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n. 58 / 12 novembre 2012 estratto da www.dday.it p.1 EDITORIALE Hi-Fi: il problema sta nell’offerta L’Hi-Fi sta attraversando la crisi più drammatica di tutta la sua storia. Scompaiono i negozi, i marchi chiudono o soffrono tanto da non riuscire più a innovare e – guardando i dati di mercato – sembra essere venuta meno anche la domanda. Il paradosso, almeno apparente, è che la gente ascolta molta musica, sicuramente più di altre fasi di mercato: gli smartphone e i device, che sono anche i più diffusi personal player, dilagano e le cuffie sono diventate oramai uno dei prodotti più venduti; le docking station riscuotono successo e in TV i talent musicali sono le trasmissioni più viste (dopo il calcio, ovviamente). Insomma, la musica piace e molto. Se mancasse questo prerequisito, non saremmo qui a parlarne. Evidentemente il problema non sta nelle voglia degli utenti ma nella proposta che viene fatta loro; e chi si appella solo alla crisi globale (che pur conta) per giustificare le difficoltà di mercato e le proprie scelte, più o meno consapevolmente sta mettendo la testa sotto la sabbia. Sul fronte dell’Hi-Fi, la maggiore causa della crisi è stata la carenza negli anni scorsi di un’offerta credibile nella gamma media, soprattutto facile da configurare e usare: l’estensione da stereofonia a Home Theater, metabolizzata bene in una prima fase, si è trasformata in rigetto man mano che l’offerta si è orientata verso formati multicanale sempre nuovi e amplificatori sempre più complicati. Nel frattempo chi cercava semplicemente un impianto stereo al passo con i tempi, cioè dotato di porta di rete e compatibilità con le nuove sorgenti digitali, trovava proposte come l’audio sentito attraverso le Smart TV; in mancanza di proposte facili ma moderne, il passaggio agli smartphone e alle cuffie è parsa la strada più naturale. Anche oggi i mini-sistemi Hi-Fi ben suonanti, connessi alla rete e con AirPlay, sono pochissimi: il Ceol di Denon, il CRH700 di Teac e poco altro. Eppure sono quello che gli utenti vorrebbero. Quanto alle docking, le poche che suonano bene sono sicuramente meno versatili dei sistemi (e se voglio sentire un vecchio CD?) e quindi per molti utenti non rappresentano una soluzione di piena soddisfazione. La gente ascolta e quindi ascolterà. Quindi è sbagliato chiudere i negozi specializzati o disallestire le salette nei megastore: bisogna però modificare l’offerta per ricostruire la gamma media, quella che permette alle persone di ascoltare meglio senza essere “smanettoni” né “ingegneri”. Scappare dal mercato perché “l’audio non va” o perché c’è la crisi è solo un modo per giustificare la propria incapacità di interpretare correttamente le esigenze degli utenti. Gianfranco Giardina MOBILE / Gli “hands-on” dei terminali più cool del momento Gli smartphone di Natale Una pioggia di anteprime Nokia, HTC e il nuovo Nexus si contendono il mercato: le nostre impressioni di E. Villa G oogle Nexus 4, HTC 8X e Nokia Lumia 920 sono alcune tra le proposte più hot del periodo, tre smartphone dalle caratteristiche tecniche invitanti e rivolti a un pubblico esigente. Ciò che li divide in due schieramenti è principalmente il sistema operativo: Windows Phone 8 da una parte (HTC, Nokia), il nuovissimo Android Jelly Bean 4.2 dall’altra (Google Nexus 4). Sono sottili, leggeri e potenti: chi di loro avrà la meglio e sarà, iPhone permettendo, il regalo di Natale più gettonato? La redazione di DDay.it ha avuto modo di toccarli con mano e di realizzarne interessanti anteprime, in attesa delle prove complete che non tarderanno a venire. Per leggere l’hands-on del Nokia Lumia 920 rimandiamo a pagina 7, mentre quelli dell’HTC 8X e del Google Nexus 4 sono rispettivamente a pagina 11 e a pagina 4. DDAY.it magazine 58 In questo fascicolo tra le altre cose... MOBILE 02 Tutte le novità di Google 05 Windows Phone 8 finalmente disponibile 07 Prime impressioni su Nokia Lumia 920 11 HTC 8X hands-on: impressioni convincenti PEOPLE & MARKET 12 Galaxy S III a 30 milioni 13 3 lancia LTE a dicembre TV & VIDEO Google Nexus 4 HTC 8X Nokia Lumia 920 16 Foxconn prepara la fabbrica dei TV touch 17 XAVC è il formato Sony per il 4K TV & VIDEO / Prende piede lo standard alternativo ad AirPlay PC & MULTIMEDIA È integrato in Android 4.2 e molte TV del 2013 lo supporteranno 19 Asus: display borderless con audio B&O 20 Da LG il monitor touch Tutto pronto per Miracast di E. Villa L a tecnologia Miracast, che prevede l’invio di contenuti in push da un terminale mobile (smartphone e tablet) verso un display predisposto, è una delle novità più interessanti dell’ultima versione di Android, la 4.2 Jelly Bean. Se però tutti i terminali Android recenti e futuri potranno usufruire di questa tecnologia, sul fronte dei display la situazione potrebbe essere più complessa, soprattutto per quanto concerne la compatibilità con i modelli attuali. Eppure, qualcosa si sta muovendo: LG, Sony e Samsung hanno già chiesto la certificazione per i modelli del prossimo anno. Tutte le informazioni su Miracast a pagina 6 e 18. GAME & MOVIE 22 Resident Evil 6: gli zombie fanno ancora paura? 25 Lucas cede a Disney (e al lato oscuro?) 25 Microsoft pensa a Cloud TV sulla Xbox? TEST 27 Advance Acoustic MAP 102 e Monitor Audio RX6 30 Sony Xperia T 32 Apple MacBook Pro 13 n. 58 / 12 novembre 2012 estratto da www.dday.it mobile / Processore Quad-Core, display IPS HD da 4,7’’, fino a 16 GB di memoria: tanta tecnologia, ma manca l’LTE p.2 Google presenta Nexus 4, potente ma non LTE È il nuovo terminale Google di riferimento, con design curato, leggero e una dotazione tecnica da “primo della classe”: promette molto bene di E. Villa S e ne parla da tempo e ora finalmente è ufficiale: Nexus 4 è il nuovo terminale Google di riferimento. Prodotto da LG, Nexus 4 è uno smartphone di alta gamma con display IPS+ da 4,7’’ capace di una densità di pixel di 320 ppi, con risoluzione di 1280 x 768; la potenza di elaborazione è affidata al processore Quad-Core da 1.5GHz Snapdragon S4 Pro, mentre come capacità di memorizzazione saranno disponibili solo due tagli, da 8 e 16 GB. Relativamente al display, i commenti ottenuti finora sono molto positivi: non solo per la definizione percepita (analoga ai 326 ppi del Retina di iPhone 5), ma anche per la resa cromatica, la robustezza e la reattività. Parte del merito andrebbe alla tecnologia G2 di LG, che incorpora i sensori tattili nello strato più esterno del Gorilla Glass, una soluzione analoga a quella adottata da Apple (incell touch) su iPhone 5. Sempre per quanto concerne le caratteristiche tecniche, non si possono non citare i 2 GB di memoria RAM, il supporto WiFi 802.11 b/g/n, NFC e Bluetooth, oltre al supporto per la ricarica a induzione tramite un accessorio ad hoc realizza- to da Google. Secondo Google, Nexus 4 è in grado di garantire 10 ore di autonomia in conversazione, peccato però che non sia un terminale LTE, ma “solo” HSPA+. Non manca, ovviamente, una fotocamera frontale da 1.3 Megapixel e quella principale da 8 Me- gapixel, capace di riprendere video a 1080p. Sotto il profilo software, Nexus 4 è il primo smartphone con Android 4.2 Jelly Bean preinstallato, con tanto di funzionalità di Wireless TV, tastiera con gesture, modalità di scatto Photo Sphere e altro ancora. MOBILE / In arrivo in questi giorni sugli store online di Google MOBILE / Prezzo da 399$, ma pare non arriverà in Italia Google ha annunciato la versione da 32 GB del suo nuovo tablet Nexus 7 Disponibile anche con modulo 3G, ma forse questo non arriverà in Italia Schermo da 2560x1600, Cortex A15, GPU Mali Quadcore e 2GB di RAM Nexus 7 da 32 GB, anche 3G Nexus 10 super tablet a 399$ di R. Pezzali C hi ha atteso un po’ di tempo per acquistare il suo tablet forse ha fatto bene, perché in questo fine anno tra iPad Mini, Amazon Kindle Fire HD e Nexus 7 vedremo davvero una lotta senza esclusione di colpi. È proprio per risponde all’iPad Mini versione 3G che Google presenta non solo la versione da 32 GB del Nexus 7 (prossima al lancio in Italia a 249 euro), ma anche quella denominata Nexux 7 (32 GB + Mobile) che include anche un modulo HDPA. Il prezzo annunciato per questa versione 3G è di 299 dollari, che diventeranno probabilmente 299 euro. La commercializzazione è prevista in questi giorni tramite gli store di Google online ma solo in alcuni Paesi, tuttavia potrebbe arrivare entro fine anno anche in Italia commercializzata come nei casi del Nexus 7 direttamente da Asus. Il nuovo Nexus 7 arriverà probabilmente con a bordo la nuova versione di Android 4.2, che aggiunge l’utile supporto multiutente per i tablet, ma se così non fosse, trattandosi di un prodotto della famiglia Nexus, l’update OTA non dovrebbe tardare ad arrivare. di R. Pezzali I l nuovo super tablet prodotto da Samsung per Google è il fiore all’occhiello della gamma dei prodotti Nexus: schermo da 10” da 2560x1600 (300 dpi), processore ARM Cortex A15 Dual Core, 2 GB di RAM e GPU QuadCore Mali T604 sono un biglietto da visita impressionante. Il Nexus 10, che monta a bordo Android 4.2, non utilizza uno schermo OLED, come si pensava inizialmente, ma uno schermo LCD che Google definisce “True RGB Real Stripe PLS”, una sorta di IPS che offre ottimi colori e un eccellente angolo di visione. Con un design supersottile, il tablet è dotato di due fotocamere, la posteriore da 5 MP e una frontale da 2 MP con video HD. All’interno del Nexus 10, Samsung ha inserito una notevole batteria da 9000 mAh che garantisce 9 ore di riproduzione video HD e circa 12 ore di navigazione Web tramite connessione Wi-Fi. Manca purtroppo il 3G: il tablet sarà disponibile nelle due varianti 16 GB e 32 GB ma può contare su features interessanti come un doppio chip NFC, una micro HDMI e una micro USB. Più interessante il prezzo: 399 $ per la versione da 16 GB e 499 $ per quella da 32 GB, non male per un tablet con queste caratteristiche che si pone come competitor diretto del nuovo iPad di quarta generazione. Il Nexus 10 avrà a bordo Android 4.2 con tutte le sue novità, inclusa la gestione multiutente. Purtroppo Samsung ci ha comunicato che al momento il Nexus 10 non è nella sua line up di lancio per il 2012 e inizio 2013: è probabile che questo tablet non arriverà mai in Italia tramite le vie ufficiali. n. 58 / 12 novembre 2012 estratto da www.dday.it p.3 mobile / Negli Stati dove il Play Store vende i telefoni, il Nexus 4 costa 349 euro, ma gli utenti italiani lo pagheranno di più Il prezzo italiano di Nexus 4, una questione aperta Manca il prezzo ufficiale, ma è certo che il nuovo smartphone di Google arriverà in Italia a un prezzo superiore rispetto a quello del Play Store tempo con sempre maggior frequenza. L’utente “smanettone” che compra il Nexus 4 a 349 euro per provare sul suo nuovo smartphone iper-potente le ROM custom, caricare giochi e apps senza pagarli e guardare film scaricati da Internet, non è il consumatore che Google e le altre aziende vogliono. Nei prossimi anni la differenza la faranno i servizi: chi sarà disposto a sottoscrivere abbonamenti flat a servizi di streaming e a comprare film e applicazioni sugli store avrà accesso ad ottimi prodotti a prezzi super competitivi o addirittura gratis, mentre chi vorrà un super prodotto senza l’intenzione poi di spendere per contenuti e software dovrà abituarsi a pagare un po’ di più all’inizio. di R. Pezzali U no degli elementi di forza di Nexus 4, secondo quanto si è appreso dalla sua presentazione, è il prezzo: 299 dollari per un terminale del genere non sono una cifra che passa inosservata. In Europa, nei Paesi dove il Play Store è attivo, il telefono costa 349 euro, ma in Italia potrebbe costare addirittura 549 euro per la versione da 16 GB. LG ci ha infatti confermato che, nonostante il prezzo italiano non sia stato ancora annunciato, di sicuro non sarà quello di Google. La stessa azienda ci ha inoltre comunicato che verrà venduta in Italia solo la versione da 16 GB e che il lancio sarà successivo di almeno 4 settimane quello di Google; questo vuol dire fine anno, più verosimilmente all’inizio del 2013, sempre che qualcuno sia disposto a pagarlo di più rispetto al Play Store. Dal canto suo, Google ci ha dichiarato: “Stiamo lavorando duramente per estendere la possibilità di acquistare dispositivi attraverso Google Play nel maggior numero di Paesi, al momento però non abbiamo nulla da annunciare”, il che conferma che uno store hardware italiano è “work in progress” ma non ci sono date precise sul suo lancio. La questione-prezzo i motivi di una scelta Se il prezzo di 549 euro dovesse essere confermato, ci sarebbero duecento euro di differenza che migliaia di interessati al prodotto proprio non vogliono digerire, almeno da quanto si legge sulla pagina Facebook di LG, dove molte persone hanno protestato in modo più o meno civile per la decisione presa. La situazione comunque non è solo italiana: anche in Spagna, dove il Play Store vende hardware, ci sono molti rivenditori che si stanno opponendo alla vendita del Nexus 4 in negozio a un prezzo di 200 euro più alto di quello online. Invece di colpevolizzare LG, sarebbe bene pensare ai motivi che hanno portato a questa scelta e a quello che sta succedendo al mondo dell’hardware, non solo nel segmento della telefonia. Partiamo dal prodotto: il Nexus 4 è uno smartphone top di gamma con processore Snapdragon S4 Pro da 1.5 Ghz, scher- mo IPS HD da 4.7” WXGA (1280 x 768 pixel), 2 GB di RAM, NFC e fotocamera da 8 megapixel. Manca l’LTE, certo, ma è comunque uno degli smartphone più avanzati presenti sul mercato, un mercato dove i suoi competitor costano 729 euro, 699 euro, 599 euro e così via. Per un Nexus 4, 549 euro (prezzo non ancora confermato, ribadiamo) è un prezzo giusto. Diventa “sbagliato” invece il prezzo se guardiamo al listino di Google, ovvero 349 euro, un prezzo che serve più a Google che agli utenti stessi (e non è escluso che la differenza di prezzo ce la metta proprio Google). Nonostante i milioni di smartphone Android attivati ogni mese, Google non riesce ancora a capitalizzare con il Play Store: la percentuale di persone che ha inserito la carta di credito all’interno del Play Store per acquistare apps o libri è davvero bassa se paragonata invece ai più fedeli utenti di Amazon e Apple. Se si legge l’ultimo bilancio di Google si evince come la pubblicità continui ad essere l’elemento trainante dell’azienda, quando invece con 500 milioni di Android attivati sparsi per il mondo, il Play Store dovrebbe essere la vera macchina da soldi. Amazon vende il Kindle Fire HD a prezzo di costo, Apple guadagna abbastanza sull’hardware ma tantissimo sulle app, mentre nel caso dei device Android il guadagno per i produttori sta tutto sull’hardware; per Google, invece, i guadagni (pubblicità esclusa) devono ancora arrivare. Ecco perchè Google ha scelto di ven- dere il dispositivo a un prezzo così aggressivo: l’utente per comprare il Nexus 4 a 349 euro deve comunque inserire la carta sul suo account Google. Ed è un primo passo verso altri piccoli acquisti che ripagheranno il costo basso dello smartphone. I primi Nexus erano dispositivi per gli sviluppatori, i nuovi Nexus sono dispositivi per l’accesso al mondo di Google, e il tablet Nexus 7 è il primo di questa nuova specie. Questa apertura di Google dal mondo “developer” al mondo consumer rende di fatto la gamma Nexus un competitor della stessa azienda che li produce. Il Nexus 10, per Samsung, è un competitor del Galaxy Tab, così come per LG il Nexus 4 è un competitor del suo prossimo Optimus G e della sua attuale gamma che non riuscirebbe a reggere il confronto con i 349 euro del nuovo Nexus. Samsung probabilmente non venderà il Nexus 10 in Italia, e così avrebbe potuto fare LG che ha scelto invece di posizionarlo a un prezzo in linea con le esigenze del mercato. Il discorso può essere adattato anche al Nexus 7: Asus non ha venduto a 199 euro la versione da 16 GB ma ha preferito mettere sul mercato la versione da 32 GB a 249 euro, un prodotto che si posiziona nella stessa fascia di Galaxy Tab 2 7” e Kindle Fire HD. Asus però non ha tablet da 7” in gamma, quindi ha potuto rischiare. Per gli appassionati questa è stata una doccia fredda, certo: uno smartphone come il Nexus 4 a quel prezzo faceva gola a tutti, tuttavia questa situazione si ripeterà nel Per il consumatore è un problema Questo articolo non vuole essere una difesa di LG ma solo una spiegazione del perchè, dal punto di vista commerciale, i due prezzi sono così diversi. Spiegando come, in futuro, potrebbero essere sempre di più i casi simili proprio perchè le aziende che hanno anche contenuti potranno vendere i prodotti online ad una cifra che le altre aziende non si possono permettere. Dal punto di vista di un consumatore è evidente che la cosa è da condannare, soprattutto perché siamo circondati da Paesi che possono comprare direttamente da Google uno smartphone top di gamma ad un prezzo unico sul mercato. L’aspetto più criticabile di questa vicenda è proprio l’assenza del Play Store hardware in Italia, che non solo priva l’utente italiano del Nexus 4 a 349 euro ma anche del Nexus 10. Il consumatore in ogni caso può (e dovrebbe in casi come questi) decidere di non comprare lo smartphone: così com’è successo con il Galaxy Nexus, anche per il Nexus 4, senza vendite tangibili, arriveranno i super sconti dopo pochi mesi. Probabilmente ancora più bassi del prezzo deciso da Google. Le colpe in questo caso vanno divise a metà: LG non avrebbe dovuto vendere il prodotto se non riusciva a fare un prezzo simile a quello di Google, e Google avrebbe dovuto tenere in maggiore considerazione il nostro mercato. n. 58 / 12 novembre 2012 estratto da www.dday.it TEST / Costruzione curata, ottima qualità dello schermo, browser veloce, non moltissime le novità per Android 4.2 p.4 Google Nexus 4, qualità e prestazioni sono al top Google fa paura: il Nexus 4 non solo ha un prezzo molto più basso della fascia top di mercato, ma anche qualità e performance da primo della classe di R. Pezzali I l nuovo Nexus 4 di Google è lo smartphone Android (e non solo) più avanzato sul mercato: sistema operativo Jelly Bean 4.2, schermo IPS da 4.7” con 1280x768 pixel di risoluzione, processore SnapDragon S4 Pro da 1.5 Ghz quad core e fotocamera da 8 MP sono un buon biglietto da visita, ma di assi nella manica il Nexus 4 ne ha anche altri. Per esempio la ricarica Wireless integrata, la batteria da 800 cicli di carica, lo schermo gapless Gorilla Glass e un design gradevole con una qualità costruttiva eccellente. Uno smartphone “mostruoso” se si pensa che Google lo vende a soli 349 euro nei Paesi dove c’è il Play Store hardware: il sistema operativo è totalmente targato Google, ovvero LG non ci ha messo mano e non ha inserito personalizzazioni. Questo farà piacere a chi ha criticato, giustamente, LG per la politica di aggiornamento (o di non aggiornamento) dei suoi precedenti smartphone. Abbiamo avuto la possibilità di provare per un’ora abbondante il Nexus 4: il tempo non è certo sufficiente per una prova approfondita, ma siamo in grado di dare le prime impressioni sul device. Il design è simile a quello del Galaxy Nexus: costruzione curata, finiture molto buone e un bordino soft che migliora il grip. Non sappiamo quanto ha contribuito LG e quanto Google a questo risultato, ma la scelta dei materiali e delle finiture ci è sembrata di livello superiore anche ad altri smartphone della stessa LG, che al tatto sembrano più “plastici”. Il retro è in Gorilla Glass con una finitura particolare, un vetro polarizzato che se inclinato rispetto alla luce restituisce una texture brillante: fortunatamente l’effetto è davvero soft; le foto mostrate da Google da questo punto di vista sono esagerate. Il peso è nella media, non è leggerissimo ma neppure troppo pesante, ed è stato ridotto in modo netto lo spessore della cornice: il risultato è uno smartphone da 4.7” il cui ingombro sembrerebbe quello di un prodotto più piccolo. Lo schermo ha un’ottima qualità: i pixel sono invisibili e sembra davvero di toccare il pannello, merito sia del vetro frontale sottilissimo sia della reattività del dispositivo, con le schermate che scorrono rapide al tocco delle dita. Difficile dare un giudizio sulle performance: il browser è velocissimo, il passaggio tra le varie schermate e le applicazioni aperte è immediato e istantaneo. L’S4 Pro è il processore più potente sul mercato, e con 2 GB di RAM e un sistema operativo ottimizzato è difficile mettere in crisi il Nexus 4; l’unico rischio è che qualche sviluppatore poco zelante possa non ottimizzare le sue app confidando nella potenza “sovrabbondante” del telefono. Passando ad Android 4.2 le novità non sono moltissime: c’è una nuova lock-screen con i widget configurabili, un nuovo pannello di accesso veloce alle funzioni e qualche altra modifica di poco conto. Per gli utenti Android la novità più interessante è la nuova interfaccia fotografica, con una serie di opzioni rapide a portata di “dito”, la gestione HDR e Photo Sphere, ovvero la possibilità di scattare foto panoramiche a 360° in modo guidato. È carino, anche se non una novità assoluta. La fotocamera con sensore Sony da 8 MP offre una buona qualità di scatto, è abbastanza rapida nell’aggancio del punto di fuoco e la lag di scatto è minima, anche se un leggero ritardo c’è. Tra le features di Android 4.2 ci sarebbe Miracast, ma purtroppo non abbiamo potuto provarlo, così come non abbiamo provato la ricarica Wireless. Google, infatti, per mantenere bassi i costi del device ha scelto di non mettere nella confezione né le cuffie né il caricatore Wireless: LG potrebbe supplire a queste mancanze offrendole in bundle senza altri costi aggiuntivi. In questo caso è davvero difficile dire se il telefono è “da comprare”. Se fosse disponibile sullo store di Google a 349 euro sarebbe stato un must have: performance, design, sistema operativo e prezzo sono tutti dalla sua parte. Gli unici difetti sono l’assenza dell’LTE, la mancanza di slot SD e il prezzo di LG più caro (anche se non ancora ufficiale). Anche a 549 euro (calcolando che poi si troverà anche a meno) resta uno smartphone da prendere, ma è difficile per un consumatore accettare l’idea di pagare più degli altri utenti europei. In Italia arriverà tardi, e se qualcuno ha modo di farlo arrivare dagli altri Paesi europei, fa senza dubbio un affare anche se gli dovesse costare un po’ di più. Resta il problema della garanzia: essendo un prodotto venduto da Google, LG difficilmente si farà carico dei problemi di quelli acquistati dal Play Store. Se Amazon e Google iniziano a produrre prodotti di questa qualità a questi costi (e Microsoft sembra sulla stessa strada con il Surface e il suo smartphone) la situazione per gli altri produttori inizia a farsi preoccupante. video Nexus 4 - in un video anche le novità di Android 4.2 Jelly Bean n. 58 / 12 novembre 2012 estratto da www.dday.it mobile / L’estrema personalizzazione della home screen è tra i temi principali di Windows Phone 8, ma non è il solo p.5 Windows Phone 8 è arrivato: ecco tutte le novità Microsoft ha lanciato Windows Phone 8, un