Cosa ne sarà di noi
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Cosa ne sarà di noi
Staffetta di Scrittura Bimed/Exposcuola I libri per ragazzi scritti dai ragazzi. Racconti che rendono i bambini e i giovani scrittori protagonisti di un’attività che coinvolge l’Italia e tanti altri Paesi europei ed extraeuropei in una fantastica avventura che grazie alla scrittura determina di volta in volta un filo che accomuna, unisce, coinvolge l’attorno … Bimed Edizioni Il racconto viene pubblicato all’interno della Collana annuale della Staffetta di Scrittura Bimed/Exposcuola, un format che guarda al racconto come a un “bene …” di fondamentale rilevanza per la formazione delle nuove generazioni in grado di determinare relazioni, contaminazioni, confronto, interazione, crescita comune e tanto altro ancora … COSA NE SARÀ DI NOI Partendo dall’incipit di Annalisa Bari e con il coordinamento dei propri docenti, hanno scritto il racconto gli studenti delle scuole e delle classi appresso indicate: IISS “Elena di Savoia - Piero Calamandrei” Bari - gruppo misto classi III Liceo Scientifico Statale “Elio Vittorini” Napoli - gruppo misto classi III C - IV D - V G Liceo Scientifico e Classico “Don Caro La Mura” Angri (SA) - classe IV D Sci. Liceo Scientifico “E. Amaldi” Barcellona - classe III A Liceo Classico “Torquato Tasso” Salerno - classe III B ISIS “Majorana-Fascitelli” Liceo Classico Isernia – gruppo misto classi III/IV A Engim Piemonte - Bonafous Chieri (TO) - gruppo misto Formazione al Lavoro Liceo Statale “Margherita di Savoia” Napoli - classe IV D Ling. Iis “Marco Tullio Cicerone” Sala Consilina (SA) - gruppo classe III A/B/C IPSSAR “Ugo Tognazzi” Velletri (RM) - gruppo misto classi III N - IV N/M - V A/I Editing a cura di: Antonio Pappalardo Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo Associazione di Enti Locali per l’Educational e la Cultura - Ente Formatore per Docenti Istituzione Promotrice della Staffetta di Scrittura Bimed/Exposcuola in Italia e all’Estero Direzione e progetto scientifico Andrea Iovino Responsabile di redazione e per le procedure Alberto Fienga Coordinamento organizzativo e didattico Ermelinda Garofano Responsabile per l’impianto editoriale Antonio Pappalardo Revisione editoriale Francesco Rossi, Shasa Buonino, Ilaria Mascolo, Maria Cristina Folino Gestione esecutiva del Format Angelo Di Maso, Adele Spagnuolo Grafica di Copertina : Bimed Station Impaginazione Tullio Rinaldi Piattaforma escriba UNISA, Dipartimento di Informatica – Progetto Prof. Vittorio Scarano, realizzazione Dott. Raffaele Spinelli Gennaro Coppola, webmaster BIMED Pubbliche Relazioni Nicoletta Antoniello Amministrazione Rosanna Crupi, Annarita Cuozzo I libretti della Staffetta non possono essere in alcun modo posti in distribuzione commerciale RINGRAZIAMENTI I racconti pubblicati nella Collana della Staffetta di Scrittura Bimed/ Exposcuola 2014/15 si realizzano anche grazie al contributo erogato in favore della Staffetta dai Comuni che finanziano l’azione intesa come esercizio di rilevante qualità per la formazione delle nuove generazioni. Tra gli Enti che contribuiscono alla pubblicazione della Collana Staffetta 2015 citiamo: Ambasciata d’Italia in Libano, Ascea, Atripalda, Bellosguardo, Borgaro Torinese, Castelletto Monferrato, Favignana, Ivrea, Moncalieri, Montemiletto, Osasco, Piaggine, Pinerolo, Saint-Vincent, Santena, Siano. La Staffetta di Scrittura riceve un rilevante contributo per l’organizzazione degli Eventi di presentazione dei Racconti 2015 dai Comuni di: Bellosguardo, Moncalieri, Pinerolo, Procida, Salerno, e dal Parco Nazionale del Gargano/Riserva Naturale Marina Isole Tremiti. Si coglie l’occasione per ringraziare i tantissimi uomini e donne che hanno operato per il buon esito della Staffetta 2015 e che nella scuola, nelle