Background Popoli WP It - Survival International
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Popoli del Papua occidentale Una moltitudine di popoli L’isola e i suoi abitanti Gli abitanti del Papua Occidentale sono circa due milioni. Fino al censimento del 2000 si conoscevano 250 tribù. Oggi, invece, se ne contano 312, tra cui alcune composte ormai da appena quattro persone. È probabile, tuttavia, che ve ne siano altre che non hanno ancora avuto contatti con l'esterno. Papua è la metà occidentale dell’isola della Nuova Guinea, che gli Indonesiani chiamano Irian Jaya; la parte orientale è invece costituita dalla nazione indipendente del Papua Nuova Guinea. I Papuasi occidentali sono etnicamente e culturalmente distinti dagli indonesiani che li governano da Giacarta, cioè da quasi 5.000 chilometri di distanza. Nella Nuova Guinea convivono sorprendentemente lingue e culture diverse: sebbene vi abiti solo lo 0,01% della popolazione mondiale, vi si parlano il 15% delle lingue conosciute oggi nel mondo. La Nuova Guinea è la seconda isola del mondo per grandezza. Il Papua occidentale, con i suoi abitanti, è diviso in due zone distinte: gli altopiani (highlands) e le pianure (lowlands). Negli altopiani centrali vivono le tribù delle highland, spesso conosciute come kotecas dal nome della zucca con cui gli uomini si coprono il pene. Allevano maiali e coltivano patate dolci. Fanno parte di queste tribù gli Amungme, nel cui territorio si trova la miniera Grasberg del gigante americano Freeport, e i Dani della valle di Baliem. I popoli delle pianure, come gli Asmat e i Kamoro, vivono nelle zone costiere, paludose e malariche, ricche di palme da sago e di cacciagione. La storia Gli Olandesi colonizzarono Papua nel 1714, ma in realtà la loro presenza fu sempre limitata. Quando, nel 1950, cedettero all'Indonesia le loro colonie delle Indie Orientali, non inclusero Papua (che non ha nessun legame, né etnico né geografico con l'Indonesia) con l'intento di prepararla all’indipendenza. I Papuasi cominciarono così a scegliere un nome (Papua), una bandiera e un sistema di governo. Ma l'Indonesia insistette perché gli Olandesi consegnassero tutte le loro ex-colonie. Nel 1962, sottoposti alle pressioni degli Stati Uniti spaventati dalla prospettiva di un'alleanza Indonesiano-Sovietica, gli Olandesi accettarono un accordo mediato dalle Nazioni Unite. Secondo questo accordo, l'ONU avrebbe dovuto amministrare la "Nuova Guinea Occidentale" in attesa di un referendum, chiamato "Atto di Libera Scelta", con il quale i Papuasi avrebbero potuto scegliere fra l'indipendenza o l'annessione all'Indonesia. Nel 1963, l'ONU consegnò il territorio agli Indonesiani che lo ribattezzarono Irian Barat, poi Irian Jaya, prima di accettare finalmente il nome di Papua nel 2002. Nel 1969, finalmente, ebbe luogo l'"Atto di Libera Scelta" (Act of Free Choice), comunemente noto nel Papua occidentale come “Atto Senza © Jerry Callow / Survival “Mi hanno tolto i capelli, ma non sono ancora soddisfatti. Quindi hanno cominciato a prendersi la mia carne ed hanno perfino iniziato ad estrarmi il cuore. Presto la mia anima sarà fatta apezzi, ridotta in poltiglia”. Uomo Papuaso Tsinga a proposito della miniera della Freeport, Papua Occidentale, 1990 sistematicamente stupri singoli o di gruppo. In totale, si stima che dal 1993 ad oggi, le forze armate indonesiane abbiano ucciso circa 100.000 Papuasi. Jayapura PAPUA OCCIDENTALE (IRIAN JAYA) 6 4 1 5 8 8 7 Wamena (Valle Baliem) 4 Timika 2 Indonesia Papua Nuova Guinea Miniera Grasberg 1 Amungme 2 Asmat 3 Auyu 4 Dani 5 Kamoro 6 Moni 7 Nduga 8 Yali 2 2 3 Merauke Australia Scelta” (Act Free of Choice) poiché fu consentito di votare a solo 1.025 Papuasi accuratamente selezionati. Qualcuno di questi aveva letteralmente le armi puntate alla nuca: non meraviglia, dunque, che abbiano votato all’unanimità per l’annessione all’Indonesia. Lo scontento popolare per la cessione del territorio all’Indonesia determinò la nascita di un movimento indipendentista armato, l'Organisasi Papua Merdeka (OPM - Movimento di Liberazione del Papua), attivo ancora oggi. Nel 1969, conquistò le prime pagine dei giornali mondiali per aver preso in ostaggio per quattro mesi un gruppo di scienziati europei e indonesiani: al momento della liberazione degli ostaggi da parte dell'esercito indonesiano, furono uccisi due Indonesiani. Minacce La minaccia più seria che incombe su tutte le tribù del Papua occidentale è la repressione dell’esercito indonesiano, protagonista di una lunga e terrificante storia di violazioni contro i Papuasi e i loro diritti: assassinii, stupri, massacri e torture. Per la sua ferocia e le sue vaste proporzioni, il trattamento riservato dall'Indonesia ai Papuasi si distingue come il peggiore degli abusi perpetrati sui popoli tribali in tutto il mondo. L'"Operazione Annientamento", lanciata nel 1977, fu, in effetti, un'aggressione inaudita contro i popoli degli altipiani centrali. I militari bombardarono i villaggi dagli aeroplani; altri