotto una buona stella. Se il
sistema operativo messo a
punto da Microsoft è convincente, la
line up di smartphone preparata dai
produttori è a dir poco eccellente.
HTC ha portato all’evento di lancio
di Windows Phone 8 i suoi terminali,
HTC 8X e HTC 8S. Se quest’ultimo è
davvero un buon entry level, realizzato
con cura e curato anche nei dettaglio,
l’HTC 8X è forse uno degli smartphone più belli mai realizzati dall’azienda
di Taiwan, sia come costruzione, sia
come design.
Il corpo, infatti, è un blocco unico
(colorato) con una finitura soft, molto
gradevole al tatto e difficile da sporcare: rispetto agli altri smartphone
Android di HTC, qui non ci sono parti
sporgenti (tipo l’ottica della fotocamera) e il risultato è davvero armonico.
Lo smartphone è leggero e sottile,
con uno schermo HD da 4.3” che è la
dimensione perfetta per non avere un
terminale troppo ingombrante ma, al
tempo stesso, con uno schermo più
ampio della norma.
Lo schermo non è OLED, ma un LCD
IPS con un buon angolo di visione e
dotato di una buona luminosità di
punta. I pixel sono quasi invisibili a occhio nudo: per vederli si deve proprio
avvicinare l’occhio al Gorilla Glass frontale. HTC ha curato al massimo finiture
e dettagli: c’è un LED di stato inserito
nella zona frontale e per la parte audio,
oltre ad uno speaker posto sul retro, è
stato inserito un amplificatore cuffia
da sfruttare al massimo con il sistema
di equalizzazione targato Beats Audio.
Anche se non c’è il PureView come
sul Nokia Lumia, l’HTC 8X può contare su una doppia camera capace di
riprendere a 1080p. La fotocamera
frontale, infatti, non solo è dotata di
ottica f2.0 con grandangolo 24mm,
ma può registrare anche in Full HD.
La fotocamera principale, invece, è
dotata di un sensore BSI a 8 Megapixel e ha un processore ImageSense dedicato alla compressione e allo
sviluppo dei dati grezzi del sensore:
abbiamo realizzato un po’ di scatti
all’evento e il risultato sembra buono, ma a breve proporremo la prova
completa con tanto di immagini da
scaricare e valutare.
Qui sotto potete vedere un breve video dell’HTC 8X in attesa della prova
completa che verterà in modo particolare su autonomia, fotocamera
e qualità audio video, anche perché
processore, memoria e sistema operativo alla fine sono gli stessi degli altri
smartphone Windows Phone.
In sostanza, HTC 8X “a pelle” ci è davvero piaciuto, anche se l’abbiamo usato
un po’ poco per dare giudizi definitivi:
le performance sono quelle di Windows Phone, non mancano reattività
e velocità e la costruzione è quella di
uno smartphone davvero sopra la media. Per non parlare poi delle dimensioni: sottile e leggero, sembra quasi di
non sentirlo, eppure ha uno schermo
da 4.3”.
ll prezzo di listino è di 549 euro: può
sembrare molto caro, ma in realtà è
allineato ai prezzi dei top di gamma
presenti sul mercato.
video
HTC X8 - in un video
le nostre prime impressioni
n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
PEOPLE & MARKET
PEOPLE & MARKET / Ottimi risultati in casa Samsung
Gli ingegneri di Apple
sarebbero al lavoro sullo
sviluppo di processori fatti
in casa per sostituire quelli
realizzati da Intel. ARM anche
per i Mac del futuro?
Il nuovissimo Note II va alla grande, ma è il Galaxy S III il vero successo
Apple progetta
la fuga da Intel
di P. Centofanti
Non è la prima volta che si vocifera
dell’intenzione di Apple di abbandonare i processori Intel nella realizzazione dei suoi computer, ma
questa volta l’indiscrezione viene
rilanciata da Bloomberg che ha
ottenuto riscontri da diverse fonti
all’interno dell’azienda. La recente
riorganizzazione dei vertici di Apple in particolare, si inserirebbe in
questo piano, con Bob Mansfield
a capo della ricerca e sviluppo su
nuovi processori, eventualmente
in grado di sostituire quelli Intel
attualmente impiegati in tutti i
Mac. In particolare, Apple starebbe valutando un passaggio dall’architettura Intel a quella ARM, una
strada che proprio recentemente
Google e Samsung hanno seguito
con l’ultimo Chromebook, basato
su un processore Exynos di Samsung. Apple ha dimostrato nell’ultimo anno di essere in grado
di progettare completamente in
proprio potenti processori ARM
come quelli impiegati nell’iPhone
5 o nell’ultimo iPad. Ma è davvero
possibile sostituire la potenza dell’architettura x86 con l’efficienza di
quella ARM? La sfida non è affatto
banale e in ogni caso potrebbero
volerci diversi anni prima di vedere
un Mac basato su ARM e potente
come quelli attuali. Un passaggio
all’architettura ARM potrebbe essere anche dettato dalla volontà
di avvicinare ulteriormente le due
piattaforme Apple, OS X e iOS,
oltre naturalmente che dalla necessità di fare i conti con portatili
sempre più leggeri e sottili, dove
efficienza è la parola d’ordine.
Galaxy S III a 30 milioni
di V. Romano Barassi
D
opo aver annunciato il superamento di quota 3 milioni di
unità vendute per quanto concerne il Galaxy Note II, Samsung torna a “pavoneggiarsi” dei suoi risultati
commerciali mostrando al mondo,
per l’ennesima volta, quanto i consumatori abbiano apprezzato il suo
smartphone top di gamma. Samsung
Galaxy S III ha ufficialmente sfondato
quota 30 milioni di unità vendute a
livello globale, risultato molto signi-
ficativo se paragonato a quello ottenuto dai predecessori: il capostipite
Galaxy S nel 2011 superò le 10 milioni
di unità, mentre il Galaxy S II, nemmeno sei mesi fa, sfondò quota 20
milioni. Con l’arrivo del Natale è lecito
attendersi ancora grandi cose dal telefono in questione: la concorrenza è
sì agguerrita, ma Samsung ha saputo
costruirsi un nome che i consumatori
iniziano davvero a tenere in considerazione. Poi c’è il fattore prezzo: lo
smartphone, a diversi mesi dal lancio,
costa sempre meno.
p.12
people & market
3 milioni di iPad
venduti in 3 giorni
I dati si riferiscono alle sole versioni
Wi-Fi di iPad mini e iPad, non
essendo le LTE ancora disponibili
sul mercato, ma si tratta pur
sempre di un dato significativo
e ben augurante per il periodo
natalizio: nonostante molti si siano
dichiarati “spiazzati” dal prezzo di
partenza di 329 $, e nonostante
la quota di mercato di Apple
sia scesa del 15% nel segmento
dei tablet, iPad mini ha venduto
benissimo nel primo weekend,
al limite del “tutto esaurito” negli
USA. Sono 3 milioni, infatti, i
pezzi venduti di iPad mini e iPad
di quarta generazione, un dato
ancor più significativo se si pensa
che, durante il primo weekend di
commercializzazione, l’iPad della
generazione precedente si era
fermato a 1.5 milioni.
people & market
Acer e il boccone
indigesto
di Microsoft
PEOPLE & MARKET / Segnali negativi per il mercato TV
Per i TV un 2013 difficile
I televisori LCD a LED continueranno a farla da padrone nei prossimi anni
Gli OLED se la dovranno invece vedere con TV ad altissima risoluzione (4K)
di P. Centofanti
S
econdo le stime di DisplaySearch (gruppo NPD), la domanda globale complessiva
di TV, dopo un 2012 non brillante,
non si riprenderà nel 2013 e anzi rimarrà piuttosto stabile nei prossimi
anni. A crescere sarà soprattutto il
segmento dei grandi schermi, visto
che per il 2013 i display sopra i 50”
segnaranno un +13% secondo le
previsioni dell’istituto di ricerca. Per
quanto riguarda la tecnologia che
avrebbe dovuto rilanciare il mercato, l’OLED, DisplaySearch dopo i
ritardi nella produzione di massa ha
tagliato le stime per il 2013 a 50.000
pezzi venduti, con il mercato che
potrebbe decollare davvero solo
verso il 2016. Meglio faranno i TV
LCD a LED di grande formato con risoluzione 4K, tanto che, sempre secondo le ultime previsioni, nel 2013
se ne venderanno circa 150.000. E
proprio gli LCD continuerannno a
farla largamente da padrone per
molti anni ancora a venire, con
tecnologie come il plasma che a
quanto pare svaniranno presto dal
mercato.
Surface, il tablet Windows RT
di Microsoft, non è andato giù
a produttori come Acer, una
metafora che però il presidente
per il mercato cinese dell’azienda
di Taiwan, Lin Xianlang, rivolta
proprio in modo forse poco
elegante contro Microsoft. Il
dirigente di Acer si augura,
infatti, che la sortita sul mercato
dell’hardware si riveli un boccone
indigesto per il colosso software.
Non è la prima volta che Lin
dà segni di stizza nei confronti
della mossa di Microsoft, e come
tutta risposta per ora Acer ha
deciso di rimandare l’uscita sul
mercato con un tablet Windows
RT a data da destinatarsi,
dedicandosi unicamente a
tablet Windows 8. Il punto è che
con Surface, Microsoft va a fare
concorrenza diretta ai suoi partner
hardware storici di riferimento,
come Acer appunto, che si
ritrovano un prodotto antagonista,
anche nella stessa fascia di prezzo.
Non tutti l’hanno presa come
Acer però, considerando i diversi
prodotti annunciati, per stare a
Taiwan, da aziende come Asus.
n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
people & market
Samsung, cambio
di logo in vista?
Samsung potrebbe cambiare logo,
abbandonando l’attuale logo blu
con l’ellisse per passare a qualcosa
che restituisca un’immagine
più internazionale e moderna
del brand. Secondo il magazine
Channel News, Samsung si
sarebbe affidata a Scott Bedbury,
l’uomo che ha creato la campagna
“Just Do It” di Nike oltre che il logo
e la comunicazione di Starbucks.
Secondo le fonti, il nuovo logo di
Samsung, che dovrebbe debuttare
al CES 2013, sarà abbinato
anche a una nuova strategia di
marketing che mira a posizionare
il produttore coreano come
un’azienda “lifestyle” che porta
non solo tecnologia ma anche
benefici grazie all’uso dei prodotti
che Samsung crea ogni giorno. La
notizia sembra essere confermata
anche dal divieto, per alcuni
dipendenti Samsung, di richiedere
la stampa di nuovi biglietti da
visita. Sparisce così l’ellisse blu, che
aveva un suo significato.
PEOPLE & MARKET / Effettuata la prima videochiamata in HD
3 lancia il 4G-LTE a dicembre
100 Mb/s in download e 50 Mb/s in upload: H3G parte da Acuto (FR)
Obiettivo: da Roma a Milano entro il 2013 oltre a 40 comuni più piccoli
di E. Villa
L
’amministratore delegato di
H3G, Vincenzo Novari, ha annunciato l’ingresso di 3 nel
mondo della connettività mobile
di quarta generazione: l’LTE. Il fatto
che si parta da un piccolo comune
del centro Italia, Acuto (FR), non è
casuale: con la nuova tecnologia,
3 vuole sì collegare le principali
aree urbane (da dicembre, LTE sarà
disponibile a Milano e Roma) ma
anche svariati comuni più piccoli,
al fine di arginare il fenomeno del
digital divide, che è particolarmente vivo nel nostro Paese.
L’evento di presentazione è avvenuto
alla presenza del Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera,
ed è stata effettuata la prima videochiamata intercontinentale ad alta
definizione, con il quartier generale
di Hutchison Whampoa (HWL), azio-
nista di 3 Italia. Sotto il profilo delle
prestazioni, H3G annuncia una velocità massima di scaricamento di 100
Mb/s e di upload di 50 Mb/s: durante
la presentazione, è stato effettuato
un confronto in upload, download e
latenza tra LTE e 3G prendendo come
riferimento un file da 60 MB. LTE ha
vinto lo scontro offrendo una velocità
di dieci volte superiore in tutti i parametri.
people & market
Sharp potrebbe
non farcela
La crisi di Sharp continua ad aggravarsi tanto che durante il rilascio
dei dati finanziari, l’azienda ha
avvertito gli investitori che ci sono
problemi di liquidità e “seri dubbi”
che la situazione possa essere
sostenuta ancora a lungo. Sharp
aveva annunciato un pesante
piano di ristrutturazione che si fa
sempre più necessario per permettere all’azienda di sopravvivere. Il
CEO Takashi Okuda riconosce che
l’azienda non è quella di una volta:
“Abbiamo tante ottime tecnologie e
vogliamo utilizzare questi asset per
tornare a fare soldi, ma non posso
dire che ora siamo un’azienda con
questa vitalità”. Sharp prevede per
l’anno in corso 450 miliardi di Yen
di perdite nette (4.3 miliardi di euro
circa), ma mentre l’azienda cerca
di tagliare il tagliabile, assicurarsi
nuovi finanziamenti e investitori,
gli analisti finanziari giapponesi cominciano a vedere poche speranze
di salvataggio secondo quanto
riportato da Reuters.
people & market
Torna Megaupload ma si chiamerà Me.ga
Dotcom ha annunciato che partirà il nuovo servizio di file sharing
Il nuovo nome è Me.ga e sarà più rapido e sicuro di Megaupload
di R. Pezzali
L’industria digitale trema ancora:
dopo i festeggiamenti per la chiusura di Megaupload, che con i suoi
50 milioni di utenti al giorno ha rappresentato per mesi il posto perfetto
per il contrabbando di musica, film,
applicazioni e ogni tipo di file, ora
è la volta di Me.ga. Kim Dotcom, il
creatore di Megaupload, ha infatti
annunciato che il 19 gennaio 2013,
il giorno esatto in cui un anno fa la polizia fece irruzione nella sua casa in
Nuova Zelenda per arrestarlo, partirà il nuovo servizio di file sharing più
potente e più sicuro. Grazie a un sistema di server ridondanti (almeno 60 al
day one) e a un sistema crittografico totale, spegnere il nuovo Me.ga sarà
quasi impossibile. Sul sito Me.ga, già raggiungibile (si tratta di un dominio
del Gabon), è possibile trovare il tasto che, a detta del creatore, cambierà il
mondo. Se gli utenti di Megaupload erano 50 milioni, con tutto il clamore
mediatico della vicenda e la chiusura di siti simili, Me.ga potrebbe davvero
diventare uno dei siti più visitati al mondo. Un rischio enorme per l’industria dei contenuti e del software che pensava di aver arginato per sempre
il download facile.
p.13
people & market
Tablet: Samsung
avanza, Apple è
sempre prima
Secondo i dati diffusi da IDC,
il mercato dei tablet è in
fermento. La crescita nel terzo
trimestre rispetto al precedente è
interessante (6,7%), ma il dato più
significativo riguarda la capolista
Apple, la cui quota di mercato
passa dal 65,5% al 50,4%. Niente di
preoccupante: secondo gli analisti,
la discesa di Apple è conseguenza
delle forti aspettative relative al
lancio di iPad mini: in pratica,
molti potenziali acquirenti hanno
preferito aspettare il nuovo tablet,
permettendo indirettamente ai
competitor di acquisire quote
di mercato. Per Natale, Apple
potrebbe tornare alla quota
precedente, o anche superarla...
Il totale di tablet venduti nel terzo
trimestre è di 27,8 milioni di pezzi,
e la performance migliore è stata
segnata da Samsung, che con le
sue 5.1 milioni di unità vendute,
ha registrato una crescita del 115%
rispetto al trimestre precedente
e 325% rispetto all’anno scorso.
Seguono Amazon, con il 9% di
market share, Asus e Lenovo.
people & market
Le scuse di Apple
non bastano
al giudice
“Samsung non ha copiato l’iPad, è
evidente: l’iPad è un prodotto cool
e facile da usare, il Samsung non è
altrettando bello e immediato”.
Con queste parole un giudice
inglese ha stabilito che Samsung
non ha copiato il design dell’iPad, e
proprio queste parole sono state
usate da Apple per chiedere
scusa a Samsung sul suo sito.
Una scelta che il giudice non ha
apprezzato, un po’ per la posizione
quasi invisibile del link che rimanda
alle scuse, un po’ per il messaggio
che suona come un’ulteriore
offesa. Il giudice ha ordinato
all’azienda di rivedere il testo entro
48 ore, anche se Apple ha provato
a chiedere 15 giorni. Niente da
fare, però. Pare che il giudice abbia
risposto: “Siete la Apple e non siete
in grado di modificare una scritta sul
vostro sito in due giorni?”.
n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
people & market
PEOPLE & MARKET / I consumatori apprezzano il formato“over-size”
Dati non entusiasmanti per Sky
Italia: il calo degli utili rispetto
allo stesso periodo dello scorso
anno è notevole, passando dai
119 milioni di dollari del 2011
agli attuali 23 millioni. Secondo
la capogruppo News Corp, la
flessione degli utili avrebbe diverse
cause: il rafforzamento del dollaro
sarebbe una di queste, ma più di
tutto l’aumento considerevole
dei costi di produzione, dovuti
in particolare alle Olimpiadi di
Londra. Da considerare, anche,
i recenti investimenti effettuati
in diritti sportivi e per rafforzare
l’offerta dei propri canali di fiction e
cinema. Ciò nonostante, Sky Italia
registra nel trimestre una flessione
di 40 mila abbonati, mentre News
Corp annuncia un aumento dei
ricavi del 2% rispetto al 2011.