istituzioni e nel mondo delle associazioni promuovono l’interazione con i format che Bimed annualmente pone in essere in favore delle nuove generazioni. Ringraziamenti e tanta gratitudine per gli scrittori che annualmente redigono il proprio incipit per la Staffetta e lo donano a questa straordinaria azione qualificando lo start up dell’iniziativa. Un ringraziamento particolare alle Direzioni Regionali Scolastiche e agli Uffici Scolastici Provinciali che si sono prodigati in favore dell’iniziativa e a Legambiente per l’autorevole apporto tecnico reso alla Staffetta. Vivi ringraziamenti ad ALPEGA Fattoria Didattica che ci ha permesso di collegare la scrittura al mondo della natura e all’educazione verso il nostro Attorno. Infine, ringraziamenti ossequiosi vanno a S. E. l’On. Giorgio Napolitano che ha insignito la Staffetta 2014 con uno dei premi più ambiti per le istituzioni che operano in ambito alla cultura e al fare cultura, la Medaglia di Rappresentanza della Repubblica Italiana giusto dispositivo SGPR25/09/20140090057P del PROT SCA/GN/1047-2 By Bimed Edizioni Dipartimento tematico della Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo (Associazione di Enti Locali per l’Educational e la Cultura) Via della Quercia, 64 – 84080 Capezzano (SA), ITALY Tel. 089/2964302-3 fax 089/2751719 e-mail: [email protected] La Collana dei Raccontiadiecimilamani 2015 viene stampata in parte su carta riciclata. È questa una scelta importante cui giungiamo grazie al contributo di autorevoli partner (Sabox e Cartesar) che con noi condividono il rispetto della tutela ambientale come vision culturale imprescindibile per chi intende contribuire alla qualificazione e allo sviluppo della società contemporanea anche attraverso la preservazione delle risorse naturali. E gli alberi sono risorse ineludibili per il futuro di ognuno di noi… Parte della carta utilizzata per stampare i racconti proviene da station di recupero e riciclo di materiali di scarto. La Pubblicazione è inserita nella collana della Staffetta di Scrittura Bimed/Exposcuola 2014/2015 Riservati tutti i diritti, anche di traduzione, in Italia e all’estero. Nessuna parte può essere riprodotta (fotocopia, microfilm o altro mezzo) senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. La pubblicazione non è immessa nei circuiti di distribuzione e commercializzazione e rientra tra i prodotti formativi di Bimed destinati unicamente alle scuole partecipanti l’annuale Staffetta di Scrittura Bimed/ExpoScuola. La Staffetta 2014/15 riceve: l’adesione del Presidente della Repubblica e sua Medaglia di rappresentanza Patrocini: Senato della Repubblica, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero della Giustizia, Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare. PRESENTAZIONE Con la Staffetta quest’anno tanti studenti hanno lavorato sul tema della volontà. È un tema complesso che, però, ci ha permesso di interloquire con i ragazzi sulle grandi questioni del nostro tempo. Lo abbiamo fatto con i bambini della primaria e dell’infanzia e lo abbiamo fatto con i ragazzi delle medie e i giovani delle superiori. È stato un viaggio bellissimo, per certi versi divertente, per altri, impegnativo… Ma ciò che maggiormente colpisce è che la comunità della scuola italiana nel suo insieme, ancora una volta, ha dato prova di straordinaria tenuta. Una tenuta di qualità che accomuna la nostra scuola dalla primaria alla secondaria superiore. Provare a organizzare un esercizio attorno alla volontà significa costringere le nuove generazioni a indicare il proprio volere, la propria visione, quello che “immagini …” ci sia davanti a te e quanto questa immaginazione accomuni l’individuo al proprio contesto. Alla fine della giostra troviamo dei racconti strepitosi, ricchi di fantasia, articolati in una dimensione letteraria