sistema operativo tutto nuovo, e un’interessante gamma di smartphone con prezzo a partire da 299 euro di R. Pezzali L o scorso giugno, quando presentò per la prima volta Windows Phone 8, Microsoft elencò una serie di novità del sistema operativo mobile che da sole bastavano per renderlo decisamente interessante. Ma non era tutto: Joe Belfiore, il responsabile della divisione Windows Phone di Microsoft, aveva lasciato intendere che sarebbero arrivate altre novità quando il sistema sarebbe stato ufficialmente presentato e disponibile, e quel giorno è finalmente arrivato. Di Windows Phone 8 abbiamo parlato già tantissimo: è un sistema operativo totalmente nuovo con alla base lo stesso kernel di Windows 8, il kernel NT. Una scelta quella di Microsoft che ha tagliato dall’update, non senza polemiche, gli attuali Windows Phone 7, ma che garantirà secondo l’azienda un vantaggio per il nuovo ecosistema grazie ad app più semplici da sviluppare e api comuni tra i vari sistemi Windows 8 e Windows RT. Windows 8 si regge fondamentalmente su otto pilastri, il primo dei quali è il supporto a un hardware rinnovato che integra i processori S4 Plus Snapdragon, gli schermi HD con risoluzione fino a 1280x768. C’è spazio anche per la fotocamera che finalmente può riprendere in Full HD e per l’espansione di memoria microSD, anche se queste features sono lasciate ai produttori che scelgono se implementarle o meno. Per tutte le novità nel dettaglio, vi rimandiamo a questo articolo completo. Nokia Lumia 920 Operatori: TIM, Vodafone, Wind e Tre Prezzo di listino: 599 euro (con caricatore wireless in omaggio) Ma le grosse novità sono soprattutto software, e Microsoft ha finalmente chiuso il cerchio mostrando quello che secondo loro è lo smartphone che più di ogni altro riesce a comportarsi come lo smartphone perfetto per ogni singolo utente. La particolarità sono senza dubbio le tiles animate: con la nuova versione le tiles possono essere non solo spostate dalla home ma anche gestite su tre diverse dimensioni: piccola, quadrata e larga. E ogni tile è attiva, non è più una semplice icona di lancio, ma “parla” fornendo informazioni, feedback e notifiche. Microsoft ha cambiato anche la lockscreen: l’utente può decidere che notifiche far apparire direttamente sulla schermata di blocco schermo e soprattutto può usare la schermata di blocco per raffigurare elementi che arrivano dalle applicazioni in modo dinamico, come il calendario, il wall foto di Facebook o il risultato di una squadra di calcio. La massima personalizzazione della Nokia Lumia 820 Operatori: TIM, Vodafone, Wind e Tre Prezzo di listino: 499 euro home screen è il tema principale del nuovo Windows Phone, che vuole offrire anche un qualcosa di diverso nella gestione delle relazioni tra i contatti. La sezione rubrica, infatti, viene espansa con quelle che si chiamano “stanze”, gruppi di utenti (amici, famiglia, lavoro) completamente personalizzabili all’interno dei quali possono anche essere gestite chat di gruppo. Novità anche dal punto di vista social: i fanatici dei social network apprezzeranno le nuove app per Twitter e Facebook, mentre chi usa Skype sarà contento di sapere che Skype è stato totalmente integrato, e che l’acquisizione da parte di Microsoft del colosso del Voip inizia a dare i suoi frutti. Totalmente integrato vuol dire che non ci sarà bisogno di lanciare l’applicazione, sarà perennemente attiva senza gravare sull’autonomia e sarà in grado di ricevere chiamate Voip e chat in ogni istante. Al momento sui terminali che abbiamo provato Skype non è ancora presente, ma dovrebbe arrivare con un update tra HTC 8X Operatori: TIM Prezzo di listino: 549 euro qualche settimana. Un’altra novità interessante è il Kid’s Corner, l’angolo bambini: una sorta di account guest che l’utente può configurare per fornire un ambiente sicuro con le sole applicazioni approvate. In questo modo si può lasciare lo smartphone in mano ai figli che si troveranno in un ambiente semplice, con le sole icone da premere per lanciare giochi e app e senza possibilità di andare in zone “pericolose” come il browser o la mail. Infine, Microsoft ha presentato Data Sense, una suite di utility e applicazioni per gestire al meglio il piano dati. Oltre alla possibilità di regolare soglie per le singole applicazioni e monitorare il consumo di banda con una tile animata, con Data Sense i dati vengono compressi in real time dallo smartphone per incidere meno sul consumo di banda: Microsoft stima che con Data Sense uno smartphone consuma il 45% in mano di banda grazie alla compressione dei dati. Purtroppo Data Sense è una funzione che dev’essere attivata in collaborazione con gli operatori e al momento nessun operatore italiano pare sia pronto a offrirla, quindi non sarà presente sui nostri Windows Phone. Ecco un video realizzato da Microsoft con tutte le novità (Clicca qui per vedere il video). In conclusione, nel box qui sotto riassumiamo la gamma degli smartphone Windows 8 disponibile al lancio, con i vari prezzi di listino e i diversi operatori che li avranno a disposizione. HTC 8S Operatori: TIM, Vodafone Prezzo di listino: 299 euro Samsun g Ativ S Operatori: TIM, Tre Prezzo di listino: 599 euro n. 58 / 12 novembre 2012 estratto da www.dday.it MOBILE Bordi ultrasottili e IGZO nel futuro di AUO L’azienda taiwanese ha chiaro verso quale direzione puntare: IGZO e display con bordi ultrasottili sono il futuro ed è ora di puntarci di V. Barassi Dopo aver presentato il suo pannello 4K IGZO da 65’’ di diagonale, AUO torna a far parlare di sé: l’azienda ha presentato un ipotetico smartphone dotado di display da 4,46’’ caratterizzato da un bordo di solo un millimetro. L’operazione è stata possibile grazie all’utilizzo della nuova tecnologia Low Temperature Poly-Silicon (LTPS), che permette di andare oltre i limiti cui siamo abituati oggi. Nello stesso comunicato AUO afferma di essere al lavoro sullo sviluppo di AMOLED, IGZO e AHVA (Advanced Hyper-Viewing Angle) e annuncia che è entrato in fase di produzione di massa un nuovo display 4.97’’ AHVA con una risoluzione di 1080x1920 pixel (FullHD), che porta la densità dei pixel per pollice a un valore di 443. In arrivo anche un display di 4,65’’ AMOLED (317 ppi) dotato di un pixel design proprietario (capace di offrire una migliore qualità di immagine e un consumo di energia ridotto) e un pannello ultrasottile da 10’’ dotato di risoluzione 2560x1600 pixel e che vanta una cornice di soli 1,5 millimetri di spessore pensato per i tablet del futuro. AUO non scherza affatto. MOBILE / Nexus 4 e 10 i primi a usare la nuova versione di Android, la 4.2 “Jelly Bean” p.6 Miracast e multiutente: ecco Android 4.2 Wireless TV, nuove funzionalità fotografiche, supporto multiutente: è sempre Jelly Bean ma è più di un restyling di E. Villa L’ evento non c’è stato per via dell’uragano Sandy, ma Google non ha comunque rinviato gli annunci. Nexus 4 e Nexus 10 sono i primi terminali a impiegare la nuova versione di Android, la 4.2 “Jelly Bean” che, rispetto alla precedente 4.1 (anch’essa Jelly Bean), introduce alcune novità significative. Tra queste, quella sicuramente più interessante è il supporto per Miracast, protocollo standard di condivisione audio/video su Wi-Fi: con Miracast (la mente corre immediatamente ad AirPlay) è così possibile lo streaming diretto di contenuti audio/video tra terminali predisposti, tra i quali figurano anche TV di prossima commercializzazione. Non è però necessario cambiare il TV: il display attuale può essere reso compatibile Miracast con un apposito box. Altra novità importante è la tastiera che offre pieno supporto per le gesture: in pratica per scrivere una parola è sufficiente far scorrere il dito sulla tastiera, il sistema interpreta il movimento e i cambi di direzione e propone le possibili soluzioni, il tutto con una sensibilità degna di nota. È disponibile anche una nuova modalità per gli scatti, Photo Sphere, che permette di realizzare scatti panoramici in ogni direzione; basta muovere il telefono/tablet sull’asse orizzontale e/o verticale, e il software realizzerà l’immagine finale. Novità interes- MOBILE / Lo smartphone Eluga non ha dato i risultati sperati Panasonic, stop al mobile in Europa Da marzo 2013 Panasonic non venderà più smartphone in Europa. Addio Eluga di R. Pezzali L’ esperimento Eluga è fallito. Lanciati lo scorso febbraio, gli smartphone Panasonic non hanno raggiunto i livelli di vendite sperati e Panasonic, dopo i rumor degli scorsi giorni, ha comunicato ufficialmente che smetterà di vendere i suoi prodotti mobile in Europa nel 2013. Con un solo modello venduto a un prezzo non troppo competitivo, Eluga non ha saputo distinguersi dalla massa dei terminali Android, anche se ci ha provato. Panasonic ha infatti cercato di dare un indirizzo diverso allo smartphone, pensandolo non solo per la parte “call & mail” ma anche per l’integrazione con elettrodomestici, fotocamere Lumix e TV Viera. Il portavoce di Panasonic, James Bell, ha confermato che l’azienda continuerà a produrre e vendere smartphone per il mercato giapponese; tuttavia, il ritiro dell’Europa è necessario e viene inserito in un più ampio piano di risanamento aziendale. La decisione ha portato a una serie di conseguenze: tagli ai salari dei manager, chiusura di fabbriche e conversione di linee produttive. Le voci erano quindi fondate. E non possiamo che essere preoccupati, a questo punto, per quelle indiscrezioni che preannunciano il possibile abbandono della tecnologia plasma per i TV. santi, ma a è soprattutto il supporto multiutente per i tablet ad aver catturato l’attenzione dei commentatori: con Jelly Bean 4.2 è possibile che più utenti condividano contenuti e app senza doverle scaricare più volte, ma ognuno di essi mantiene le proprie impostazioni, i documenti personali, i salvataggi, i contatti, i bookmark, tutto ciò che, in pratica, si può considerare davvero “personale”. Infine, non possiamo dimenticare una nuova versione delle notifiche, più smart perché permette anche di porre in essere azioni immediate, l’accesso diretto alla fotocamera dalla lockscreen, accessibilità migliorata con possibilità di zoomare ogni area dello schermo e alcuni altri interventi minori. MOBILE Quad core e display HD per Huawei Honor 2 Per ora è stato presentato solo per il mercato cinese, ma Huawei Honor 2 è uno smartphone interessante e più evoluto del modello da cui prende il nome. È un dispositivo Android con display da 4.5’’ con risoluzione di 1280x720 pixel e processore quad core. Si tratta di un chip sviluppato interamente in casa, lo stesso K3V2 che equipaggia l’Ascend D Quad, qui in versione a 1.4 GHz. Lo smartphone è dotato di fotocamera da 8 MP con ripresa video a 1080p, 2 GB di RAM, 8 GB di storage on board e slot di espansione per schede microSD. Arriverà a un prezzo di 1888 Yuan in patria, circa 235 euro. n. 58 / 12 novembre 2012 estratto da www.dday.it p.7 TEST / Tra tutti i prodotti basati sul sistema operativo Mobile di Microsoft, questo Nokia è forse lo smartphone più atteso Prime ottime impressioni sul Nokia Lumia 920 Schermo PureMotion+, camera Pureview stabilizzata, LTE e ricarica Wireless sono i punti di forza del top di gamma Nokia, provato in anteprima di R. Pezzali D opo il primo contatto al Photokina di Colonia nel corso dell’evento di lancio di Windows Phone 8, abbiamo finalmente avuto modo di toccare e provare realmente il nuovo Lumia 920. Il Lumia 920 in versione definitiva conferma le nostre impressioni iniziali: è davvero un prodotto eccellente, sia sotto il profilo estetico sia dal punto di vista delle prestazioni. I punti di forza sono fondamentalmente quattro: il primo è la fotocamera PureView con stabilizzatore ottico, il secondo è la ricarica Wireless, il terzo è la connettività LTE e il quarto è lo schermo PureMotion+. Per quanto riguarda la parte fotocamera aspettiamo il primo esemplare di Lumia 920 in redazione per poter fare confronti con altri smartphone video Nokia Lumia 920 - tutti i dettagli in un video top di gamma, mentre per gli altri due aspetti le notizie sono assolutamente positive. Nokia infatti darà gratuitamente il caricatore wireless a tutti coloro che acquisteranno in questa prima fase di lancio il Lumia 920 mentre per l’LTE la presenza di un chip multibanda rende il Lumia 920 compatibile con le bande europee del 4G. Con il suo schermo da 4.5” protetto da Gorilla Glass e con tecnologia PureMotion+ (refresh a 60 Hz), il 920 può sembrare uno smartphone grande, tuttavia abbiamo provato a tenerlo in tasca e le dimensioni “extralarge” non sembrano essere un grosso problema. Il peso invece non è indifferente, e questo è un aspetto da tenere in considerazione: è uno degli smartphone più pesanti che ci sia mai capitato di tenere in mano, e anche se il peso è proporzionale alla solidità della scocca, il Lumia 920 è proprio un “bel mattoncino”. Lo schermo è abbastanza brillante, sicuramente trattato con uno strato antiriflesso efficace che abbatte un po’ di luminosità, ma dovrebbe garantire una visione perfetta anche alla luce diretta del sole. Eccellente la reattività: Windows Phone 7 era già molto reattivo e ora, grazie anche alla gestione dell’interfaccia a 60 Hz le schermate sul Lumia 920 scorrono fluide senza il minimo ritardo. Ormai è diventato superfluo parlare di hardware e potenza degli smartphone: impossibile andare oltre certi livelli di performance, e le sole applicazioni che potrebbero mettere in crisi la piattaforma sono quelle di editing video e di fotoritocco, ma ancora non ci sono applicazioni così sofisticate per smartphone da richiedere potenza di calcolo ulteriore. MOBILE / A fine settembre il numero di applicazioni presenti sul Play Store era di circa 675.000 Android: il 25% delle app nello Store sono sospette Una ricerca effettuata da Bit9 dimostra che in Google Play c’è un numero allarmante di app di dubbia affidabilità di D. Segoloni G oogle Play Store sta conoscendo una crescita esponenziale, ma all’aumento dei numeri positivi segue, ovviamente, anche un aumento di quelli negativi. Una ricerca di Bit9, società leader nella sicurezza online, pone infatti l’accento sulle attività sospette di alcune app presenti nello store di Google. La ricerca è stata effettuata su un campione di 412000 applicazioni, ed è stata condotta dividendo le app in tre categorie: verdi (fidate), gialle (meno fidate, ma non sospette), rosse (sospette). La logica secondo la quale un’app finisce nell’una o nell’altra categoria è estremamente semplice: sarà di certo più sospetta un’app di wallpapers che chiede l’accesso alle vostre email, piuttosto che un’app di un social network che fa la stessa richiesta. Andiamo a sbirciare i numeri di questa indagine: sul campione analizzato è risultato che il 72% delle app richiede accesso ai dati personali dell’utente, e che il 25% del totale (più di 100000), ricade nella categoria rossa. Bit9 precisa di non aver fatto questa ricerca per allarmare, ma solo per sottolineare il fatto che le app possono essere pericolose e che bisogna stare attenti a quello che autorizziamo sui nostri dispositivi. Attendiamo a breve uno smartphone in redazione per una prova completa e approfondita di questo prodotto, con focus sulla parte fotografica. MOBILE Office in arrivo per Android e iOS The Verge è riuscita a ottenere informazioni sull’ancora non annunciata versione di Office per dispositivi iOS e Android. Scaricando l’app si potranno visualizzare documenti Word, Excel e PowerPoint; per modificarli bisognerà sottoscrivere un abbonamento Office365. Sarà caratterizzato da un aspetto minimal e permetterà un editing di base. L’app dovrebbe sbarcare in forma gratuita sull’App Store di Apple a febbraio-marzo, e sul Play Store entro maggio 2013. Si attendono conferme da Microsoft. I AM FULL FRAME PASSION I AM THE NIKON D600. Sono pronta a scatenare la tua fantasia e creatività. Grazie al potente sensore di immagine CMOS Full Frame da 24,3 milioni di pixel, al corpo camera leggero, compatto, facilmente trasportabile e al sistema di registrazione D-Movie multiformato 1080p per video in Full HD a 30p, 25p o 24p, puoi considerarmi la nuova musa ispiratrice della fotografia digitale. Sono dotata di una gamma ISO da 100 a 6.400*, di un avanzato sistema autofocus da 39 punti e di una velocità di scatto di 5,5 fps. Oltre all’esclusivo sistema di elaborazione delle immagini EXPEED 3, in grado di gestire senza difficoltà elevate quantità di dati, che si tratti di fotografie o di filmati. Con il doppio slot per memory card, offro anche, per una perfetta registrazione video, il controllo audio con presa cuffia e per microfono esterni e l’uscita HDMI non compressa per registratori e monitor esterni. Sono il tuo sogno… non proibito. Scoprimi su nikonreflex.it * Intervallo espandibile fino a equivalenze da ISO 50 a 25.600. 4 ANNI GARANZIA NITAL CARD assicura 4 anni di garanzia e assistenza più accurata con ricambi originali. Infoline 199.124.172. Per estendere la garanzia a 4 anni è necessario registrare il prodotto via web alle condizioni riportate all’interno della confezione o su www.nital.it n. 58 / 12 novembre 2012 estratto da www.dday.it TEST / Un tablet a prezzo contenuto realizzato seguendo la filosofia di Amazon: i contenuti valgono più dell’hardware p.9 Anteprima Kindle Fire HD: ecco il tablet anti-iPad È arrivato in redazione uno dei primi campioni del tablet Kindle Fire HD. Ottimo schermo, ottimo audio e un’interfaccia molto fluida e facile di R. Pezzali S ono arrivati in Italia i primi esemplari di Kindle Fire HD e Kindle Fire. Un tablet a basso costo, 199 euro per la versione da 16 GB, costruito attorno alla filosofia di Amazon, secondo cui i contenuti valgono molto più dell’hardware. Ed è proprio sui contenuti, dai libri alle applicazioni, che Amazon intende guadagnare, vendendo il tablet senza generare alcun profitto. Abbiamo tra le mani uno dei primi Fire HD arrivati in Italia, e nei prossimi giorni inizieremo a giocarci in modo approfondito, per una prova completa. Il Fire HD non dà l’impressione di essere un tablet di fascia bassa, anzi: video Kindle Fire HD - in un video le prime impressioni MOBILE iPad mini, ad Apple costa 188 dollari iSuppli ha stimato in 188 $ il costo di produzione dell’iPad mini da 16 GB, venduto a 329 $. La stima si riferisce al costo dei singoli componenti. Il display di iPad mini (LG o AUO) rappresenterebbe il 43% del costo totale, poiché Apple paga ai fornitori circa 80 $ a esemplare. I 16 GB di memoria costano 15,50 $ ad Apple, 32 GB costano 31 $ e 64 GB sono acquistati a 62 $. Il modello top viene venduto a 529 dollari/ euro, una cifra spropositata considerando che l’unica differenza è la memoria; il prezzo giusto sarebbe di 375.5 dollari/ euro. Apple guadagna molto sul modello base e ancora di più sui modelli da 32 e 64 GB. scocca decisamente robusta, schermo HD protetto con Gorilla Glass e un rivestimento “soft” sul retro, che restituisce un feeling decisamente positivo. Sul retro, Amazon ha inserito una coppia di speaker, scelta decisamente azzeccata trattandosi di un prodotto nato per fruire al meglio di libri, musica e film. La resa audio di questi diffusori è davvero notevole. Amazon ha fatto un lavoro eccelso anche per quanto riguarda lo schermo: ha ridotto lo spessore del Gorilla Glass e il dito sembra proprio toccare il pannello, con una reattività impressionante e una fluidità dell’interfaccia davvero ottima. Il sistema operativo del Fire HD è Android, ma si tratta di una versione talmente “custom” che l’utente riconoscerà il sistema di Google solo dalla barra di notifica a scomparsa e dal sistema di sblocco. Ben fatte le applicazioni, soprattutto quella di lettura e quella per la musica, dove in tutti i casi si apprezza l’ottima gestione del cloud. Il Kindle è forse il primo dispositivo dove il cloud viene gestito in modo intelligente e trasparente per l’utente: con una connessione wireless a disposizione sembra di avere i contenuti su una card SD. Purtoppo mancano i contenuti vi- deo. Al momento le differenze tra un Kindle Fire e un Nexus 7 sono minime: se carichiamo le app di Amazon sul Nexus, alla fine si ha accesso agli stessi contenuti. La differenza però la fa l’interfaccia utente: il Kindle Fire è davvero alla portata di tutti, forse è anche più facile da usare dell’iPad come navigazione e fruizione. Il Nexus, dal canto suo, è un po’ più complesso. In sostanza, il Kindle è davvero un ottimo prodotto, dedicato alla fruizione di contenuti, foto, video e app grazie a MOBILE / Sono i risultati di una ricerca di Strategy Analytics iPhone: fedeltà dei clienti in calo “Solo” il 75% dei possessori di un vecchio iPhone acquisterebbe quello nuovo Sceso il gradimento rispetto allo scorso anno, che arrivava invece all’88% di V. Barassi P er la prima volta dal 2007, anno del lanco del primo iPhone, la fedeltà dei clienti Apple rispetto allo smartphone pare essere in crisi. Dalla ricerca annuale effettuata da Strategy Analytics emergono dati significativi che inquadrano bene la soddisfazione generale degli utenti. Se, in Europa Occidentale, nel 2011 erano circa l’88% i clienti Apple che si dicevano pienamente soddisfatti del proprio telefono e non vedevano l’ora di passare al nuovo modello, nel 2012 la tendenza è diminuita non poco: solo il 75% dei possessori di un iPhone precedente ha espresso la propria volontà di acquistare la nuova versione, un dato in declino di ben 13 punti percentuali rispetto a quello dell’anno passato. Sebbene negli USA il dato non sia così negativo come in Europa (dal 93% all’88%), è evidente che i fedelissimi di iPhone siano un po’ in calo. Nelle interviste associate alla ricerca, la maggior parte degli insoddisfatti ha lamentato una mancanza di innovazione tale da non giustificare l’acquisto di un nuovo iPhone rispetto a un modello precedente. La concorrenza poi diventa sempre più aggressiva e di qualità e i dubbi, soprattutto in relazione ai prezzi, crescono sensibilmente. Apple deve correre ai ripari? uno schermo e a un audio eccellenti. Non è un prodotto per smanettoni, ma non è neppure un prodotto per chi desidera qualcosa di diverso dall’iPad. MOBILE Exynos Adonis, la batteria dura di più La divisione Large Scale Processor di Samsung avrebbe prodotto il primo modello di prova del prossimo processore Exynos per i suoi smartphone basato sul processo produttivo HighK Metal Gate (HKMG) a 28 nanometri. Il nuovo Exynos 5400 (Adonis) sfrutta l’architettura ARM Cortex A15 e unisce in un solo SoC 4 CPU e una GPU a basso consumo. L’Exynos 5400 dovrebbe consumare sensibilmente meno rispetto al nuovo Exynos 5250, usato sui recenti Chromebook. Samsung pensa di poter lanciare la mass production entro fine anno, e sarebbe il primo processore a 28 nanometri realizzato con la tecnologia HKMG. n. 58 / 12 novembre 2012 estratto da www.dday.it p.10 mobile / A Yokohama si è svolta l’FPD, la fiera dove i produttori espongono gli schermi del futuro mobile Attenzione puntata sul settore mobile, largo agli e-ink a colori, ma poche novità per quanto riguarda i televisori Tra gli espositori si contano però assenze molto importanti, LG e Samsung hanno