Ottimi risultati per il Samsung Galaxy Note II: vende il triplo del predecessore
Sky Italia
utili in calo
Galaxy Note II tocca 3 milioni
di E. Villa
L
a notizia arriva direttamente
dal quartier generale Samsung:
nonostante i volumi di vendita
non siano comparabili con quelli
del Galaxy S III, che ha recentemente raggiunto i 30 milioni di unità
vendute, sembrerebbe che i consumatori stiano davvero iniziando
ad apprezzare il formato “over-size”
del Note. Tre milioni di pezzi venduti a poco più di un mese dal lancio
mondiale rendono il Note uno dei
prodotti da tenere in considerazione, anche perché la sua diffusione è
estremamente più rapida del predecessore: se è vero che quest’ultimo
ha raggiunto di recente i 10 milioni
di pezzi venduti, il Note II dovrebbe
raggiungerli in tempi record. Secondo IDC, Samsung avrebbe venduto
56,3 milioni di smartphone nel terzo trimestre del 2012, confermandosi un riferimento nel segmento
mobile.
p.14
people & market
Microsoft manda
in pensione
Messenger
Se ne parla da un po’, ma solo ora
arriva la conferma di Microsoft: il
popolare sistema di messaggistica
istantanea Windows Live
Messenger (ex MSN Messenger)
verrà pensionato all’inizio del 2013,
ad eccezione della Cina dove
continuerà ad essere disponibile
e - presumibilmente - verrà
aggiornato. Tutto questo rientra
chiaramente in un piano di lungo
periodo iniziato con l’acquisizione
di Skype: i due programmi hanno
continuato a vivere parallelamente
per un po’, ma dal 2013 esisterà
solo Skype e i 100 milioni di
utenti Messenger vedranno il loro
account integrato direttamente
in quest’ultimo, per favorire
il passaggio. Nel frattempo, è
possibile scaricare l’ultima versione
di Skype che permette la “fusione”
dei due account.
people & market
people & market
Samsung ES8000
premio ai
Lumen Awards
Nell’ambito dei Lumen Awards
2012, che hanno rivolto la massima
attenzione alla tecnologia LED, il
Premio all’Efficienza Energetica
quest’anno è andato a Samsung
per il suo televisore da 55’’ della
serie ES8000. Alla base di questo
riconoscimento, vi è la rilevazione
di un consumo complessivo
ridotto dell’11% rispetto ai modelli
precedenti, ottenuto grazie
all’impiegno di un minor numero
di LED. In particolare, si è passati
dai 190 LED della versione 2011
- 105Wh - ai 160 della versione
attuale - 93,18 Wh. Tra le altre
tecnologie e aspetti costruttivi
dall’animo “green”, che hanno
contribuito all’assegnazione del
premio, c’è anche il sensore di
regolazione di brillantezza, che
permette un risparmio energetico
fino al 52% rispetto alle soluzioni
che ne sono sprovviste.
PEOPLE & MARKET
Media Markt sfida LG: Nexus 4 a 395 euro
Media Markt è l’equivalente tedesco del nostro Media World
Ha messo a listino il Nexus 4 a 395 €: sfida a Google o a LG?
di R. Pezzali
Media Markt, la catena tedesca che equivale al nostro Media World, ha deciso
di mettere la parola fine alla questione del prezzo del Nexus 4. A modo suo.
Nonostante il prezzo tedesco del Nexus 4 proposto da LG, che dovrebbe essere
di 599 euro per la versione da 16 GB, Media Markt venderà l’ambito smartphone
a 395 euro, circa 50 euro in più di quanto lo vende Google sul suo store. Una
differenza minima rispetto ai 200 euro “europei”, ma nessuno potrà lamentarsi.
Questa decisione dimostra che la scelta di prezzo di LG, più che essere legata ai
costi di produzione del prodotto, è dovuta alla salvaguardia della sua gamma
di smartphone. Difficilmente, infatti, un negozio vende un prodotto nuovo in
perdita, quindi se ha scelto quel prezzo è perché, riducendo i margini e con il
pretesto di attirare più gente in negozio, tutto si può fare. L’unico vantaggio per
il consumatore tedesco è quello di poter toccare lo smartphone con mano prima
di comprarlo e, soprattutto, di fare un acquisto
“standard” al posto di una vendita online che
scoraggia ancora molte persone. In ogni caso,
così come in Italia, chi sceglierà la soluzionenegozio dovrà attendere un po’ perché i Nexus
4 saranno disponibili solo a metà dicembre.
395 euro sembrano un prezzo che può mettere
tutti d’accordo: riuscirà Media World a ripetere
l’operazione anche in Italia?
MIPS acquisita
ARM inizia
a tremare?
Imagination Technologies e
MIPS sono due colossi del chip
che hanno annunciato una
fusione che potrebbe portare
alla nascita di una nuova potenza
mondiale in grado di insidiare,
in maniera piuttosto decisa, lo
strapotere di ARM nel settore
dei microprocessori dedicati
ai dispositivi mobile. Tanto per
fare un esempio, Imagination
Technologies ha creato - e crea
- le GPU PowerVR di iPhone, iPad
e PlayStation Vita, mentre MIPS
“disegna” CPU e ha un catalogo
di brevetti cui attingono tutte
le maggiori potenze al mondo
per la realizzazione dei più
importanti SoC implementati da
milioni di dispositivi. Imagination
Technologies, per 60 milioni di
dollari, si è portata a casa una
vasta fetta di proprietà intellettuale
di MIPS (si parla di 82 brevetti
chiave sulla realizzazione di CPU
all’avanguardia) e 160 ingegneri
che inizieranno a lavorare a un
progetto che probabilmente farà
venire la pelle d’oca ad ARM.
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n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
TV & VIDEO / Sharp cerca un accordo con Microsoft, Google e Apple per fornire i display LCD IGZO
Sharp vuole un’alleanza LCD con i giganti
L’utilizzo della tecnologia consente bassi consumi, un fattore chiave che fa gola ai “grandi” e su cui Sharp fa forza
L
Il Nexus 4
parla al TV
con Slimport
di R. Pezzali
momento Sharp è l’unica che può
fornire un certo numero di display,
seppur ridotto. Ed è davvero difficile
che aziende come Apple e Google
si affidino a un mono-fornitore per
gli elementi chiave dei loro prossimi
tablet.
Non è escluso che Sharp abbia pensato di convertire altre fabbriche de-
stinate alla realizzazione di pannelli
per i TV in fabbriche per creare pannelli IGZO di dimensioni medio/piccole: questo spiegherebbe non solo
la mossa ma anche le voci secondo
cui Sharp potrebbe rinascere come
fornitore di componenti di qualità
abbandonando progressivamente il
mercato consumer.
TV & VIDEO / I primi modelli di TV con schermo touchscreen potrebbero arrivare già nel 2013
Foxconn prepara la fabbrica dei TV touch
Il sito produttivo ha una capacità di 3 milioni di pezzi, probabile l’utilizzo su TV di piccolo taglio. Arriva il TV Apple?
di R. Pezzali
F
oxconn, il più grande assemblatore al mondo e azienda
con clienti quali Apple, HP, Nintendo e molti altri, sta per completare una nuova fabbrica per la produzione di TV LCD. La fabbrica, che
sorgerà nella zona di Chongqing in
Cina, potrà contare su una produzione di 3 milioni di pezzi di TV all’anno,
che a dire il vero non sono molti se
consideriamo il mercato moderno.
Ma una novità c’è: i TV che Foxconn
sta per produrre hanno schermo
touchscreen, e la metà di questi
sarebbero già destinati al mercato
europeo. Secondo il ChinaDaily, che
riporta la notizia, l’utilizzo di pannelli touchscreen potrebbe incentivare
lo sfruttamento delle applicazioni
Smart TV.
Difficilmente vedremo schermi
touch di grosse dimensioni, sareb-
TV & VIDEO
Il nuovo smartphone di
Google è il primo terminale
con la porta Slimport, una
connessione simile all’MHL
per collegare gli smartphone
ai TV con HDMI
di R. Pezzali
a tecnologia IGZO per la produzione di display LCD a basso
consumo ed elevata qualità è il
vero jolly che può trascinare Sharp
fuori dalla crisi. E proprio per questo
motivo, dal Giappone arrivano voci
di un possibile accordo con Apple,
Microsoft e Google per la fornitura
dei display per i loro prossimi device. L’uso di display IGZO su laptop,
smartphone e tablet garantirebbe
infatti un aumento dell’autonomia
del 20% circa, e proprio il risparmio
energetico è uno degli elementi
chiave su cui far forza per sedersi al
tavolo delle trattative. Ma non solo:
con un’esperienza touch più reattiva
e display con la cornice quasi invisibile (meno di 1 millimetro) la tecnologia IGZO permetterebbe la creazione di device con un form-factor
più originale.
Quella dell’IGZO è una situazione
davvero particolare: anche se altri
produttori ci stanno lavorando, al
p.16
be davvero assurdo, mentre è più
probabile la comparsa del touch su
schermi di dimensioni medio/piccole. La fabbrica dovrebbe iniziare
a produrre a pieno regime nel 2013,
e secondo le fonti locali è già stata
ribattezzata la “Smart TV Factory”.
Una notizia che può essere interpretata in moltissimi modi, e siamo
certi che si inizierà a parlare della
fabbrica di Chongqing come il posto “segreto” dove Apple produrrà il
suo TV. Noi, come sempre, ci crediamo poco...
Ai produttori di smartphone le
cose semplici non piacciono.
Dopo aver parlato negli ultimi
mesi di MHL, ovvero di quel tipo
di connessione che permette
di usare un normale micro USB
per collegare il TV tramite uscita
HDMI (con un apposito cavo),
ora Google e LG hanno pensato
bene di far debuttare sul Nexus
una soluzione simile denominata Slimport e realizzata da
Displayport.
Il principio è lo stesso: lato
smartphone c’è una micro USB,
mentre dall’altro lato si possono attaccare TV tramite HDMI o
proiettori tramite VGA.
Per funzionare, però, Slimport
ha bisogno di particolari adattatori che sono già in vendita
su Amazon: sono prodotti dalla
Analogix Semiconductor. Cosa
cambia quindi tra Slimport e
MHL? Sostanzialmente sono due
tipi di connettori diversi con una
sola cosa in comune, USB da una
parte e TV dall’altra, ma il cavo
MHL non va bene su Slimport e
viceversa. Inoltre, MHL ricarica i
dispositivi collegati (ma la porta
su TV e monitor dev’essere predisposta), mentre Slimport sembra
essere meno efficiente da questo
punto di vista anche se dichiara
di consumare pochissimo.
Tuttavia tra gli adattatori disponibili in vendita è presente un connettore con ingresso micro USB
per la ricarica del device.
n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
TV & VIDEO / La nuova gamma di TV 4K XT880 HiSense verrà presentata al CES di Las Vegas
HiSense, il TV 4K ispirato a Samsung
La linea è simile a quella dei TV Samsung, a bordo c’è Android e il pannello è 4K. C’è molta attesa per i prezzi
H
TV LED più
uniformi con
la stampa inkjet
di R. Pezzali
guardato con molto interesse (per
non dire copiato). Non a caso, infatti, tra le feature della Smart TV ci
sono anche riconoscimento vocale
e gestuale tramite una videocame-
ra che funziona anche come Skype
Camera. In ogni caso, un 50” 4K non
è affatto male, resta da vedere se,
come da tradizione cinese, il prezzo
sarà abbastanza basso.
TV & VIDEO / Sony lancia un formato di registrazione video 4K destinato a sostituire l’AVC-HD
XAVC è il nuovo formato Sony per il 4K
Inizialmente sarà dedicato al settore professionale, ma il nuovo formato è pronto anche per il mercato consumer
di R. Pezzali
S
i chiama XAVC, è il nuovo formato video che Sony ha presentato per sostituire l’AVC-HD
e che sarà alla base dei nuovi prodotti che supporteranno il 4K. XAVC inizialmente verrà utilizzato sui prodotti
professionali ma è stato pensato per
essere esteso anche ai prodotti consumer, quindi eventuali fotocamere
e videocamere che registreranno
con questo nuovo formato.
“Il formato XAVC sottolinea l’impegno
di Sony nell’offrire contenuti di alta
qualità al mercato consumer tradizionale” - ha affermato Takao Yoshikawa
- Corporate Vice President di Sony. “La
qualità dei programmi HDTV registrati
in 4K è semplicemente eccezionale e
consentirà alle emittenti e alle aziende
di produzione di creare sin da subito
una gamma di contenuti scalabili.”
L’XAVC, codec scalabile in grado di
soddisfare tutte le esigenze di risoluzione e frame-rate fino a 4K (120p),
TV & VIDEO
Sumitomo Chemical è pronta
a rivoluzionare i TV a LED: i
pannelli di retroilluminazione
verranno creati stampando
resina con tecnica ink-jet
di R. Pezzali
iSense è pronta ad annunciare
la sua gamma di TV 4K XT880,
disponibile con schermi nei
tagli da 50”, 58” e 65”. Già intravista
all’IFA di Berlino la nuova gamma
sarà la protagonista del prossimo
CES di Las Vegas dove il produttore
cinese, da un anno presente anche
sul mercato italiano, ha preso in affitto tutto, l’area espositiva che lo
scorso anno era di Microsoft.
Come previsto, i primi a portare TV
4K a un prezzo abbordabile sul mercato saranno proprio i produttori
meno conosciuti che si affidano ai
pannelli di AUO o Chimey Innolux.
La gamma HiSense XT880 sarà
composta da modelli 4K Smart TV,
con a bordo Android 4.0. Da notare la linea, molto simile a quella
della gamma ES8000 di Samsung,
produttore che HiSense ha sempre
p.17
utilizza l’MPEG4 AVC/H.264 livello 5,2,
il codec con la più elevata velocità di
compressione attualmente disponibile e in grado di gestire risoluzioni
molto elevate. Per supportare tutta
la catena produttiva, dalla ripresa
all’editing anche a livello broadcast,
l’XAVC sarà in grado di supportare le
seguenti funzionalità:
• Risoluzione 4K (4.096 x 2.160 e 3.840
x 2.160), HD e proxy
• Compressione video MPEG4
AVC/H.264
• Profondità di colore a 8, 10 e 12 bit
• Fino a 60 fps
• Utilizzo del formato wrapper MXF
• Sottocampionamento della crominanza 4:2:0, 4:2:2 e 4:4:4
Sony cederà i diritti per l’utilizzo
dell’XAVC in licenza e alcuni produttori, soprattutto di software, sono
già molto interessati al nuovissimo
formato, che promette una qualità
davvero al top.
Il funzionamento degli schermi
LCD a LED è abbastanza semplice:
LED posizionati ai bordi e una Light
Plate Guide che guida con una
serie di prismi la luce verso i punti
indicati (per chi volesse saperne di
più c’è la nostra guida completa).
I prismi sono disposti e dimensionati in modo tale da riflettere più
luce dove questa arriva meno forte
e da rifletterne meno agli angoli,
proprio per evitare scompensi di
luminosità. Un sistema che vale
per tutti gli schermi, da quelli degli
smartphone a quelli dei TV dove,
viste le dimensioni, i problemi di
uniformità sono maggiori. Sumitomo Chemical è un’azienda giapponese che si prepara a rivoluzionare la Light Plate Guide: questo
pannello in policarbonato lavorato
a stampo o a iniezione, verrà ben
presto sostituito da più sottili e
precisi pannelli realizzati spruzzando gocce di resina su un substrato
sottilissimo. Il risultato sarà una
maggior precisione sul controllo
della luce, ma anche uno spessore
del pannello ridotto di qualche millimetro e la possibilità di cambiare
pattern di dispersione in fase di
produzione per correggere eventuali problematiche nei lotti di produzione. L’azienda può iniziare la
mass production nei prossimi mesi,
ma questa tecnologia, proprio per
la possibilità di ridurre ancora lo
spessore dello schermo, potrebbe
trasformarsi in realtà prima sugli
smartphone che sui TV.
n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
TV & VIDEO / I produttori di TV hanno già chiesto la certificazione Miracast per le TV 2013
Sony, Samsung e LG pronte per Miracast
In arrivo i TV compatibili con il sistema “AirPlay aperto”, per inviare contenuti in push da tablet e smartphone
TV & VIDEO
Un display
LCD che non
affatica la vista
Semiconductor Energy
Laboratory ha sviluppato un
pannello LCD studiato per
riprodurre immagini fisse
senza affaticare. Ottimo per
gli eBook
di R. Pezzali
M
iracast, l’alternativa aperta
e supportata dalla Wi-Fi Alliance, diventerà presto il
compagno del DLNA su ogni TV connessa. Il sistema, che prevede l’invio
di contenuti in push verso un display
da parte di tablet e smartphone, fornendo anche un eventuale “mirroring” dello schermo, è stato integrato
in Jelly Bean 4.2, tutti i futuri device
Android (e quelli attuali che saranno aggiornati) potranno supportare
questa feature.
Fino ad oggi, l’anello mancante è
stato quello dei TV in grado di ricevere contenuti tramite Miracast, ma
LG, Sony e Samsung hanno già chiesto la certificazione per i modelli del
prossimo anno. A dire il vero solo
Samsung ha pensato alle TV vere e
proprie chiedendo la certificazione
p.18
di P. Centofanti
per la sua nuova serie Echo P 2013,
mentre Sony e LG stanno certificando chiavette USB Media Adapter
che probabilmente saranno compatibili con tutte le attuali TV.
Quello della compatibilità con il
parco TV attuali, infatti, potrebbe
essere un problema: Miracast non è
un semplice update software e difficilmente le TV commercializzate
finora potranno essere aggiornate
per funzionare con il nuovo standard. Ricordiamo che al momento
solo Netgear ha in gamma un adapter per TV compatibile Miracast, ma
basato su specifiche preliminari.