molto variegata ma che nel suo insieme dimostra il valore del nostro corpo docente che in ogni livello d’istruzione è assolutamente capace di governare la narrazione e tutti i valori formativi che sono insiti nel progetto e nella costruzione di un racconto. Un racconto, ricordiamolo, che è il frutto di un confronto e di una scrittura di gruppo cioè, è frutto di un esercizio in cui una squadra, o una classe se preferite, unita attorno a un obiettivo riesce a dimensionare, con le parole, LA STORIA. Trasferite tutto questo nel sistema Paese e avrete un modello, il modello da seguire per qualificare il nostro tempo e i nostri spazi. Grazie alle maestre e ai maestri, in generale, ai docenti che si sono sobbarcati le difficoltà che sono insite nella Staffetta di scrittura, grazie ai dirigenti scolastici e agli scrittori, senza la loro “volontà” e la loro disponibilità non avremmo lo start up della Staffetta che si giova della generosità che è nelle parole di chi si dedica per professione alla scrittura e di chi de/tiene la responsabilità della nostra irrinunciabile scuola. Grazie agli sponsor, grazie agli amministratori comunali che investono sulla Staffetta e l’educational, grazie alla filiera dei tecnici e grazie a quanti lontani dai riflettori giorno dopo giorno si dedicano a questa straordinaria avventura di comunità. Un grazie particolare, all’On. Giorgio Napolitano che, ancora una volta, ha voluto premiare la Staffetta con la Medaglia di Rappresentanza della Presidenza della Repubblica Italiana, un encomio che ci gratifica e ci ripaga del lavoro che consente a ognuno di noi, oltretutto, di sentire l’orgoglio del cammino che ci tiene insieme e tiene insieme il passato, il presente e il futuro del mondo di cui siamo parte. Andrea Iovino L’imprescindibile per l’innovazione è nella scrittura È il terzo anno che in partnership con Bimed promuoviamo sul territorio nazionale la Staffetta di Scrittura Creativa e di Legalità che, oramai, ha valicato i confini nazionali coinvolgendo gli studenti di Paesi che vanno dall’America Latina al Medio Oriente e all’Europa. Per noi che abbiamo come mission quella di affermare i valori aggiunti della cultura digitale resta, quest’azione, un’opportunità imperdibile per la disseminazione di ciò che grazie all’innovazione cambierà in meglio la vita del contesto planetario. Grazie alla Staffetta le nuove tecnologie si vanno affermando sempre di più nella scuola italiana e anche nella didattica si determinano cambiamenti dei metodi di apprendimento e di insegnamento. L’interazione tra cultura digitale e Staffetta consente, inoltre, di incidere positivamente sullo sviluppo del pensiero critico e delle competenze digitali che, insieme all’alfabetizzazione, danno modo ai giovani di comprendere appieno i linguaggi e le determinanti positive dell’innovazione tecnologica. L’idea di organizzare attorno alla Staffetta la strategia di ingresso organico dell’informatica nella scuola è, tra l’altro, una modalità di relazione unica tra il contesto degli adulti e gli studenti che sono, oggi, nativi digitali di seconda generazione, dunque, entità che hanno dentro se stessi gli strumenti per poter governare la relazione con gli “oggetti…” che sono parte integrante dell’innovazione che utilizziamo giornalmente. Certipass è sempre più impegnata in favore della diffusione della cultura digitale e continua a operare in linea con le Raccomandazioni Comunitarie che indicano nell’innovazione e nell’acquisizione delle competenze digitali la possibilità evolutiva del contesto sociale contemporaneo. Poter raccontare a una comunità così vasta, com’è quella di Bimed, delle grandi opportunità che derivano dalla cultura digitale e dalla capacità di gestire in sicurezza la relazione con i contesti informatici, è di per sé una occasione