disertato la manifestazione Dopo mesi di silenzio, si parla del lancio del tablet “doppio” di Samsung, previsto nel primo semestre del 2013 FPD International a tutto smartphone di R. Pezzali O gni anno a novembre si tiene una importante fiera: l’FPD International. FPD sta per Flat Panel Display e questa fiera è l’evento internazionale dove produttori e centri di ricerca mostrano le loro ultime ricerche nel campo dei pannelli. Come ogni anno le novità sono molte, ma emerge un dato significativo: le principali tecnologie e ricerche sono ormai focalizzate sul segmento mobile. Se gli scorsi anni si parlava di OLED, di tecnologie alternative come i nanotubi e altre piccole migliorie per il segmento TV, quest’anno all’FPD gli schermi da più di 20” sono solo un ricordo. Una situazione, questa, davvero triste: l’OLED continua a essere un miraggio e la sua produzione di massa è in una fase di stallo, il plasma sembra destinato a sparire mentre per la tecnologia LCD, fatta eccezione per l’IGZO, all’orizzonte non si vedono spazi per ulteriori miglioramenti. Ecco le principali novità dell’FPD International, anche se è bene sottolineare che a questa fiera non espongono i produttori coreani, LG e Samsung. Japan Display (Hitachi, Toshiba e Sony) ha sviluppato un pannello LCD riflessivo che consuma solo 3 milliwatt per mostrare un’immagine statica. L’obiettivo è realizzare ebook a colori e libri interattivi con durata pari a quello dell’e-ink. Con una diagonale di 7”, questo schermo usa una piccola memoria abbinata a ogni pixel per memorizzare lo stato, un circuito che consuma pochissimo se non è richie- sto un refresh continuo. Due i modelli mostrati di questo schermo, uno che predilige la luminosità con un alto grado di riflettività e uno che predilige l’accuratezza cromatica. Entrambi hanno un contrasto pari a 300:1, ma il primo, con risoluzione di 1024x768 pixel, raggiunge solo il 5% del gamut colore NTSC, mentre il secondo, che ha una risoluzione di 1025x576, arriva al 36%. Japan Display è in grado di partire subito con la mass production di questo tipo di display. L’azienda ha anche mostrato i nuovi pannelli Full HD per smartphone: con un’incredibile risoluzione di 503 ppi, Japan Display è riuscita a creare un 4.38” da 1920x1080 pixel, sfruttando la tecnologia White Magic di Sony che prevede anche un pixel bianco per migliorare la luminosità e ridurre il consumo del 50%. Tuttavia l’azienda non sembra ancora pronta a mettere in produzione questo display, le difficoltà che si incontrano per produrlo sono ancora troppe. La risoluzione di 503 ppi non è comunque un record: Japan Display aveva mostrato a Boston un pannello da 2.3” con risoluzione 1280x800, un totale di 651 ppi. Arrivano anche i primi prodotti con tecnologia OLED: il protagonista in questo caso è il nuovo pannello da 4.5” da 1280x720 pixel che utilizza un OLED bianco con tre filtri colore per le componenti rosso, verde e blu. Un approccio diverso da quello di Samsung, ma che secondo Japan Display porterà a una maggiore diffusione di questo tipo di schermo. Lo sviluppo di questo pannello è iniziato nell’aprile del 2012 fondendo le tecnologie Galaxy Q nel 2013? di D. Loda Il pannello LCD riflessivo da 7” di Japan Display delle tre aziende, e ci vorrà ancora un anno per la mass production. Con una luminosità di 400-500 cd/m2 e un contrasto nativo superiore ai 10.000:1, questo pannello al momento copre il 90% del gamut dello spazio colore NTSC, ma si punta a raggiungere il 100% prima della mass production. Sempre basati su tecnologia OLED i nuovi pannelli realizzati da SEL e da Sharp, un 13.5” con risoluzione di 3840x2160 (4K) e un 3.4” da 960x540. Quest’ultimo, grazie a un substrato in resina, può anche essere usato come display flessibile. Project Vivit Co ha puntato molto sull’e-ink a colori: ad esempio, un e-ink a tutti gli effetti ma in grado anche di riprodurre video. L’obiettivo è creare reader che possano essere usati anche come libri di testo multimediali scolastici. È un prototipo. A sinistra uno dei pannelli realizzati da SEL e da Sharp: un 3.4” da 960x540 che può anche essere usato come display flessibile. A destra, un prototipo di un pannello e-ink di Project Vivit Co in grado anche di riprodurre video. Era un po’ che se ne erano perse le tracce, ma stando a quanto riportato da The android soul, Samsung non ha abbandonato il progetto dello Smartbook Galaxy Q: il tablet a doppio schermo “flessibile” dovrebbe vedere la luce durante il prossimo anno. La casa coreana ha recentemente presentato il componente clou dello Smartbook, lo schermo pieghevole su cui lavora da tempo: non siamo sicuri di quanto bello sarà guardare uno schermo con risoluzione di 1280x672 pixel (dovrebbe essere 720 pixel, ma la presenza dei tasti touch sullo schermo si “mangia” i restanti 48 pixel), ma la soluzione è sorprendente e futuristica. I rumor indicano che Samsung sia pronta a lanciare il Galaxy Q, con il primo schermo flessibile, entro i primi sei mesi del 2013. Il Galaxy Q Smartbook oltre ai due display da 8 e 5’’ dispone di una buona dotazione tecnica, a partire dalla CPU dual core Exynos 5250 da 1,7 GHz (la stessa usata per il Nexus 10), 2 GB di RAM, fotocamera da 8 MP sul retro e da 2 MP frontale e GPU Mali T604. Il sistema operativo dovrebbe essere Android 4.1 Jelly Bean, ma non è da escludere il lancio con Android 4.2. Samsung ha già dimostrato di essere in grado di creare segmenti di mercato, come con la commercializzazione del Galaxy Tab 7.0 (il primo tablet da 7 pollici al mondo) e con il Galaxy Note da 5 pollici, considerato il primo “phablet” lanciato sul mercato. Ce la farà anche qui? n. 58 / 12 novembre 2012 estratto da www.dday.it MOBILE LTE, l’Europa allarga lo spettro La Commissione Europa ha deciso di aggiungere altri 120 MHz alle frequenze 4G sulla banda 2 GHz: l’obiettivo è radoppiare la capacità di spettro USA di R. Pezzali Più spazio all’LTE: l’obiettivo è spingere la banda larga per rilanciare l’economia e lo sviluppo dei Paesi dell’Unione Europea. La Commissione Europea ha infatti deciso di aggiungere altri 120 MHz alla banda dei 2 GHz da dedicare alle reti LTE 4G. Gli stati membri dovranno quindi aprire lo spettro in questione entro il 30 giugno del 2014 e soprattutto dovranno far coesistere le diverse tecnologie. Secondo Neelie Kroes, vicepresidente della commissione, con questa modifica l’Europa sarà in grado di soddisfare le sempre più crescenti richieste di banda larga wireless, e i vantaggi saranno tangibili e per tutti. Inoltre, con questa aggiunta, la quantità di spettro destinata al broadband wireless per l’Europa diventerebbe doppia rispetto a quella degli Stati Uniti. Non tutto però è così facile: la banda assegnata al momento in Italia viene utilizzata per l’UMTS e gli operatori dovranno investire per fare il reframing di queste frequenze e quindi pagare per cambiare la destinazione d’uso: la “fame” di frequenze c’è, e le frequenze questa volta sono già in mano degli operatori, ma resta da vedere chi, nonostante la spinta dell’UE, dediderà di fare questo passo. TEST / Lo smartphone di HTC regala ottime performance, reattività, velocità e leggerezza p.11 HTC 8X, prime impressioni: convincenti Sottile, leggero e veloce: il top di gamma Windows Phone 8 di HTC è forse uno dei migliori terminali dall’azienda di R. Pezzali W indows Phone 8 sembra nato sotto una buona stella. Se il sistema operativo messo a punto da Microsoft è convincente, la line up di smartphone preparata dai produttori è a dir poco eccellente. HTC ha portato all’evento di lancio di Windows Phone 8 i suoi terminali, HTC 8X e HTC 8S. Se quest’ultimo è davvero un buon entry level, realizzato con cura e curato anche nei dettaglio, l’HTC 8X è forse uno degli smartphone più belli mai realizzati dall’azienda di Taiwan, sia come costruzione, sia come design. Il corpo, infatti, è un blocco unico (colorato) con una finitura soft, molto gradevole al tatto e difficile da sporcare: rispetto agli altri smartphone Android di HTC, qui non ci sono parti sporgenti (tipo l’ottica della fotocamera) e il risultato è davvero armonico. Lo smartphone è leggero e sottile, con uno schermo HD da 4.3” che è la dimensione perfetta per non avere un terminale troppo ingombrante ma, al tempo stesso, con uno schermo più ampio della norma. Lo schermo non è OLED, ma un LCD IPS con un buon angolo di visione e dotato di una buona luminosità di punta. I pixel sono quasi invisibili a occhio nudo: per vederli si deve proprio avvicinare l’occhio al Gorilla Glass frontale. HTC ha curato al massimo finiture e dettagli: c’è un LED di stato inserito nella zona frontale e per la parte audio, oltre ad uno speaker posto sul retro, è stato inserito un amplificatore cuffia da sfruttare al massimo con il sistema di equalizzazione targato Beats Audio. Anche se non c’è il PureView come sul Nokia Lumia, l’HTC 8X può contare su una doppia camera capace di riprendere a 1080p. La fotocamera frontale, infatti, non solo è dotata di ottica f2.0 con grandangolo 24mm, ma può registrare anche in Full HD. La fotocamera principale, invece, è dotata di un sensore BSI a 8 Megapixel e ha un processore ImageSense dedicato alla compressione e allo sviluppo dei dati grezzi del sensore: abbiamo realizzato un po’ di scatti all’evento e il risultato sembra buono, ma a breve proporremo la prova completa con tanto di immagini da scaricare e valutare. Qui sotto potete vedere un breve video dell’HTC 8X in attesa della prova completa che verterà in modo particolare su autonomia, fotocamera e qualità audio video, anche perché processore, memoria e sistema operativo alla fine sono gli stessi degli altri smartphone Windows Phone. In sostanza, HTC 8X “a pelle” ci è davvero piaciuto, anche se l’abbiamo usato un po’ poco per dare giudizi definitivi: le performance sono quelle di Windows Phone, non mancano reattività e velocità e la costruzione è quella di uno smartphone davvero sopra la media. Per non parlare poi delle dimensioni: sottile e leggero, sembra quasi di non sentirlo, eppure ha uno schermo da 4.3”. ll prezzo di listino è di 549 euro: può sembrare molto caro, ma in realtà è allineato ai prezzi dei top di gamma presenti sul mercato. video HTC X8 - in un video le nostre prime impressioni n. 58 / 12 novembre 2012 estratto da www.dday.it PEOPLE & MARKET PEOPLE & MARKET / Ottimi risultati in casa Samsung Gli ingegneri di Apple sarebbero al lavoro sullo sviluppo di processori fatti in casa per sostituire quelli realizzati da Intel. ARM anche per i Mac del futuro? Il nuovissimo Note II va alla grande, ma è il Galaxy S III il vero successo Apple progetta la fuga da Intel di P. Centofanti Non è la prima volta che si vocifera dell’intenzione di Apple di abbandonare i processori Intel nella realizzazione dei suoi computer, ma questa volta l’indiscrezione viene rilanciata da Bloomberg che ha ottenuto riscontri da diverse fonti all’interno dell’azienda. La recente riorganizzazione dei vertici di Apple in particolare, si inserirebbe in questo piano, con Bob Mansfield a capo della ricerca e sviluppo su nuovi processori, eventualmente in grado di sostituire quelli Intel attualmente impiegati in tutti i Mac. In particolare, Apple starebbe valutando un passaggio dall’architettura Intel a quella ARM, una strada che proprio recentemente Google e Samsung hanno seguito con l’ultimo Chromebook, basato su un processore Exynos di Samsung. Apple ha dimostrato nell’ultimo anno di essere in grado di progettare completamente in proprio potenti processori ARM come quelli impiegati nell’iPhone 5 o nell’ultimo iPad. Ma è davvero possibile sostituire la potenza dell’architettura x86 con l’efficienza di quella ARM? La sfida non è affatto banale e in ogni caso potrebbero volerci diversi anni prima di vedere un Mac basato su ARM e potente come quelli attuali. Un passaggio all’architettura ARM potrebbe essere anche dettato dalla volontà di avvicinare ulteriormente le due piattaforme Apple, OS X e iOS, oltre naturalmente che dalla necessità di fare i conti con portatili sempre più leggeri e sottili, dove efficienza è la parola d’ordine. Galaxy S III a 30 milioni di V. Romano Barassi D opo aver annunciato il superamento di quota 3 milioni di unità vendute per quanto concerne il Galaxy Note II, Samsung torna a “pavoneggiarsi” dei suoi risultati commerciali mostrando al mondo, per l’ennesima volta, quanto i consumatori abbiano apprezzato il suo smartphone top di gamma. Samsung Galaxy S III ha ufficialmente sfondato quota 30 milioni di unità vendute a livello globale, risultato molto signi- ficativo se paragonato a quello ottenuto dai predecessori: il capostipite Galaxy S nel 2011 superò le 10 milioni di unità, mentre il Galaxy S II, nemmeno sei mesi fa, sfondò quota 20 milioni. Con l’arrivo del Natale è lecito attendersi ancora grandi cose dal telefono in questione: la concorrenza è sì agguerrita, ma Samsung ha saputo costruirsi un nome che i consumatori iniziano davvero a tenere in considerazione. Poi c’è il fattore prezzo: lo smartphone, a diversi mesi dal lancio, costa sempre meno. p.12 people & market 3 milioni di iPad venduti in 3 giorni I dati si riferiscono alle sole versioni Wi-Fi di iPad mini e iPad, non essendo le LTE ancora disponibili sul mercato, ma si tratta pur sempre di un dato significativo e ben augurante per il periodo natalizio: nonostante molti si siano dichiarati “spiazzati” dal prezzo di partenza di 329 $, e nonostante la quota di mercato di Apple sia scesa del 15% nel segmento dei tablet, iPad mini ha venduto benissimo nel primo weekend, al limite del “tutto esaurito” negli USA. Sono 3 milioni, infatti, i pezzi venduti di iPad mini e iPad di quarta generazione, un dato ancor più significativo se si pensa che, durante il primo weekend di commercializzazione, l’iPad della generazione precedente si era fermato a 1.5 milioni. people & market Acer e il boccone indigesto di Microsoft PEOPLE & MARKET / Segnali negativi per il mercato TV Per i TV un 2013 difficile I televisori LCD a LED continueranno a farla da padrone nei prossimi anni Gli OLED se la dovranno invece vedere con TV ad altissima risoluzione (4K) di P. Centofanti S econdo le stime di DisplaySearch (gruppo NPD), la domanda globale complessiva di TV, dopo un 2012 non brillante, non si riprenderà nel 2013 e anzi rimarrà piuttosto stabile nei prossimi anni. A crescere sarà soprattutto il segmento dei grandi schermi, visto che per il 2013 i display sopra i 50” segnaranno un +13% secondo le previsioni dell’istituto di ricerca. Per quanto riguarda la tecnologia che avrebbe dovuto rilanciare il mercato, l’OLED, DisplaySearch dopo i ritardi nella produzione di massa ha tagliato le stime per il 2013 a 50.000 pezzi venduti, con il mercato che potrebbe decollare davvero solo verso il 2016. Meglio faranno i TV LCD a LED di grande formato con risoluzione 4K, tanto che, sempre secondo le ultime previsioni, nel 2013 se ne venderanno circa 150.000. E proprio gli LCD continuerannno a farla largamente da padrone per molti anni ancora a venire, con tecnologie come il plasma che a quanto pare svaniranno presto dal mercato. Surface, il tablet Windows RT di Microsoft, non è andato giù a produttori come Acer, una metafora che però il presidente per il mercato cinese dell’azienda di Taiwan, Lin Xianlang, rivolta proprio in modo forse poco elegante contro Microsoft. Il dirigente di Acer si augura, infatti, che la sortita sul mercato dell’hardware si riveli un boccone indigesto per il colosso software. Non è la prima volta che Lin dà segni di stizza nei confronti della mossa di Microsoft, e come tutta risposta per ora Acer ha deciso di rimandare l’uscita sul mercato con un tablet Windows RT a data da destinatarsi, dedicandosi unicamente a tablet Windows 8. Il punto è che con Surface, Microsoft va a fare concorrenza diretta ai suoi partner hardware storici di riferimento, come Acer appunto, che si ritrovano un prodotto antagonista, anche nella stessa fascia di prezzo. Non tutti l’hanno presa come Acer però, considerando i diversi prodotti annunciati, per stare a Taiwan, da aziende come Asus. n. 58 / 12 novembre 2012 estratto da www.dday.it people & market Samsung, cambio di logo in vista? Samsung potrebbe cambiare logo, abbandonando l’attuale logo blu con l’ellisse per passare a qualcosa che restituisca un’immagine più internazionale e moderna del brand. Secondo il magazine Channel News, Samsung si sarebbe affidata a Scott Bedbury, l’uomo che ha creato la campagna “Just Do It” di Nike oltre che il logo e la comunicazione di Starbucks. Secondo le fonti, il nuovo logo di Samsung, che dovrebbe debuttare al CES 2013, sarà abbinato anche a una nuova strategia di marketing che mira a posizionare il produttore coreano come un’azienda “lifestyle” che porta non solo tecnologia ma anche benefici grazie all’uso dei prodotti che Samsung crea ogni giorno. La notizia sembra essere confermata anche dal divieto, per alcuni dipendenti Samsung, di richiedere la stampa di nuovi biglietti da visita. Sparisce così l’ellisse blu, che aveva un suo significato. PEOPLE & MARKET / Effettuata la prima videochiamata in HD 3 lancia il 4G-LTE a dicembre 100 Mb/s in download e 50 Mb/s in upload: H3G parte da Acuto (FR) Obiettivo: da Roma a Milano entro il 2013 oltre a 40 comuni più piccoli di E. Villa L ’amministratore delegato di H3G, Vincenzo Novari, ha annunciato l’ingresso di 3 nel mondo della connettività mobile di quarta generazione: l’LTE. Il fatto che si parta da un piccolo comune del centro Italia, Acuto (FR), non è casuale: con la nuova tecnologia, 3 vuole sì collegare le principali aree urbane (da dicembre, LTE sarà disponibile a Milano e Roma) ma anche svariati comuni più piccoli, al fine di arginare il fenomeno del digital divide, che è particolarmente vivo nel nostro Paese. L’evento di presentazione è avvenuto alla presenza del Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera, ed è stata effettuata la prima videochiamata intercontinentale ad alta definizione, con il quartier generale di Hutchison Whampoa (HWL), azio- nista di 3 Italia. Sotto il profilo delle prestazioni, H3G annuncia una velocità massima di scaricamento di 100 Mb/s e di upload di 50 Mb/s: durante la presentazione, è stato effettuato un confronto in upload, download e latenza tra LTE e 3G prendendo come riferimento un file da 60 MB. LTE ha vinto lo scontro offrendo una velocità di dieci volte superiore in tutti i parametri. people & market Sharp potrebbe non farcela La crisi di Sharp continua ad aggravarsi tanto che durante il rilascio dei dati finanziari, l’azienda ha avvertito gli investitori che ci sono problemi di liquidità e “seri dubbi” che la situazione possa essere sostenuta ancora a lungo. Sharp aveva annunciato un pesante piano di ristrutturazione che si fa sempre più necessario per permettere all’azienda di sopravvivere. Il CEO Takashi Okuda riconosce che l’azienda non è quella di una volta: “Abbiamo tante ottime tecnologie e vogliamo utilizzare questi asset per tornare a fare soldi, ma non posso dire che ora siamo un’azienda con questa vitalità”. Sharp prevede per l’anno in corso 450 miliardi di Yen di perdite nette (4.3 miliardi di euro circa), ma mentre l’azienda cerca di tagliare il tagliabile, assicurarsi nuovi finanziamenti e investitori, gli analisti finanziari giapponesi cominciano a vedere poche speranze di salvataggio secondo quanto riportato da Reuters. people & market Torna Megaupload ma si chiamerà Me.ga Dotcom ha annunciato che partirà il nuovo servizio di file sharing Il nuovo nome è Me.ga e sarà più rapido e sicuro di Megaupload di R. Pezzali L’industria digitale trema ancora: dopo i festeggiamenti per la chiusura di Megaupload, che con i suoi 50 milioni di utenti al giorno ha rappresentato per mesi il posto perfetto per il contrabbando di musica, film, applicazioni e ogni tipo di file, ora è la volta di Me.ga. Kim Dotcom, il creatore di Megaupload, ha infatti annunciato che il 19 gennaio 2013, il giorno esatto in cui un anno fa la polizia fece irruzione nella sua casa in Nuova Zelenda per arrestarlo, partirà il nuovo servizio di file sharing più potente e più sicuro. Grazie a un sistema di server ridondanti (almeno 60 al day one) e a un sistema crittografico totale, spegnere il nuovo Me.ga sarà quasi impossibile. Sul sito Me.ga, già raggiungibile (si tratta di un dominio del Gabon), è possibile trovare il tasto che, a detta del creatore, cambierà il mondo. Se gli utenti di Megaupload erano 50 milioni, con tutto il clamore mediatico della vicenda e la chiusura di siti simili, Me.ga potrebbe davvero diventare uno dei siti più visitati al mondo. Un rischio enorme per l’industria dei contenuti e del software che pensava di aver arginato per sempre il download facile. p.13 people & market Tablet: Samsung avanza, Apple è sempre prima Secondo i dati diffusi da IDC, il mercato dei tablet è in fermento. La crescita nel terzo trimestre rispetto al precedente è interessante (6,7%), ma il dato più significativo riguarda la capolista Apple, la cui quota di mercato passa dal 65,5% al 50,4%. Niente di preoccupante: secondo gli analisti, la discesa di Apple è conseguenza delle forti aspettative relative al lancio di iPad mini: in pratica, molti potenziali acquirenti hanno preferito aspettare il nuovo tablet, permettendo indirettamente ai competitor di acquisire quote di mercato. Per Natale, Apple potrebbe tornare alla quota precedente, o anche superarla... Il totale di tablet venduti nel terzo trimestre è di 27,8 milioni di pezzi, e la performance migliore è stata segnata da Samsung, che con le sue 5.1 milioni di unità vendute, ha registrato una crescita del 115% rispetto al trimestre precedente e 325% rispetto all’anno scorso. Seguono Amazon, con il 9% di market share, Asus e Lenovo. people & market Le scuse di Apple non bastano al giudice “Samsung non ha copiato l’iPad, è evidente: l’iPad è un prodotto cool e facile da usare, il Samsung non è altrettando bello e immediato”. Con queste parole un giudice inglese ha stabilito che Samsung non ha copiato il design dell’iPad, e proprio queste parole sono state usate da Apple per chiedere scusa a Samsung sul suo sito. Una scelta che il giudice non ha apprezzato, un po’ per la posizione quasi invisibile del link che rimanda alle scuse, un po’ per il messaggio che suona come un’ulteriore offesa. Il giudice ha ordinato all’azienda di rivedere il testo entro 48 ore, anche se Apple ha provato a chiedere 15 giorni. Niente da fare, però. Pare che il giudice abbia risposto: “Siete la Apple e non siete in grado di modificare una scritta sul vostro sito in due giorni?”