sabato 12 novembre 2011 Mohamed El Bachir Boutaguiza
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sabato 12 novembre 2011 Mohamed El Bachir Boutaguiza
sabato 12 novembre 2011 Mohamed El Bachir Boutaguiza, carcerato politico di Gdeim Izik: "Nella prigione ci trattano come animali" El Mundo Erena Calvo | Rabat 11/11/2011 Tra sei giorni farà un anno di prigione. Il saharaui Mohamed El Bachir Boutaguiza fu fermato il 17 novembre 2010 a L'Aaiún, capitale occupata del Sahara Occidentale, dopo lo smantellamento dell'accampamento di protesta saharaui di 'Gdeim Izik' a circa 15 chilometri-in pieno deserto - da questa città dell'ex colonia spagnola. Questa mattina, assieme a due saharauis, dei 24 ancora in prigione accusati di delitti in relazione a 'Gdeim Izik', ha potuto abbandonare la sua cella per alcune ore per presentarsi per la prima volta davanti al giudice militare. Nell'accampamento vissero per settimane più di 25.000 saharauis in 7.500 jaimas. Le loro rivendicazioni erano socioeconomiche benché molti dei saharauis dell'accampamento facessero anche un discorso politico e reclamavano l'autodeterminazione del Sahara Occidentale. Non ho niente a che vedere Il passato 8 novembre, il Marocco entrò con la forza nell'accampamento per smantellarlo. In questa operazione e nei tumulti che seguirono nella città di L'Aaiún persero la vita, secondo le autorità marocchine, 13 persone delle quali 11 facevano parte dei corpi e forze di sicurezza dello Stato. In una conversazione telefonica con questo giornale dopo l'interrogatorio, El Bachir Boutaguiza, 39 anni, ha raccontato che ha negato tutti i fatti per i quali lo hanno accusato. "Il giudice militare mi ha chiesto perché uccisi i militari che parteciparono allo smantellamento, ma io non ho niente a che vedere con la loro morte e glielo ho detto." Boutaguiza è uno dei capi della Polizia dell'accampamento di 'Gdeim Izik' e si esprime in un perfetto spagnolo. “L'unica cosa che chiedo è l'indipendenza del Sahara Occidentale, ma non ho ammazzato nessuno, quello è falso." Secondo la sua testimonianza telefonica, "Nella prigione di Salè (a pochi chilometri da Rabat) ci trattano come cani; alcuni secondini ci trattano bene, ma sono una minoranza". Assicura che i suoi diritti non sono rispettati: Alcuni saharauis sono molto deboli di salute e non gli danno le medicine; come Ahmed Sbai che soffre di cuore." Repressione Inoltre, è da dieci giorni che 22 dei 24 saharauis carcerati per 'Gdeim Izik' fanno uno sciopero della fame per chiedere la loro liberazione o un giudizio giusto. Molte organizzazioni come l'Associazione Marocchina dei Diritti umani (AMDH) chiedono che il caso passi alla giustizia civile e siano processati con tutte le garanzie. Prendiamo "solo acqua con zucchero; Sbai, per esempio, è da giorni che non può camminare." Due settimane fa, "tre compagni hanno gridato proclami indipendentisti a favore del Fronte Polisario, e sono stati picchiati in prigione." Mailemenin Mohamed Ould Sidahmeh è la madre di Boutinguiza. Come altre donne saharauis ha fatto centinaia di chilometri dal Sahara Occidentale per stabilirsi a Salè e potere visitare suo figlio due volte la settimana. Avvolta nella sua elegante melfa verde non smette di fare il simbolo della vittoria saharaui con la mano e di intonare canti indipendentisti. Anche lei occupò una delle jaimas di 'Gdeim Izik' e dice che lì si sentì libera per alcuni giorni. Non ricorda l'età esatta di suo figlio, ma tenta di fare conti con la Marcia Verde di Hassan II come riferimento. "Quando arrivarono i marocchini nel Sahara Occidentale, dopo la partenza della Spagna, Mohamed aveva già un anno." Senza perdere il sorriso, manda un messaggio a tutte le associazioni nazionali ed internazionali dei diritti umani affinché liberino suo figlio e si lamenta che è stato maltrattato al momento dell'arresto. "A L'Aaiún, durante gli interrogatori, gli legarono piedi e mani, non lo lasciavano dormire e gli hanno spento sigarette nel braccio." "Io sfui minacciata con una pistola per farmi confessasse dov'era mio figlio, per arrestarlo, e per tre volte sono entrarono e saccheggiarono la mia casa con quell'obiettivo."