imperdibile. Ci è apparso doveroso partecipare anche quest’anno con slancio alla Staffetta Bimed proprio perché siamo certi che attraverso la scrittura potremo determinare una cultura in grado di collegare la creatività e i saperi tradizionali alle moderne tecnologie e a un’idea di digitale in grado di affermare il valore del confronto, della contaminazione, dell’incontro e della sussidiarietà. I docenti chiamati a utilizzare una piattaforma telematica insieme ai giovani che scrivono, loro, una parte del racconto; la possibilità, poi, di vivere e condividere grazie al web con tanti altri studenti la storia che evolve grazie al contributo della scuola è una dimensione unica e… felice. Il libro che avete tra le mani è la prova tangibile di un lavoro unico nel suo genere, dai tantissimi valori aggiunti che racchiude in sé lo slancio nel liberare futuro collegando la nostra storia, le nostre tradizioni e la nostra civiltà all’innovazione tecnologica e alla cultura digitale. Certipass è ben lieta di essere parte integrante di questo percorso, perché l’innovazione è cultura, prima che procedimento tecnologico. Il Presidente Domenico PONTRANDOLFO Sulla Volontà e la Legalità Impegnare i giovani attorno a una riflessione sulla Volontà ci è apparsa una sfida di grande rilevanza che, per tanti versi, accomuna la Staffetta di Scrittura della Legalità alla vision dell’Università Telematica Pegaso. È per questa ragione che il partenariato strutturato con Bimed innanzitutto sui principi istituzionali si è ampliato, quest’anno, ulteriormente determinando una organica interazione che nasce proprio attorno alla Staffetta e coinvolge i tantissimi giovani studenti impegnati nell’attività di Scrittura che annualmente vede questo format protagonista dell’editoria italiana per ragazzi. Il partenariato con Bimed è nelle nostre intenzioni una opportunità di sistema per il Mezzogiorno e il contesto nazionale nel suo insieme: da una parte vi è la consolidata relazione che la Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo ha con un rilevante numero di Scuole Secondarie Superiori italiane, dall’altra parte vi è l’Università Telematica Pegaso che è sempre più proiettata in una innovativa modalità di relazione tra i saperi, le competenze e le conoscenze, che abbiamo il dovere di rendere sempre più accessibili e disseminate, con le nuove generazioni. È partendo da questi elementi che abbiamo investito per l’organizzazione del più qualificato sistema on line di formazione universitaria in cui il l’integrazione di diversi format e tipologie didattiche permette di perseguire un aumento di qualità del processo formativo. Ed è in considerazione della grande opportunità di far conoscere a moltissimi giovani le opportunità che provengono dall’innovazione collegata alla ricerca e allo studio, che abbiamo voluto determinare un partenariato organico con Bimed e la Staffetta di Scrittura di Legalità. A tanto si aggiunge il valore aggiunto dell’opera che vede impegnati tanto Bimed quanto l’Università Telematica Pegaso sul fronte della Legalità che resta il viatico ineludibile su cui incamminare un percorso di sviluppo e di qualificazione sociale tale da essere corrispondente alle aspettative dei nostri giovani. Infine: la Volontà e il volere rappresentano il bacino delle possibilità che ognuno di noi può e deve determinare, di più, sono il riferimento di agostiniana memoria che lega il valore dell’esistenza alla capacità di amare che è, poi, essenza di divenire. Il mio personale plauso va a quanti, docenti, studenti, operatori tecnici, scrittori, etc. rendono ogni anno possibile questa straordinaria storia fatta di un insieme di racconti metafora della “volontà” della scuola di sentirsi protagonista del futuro che libera… Futuro. Università Telematica Pegaso Il Presidente Danilo