. n. 58 / 12 novembre 2012 estratto da www.dday.it people & market PEOPLE & MARKET / I consumatori apprezzano il formato“over-size” Dati non entusiasmanti per Sky Italia: il calo degli utili rispetto allo stesso periodo dello scorso anno è notevole, passando dai 119 milioni di dollari del 2011 agli attuali 23 millioni. Secondo la capogruppo News Corp, la flessione degli utili avrebbe diverse cause: il rafforzamento del dollaro sarebbe una di queste, ma più di tutto l’aumento considerevole dei costi di produzione, dovuti in particolare alle Olimpiadi di Londra. Da considerare, anche, i recenti investimenti effettuati in diritti sportivi e per rafforzare l’offerta dei propri canali di fiction e cinema. Ciò nonostante, Sky Italia registra nel trimestre una flessione di 40 mila abbonati, mentre News Corp annuncia un aumento dei ricavi del 2% rispetto al 2011. Ottimi risultati per il Samsung Galaxy Note II: vende il triplo del predecessore Sky Italia utili in calo Galaxy Note II tocca 3 milioni di E. Villa L a notizia arriva direttamente dal quartier generale Samsung: nonostante i volumi di vendita non siano comparabili con quelli del Galaxy S III, che ha recentemente raggiunto i 30 milioni di unità vendute, sembrerebbe che i consumatori stiano davvero iniziando ad apprezzare il formato “over-size” del Note. Tre milioni di pezzi venduti a poco più di un mese dal lancio mondiale rendono il Note uno dei prodotti da tenere in considerazione, anche perché la sua diffusione è estremamente più rapida del predecessore: se è vero che quest’ultimo ha raggiunto di recente i 10 milioni di pezzi venduti, il Note II dovrebbe raggiungerli in tempi record. Secondo IDC, Samsung avrebbe venduto 56,3 milioni di smartphone nel terzo trimestre del 2012, confermandosi un riferimento nel segmento mobile. p.14 people & market Microsoft manda in pensione Messenger Se ne parla da un po’, ma solo ora arriva la conferma di Microsoft: il popolare sistema di messaggistica istantanea Windows Live Messenger (ex MSN Messenger) verrà pensionato all’inizio del 2013, ad eccezione della Cina dove continuerà ad essere disponibile e - presumibilmente - verrà aggiornato. Tutto questo rientra chiaramente in un piano di lungo periodo iniziato con l’acquisizione di Skype: i due programmi hanno continuato a vivere parallelamente per un po’, ma dal 2013 esisterà solo Skype e i 100 milioni di utenti Messenger vedranno il loro account integrato direttamente in quest’ultimo, per favorire il passaggio. Nel frattempo, è possibile scaricare l’ultima versione di Skype che permette la “fusione” dei due account. people & market people & market Samsung ES8000 premio ai Lumen Awards Nell’ambito dei Lumen Awards 2012, che hanno rivolto la massima attenzione alla tecnologia LED, il Premio all’Efficienza Energetica quest’anno è andato a Samsung per il suo televisore da 55’’ della serie ES8000. Alla base di questo riconoscimento, vi è la rilevazione di un consumo complessivo ridotto dell’11% rispetto ai modelli precedenti, ottenuto grazie all’impiegno di un minor numero di LED. In particolare, si è passati dai 190 LED della versione 2011 - 105Wh - ai 160 della versione attuale - 93,18 Wh. Tra le altre tecnologie e aspetti costruttivi dall’animo “green”, che hanno contribuito all’assegnazione del premio, c’è anche il sensore di regolazione di brillantezza, che permette un risparmio energetico fino al 52% rispetto alle soluzioni che ne sono sprovviste. PEOPLE & MARKET Media Markt sfida LG: Nexus 4 a 395 euro Media Markt è l’equivalente tedesco del nostro Media World Ha messo a listino il Nexus 4 a 395 €: sfida a Google o a LG? di R. Pezzali Media Markt, la catena tedesca che equivale al nostro Media World, ha deciso di mettere la parola fine alla questione del prezzo del Nexus 4. A modo suo. Nonostante il prezzo tedesco del Nexus 4 proposto da LG, che dovrebbe essere di 599 euro per la versione da 16 GB, Media Markt venderà l’ambito smartphone a 395 euro, circa 50 euro in più di quanto lo vende Google sul suo store. Una differenza minima rispetto ai 200 euro “europei”, ma nessuno potrà lamentarsi. Questa decisione dimostra che la scelta di prezzo di LG, più che essere legata ai costi di produzione del prodotto, è dovuta alla salvaguardia della sua gamma di smartphone. Difficilmente, infatti, un negozio vende un prodotto nuovo in perdita, quindi se ha scelto quel prezzo è perché, riducendo i margini e con il pretesto di attirare più gente in negozio, tutto si può fare. L’unico vantaggio per il consumatore tedesco è quello di poter toccare lo smartphone con mano prima di comprarlo e, soprattutto, di fare un acquisto “standard” al posto di una vendita online che scoraggia ancora molte persone. In ogni caso, così come in Italia, chi sceglierà la soluzionenegozio dovrà attendere un po’ perché i Nexus 4 saranno disponibili solo a metà dicembre. 395 euro sembrano un prezzo che può mettere tutti d’accordo: riuscirà Media World a ripetere l’operazione anche in Italia? MIPS acquisita ARM inizia a tremare? Imagination Technologies e MIPS sono due colossi del chip che hanno annunciato una fusione che potrebbe portare alla nascita di una nuova potenza mondiale in grado di insidiare, in maniera piuttosto decisa, lo strapotere di ARM nel settore dei microprocessori dedicati ai dispositivi mobile. Tanto per fare un esempio, Imagination Technologies ha creato - e crea - le GPU PowerVR di iPhone, iPad e PlayStation Vita, mentre MIPS “disegna” CPU e ha un catalogo di brevetti cui attingono tutte le maggiori potenze al mondo per la realizzazione dei più importanti SoC implementati da milioni di dispositivi. Imagination Technologies, per 60 milioni di dollari, si è portata a casa una vasta fetta di proprietà intellettuale di MIPS (si parla di 82 brevetti chiave sulla realizzazione di CPU all’avanguardia) e 160 ingegneri che inizieranno a lavorare a un progetto che probabilmente farà venire la pelle d’oca ad ARM. Powered by music Se ami la musica, ascoltala con le PRO Disponibile in WHITE BLACK BLUE Disponibile in BLACK WHITE Disponibile in BLUE BLACK L'esperienza del suono professionale, ovunque tu sia. Le cuffie della serie PRO permettono di vivere tutta l'intensità della musica con qualsiasi genere, dal Rock all' Hip Hop, dal Latin Jazz al Delta Blues. Il meglio per la tua musica, sempre con te. it.yamaha.com n. 58 / 12 novembre 2012 estratto da www.dday.it TV & VIDEO / Sharp cerca un accordo con Microsoft, Google e Apple per fornire i display LCD IGZO Sharp vuole un’alleanza LCD con i giganti L’utilizzo della tecnologia consente bassi consumi, un fattore chiave che fa gola ai “grandi” e su cui Sharp fa forza L Il Nexus 4 parla al TV con Slimport di R. Pezzali momento Sharp è l’unica che può fornire un certo numero di display, seppur ridotto. Ed è davvero difficile che aziende come Apple e Google si affidino a un mono-fornitore per gli elementi chiave dei loro prossimi tablet. Non è escluso che Sharp abbia pensato di convertire altre fabbriche de- stinate alla realizzazione di pannelli per i TV in fabbriche per creare pannelli IGZO di dimensioni medio/piccole: questo spiegherebbe non solo la mossa ma anche le voci secondo cui Sharp potrebbe rinascere come fornitore di componenti di qualità abbandonando progressivamente il mercato consumer. TV & VIDEO / I primi modelli di TV con schermo touchscreen potrebbero arrivare già nel 2013 Foxconn prepara la fabbrica dei TV touch Il sito produttivo ha una capacità di 3 milioni di pezzi, probabile l’utilizzo su TV di piccolo taglio. Arriva il TV Apple? di R. Pezzali F oxconn, il più grande assemblatore al mondo e azienda con clienti quali Apple, HP, Nintendo e molti altri, sta per completare una nuova fabbrica per la produzione di TV LCD. La fabbrica, che sorgerà nella zona di Chongqing in Cina, potrà contare su una produzione di 3 milioni di pezzi di TV all’anno, che a dire il vero non sono molti se consideriamo il mercato moderno. Ma una novità c’è: i TV che Foxconn sta per produrre hanno schermo touchscreen, e la metà di questi sarebbero già destinati al mercato europeo. Secondo il ChinaDaily, che riporta la notizia, l’utilizzo di pannelli touchscreen potrebbe incentivare lo sfruttamento delle applicazioni Smart TV. Difficilmente vedremo schermi touch di grosse dimensioni, sareb- TV & VIDEO Il nuovo smartphone di Google è il primo terminale con la porta Slimport, una connessione simile all’MHL per collegare gli smartphone ai TV con HDMI di R. Pezzali a tecnologia IGZO per la produzione di display LCD a basso consumo ed elevata qualità è il vero jolly che può trascinare Sharp fuori dalla crisi. E proprio per questo motivo, dal Giappone arrivano voci di un possibile accordo con Apple, Microsoft e Google per la fornitura dei display per i loro prossimi device. L’uso di display IGZO su laptop, smartphone e tablet garantirebbe infatti un aumento dell’autonomia del 20% circa, e proprio il risparmio energetico è uno degli elementi chiave su cui far forza per sedersi al tavolo delle trattative. Ma non solo: con un’esperienza touch più reattiva e display con la cornice quasi invisibile (meno di 1 millimetro) la tecnologia IGZO permetterebbe la creazione di device con un form-factor più originale. Quella dell’IGZO è una situazione davvero particolare: anche se altri produttori ci stanno lavorando, al p.16 be davvero assurdo, mentre è più probabile la comparsa del touch su schermi di dimensioni medio/piccole. La fabbrica dovrebbe iniziare a produrre a pieno regime nel 2013, e secondo le fonti locali è già stata ribattezzata la “Smart TV Factory”. Una notizia che può essere interpretata in moltissimi modi, e siamo certi che si inizierà a parlare della fabbrica di Chongqing come il posto “segreto” dove Apple produrrà il suo TV. Noi, come sempre, ci crediamo poco... Ai produttori di smartphone le cose semplici non piacciono. Dopo aver parlato negli ultimi mesi di MHL, ovvero di quel tipo di connessione che permette di usare un normale micro USB per collegare il TV tramite uscita HDMI (con un apposito cavo), ora Google e LG hanno pensato bene di far debuttare sul Nexus una soluzione simile denominata Slimport e realizzata da Displayport. Il principio è lo stesso: lato smartphone c’è una micro USB, mentre dall’altro lato si possono attaccare TV tramite HDMI o proiettori tramite VGA. Per funzionare, però, Slimport ha bisogno di particolari adattatori che sono già in vendita su Amazon: sono prodotti dalla Analogix Semiconductor. Cosa cambia quindi tra Slimport e MHL? Sostanzialmente sono due tipi di connettori diversi con una sola cosa in comune, USB da una parte e TV dall’altra, ma il cavo MHL non va bene su Slimport e viceversa. Inoltre, MHL ricarica i dispositivi collegati (ma la porta su TV e monitor dev’essere predisposta), mentre Slimport sembra essere meno efficiente da questo punto di vista anche se dichiara di consumare pochissimo. Tuttavia tra gli adattatori disponibili in vendita è presente un connettore con ingresso micro USB per la ricarica del device. n. 58 / 12 novembre 2012 estratto da www.dday.it TV & VIDEO / La nuova gamma di TV 4K XT880 HiSense verrà presentata al CES di Las Vegas HiSense, il TV 4K ispirato a Samsung La linea è simile a quella dei TV Samsung, a bordo c’è Android e il pannello è 4K. C’è molta attesa per i prezzi H TV LED più uniformi con la stampa inkjet di R. Pezzali guardato con molto interesse (per non dire copiato). Non a caso, infatti, tra le feature della Smart TV ci sono anche riconoscimento vocale e gestuale tramite una videocame- ra che funziona anche come Skype Camera. In ogni caso, un 50” 4K non è affatto male, resta da vedere se, come da tradizione cinese, il prezzo sarà abbastanza basso. TV & VIDEO / Sony lancia un formato di registrazione video 4K destinato a sostituire l’AVC-HD XAVC è il nuovo formato Sony per il 4K Inizialmente sarà dedicato al settore professionale, ma il nuovo formato è pronto anche per il mercato consumer di R. Pezzali S i chiama XAVC, è il nuovo formato video che Sony ha presentato per sostituire l’AVC-HD e che sarà alla base dei nuovi prodotti che supporteranno il 4K. XAVC inizialmente verrà utilizzato sui prodotti professionali ma è stato pensato per essere esteso anche ai prodotti consumer, quindi eventuali fotocamere e videocamere che registreranno con questo nuovo formato. “Il formato XAVC sottolinea l’impegno di Sony nell’offrire contenuti di alta qualità al mercato consumer tradizionale” - ha affermato Takao Yoshikawa - Corporate Vice President di Sony. “La qualità dei programmi HDTV registrati in 4K è semplicemente eccezionale e consentirà alle emittenti e alle aziende di produzione di creare sin da subito una gamma di contenuti scalabili.” L’XAVC, codec scalabile in grado di soddisfare tutte le esigenze di risoluzione e frame-rate fino a 4K (120p), TV & VIDEO Sumitomo Chemical è pronta a rivoluzionare i TV a LED: i pannelli di retroilluminazione verranno creati stampando resina con tecnica ink-jet di R. Pezzali iSense è pronta ad annunciare la sua gamma di TV 4K XT880, disponibile con schermi nei tagli da 50”, 58” e 65”. Già intravista all’IFA di Berlino la nuova gamma sarà la protagonista del prossimo CES di Las Vegas dove il produttore cinese, da un anno presente anche sul mercato italiano, ha preso in affitto tutto, l’area espositiva che lo scorso anno era di Microsoft. Come previsto, i primi a portare TV 4K a un prezzo abbordabile sul mercato saranno proprio i produttori meno conosciuti che si affidano ai pannelli di AUO o Chimey Innolux. La gamma HiSense XT880 sarà composta da modelli 4K Smart TV, con a bordo Android 4.0. Da notare la linea, molto simile a quella della gamma ES8000 di Samsung, produttore che HiSense ha sempre p.17 utilizza l’MPEG4 AVC/H.264 livello 5,2, il codec con la più elevata velocità di compressione attualmente disponibile e in grado di gestire risoluzioni molto elevate. Per supportare tutta la catena produttiva, dalla ripresa all’editing anche a livello broadcast, l’XAVC sarà in grado di supportare le seguenti funzionalità: • Risoluzione 4K (4.096 x 2.160 e 3.840 x 2.160), HD e proxy • Compressione video MPEG4 AVC/H.264 • Profondità di colore a 8, 10 e 12 bit • Fino a 60 fps • Utilizzo del formato wrapper MXF • Sottocampionamento della crominanza 4:2:0, 4:2:2 e 4:4:4 Sony cederà i diritti per l’utilizzo dell’XAVC in licenza e alcuni produttori, soprattutto di software, sono già molto interessati al nuovissimo formato, che promette una qualità davvero al top. Il funzionamento degli schermi LCD a LED è abbastanza semplice: LED posizionati ai bordi e una Light Plate Guide che guida con una serie di prismi la luce verso i punti indicati (per chi volesse saperne di più c’è la nostra guida completa). I prismi sono disposti e dimensionati in modo tale da riflettere più luce dove questa arriva meno forte e da rifletterne meno agli angoli, proprio per evitare scompensi di luminosità. Un sistema che vale per tutti gli schermi, da quelli degli smartphone a quelli dei TV dove, viste le dimensioni, i problemi di uniformità sono maggiori. Sumitomo Chemical è un’azienda giapponese che si prepara a rivoluzionare la Light Plate Guide: questo pannello in policarbonato lavorato a stampo o a iniezione, verrà ben presto sostituito da più sottili e precisi pannelli realizzati spruzzando gocce di resina su un substrato sottilissimo. Il risultato sarà una maggior precisione sul controllo della luce, ma anche uno spessore del pannello ridotto di qualche millimetro e la possibilità di cambiare pattern di dispersione in fase di produzione per correggere eventuali problematiche nei lotti di produzione. L’azienda può iniziare la mass production nei prossimi mesi, ma questa tecnologia, proprio per la possibilità di ridurre ancora lo spessore dello schermo, potrebbe trasformarsi in realtà prima sugli smartphone che sui TV. n. 58 / 12 novembre 2012 estratto da www.dday.it TV & VIDEO / I produttori di TV hanno già chiesto la certificazione Miracast per le TV 2013 Sony, Samsung e LG pronte per Miracast In arrivo i TV compatibili con il sistema “AirPlay aperto”, per inviare contenuti in push da tablet e smartphone TV & VIDEO Un display LCD che non affatica la vista Semiconductor Energy Laboratory ha sviluppato un pannello LCD studiato per riprodurre immagini fisse senza affaticare. Ottimo per gli eBook di R. Pezzali M iracast, l’alternativa aperta e supportata dalla Wi-Fi Alliance, diventerà presto il compagno del DLNA su ogni TV connessa. Il sistema, che prevede l’invio di contenuti in push verso un display da parte di tablet e smartphone, fornendo anche un eventuale “mirroring” dello schermo, è stato integrato in Jelly Bean 4.2, tutti i futuri device Android (e quelli attuali che saranno aggiornati) potranno supportare questa feature. Fino ad oggi, l’anello mancante è stato quello dei TV in grado di ricevere contenuti tramite Miracast, ma LG, Sony e Samsung hanno già chiesto la certificazione per i modelli del prossimo anno. A dire il vero solo Samsung ha pensato alle TV vere e proprie chiedendo la certificazione p.18 di P. Centofanti per la sua nuova serie Echo P 2013, mentre Sony e LG stanno certificando chiavette USB Media Adapter che probabilmente saranno compatibili con tutte le attuali TV. Quello della compatibilità con il parco TV attuali, infatti, potrebbe essere un problema: Miracast non è un semplice update software e difficilmente le TV commercializzate finora potranno essere aggiornate per funzionare con il nuovo standard. Ricordiamo che al momento solo Netgear ha in gamma un adapter per TV compatibile Miracast, ma basato su specifiche preliminari. TV & VIDEO / La startup californiana sta mettendo a punto un evoluto software di controllo Addio al telecomando con PredictGaze Non è fantascienza, presto sarà possibile controllare le nostre Smart TV con lo sguardo e semplicissimi gesti di G. Landolfi l l telecomando è un oggetto odiato e ormai obsoleto, di cui faremmo volentieri a meno. Samsung ha fatto il primo passo introducendo sull’attuale line-up di smart TV la possibilità di impartire comandi vocali, ma è grazie a PredictGaze che potremo rivoluzionare, nel giro di pochi anni, il nostro modo di interagire con TV, computer, e qualsiasi altra cosa controllabile a distanza con i nostri occhi, come smartphone e tablet, al punto da rendere obsoleta anche l’attuale tecnologia touch. La startup californiana sta infatti lavorando da diverso tempo ad un software che, grazie all’utilizzo di fotocamere ed elaborati algoritmi, permetterebbe ai nostri gadget tecnologici di capire dove e cosa stiamo guardando o di tradurre in comandi alcuni semplici gesti. Così, ad esempio, ogni qualvolta ci alzassimo dal nostro posto, il TV sarebbe in grado di mettere in pausa il programma che stiamo guardando, fino al nostro ritorno; oppure potremmo mettere il volume in “mute” semplicemente portando l’indice alle labbra, nel gesto classico di silenzio. Queste sono solo due delle azioni che Ketan Banjara, cofondatore di PredictGaze, ha compiuto durante una dimostrazione delle potenzialità del suo software, con l’ausilio di un iPad, a Technology Review (il blog del MIT). Ma si potrà fare molto di più: in presenza di bambini, un TV sarebbe in grado di attivare autonomamente il controllo parentale e censurare contenuti non adatti a loro, un computer potrebbe farci accedere direttamente al nostro profilo Facebook grazie al riconoscimento facciale; o ancora potremmo effettuare lo scrolling di una pagina web o sfogliare un ebook su un tablet con il solo movimento degli occhi. E immaginate quanto sarebbe divertente controllare il nostro alterego in un videogame con questo software e un Kinect! Si tratta insomma di un programma dalle potenzialità infinite, che renderebbe ancora più comoda la vita per la maggior parte delle persone e, molto più importante, semplificherebbe ai portatori di handicap lo svolgimento di alcune azioni che possono sembrare banali ai più fortunati. Per il momento, la tecnologia di PredictGaze è disponibile in forma di SDK e può essere già integrata dagli sviluppatori che lo desiderano all’interno delle loro App. Troverete maggiori informazioni sul sito ufficiale http://www.predictgaze.com/ Il principale svantaggio della tecnologia LCD applicata agli eReader è costituito dall’affaticamento che provoca alla vista durante lunghe sessioni di lettura: non solo per la retroilluminazione, ma anche per la frequenza di aggiornamento. Anche per riprodurre un’immagine fissa, come una foto o una pagina di testo, un tradizionale display LCD riscrive comunque l’immagine almeno 60 volte al secondo. SEL (Semiconductor Energy Laboratory) ha presentato all’FDP 2012 un nuovo display basato su tecnologia IGZO CAAC (c-axis aligned crystal), che permette di aggiornare lo schermo anche una o poco più volte al secondo, rendendo così l’immagine estremamente meno affaticante per la vista. Oltre a ciò la retroilluminazione è costituita da una tripletta di LED rosso, verde e blu, con quest’ultimo realizzato in modo tale da non emettere lunghezze d’onda inferiori ai 420 nm, quelle più affaticanti per la vista. Il display, che ha una diagonale di 6.05”, ha una risoluzione di 1024x768 pixel per una densità di 212 dpi. n. 58 / 12 novembre 2012 estratto da www.dday.it p.19 PC & MULTIMEDIA / Due nuovi display, 23 e 27 pollici, caratterizzati dal design borderless PC & MULTIMEDIA Tra le caratteristiche di punta di qiesti monitor non c’è solo il design: i due altoparlanti da 3 Watt sono marchiati B&O Google lancia una web app che funziona con Chrome e permette di suonare in gruppo Asus: display borderless con audio B&O di V. R. Barassi M onitor da 23 o 27 pollici sono ormai diventati “la normalità”, ma ogni tanto ecco arrivare qualche prodotto caratterizzato da alcune particolarità tali da renderlo diverso dagli altri. Asus ha svelato due nuovi display di queste dimensioni: parliamo di Designo MX279H e MX239H, riconoscibili principalmente per il loro aspetto molto minimal e per la struttura altrettanto sottile. Spessi solamente 14.5 e 17.5 millimetri, i due display Asus esibiscono un pannello AHIPS edge-to-edge - retroilluminato a LED - in grado di assicurare un pC & mULTIMEDIA Connessione a 20 Gb/s? Ci siamo quasi... Alcuni ricercatori inglesi hanno dichiarato di aver raggiunto la straordinaria velocità di 20 Gb/s con una comune connessione in fibra ottica, una velocità di ben 2.000 volte superiore rispetto a quella attualmente più diffusa (10 Mb/s). Il progetto, noto come Ocean Project, richiede tre anni di prove e test, dopo di che sarà possibile pensare alla commercializzazione. Tecnicamente si tratta di una variante della tecnologia OOFDM (Optical Orthogonal Frequency Division Multiplexing), già impiegata nelle reti wireless, cosa che di per sé permetterebbe un’ottima gestione del fenomeno della dispersione, in modo relativamente semplice e, soprattutto, poco costoso. Ne sentiremo ancora parlare, forse già tra tre anni. La Jam Session si fa con Chrome di P. Centofanti ASCR (Asus Smart Contrast Ratio) di 80.000.000:1 e una luminosità di 250 cd/m2. La cornice, secondo quanto affermato da Asus, è di appena 0.8 millimetri, valore che noi consideriamo fin troppo ottimistico soprattutto in riferimento a quanto si può vedere dalle immagini dei prodotti divulgate dalla stessa azienda. Probabilmente si tratta del “solito giochetto” cornice internacornice esterna cui altri produttori ci hanno già abituato in passato. I display dispongono di due ingressi HDMI e di uno VGA; manca l’entrata DisplayPort, considerata inutile per prodotti come questi dotati di risoluzione di 1920x1080 pixel. I due altoparlanti integrati sono realizzati