attaccarono da terra, sparando a caso sulla popolazione. I capi tribali sospettati di essere solidali con l'OPM (Movimento per la Liberazione di Papua) furono lanciati dagli elicotteri sui villaggi tribali come "avvertimento" (a memento di ciò che sarebbe potuto ancora accadere). I fiumi erano pieni di cadaveri, e quasi ogni famiglia, negli altopiani, dovette piangere un parente. Molte famiglie furono completamente distrutte. Oggi i militari operano in maniera più sottile, e l'esercito bandisce tutti gli estranei, inclusi i Papuasi, dalle molte aree in cui opera. Le notizie che riescono a trapelare suggeriscono che gli abusi, sebbene non eguaglino le dimensioni raccapriccianti di fine anni settanta, sono ancora orrendi. La Chiesa e i gruppi per i diritti umani raccolgono prove evidenti di omicidi, sequestri di persona e torture di persone innocenti, come rappresaglia per la reale o presunta simpatia per il movimento indipendentista. Nelle aree dove opera l'esercito, si è venuti a conoscenza di centinaia di persone che muoiono di fame o malattia, perché hanno troppa paura a lasciare i loro nascondigli per cacciare o far provvista di cibo. Donne, ragazze e bambine fin dai tre anni hanno subito Un altro problema gravissimo per le popolazioni del Papua occidentale è lo sfruttamento delle loro risorse naturali. La famosa miniera Grasberg, i cui proprietari principali sono la compagnia americana Freeport McMoRan e l’inglese Rio Tinto (ex RTZ), è la più grande miniera d’oro e rame del mondo. Il suo impatto è stato devastante sia sugli Amungme degli altopiani, che abitano sul territorio in cui si trova, sia sui Kamoro delle pianure, contaminate da più di 200.000 tonnellate di rifiuti minerari riversati ogni giorno nei fiumi. A nessuna delle due tribù sono stati riconosciuti i loro diritti né è stata data qualche sorta di compensazione per la perdita delle terre e delle montagne sacre. Attualmente, la Freeport sta compiendo esplorazioni lungo quasi tutto il complesso montuoso centrale. Molte altre tribù temono di dover abbandonare a loro volta la terra e il loro stile di vita. A minacciare la terra, l'economia e la vita dei Papuasi sono anche i piani di taglio e trasporto di piantagioni di palma da olio, la costruzione di una strada attraverso la provincia e impianti di energia idroelettrica. Trasmigrazione Il governo Indonesiano mira, con il programma di trasmigrazione, a spostare milioni di persone dalle isole centrali dell'Indonesia, densamente popolate, verso le isole esterne, fra cui Papua. Il programma presuppone che su queste isole ci siano vaste distese di terra non abitata; in realtà, queste sono abitate da popoli tribali che dipendono dalla loro terra per la sopravvivenza. Il programma ha anche un proposito ben più sinistro e razzista: 'Indonesizzare' i popoli tribali. Gli ufficiali del governo hanno parlato chiaramente di estinguere i Papuasi. Il governatore di Papua si è espresso in questi termini: "I matrimoni misti daranno origine a una nuova generazione senza capelli ricci, gettando i semi di una maggiore bellezza". Nonostante il programma ufficiale di trasmigrazione sia rallentato negli ultimi anni, le migrazioni spontanee costituiscono per i popoli tribali di Papua un problema serio e costante: centinaia di coloni arrivano ogni settimana via mare, marginalizzando sempre di più i Papuasi sulle loro stesse terre. Il futuro Nonostante i molti problemi, per i popoli di Papua possiamo continuare a nutrire delle speranze. L'opposizione locale e le campagne internazionali hanno fermato alcuni fra i peggiori progetti di "sviluppo" varati sulle loro terre. Survival, per esempio, ha sostenuto il popolo Auyu contro la realizzazione di un progetto della Scott Paper per la produzione di polpa di carta che avrebbe devastato l'ambiente e minato il loro stile di vita: grazie alle pressioni, la Scott Paper si è ritirata. Dopo molti anni di campagne da parte di Survival e altre organizzazioni, la Banca Mondiale ha smesso di finanziare il programma di trasmigrazione, rallentando così il suo processo. I popoli tribali di Papua, inoltre, si stanno organizzando: nel 2000, numerosi leader tribali provenienti da tutto il paese si sono riuniti e hanno dato vita al "Consiglio di Presidio". Tale organismo preme per una risoluzione pacifica dei problemi di Papua, così come fanno altri leader. Insieme, i popoli tribali di Papua invocano con voce sempre più forte il loro diritto di decidere del loro futuro, di essere indipendenti dall'Indonesia e di vivere in pace nelle loro terre. Una moltitudine di popoli © Survival 1998. Per ricevere altre copie di questo e/o altri background e maggiori informazioni: Survival International (Italia), Casella Postale 1194, 20101 Milano, Italia Telefono: 02 8900671 - Fax: 02 8900674 www.survival.it Survival è un’organizzazione mondiale di sostegno ai popoli tribali. Difende il loro diritto di decidere del proprio futuro e li aiuta a proteggere le loro vite, le loro terre e i loro diritti umani.