TV & VIDEO / La startup californiana sta mettendo a punto un evoluto software di controllo
Addio al telecomando con PredictGaze
Non è fantascienza, presto sarà possibile controllare le nostre Smart TV con lo sguardo e semplicissimi gesti
di G. Landolfi
l
l telecomando è un oggetto odiato
e ormai obsoleto, di cui faremmo
volentieri a meno. Samsung ha
fatto il primo passo introducendo sull’attuale line-up di smart TV la possibilità di impartire comandi vocali, ma
è grazie a PredictGaze che potremo
rivoluzionare, nel giro di pochi anni,
il nostro modo di interagire con TV,
computer, e qualsiasi altra cosa controllabile a distanza con i nostri occhi,
come smartphone e tablet, al punto
da rendere obsoleta anche l’attuale
tecnologia touch. La startup californiana sta infatti lavorando da diverso
tempo ad un software che, grazie
all’utilizzo di fotocamere ed elaborati
algoritmi, permetterebbe ai nostri gadget tecnologici di capire dove e cosa
stiamo guardando o di tradurre in comandi alcuni semplici gesti. Così, ad
esempio, ogni qualvolta ci alzassimo
dal nostro posto, il TV sarebbe in grado di mettere in pausa il programma
che stiamo guardando, fino al nostro
ritorno; oppure potremmo mettere il
volume in “mute” semplicemente portando l’indice
alle labbra, nel gesto classico di silenzio. Queste sono
solo due delle azioni che
Ketan Banjara, cofondatore
di PredictGaze, ha compiuto durante una dimostrazione delle potenzialità del
suo software, con l’ausilio
di un iPad, a Technology
Review (il blog del MIT). Ma
si potrà fare molto di più: in
presenza di bambini, un TV sarebbe in
grado di attivare autonomamente il
controllo parentale e censurare contenuti non adatti a loro, un computer
potrebbe farci accedere direttamente
al nostro profilo Facebook grazie al
riconoscimento facciale; o ancora potremmo effettuare lo scrolling di una
pagina web o sfogliare un ebook su
un tablet con il solo movimento degli
occhi. E immaginate quanto sarebbe
divertente controllare il nostro alterego in un videogame con questo software e un Kinect! Si tratta insomma
di un programma dalle potenzialità
infinite, che renderebbe ancora più
comoda la vita per la maggior parte
delle persone e, molto più importante, semplificherebbe ai portatori di
handicap lo svolgimento di alcune
azioni che possono sembrare banali ai
più fortunati. Per il momento, la tecnologia di PredictGaze è disponibile in
forma di SDK e può essere già integrata dagli sviluppatori che lo desiderano
all’interno delle loro App. Troverete
maggiori informazioni sul sito ufficiale
http://www.predictgaze.com/
Il principale svantaggio della tecnologia LCD applicata agli eReader è costituito dall’affaticamento che provoca alla vista durante
lunghe sessioni di lettura: non
solo per la retroilluminazione, ma
anche per la frequenza di aggiornamento. Anche per riprodurre
un’immagine fissa, come una
foto o una pagina di testo, un
tradizionale display LCD riscrive
comunque l’immagine almeno
60 volte al secondo. SEL (Semiconductor Energy Laboratory) ha
presentato all’FDP 2012 un nuovo display basato su tecnologia
IGZO CAAC (c-axis aligned crystal), che permette di aggiornare
lo schermo anche una o poco
più volte al secondo, rendendo
così l’immagine estremamente
meno affaticante per la vista. Oltre a ciò la retroilluminazione è
costituita da una tripletta di LED
rosso, verde e blu, con quest’ultimo realizzato in modo tale da
non emettere lunghezze d’onda
inferiori ai 420 nm, quelle più
affaticanti per la vista. Il display,
che ha una diagonale di 6.05”, ha
una risoluzione di 1024x768 pixel
per una densità di 212 dpi.
n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
p.19
PC & MULTIMEDIA / Due nuovi display, 23 e 27 pollici, caratterizzati dal design borderless
PC & MULTIMEDIA
Tra le caratteristiche di punta di qiesti monitor non c’è solo il design: i due altoparlanti da 3 Watt sono marchiati B&O
Google lancia una web app
che funziona con Chrome e
permette di suonare in gruppo
Asus: display borderless con audio B&O
di V. R. Barassi
M
onitor da 23 o 27 pollici
sono ormai diventati “la
normalità”, ma ogni tanto
ecco arrivare qualche prodotto caratterizzato da alcune particolarità
tali da renderlo diverso dagli altri.
Asus ha svelato due nuovi display di
queste dimensioni: parliamo di Designo MX279H e MX239H, riconoscibili principalmente per il loro aspetto molto minimal e per la struttura
altrettanto sottile. Spessi solamente
14.5 e 17.5 millimetri, i due display
Asus esibiscono un pannello AHIPS edge-to-edge - retroilluminato
a LED - in grado di assicurare un
pC & mULTIMEDIA
Connessione
a 20 Gb/s?
Ci siamo quasi...
Alcuni ricercatori inglesi hanno
dichiarato di aver raggiunto la
straordinaria velocità di 20 Gb/s
con una comune connessione in
fibra ottica, una velocità di ben
2.000 volte superiore rispetto a
quella attualmente più diffusa
(10 Mb/s). Il progetto, noto
come Ocean Project, richiede
tre anni di prove e test, dopo
di che sarà possibile pensare
alla commercializzazione.
Tecnicamente si tratta di una
variante della tecnologia OOFDM
(Optical Orthogonal Frequency
Division Multiplexing), già
impiegata nelle reti wireless, cosa
che di per sé permetterebbe
un’ottima gestione del fenomeno
della dispersione, in modo
relativamente semplice e,
soprattutto, poco costoso. Ne
sentiremo ancora parlare, forse già
tra tre anni.
La Jam Session si
fa con Chrome
di P. Centofanti
ASCR (Asus Smart Contrast Ratio)
di 80.000.000:1 e una luminosità
di 250 cd/m2. La cornice, secondo
quanto affermato da Asus, è di appena 0.8 millimetri, valore che noi
consideriamo fin troppo ottimistico
soprattutto in riferimento a quanto si può vedere dalle immagini
dei prodotti divulgate dalla stessa
azienda. Probabilmente si tratta del
“solito giochetto” cornice internacornice esterna cui altri produttori
ci hanno già abituato in passato. I
display dispongono di due ingressi
HDMI e di uno VGA; manca l’entrata DisplayPort, considerata inutile
per prodotti come questi dotati di
risoluzione di 1920x1080 pixel. I due
altoparlanti integrati sono realizzati
da Bang&Olufsen, hanno una potenza di 3W l’uno e sono orchestrati in
sincrono dal chip ICEpower MobileSound 3 della stessa B&O e dalla tecnologia SonicMaster di ASUS.
PC & MULTIMEDIA / Quantità e qualità per lo store Apple
iTunes verso la musica HD
File 24 bit/96 kHz potrebbero essere presto disponibili sullo store digitale
Il web del futuro (ormai prossimo)
promette un grado di interazione
all’interno del browser sempre
più spinto e, per dimostrare le
potenzialità delle ultime tecnologie
HTML5, in particolare le nuove API
Web Audio e i Websocket, oltre
a CSS3, Google ha realizzato una
divertente (per quanto complessa)
applicazione web che sfrutta le
caratteristiche di Google Chrome.
L’applicazione si chiama Jam with
Chrome e permette a più utenti
di incontrarsi online per suonare
insieme utilizzando un’ampia libreria
di strumenti virtuali: chitarre, diversi
tipi di batteria, basso, sintetizzatori
e tastiere. Un po’ facendo il verso a
GarageBand di Apple per iPad, ci
sono sia una modalità “facile” e quasi
automatica, che una modalità “pro”
in cui è possibile usare la tastiera del
computer in modo più complesso
per comporre musica. L’app è
divertente e naturalmente gratuita,
tutto quello che serve è scaricare
Google Chrome. Per accedervi,
basta accedere a: http://www.
jamwithchrome.com/.
di G. Landolfi
A
ttraverso uno scambio di email
con la redazione di Evolver.fm,
il noto ingegnere acustico
Tim Faulkner ha rivelato che Apple
ha iniziato a richiedere e accettare
brani ad alta definizione per l’iTunes
Store, così da poter offrire ai propri
clienti una qualità del suono non
solo decisamente migliore rispetto
ai file disponibili oggi, ma di qualità
superiore anche ai CD. Nello specifico, Apple ora chiede file WAV a 24
bit e 96 kHz utili, secondo l’ingegnere, come base di partenza per creare una versione Mastered for iTunes
attraverso un processamento acustico migliore. Resta tuttavia plausibile l’ipotesi dell’arrivo sullo store
di un nuovo formato musicale in
alta risoluzione. In ogni caso, i nuovi
Estratto dal quotidiano online
www.dday.it
Registrazione Tribunale di Milano
n. 416 del 28 settembre 2009
direttore responsabile
Gianfranco Giardina
brani saranno inizialmente disponibili solo per computer, poiché - e
Tim Faulkner ci tiene a sottolinearlo - manca ancora molto prima che
possano essere venduti su iPhone,
iPod e iPad per via degli alti requisiti
richiesti da questo tipo di file, non
compatibili con i limiti degli attuali
iDevice, come l’elevato consumo di
batteria (secondo Faulkner) e il maggior ingombro.
editing
Alessandra Lojacono, Massimo Monti,
Claudio Stellari, Emanuele Villa,
Simona Zucca
Editore
Scripta Manent Servizi Editoriali srl
via Gallarate, 76 - 20151 Milano
P.I. 11967100154
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n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
p.20
PC & MULTIMEDIA / Ci vorranno dieci anni per vederlo sul mercato, ma le premesse ci sono
PC & MULTIMEDIA
Ricordate il prototipo di processore Intel a 48 core? Intel vorrebbe portarlo nei vostri smartphone e tablet
Google rimuove ogni
riferimento al Q dalla pagina
relativa alla gamma Nexus.
L’anti-Apple TV di Google
è già stato cancellato?
I 48 Core di Intel in uno smartphone?
di D. Loda
Q
uasi ormai tre anni fa esatti,
Intel aveva rivelato di essere al
lavoro su una nuova tipologia
di processore integrato composto
da ben 48 core. Ora Intel sembrerebbe aver deciso cosa fare di questo “mostro”: il futuro delle CPU per
smartphone e tablet. Questo è quello a cui stanno lavorando i ricercatori
di Intel ma, stando a quanto riportato dal sito computerworld.com, ci
vorranno almeno tra i 5 e i 10 anni
prima di vedere realmente sul mercato dispositivi mobile potenziati da
questo super processore, anche se il
CTO di Intel, Justin Rattner, si spinge
a dire che forse potrebbero arrivare
anche prima di questa finestra temporale. Oggi molti smartphone utilizzano già chip multi-core. Tuttavia,
tali multi-core sono essenzialmente
costituiti da CPU dual o quad-core
con una GPU ancora non troppo
potente. Avere un chip con 48 core
potrebbe davvero cambiare completamente le regole del gioco. I ricercatori stanno lavorando per capire
come utilizzare al meglio così tanti
core per un dispositivo. “In genere
un processore con un core gestisce un
carico di lavoro uno dopo l’altro. Con
più core, è possibile dividere il carico di
lavoro tra di loro” spiega Herrero, uno
dei ricercatori che sta lavorando a
questi nuovi processori. “Ad esempio
si potrebbe crittografare una email e
usare altre applicazioni nello stesso
momento. Anche oggi è possibile farlo, ma tali operazioni sono lunghe da
svolgersi, perché i pochi core presenti
nei dispositivi mobile devono condi-
PC & MULTIMEDIA
PC & MULTIMEDIA / Windows 8 “spinge” molto il touchscreen
iTunes 11 uscirà
a breve
Per chi usa iTunes, ottobre
è stato un mese di grande
attesa. La pagina del sito Apple
dedicata a iTunes annunciava
il lancio della versione 11
proprio ad ottobre. Peccato
che, poco dopo, la stessa
pagina abbia rettificato la
data di lancio portandola a
novembre: in pratica Apple ha
bisogno di un mese in più per
apportare non solo le massicce
modifiche grafiche al proprio
riproduttore multimediale, ma
soprattutto per rendere fluida
e assolutamente trasparente
l’integrazione con iCloud, uno
dei punti di forza della nuova
release. Nella speranza che
sia veramente qualcosa di
rivoluzionario, aspettiamo con
pazienza...
Che fine ha fatto
il Nexus Q?
di P. Centofanti
videre le risorse”. Il futuro, quindi, è
questo. Uno smartphone e un tablet
talmente potente da far arrossire gli
attuali PC e notebook. Tra dieci anni,
quindi, potremmo davvero farne a
meno? Questa sembra la via intrapresa da Intel, e se il maggior produttore di CPU per PC e notebook
sta lavorando a questo, c’è da scommetterci che il nostro notebook in
un futuro non lontanissimo diventerà un oggetto vintage, sostituito da
sottilissimi e lucenti tablet tuttofare.
Da LG il monitor touch
Permette di usare tutte e dieci le dita per controllare il sistema operativo
di D. Loda
A
rriva da LG un monitor nuovo
di zecca, pensato soprattutto per essere affiancato a PC
desktop dotati di Windows 8. Il modello ET83 10 touch si distingue per
avere ben 10 punti di tocco in un
pannello LCD IPS, e considerando
quanto Microsoft punta al touch per
spingere Windows 8, c’è da giurare
che molti concorrenti di LG useranno questa caratteristica sui propri
prodotti in tempi brevi. LG ET83 10
touch misura 23” in diagonale ed è
possibile quindi utilizzare tutte e
dieci le dita in contemporanea con
decisa praticità. Una vera novità visto che la maggior parte dei display
touchscreen utilizza un sistema di
riconoscimento a due dita. Al momento non vi sono ulteriori notizie
in merito alle specifiche tecniche di
questo monitor. L’LG ET83 10 touch
arriverà in Corea del Sud a partire da
novembre, prima di essere introdotta in Europa e nel resto del mondo.
Non vi è alcuna notizia sui prezzi e
date di arrivo in Italia.
Ricordate quel dispositivo dall’avveniristica forma sferica che
Google ha annunciato quest’estate, sottolineando con orgoglio la totale origine “made in
USA”? Se la risposta è negativa
non allarmatevi troppo, visto
che il Nexus Q a quanto pare è
stato già archiviato da Google
se è vero che è sparito dalla
pagina ufficiale della gamma
Nexus di Google. Qui troviamo
ora solo i Nexus 4, 7 e 10 e nessun altro prodotto. Il Nexus Q
era un piccolo dispositivo con
amplificatore integrato pensato per funzionare come una
sorta di player multimediale
basato su Android, senza una
sua vera e propria interfaccia
(niente display) e controllabile
tramite uno smartphone con
un’apposita app, per effettuare
lo streaming di musica e video.
Consegnato in pochi esemplari
ai partecipanti del Google I/O
2012 e venduto sul Play Store
per qualche mese unicamente
negli Stati Uniti, il dispositivo è
scomparso dal sito ufficiale, con
i riferimenti ad esso rimasti solo
sul Play Store dove attualmente
è dato come non disponibile.
Manca l’ufficialità della parola
fine, ma questi segnali non sono
buoni per chi sperava di vedere
il prodotto quanto meno arrivare in Europa.
n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
GAME & MOVIE / Un titolo a tinte forti dedicato agli appassionati, con tanta azione e discrete novità rispetto ai capitoli precedenti
p.22
Resident Evil 6: gli zombie fanno ancora paura?
Prendi gli eroi di una saga intera, aggiungi zombie, abilità, un co-op a split screen e la parola Resident Evil: può essere il videogioco dei sogni?
di F. Sottocornola
D
opo Resident Evil 5, il primo per
le nuove console, CAPCOM
decise di abbracciare un pubblico più numeroso, più giovane e
legato al nome della serie, più per
i suoi film che per i vecchi giochi.
Il genere survival horror è ormai da dimenticare e da lasciare con nostalgia
nel cassetto insieme al Gamecube, alla
Polaroid e alle copie dei primi Resident
Evil, Silent Hill e Alone in the dark. Una
premessa necessaria per avvicinarci a
questo Resident Evil 6 senza troppa nostalgia per il passato.
Detto questo, per la prima volta ci
troviamo di fronte a un titolo diviso in
quattro campagne differenti, tre delle
quali subito disponibili e una quarta
disponibile solo dopo aver terminato
le altre. Queste campagne possono
essere giocate nell’ordine che si vuole,
essendo tutte in linee temporali quasi
parallele (con tanto di incontri fra i personaggi delle altre campagne mentre
giochiamo) ma il nostro consiglio è di
giocarle in ordine, iniziando da quella
di Leon e finendo con la terza di Jake,
perché a volte le campagne dopo
Leon mostrano troppi spoiler che potrebbero rovinare l’esperienza di gioco.
Il filo conduttore della trama in ogni
campagna è inizialmente intricato, ma
man mano che ognuna delle stesse si
avvicina alla fine, contenendo anche
incontri ravvicinati con le trame delle
altre campagne, il quadro generale si
fa piu’ chiaro.