da Bang&Olufsen, hanno una potenza di 3W l’uno e sono orchestrati in sincrono dal chip ICEpower MobileSound 3 della stessa B&O e dalla tecnologia SonicMaster di ASUS. PC & MULTIMEDIA / Quantità e qualità per lo store Apple iTunes verso la musica HD File 24 bit/96 kHz potrebbero essere presto disponibili sullo store digitale Il web del futuro (ormai prossimo) promette un grado di interazione all’interno del browser sempre più spinto e, per dimostrare le potenzialità delle ultime tecnologie HTML5, in particolare le nuove API Web Audio e i Websocket, oltre a CSS3, Google ha realizzato una divertente (per quanto complessa) applicazione web che sfrutta le caratteristiche di Google Chrome. L’applicazione si chiama Jam with Chrome e permette a più utenti di incontrarsi online per suonare insieme utilizzando un’ampia libreria di strumenti virtuali: chitarre, diversi tipi di batteria, basso, sintetizzatori e tastiere. Un po’ facendo il verso a GarageBand di Apple per iPad, ci sono sia una modalità “facile” e quasi automatica, che una modalità “pro” in cui è possibile usare la tastiera del computer in modo più complesso per comporre musica. L’app è divertente e naturalmente gratuita, tutto quello che serve è scaricare Google Chrome. Per accedervi, basta accedere a: http://www. jamwithchrome.com/. di G. Landolfi A ttraverso uno scambio di email con la redazione di Evolver.fm, il noto ingegnere acustico Tim Faulkner ha rivelato che Apple ha iniziato a richiedere e accettare brani ad alta definizione per l’iTunes Store, così da poter offrire ai propri clienti una qualità del suono non solo decisamente migliore rispetto ai file disponibili oggi, ma di qualità superiore anche ai CD. Nello specifico, Apple ora chiede file WAV a 24 bit e 96 kHz utili, secondo l’ingegnere, come base di partenza per creare una versione Mastered for iTunes attraverso un processamento acustico migliore. Resta tuttavia plausibile l’ipotesi dell’arrivo sullo store di un nuovo formato musicale in alta risoluzione. In ogni caso, i nuovi Estratto dal quotidiano online www.dday.it Registrazione Tribunale di Milano n. 416 del 28 settembre 2009 direttore responsabile Gianfranco Giardina brani saranno inizialmente disponibili solo per computer, poiché - e Tim Faulkner ci tiene a sottolinearlo - manca ancora molto prima che possano essere venduti su iPhone, iPod e iPad per via degli alti requisiti richiesti da questo tipo di file, non compatibili con i limiti degli attuali iDevice, come l’elevato consumo di batteria (secondo Faulkner) e il maggior ingombro. editing Alessandra Lojacono, Massimo Monti, Claudio Stellari, Emanuele Villa, Simona Zucca Editore Scripta Manent Servizi Editoriali srl via Gallarate, 76 - 20151 Milano P.I. 11967100154 Per informazioni [email protected] Per la pubblicità [email protected] n. 58 / 12 novembre 2012 estratto da www.dday.it p.20 PC & MULTIMEDIA / Ci vorranno dieci anni per vederlo sul mercato, ma le premesse ci sono PC & MULTIMEDIA Ricordate il prototipo di processore Intel a 48 core? Intel vorrebbe portarlo nei vostri smartphone e tablet Google rimuove ogni riferimento al Q dalla pagina relativa alla gamma Nexus. L’anti-Apple TV di Google è già stato cancellato? I 48 Core di Intel in uno smartphone? di D. Loda Q uasi ormai tre anni fa esatti, Intel aveva rivelato di essere al lavoro su una nuova tipologia di processore integrato composto da ben 48 core. Ora Intel sembrerebbe aver deciso cosa fare di questo “mostro”: il futuro delle CPU per smartphone e tablet. Questo è quello a cui stanno lavorando i ricercatori di Intel ma, stando a quanto riportato dal sito computerworld.com, ci vorranno almeno tra i 5 e i 10 anni prima di vedere realmente sul mercato dispositivi mobile potenziati da questo super processore, anche se il CTO di Intel, Justin Rattner, si spinge a dire che forse potrebbero arrivare anche prima di questa finestra temporale. Oggi molti smartphone utilizzano già chip multi-core. Tuttavia, tali multi-core sono essenzialmente costituiti da CPU dual o quad-core con una GPU ancora non troppo potente. Avere un chip con 48 core potrebbe davvero cambiare completamente le regole del gioco. I ricercatori stanno lavorando per capire come utilizzare al meglio così tanti core per un dispositivo. “In genere un processore con un core gestisce un carico di lavoro uno dopo l’altro. Con più core, è possibile dividere il carico di lavoro tra di loro” spiega Herrero, uno dei ricercatori che sta lavorando a questi nuovi processori. “Ad esempio si potrebbe crittografare una email e usare altre applicazioni nello stesso momento. Anche oggi è possibile farlo, ma tali operazioni sono lunghe da svolgersi, perché i pochi core presenti nei dispositivi mobile devono condi- PC & MULTIMEDIA PC & MULTIMEDIA / Windows 8 “spinge” molto il touchscreen iTunes 11 uscirà a breve Per chi usa iTunes, ottobre è stato un mese di grande attesa. La pagina del sito Apple dedicata a iTunes annunciava il lancio della versione 11 proprio ad ottobre. Peccato che, poco dopo, la stessa pagina abbia rettificato la data di lancio portandola a novembre: in pratica Apple ha bisogno di un mese in più per apportare non solo le massicce modifiche grafiche al proprio riproduttore multimediale, ma soprattutto per rendere fluida e assolutamente trasparente l’integrazione con iCloud, uno dei punti di forza della nuova release. Nella speranza che sia veramente qualcosa di rivoluzionario, aspettiamo con pazienza... Che fine ha fatto il Nexus Q? di P. Centofanti videre le risorse”. Il futuro, quindi, è questo. Uno smartphone e un tablet talmente potente da far arrossire gli attuali PC e notebook. Tra dieci anni, quindi, potremmo davvero farne a meno? Questa sembra la via intrapresa da Intel, e se il maggior produttore di CPU per PC e notebook sta lavorando a questo, c’è da scommetterci che il nostro notebook in un futuro non lontanissimo diventerà un oggetto vintage, sostituito da sottilissimi e lucenti tablet tuttofare. Da LG il monitor touch Permette di usare tutte e dieci le dita per controllare il sistema operativo di D. Loda A rriva da LG un monitor nuovo di zecca, pensato soprattutto per essere affiancato a PC desktop dotati di Windows 8. Il modello ET83 10 touch si distingue per avere ben 10 punti di tocco in un pannello LCD IPS, e considerando quanto Microsoft punta al touch per spingere Windows 8, c’è da giurare che molti concorrenti di LG useranno questa caratteristica sui propri prodotti in tempi brevi. LG ET83 10 touch misura 23” in diagonale ed è possibile quindi utilizzare tutte e dieci le dita in contemporanea con decisa praticità. Una vera novità visto che la maggior parte dei display touchscreen utilizza un sistema di riconoscimento a due dita. Al momento non vi sono ulteriori notizie in merito alle specifiche tecniche di questo monitor. L’LG ET83 10 touch arriverà in Corea del Sud a partire da novembre, prima di essere introdotta in Europa e nel resto del mondo. Non vi è alcuna notizia sui prezzi e date di arrivo in Italia. Ricordate quel dispositivo dall’avveniristica forma sferica che Google ha annunciato quest’estate, sottolineando con orgoglio la totale origine “made in USA”? Se la risposta è negativa non allarmatevi troppo, visto che il Nexus Q a quanto pare è stato già archiviato da Google se è vero che è sparito dalla pagina ufficiale della gamma Nexus di Google. Qui troviamo ora solo i Nexus 4, 7 e 10 e nessun altro prodotto. Il Nexus Q era un piccolo dispositivo con amplificatore integrato pensato per funzionare come una sorta di player multimediale basato su Android, senza una sua vera e propria interfaccia (niente display) e controllabile tramite uno smartphone con un’apposita app, per effettuare lo streaming di musica e video. Consegnato in pochi esemplari ai partecipanti del Google I/O 2012 e venduto sul Play Store per qualche mese unicamente negli Stati Uniti, il dispositivo è scomparso dal sito ufficiale, con i riferimenti ad esso rimasti solo sul Play Store dove attualmente è dato come non disponibile. Manca l’ufficialità della parola fine, ma questi segnali non sono buoni per chi sperava di vedere il prodotto quanto meno arrivare in Europa. n. 58 / 12 novembre 2012 estratto da www.dday.it GAME & MOVIE / Un titolo a tinte forti dedicato agli appassionati, con tanta azione e discrete novità rispetto ai capitoli precedenti p.22 Resident Evil 6: gli zombie fanno ancora paura? Prendi gli eroi di una saga intera, aggiungi zombie, abilità, un co-op a split screen e la parola Resident Evil: può essere il videogioco dei sogni? di F. Sottocornola D opo Resident Evil 5, il primo per le nuove console, CAPCOM decise di abbracciare un pubblico più numeroso, più giovane e legato al nome della serie, più per i suoi film che per i vecchi giochi. Il genere survival horror è ormai da dimenticare e da lasciare con nostalgia nel cassetto insieme al Gamecube, alla Polaroid e alle copie dei primi Resident Evil, Silent Hill e Alone in the dark. Una premessa necessaria per avvicinarci a questo Resident Evil 6 senza troppa nostalgia per il passato. Detto questo, per la prima volta ci troviamo di fronte a un titolo diviso in quattro campagne differenti, tre delle quali subito disponibili e una quarta disponibile solo dopo aver terminato le altre. Queste campagne possono essere giocate nell’ordine che si vuole, essendo tutte in linee temporali quasi parallele (con tanto di incontri fra i personaggi delle altre campagne mentre giochiamo) ma il nostro consiglio è di giocarle in ordine, iniziando da quella di Leon e finendo con la terza di Jake, perché a volte le campagne dopo Leon mostrano troppi spoiler che potrebbero rovinare l’esperienza di gioco. Il filo conduttore della trama in ogni campagna è inizialmente intricato, ma man mano che ognuna delle stesse si avvicina alla fine, contenendo anche incontri ravvicinati con le trame delle altre campagne, il quadro generale si fa piu’ chiaro. Leon, l’eroe di sempre in una campagna... guidata Ogni campagna ha due personaggi ed è giocabile da soli o in cooperativo sia offline, in split screen, che online con amici. La prima campagna ci permette di utilizzare Leon, l’eroe di sempre, accompagnato da una new entry, Helena, un agente governativo vicino al presidente degli Stati Uniti, presidente che ci troveremo subito a uccidere nelle prime schermate di gioco, perché infetto dal temibile C-Virus tramite un attacco bioterroristico all’interno di College. Ci troviamo subito a cercare una via d’uscita da un campus universitario pieno di studenti trasformati in temibili zombie, trovare un luogo sicuro e cominciare a investigare su questo nuovo attacco e virus. Questa campagna è quella con la trama più interessante, ma anche quella con le meccaniche e il design di gioco peggio implementate. Qui si cerca di inserire come in passato qualche enigma, l’interazione con gli zombie di tipo classico, ovvero morti che si rianimano, ambienti piccoli e chiusi con zombie che saltano fuori a sorpresa, interazione con sopravvissuti che ci chiedono di aiutarli e così via, ma il tutto con un feeling che ha del forzato soprattutto in termini di gameplay. Le mappe, in tutte le campagne, sono alla fine dei corridoi a senso unico, in cui è impossibile perdersi, ma se anche qualcuno ce la fa è presente costantemente l’indicatore del prossimo obiettivo con tanto di distanza in metri e, se ancora non bastasse, premendo un bottone un mega indicatore ci dice la direzione; insomma, semplificato al massimo. L’intelligenza artificiale è stata invece migliorata un sacco, soprattutto quella del compagno, e di fatto risulta veramente difficile morire (se proprio non siete alle prime armi con il gamepad). Il compagno è sempre pronto e sul pezzo per resuscitarci con punturoni e medicinali o per combattere, meglio di noi, gli zombie che ci vengono incontro. Le armi da fuoco, sempre nostra prima risorsa contro gli zombie, hanno sistemi di puntamento fatti molto male, ma la cosa non ci turba più di tanto: un sistema di combattimento corpo a corpo, legnoso e poco vario, ci permette comunque di uccidere gli zombie a suon di calci e sberle. Munizioni ed energia si trovano spesso e a volte ci basta correre verso l’indicatore dell’obiettivo, abbandonando al quasi sempre invulnerabile compagno i nemici, girando lo schermo alla ricerca di casse e risorse per poi tornare indietro a dare man forte. Questo quanto meno giocando con la CPU come socio, chiaramente con un compagno umano le cose cambiano e l’esperienza di gioco migliora, ma è sempre possibile giocare con qualcuno? Un’altra novità è l’aggiunta di abilità acquistabili tra un capitolo e l’altro tramite punti esperienza che rilasciano a volte i nemici quando vengono uccisi. Questa new entry al sistema di gioco classico non è che dia un particolare spessore GDR alla cosa: le abilità non sono niente di che, potenziano solo caratteristiche base come difesa, attacco e simili, ma non danno un vero tocco di personalizzazione ai personaggi. Un’aggiunta interessante, ma che poteva essere sfruttata molto di più. Interessante invece il sistema di fatality e combo ravvicinate che sfruttano l’ambiente circostante, utile per eliminare gli zombie che ci corrono appresso e ci assalgono. Intercettando con la giusta combo (di bottoni e movimenti di leva) i colpi di zombie nemici, parte un contro attacco letale, con tanto di super animazione di noi che uccidiamo lo zombie in modo sempre segue a pag. 23 n. 58 / 12 novembre 2012 estratto da www.dday.it p.23 GAME & MOVIE Resident Evil 6 segue da pag. 22 diverso. Come in passato, ci sono momenti in cui dovremo fuggire da una minaccia e non affrontarla, le classiche fughe da un’esplosione o dal fuoco o da orde di zombie, corse dove a volte ci verrà chiesto di premere nel tempo giusto determinati bottoni. Più azione, meno horror Tutte queste meccaniche le ritroviamo anche nelle altre tre campagne, con la differenza che queste partono senza pretese, senza il dovere di dimostrare qualcosa, e secondo noi risultano quelle forse meglio implementate. La seconda campagna, dove utilizziamo Chris, altro epico eroe di ritorno, e un suo commilitone Piers, ci porta in Cina ed è una campagna 100% combattimento ed azione. È tecnicamente ben implementata e ci porta subito in mezzo a grandi combattimenti con armi automatiche, una sorta di Call of Duty in terza persona, dove fra difese e coperture ci troveremo a combattere mutanti e zombie muniti di armamenti forse a volte fuori luogo e imbarazzanti. Se non ci soffermiamo a domandarci come uno zombie possa spararci con una precisione superiore alla nostra, questa seconda campagna è veramente divertente, con ottimi scenari e animazioni di contorno veramente ben fatte. Linea di gioco puramente action, trama forse poco consistente e non primaria, ma tutto calza bene con lo stile di questa campagna. La terza campagna ci introduce a nuovi eroi riciclabili per nuovi futuri capitoli, Jake e Sherry, di cui il primo, il vero protagonista, figlio di Albert Wesker, è immune al Virus-C . Questo che fa di lui un candidato perfetto per la ricerca di un vaccino, va a scontrarsi con il suo carattere spregiudicato da anti-eroe tamarro come può essere Vin Diesel in un action movie. Eccoci quindi in una campagna anch’essa action, che cerca di porsi a metà fra quella di Leon, più classica, e quella sparatutto di Chris, con qualche novità nel corpo a corpo e in combo di contromosse, qualche novità nello sviluppo di trama e personaggi, ma che fondamentalmente ci riporta a uno stile di gioco che di survival non ha più nulla e che di horror ha solo gli zombie. Finite le tre campagne se ne sbloccherà una quarta. Utilizzeremo Ada Wong, da sempre presente nei vari Resident Evil come personaggio secondario che un po’ impersonifica l’essenza del rouge nei giochi di ruolo. Una spia che come tale ha mosse e abilità speciali. La sua campagna è la più corta delle quattro ed è quella dove sembra si siano sbattuti di più nello studiare nuove dinamiche di gioco e nello sperimentare. A livello di trama è quella che metterà i puntini sulle i di tutte le tre campagne e che andrà a coprire tutti i momenti bui e a fare da collante a tutto il sesto capitolo. A livello di gameplay ci porta qualche ventata di aria fresca, qualche momento spy action alla Metal Gear, qualche novità fra rampini e balestre. Forse un test per qualche spin-off futuro? Una cosa comunque è certa in tutte le quattro campagne: la paura, l’ansia di morire e il terrore di un evento che deve succedere è qualcosa di lontano in questo titolo, ormai un puro action shooter in terza persona. Tecnicamente parlando il titolo non è perfetto. Audio a parte, impeccabile anche nel parlato, presenta spesso e volentieri pesanti sbavature a livello grafico, soprattutto nelle texture degli zombie di serie b che ci troviamo ad affrontare. Anche i paesaggi e gli scenari, specialmente nella campagna di Leon, raggiungono a volte solo la sufficienza, ben lontani dalla cura maniacale degli arredi e dei dettagli a cui i fans della saga sono stati abituati. Fastidiosi a volte gli impatti fisici con gli zombie a cui a volte rimaniamo in- castrati, specialmente quelli che ci camminano fra i piedi. Problematica per fortuna non frequente. Conclusioni Resident Evil 6 cerca di imporsi come un capitolo di raccordo: da una parte le vecchie saghe, con i suoi eroi e il suo passato di intrighi corporativi e di enigmi in game, dall’altra un nuovo stile di gioco, realmente più di azione, con nuovi personaggi e con nuove meccaniche e scelte stilistiche. Così facendo, mixando tutto in un unico titolo, non si è riusciti ad accontentare realmente nessuno: ci troviamo di fronte a un titolo a nostro avviso solo per gli appassionati e i fan della saga. Un gioco che per gli altri è solo “carino” e che trova in altri titoli simili, sparatutto in terza persona, competitor migliori. La scheda di DDay.it Longevità Prezzo: 49.98 euro (PS3) Studio: Capcom Distributore: Halifax Giocatori: 1 - 2 Multiplayer: Co-op PEGI dichiarato: 18 Disponibile per: PC, Xbox 360, PS3 media Chiaro o scuro? Ambienti sempre molto bui. Un TV che pecca come resa sulle basse luci può dare filo da torcere Veloce Qualità/Prezzo Il prezzo è un po’ altino, un’attesa strategica in questo caso non guasta Ambientazione Futuro zomb-apocalittico Acquisto usato Sì TV o monitor? Esprime il meglio su grande schermo PEGI: 18 Il gioco è chiaramente violento e splatter, ma non più di un horror di serie B Il 5.1 è molto coinvolgente, ma anche con le casse del TV fa la sua figura Per lui o per lei? Per chi adora sparare ai morti viventi Curva di apprendimento Stereo o 5.1? n. 58 / 12 novembre 2012 estratto da www.dday.it GAME & MOVIE / Sembra che Sony abbia scelto AMD per la sua console next gen: il nuovo kit di sviluppo ha a bordo un A10 p.24 Sony PlayStation 4 avrà a bordo una APU Trinity AMD Nessuna certezza sulla data del lancio, Sony però potrebbe mostrare la PlayStation 4 al prossimo E3, ma con arrivo previsto per l’anno successivo, nel 2014 di R. Pezzali S econdo le indiscrezioni raccolte dal sito VG247, Sony avrebbe inviato agli sviluppatori la seconda versione del kit di sviluppo per la PlayStation 4, nome in codice Orbis. Questo non significa che la PlayStation 4 sia pronta e che sarà lanciata il prossimo anno, ma semplicemente che l’arrivo di una nuova console nei prossimi anni è una certezza. Sony avrebbe infatti pianificato ben 4 versioni di kit di sviluppo, e se la prima era solo una scheda video (per permettere agli sviluppatori di prendere confidenza con le librerie grafiche), questa seconda versione è un PC con 8 o 16 GB di RAM a bordo (i kit di sviluppo però hanno sempre molta più RAM delle versioni definitive) e un processore derivato dalla APU AMD A10, con CPU multicore e GPU sullo stesso dye. Sony sembra quindi aver scelto la strada da percorrere, scartando processori come il Cell per puntare su una soluzione, quella di AMD, che permetterebbe non solo di ridurre i costi ma anche di creare un ambiente di sviluppo più facile da gestire in quanto vicino al mondo dei normali PC. Per la PlayStation 4, AMD realizzerà sicuramente una versione dedicata della sua APU Trinity; probabilmente la release finale del chip avrà a bordo un core grafico di prossima generazione e supporterà sia il gaming 3D in modalità Full HD a 60 fps, sia la riproduzione video a 4k. Sempre secondo il sito VG247, la PlayStation 4 dovrebbe avere a bordo un drive Blu-ray, 256 GB di disco, Wi-Fi, Ethernet e uscita HDMI 1.4. Mancano però ancora due kit di sviluppo: il terzo, che uscirà nei primi sei mesi del 2013, sarà molto vicino come specifiche all’hardware GAME & MOVIE / Quasi pronta la piccola console giochi Android che costerà solo 99 dollari Ouya, con Jelly Bean e giochi a 1080p Basata su piattaforma NVIDIA Tegra 3 promette giochi a 1080p gratis, l’SDK per sviluppatori entro fino anno di R. Pezzali O uya, la console da 99 dollari basata su Android, è quasi pronta. Ad annunciarlo è il team di sviluppo che ha mostrato la versione finale della mainboard e sta ultimando le ultime correzioni all’hardware e al design. Chi ha dato fiducia al team di Ouya sarà contento di sapere che il piccolo cubo basato sul Tegra 3 di NVIDIA ha subito un piccolo aggiorna- mento: a bordo, infatti, ci sarà Android Jelly Bean e soprattutto Ouya potrà gestire l’uscita dei giochi a 1080p. Il team di sviluppo ha fatto anche sapere che entro fine dicembre verrà reso disponibile per gli sviluppatori l’SDK (ODK, OUYA Development Kit) per ottimizzare giochi e applicazioni, che dovranno essere modificate leggermente per poter funzionare al meglio con il controller da gioco. Rispetto ad Android, infatti, ci saranno dei cambiamenti: non ci saranno i bottoni menu, back e volume e ci sarà un solo bottone per il lancio di un menu standard che permetterà l’accesso a tutte le funzioni, un po’ come il tasto Xbox o il tasto PS del controller PlayStation. Sparisce anche la barra di naviga- zione e quella dell’operatore: i giochi su Ouya gireranno a pieno schermo con risoluzioni di 720p, 1080i o 1080p. Tutti i giochi inoltre saranno gratuiti secondo la logica del free to play o dell’acquisto in-app: sarà possibile provare un paio di livelli del gioco prima di procedere all’acquisto del gioco completo. Questa soluzione sembra essere decisamente più sicura contro la pirateria, uno dei più grossi pericoli per il successo di Ouya. Per garantire una miglior esperienza di gioco, inoltre, Ouya ha eliminato il multitasking in game: quando si lancia un gioco tutte le altre app saranno chiuse per non consumare risorse e non sarà possibile ricevere push notification. Non ci resta a questo punto che attendere il prossimo anno: 99 dollari per console e controller con giochi che costano quanto un caffè sono una minaccia per Microsoft e Sony, anche se difficilmente questo modello di business riuscirà a giustificare costi di investimento per giochi di un certo livello. definitivo, e il quarto, l’ultimo, sarà la console in carne e ossa. Ipoteticamente, Sony potrebbe mostrare la PlayStation 4 al prossimo E3, ma con un lancio previsto l’anno successivo, nel 