Iervolino INCIPIT Annalisa Bari Un giorno qualunque A quell’ora il corso è deserto. I commessi sollevano a metà le saracinesche, fanno le pulizie nei negozi, una radio accesa trasmette il primo notiziario. Gli impiegati più mattinieri consumano al bar la prima colazione. Acciottolio di tazze, aroma di caffè e profumo di cornetti si spandono per la strada. Una coppia di fioristi sistema mazzi di fiori e piante davanti al negozio. Ci sono molte rose e gerbere e viole, ma anche tulipani, gli ultimi, e i primi girasoli. Un tripudio di colori illumina un tratto di marciapiede, all’effluvio si mescola la fragranza del pane appena sfornato della panetteria di fronte. Dal garage di un palazzo signorile esce, a marcia indietro, un’auto grossa e scura: al volante un uomo corrucciato, sul posto accanto un ragazzo con lo zaino sulle spalle, dietro due bambini uguali con i grembiulini della scuola materna. Il corso è zona pedonale, solo i residenti possono transitare, sicché suoni e profumi possono essere percepiti senza l’oltraggio dell’inquinamento, come duecento anni fa. La città si sveglia e riprende il suo ritmo quotidiano. Che non è quello di duecento anni fa, ma ha lo stesso scopo: sopravvivere, non far mancare il necessario alla famiglia, procurarsi ciò che piace, emergere, possedere, sopraffare… Un anziano signore porta a spasso il cagnolino, si ferma quando lui si ferma, si fa strattonare dal guinzaglio. Più avanti sul portone di un palazzotto, un fiocco azzurro; di fronte sul sagrato sopraelevato di una chiesa il sacrestano lustra a secchiate d’acqua il pavimento di pietra; al di là del portale la passatoia rossa, l’altare pavesato di fiori bianchi, qualcuno che prova la marcia nuziale. E poi saracinesche che gracchiano, porte che si aprono, finestre che sbattono, voci che s’intrecciano e passi frettolosi verso il giorno che incalza. Alla fine del corso il viale fiancheggiato di lecci offre scenari diversi: automobili nervose che si arrestano e ripartono ai semafori, autobus sbuffanti che vomitano gente di ogni età, nugoli di pedoni che si affrettano sui passaggi obbligati, stridio di freni, fischi di vigili, miasmi di gas di scarico e di spazzatura. Davanti al liceo scientifico, ancora chiuso, c’è un assembramento di giovani chiassosi con libri, borse e zaini. Sono giorni di esami per le ultime classi. Occhi lucenti, sguardi che esprimono l’ansia per le prossime ore, le attese dei prossimi mesi, le speranze degli anni a venire. Che certo niente hanno a che fare con tutte quelle persone che percorrono il viale in un guscio di lamiera rovente e presto raggiungeranno altre scatole di mattoni per trascorrervi il resto della giornata. Il bidello del liceo apre la porta, i ragazzi si accalcano vociando. In men che non si dica vengono inghiottiti dall’edificio di cemento e vetro. Il bidello richiude la porta, fuori resta un cane nero ad aspettare, accucciato sulle quattro zampe all’ombra della pensilina. Capitolo PRIMO Un giorno qualunque É il cane di George, il ragazzo cieco che frequenta l'Istituto. George ha diciotto anni, è bravissimo a scuola, soprattutto in chimica e matematica. I professori lo stimano. Nonostante la sua cecità riesce a stare a pari passo con i suoi compagni, segue corsi specifici e scrive diversamente dagli altri attraverso simboli che alcune volte si riescono a decifrare. Lui ci mette tutta la volontà, segue le lezioni e studia come tutti i suoi compagni di classe, non vuole apparire diverso anche se viene aiutato dalla sua professoressa. Aron, labrador nero di 3 anni, addestrato per questo tipo di compito, è il suo dolce amico, anzi il miglior amico di avventure. Lo segue in ogni circostanza, è sempre con lui, ogni momento della giornata, tranne quando George è a scuola. Lo guida come solo lui sa fare ed è molto attento, in