Leon, l’eroe di sempre in
una campagna... guidata
Ogni campagna ha due personaggi
ed è giocabile da soli o in cooperativo sia offline, in split screen, che online con amici. La prima campagna ci
permette di utilizzare Leon, l’eroe di
sempre, accompagnato da una new
entry, Helena, un agente governativo
vicino al presidente degli Stati Uniti,
presidente che ci troveremo subito
a uccidere nelle prime schermate
di gioco, perché infetto dal temibile
C-Virus tramite un attacco bioterroristico all’interno di College. Ci troviamo
subito a cercare una via d’uscita da un
campus universitario pieno di studenti
trasformati in temibili zombie, trovare
un luogo sicuro e cominciare a investigare su questo nuovo attacco e virus.
Questa campagna è quella con la trama più interessante, ma anche quella
con le meccaniche e il design di gioco
peggio implementate. Qui si cerca di
inserire come in passato qualche enigma, l’interazione con gli zombie di tipo
classico, ovvero morti che si rianimano,
ambienti piccoli e chiusi con zombie
che saltano fuori a sorpresa, interazione con sopravvissuti che ci chiedono
di aiutarli e così via, ma il tutto con un
feeling che ha del forzato soprattutto
in termini di gameplay.
Le mappe, in tutte le campagne, sono
alla fine dei corridoi a senso unico, in
cui è impossibile perdersi, ma se anche qualcuno ce la fa è presente costantemente l’indicatore del prossimo
obiettivo con tanto di distanza in metri
e, se ancora non bastasse, premendo
un bottone un mega indicatore ci dice
la direzione; insomma, semplificato al
massimo. L’intelligenza artificiale è stata invece migliorata un sacco, soprattutto quella del compagno, e di fatto
risulta veramente difficile morire (se
proprio non siete alle prime armi con
il gamepad). Il compagno è sempre
pronto e sul pezzo per resuscitarci con
punturoni e medicinali o per combattere, meglio di noi, gli zombie che ci
vengono incontro. Le armi da fuoco,
sempre nostra prima risorsa contro gli
zombie, hanno sistemi di puntamento fatti molto male, ma la cosa non ci
turba più di tanto: un sistema di combattimento corpo a corpo, legnoso e
poco vario, ci permette comunque di
uccidere gli zombie a suon di calci e
sberle. Munizioni ed energia si trovano
spesso e a volte ci basta correre verso
l’indicatore dell’obiettivo, abbandonando al quasi sempre invulnerabile
compagno i nemici, girando lo schermo alla ricerca di casse e risorse per
poi tornare indietro a dare man forte.
Questo quanto meno giocando con la
CPU come socio, chiaramente con un
compagno umano le cose cambiano
e l’esperienza di gioco migliora, ma è
sempre possibile giocare con qualcuno? Un’altra novità è l’aggiunta di
abilità acquistabili tra un capitolo e
l’altro tramite punti esperienza che
rilasciano a volte i nemici quando vengono uccisi. Questa new entry al sistema di gioco classico non è che dia un
particolare spessore GDR alla cosa: le
abilità non sono niente di che, potenziano solo caratteristiche base come
difesa, attacco e simili, ma non danno
un vero tocco di personalizzazione ai
personaggi. Un’aggiunta interessante,
ma che poteva essere sfruttata molto
di più. Interessante invece il sistema di
fatality e combo ravvicinate che sfruttano l’ambiente circostante, utile per
eliminare gli zombie che ci corrono
appresso e ci assalgono. Intercettando
con la giusta combo (di bottoni e movimenti di leva) i colpi di zombie nemici, parte un contro attacco letale, con
tanto di super animazione di noi che
uccidiamo lo zombie in modo sempre
segue a pag. 23
n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
p.23
GAME & MOVIE
Resident Evil 6
segue da pag. 22
diverso. Come in passato, ci sono momenti in cui dovremo fuggire da una
minaccia e non affrontarla, le classiche
fughe da un’esplosione o dal fuoco o
da orde di zombie, corse dove a volte
ci verrà chiesto di premere nel tempo
giusto determinati bottoni.
Più azione, meno horror
Tutte queste meccaniche le ritroviamo
anche nelle altre tre campagne, con la
differenza che queste partono senza
pretese, senza il dovere di dimostrare qualcosa, e secondo noi risultano
quelle forse meglio implementate. La
seconda campagna, dove utilizziamo
Chris, altro epico eroe di ritorno, e un
suo commilitone Piers, ci porta in Cina
ed è una campagna 100% combattimento ed azione. È tecnicamente
ben implementata e ci porta subito
in mezzo a grandi combattimenti con
armi automatiche, una sorta di Call of
Duty in terza persona, dove fra difese e
coperture ci troveremo a combattere
mutanti e zombie muniti di armamenti forse a volte fuori luogo e imbarazzanti. Se non ci soffermiamo a domandarci come uno zombie possa spararci
con una precisione superiore alla nostra, questa seconda campagna è veramente divertente, con ottimi scenari
e animazioni di contorno veramente
ben fatte. Linea di gioco puramente
action, trama forse poco consistente e
non primaria, ma tutto calza bene con
lo stile di questa campagna.
La terza campagna ci introduce a nuovi eroi riciclabili per nuovi futuri capitoli, Jake e Sherry, di cui il primo, il vero
protagonista, figlio di Albert Wesker, è
immune al Virus-C . Questo che fa di
lui un candidato perfetto per la ricerca
di un vaccino, va a scontrarsi con il suo
carattere spregiudicato da anti-eroe
tamarro come può essere Vin Diesel in
un action movie. Eccoci quindi in una
campagna anch’essa action, che cerca
di porsi a metà fra quella di Leon, più
classica, e quella sparatutto di Chris,
con qualche novità nel corpo a corpo
e in combo di contromosse, qualche
novità nello sviluppo di trama e personaggi, ma che fondamentalmente ci
riporta a uno stile di gioco che di survival non ha più nulla e che di horror ha
solo gli zombie. Finite le tre campagne
se ne sbloccherà una quarta. Utilizzeremo Ada Wong, da sempre presente nei
vari Resident Evil come personaggio secondario che un po’ impersonifica l’essenza del rouge nei giochi di ruolo. Una
spia che come tale ha mosse e abilità
speciali. La sua campagna è la più corta
delle quattro ed è quella dove sembra
si siano sbattuti di più nello studiare
nuove dinamiche di gioco e nello sperimentare. A livello di trama è quella che
metterà i puntini sulle i di tutte le tre
campagne e che andrà a coprire tutti i
momenti bui e a fare da collante a tutto
il sesto capitolo. A livello di gameplay
ci porta qualche ventata di aria fresca,
qualche momento spy action alla Metal Gear, qualche novità fra rampini
e balestre. Forse un test per qualche
spin-off futuro? Una cosa comunque
è certa in tutte le quattro campagne:
la paura, l’ansia di morire e il terrore
di un evento che deve succedere è
qualcosa di lontano in questo titolo,
ormai un puro action shooter in terza persona. Tecnicamente parlando
il titolo non è perfetto. Audio a parte, impeccabile anche nel parlato,
presenta spesso e volentieri pesanti
sbavature a livello grafico, soprattutto nelle texture degli zombie di serie
b che ci troviamo ad affrontare. Anche i paesaggi e gli scenari, specialmente nella campagna di Leon, raggiungono a volte solo la sufficienza,
ben lontani dalla cura maniacale
degli arredi e dei dettagli a cui i fans
della saga sono stati abituati. Fastidiosi a volte gli impatti fisici con gli
zombie a cui a volte rimaniamo in-
castrati, specialmente quelli che ci
camminano fra i piedi. Problematica
per fortuna non frequente.
Conclusioni
Resident Evil 6 cerca di imporsi come
un capitolo di raccordo: da una parte le vecchie saghe, con i suoi eroi e
il suo passato di intrighi corporativi
e di enigmi in game, dall’altra un
nuovo stile di gioco, realmente più
di azione, con nuovi personaggi e
con nuove meccaniche e scelte stilistiche. Così facendo, mixando tutto
in un unico titolo, non si è riusciti ad
accontentare realmente nessuno: ci
troviamo di fronte a un titolo a nostro avviso solo per gli appassionati
e i fan della saga. Un gioco che per
gli altri è solo “carino” e che trova in
altri titoli simili, sparatutto in terza
persona, competitor migliori.
La scheda di DDay.it
Longevità
Prezzo: 49.98 euro (PS3)
Studio: Capcom
Distributore: Halifax
Giocatori: 1 - 2
Multiplayer: Co-op
PEGI dichiarato: 18
Disponibile per:
PC, Xbox 360, PS3
media
Chiaro o
scuro?
Ambienti sempre molto bui. Un TV
che pecca come resa sulle basse luci
può dare filo da torcere
Veloce
Qualità/Prezzo
Il prezzo è un po’ altino, un’attesa
strategica in questo caso non guasta
Ambientazione
Futuro zomb-apocalittico
Acquisto usato
Sì
TV o monitor?
Esprime il meglio su grande
schermo
PEGI: 18
Il gioco è chiaramente violento e
splatter, ma non più di un horror di
serie B
Il 5.1 è molto coinvolgente, ma
anche con le casse del TV fa la sua
figura
Per lui o
per lei?
Per chi adora sparare ai morti viventi
Curva di
apprendimento
Stereo o 5.1?
n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
GAME & MOVIE / Sembra che Sony abbia scelto AMD per la sua console next gen: il nuovo kit di sviluppo ha a bordo un A10
p.24
Sony PlayStation 4 avrà a bordo una APU Trinity AMD
Nessuna certezza sulla data del lancio, Sony però potrebbe mostrare la PlayStation 4 al prossimo E3, ma con arrivo previsto per l’anno successivo, nel 2014
di R. Pezzali
S
econdo le indiscrezioni raccolte dal sito VG247, Sony
avrebbe inviato agli sviluppatori la seconda versione del kit di
sviluppo per la PlayStation 4, nome
in codice Orbis.
Questo non significa che la
PlayStation 4 sia pronta e che sarà
lanciata il prossimo anno, ma semplicemente che l’arrivo di una
nuova console nei prossimi anni è
una certezza. Sony avrebbe infatti
pianificato ben 4 versioni di kit di
sviluppo, e se la prima era solo una
scheda video (per permettere agli
sviluppatori di prendere confidenza
con le librerie grafiche), questa seconda versione è un PC con 8 o 16
GB di RAM a bordo (i kit di sviluppo però hanno sempre molta più
RAM delle versioni definitive) e un
processore derivato dalla APU AMD
A10, con CPU multicore e GPU sullo
stesso dye. Sony sembra quindi aver
scelto la strada da percorrere, scartando processori come il Cell per
puntare su una soluzione, quella di
AMD, che permetterebbe non solo
di ridurre i costi ma anche di creare
un ambiente di sviluppo più facile
da gestire in quanto vicino al mondo dei normali PC.
Per la PlayStation 4, AMD realizzerà
sicuramente una versione dedicata
della sua APU Trinity; probabilmente la release finale del chip avrà a
bordo un core grafico di prossima
generazione e supporterà sia il gaming 3D in modalità Full HD a 60
fps, sia la riproduzione video a 4k.
Sempre secondo il sito VG247, la
PlayStation 4 dovrebbe avere a
bordo un drive Blu-ray, 256 GB di
disco, Wi-Fi, Ethernet e uscita HDMI
1.4. Mancano però ancora due kit
di sviluppo: il terzo, che uscirà nei
primi sei mesi del 2013, sarà molto
vicino come specifiche all’hardware
GAME & MOVIE / Quasi pronta la piccola console giochi Android che costerà solo 99 dollari
Ouya, con Jelly Bean e giochi a 1080p
Basata su piattaforma NVIDIA Tegra 3 promette giochi a 1080p gratis, l’SDK per sviluppatori entro fino anno
di R. Pezzali
O
uya, la console da 99 dollari basata su Android, è quasi pronta. Ad annunciarlo è il team di
sviluppo che ha mostrato la versione
finale della mainboard e sta ultimando le ultime correzioni all’hardware e
al design. Chi ha dato fiducia al team
di Ouya sarà contento di sapere che
il piccolo cubo basato sul Tegra 3 di
NVIDIA ha subito un piccolo aggiorna-
mento: a bordo, infatti, ci sarà Android
Jelly Bean e soprattutto Ouya potrà
gestire l’uscita dei giochi a 1080p. Il
team di sviluppo ha fatto anche sapere che entro fine dicembre verrà reso
disponibile per gli sviluppatori l’SDK
(ODK, OUYA Development Kit) per
ottimizzare giochi e applicazioni, che
dovranno essere modificate leggermente per poter funzionare al meglio
con il controller da gioco. Rispetto ad
Android, infatti, ci saranno dei cambiamenti: non ci
saranno i bottoni menu, back e
volume e ci sarà
un solo bottone
per il lancio di un
menu standard
che permetterà
l’accesso a tutte
le funzioni, un
po’ come il tasto
Xbox o il tasto
PS del controller
PlayStation.
Sparisce anche la
barra di naviga-
zione e quella dell’operatore: i giochi
su Ouya gireranno a pieno schermo con risoluzioni di 720p, 1080i o
1080p. Tutti i giochi inoltre saranno
gratuiti secondo la logica del free
to play o dell’acquisto in-app: sarà
possibile provare un paio di livelli
del gioco prima di procedere all’acquisto del gioco completo. Questa
soluzione sembra essere decisamente più sicura contro la pirateria, uno
dei più grossi pericoli per il successo
di Ouya. Per garantire una miglior
esperienza di gioco, inoltre, Ouya
ha eliminato il multitasking in game:
quando si lancia un gioco tutte le
altre app saranno chiuse per non
consumare risorse e non sarà possibile ricevere push notification. Non
ci resta a questo punto che attendere il prossimo anno: 99 dollari per
console e controller con giochi che
costano quanto un caffè sono una
minaccia per Microsoft e Sony, anche se difficilmente questo modello
di business riuscirà a giustificare costi di investimento per giochi di un
certo livello.
definitivo, e il quarto, l’ultimo, sarà
la console in carne e ossa.
Ipoteticamente, Sony potrebbe mostrare la PlayStation 4 al prossimo
E3, ma con un lancio previsto l’anno
successivo, nel 2014.
GAME & MOVIE
PlayStation 3
sbarca in Cina?
Dal lontano 2000, in Cina è stata
bandita la vendita di qualsiasi
console da gioco; i cinesi possono
videogiocare esclusivamente
utilizzando i PC. I pochi in
possesso di una console l’hanno
acquistata “di esportazione” in
modo non esattamente legale. Col
passare degli anni, però, le cose
cambiano e anche in Cina si parla
di una clamorosa apertura del
Governo alla commercializzazione
di PlayStation 3. La console di
Sony ha infatti dalla sua il lettore
Blu-ray, che la posizionerebbe
al di fuori della categoria dei
dispositivi esclusivamente dedicati
al gioco, fattore che ha convinto
le autorità cinesi ad assegnare alla
PlayStation 3 il China Compulsory
Certificate, il certificato necessario
alla commercializzazione sul
territorio. Sony non ha ancora
deciso se e quando affrontare
questo particolare mercato; la
console andrebbe in vendita,
ma per i giochi come si farà? La
vendita di supporti fisici è vietata e
sicuramente sarà proibito scaricare
i giochi dal PlayStation Network.
n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
GAME & MOVIE / Disney ha acquisito Lucasfilm Ltd per 4 miliardi di dollari, in arrivo nuovi film
Lucas cede a Disney (e al lato oscuro?)
George Lucas rinuncia così allo stretto controllo sull’impero Star Wars, Disney assume la proprietà di tutti i diritti
di P. Centofanti
L
Walt Disney Company ha comprato, da George Lucas, Lucasfilm
per la cifra di 4 miliardi di dollari.
Disney assume così la proprietà di
tutti i diritti dei personaggi di Guerre
Stellari, un marchio che ha fatto la fortuna di Lucas grazie a un accordo innovativo, almeno per gli anni ‘70, con
i produttori dell’epoca: i diritti cinematografici rimasero infatti a Fox, ma
Lucas mantenne tutti i diritti di sfruttamento riguardo al merchandising
e ai personaggi della fortunata saga.
Con l’acquisizione di Disney, Lucas
rinuncia a tutto ciò, oltre che ad altre
attività legate alla Lucasfilm: lo storico studio di effetti speciali Industrial
Light and Magic, la software house
LucasArts e lo studio d’eccellenza di
produzione sonora, Skywalker Sound.
La notizia più gradita ai fan della saga
di Guerre Stellari è però che nei 4
miliardi di dollari è compreso il trat-
tamento sviluppato da Lucas per tre
nuovi film e che Disney sarebbe già
al lavoro sull’adattamento del primo
di questi film che potrebbe arrivare
nelle sale già nel 2015, con l’intenzione poi di pubblicare un film ogni tre
anni da lì in poi. Disney assicura che
vuole rilanciare l’universo di Star Wars
dando una nuova profondità, ma
basta questo per rassicurare i fan più
accaniti? Al di là delle critiche raccolte
dalla trilogia dei prequel, comunque
dirette dal creatore Lucas, i cultori di
Guerre Stellari hanno generato in questi anni una quantità infinita di contenuti “non ufficiali” legati allo stesso
universo narrativo: film amatoriali,
cos-play, fumetti e chi più ne ha più
ne metta, una “libertà” nell’utilizzo dei
personaggi di Guerre Stellari che non
si sposa molto con le politiche sul
copyright decisamente più conservatrici di Disney. Sarà la fine di tutto ciò?
Che la Forza sia con tutti noi.
GAME & MOVIE / Un annuncio di ricerca del personale svela le intenzioni del colosso di Redmond
Microsoft pensa a Cloud TV sulla Xbox?
Xbox si avvia a diventare un centro multimediale d’intrattenimento, perno del nuovo ecosistema Microsoft
di G. Landolfi
M
icrosoft è ormai solita svelare progetti futuri attraverso nuove offerte di lavoro.