2014. GAME & MOVIE PlayStation 3 sbarca in Cina? Dal lontano 2000, in Cina è stata bandita la vendita di qualsiasi console da gioco; i cinesi possono videogiocare esclusivamente utilizzando i PC. I pochi in possesso di una console l’hanno acquistata “di esportazione” in modo non esattamente legale. Col passare degli anni, però, le cose cambiano e anche in Cina si parla di una clamorosa apertura del Governo alla commercializzazione di PlayStation 3. La console di Sony ha infatti dalla sua il lettore Blu-ray, che la posizionerebbe al di fuori della categoria dei dispositivi esclusivamente dedicati al gioco, fattore che ha convinto le autorità cinesi ad assegnare alla PlayStation 3 il China Compulsory Certificate, il certificato necessario alla commercializzazione sul territorio. Sony non ha ancora deciso se e quando affrontare questo particolare mercato; la console andrebbe in vendita, ma per i giochi come si farà? La vendita di supporti fisici è vietata e sicuramente sarà proibito scaricare i giochi dal PlayStation Network. n. 58 / 12 novembre 2012 estratto da www.dday.it GAME & MOVIE / Disney ha acquisito Lucasfilm Ltd per 4 miliardi di dollari, in arrivo nuovi film Lucas cede a Disney (e al lato oscuro?) George Lucas rinuncia così allo stretto controllo sull’impero Star Wars, Disney assume la proprietà di tutti i diritti di P. Centofanti L Walt Disney Company ha comprato, da George Lucas, Lucasfilm per la cifra di 4 miliardi di dollari. Disney assume così la proprietà di tutti i diritti dei personaggi di Guerre Stellari, un marchio che ha fatto la fortuna di Lucas grazie a un accordo innovativo, almeno per gli anni ‘70, con i produttori dell’epoca: i diritti cinematografici rimasero infatti a Fox, ma Lucas mantenne tutti i diritti di sfruttamento riguardo al merchandising e ai personaggi della fortunata saga. Con l’acquisizione di Disney, Lucas rinuncia a tutto ciò, oltre che ad altre attività legate alla Lucasfilm: lo storico studio di effetti speciali Industrial Light and Magic, la software house LucasArts e lo studio d’eccellenza di produzione sonora, Skywalker Sound. La notizia più gradita ai fan della saga di Guerre Stellari è però che nei 4 miliardi di dollari è compreso il trat- tamento sviluppato da Lucas per tre nuovi film e che Disney sarebbe già al lavoro sull’adattamento del primo di questi film che potrebbe arrivare nelle sale già nel 2015, con l’intenzione poi di pubblicare un film ogni tre anni da lì in poi. Disney assicura che vuole rilanciare l’universo di Star Wars dando una nuova profondità, ma basta questo per rassicurare i fan più accaniti? Al di là delle critiche raccolte dalla trilogia dei prequel, comunque dirette dal creatore Lucas, i cultori di Guerre Stellari hanno generato in questi anni una quantità infinita di contenuti “non ufficiali” legati allo stesso universo narrativo: film amatoriali, cos-play, fumetti e chi più ne ha più ne metta, una “libertà” nell’utilizzo dei personaggi di Guerre Stellari che non si sposa molto con le politiche sul copyright decisamente più conservatrici di Disney. Sarà la fine di tutto ciò? Che la Forza sia con tutti noi. GAME & MOVIE / Un annuncio di ricerca del personale svela le intenzioni del colosso di Redmond Microsoft pensa a Cloud TV sulla Xbox? Xbox si avvia a diventare un centro multimediale d’intrattenimento, perno del nuovo ecosistema Microsoft di G. Landolfi M icrosoft è ormai solita svelare progetti futuri attraverso nuove offerte di lavoro. Grazie all’annuncio pubblicato da LiveSide, veniamo a conoscenza dello sviluppo di una piattaforma TV Cloud-based, che presto potrebbe approdare sulla console Xbox. Nello specifico, il colosso di Redmond ricerca tre ingegneri software per la divisione Interactive Entertainment Business, la stessa responsabile di Xbox 360, Xbox Live, Zune e Mediaroom, che dovranno occuparsi di sviluppare applicazioni client per il “nuovo ambizioso progetto”, ovvero presumibilmente il servizio Cloud TV. Si richiede come requisito principale, esperienza nel settore mobile e nello sviluppo di applicazioni per il browser, con conoscenza specifica delle piattaforme iOS, Android e Windows 8 / RT. Microsoft sta investendo moltissimo sulla Xbox col fine ultimo di trasformarla da semplice console per videogiochi a vero e proprio centro multimediale per l’intrattenimento domestico di tutta la famiglia e perno centrale del nuovo ecosistema Microsoft, nato con l’avvento di Windows 8. Già con le ultime dashboard, che hanno introdotto la nuova veste grafica con i Tile in pieno stile Metro, le app per i social network Facebook e Twitter (poi rimosse), Internet Explorer, Xbox Music (Zune), Xbox Video (YouTube) e la partnership con Mediaset Premium, oltre all’applicazione Xbox SmartGlass, sono stati compiuti enormi passi in avanti verso questa direzione. L’Xbox Surface e il nuovo servizio di Cloud TV andrebbero a rappresentare la ciliegina sulla torta di un lavoro enorme e molto ben fatto. La Cloud TV verrà integrata nella piattaforma IPTV Microsoft Mediaroom e sarà compatibile, oltre che con i tre sistemi operativi già menzionati, anche con Internet Explorer e i browser basati su Webkit (Chrome e Safari, per citare i più noti). Il servizio sfrutterà inoltre le moderne tecnologie Web (HTML 5, CSS3, JavaScript) e ovviamente quelle cloud come Azure. p.25 GAME & MOVIE Xbox Surface Microsoft è al lavoro Il tablet-gaming di Microsoft torna di moda: diverse fonti vicine agli ambienti di Redmond hanno confermato a The Verge che Microsoft sta concretamente portando avanti il progetto. Parrebbe inoltre che le specifiche trapelate mesi fa siano accurate: alla base di tutto ci sarebbe un processore ARM coadiuvato da RAM velocissime e dedicate al gaming, e inoltre non sarebbe basato su una versione completa di Windows, bensì su un kernel custom. Le stesse voci associano il lancio di Xbox Surface con quello della console next-gen di casa Microsoft, confermando quindi che anche per quest’ultima “ci siamo quasi”. Non ci resta che attendere... GAME & MOVIE Telecom e Sony insieme per il gaming online Tramite il rilascio di un comunicato stampa congiunto, Telecom Italia e Sony Italia hanno annunciato una partnership che riguarderà gli abbonati ADSL Telecom che decideranno di acquistare uno dei nuovi modelli di PS3 (quello da 500 GB e quello da 120 GB). L’accordo in questione prevede che, in ogni confezione della console, sarà presente un coupon che darà la possibilità di attivare gratuitamente Internet Play (per due mesi), e PlayStation Plus (per un mese). Internet Play è la soluzione pensata da Telecom per gli amanti del gioco online. Il colosso della telefonia nostrana assicura, infatti, che tale servizio consente di abbassare il ping di una percentuale che può anche arrivare al 40% rispetto ai normali servizi ADSL. Da sottolineare il fatto che, attivando Internet Play senza il coupon, avremmo comunque il primo mese gratuito, e poi si andrebbe a pagare 3 euro al mese. Un regalo è sempre un regalo, ma forse qualcosina in più si poteva anche fare. n. 58 / 12 novembre 2012 estratto da www.dday.it Digital Imaging / 24 Megapixel per un prodotto completo e con interessanti caratteristiche Nikon D5200, “copiona” di successo Una fotocamera che unisce la compattezza della D3200, l’autofocus della D7000 e l’esposimetro della D600 di R. Pezzali N ikon ufficializza la D5200 e si prepara a sbarcare sul mercato entro Natale. Una fotocamera tutta nuova, che eredita l’impostazione della D3200, ma vuole anche porsi su un gradino qualitativo più elevato, avvicinandosi alla mid-range D7000. La D5200 può essere chiamata, scherzosamente, la “copiona”, proprio perché per diventare grande riprende le caratteristiche migliori delle altre fotocamere Nikon. Dalla D7000, ad esempio, prende il sistema di messa a fuoco a 39 punti con 9 punti a croce, così come l’esposimetro RGB da 2.016 pixel. Dalla D3200 prende il corpo compatto e la risoluzione del sensore, 24 Megapixel, sebbene il sensore non sia lo stesso, ma un nuovo tipo di CMOS progettato da Nikon e realizzato da Sony con una sensibilità che arriva a 6400 ISO nativa e 25600 ISO in modalità Hi2. Eredità della D5100 sono invece le dimensioni compatte e il display orientabile da 920.000 pixel di risoluzione su una diagonale di 3”. Nikon ha rivisto interamente i menù con una nuova interfaccia grafica, ancora più immediata, dedicata ovviamente ai meno pratici, ma ha saputo accontentare anche i più esigenti ampliando il ventaglio di possibilità di scatto e regolazione offerte dai vari menù. Il processore Expeed 3 garantisce una buona velocità di scatto, 5 fps, e video fino a 1080i@60fps. Nikon ha inserito un microfono stereo nella parte alta e un ingresso microfonico, ma sembra mancare l’utile uscita cuffie. Niente male il prezzo: considerando che si tratta di una D7000 in miniatura, sarà venduta a 899 euro solo corpo e 1.029 euro con il classico 18-55 VR. Drift HD Ghost sfida la GoPro HD Hero 3 Una Action Cam evoluta grazie al telecomando da polso, al Wi-Fi, al display Gorilla da 2’’ e alla ripresa fino a 1080p P ensata per gli sportivi che vogliono riprendere le proprie imprese, la nuovissima Action Cam Drift HD Ghost offre alcune caratteristiche interessanti: se è vero che nessuno si stupisce più della ripresa a 1080p, qui troviamo un gruppo ottico a sette elementi, uno chassis waterproof fino a tre metri e la tecnologia Drift Pure Audio Tecnology per la registrazione audio, che consta di un DSP con funzionalità di riduzione del rumore del vento e con livello di sensibilità impostabile dall’utente; se si preferisce, quest’ultimo può anche collegare un microfono esterno. Altre novità sono il telecomando da indossare al polso con portata di 10 metri e che, grazie a LED colorati, digital imaging In Giappone la carta diventa un display L’Università di Tokyo sta lavorando a un progetto che punta a trasformare la carta comune in display: gli ingredienti ci sono tutti di V. Romano Barassi DIGITAL IMAGING / Un prodotto pensato per gli sportivi con diverse funzionalità interessanti di E. Villa p.26 indica all’utente la modalità in cui si trova la videocamera, permettendo inoltre di iniziare, arrestare la registrazione e scattare istantanee. Inoltre, è disponibile una modalità di ripresa continua in Loop per cinque minuti: la si lascia riprendere senza preoccuparsi di nulla, e poi quando capita l’evento importante, basta dire alla videocamera di salvarlo. Infine, tra le altre caratteristiche, spicca la connettività Wi-Fi per il “dialogo” diretto con gli smartphone (iOS e Android), un’autonomia di tre ore di registrazione per ogni carica e il display LCD con Gorilla Glass da 2’’. Il prezzo è di 349 euro. Che in Giappone siano sempre al lavoro non lo scopriamo oggi; nel Paese del Sol Levante si è costantemente alla ricerca di nuovi stimoli e quello su cui sta lavorando l’Università di Tokyo è senza dubbio un qualcosa che, una volta che sarà messo a punto, riuscirà a cambiare ulteriormente il rapporto tra uomo e macchina. Il Naemura Group dell’autorevole ateneo sta sviluppando Paper Computing, ossia una tecnologia in grado di cancellare, copiare e stampare automaticamente disegni o scritte “fatte a mano” su carta comune. Attualmente di comune c’è davvero poco perché sia l’inchiostro (Frixion, termosensitivo) che la carta (rivestita di materiale fotocromatico) non lo sono affatto, ma in futuro le cose potrebbero cambiare. Il sistema si basa su un PC e una videocamera che lavorano a diretto contatto con un laser e una luce UV in grado di cancellare l’inchiostro con una precisione di 0.024mm, al fine di creare “nuove forme” da altre pre-esistenti. La stampa “ex-novo” invece è affidata a un proiettore UV DMD-guidato dalla risoluzione di 1024x768 pixel. Al momento è difficile immaginare un uso “nella vita di tutti i giorni”, ma chissà, tra dieci anni tutto ciò potrebbe entrare nelle nostre case. Un video mostra il funzionamento della tecnologia. n. 58 / 12 novembre 2012 estratto da www.dday.it TEST / Un ricevitore Bluetooth, un amplificatore classe A e diffusori con una grande tradizione per un impianto che convince p.27 In prova l’Hi-Fi connesso, qualità e ottimo prezzo Il sistema formato dall’amplificatore Advance Acoustic MAP 102 e dai diffusori Monitor Audio RX6 offre musica di alto livello e semplicità, per tutti di R. Faggiano E ccoci a provare un sistema stereo tradizionale ma non antico, dedicato a chi vuole ascoltare musica senza compromessi e non si accontenta di un semplice diffusore attivo per ascoltare la propria musica preferita; ideale anche per chi deve rinnovare un sistema con troppi anni sulle spalle. Per l’amplificazione abbiamo scelto un Advance Acoustic MAP 102 (750 euro), un francese costruito in oriente che eroga 2 x 80 watt su 8 Ohm, ma che può anche funzionare in vera Classe A con un semplice tocco su un selettore; si tratta di un apparecchio universale grazie alla sua versatilità e alla sua neutralità timbrica. I diffusori sono degli inglesi di grande scuola, i Monitor Audio RX6 (da 600 euro cad, a seconda della finitura). Sono dei modelli da pavimento di ingombro ridotto ma dai grandi contenuti tecnici; la versione in prova è quella laccata bianca che comporta un piccolo supplemento di prezzo. A questo punto vi chiederete dove sia la sorgente musicale: ebbene ne abbiamo trovata una universale e che praticamente tutti abbiamo a disposizione, cioè uno smartphone o un tablet da collegare via Bluetooth. L’oggetto ideale per portare la musica all’amplificatore l’abbiamo trovato ancora nel catalogo Advance Acoustic, si tratta del WTX 500 (130 euro), ricevitore Bluetooth abilitato anche alla modalità aptX per una migliore qualità sonora, funzione già disponibile su molti smartphone. Il bello del WTX 500 è la sua forma, pronta per inserirsi direttamente in un ingresso RCA stereo dell’amplificatore, senza la necessità di usare cavi di collegamento. Il ricevitore ha una forma molto sottile e compatta e quindi non ostacola le connessioni di altri apparecchi al suo fianco; viceversa è piuttosto profondo e questo potrebbe creare qualche problema in vani di dimensioni ridotte; l’ingombro poi è aumentato dal cavetto di alimentazione che sporge proprio verso il retro, ma d’altronde era impossibile posizionarlo di lato per non intralciare i collegamenti di altri componenti. Piuttosto si poteva pensare a uno spinotto angolato per l’alimentatore. Advance Acoustic MAP 102 amplificatore dai due volti L’Advance Acoustic MAP 102 è un amplificatore da 80 watt per canale che ha la possibilità di lavorare in pura Classe A per avere le migliori prestazioni sonore, con l’unico inconveniente di un maggiore riscaldamento. Si tratta di una caratteristica tipica di tutti gli amplificatori del marchio francese e che raramente ritroviamo in questa categoria di prezzo. Il pannello frontale ha un ampio display illuminato in azzurro che segnala il livello del volume, la sorgente selezionata e che va sfruttato anche per variare i toni (bassi, alti e medi compresi) tramite la stessa manopola del volume. Inoltre troviamo due ingressi minijack per sorgenti stereo, l’uscita cuffia e una presa USB per collegare chiavette con musica MP3 (purtroppo il contenuto musicale non compare nel display). Sul retro si apprezza la versatilità dell’amplificatore, con ingressi e uscite che vanno ben oltre le normali esigenze; non manca l’ingresso per un giradischi con testina MM. Sempre sul retro il selettore per passare in modalità high bias in Classe A. Il telecomando in dotazione non è il punto di forza dell’apparecchio, soprattutto perché è pensato per azionare altri apparecchi dello stesso costruttore e quindi sacrifica alcuni tasti nel nostro caso fondamentali, come quelli del volume. Nemmeno le istruzioni del comando a distanza brillano per chiarezza, lasciandoci solo intuire alcune funzioni secondarie. Molto robusta la costruzione con un telaio ben dimensionato e componentistica di pregio. Si notano i finali di potenza Toshiba e l’alimentazione più che sufficiente per la potenza dichiarata (2 x 8200 uF) e con trasformatore toroidale. Monitor Audio RX6 i diffusori che non tradiscono I Monitor Audio RX6 fanno parte della serie Silver, che comprende quattro modelli e che parte dai compatti RX1 (da 330 euro cad), ideali per chi ha poco spazio disponibile. L’RX6 è segue a pag. 28 n. 58 / 12 novembre 2012 estratto da www.dday.it p.28 TEST Advance Acoustic MAP 102 Monitor Audio RX6 segue da pag. 27 definibile come un due vie e mezzo, una classificazione tipicamente britannica per catalogare quei diffusori che utilizzano due altoparlanti uguali per le basse e medie frequenze, ma ciascuno inserito in un volume interno distinto e con il proprio accordo reflex. Nel nostro caso vediamo due woofer da 15 cm, il primo lavora fino a 700 Hz, il secondo con ogiva centrale invece lavora da qui fino ai 2,7 kHz, laddove inizia il lavoro del tweeter a cupola da 25 mm. Tutti gli altoparlanti hanno molte caratteristiche esclusive. Il tweeter è un C-CAM realizzato in un composito di alluminio e magnesio con rivestimento ceramico, i midwoofer adottano la tecnologia RST con diaframma rigido in polimero dalla insolita finitura che ricorda la superficie di una pallina da golf. I condotti reflex, uno anteriore e uno posteriore, sono studiati per far uscire l’aria con la massima velocità possibile ma in caso di eccessiva resa in gamma bassa quello posteriore si può parzialmente chiudere. Anche il mobile è studiato per ottenere la massima rigidità, con tanto di viti posteriori per avere sempre le migliori prestazioni. La sensibilità è di 90 dB mentre gli amplificatori consigliati vanno da 40 a 125 watt sul carico nominale di 6 Ohm. Anche una questione di “look” La griglia che protegge il tweeter permette di lasciare “nudi” i diffusori, ma per chi lo preferisce ci sono in dotazione anche le classiche coperture in tessuto a fissaggio magnetico: a nostro parere comunque gli RX6 sono molto più belli senza protezioni. Per le finiture si possono scegliere le versioni bianche o nere laccate piuttosto che le classiche versioni in legno con finitura nera, quercia, noce o ciliegio. Per il contatto con il pavimento troviamo in dotazione delle punte per superfici morbide oppure dei cuscinetti in silicone per pavimenti lisci. Notevole la cura nelle finiture ed eccellenti i morsetti per il segnale in ingresso, già predisposti per il bi-wiring. La prova d’ascolto un insieme riuscito Per la prova abbiamo posizionato i diffusori lievemente orientati verso il punto d’ascolto e a circa 50 cm dalla parete di fondo; per l’amplificatore è importante lasciare libero il lato superiore per permettere il corretto funzionamento in modalità high bias e consentire così all’apparecchio di smaltire facilmente il calore generato. Abbiamo poi inserito il ricevitore Bluetooth WTX 500 in un ingresso ad alto livello e anche utilizzato il nostro lettore CD di riferimento per meglio completare la prova d’ascolto. Il ricevitore Bluetooth viene subito individuato dal nostro iPod Touch e iniziamo l’ascolto in modalità bias normale. Ascolto piacevole ottimo il dettaglio Subito si delinea un quadro estremamente positivo e sostanzialmente neutrale, non sembra proprio di ascoltare musica compressa e i diffu- sori mostrano caratteristiche degne di modelli più costosi. Non ci sono preferenze nella resa sonora anche ascoltando generi musicali molto diversi tra loro, un ascolto molto piacevole con qualche lieve incertezza solamente nella gamma bassa, anche perché i diffusori andrebbero rodati più a lungo di quanto ci concedano i tempi redazionali. Molto piacevoli le voci maschili mentre quelle femminili sono più legate alla bontà della registrazione. Ottimo il dettaglio, che va ben oltre quanto ci si possa spettare da un brano MP3. Quattro diverse qualizzazioni Testiamo l’ingresso USB frontale con musica MP3 e ci scontriamo con la mancanza di indicazioni sul display; tramite tentativi scopriamo che possiamo spostarci all’interno delle canzoni archiviate con i tasti avanti veloce e cambio traccia del telecomando. Anche qui impressioni molto positive, peccato non vengano riconosciuti i file FLAC. Molto interessante la possibilità di sfruttare quattro diverse curve di equalizzazione sull’ingresso frontale minijack: ognuna applica diverse curve (purtroppo non illustrate nelle istruzioni), ma, andando a orecchio, notiamo interventi mirati in gamma bassa, acuta, vocale oppure tutte assieme, che portano a un netto miglioramento nella riproduzione dei brani compressi. Promosso con la musica di qualità Ora è il momento di testare a fondo il sistema con il lettore Compact Disc. Le prime impressioni d’ascolto con la musica compressa vengono ora esaltate dal migliore supporto, si apprezza anche una grande tridi- mensionalità della scena, che allarga il fronte sonoro ben oltre la distanza fisica tra i diffusori. In tema di altezza va ricordato che i diffusori non sono molto alti e quindi è bene scegliere un punto d’ascolto piuttosto basso, in modo che il tweeter rimanga all’altezza delle orecchie e non al di sotto. La potenza sembra più che sufficiente anche per locali piuttosto grandi, la dinamica guadagna credibilità e avanza il piacere d’ascolto, quella bella sensazione che fa concentrare più sulla musica che sull’impianto. E infine l’ultima prova, il passaggio alla modalità high bias. La differenza all’ascolto è immediata e netta, molto più di quello che ci aspettavamo. Tutta la musica acquista pulizia e nitidezza, voci e strumenti sembrano disposti come in uno scatto fotografico e scompare ogni velo tra noi e la musica. Con alcuni brani molto complessi emergono dettagli che era difficile notare in modalità normale. Seppure la potenza in classe A scenda a 16 watt per canale, la pressione sonora non ha cedimenti e non serve alzare il volume, forse l’impatto in gamma bassa è leggermente minore ma la naturalezza dell’ascolto mette in secondo piano questo aspetto. Unico inconveniente è il maggiore calore sviluppato, ma comunque non siamo a livelli preoccupanti se si lascia libero lo spazio sopra all’apparecchio. L’impianto provato si è dimostrato ottimo nella sua configurazione base con il ricevitore Bluetooth WTX 500, ma sarebbe un peccato non sfruttarne le potenzialità sonore usando musica non compressa nelle modalità high bias degli stadi finali. Ottimo l’equilibrio raggiunto abbinando amplificatore e diffusori, ma anche ciascuno degli elementi preso da solo si pone sicuramente tra le prime scelte della categoria. n. 58 / 12 novembre 2012 estratto da www.dday.it TEST / Approfittando dell’uscita dell’ultimo film di James Bond, Sony lancia sul mercato il suo primo, vero smartphone Android top di gamma p.30 Sony Xperia T, in prova lo smartphone che ha convinto 007 Ecco il nuovo top di gamma Sony, smartphone Android con display HD da 4.55” e fotocamera da 13 Megapixel, il tutto nel segno di Bond, James Bond di P. Centofanti S ony l’ha presentato come il nuovo “Bond Phone”, vista l’uscita in contemporanea con l’ultimo film di 007, ma Xperia T è prima di tutto il nuovo top di gamma degli smartphone Sony e, se vogliamo, il