modo che il ragazzo eviti di farsi male. Sono indivisibili, si amano come due fratelli. George conta molto su Aron, è il suo punto di riferimento. La sua vita è nella sue mani. Sa che non lo potrà mai giudicare e che darebbe la vita per lui. Sulla piazza antistante la scuola si vede scendere da una grande macchina scura una figura maschile, alta ed esile. É uno dei tanti ragazzi che frequenta il liceo scientifico, si chiama Leonardo, come il magico pittore. É un po’ buffo da osservare, porta sempre abiti colorati e un grande cappello; dietro le spalle i capelli si muovono Capitolo primo 19 20 con il vento e i suoi occhi sono verdi come un bosco pieno d’alberi. Leonardo è il fratello di due gemelli di 6 anni, Giorgio e Luca. Suo padre è un operaio specializzato che lavora per un’industria siderurgica, mentre sua madre una casalinga che ha rinunciato ai suoi sogni di scrittrice per dedicarsi alla famiglia. I suoi genitori si erano conosciuti per caso in un bar dove la donna era solita andare ogni mattina a scrivere quello che sarebbe diventato il suo primo romanzo. Leonardo chiude violentemente lo sportello dell'auto e con passo veloce e aria speranzosa si dirige verso l’ingresso del liceo Aldo Moro. Sono le 8:30 del mattino e, come suo solito, anche oggi è in ritardo! Spera con tutto se stesso che il bidello non abbia chiuso il portone, altrimenti deve convincere Cristiano a farlo entrare per correre in classe e sperare che almeno questa volta ad accoglierlo non ci sia il solito viso indispettito della prof. di matematica. Fa le scale di corsa, con il fiatone e il cuore che sembra uscirgli fuori dal petto, bussa, apre la porta e va a sedersi al suo posto cercando di non disturbare la classe e di non incrociare lo sguardo polemico dell’insegnante. La professoressa Falco non si accorge di nulla, sta spiegando per l’ennesima volta lo stesso argomento ed è capace di ripetere alla lettera la stessa e identica lezione, convinta della stupidità dei suoi alunni piuttosto che della inefficacia dei suoi metodi. Funzioni algebriche razionali, irrazionali, logaritmiche, esponenziali Un giorno qualunque e con valori assoluti erano gli ultimi incubi che avrebbero portato Leonardo al diploma e a quel pezzo di carta che gli avrebbe aperto le porte del futuro. Ma quanto è faticoso resistere a quegli ultimi giorni di scuola! Vorrebbe solo andare via, diplomarsi e realizzarsi, diventare qualcuno, per sé e per la sua famiglia. Questa è l'unica cosa che continua a fargli stringere i denti e andare avanti. Il padre pagato saltuariamente con una minima retribuzione, la madre casalinga, i due fratellini a cui nascondere i mille problemi, il ritardo nel pagamento del mutuo, la difficoltà nel comprare anche cose basilari e i continui litigi fra i genitori, è una situazione insostenibile agli occhi di qualsiasi ragazzo della sua età. Si dice che si dovrebbe vivere la scuola in maniera tranquilla perché tutto ciò che viene dopo è diverso, si cresce. Ma a lui non sembra così, non è come tutti gli altri, lui ne ha di pensieri per la testa, è diventato grande troppo presto. Più volte ha cercato di aiutare i suoi genitori, di trovare un modo per far andare tutto nel verso giusto, ma non c'è riuscito e questo lo ha reso ancora più amareggiato. Le ore passano, i professori entrano ed escono dalla classe senza lasciare nulla nella testa di Leonardo, assorta in quelle preoccupazioni. Il corridoio è un tripudio di alunni e professori, lui come suo solito scende al bar per la colazione come sempre molto affollato. Dopo dieci minuti di attesa ecco arrivato il suo turno, Capitolo primo 21 22 soddisfatto del pacco di taralli torna in quella classe che poco ama, ma la porta dell’aula è già chiusa. Il professore di chimica, come al solito molto puntuale, sta già spiegando. É tutto così