Grazie all’annuncio pubblicato da
LiveSide, veniamo a conoscenza dello sviluppo di una piattaforma TV
Cloud-based, che presto potrebbe
approdare sulla console Xbox.
Nello specifico, il colosso di Redmond ricerca tre ingegneri software
per la divisione Interactive Entertainment Business, la stessa responsabile
di Xbox 360, Xbox Live, Zune e Mediaroom, che dovranno occuparsi di
sviluppare applicazioni client per il
“nuovo ambizioso progetto”, ovvero
presumibilmente il servizio Cloud
TV. Si richiede come requisito principale, esperienza nel settore mobile
e nello sviluppo di applicazioni per
il browser, con conoscenza specifica delle piattaforme iOS, Android
e Windows 8 / RT. Microsoft sta investendo moltissimo sulla
Xbox col fine ultimo di
trasformarla da semplice
console per videogiochi a
vero e proprio centro multimediale per l’intrattenimento domestico di tutta
la famiglia e perno centrale del nuovo ecosistema
Microsoft, nato con l’avvento di Windows 8. Già
con le ultime dashboard,
che hanno introdotto la nuova veste
grafica con i Tile in pieno stile Metro,
le app per i social network Facebook
e Twitter (poi rimosse), Internet
Explorer, Xbox Music (Zune), Xbox
Video (YouTube) e la partnership
con Mediaset Premium, oltre all’applicazione Xbox SmartGlass, sono
stati compiuti enormi passi in avanti
verso questa direzione. L’Xbox Surface e il nuovo servizio di Cloud TV
andrebbero a rappresentare la ciliegina sulla torta di un lavoro enorme
e molto ben fatto.
La Cloud TV verrà integrata nella
piattaforma IPTV Microsoft Mediaroom e sarà compatibile, oltre che
con i tre sistemi operativi già menzionati, anche con Internet Explorer
e i browser basati su Webkit (Chrome e Safari, per citare i più noti). Il
servizio sfrutterà inoltre le moderne tecnologie Web (HTML 5, CSS3,
JavaScript) e ovviamente quelle
cloud come Azure.
p.25
GAME & MOVIE
Xbox Surface
Microsoft è
al lavoro
Il tablet-gaming di Microsoft
torna di moda: diverse fonti
vicine agli ambienti di Redmond
hanno confermato a The Verge
che Microsoft sta concretamente
portando avanti il progetto.
Parrebbe inoltre che le specifiche
trapelate mesi fa siano accurate:
alla base di tutto ci sarebbe un
processore ARM coadiuvato da
RAM velocissime e dedicate al
gaming, e inoltre non sarebbe
basato su una versione completa
di Windows, bensì su un kernel
custom. Le stesse voci associano il
lancio di Xbox Surface con quello
della console next-gen di casa
Microsoft, confermando quindi
che anche per quest’ultima “ci
siamo quasi”. Non ci resta che
attendere...
GAME & MOVIE
Telecom e Sony
insieme per il
gaming online
Tramite il rilascio di un comunicato
stampa congiunto, Telecom Italia
e Sony Italia hanno annunciato
una partnership che riguarderà
gli abbonati ADSL Telecom che
decideranno di acquistare uno dei
nuovi modelli di PS3 (quello da 500
GB e quello da 120 GB).
L’accordo in questione prevede
che, in ogni confezione della
console, sarà presente un coupon
che darà la possibilità di attivare
gratuitamente Internet Play (per
due mesi), e PlayStation Plus (per
un mese).
Internet Play è la soluzione pensata
da Telecom per gli amanti del gioco
online. Il colosso della telefonia
nostrana assicura, infatti, che tale
servizio consente di abbassare il
ping di una percentuale che può
anche arrivare al 40% rispetto ai
normali servizi ADSL.
Da sottolineare il fatto che,
attivando Internet Play senza il
coupon, avremmo comunque
il primo mese gratuito, e poi si
andrebbe a pagare 3 euro al mese.
Un regalo è sempre un regalo, ma
forse qualcosina in più si poteva
anche fare.
n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
Digital Imaging / 24 Megapixel per un prodotto completo e con interessanti caratteristiche
Nikon D5200, “copiona” di successo
Una fotocamera che unisce la compattezza della D3200, l’autofocus della D7000 e l’esposimetro della D600
di R. Pezzali
N
ikon ufficializza la D5200 e si
prepara a sbarcare sul mercato
entro Natale. Una fotocamera
tutta nuova, che eredita l’impostazione della D3200, ma vuole anche
porsi su un gradino qualitativo più
elevato, avvicinandosi alla mid-range
D7000. La D5200 può essere chiamata,
scherzosamente, la “copiona”, proprio
perché per diventare grande riprende
le caratteristiche migliori delle altre
fotocamere Nikon. Dalla D7000, ad
esempio, prende il sistema di messa a
fuoco a 39 punti con 9 punti a croce,
così come l’esposimetro RGB da 2.016
pixel. Dalla D3200 prende il corpo
compatto e la risoluzione del sensore, 24 Megapixel, sebbene il sensore
non sia lo stesso, ma un nuovo tipo
di CMOS progettato da Nikon e realizzato da Sony con una sensibilità che
arriva a 6400 ISO nativa e 25600 ISO in
modalità Hi2. Eredità della D5100 sono
invece le dimensioni compatte e il display orientabile da 920.000 pixel di risoluzione su una diagonale di 3”. Nikon
ha rivisto interamente i menù con una
nuova interfaccia grafica, ancora più
immediata, dedicata ovviamente ai
meno pratici, ma ha saputo accontentare anche i più esigenti ampliando il ventaglio di possibilità di scatto
e regolazione offerte dai vari menù. Il
processore Expeed 3 garantisce una
buona velocità di scatto, 5 fps, e video
fino a 1080i@60fps. Nikon ha inserito
un microfono stereo nella parte alta e
un ingresso microfonico, ma sembra
mancare l’utile uscita cuffie. Niente
male il prezzo: considerando che si
tratta di una D7000 in miniatura, sarà
venduta a 899 euro solo corpo e 1.029
euro con il classico 18-55 VR.
Drift HD Ghost sfida la GoPro HD Hero 3
Una Action Cam evoluta grazie al telecomando da polso, al Wi-Fi, al display Gorilla da 2’’ e alla ripresa fino a 1080p
P
ensata per gli sportivi che vogliono riprendere le proprie
imprese, la nuovissima Action
Cam Drift HD Ghost offre alcune caratteristiche interessanti: se è vero che
nessuno si stupisce più della ripresa
a 1080p, qui troviamo un gruppo
ottico a sette elementi, uno chassis
waterproof fino a tre metri e la tecnologia Drift Pure Audio Tecnology per
la registrazione audio, che consta di
un DSP con funzionalità di riduzione
del rumore del vento e con livello di
sensibilità impostabile dall’utente; se
si preferisce, quest’ultimo può anche
collegare un microfono esterno.
Altre novità sono il telecomando da
indossare al polso con portata di 10
metri e che, grazie a LED colorati,
digital imaging
In Giappone
la carta diventa
un display
L’Università di Tokyo sta
lavorando a un progetto
che punta a trasformare
la carta comune in display:
gli ingredienti ci sono tutti
di V. Romano Barassi
DIGITAL IMAGING / Un prodotto pensato per gli sportivi con diverse funzionalità interessanti
di E. Villa
p.26
indica all’utente
la modalità in cui
si trova la videocamera, permettendo inoltre di
iniziare, arrestare
la registrazione
e scattare istantanee. Inoltre, è
disponibile una
modalità di ripresa continua in Loop per cinque
minuti: la si lascia riprendere senza
preoccuparsi di nulla, e poi quando
capita l’evento importante, basta dire
alla videocamera di salvarlo. Infine, tra
le altre caratteristiche, spicca la connettività Wi-Fi per il “dialogo” diretto
con gli smartphone (iOS e Android),
un’autonomia di tre ore di registrazione per ogni carica e il display LCD
con Gorilla Glass da 2’’. Il prezzo è di
349 euro.
Che in Giappone siano sempre
al lavoro non lo scopriamo oggi;
nel Paese del Sol Levante si è
costantemente alla ricerca di
nuovi stimoli e quello su cui sta
lavorando l’Università di Tokyo
è senza dubbio un qualcosa
che, una volta che sarà messo
a punto, riuscirà a cambiare
ulteriormente il rapporto tra
uomo e macchina.
Il Naemura Group dell’autorevole
ateneo sta sviluppando Paper
Computing, ossia una tecnologia
in grado di cancellare, copiare
e stampare automaticamente
disegni o scritte “fatte a mano”
su carta comune. Attualmente di
comune c’è davvero poco perché
sia l’inchiostro (Frixion, termosensitivo) che la carta (rivestita
di materiale fotocromatico) non
lo sono affatto, ma in futuro le
cose potrebbero cambiare.
Il sistema si basa su un PC e
una videocamera che lavorano
a diretto contatto con un
laser e una luce UV in grado
di cancellare l’inchiostro con
una precisione di 0.024mm, al
fine di creare “nuove forme” da
altre pre-esistenti. La stampa
“ex-novo” invece è affidata a un
proiettore UV DMD-guidato dalla
risoluzione di 1024x768 pixel.
Al
momento
è
difficile
immaginare un uso “nella vita di
tutti i giorni”, ma chissà, tra dieci
anni tutto ciò potrebbe entrare
nelle nostre case. Un video
mostra il funzionamento della
tecnologia.
n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
TEST / Un ricevitore Bluetooth, un amplificatore classe A e diffusori con una grande tradizione per un impianto che convince
p.27
In prova l’Hi-Fi connesso, qualità e ottimo prezzo
Il sistema formato dall’amplificatore Advance Acoustic MAP 102 e dai diffusori Monitor Audio RX6 offre musica di alto livello e semplicità, per tutti
di R. Faggiano
E
ccoci a provare un sistema stereo tradizionale ma non antico,
dedicato a chi vuole ascoltare
musica senza compromessi e non si
accontenta di un semplice diffusore
attivo per ascoltare la propria musica preferita; ideale anche per chi
deve rinnovare un sistema con troppi
anni sulle spalle. Per l’amplificazione
abbiamo scelto un Advance Acoustic MAP 102 (750 euro), un francese
costruito in oriente che eroga 2 x 80
watt su 8 Ohm, ma che può anche
funzionare in vera Classe A con un
semplice tocco su un selettore; si tratta di un apparecchio universale grazie
alla sua versatilità e alla sua neutralità
timbrica. I diffusori sono degli inglesi
di grande scuola, i Monitor Audio RX6
(da 600 euro cad, a seconda della finitura). Sono dei modelli da pavimento
di ingombro ridotto ma dai grandi
contenuti tecnici; la versione in prova
è quella laccata bianca che comporta
un piccolo supplemento di prezzo.
A questo punto vi chiederete dove
sia la sorgente musicale: ebbene ne
abbiamo trovata una universale e
che praticamente tutti abbiamo a
disposizione, cioè uno smartphone o
un tablet da collegare via Bluetooth.
L’oggetto ideale per portare la musica all’amplificatore l’abbiamo trovato
ancora nel catalogo Advance Acoustic, si tratta del WTX 500 (130 euro),
ricevitore Bluetooth abilitato anche
alla modalità aptX per una migliore
qualità sonora, funzione già disponibile su molti smartphone.
Il bello del WTX 500 è la sua forma,
pronta per inserirsi direttamente in
un ingresso RCA stereo dell’amplificatore, senza la necessità di usare
cavi di collegamento. Il ricevitore ha
una forma molto sottile e compatta
e quindi non ostacola le connessioni
di altri apparecchi al suo fianco; viceversa è piuttosto profondo e questo
potrebbe creare qualche problema in
vani di dimensioni ridotte; l’ingombro
poi è aumentato dal cavetto di alimentazione che sporge proprio verso
il retro, ma d’altronde era impossibile
posizionarlo di lato per non intralciare i collegamenti di altri componenti.
Piuttosto si poteva pensare a uno spinotto angolato per l’alimentatore.
Advance Acoustic MAP 102
amplificatore dai due volti
L’Advance Acoustic MAP 102 è un
amplificatore da 80 watt per canale
che ha la possibilità di lavorare in pura
Classe A per avere le migliori prestazioni sonore, con l’unico inconveniente di
un maggiore riscaldamento. Si tratta
di una caratteristica tipica di tutti gli
amplificatori del marchio francese e
che raramente ritroviamo in questa
categoria di prezzo. Il pannello frontale ha un ampio display illuminato in
azzurro che segnala il livello del volume, la sorgente selezionata e che va
sfruttato anche per variare i toni (bassi,
alti e medi compresi) tramite la stessa
manopola del volume. Inoltre troviamo due ingressi minijack per sorgenti
stereo, l’uscita cuffia e una presa USB
per collegare chiavette con musica
MP3 (purtroppo il contenuto musicale
non compare nel display). Sul retro si
apprezza la versatilità dell’amplificatore, con ingressi e uscite che vanno ben
oltre le normali esigenze; non manca
l’ingresso per un giradischi con testina
MM. Sempre sul retro il selettore per
passare in modalità high bias in Classe
A. Il telecomando in dotazione non è
il punto di forza dell’apparecchio, soprattutto perché è pensato per azionare altri apparecchi dello stesso costruttore e quindi sacrifica alcuni tasti nel
nostro caso fondamentali, come quelli
del volume. Nemmeno le istruzioni del
comando a distanza brillano per chiarezza, lasciandoci solo intuire alcune
funzioni secondarie. Molto robusta la
costruzione con un telaio ben dimensionato e componentistica di pregio.
Si notano i finali di potenza Toshiba e
l’alimentazione più che sufficiente per
la potenza dichiarata (2 x 8200 uF) e
con trasformatore toroidale.
Monitor Audio RX6
i diffusori che non tradiscono
I Monitor Audio RX6 fanno parte della
serie Silver, che comprende quattro
modelli e che parte dai compatti
RX1 (da 330 euro cad), ideali per chi
ha poco spazio disponibile. L’RX6 è
segue a pag. 28
n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
p.28
TEST
Advance Acoustic MAP 102
Monitor Audio RX6
segue da pag. 27
definibile come un due vie e mezzo,
una classificazione tipicamente britannica per catalogare quei diffusori
che utilizzano due altoparlanti uguali
per le basse e medie frequenze, ma
ciascuno inserito in un volume interno distinto e con il proprio accordo
reflex. Nel nostro caso vediamo due
woofer da 15 cm, il primo lavora fino
a 700 Hz, il secondo con ogiva centrale invece lavora da qui fino ai 2,7 kHz,
laddove inizia il lavoro del tweeter a
cupola da 25 mm. Tutti gli altoparlanti
hanno molte caratteristiche esclusive.
Il tweeter è un C-CAM realizzato in un
composito di alluminio e magnesio
con rivestimento ceramico, i midwoofer adottano la tecnologia RST con
diaframma rigido in polimero dalla
insolita finitura che ricorda la superficie di una pallina da golf. I condotti
reflex, uno anteriore e uno posteriore,
sono studiati per far uscire l’aria con la
massima velocità possibile ma in caso
di eccessiva resa in gamma bassa
quello posteriore si può parzialmente
chiudere. Anche il mobile è studiato
per ottenere la massima rigidità, con
tanto di viti posteriori per avere sempre le migliori prestazioni. La sensibilità è di 90 dB mentre gli amplificatori
consigliati vanno da 40 a 125 watt sul
carico nominale di 6 Ohm.
Anche una questione di “look”
La griglia che protegge il tweeter
permette di lasciare “nudi” i diffusori,
ma per chi lo preferisce ci sono in dotazione anche le classiche coperture
in tessuto a fissaggio magnetico: a
nostro parere comunque gli RX6
sono molto più belli senza protezioni. Per le finiture si possono scegliere
le versioni bianche o nere laccate
piuttosto che le classiche versioni
in legno con finitura nera, quercia,
noce o ciliegio. Per il contatto con
il pavimento troviamo in dotazione
delle punte per superfici morbide
oppure dei cuscinetti in silicone per
pavimenti lisci. Notevole la cura nelle finiture ed eccellenti i morsetti per
il segnale in ingresso, già predisposti
per il bi-wiring.
La prova d’ascolto
un insieme riuscito
Per la prova abbiamo posizionato i
diffusori lievemente orientati verso il
punto d’ascolto e a circa 50 cm dalla
parete di fondo; per l’amplificatore è
importante lasciare libero il lato superiore per permettere il corretto funzionamento in modalità high bias e consentire così all’apparecchio di smaltire
facilmente il calore generato. Abbiamo poi inserito il ricevitore Bluetooth
WTX 500 in un ingresso ad alto livello
e anche utilizzato il nostro lettore CD
di riferimento per meglio completare
la prova d’ascolto. Il ricevitore Bluetooth viene subito individuato dal nostro iPod Touch e iniziamo l’ascolto in
modalità bias normale.
Ascolto piacevole
ottimo il dettaglio
Subito si delinea un quadro estremamente positivo e sostanzialmente neutrale, non sembra proprio di
ascoltare musica compressa e i diffu-
sori mostrano caratteristiche degne
di modelli più costosi. Non ci sono
preferenze nella resa sonora anche
ascoltando generi musicali molto diversi tra loro, un ascolto molto piacevole con qualche lieve incertezza solamente nella gamma bassa, anche
perché i diffusori andrebbero rodati
più a lungo di quanto ci concedano i
tempi redazionali. Molto piacevoli le
voci maschili mentre quelle femminili sono più legate alla bontà della
registrazione. Ottimo il dettaglio,
che va ben oltre quanto ci si possa
spettare da un brano MP3.