primo peso massimo nato completamente sotto il segno della totale fusione di Sony Ericsson all’interno del gruppo giapponese. Si tratta di uno smartphone che, sulla carta, non ha nulla da invidiare rispetto agli altri campioni del momento, fatta eccezione per il processore dual core, là dove alcuni hanno optato per un più altisonante quad core. Segni particolari del nuovo modello Sony sono un design distintivo e “monolitico”, l’ampio display da 4.55” con risoluzione 720p e il supporto a tecnologie d’avanguardia come l’NFC, l’audio a larga banda HD Voice e l’integrazione di un sensore per la fotocamera principale da ben 13 Megapixel. E grazie a un accordo con Box, Sony offre anche 50 GB di spazio cloud per la memorizzazione dei propri dati. Ottimi materiali e retro inarcato Xperia T si presenta come un solido monolite scuro (è disponibile anche con il retro bianco) leggermente inarcato verso la parte posteriore. Sebbene lo smartphone sia realizzato principalmente in plastica, offre una grande sensazione di solidità. Già il peso di 140 grammi restituisce l’idea di un oggetto costruito con ben altri materiali. Il frontale è un unico vetro completamente nero (con una particolare laminazione anti rottura che si aggiunge al Gorilla Glass) sotto il quale si cela il display LCD con risoluzione di 1.280x720 pixel (circa 320 dpi). Lo smartphone sfrutta i tasti software di Android 4, per cui non troviamo alcun pulsante fisico sulla corni- ce del display. Sempre sul frontale si segnala poi la videocamera con sensore da 1.3 MP con possibilità di ripresa 720p per le videochiamate. La parte posteriore è realizzata in plastica estremamente morbida con una superficie piacevole al tocco anche se un po’ sporchevole. Uno sportellino dà accesso agli slot per l’inserimento della SIM di tipi microSIM e della scheda microSD per l’espansione della memoria integrata (16 GB). Sullo stesso lato ci sono i classici comandi per la regolazione di volume e accensione/blocco schermo, ma c’è anche il tasto dedicato per la fotocamera. Parlando della fotocamera, l’obiettivo è leggermente incassato in modo da proteggerlo dagli urti, ma abbiamo notato anche che con questa forma c’è il rischio che all’interno si accumuli polvere o sporcizia. Il retro è un blocco unico e non è possibile rimuovere la batteria. Sull’altro lato troviamo invece la porta MHL, connessione che funziona sia da porta USB che come uscita HDMI con apposito cavo adattatore. A livello di componenti Xperia T è basato su un processore dual core di Qualcomm, il buon Snapdragon S4 MSM8260A, realizzato con processo a 28nm, qui con clock a 1.5 GHz. Il telefono supporta il Wi-Fi 802.11n fino a 150 Mbit/s, Bluetooth 3.1, GPS e Glonass, NFC e integra una batteria da 1.850 mAh. Xperia T è anche compatibile con il codec audio a larga banda (Wideband audio o HD Voice), naturalmente con gli operatori che lo supportano e nel caso di chiamate con altri telefoni compatibili (comunque in numero crescente). Oltre al Play Store ci sono app e contenuti esclusivi Sony Xperia T è basato su Android 4.0.4, con aggiornamento a 4.1 in cantiere. Come tutti i Sony Xperia, anche il T sfoggia un tema grafico fortemente personalizzato da Sony e in particolare, out of the box, il tema preselezionato è quello legato a Skyfall, l’ultimo film di 007. Sony permette di scegliere tra alcuni temi predefiniti, che cambiano sfondo e leggermente anche alcuni colori, ma senza cambiare di molto la sostanza. Il tema è molto scuro e per questo for- Sony Xperia T - da 599 Euro Quality Longevity Design 9 9 8 se un po’ pesante, però è anche elegante e pulito e ben si sposa con il design dell’hardware. Inoltre è stata posta buona cura per rendere la grafica coerente in tutte le sezioni del sistema operativo e con la maggior parte delle numerose applicazioni e dei widget pre-installati targati Sony. Un aspetto interessante è che Xperia T è PlayStation Certified per cui è possibile installare lo store per scaricare i giochi compatibili dal PlayStation Network. Nato per Xperia Play, con i suoi controlli dedicati, i giochi possono ora essere utilizzati su dispositivi completamente touch come appunto Xperia T. In realtà, al momento, lo store non è molto popolato, ma in futuro chissà. Tra le applicazioni Sony troviamo TackID - per intenderci lo Shazam di Sony -, l’aggregatore di social network Timescape, l’applicazione Walkman per la riproduzione di musica, Xperia Link per il tethering “facile” ad altri disposi- Simplicity D-Factor 7 8 Value 8 tivi Sony, Sony Select che propone dei contenuti selezionati e soprattutto le app Video Unlimited e Music Unlimited per accedere rispettivamente all’acquisto di film e al servizio di streaming illimitato di Sony (previo abbonamento naturalmente). L’aspetto multimediale è stato in particolare molto curato. Sia l’applicazione Walkman, che quella denominata Film, per la riproduzione di video, consentono di scaricare da Internet le informazioni dei file, comprese di segue a pag. 31 n. 58 / 12 novembre 2012 estratto da www.dday.it p.31 TEST Sony Xperia T segue da pag. 30 luce ambiente. Xperia T non avrà tra le descrizioni e copertine, utilizzando la caratteristiche tecniche le parole “quad tecnologia e il database di Gracenote core” che scaldano tanto il cuore degli (azienda che ora fa anch’essa parte di appassionati, ma il processore QualSony). Le informazioni vengono scari- comm utilizzato da Sony non fa affatto cate automaticamente ma è possibile rimpiangere qualcosa di più potente. anche effettuare ricerche manuali. En- Fin dai primi minuti di utilizzo possiamo trambe le app offrono anche la possi- apprezzare grafica fluidissima e rispobilità di riprodurre i contenuti su dispo- sta al touch perfetta. Sia che si tratti di sitivi DLNA in rete in modo piuttosto passare da un’applicazione all’altra che immediato. Se pensate, però, di utilizza- di sfogliare le nostre homescreen tutto re lo smartphone Sony come un lettore fila via liscio come l’olio. La navigaziomultimediale per riprodurre contenuti ne web, ancora il tallone di Achille di molti smartphone scaricati dalla rete Android, su Xperia in modo illecito, T è un vero piacesappiate che il re. Google Chrome, dispositivo non preinstallato su quesupporta l’audio sto smartphone, funin formato Dolby ziona davvero bene, Digital che si trocon grafica fluida, va nella stragranveloce caricamento de maggioranza delle pagine e ottima di file in formastabilità. Per quanto to MKV (tipo di Sony Xperia T - la videoprova riguarda le prestacompleta dello smartphone - DDay.it file comunque zioni grafiche, con supportato con video H.264 fino a 1080p). Scaricando giochi 3D abbiamo constatato un ottil’applicazione mobile di Box e regi- mo frame rate al massimo dettaglio e strando un nuovo account da Xperia T tempi di caricamento piuttosto rapidi. è possibile riscattare, fino a fine anno, Insomma l’impressione che se ne rica50 GB di spazio gratuito sul servizio di va è che l’Xperia T è uno smartphone cloud storage, che non sono affatto veloce e affidabile. L’unico neo rimane, pochi. Nel complesso Sony offre così come al solito, l’autonomia della batteuna base di partenza piuttosto valida in ria. In questo caso abbiamo a dispositermini di contenuti e funzionalità, che zione una batteria da 1.850 mAh che, si può naturalmente espandere con le nonostante l’efficienza del processore Qualcomm, con un display così ampio applicazioni del Play Store. nel caso di utilizzo massiccio ci porta Fluido e veloce ma la batteria appena appena a fine giornata. video arriva a fatica a fine giornata Il biglietto da visita del Sony Xperia T è il bel display da 4.55” con risoluzione di 1280x720 pixel. Sony è avara di dettagli per quanto riguarda la tecnologia del display, ma si tratta chiaramente di un LCD. La densità dei pixel è superiore ai 300 dpi e di fatto quello che abbiamo è un’immagine perfettamente compatta in cui distinguere i singoli pixel non è possibile nelle normali condizioni di utilizzo. Sarà il tema scuro o il particolare rivestimento dello schermo, ma rispetto alle impostazioni di default abbiamo subito sentito la necessità di alzare un po’ il livello di luminosità dello schermo. L’angolo di visione è discreto, con un fisiologico calo della luminosità allontanandoci dal centro ma, a parte questo, lo schermo è davvero ottimo sia per impostazione cromatica che leggibilità in quasi tutte le situazioni di Foto e video non sempre convincenti come dovrebbero Xperia T è uno degli smartphone con la videocamera più risoluta in commercio. Con un sensore da 13 Megapixel siamo praticamente al top. Sony utilizza per i suoi smartphone il brand Exmor R, per indicare i sensori CMOS Back Side Illuminated (BSI). C’era stata qualche aspettativa che Xperia T potesse già montare il nuovo Exmor RS con struttura “stacked” ma i nuovi sensori arriveranno solo nel 2013. Per quanto riguarda l’obiettivo Sony dichiara un’apertura di F2.4 come unico altro dato. A livello di funzionalità base la fotocamera offre naturalmente autofocus, riconoscimento e tracking dei volti, modalità “sweep panorama” per la realizzazione di foto panoramiche, zoom digitale fino a 16x, diverse modalità di esposizione automatiche e anche tante impostazioni manuali (ISO, esposizione, selezione della modalità di messa a fuoco, misurazione dell’esposizione). C’è anche un menù di fotoritocco in cui è possibile selezionare diversi filtri “alla Instagram”, regolare i livelli dell’immagine, ritagliarla, regolare la nitidezza e altro ancora. Come si comporta allora con i suoi 13 Megapixel la fotocamera dell’Xperia T? Dipende molto dalle condizioni in cui andiamo a scattare. In particolare, la messa a fuoco non ci è parsa molto precisa, specie nel caso di soggetti ravvicinati (e per ravvicinati intendiamo nel raggio di un metro circa). Sia utilizzando la messa a fuoco touch che quella automatica (nelle varie modalità), lo smartphone fatica a mettere a fuoco il primo piano oppure è molto lento. Solo in condizioni di luce perfette la messa a fuoco è sufficientemente veloce. Inoltre anche la misurazione dell’esposizione non è calibrata benissimo considerando che senza correggere manualmente prima dello scatto (cosa che riduce di molto l’immediatezza di uno smartphone), abbiamo ottenuto alte luci bruciate o al contrario ombre troppo scure. La risoluzione è sicuramente uno dei punti di forza dell’Xperia T in condizioni di luce ottimale, nonostante sui bordi dell’immagine si noti una leggera sfocatura. In condizioni di luminosità più critiche, come è lecito aspettarci, il rumore cresce sensibilmente fino a intaccare il livello di dettaglio, mettendo un po’ in discussione i vantaggi di un sensore così risoluto su uno smartphone. In modalità video lo smartphone Sony è capace di riprendere a 1080p. In questo caso però la resa è davvero poco soddisfacente: basso dettaglio per filmati che vorrebbero essere 1080p, fluidità non perfetta ed esposizione e messa a fuoco ancora più critiche che sul versante fotogra- fico. A volte lo smartphone perde da solo il fuoco durante la ripresa video ed è lento a riagganciarlo. Qui un breve video in cui siamo riusciti a mantenere il fuoco dall’inizio alla fine. Tirando le conclusioni possiamo dire che l’Xperia T è uno smartphone che prima di tutto è un prodotto Sony a tutti gli effetti, nel design dell’hardware e del software, nell’integrazione dei diversi servizi dell’azienda giapponese (Video e Music Unlimited, Playstation Mobile). È anche uno smartphone che offre una buona riserva di potenza, con un’esperienza di utilizzo fluida e soddisfacente. Ci ha convinti un po’ meno la fotocamera, buona, ma dalla quale ci aspettavamo qualcosa di più, anche se molte delle criticità che abbiamo riscontrato possono essere risolte con un semplice aggiornamento software. A questo proposito, a inizio 2013 dovrebbe arrivare l’aggiornamento a Jelly Bean, a garanzia della longevità del prodotto. Il prezzo di listino è elevato, da top di gamma, ma allineato a quello di altri dispositivi di pari classe. n. 58 / 12 novembre 2012 estratto da www.dday.it TEST / Dopo il capostipite in versione 15 pollici, la cura dimagrante in salsa retina tocca al MacBook Pro da 13 pollici, scopriamo come va p.32 Apple MacBook Pro 13” Retina, il futuro passa di qui Schermo bellissimo, costruzione in alluminio impeccabile, Apple alza ancora l’asticella della qualità ma a forse c’è ancora un po’ di strada da fare di P. Centofanti C ome era lecito aspettarsi, il MacBook Pro 15” con retina display non era che il capostipite di una nuova famiglia di computer portatili. Come con il MacBook con design unibody in alluminio e soprattutto il MacBook Air, Apple alza ancora l’asticella di quello che può essere considerato il riferimento per design e costruzione di un notebook. Nel caso dei nuovi MacBook sono due gli ambiti di miglioramento: form factor e naturalmente la risoluzione del display che dà il nome al prodotto. Il nuovo modello, che va ad affiancare quello da 15”, è la scelta per certi versi più ovvia: il formato da 13.3 pollici, che poi è uno di quelli più venduti. Tra Air e Pro Il nuovo MacBook retina si inserisce a metà tra il MacBook Air e il classico MacBook Pro da 13” in alluminio. La sfida è naturalmente quella di unire la leggerezza dell’Air con la potenza e la versatilità del MacBook Pro. Una sfida sempre più difficile tanto più le dimensioni si riducono, perché qui non si parla di utilizzare un processore a basso consumo ULV, ma uno a piena potenza. Come per il modello da 15” la prima cosa ad andarsene è il drive per supporti ottici, la cui dipartita dall’ecosistema Apple era ormai stata decisa già con l’arrivo del Mac App Store. Ciò ha permesso di tagliare lo spessore del portatile di un buon mezzo centimetro, raggiungendo quota 1.9 cm, appena 2 mm in più della parte più alta del MacBook Air. Naturalmente i numeri non la dicono tutta: il MacBook Pro non ha la forma accuminata del MacBook Air e risulta comunque un oggetto più “massiccio”, con un peso di 1.62 Kg contro gli 1.35 Kg dell’Air, ma ben al di sotto degli oltre 2 Kg del modello classico; 400 grammi in meno non sono pochi, come sa bene chi il portatile se lo porta appresso per davvero. Rispetto al MacBook Air, il nuovo modello è però meno largo e meno profondo. All’interno però la dotazione è quella che avremmo sul MacBook formato pieno: processore dual core Intel Core i5 da 2.5 GHz o Core i7 da 2.9 GHz, 8 GB di RAM, batteria in grado di fornire fino a 7 ore di autonomia (verificate sul campo). L’hard disk lascia però il posto alla memoria allo stato solido da 128 a 768 GB a seconda della configurazione, ed esattamente come sui cugini più pesanti, anche in questo caso il modello da 13.3 pollici deve rinunciare alla scheda grafica dedicata, appoggiandosi unicamente alla scheda integrata dell’architettura Ivy Bridge, l’Intel HD4000. Da qui nascono le maggiori perplessità rispetto al modello retina da 15”. Perché il nuovo MacBook Pro è dotato infatti di display retina con una risoluzione di 2560 x 1600 pixel, con una densità di 227 punti per pollice. La semplice scheda integrata è in grado di reggere una tale risoluzione, oltre naturalmente a tutti gli altri task usuali? Ricordiamo che la risoluzione non aggiunge area di schermo, ma semplicemente considerando l’area che avremmo con una risoluzione di 1280x800, per ogni pixel qui ne abbiamo quattro: tutto è più risoluto e dettagliato, ma le dimensioni degli elementi grafici dell’interfaccia, font e così via, sono quelle che avremmo con un display 1280x800 pixel. Sul fronte delle connessioni troviamo, come sul modello da 15”, due porte Thunderbolt, HDMI, slot per schede di memoria SDXC, due porte USB 3.0. Sparisce come sul MacBook Air la porta di rete cablata, sostituita dal Wi-Fi 802.11n, a cui si aggiunge il Bluetooth 4.0. Il sistema operativo, naturalmente, è OS X Mountain Lion. Il nuovo display retina, oltre a essere così risoluto, è anche dotato di una cornice più snella, che come vediamo ha dettato anche la scomparsa della serigrafia MacBook che usualmente troviamo sotto lo schermo. Il livello di costruzione è semplicemente impeccabile, con una cura per i dettagli esemplare. Per la nostra prova abbiamo avuto a disposizione un modello con processore Core i5 da 2.5 GHz e disco SSD da 256 GB, la configurazione che sull’Apple Store è venduta a 2079 euro IVA segue a pag. 33 n. 58 / 12 novembre 2012 estratto da www.dday.it p.33 TEST Apple MacBook Pro 13’’ segue da pag. 32 Modello inclusa (la versione con 128 GB parte da 1779 euro, 500 euro in più esatti del modello base di MacBook Pro). MacBook Air 13” (da 1279 euro) La scheda HD4000 se la cava ma con il fiato corto Per quanto riguarda le attività, la fluidità del desktop e delle applicazioni di base è senza dubbio priva di rallentamenti in condizioni di carico “standard”. Con applicazioni non certo leggere come Final Cut Pro X, il MacBook Pro non mostra cedimenti a livello grafico, anche durante l’editing di materiale 1080p, almeno all’interno dell’applicazione. Tra l’altro avere un’anteprima in risoluzione piena nel viewer quando si lavora con il semplice schermo del portatile, forse non cambierà la vita, ma sicuramente fa un certo effetto. Con un po’ di applicazioni aperte a tutto schermo, però, specie con attività di calcolo in background attive (il rendering di FCPX ad esempio), allora qualche tentennamento anche grafico, ad esempio nelle animazioni che accompagna il passaggio da un programma o spazio lavoro all’altro, si nota. Con pagine web che fanno uso di immagini di grandi dimensioni (come fastcodesign.com) anche Safari comincia a perdere la sua fluidità nello scrolling. Nel complesso la HD4000 se la cava sufficientemente bene, ma è al limite. Gli 8 GB di RAM a 1600 MHz installati nella dotazione base aiutano non poco per mantenere il sistema fluido (768 MB sono quelli dedicati alla HD4000). Per testare davvero la scheda grafica abbiamo installato anche un videogioco come Diablo III, uno dei pochi già ottimizzati per i nuovi Mac. Premesso che la resa in termini di mera Peso MacBook Pro 13” Retina (da 1779 euro) MacBook Pro 13” (da 1279 euro) risoluzione è semplicemente spettacolare, in effetti la grafica anche senza spingere troppo il livello di dettaglio e con anti-alias disattivato arranca un po’. Siamo ampiamente nei limiti della giocabilità, ma il frame rate è bassino e sotto i 60 fps Gioie e dolori del retina Il display retina del nuovo MacBook è semplicemente meraviglioso: definizione, ma anche luminosità, rapporto di contrasto, resa cromatica sono semplicemente eccellenti. Le icone sulla dock sono tanto dettagliate che 1.35 Kg 1.62 Kg 2 Kg Processore 1.7 cm Core i5 ULV da 1.8 GHz Core i7 ULV da 2.0 GHz 1.9 cm Core i5 da 2.5 GHz Core i7 da 2.9 GHz 2.41 cm Core i5 da 2.5 GHz Core i7 da 2.9 GHz sembrano quasi acquistare una vera e propria tridimensionalità. I font delle pagine web vengono renderizzati in modo meraviglioso, ma gran parte della grafica che troviamo su Internet oggi è ancora a risoluzione troppo bassa per risaltare con convinzione sul retina display del Mac. Valgono quindi le stesse criticità che avevamo evidenziato nella nostra prova completa del modello da 15 pollici: in questa fase non tutto è ottimizzato per un display tanto risoluto, anzi ancora poco, a cominciare proprio dal web. Lo stesso vale naturalmente per le applicazioni non ottimizzate che mostreranno una grafica scalata e non in grado di valorizzare le potenzialità dello schermo. Si tratta chiaramente di una situazione transitoria destinata a migliorare, ma nel frattempo occorre tenerne conto. Un computer per pionieri Nella foto, un ingrandimento molto spinto di una delle icone sulla dock, la definizione del display, come si vede, è davvero notevole. Spessore Se il MacBook Pro 13” con display retina rapprensenta un punto di partenza per il futuro dei notebook di questo taglio, rimaniamo un po’ scettici sulla destinazione per uso professionale. Certamente il display è semplicemente spettacolare, ma la mancanza di una scheda grafica discreta o comunque più potente è qualcosa che, visto anche l’investimento non da poco, non va presa alla leggera. La domanda è: a chi serve questo prodotto? Chi usa il portatile principalmente per lavorare con il web, applicativi office o ha bisogno di una soluzione leggera per fotoritocco e qualche lavoro di editing trova nel MacBook Air una macchina già praticamente perfetta, in grado di macinare con tranquillità anche progetti di editing in HD di media complessità “on the go”. Questo MacBook aggiunge una buona dose di potenza di calcolo in più oltre allo schermo retina, ma il professionista che ha bisogno di maggior dettaglio nel suo lavoro, probabilmente punta più a un 15 pollici se non addirittura a un 17 pollici (il vero tassello mancante), mentre la scheda grafica integrata terrà lontani comunque chi cerca prestazioni al top, per non parlare di chi è interessato anche all’aspetto gaming. Allora forse il prodotto davvero vincente sarebbe stato un MacBook Air equipaggiato con questo schermo, possibilmente allo stesso prezzo del modello attuale. Ma forse i tempi non sono ancora maturi. UN PICCOLO GESTO E IL TUO MONDO DIVENTA GRANDE Nuovi TV Smart VIERA. Un piccolo gesto e le tue immagini, i filmati e i contenuti web passano dal tuo smartphone o tablet al grande schermo, con una qualità straordinaria. Vivi momenti indimenticabili con i TV Smart VIERA. 