difficile e stancante, ma soprattutto è stancante il fatto di doversi tenere tutto dentro, di non raccontare nulla a nessuno; del resto i suoi compagni di classe usano ogni pretesto per renderlo ridicolo agli occhi degli altri, ma tutto ciò che a loro sembrava divertente era per Leonardo qualcosa da aggiungere a quel nodo in gola e a quel continuo bruciore di stomaco che sembra non andare via. Il suono dell’ultima campanella è un sollievo per tutti, è capace di creare un insolito legame tra alunni e professori. Del resto chi mai non sarebbe felice della fine della mattinata scolastica? Fortunatamente anche i pensieri che hanno distratto per tutto il giorno Leonardo si dissolvono, e all’uscita da scuola c’è solo il caldo ad attenderlo. Suo padre lo ha chiamato poco prima per dirgli ciò che lui sa già: anche oggi sarebbe tornato a casa a piedi, sotto il sole e il caldo afoso di una estate che si avvicina ogni giorno di più. Certo che non si sbaglia mai, Leonardo sa sempre cosa i genitori gli stanno per dire o cosa pensano… sono 18 anni che li conosce! Con lo zaino in spalla e le cuffie nelle orecchie si incammina verso casa. All’incrocio tra Via Mazzini e Corso Sicilia Leonardo riconosce Giorgie e Aron vicino alla “panchina dei baci” di fronte alla scuola, Un giorno qualunque chiamata così perché i ragazzi vi portano le loro fidanzate per scambiarsi baci prima dell’inizio delle lezioni. Ma a Leonardo quella panchina piace per un’altra ragione, è il posto dove si ferma a scrivere alla fine delle lezioni. Sul suo quadernone verde c’è scritto: "Ciò che è stato, è stato. Il passato lo rimpiange chi non ha futuro". Incomincia a liberarsi di tutti i suoi pensieri. Gli piace molto l'atmosfera intorno a lui: il grosso albero che fa tanta ombra, le giostre per i bambini, qualche passante qua e là e la solitudine che solo il suo quaderno, le sue parole e la sua musica sanno dargli. Ama scrivere per liberarsi di tutti i suoi pensieri. Non rilegge mai ciò che ha scritto, perché tutto quello di cui si libera è passato, e tale deve rimanere. Di solito trascorre più di un’ora con la testa china sul quaderno a scrivere, a volte punta una persona e immagina stare al suo posto, si dimentica completamente chi è immaginando una vita più semplice, ma in qualche modo ogni volta rimette i piedi per terra e torna quello di sempre, con i suoi problemi e le sue responsabilità. Quel giorno il suo pensiero va ad una ragazza più o meno della sua età: alta, capelli rossi, occhi color cioccolato e un meraviglioso sorriso. Sì, un meraviglioso sorriso ha incrociato lo sguardo di Leonardo, stupito e incredulo che fosse per lui. Indossa scarpe da ginnastica e una tuta; anche lei ha una cartella e quindi anche lei, forse, sta tornando a casa dopo una lunga giornata di scuola. Si sente subito stregato, immediatamente cotto e prigioniero della Capitolo primo 23 bella sconosciuta. Deve assolutamente conoscerla, vuole sapere tutto di lei e si chiede come mai non l’ha incontrata prima. Ma a queste inutili domande non sa dare risposta, raccoglie sbigottito le sue cose e corre verso casa. Per la prima volta si sente parte di qualcosa, non più solo e prigioniero del suo piccolo mondo. Finalmente si è trovato al posto giusto al momento giusto. E pensare che anche questo sarebbe potuto essere un giorno qualunque. 