Quattro diverse qualizzazioni
Testiamo l’ingresso USB frontale
con musica MP3 e ci scontriamo
con la mancanza di indicazioni sul
display; tramite tentativi scopriamo
che possiamo spostarci all’interno
delle canzoni archiviate con i tasti
avanti veloce e cambio traccia del
telecomando. Anche qui impressioni molto positive, peccato non
vengano riconosciuti i file FLAC.
Molto interessante la possibilità di
sfruttare quattro diverse curve di
equalizzazione sull’ingresso frontale minijack: ognuna applica diverse
curve (purtroppo non illustrate nelle
istruzioni), ma, andando a orecchio,
notiamo interventi mirati in gamma
bassa, acuta, vocale oppure tutte
assieme, che portano a un netto miglioramento nella riproduzione dei
brani compressi.
Promosso
con la musica di qualità
Ora è il momento di testare a fondo il sistema con il lettore Compact
Disc. Le prime impressioni d’ascolto
con la musica compressa vengono
ora esaltate dal migliore supporto,
si apprezza anche una grande tridi-
mensionalità della scena, che allarga
il fronte sonoro ben oltre la distanza
fisica tra i diffusori. In tema di altezza
va ricordato che i diffusori non sono
molto alti e quindi è bene scegliere
un punto d’ascolto piuttosto basso,
in modo che il tweeter rimanga all’altezza delle orecchie e non al di sotto.
La potenza sembra più che sufficiente anche per locali piuttosto grandi,
la dinamica guadagna credibilità e
avanza il piacere d’ascolto, quella
bella sensazione che fa concentrare
più sulla musica che sull’impianto.
E infine l’ultima prova, il passaggio
alla modalità high bias. La differenza
all’ascolto è immediata e netta, molto
più di quello che ci aspettavamo. Tutta
la musica acquista pulizia e nitidezza,
voci e strumenti sembrano disposti come in uno scatto fotografico e
scompare ogni velo tra noi e la musica. Con alcuni brani molto complessi
emergono dettagli che era difficile
notare in modalità normale. Seppure
la potenza in classe A scenda a 16 watt
per canale, la pressione sonora non ha
cedimenti e non serve alzare il volume,
forse l’impatto in gamma bassa è leggermente minore ma la naturalezza
dell’ascolto mette in secondo piano
questo aspetto. Unico inconveniente
è il maggiore calore sviluppato, ma comunque non siamo a livelli preoccupanti se si lascia libero lo spazio sopra
all’apparecchio. L’impianto provato si è
dimostrato ottimo nella sua configurazione base con il ricevitore Bluetooth
WTX 500, ma sarebbe un peccato
non sfruttarne le potenzialità sonore
usando musica non compressa nelle
modalità high bias degli stadi finali.
Ottimo l’equilibrio raggiunto abbinando amplificatore e diffusori, ma anche
ciascuno degli elementi preso da solo
si pone sicuramente tra le prime scelte
della categoria.
n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
TEST / Approfittando dell’uscita dell’ultimo film di James Bond, Sony lancia sul mercato il suo primo, vero smartphone Android top di gamma
p.30
Sony Xperia T, in prova lo smartphone che ha convinto 007
Ecco il nuovo top di gamma Sony, smartphone Android con display HD da 4.55” e fotocamera da 13 Megapixel, il tutto nel segno di Bond, James Bond
di P. Centofanti
S
ony l’ha presentato come il nuovo “Bond Phone”, vista l’uscita in
contemporanea con l’ultimo film
di 007, ma Xperia T è prima di tutto il
nuovo top di gamma degli smartphone
Sony e, se vogliamo, il primo peso massimo nato completamente sotto il segno della totale fusione di Sony Ericsson all’interno del gruppo giapponese.
Si tratta di uno smartphone che, sulla
carta, non ha nulla da invidiare rispetto
agli altri campioni del momento, fatta
eccezione per il processore dual core,
là dove alcuni hanno optato per un più
altisonante quad core. Segni particolari del nuovo modello Sony sono un
design distintivo e “monolitico”, l’ampio
display da 4.55” con risoluzione 720p e
il supporto a tecnologie d’avanguardia
come l’NFC, l’audio a larga banda HD
Voice e l’integrazione di un sensore per
la fotocamera principale da ben 13 Megapixel. E grazie a un accordo con Box,
Sony offre anche 50 GB di spazio cloud
per la memorizzazione dei propri dati.
Ottimi materiali e retro inarcato
Xperia T si presenta come un solido
monolite scuro (è disponibile anche
con il retro bianco) leggermente inarcato verso la parte posteriore. Sebbene
lo smartphone sia realizzato principalmente in plastica, offre una grande
sensazione di solidità. Già il peso di 140
grammi restituisce l’idea di un oggetto
costruito con ben altri materiali. Il frontale è un unico vetro completamente
nero (con una particolare laminazione
anti rottura che si aggiunge al Gorilla
Glass) sotto il quale si cela il display LCD
con risoluzione di 1.280x720 pixel (circa
320 dpi). Lo smartphone sfrutta i tasti
software di Android 4, per cui non troviamo alcun pulsante fisico sulla corni-
ce del display. Sempre sul frontale si segnala poi la videocamera con sensore
da 1.3 MP con possibilità di ripresa 720p
per le videochiamate. La parte posteriore è realizzata in plastica estremamente
morbida con una superficie piacevole
al tocco anche se un po’ sporchevole.
Uno sportellino dà accesso agli slot per
l’inserimento della SIM di tipi microSIM
e della scheda microSD per l’espansione della memoria integrata (16 GB). Sullo stesso lato ci sono i classici comandi
per la regolazione di volume e accensione/blocco schermo, ma c’è anche
il tasto dedicato per la fotocamera.
Parlando della fotocamera, l’obiettivo
è leggermente incassato in modo da
proteggerlo dagli urti, ma abbiamo notato anche che con questa forma c’è il
rischio che all’interno si accumuli polvere o sporcizia. Il retro è un blocco unico
e non è possibile rimuovere la batteria.
Sull’altro lato troviamo invece la porta
MHL, connessione che funziona sia da
porta USB che come uscita HDMI con
apposito cavo adattatore. A livello di
componenti Xperia T è basato su un
processore dual core di Qualcomm, il
buon Snapdragon S4 MSM8260A, realizzato con processo a 28nm, qui con
clock a 1.5 GHz. Il telefono supporta il
Wi-Fi 802.11n fino a 150 Mbit/s, Bluetooth 3.1, GPS e Glonass, NFC e integra
una batteria da 1.850 mAh. Xperia T è
anche compatibile con il codec audio
a larga banda (Wideband audio o HD
Voice), naturalmente con gli operatori
che lo supportano e nel caso di chiamate con altri telefoni compatibili (comunque in numero crescente).
Oltre al Play Store ci sono app
e contenuti esclusivi Sony
Xperia T è basato su Android 4.0.4, con
aggiornamento a 4.1 in cantiere. Come
tutti i Sony Xperia, anche il T sfoggia
un tema grafico fortemente
personalizzato da Sony e in
particolare, out of the box, il
tema preselezionato è quello
legato a Skyfall, l’ultimo film
di 007. Sony permette di scegliere tra alcuni temi predefiniti, che cambiano sfondo
e leggermente anche alcuni
colori, ma senza cambiare di
molto la sostanza. Il tema è
molto scuro e per questo for-
Sony Xperia T - da 599 Euro
Quality
Longevity
Design
9
9
8
se un po’ pesante, però è anche elegante e pulito e ben si sposa con il design
dell’hardware. Inoltre è stata posta buona cura per rendere la grafica coerente
in tutte le sezioni del sistema operativo
e con la maggior parte delle numerose
applicazioni e dei widget pre-installati
targati Sony. Un aspetto interessante
è che Xperia T è PlayStation Certified
per cui è possibile installare lo store
per scaricare i giochi compatibili dal
PlayStation Network. Nato per Xperia
Play, con i suoi controlli dedicati, i giochi possono ora essere utilizzati su dispositivi completamente touch come
appunto Xperia T. In
realtà, al momento, lo
store non è molto popolato, ma in futuro
chissà. Tra le applicazioni Sony troviamo
TackID - per intenderci lo Shazam di Sony -,
l’aggregatore di social
network Timescape,
l’applicazione Walkman per la riproduzione di musica, Xperia
Link per il tethering
“facile” ad altri disposi-
Simplicity D-Factor
7
8
Value
8
tivi Sony, Sony Select che propone dei
contenuti selezionati e soprattutto le
app Video Unlimited e Music Unlimited
per accedere rispettivamente all’acquisto di film e al servizio di streaming illimitato di Sony (previo abbonamento
naturalmente). L’aspetto multimediale
è stato in particolare molto curato. Sia
l’applicazione Walkman, che quella denominata Film, per la riproduzione di
video, consentono di scaricare da Internet le informazioni dei file, comprese di
segue a pag. 31
n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
p.31
TEST
Sony Xperia T
segue da pag. 30
luce ambiente. Xperia T non avrà tra le
descrizioni e copertine, utilizzando la caratteristiche tecniche le parole “quad
tecnologia e il database di Gracenote core” che scaldano tanto il cuore degli
(azienda che ora fa anch’essa parte di appassionati, ma il processore QualSony). Le informazioni vengono scari- comm utilizzato da Sony non fa affatto
cate automaticamente ma è possibile rimpiangere qualcosa di più potente.
anche effettuare ricerche manuali. En- Fin dai primi minuti di utilizzo possiamo
trambe le app offrono anche la possi- apprezzare grafica fluidissima e rispobilità di riprodurre i contenuti su dispo- sta al touch perfetta. Sia che si tratti di
sitivi DLNA in rete in modo piuttosto passare da un’applicazione all’altra che
immediato. Se pensate, però, di utilizza- di sfogliare le nostre homescreen tutto
re lo smartphone Sony come un lettore fila via liscio come l’olio. La navigaziomultimediale per riprodurre contenuti ne web, ancora il tallone di Achille di
molti smartphone
scaricati dalla rete
Android, su Xperia
in modo illecito,
T è un vero piacesappiate che il
re. Google Chrome,
dispositivo non
preinstallato su quesupporta l’audio
sto smartphone, funin formato Dolby
ziona davvero bene,
Digital che si trocon grafica fluida,
va nella stragranveloce caricamento
de maggioranza
delle pagine e ottima
di file in formastabilità. Per quanto
to MKV (tipo di
Sony Xperia T - la videoprova
riguarda le prestacompleta dello smartphone - DDay.it
file comunque
zioni grafiche, con
supportato con
video H.264 fino a 1080p). Scaricando giochi 3D abbiamo constatato un ottil’applicazione mobile di Box e regi- mo frame rate al massimo dettaglio e
strando un nuovo account da Xperia T tempi di caricamento piuttosto rapidi.
è possibile riscattare, fino a fine anno, Insomma l’impressione che se ne rica50 GB di spazio gratuito sul servizio di va è che l’Xperia T è uno smartphone
cloud storage, che non sono affatto veloce e affidabile. L’unico neo rimane,
pochi. Nel complesso Sony offre così come al solito, l’autonomia della batteuna base di partenza piuttosto valida in ria. In questo caso abbiamo a dispositermini di contenuti e funzionalità, che zione una batteria da 1.850 mAh che,
si può naturalmente espandere con le nonostante l’efficienza del processore
Qualcomm, con un display così ampio
applicazioni del Play Store.
nel caso di utilizzo massiccio ci porta
Fluido e veloce ma la batteria appena appena a fine giornata.
video
arriva a fatica a fine giornata
Il biglietto da visita del Sony Xperia T è
il bel display da 4.55” con risoluzione di
1280x720 pixel. Sony è avara di dettagli
per quanto riguarda la tecnologia del
display, ma si tratta chiaramente di un
LCD. La densità dei pixel è superiore ai
300 dpi e di fatto quello che abbiamo
è un’immagine perfettamente compatta in cui distinguere i singoli pixel non
è possibile nelle normali condizioni di
utilizzo. Sarà il tema scuro o il particolare rivestimento dello schermo, ma
rispetto alle impostazioni di default
abbiamo subito sentito la necessità di
alzare un po’ il livello di luminosità dello
schermo. L’angolo di visione è discreto,
con un fisiologico calo della luminosità
allontanandoci dal centro ma, a parte
questo, lo schermo è davvero ottimo
sia per impostazione cromatica che
leggibilità in quasi tutte le situazioni di
Foto e video non sempre
convincenti come dovrebbero
Xperia T è uno degli smartphone con la
videocamera più risoluta in commercio.
Con un sensore da 13 Megapixel siamo
praticamente al top. Sony utilizza per i
suoi smartphone il brand Exmor R, per
indicare i sensori CMOS Back Side Illuminated (BSI). C’era stata qualche aspettativa che Xperia T potesse già montare il
nuovo Exmor RS con struttura “stacked”
ma i nuovi sensori arriveranno solo nel
2013. Per quanto riguarda l’obiettivo
Sony dichiara un’apertura di F2.4 come
unico altro dato. A livello di funzionalità
base la fotocamera offre naturalmente
autofocus, riconoscimento e tracking
dei volti, modalità “sweep panorama”
per la realizzazione di foto panoramiche, zoom digitale fino a 16x, diverse
modalità di esposizione automatiche
e anche tante impostazioni manuali
(ISO, esposizione,
selezione
della
modalità di messa
a fuoco, misurazione dell’esposizione). C’è anche un
menù di fotoritocco in cui è possibile
selezionare diversi
filtri “alla Instagram”, regolare i livelli dell’immagine, ritagliarla, regolare la nitidezza e altro ancora. Come si comporta
allora con i suoi 13 Megapixel la fotocamera dell’Xperia T? Dipende molto dalle condizioni in cui andiamo a scattare.
In particolare, la messa a fuoco non ci è
parsa molto precisa, specie nel caso di
soggetti ravvicinati (e per ravvicinati intendiamo nel raggio di un metro circa).
Sia utilizzando la messa a fuoco touch
che quella automatica (nelle varie modalità), lo smartphone fatica a mettere
a fuoco il primo piano oppure è molto
lento. Solo in condizioni di luce perfette la messa a fuoco è sufficientemente
veloce. Inoltre anche la misurazione
dell’esposizione non è calibrata benissimo considerando che senza correggere manualmente prima dello scatto
(cosa che riduce di molto l’immediatezza di uno smartphone), abbiamo
ottenuto alte luci bruciate o al contrario
ombre troppo scure. La risoluzione è
sicuramente uno dei punti di forza dell’Xperia T in condizioni di luce ottimale,
nonostante sui bordi dell’immagine si
noti una leggera sfocatura. In condizioni di luminosità più critiche, come
è lecito aspettarci, il rumore cresce
sensibilmente fino a
intaccare il livello di
dettaglio, mettendo
un po’ in discussione i vantaggi di un
sensore così risoluto
su uno smartphone.
In modalità video lo
smartphone Sony è
capace di riprendere a 1080p. In questo caso
però la resa è davvero poco
soddisfacente: basso dettaglio per filmati che vorrebbero essere 1080p,
fluidità non perfetta
ed esposizione e
messa a fuoco ancora più critiche che
sul versante fotogra-
fico. A volte lo smartphone perde da
solo il fuoco durante la ripresa video
ed è lento a riagganciarlo. Qui un breve
video in cui siamo riusciti a mantenere
il fuoco dall’inizio alla fine. Tirando le
conclusioni possiamo dire che l’Xperia
T è uno smartphone che prima di tutto è un prodotto Sony a tutti gli effetti,
nel design dell’hardware e del software,
nell’integrazione dei diversi servizi dell’azienda giapponese (Video e Music
Unlimited, Playstation Mobile). È anche
uno smartphone che offre una buona
riserva di potenza, con un’esperienza
di utilizzo fluida e soddisfacente. Ci ha
convinti un po’ meno la fotocamera,
buona, ma dalla quale ci aspettavamo
qualcosa di più, anche se molte delle
criticità che abbiamo riscontrato possono essere risolte con un semplice
aggiornamento software. A questo
proposito, a inizio 2013 dovrebbe arrivare l’aggiornamento a Jelly Bean, a
garanzia della longevità del prodotto.
Il prezzo di listino è elevato, da top di
gamma, ma allineato a quello di altri
dispositivi di pari classe.
n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
TEST / Dopo il capostipite in versione 15 pollici, la cura dimagrante in salsa retina tocca al MacBook Pro da 13 pollici, scopriamo come va
p.32
Apple MacBook Pro 13” Retina, il futuro passa di qui
Schermo bellissimo, costruzione in alluminio impeccabile, Apple alza ancora l’asticella della qualità ma a forse c’è ancora un po’ di strada da fare
di P. Centofanti
C
ome era lecito aspettarsi, il
MacBook Pro 15” con retina display non era che il capostipite
di una nuova famiglia di computer
portatili. Come con il MacBook con
design unibody in alluminio e soprattutto il MacBook Air, Apple alza ancora l’asticella di quello che può essere
considerato il riferimento per design e
costruzione di un notebook. Nel caso
dei nuovi MacBook sono due gli ambiti di miglioramento: form factor e
naturalmente la risoluzione del display
che dà il nome al prodotto. Il nuovo
modello, che va ad affiancare quello
da 15”, è la scelta per certi versi più ovvia: il formato da 13.3 pollici, che poi è
uno di quelli più venduti.