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Dalli Q uesta volta Samsung l’ha fatto davvero unico e sottile: la nuova Serie 9 Ultrabook ha tutte le carte in regola per spodestare il “re” degli ultraportatili, quel MacBook Air che da qualche anno senza cambiare design continua ad andare a gonfie vele: processore Intel Core i5 Ultra Low Voltage da 1,7 GHz, 4 GB di RAM, disco SSD da 128 GB, display da 13,3 pollici HD+ (1.600x900 pixel), spessore inferiore ai 13 mm e un peso davvero “piuma” di appena 1,16 kg (per un confronto, il MacBook Air da 13 pollici pesa 1,35 kg). A questo va aggiunto che, oltre alle già citate specifiche tecniche, il nuovo Serie 9 di Samsung vanta un design molto ricercato e originale, scocca in alluminio e un prezzo di listino di 1.399 euro. Ma come si comporta? Lo abbiamo messo alla prova, ecco le nostre impressioni. Design e connessioni bello da vedere Per il nuovo Serie 9, Samsung ha lavorato molto sul design e sui materiali. Il portatile si presenta, infatti, con un’elegante finitura in alluminio sabbiato color carta da zucchero scuro, mentre i bordi sono di color alluminio spazzolato lucido. L’intero portatile restituisce una sensazione di ottima qualità costruttiva e solidità, confermata da alcuni piccoli dettagli, come la possibilità di aprire il portatile con una mano sola (senza cioè bisogno di tenere ferma la base) e la robustezza di tastiera e display, nonostante quest’ultimo abbia uno spessore di qualche millimetro. Sul lato sinistro del portatile si trovano il connettore per l’alimentazione, la porta USB 3.0 con supporto alla ricarica di un dispositivo anche a PC spento, l’uscita micro HDMI e un connettore proprietario per collegare il dongle della rete Ethernet 10/100/1000 (presente nella confezione). Sul lato destro, invece, si trova una seconda porta USB, questa volta solo USB 2.0, jack da 3,5 mm per cuffie e microfono e connettore proprietario per il dongle VGA, venduto però separatamente. Poco più in là si trova il microfono integrato e il lettore di schede SD, posto sotto la scocca e difficilmente raggiungibile. All’interno del portatile troviamo lo schermo da 13,3 pollici con risoluzione di 1.600x900 pixel. Il display è rivestito con un trattamento antiriflesso opaco, che abbatte il contrasto percepito, ma lo rende quasi del tutto immune ai riflessi ambientali, anche con schermo nero. Sopra al display si trova la webcam integrata da 1,3 Megapixel. Sotto al PC si trova invece lo slot SD, in una posizione che richiede di sollevare il portatile per inserire la scheda di memoria. Per come è disposto, infatti, è difficile centrare lo sportellino quando il portatile è appoggiato a un tavolo. La tastiera si presenta con i classici tasti a isola dalla corsa molto limitata, una caratteristica a cui ormai siamo abituati su portatili dal ridotto spessore. Nel complesso, però, la battitura risulta mediamente confortevole e con pochi refusi. La tastiera è anche retroilluminata, cosa che torna molto utile a chi lavora in am- Sotto al computer, in una posizione non proprio comoda, si trova lo slot per l’inserimento delle schede SD. bienti bui o scarsamente illuminati. La tastiera integra anche alcuni tasti funzione che permettono di regolare velocemente la luminosità del display o della retroilluminazione dei tasti, oltre al volume e alla modalità di uscita video. Interessanti anche i tasti per abilitare la connettività WiFi e la modalità silenziosa, che riduce la frequenza del processore per generare meno calore e, di conseguenza, ridurre anche la velocità di rotazione della ventola, producendo così meno rumore. La prova: prestazioni degne di nota Samsung è da poco sul mercato dei portatili in Italia, ma nonostante questo il nuovo Serie 9, oggetto di questa prova, è davvero ben realizzato. Il colosso coreano ha realizzato un design molto elegante che, a differenza di alcuni concorrenti, risulta finalmente originale e non una copia di un MacBook Air. Anche la scelta dei materiali è stata studiata accuratamente: l’alluminio dona leg- gerezza e solidità all’intera struttura, restituendo anche una piacevole sensazione al tatto. Molto buono anche il bilanciamento dei pesi all’interno della base del portatile, che consente di sollevare lo schermo usando una sola mano, senza quindi dover tenere ferma la base altrimenti si solleva. Sembra una cosa da poco, ma è un dettaglio che pochi produttori riescono a realizzare. Siamo rimasti piacevolmente impressionati anche dallo schermo, sia per la risoluzione di 1600x900 pixel, superiore alla media dei display di queste dimensioni (che generalmente si fermano a 1366x768 pixel), sia per il rivestimento antiriflesso, che consente di usare il portatile senza difficoltà anche in ambienti molto luminosi e con intense sorgenti di luci. Nonostante la scarsa corsa dei tasti, anche la tastiera ci ha dato un’impressione positiva; con un piccolo allenamento si riescono a produrre testi quasi del tutto privi di refusi, come per esempio questa prova, interamente scritta sul Samsegue a pag. 36 n. 58 / 12 novembre 2012 estratto da www.dday.it p.36 TEST Samsung Serie 9 segue da pag. 35 sung. L’intera superficie è inoltre molto solida, anche nei punti centrali. Meno performante ci è parso invece il clickpad; le dimensioni sono generose e supporta le gesture multitouch, come lo scorrimento con due dita, la rotazione e il mostra desktop, tuttavia abbiamo notato alcune imprecisioni, soprattutto in fase di click fisico. Non sappiamo se il difetto è imputabile all’unità in nostro possesso (che è già stata sottoposta a varie recensioni) oppure se è un problema comune, tuttavia l’impressione è che con l’ultimo aggiornamento dei driver la situazione sia migliorata. Dal punto di vista delle prestazioni, invece, la piattaforma proposta da Samsung è ormai quella “standard” che siamo abituati a vedere su quasi tutti gli Ultrabook di fascia media, con processore Intel Core i5–3317U, un Ultra Low Voltage dual core da 1,7 GHz, 4 GB di RAM e scheda video integrata. Anche il disco, un SanDisk U100 da 128 GB, è lo stesso già visto in molti altri modelli, ma garantisce sempre buone prestazioni, come si può notare anche dal punteggio di Windows. Molto buoni anche i tempi di risposta, che consentono di riattivare il PC dallo standby in circa 3-4 secondi, mentre un’accensione da freddo impiega poco meno di 30 secondi per avviare completamente Windows. Una nota, infine, sulla batteria di questo Samsung Serie 9. Nel test del lettore, il PC si è spento poco dopo aver superato le 5 ore di funzionamento, con luminosità dello schermo a metà. Molto buona anche la durata sotto stress, che supera di poco le tre ore, segno che il sistema è ben bilanciato. Uno dei migliori “ultraportatili” Samsung ha fatto un eccellente lavoro con il nuovo Serie 9, ed è sicuramente uno dei migliori Ultrabook in commercio e uno dei migliori ultraportatili che si possono comprare in questo momento. E questo ci riporta all’aspetto economico: la piattaforma hardware adottata da Samsung è identica a quella di altri competitor le cui soluzioni sono offerte a un prezzo inferiore. I 1.399 euro di listino di questo modello sono però più che giustificati dai piccoli accorgimenti adottati dal produttore coreano per “perfezionare” il più possibile la macchina: lo schermo HD+, l’uso dell’alluminio e la sensazione di robustezza generale sono fattori che, a nostro avviso, fanno di questo portatile una buona macchina “da lavoro”, solida e in grado di resistere a continui spostamenti. Anche la batteria gioca un ruolo importante e le 5 ore di autonomia ottenute, pur non essendo certo un record, sono però un buon dato da cui partire per poter lavorare almeno una mezza giornata fuori ufficio. GAME & MOVIE MOBILE Nike+ Kinect Training, nato dalla collaborazione tra Nike e Microsoft, permette di migliorare la propria forma fisica con percorsi di training personalizzati e che evolvono nel corso del tempo. Si può scegliere il trainer, l’obiettivo specifico del percorso di fitness, fare esercizi e, ogni 4 settimane, il programma verifica lo stato di forma e propone eventuali “correttivi”. Il gioco è Cloud-based, il che significa che lo storico dei propri allenamenti e i programmi sono memorizzati in Cloud e accessibili ovunque. Inoltre, è possibile sincronizzare gli allenamenti con gli altri dispositivi Nike+, per renderli un unico progetto di fitness. Iniziano già a circolare voci sull’iPad mini di seconda generazione: il dispositivo dovrebbe arrivare tra un anno. Tali informazioni,si basano su “indizi”provenienti dai partner di Cupertino e in questo caso “la prova” è un display da 7.9”di diagonale (“casualmente”la stessa dell’iPad mini) da 2.048x1.536 pixel (324 ppi) che AUO inizierà a produrre nel secondo trimestre del 2013. Ci vorranno alcuni mesi affinché il display Retina di AU Optronics raggiunga numeri tali da soddisfare la richiesta iniziale di Apple e quindi difficilmente il prossimo iPad mini riuscirebbe ad arrivare sui mercati prima di settembre 2013. La notizia prosegue su DDAY.it... mobile PC & MULTIMEDIA Il direttore generale di Belkin annuncia che la sua azienda è la prima a produrre accessori ufficiali per dispositivi Apple con connettore Lightning. I primi prodotti, che verranno immessi sul mercato da metà novembre, sono il Caricabatteria da auto per Lightning e la Dock di ricarica e sincronizzazione. Entrambi proposti a 29,99 euro. Il caricabatteria include il cavo Lightning da 1,2 m e dispone di una protezione dalle sovratensioni; la dock include una base magnetica removibile, un connettore Aux pieghevole e un’uscita audio per auricolari o altoparlanti. Il monitor Philips Ergosensor 231P4QRYES è un 23” con pannello IPS Full HD retroilluminato a LED bianchi, ha un tempo di risposta di 7 ms e valori realistici di luminosità e contrasto, 250 cd/mq e 1000:1. Venduto a circa 270 euro, il nuovo Ergosensor ha a bordo un hub USB, una porta DVI e una Display Port. La novità vera però riguarda la parte “salute”: grazie a una fotocamera frontale (non utilizzabile come webcam), il monitor sorveglia la postura dell’utilizzatore, la distanza dal monitor e misura il tempo trascorso davanti al computer dando suggerimenti per evitare problemi. Belkin presenta gli accessori Lightning Ergosensor, Philips evita il mal di schiena PEOPLE & MARKET TV & VIDEO PEOPLE & MARKET Le app costeranno 9.99 $ ciascuna e possono essere utilizzati come controller anche i Galaxy S, S II e S III previo download gratuito di due app specifiche. Scuotendo il telefono si potranno lanciare i dadi in Monopoly o girare la ruota in The Game of Life. I giochi sono per ora disponibili solo in Corea e negli Stati Uniti, ma siamo certi che presto ci sarà un annuncio dedicato anche alle Smart TV europee. Ulteriori informazioni su EA Mobile sono disponibili su www.EAMobile.com, o sulla pagine dei social network Facebook (www. facebook.com/eamobile) e Twitter (www.twitter. com/eamobile). La Ferrari si dimostra all’avanguardia non solo per meccanica ed estetica. A Maranello è stato annunciato l’ingresso nel Consiglio d’Amministrazione di un noto personaggio di spicco della Apple, Eddy Cue, vice presidente della sezione servizi Internet e software. C’è da scommettere che darà una grossa mano alle future “rosse” per quanto riguarda la connettività e i servizi telematici. “Sono orgoglioso di far parte del Cda Ferrari. Ho sognato di possederne una fin dagli 8 anni e ne sono un fortunato proprietario da 5 anni. Continuo ad essere intimorito dal design e dall’ingegneria che solo la Ferrari sa produrre.” Con queste parole il diretto interessato ha commentato la notizia. HP e Universal insieme per la musica Dall’unione delle forze di HP e Universal Music Group nasce HP Connected Music: una piattaforma che permette agli acquirenti di un PC desktop o notebook HP - dotati di Windows 8 - di accedere gratuitamente - per un tempo limitato - al catalogo musicale di Universal Music; il cliente potrà ascoltare in streaming, nei 90 giorni successivi all’acquisto, tutti i brani presenti sulla piattaforma, mentre tutti coloro che acquisteranno uno Spectre o un Envy in più potranno scaricare 10 MP3 al mese per tre mesi senza sborsare un euro. Inoltre sarà possibile acquistare biglietti per i concerti più importanti, seguire i propri artisti preferiti in tour con un vero trattamento VIP oppure andare a cena con il proprio cantante del cuore. Monopoly e The Game of Life su Samsung Smart TV Nike e Microsoft insieme per Kinect Training Un po’ di Apple entra in Ferrari AUO per il display Retina dell’iPad mini 2? DIGITAL IMAGING Canon lancia un 24-70f/4L IS e un 35f/2 IS Canon ha presentato due nuovi obiettivi del sistema EOS: uno zoom compatto professionale 24-70 f/4 appartenente alla serie L (nella foto) e un 35 mm f/2 ottimo per i reportage. Il primo è dotato del nuovo stabilizzatore Canon Hybrid IS, promette 4 stop di guadagno e ottime performance anche in macrofotografia, con un fattore di ingrandimento pari a 0.7x. Ottima la scelta delle lenti: due asferiche, due Ultra-low Dispersion (UD) e il rivestimento antiriflesso Super Spectra Coatings sono una garanzia. Il 35 mm f/2 IS USM offre un motore di messa a fuoco ultrasonico e lo stabilizzatore. Può essere utilizzato sia su fotocamere Full Frame sia su APS-C. n. 58 / 12 novembre 2012 estratto da www.dday.it TEST / Sync è un optional da 500 euro con Ford Emergency Assistance, sistema Sony con display da 4.2” e 8 diffusori p.37 Ford Sync sulla B-Max, prova su strada Roma-Milano Abbiamo provato la nuova Ford B-Max con sistema Sync in italiano, la tecnologia con riconoscimento vocale, la strada da fare è ancora molta di R. Pezzali I nstallato su 5 milioni di veicoli nel mondo, il sistema Ford Sync è il punto di unione Ford tra la macchina e il mondo della tecnologia mobile. Sync non è un sistema di car entartainment, non si limita alla navigazione e alla riproduzione audio ma integra anche una serie di controlli e di funzioni per la sicurezza dell’utente, come la tecnologia Energy Assistance che invia un messaggio di soccorso con le coordinate geografiche dell’incidente in caso di scoppio degli airbag. Sono arrivati in Italia i primi modelli di Ford B-Max con a bordo il sistema Sync “localizzato” in italiano (capace cioè di riconoscere i comandi vocali nella nostra lingua), e abbiamo fatto un viaggio da Roma a Milano con una B-Max per provare le funzionalità della macchina. Il Sync montato sulla B-Max è un optional da 500 euro che include il Ford Emergency Assistance, un sistema Sony con display da 4.2” non touch e 8 diffusori, quattro frontali e 4 posteriori. Sync dispone di comandi vocali, ed è proprio su questi (oltre al sistema audio) che si è focalizzata la nostra prova. Il funzionamento di Sync è abbastanza semplice: si abbina uno smartphone Bluetooth e dopo pochi secondi, cioè dopo il pairing, tutto è pronto a funzionare. Una nota: Sync per funzionare al meglio deve copiare la rubrica all’interno della memoria della macchina, quindi chiederà l’autorizzazione. Se questa non viene concessa, solo alcune funzioni saranno disponibili. Per richiamare i comandi vocali basta premere un tasto sul volante: non aspettatevi, però, un riconoscimento vocale intelligente, perché le parole da dire sono poche e precise. Poche è la parola giusta, perché, ad esempio, non è possibile nemmeno richiamare la radio; possiamo richiamare il player audio, una traccia o un artista presente nel telefono pronunciando il nome oppure chiedere a Sync di leggerci un SMS con una pronuncia molto “nordica”. La lettura degli SMS non funziona con tutti gli smartphone: iOS, ad esempio, non lo permette, mentre si posso- Al sistema Sync si può chiedere di leggere un SMS, non però con smartphone iOS. I comandi al volante gestiscono la risposta vivavoce, il salto traccia e altre funzioni. Si può gestire la musica tramite cavo USB da smartphone Apple o chiavetta USB. no mandare SMS ma solo con frasi preimpostate. L’interazione voce-macchina è comunque ancora troppo macchinosa: i comandi al volante per gestire la risposta vivavoce, il salto di traccia e le altre opzioni come la regolazione del volume ci risultano ancora più immediati. Nelle prossime evoluzioni probabilmente sarà possibile usare anche Siri o altri sistemi di riconoscimento vocale: Apple, ad esempio, ha standardizzato il protocollo Eyes Free che permette di richiamare Siri con lo stesso tasto che si usa per richiamare i comandi vocali delle auto, ma questo richiederà degli aggiornamenti, anche se Ford è tra le aziende che hanno aderito. Sync gestisce, poi, la musica tramite cavo USB da smartphone (ma solo Apple) oppure tramite Bluetooth da tutti gli altri smartphone, con trasferimento anche delle informazioni. La qualità audio è più che buona. Se si collega una chiavetta USB, Sync cerca tutta la musica al suo interno e permette non solo la ricerca per autore o album, ma anche quella per cartella. Va detto comunque che il Sync montato sulla B-Max è la versione base: non ha per esempio la funzione di Hotspot Wi-Fi e mancano molte altre funzioni come il touchscreen. Ma la base c’è. Purtroppo, però, il mondo delle auto, anche se sta cercando di portare molta tecnologia a bordo, sembra viaggiare a ritmi un po’ più lenti di quelli degli smartphone e dei tablet. Nella nostra testa il Sync perfetto è quello dove tutta la parte di riconoscimento vocale, il navigatore e la musica vengono gestiti dallo smartphone e la macchina non fa altro che un mirroring dell’app, con comandi semplificati e integrati con la plancia. Un sistema simile già esiste e si chiama MirrorLink, ma è davvero poco diffuso. Il problema vero, come ci ha confermato Ford dopo aver esposto le nostre perplessità, è che nel mondo dell’auto ogni piccola modifica, anche se riguarda l’aspetto tecnologico, dev’essere vista in ottica di sicurezza, e cose che magari per un consumatore possono sembrare anche facili da implementare, poi vengono fermate da enti certificatori perché ritenute un pericolo durante la guida. C’è un altro aspetto, però, da considerare, e questa volta la sicurezza c’entra poco: una macchina di solito si tiene per dieci anni, e dieci anni per la tecnologia sono un’era. L’impossibilità di aggiornare, se non con update software, la parte entertainment dell’auto rende di fatto obsoleto ogni sistema di bordo a pochi anni dall’acquisto. Il Sync del 2015 sarà qualcosa di decisamente più evoluto, magari avrà schermi posteriori con possibilità di inviare video in streaming da smartphone e tablet, ma chi ha comprato una macchina ora non potrà in alcun modo passare alla nuova versione. Questo perché l’elettronica di un’auto è ancora troppo integrata con il modello scelto, non è flessibile e neppure modulare: se l’industria automobilistica vuole che la tecnologia salga a bordo, deve inziare a correre alla sua stessa velocità e con le sue stesse logiche. n. 58 / 12 novembre 2012 estratto da www.dday.it TEST / Dalla Philetta del ‘55 a Original Radio: Philips rivisita in chiave tecnologica la radio di un tempo trasformandola in un oggetto tuttofare p.38 Philips Original Radio: un gradito ritorno dal passato Abbiamo provato la più curiosa novità in tema di diffusori di casa Philips. Un ritorno al passato ma con la tecnologia di oggi, che convince per design e contenuti di R. Faggiano O perazione nostalgia per Philips che ripropone, con il marchio Original Radio, nuove versioni della classica radio Philetta del 1955. Sotto alla forma della vecchia radio da tavolo si nasconde la moderna tecnologia, ma le manopole e il mobile in legno riprendono esattamente l’estetica di quel vecchio modello. Per la nostra prova abbiamo scelto il modello intermedio ORD 7100 (200 euro) che comprende le funzioni di radio FM e docking station per iPhone e iPod; la finitura laccata lucida è disponibile in color crema oppure in rosso. Ci sono però altri modelli, partendo dalla semplice radio FM con tanto di scala parlante e finitura in legno come l’originale (OR 7000) oppure con radio DAB e display più ampio (OR 7200) e poi, al vertice della gamma, la radio FM e DAB con dock per dispositivi Apple (ORD 7300). In dotazione troviamo un piccolo telecomando a forma di carta di credito ma si può anche usare l’applicazione Home Studio per iOS sui modelli con docking. Vista da fuori: forma e sostanza Il mobile in legno della radio Philips non è solo un vezzo del passato: prima di tutto ci ricorda la storia del marchio Philips, che iniziò a produrre radio nel lontano 1922, ed è quindi legittimata a riprendere motivi del passato. Inoltre, un ampio contenitore in legno è una vera cassa acustica che migliora la resa sonora. In questa radio il mobile ospita due altoparlanti larga banda da 7,5 cm in accordo reflex mentre i tasti che servivano a selezionare la gamma d’onda del modello originale, sono stati sostituiti da un cassetto apribile con il dock per iPhone. Le manopole sono identiche tra loro e si usano per variare il volume, selezionare la sorgente tra radio, iPhone e ingresso ausiliare posteriore oppure per selezionare la stazione e scegliere le preselezioni tra le 20 dispo- nibili. Stranamente la radio non è dotata di RDS e questo è un bel problema nel caotico etere italiano. Non manca la funzione orologio/sveglia, con tanto di sincronia e impostazione automatica dell’ora non appena si mette un iPhone sul supporto; attenzione però a non staccare l’alimentazione perché manca una riserva di energia e la radio perde le impostazioni. L’applicazione Home Studio permette di sintonizzare e memorizzare le stazioni radio preferite e accoglie con una grafica personalizzata la musica archiviata sui dispositivi; disponibili anche le funzioni sveglia e orologio con sfondi selezionabili a piacere. La prova d’uso e ascolto: buona qualità, migliorabile la radio Per iniziare basta collegare la spina e premere la manopola di sinistra. La ricezione radio è subito ottima anche utilizzando come antenna il semplice filo fornito in dotazione; la sensibilità è quasi eccessiva per l’etere italiano e si traduce in molto fruscio di fondo con stazioni scadenti. Questo implica anche l’impossibilità di usare la sintonia automatica per le preselezioni: la radio memorizza tutto, disturbi compresi, e le 20 stazioni memorizzabili finiscono quando dobbiamo ancora arrivare ai 93 MHz. Quindi passiamo alla modalità manuale e qui è grave la mancanza dell’RDS per visualizzare il nome dell’emittente se non si conosce la frequenza di trasmissione, per non parlare dei doppioni delle stesse radio. Chi ama la radio farà bene a investire 30 euro in più e scegliere il modello con ricezione DAB, almeno dove è presente il segnale. Comunque, alla fine, riempiamo la memoria e possiamo dedicarci all’ascolto: con piacere notiamo la gamma bassa equilibrata e senza rimbombi, gli acuti invece sembrano dare troppo spazio al fruscio non appena si esce dall’ascolto delle stazioni principali. Passando all’ascolto tramite il nostro iPod Touch sorge una prima difficoltà nel collocare il riproduttore al suo posto, dato che il connettore sporge poco dal corpo della radio; bisognerà fare attenzione a non danneggiare la presa e l’iPod stesso. Dopo il collegamento viene impostata l’ora esatta - che compare sul display in alternativa alla frequenza radio - e subito si può caricare l’applicazione. Quest’ultima non è molto pratica da usare dovendo operare sul dispositivo Apple fermo sul connettore, il suo utilizzo non è quindi fondamentale. Più pratico l’uso del telecomando. I brani di iTunes dimostrano subito le ottime qualità della Original Radio come diffusore: sembra di ascoltare da vere casse acustiche di ben altre dimensioni e con un grande equilibrio. La gamma bassa ha buona dinamica ma non rimbomba e la gamma medio/alta permette di alzare la qualità dei brani compressi; probabilmente è stata inserita una sorta di equalizzazione per sopperire ai limiti dei brani MP3 ma il risultato è comunque convincente e gradevole, anche superiore a quanto ci si aspetti da un diffusore in questa fascia di prezzo. La riprova dell’equalizzazione inserita la troviamo collegando un lettore CD all’ingresso ausiliario, quando la resa in gamma acuta diventa a tratti eccessiva con alcune registrazioni; la gamma bassa invece rimane controllata e corretta, più che adeguata per la maggior parte delle occasioni, ponendo la radio Philips come alternativa seria ai soliti sistemini micro dall’estetica elegante ma con diffusori scadenti. Tirando le somme possiamo dire che questa radio è una bella idea per ricordare la storia del marchio Philips ai più giovani. Le prestazioni sono ottime e ottimizzate sfruttando un iPhone o iPod, con un suono degno dei migliori concorrenti anche più costosi. Meno convincente la sezione radio FM che non ha l’RDS e soffre di una buona dose di fruscio di fondo nonostante l’ottima sensibilità.