Tra Air e Pro
Il nuovo MacBook retina si inserisce
a metà tra il MacBook Air e il classico
MacBook Pro da 13” in alluminio. La
sfida è naturalmente quella di unire
la leggerezza dell’Air con la potenza
e la versatilità del MacBook Pro. Una
sfida sempre più difficile tanto più le
dimensioni si riducono, perché qui
non si parla di utilizzare un processore
a basso consumo ULV, ma uno a piena
potenza. Come per il modello da 15” la
prima cosa ad andarsene è il drive per
supporti ottici, la cui dipartita dall’ecosistema Apple era ormai stata decisa
già con l’arrivo del Mac App Store. Ciò
ha permesso di tagliare lo spessore
del portatile di un buon mezzo centimetro, raggiungendo quota 1.9 cm,
appena 2 mm in più della parte più
alta del MacBook Air. Naturalmente i
numeri non la dicono tutta: il MacBook
Pro non ha la forma accuminata del
MacBook Air e risulta comunque un
oggetto più “massiccio”, con un peso
di 1.62 Kg contro gli 1.35 Kg dell’Air,
ma ben al di sotto degli oltre 2 Kg del
modello classico; 400 grammi in meno
non sono pochi, come sa bene chi il
portatile se lo porta appresso per davvero. Rispetto al MacBook Air, il nuovo
modello è però meno largo e meno
profondo. All’interno però la dotazione è quella che avremmo sul MacBook
formato pieno: processore dual core
Intel Core i5 da 2.5 GHz o Core i7 da
2.9 GHz, 8 GB di RAM, batteria in grado di fornire fino a 7 ore di autonomia
(verificate sul campo). L’hard disk lascia
però il posto alla memoria allo stato
solido da 128 a 768 GB a seconda della
configurazione, ed esattamente come
sui cugini più pesanti, anche in questo
caso il modello da 13.3 pollici deve
rinunciare alla scheda grafica dedicata, appoggiandosi unicamente alla
scheda integrata dell’architettura Ivy
Bridge, l’Intel HD4000. Da qui nascono le maggiori perplessità rispetto al
modello retina da 15”. Perché il nuovo
MacBook Pro è dotato infatti di display
retina con una risoluzione di 2560 x
1600 pixel, con una densità di 227
punti per pollice. La semplice scheda
integrata è in grado di reggere una
tale risoluzione, oltre naturalmente a
tutti gli altri task usuali? Ricordiamo
che la risoluzione non aggiunge area
di schermo, ma semplicemente considerando l’area che avremmo con una
risoluzione di 1280x800, per ogni pixel
qui ne abbiamo quattro: tutto è più risoluto e dettagliato, ma le dimensioni
degli elementi grafici dell’interfaccia,
font e così via, sono quelle che avremmo con un display 1280x800 pixel.
Sul fronte delle connessioni troviamo,
come sul modello da 15”, due porte
Thunderbolt, HDMI, slot per schede
di memoria SDXC, due porte USB 3.0.
Sparisce come sul MacBook Air la porta di rete cablata, sostituita dal Wi-Fi
802.11n, a cui si aggiunge il Bluetooth
4.0. Il sistema operativo, naturalmente,
è OS X Mountain Lion. Il nuovo display
retina, oltre a essere così risoluto, è anche dotato di una cornice più snella,
che come vediamo ha dettato anche
la scomparsa della serigrafia MacBook
che usualmente troviamo sotto lo
schermo. Il livello di costruzione è
semplicemente impeccabile, con una
cura per i dettagli esemplare.
Per la nostra prova abbiamo avuto a
disposizione un modello con processore Core i5 da 2.5 GHz e disco SSD da
256 GB, la configurazione che sull’Apple Store è venduta a 2079 euro IVA
segue a pag. 33
n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
p.33
TEST
Apple MacBook Pro 13’’
segue da pag. 32
Modello
inclusa (la versione con 128 GB parte
da 1779 euro, 500 euro in più esatti del
modello base di MacBook Pro).
MacBook Air 13”
(da 1279 euro)
La scheda HD4000 se la cava
ma con il fiato corto
Per quanto riguarda le attività, la fluidità del desktop e delle applicazioni di
base è senza dubbio priva di rallentamenti in condizioni di carico “standard”.
Con applicazioni non certo leggere
come Final Cut Pro X, il MacBook Pro
non mostra cedimenti a livello grafico,
anche durante l’editing di materiale
1080p, almeno all’interno dell’applicazione. Tra l’altro avere un’anteprima in
risoluzione piena nel viewer quando
si lavora con il semplice schermo del
portatile, forse non cambierà la vita,
ma sicuramente fa un certo effetto.
Con un po’ di applicazioni aperte a
tutto schermo, però, specie con attività di calcolo in background attive
(il rendering di FCPX ad esempio),
allora qualche tentennamento anche
grafico, ad esempio nelle animazioni
che accompagna il passaggio da un
programma o spazio lavoro all’altro,
si nota. Con pagine web che fanno
uso di immagini di grandi dimensioni
(come fastcodesign.com) anche Safari
comincia a perdere la sua fluidità nello
scrolling. Nel complesso la HD4000 se
la cava sufficientemente bene, ma è
al limite. Gli 8 GB di RAM a 1600 MHz
installati nella dotazione base aiutano
non poco per mantenere il sistema
fluido (768 MB sono quelli dedicati alla
HD4000). Per testare davvero la scheda grafica abbiamo installato anche
un videogioco come Diablo III, uno dei
pochi già ottimizzati per i nuovi Mac.
Premesso che la resa in termini di mera
Peso
MacBook Pro 13”
Retina
(da 1779 euro)
MacBook Pro 13”
(da 1279 euro)
risoluzione è semplicemente spettacolare, in effetti la grafica anche senza
spingere troppo il livello di dettaglio
e con anti-alias disattivato arranca un
po’. Siamo ampiamente nei limiti della
giocabilità, ma il frame rate è bassino e
sotto i 60 fps
Gioie e dolori del retina
Il display retina del nuovo MacBook è
semplicemente meraviglioso: definizione, ma anche luminosità, rapporto di contrasto, resa cromatica sono
semplicemente eccellenti. Le icone
sulla dock sono tanto dettagliate che
1.35 Kg
1.62 Kg
2 Kg
Processore
1.7 cm
Core i5 ULV
da 1.8 GHz
Core i7 ULV
da 2.0 GHz
1.9 cm
Core i5
da 2.5 GHz
Core i7
da 2.9 GHz
2.41 cm
Core i5
da 2.5 GHz
Core i7
da 2.9 GHz
sembrano quasi acquistare una vera e
propria tridimensionalità. I font delle
pagine web vengono renderizzati in
modo meraviglioso, ma gran parte
della grafica che troviamo su Internet
oggi è ancora a risoluzione troppo
bassa per risaltare con convinzione
sul retina display del Mac. Valgono
quindi le stesse criticità che avevamo evidenziato nella nostra prova
completa del modello da 15 pollici:
in questa fase non tutto è ottimizzato
per un display tanto risoluto, anzi ancora poco, a cominciare proprio dal
web. Lo stesso vale naturalmente per
le applicazioni non ottimizzate che
mostreranno una grafica scalata e non
in grado di valorizzare le potenzialità
dello schermo. Si tratta chiaramente
di una situazione transitoria destinata
a migliorare, ma nel frattempo occorre tenerne conto.
Un computer per pionieri
Nella foto, un ingrandimento molto spinto di una delle icone sulla dock,
la definizione del display, come si vede, è davvero notevole.
Spessore
Se il MacBook Pro 13” con display retina rapprensenta un punto di partenza per il futuro dei notebook di questo
taglio, rimaniamo un po’ scettici sulla
destinazione per uso professionale.
Certamente il display è semplicemente spettacolare, ma la mancanza di
una scheda grafica discreta o comunque più potente è qualcosa che, visto
anche l’investimento non da poco,
non va presa alla leggera. La domanda è: a chi serve questo prodotto? Chi
usa il portatile principalmente per lavorare con il web, applicativi office o
ha bisogno di una soluzione leggera
per fotoritocco e qualche lavoro di
editing trova nel MacBook Air una
macchina già praticamente perfetta,
in grado di macinare con tranquillità
anche progetti di editing in HD di media complessità “on the go”. Questo
MacBook aggiunge una buona dose
di potenza di calcolo in più oltre allo
schermo retina, ma il professionista
che ha bisogno di maggior dettaglio
nel suo lavoro, probabilmente punta
più a un 15 pollici se non addirittura a
un 17 pollici (il vero tassello mancante), mentre la scheda grafica integrata terrà lontani comunque chi cerca
prestazioni al top, per non parlare di
chi è interessato anche all’aspetto gaming. Allora forse il prodotto davvero
vincente sarebbe stato un MacBook
Air equipaggiato con questo schermo, possibilmente allo stesso prezzo
del modello attuale. Ma forse i tempi
non sono ancora maturi.
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n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
TEST / Processore Intel Core i5 da 1.7 GHz, display da 13.3” HD+, peso di 1,16 kg: ecco cosa offre il portatile Samsung
p.35
Samsung Serie 9 in prova, sfida al MacBook Air
Abbiamo provato il nuovo Samsung Serie 9, un Ultrabook con un design ricercato e materiali ben scelti che ne fanno un ottimo portatile
di M. Dalli
Q
uesta volta Samsung l’ha fatto davvero unico e sottile: la
nuova Serie 9 Ultrabook ha
tutte le carte in regola per spodestare il “re” degli ultraportatili, quel
MacBook Air che da qualche anno
senza cambiare design continua
ad andare a gonfie vele: processore
Intel Core i5 Ultra Low Voltage da
1,7 GHz, 4 GB di RAM, disco SSD da
128 GB, display da 13,3 pollici HD+
(1.600x900 pixel), spessore inferiore
ai 13 mm e un peso davvero “piuma”
di appena 1,16 kg (per un confronto,
il MacBook Air da 13 pollici pesa 1,35
kg). A questo va aggiunto che, oltre
alle già citate specifiche tecniche, il
nuovo Serie 9 di Samsung vanta un
design molto ricercato e originale,
scocca in alluminio e un prezzo di listino di 1.399 euro. Ma come si comporta? Lo abbiamo messo alla prova,
ecco le nostre impressioni.
Design e connessioni
bello da vedere
Per il nuovo Serie 9, Samsung ha
lavorato molto sul design e sui materiali. Il portatile si presenta, infatti,
con un’elegante finitura in alluminio
sabbiato color carta da zucchero
scuro, mentre i bordi sono di color
alluminio spazzolato lucido. L’intero
portatile restituisce una sensazione
di ottima qualità costruttiva e solidità, confermata da alcuni piccoli
dettagli, come la possibilità di aprire
il portatile con una mano sola (senza
cioè bisogno di tenere ferma la base)
e la robustezza di tastiera e display,
nonostante quest’ultimo abbia uno
spessore di qualche millimetro.
Sul lato sinistro del portatile si trovano il connettore per l’alimentazione, la porta USB 3.0 con supporto
alla ricarica di un dispositivo anche
a PC spento, l’uscita micro HDMI e
un connettore proprietario per collegare il dongle della rete Ethernet
10/100/1000 (presente nella confezione). Sul lato destro, invece, si trova una seconda porta USB, questa
volta solo USB 2.0, jack da 3,5 mm
per cuffie e microfono e connettore
proprietario per il dongle VGA, venduto però separatamente. Poco più
in là si trova il microfono integrato e
il lettore di schede SD, posto sotto la
scocca e difficilmente raggiungibile.
All’interno del portatile troviamo lo
schermo da 13,3 pollici con risoluzione di 1.600x900 pixel. Il display è
rivestito con un trattamento antiriflesso opaco, che abbatte il contrasto percepito, ma lo rende quasi del
tutto immune ai riflessi ambientali,
anche con schermo nero. Sopra al
display si trova la webcam integrata
da 1,3 Megapixel. Sotto al PC si trova
invece lo slot SD, in una posizione
che richiede di sollevare il portatile
per inserire la scheda di memoria.
Per come è disposto, infatti, è difficile centrare lo sportellino quando il
portatile è appoggiato a un tavolo.
La tastiera si presenta con i classici
tasti a isola dalla corsa molto limitata, una caratteristica a cui ormai
siamo abituati su portatili dal ridotto spessore. Nel complesso, però, la
battitura risulta mediamente confortevole e con pochi refusi. La tastiera
è anche retroilluminata, cosa che
torna molto utile a chi lavora in am-
Sotto al computer,
in una posizione
non proprio comoda,
si trova lo slot per
l’inserimento delle
schede SD.
bienti bui o scarsamente illuminati.
La tastiera integra anche alcuni tasti
funzione che permettono di regolare velocemente la luminosità del
display o della retroilluminazione dei
tasti, oltre al volume e alla modalità
di uscita video. Interessanti anche i
tasti per abilitare la connettività WiFi e la modalità silenziosa, che riduce la frequenza del processore per
generare meno calore e, di conseguenza, ridurre anche la velocità di
rotazione della ventola, producendo
così meno rumore.
La prova: prestazioni
degne di nota
Samsung è da poco sul mercato
dei portatili in Italia, ma nonostante
questo il nuovo Serie 9, oggetto di
questa prova, è davvero ben realizzato. Il colosso coreano ha realizzato un design molto elegante che,
a differenza di alcuni concorrenti,
risulta finalmente originale e non
una copia di un MacBook Air. Anche
la scelta dei materiali è stata studiata
accuratamente: l’alluminio dona leg-
gerezza e solidità all’intera struttura,
restituendo anche una piacevole
sensazione al tatto. Molto buono
anche il bilanciamento dei pesi all’interno della base del portatile, che
consente di sollevare lo schermo
usando una sola mano, senza quindi
dover tenere ferma la base altrimenti
si solleva. Sembra una cosa da poco,
ma è un dettaglio che pochi produttori riescono a realizzare.
Siamo rimasti piacevolmente impressionati anche dallo schermo, sia
per la risoluzione di 1600x900 pixel,
superiore alla media dei display di
queste dimensioni (che generalmente si fermano a 1366x768 pixel),
sia per il rivestimento antiriflesso,
che consente di usare il portatile
senza difficoltà anche in ambienti
molto luminosi e con intense sorgenti di luci. Nonostante la scarsa
corsa dei tasti, anche la tastiera ci
ha dato un’impressione positiva; con
un piccolo allenamento si riescono
a produrre testi quasi del tutto privi
di refusi, come per esempio questa
prova, interamente scritta sul Samsegue a pag. 36
n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
p.36
TEST
Samsung Serie 9
segue da pag. 35
sung. L’intera superficie è inoltre
molto solida, anche nei punti centrali. Meno performante ci è parso
invece il clickpad; le dimensioni
sono generose e supporta le gesture multitouch, come lo scorrimento
con due dita, la rotazione e il mostra
desktop, tuttavia abbiamo notato
alcune imprecisioni, soprattutto in
fase di click fisico. Non sappiamo
se il difetto è imputabile all’unità in
nostro possesso (che è già stata sottoposta a varie recensioni) oppure
se è un problema comune, tuttavia
l’impressione è che con l’ultimo aggiornamento dei driver la situazione
sia migliorata.
Dal punto di vista delle prestazioni,
invece, la piattaforma proposta da
Samsung è ormai quella “standard”
che siamo abituati a vedere su quasi tutti gli Ultrabook di fascia media,
con processore Intel Core i5–3317U,
un Ultra Low Voltage dual core da
1,7 GHz, 4 GB di RAM e scheda video
integrata. Anche il disco, un SanDisk
U100 da 128 GB, è lo stesso già visto
in molti altri modelli, ma garantisce
sempre buone prestazioni, come
si può notare anche dal punteggio
di Windows. Molto buoni anche i
tempi di risposta, che consentono di
riattivare il PC dallo standby in circa
3-4 secondi, mentre un’accensione
da freddo impiega poco meno di 30
secondi per avviare completamente
Windows.
Una nota, infine, sulla batteria di
questo Samsung Serie 9. Nel test del
lettore, il PC si è spento poco dopo
aver superato le 5 ore di funzionamento, con luminosità dello schermo a metà. Molto buona anche la
durata sotto stress, che supera di
poco le tre ore, segno che il sistema
è ben bilanciato.
Uno dei migliori
“ultraportatili”
Samsung ha fatto un eccellente lavoro con il nuovo Serie 9, ed è sicuramente uno dei migliori Ultrabook
in commercio e uno dei migliori
ultraportatili che si possono comprare in questo momento. E questo
ci riporta all’aspetto economico: la
piattaforma hardware adottata da
Samsung è identica a quella di altri competitor le cui soluzioni sono
offerte a un prezzo inferiore. I 1.399
euro di listino di questo modello
sono però più che giustificati dai
piccoli accorgimenti adottati dal
produttore coreano per “perfezionare” il più possibile la macchina: lo
schermo HD+, l’uso dell’alluminio e
la sensazione di robustezza generale sono fattori che, a nostro avviso,
fanno di questo portatile una buona macchina “da lavoro”, solida e in
grado di resistere a continui spostamenti. Anche la batteria gioca un
ruolo importante e le 5 ore di autonomia ottenute, pur non essendo
certo un record, sono però un buon
dato da cui partire per poter lavorare almeno una mezza giornata fuori
ufficio.
GAME & MOVIE
MOBILE
Nike+ Kinect Training, nato dalla collaborazione tra
Nike e Microsoft, permette di migliorare la propria
forma fisica con percorsi di training personalizzati e
che evolvono nel corso del tempo. Si può scegliere il
trainer, l’obiettivo specifico del percorso di fitness, fare
esercizi e, ogni 4 settimane, il programma verifica lo
stato di forma e propone eventuali “correttivi”. Il gioco
è Cloud-based, il che significa che lo storico dei propri
allenamenti e i programmi sono memorizzati in Cloud
e accessibili ovunque. Inoltre, è possibile sincronizzare
gli allenamenti con gli
altri dispositivi Nike+, per
renderli un unico progetto
di fitness.
Iniziano già a circolare voci sull’iPad mini di seconda
generazione: il dispositivo dovrebbe arrivare tra un
anno. Tali informazioni,si basano su “indizi”provenienti
dai partner di Cupertino e in questo caso “la prova”
è un display da 7.9”di diagonale (“casualmente”la
stessa dell’iPad mini) da 2.048x1.536 pixel (324 ppi)
che AUO inizierà a produrre nel secondo trimestre
del 2013. Ci vorranno alcuni mesi affinché il display
Retina di AU Optronics raggiunga numeri tali da
soddisfare la richiesta iniziale di
Apple e quindi difficilmente il
prossimo iPad mini riuscirebbe
ad arrivare sui mercati prima di
settembre 2013.
La notizia prosegue su DDAY.it...
mobile
PC & MULTIMEDIA
Il direttore generale di Belkin annuncia che la sua
azienda è la prima a produrre accessori ufficiali per
dispositivi Apple con connettore Lightning. I primi
prodotti, che verranno immessi sul mercato da metà
novembre, sono il Caricabatteria da auto per Lightning
e la Dock di ricarica e sincronizzazione. Entrambi
proposti a 29,99 euro. Il caricabatteria include il cavo
Lightning da 1,2 m e dispone di una protezione
dalle sovratensioni; la dock
include una base magnetica
removibile, un connettore
Aux pieghevole e un’uscita
audio per auricolari o
altoparlanti.
Il monitor Philips Ergosensor 231P4QRYES è un 23”
con pannello IPS Full HD retroilluminato a LED bianchi,
ha un tempo di risposta di 7 ms e valori realistici di
luminosità e contrasto, 250 cd/mq e 1000:1. Venduto
a circa 270 euro, il nuovo Ergosensor ha a bordo un
hub USB, una porta DVI e una Display Port. La novità
vera però riguarda la parte “salute”: grazie a una
fotocamera frontale (non utilizzabile come webcam),
il monitor sorveglia la postura
dell’utilizzatore, la distanza
dal monitor e misura il tempo
trascorso davanti al computer
dando suggerimenti per evitare
problemi.
Belkin presenta
gli accessori Lightning
Ergosensor, Philips evita
il mal di schiena
PEOPLE & MARKET
TV & VIDEO
PEOPLE & MARKET
Le app costeranno 9.99 $ ciascuna e possono essere
utilizzati come controller anche i Galaxy S, S II e S III
previo download gratuito di due app specifiche.
Scuotendo il telefono si potranno lanciare i dadi
in Monopoly o girare la ruota in The Game of Life. I
giochi sono per ora disponibili solo in Corea e negli
Stati Uniti, ma siamo certi che presto ci sarà un
annuncio dedicato anche alle Smart TV europee.
Ulteriori informazioni su EA Mobile sono disponibili
su www.EAMobile.com, o sulla pagine dei social
network Facebook (www.
facebook.com/eamobile)
e Twitter (www.twitter.
com/eamobile).
La Ferrari si dimostra all’avanguardia non
solo per meccanica ed estetica. A Maranello
è stato annunciato l’ingresso nel Consiglio
d’Amministrazione di un noto personaggio di spicco
della Apple, Eddy Cue, vice presidente della sezione
servizi Internet e software. C’è da scommettere che
darà una grossa mano alle future “rosse” per quanto
riguarda la connettività e i servizi telematici. “Sono
orgoglioso di far parte del Cda Ferrari. Ho sognato di
possederne una fin dagli 8 anni e ne sono un fortunato
proprietario da 5 anni. Continuo ad essere intimorito
dal design e dall’ingegneria che solo la Ferrari sa
produrre.” Con queste parole il diretto interessato ha
commentato la notizia.
HP e Universal
insieme per la musica
Dall’unione delle forze di HP e Universal Music Group
nasce HP Connected Music: una piattaforma che
permette agli acquirenti di un PC desktop o notebook
HP - dotati di Windows 8 - di accedere gratuitamente
- per un tempo limitato - al catalogo musicale di
Universal Music; il cliente potrà ascoltare in streaming,
nei 90 giorni successivi all’acquisto, tutti i brani
presenti sulla piattaforma, mentre tutti coloro che
acquisteranno uno Spectre o un Envy in più potranno
scaricare 10 MP3 al mese per tre mesi senza sborsare
un euro. Inoltre sarà possibile acquistare biglietti per i
concerti più importanti, seguire i propri artisti preferiti
in tour con un vero trattamento VIP oppure andare a
cena con il proprio cantante del cuore.
Monopoly e The Game of
Life su Samsung Smart TV
Nike e Microsoft insieme
per Kinect Training
Un po’ di Apple
entra in Ferrari
AUO per il display Retina
dell’iPad mini 2?
DIGITAL IMAGING
Canon lancia un 24-70f/4L IS
e un 35f/2 IS
Canon ha presentato due nuovi obiettivi del sistema
EOS: uno zoom compatto professionale 24-70 f/4
appartenente alla serie L (nella foto) e un 35 mm f/2
ottimo per i reportage. Il primo è dotato del nuovo
stabilizzatore Canon Hybrid IS, promette 4 stop di
guadagno e ottime performance anche in macrofotografia, con un fattore di ingrandimento pari a 0.7x.
Ottima la scelta delle lenti: due asferiche, due Ultra-low
Dispersion (UD) e il rivestimento
antiriflesso Super Spectra Coatings sono
una garanzia. Il 35 mm f/2 IS USM offre
un motore di messa a fuoco ultrasonico e
lo stabilizzatore. Può essere utilizzato sia
su fotocamere Full Frame sia su APS-C.
n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
TEST / Sync è un optional da 500 euro con Ford Emergency Assistance, sistema Sony con display da 4.2” e 8 diffusori
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Ford Sync sulla B-Max, prova su strada Roma-Milano
Abbiamo provato la nuova Ford B-Max con sistema Sync in italiano, la tecnologia con riconoscimento vocale, la strada da fare è ancora molta
di R. Pezzali
I
nstallato su 5 milioni di veicoli nel
mondo, il sistema Ford Sync è il
punto di unione Ford tra la macchina e il mondo della tecnologia
mobile. Sync non è un sistema di car
entartainment, non si limita alla navigazione e alla riproduzione audio ma
integra anche una serie di controlli e
di funzioni per la sicurezza dell’utente,
come la tecnologia Energy Assistance
che invia un messaggio di soccorso
con le coordinate geografiche dell’incidente in caso di scoppio degli
airbag.
Sono arrivati in Italia i primi modelli
di Ford B-Max con a bordo il sistema
Sync “localizzato” in italiano (capace
cioè di riconoscere i comandi vocali
nella nostra lingua), e abbiamo fatto
un viaggio da Roma a Milano con una
B-Max per provare le funzionalità della macchina.
Il Sync montato sulla B-Max è un
optional da 500 euro che include il
Ford Emergency Assistance, un sistema Sony con display da 4.2” non
touch e 8 diffusori, quattro frontali e
4 posteriori. Sync dispone di comandi
vocali, ed è proprio su questi (oltre al
sistema audio) che si è focalizzata la
nostra prova.
Il funzionamento di Sync è abbastanza semplice: si abbina uno
smartphone Bluetooth e dopo pochi
secondi, cioè dopo il pairing, tutto è
pronto a funzionare. Una nota: Sync
per funzionare al meglio deve copiare la rubrica all’interno della memoria della macchina, quindi chiederà
l’autorizzazione. Se questa non viene
concessa, solo alcune funzioni saranno disponibili. Per richiamare i comandi vocali basta premere un tasto
sul volante: non aspettatevi, però, un
riconoscimento vocale intelligente,
perché le parole da dire sono poche
e precise. Poche è la parola giusta,
perché, ad esempio, non è possibile
nemmeno richiamare la radio; possiamo richiamare il player audio, una
traccia o un artista presente nel telefono pronunciando il nome oppure
chiedere a Sync di leggerci un SMS
con una pronuncia molto “nordica”.
La lettura degli SMS non funziona con
tutti gli smartphone: iOS, ad esempio,
non lo permette, mentre si posso-
Al sistema Sync si può chiedere di leggere un SMS, non però con smartphone
iOS. I comandi al volante gestiscono la risposta vivavoce, il salto traccia e altre
funzioni. Si può gestire la musica tramite cavo USB da smartphone Apple o
chiavetta USB.
no mandare SMS ma solo con frasi
preimpostate.
L’interazione voce-macchina è comunque ancora troppo macchinosa:
i comandi al volante per gestire la
risposta vivavoce, il salto di traccia e
le altre opzioni come la regolazione
del volume ci risultano ancora più
immediati. Nelle prossime evoluzioni
probabilmente sarà possibile usare
anche Siri o altri sistemi di riconoscimento vocale: Apple, ad esempio, ha
standardizzato il protocollo Eyes Free
che permette di richiamare Siri con lo
stesso tasto che si usa per richiamare
i comandi vocali delle auto, ma questo richiederà degli aggiornamenti,
anche se Ford è tra le aziende che
hanno aderito.
Sync gestisce, poi, la musica tramite
cavo USB da smartphone (ma solo
Apple) oppure tramite Bluetooth da
tutti gli altri smartphone, con trasferimento anche delle informazioni. La
qualità audio è più che buona. Se si
collega una chiavetta USB, Sync cerca
tutta la musica al suo interno e permette non solo la ricerca per autore o
album, ma anche quella per cartella.
Va detto comunque che il Sync montato sulla B-Max è la versione base:
non ha per esempio la funzione di
Hotspot Wi-Fi e mancano molte altre
funzioni come il touchscreen. Ma la
base c’è.
Purtroppo, però, il mondo delle auto, anche se sta cercando di
portare molta tecnologia a bordo,
sembra viaggiare a ritmi un po’ più
lenti di quelli degli smartphone e
dei tablet. Nella nostra testa il Sync
perfetto è quello dove tutta la parte
di riconoscimento vocale, il navigatore e la musica vengono gestiti dallo smartphone e la macchina non fa
altro che un mirroring dell’app, con
comandi semplificati e integrati con
la plancia. Un sistema simile già esiste e si chiama MirrorLink, ma è davvero poco diffuso. Il problema vero,
come ci ha confermato Ford dopo
aver esposto le nostre perplessità, è che nel mondo dell’auto ogni
piccola modifica, anche se riguarda
l’aspetto tecnologico, dev’essere vista in ottica di sicurezza, e cose che
magari per un consumatore possono sembrare anche facili da implementare, poi vengono fermate da
enti certificatori perché ritenute un
pericolo durante la guida.
C’è un altro aspetto, però, da considerare, e questa volta la sicurezza
c’entra poco: una macchina di solito
si tiene per dieci anni, e dieci anni
per la tecnologia sono un’era. L’impossibilità di aggiornare, se non con
update software, la parte entertainment dell’auto rende di fatto obsoleto ogni sistema di bordo a pochi
anni dall’acquisto. Il Sync del 2015
sarà qualcosa di decisamente più
evoluto, magari avrà schermi posteriori con possibilità di inviare video in
streaming da smartphone e tablet,
ma chi ha comprato una macchina
ora non potrà in alcun modo passare
alla nuova versione. Questo perché
l’elettronica di un’auto è ancora troppo integrata con il modello scelto,
non è flessibile e neppure modulare:
se l’industria automobilistica vuole
che la tecnologia salga a bordo, deve
inziare a correre alla sua stessa velocità e con le sue stesse logiche.
n. 58 / 12 novembre 2012
estratto da www.dday.it
TEST / Dalla Philetta del ‘55 a Original Radio: Philips rivisita in chiave tecnologica la radio di un tempo trasformandola in un oggetto tuttofare
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Philips Original Radio: un gradito ritorno dal passato
Abbiamo provato la più curiosa novità in tema di diffusori di casa Philips. Un ritorno al passato ma con la tecnologia di oggi, che convince per design e contenuti
di R. Faggiano
O
perazione nostalgia per Philips
che ripropone, con il marchio Original Radio, nuove versioni della
classica radio Philetta del 1955. Sotto
alla forma della vecchia radio da tavolo
si nasconde la moderna tecnologia, ma
le manopole e il mobile in legno riprendono esattamente l’estetica di quel
vecchio modello. Per la nostra prova
abbiamo scelto il modello intermedio
ORD 7100 (200 euro) che comprende
le funzioni di radio FM e docking station per iPhone e iPod; la finitura laccata
lucida è disponibile in color crema oppure in rosso. Ci sono però altri modelli,
partendo dalla semplice radio FM con
tanto di scala parlante e finitura in legno come l’originale (OR 7000) oppure
con radio DAB e display più ampio (OR
7200) e poi, al vertice della gamma, la
radio FM e DAB con dock per dispositivi
Apple (ORD 7300). In dotazione troviamo un piccolo telecomando a forma di
carta di credito ma si può anche usare
l’applicazione Home Studio per iOS sui
modelli con docking.
Vista da fuori: forma e sostanza
Il mobile in legno della radio Philips
non è solo un vezzo del passato: prima
di tutto ci ricorda la storia del marchio
Philips, che iniziò a produrre radio nel
lontano 1922, ed è quindi legittimata
a riprendere motivi del passato. Inoltre,
un ampio contenitore in legno è una
vera cassa acustica che migliora la resa
sonora. In questa radio il mobile ospita
due altoparlanti larga banda da 7,5 cm
in accordo reflex mentre i tasti che servivano a selezionare la gamma d’onda
del modello originale, sono stati sostituiti da un cassetto apribile con il dock
per iPhone. Le manopole sono identiche tra loro e si usano per variare il volume, selezionare la sorgente tra radio,
iPhone e ingresso ausiliare posteriore
oppure per selezionare la stazione e
scegliere le preselezioni tra le 20 dispo-
nibili. Stranamente
la radio non è dotata di RDS e questo
è un bel problema
nel caotico etere
italiano. Non manca la funzione orologio/sveglia, con
tanto di sincronia e
impostazione automatica dell’ora non
appena si mette un
iPhone sul supporto; attenzione però
a non staccare l’alimentazione perché
manca una riserva
di energia e la radio
perde le impostazioni. L’applicazione
Home Studio permette di sintonizzare e memorizzare le
stazioni radio preferite e accoglie con
una grafica personalizzata la musica archiviata sui dispositivi; disponibili anche
le funzioni sveglia e orologio con sfondi
selezionabili a piacere.
La prova d’uso e ascolto: buona
qualità, migliorabile la radio
Per iniziare basta collegare la spina e
premere la manopola di sinistra. La
ricezione radio è subito ottima anche
utilizzando come antenna il semplice
filo fornito in dotazione; la sensibilità è
quasi eccessiva per l’etere italiano e si
traduce in molto fruscio di fondo con
stazioni scadenti. Questo implica anche l’impossibilità di usare la sintonia
automatica per le preselezioni: la radio
memorizza tutto, disturbi compresi, e
le 20 stazioni memorizzabili finiscono
quando dobbiamo ancora arrivare ai
93 MHz. Quindi passiamo alla modalità
manuale e qui è grave la mancanza dell’RDS per visualizzare il nome dell’emittente se non si conosce la frequenza di
trasmissione, per non parlare dei doppioni delle stesse radio. Chi ama la radio farà bene a investire 30 euro in più e
scegliere il modello
con ricezione DAB,
almeno dove è presente il segnale. Comunque, alla fine,
riempiamo la memoria e possiamo
dedicarci all’ascolto:
con piacere notiamo la gamma bassa
equilibrata e senza rimbombi, gli acuti
invece sembrano dare troppo spazio al
fruscio non appena si esce dall’ascolto delle stazioni principali. Passando
all’ascolto tramite il nostro iPod Touch
sorge una prima difficoltà nel collocare
il riproduttore al suo posto,
dato che il connettore sporge poco dal corpo della
radio; bisognerà fare attenzione a non danneggiare
la presa e l’iPod stesso.
Dopo il collegamento
viene impostata l’ora
esatta - che compare
sul display in alternativa alla frequenza radio
- e subito si può caricare l’applicazione.
Quest’ultima non
è molto pratica da
usare
dovendo
operare sul dispositivo Apple fermo
sul connettore, il
suo utilizzo non
è quindi fondamentale. Più pratico l’uso
del telecomando. I brani di iTunes dimostrano subito le ottime qualità della
Original Radio come diffusore: sembra
di ascoltare da vere casse acustiche di
ben altre dimensioni e con un grande
equilibrio. La gamma bassa ha buona dinamica ma non rimbomba e la
gamma medio/alta permette di alzare
la qualità dei brani compressi; probabilmente è stata inserita una sorta di
equalizzazione per sopperire ai limiti
dei brani MP3 ma il risultato è comunque convincente e gradevole, anche
superiore a quanto ci si aspetti da un
diffusore in questa fascia di prezzo. La
riprova dell’equalizzazione inserita la
troviamo collegando
un lettore CD all’ingresso ausiliario,
quando la resa in
gamma acuta diventa a tratti eccessiva con alcune registrazioni; la gamma
bassa invece rimane
controllata e corretta,
più che adeguata per la
maggior parte delle occasioni, ponendo la radio
Philips come alternativa
seria ai soliti sistemini micro dall’estetica elegante
ma con diffusori scadenti.
Tirando le somme possiamo
dire che questa radio è una
bella idea per ricordare la storia del marchio Philips ai più
giovani. Le prestazioni sono
ottime e ottimizzate sfruttando un
iPhone o iPod, con un suono degno dei
migliori concorrenti anche più costosi.
Meno convincente la sezione radio FM
che non ha l’RDS e soffre di una buona dose di fruscio di fondo nonostante
l’ottima sensibilità.