24 Un giorno qualunque Capitolo SECONDO Incontri Finalmente Leo sente, dopo tanto tempo, che la felicità è possibile e per un momento ha la sensazione di guardare da lontano tutti i problemi che lo affliggono. Così, per la prima volta a testa alta e con la musica che accompagna i suo passi leggeri, percorre la solita strada ormai svuotata dal viavai del mattino. Non si sente più solo e cammina come preso per mano dal pensiero di quegli occhi, di quel sorriso che poco prima lo aveva rapito. In poco tempo, senza rendersi conto della distanza già percorsa, si ritrova a casa. Prima ancora di arrivare al pianerottolo, però, il suono rabbioso di parole concitate e affilate come coltelli rompe l’aria e in un attimo distrugge la musica e riduce in pezzi i suoi pensieri: «Hai chiesto ancora una volta a tuo padre di accompagnare i ragazzi a scuola, ti piace proprio far vedere ai miei figli quanto sono povero!» Leo riconosce la voce del padre che grida contro la mamma, «Diverte te come lui che sono un fallito!» Le urla rimbombano nella tromba delle scale e investono Leo che istintivamente rallenta, sente i suoi piedi di nuovo affondare nelle sabbie mobili degli affanni quotidiani. Il pensiero invece corre veloce ai due gemelli e gli dà la forza di salire il più rapidamente possibile gli ultimi gradini. Una volta a casa, con lo sguardo fisso davanti a sé e le orecchie sorde Capitolo secondo 25 26 alle urla dei genitori si dirige spedito verso la stanza dei fratellini e deciso apre la porta. Si ricorda che è mercoledì e quindi Giorgio e Luca sono ancora a scuola, un sospiro di sollievo e Leo si lascia cadere sul letto. Ai suoi pensieri si mescolano ora le urla crescenti dei genitori. “Stai calmo, Leonardo, pensa a lei” si ripete il ragazzo mentre serra con forza gli occhi. L’immagine della fanciulla si fa vivida nella sua mente: i lunghi capelli rossi, gli occhi color cioccolata e il sorriso. C’è quasi riuscito a perdersi nella purezza del dolce ricordo, a chiuder fuori dalla porta della stanza dei gemelli tutto il rumore di quella vita davvero troppo complicata per un giovane alle soglie della maggiore età e per giunta alla vigilia del suo primo esame importante. Ad un tratto, la bellezza e l’armonia che rivestivano il pensiero di lei si spengono fulmineamente per poi riemergere con la stessa rapidità, fino ad assumere l’effetto intermittente di una vecchia lampadina mal funzionante. Luce e buio. Bianco e nero. «Non bastano i padroni al lavoro, ci pensi anche tu a distruggere la mia dignità!» E negli occhi di Leo il colore buono della cioccolata si scioglie in un inchiostro buio. «Prova a pensare un po’ meno a te stesso e un po’ più a loro, a noi! Facendo così credi davvero di essere un buon padre?» Incontri I capelli rossi e le perle del suo sorriso si sfilano una ad una, annegando nell’oscurità. «Il nostro è un matrimonio finito!» Leo raccoglie frettoloso le sue cose sparse ai piedi del letto ed esce, corre via con gli occhi bassi e il male nel cuore. La fiduciosa euforia accesa da quel sorriso è ormai svanita, scacciata dall’eco delle terribili parole scambiate tra i suoi genitori. Leo sbatte con forza il portone del palazzo, mette le cuffie e cerca conforto nell’aria aperta e nella sua musica. Cala il suo buffo cappello fin sopra gli occhi per nascondere agli sguardi della gente il suo volto simile ad un’orma nel fango zuppo, non è la prima volta. Veterano di una vita difficile, cammina a passi incerti per la città che sotto i suoi occhi muta e sembra danzare nell’afa estiva. Girovaga fino al suo posto speciale, il luogo che ha il potere di farlo sentire al sicuro e dove ha trascorso tanti pomeriggi solitari, scrivendo ed ascoltando musica. È un parcheggio abbandonato dal quale però è possibile cogliere il fascino ambiguo della fusione del paesaggio naturale con le creazioni dell’uomo, il connubio di verdi prati e colline con il nastro grigio dell’ autostrada. Ciò che l’attrae non è tanto la quiete che lo caratterizza, ma il modo in cui le due realtà si mescolano, l’una che avanza prepotente e l’altra pronta ad accoglierla seppur danneggiata dalla sua violenza. Gli sembra la metafora perfetta dell’esistenza, tra il dominio delle illusioni e la realtà del disincanto. Capitolo secondo 27 28 Ah, quanto avrebbe voluto essere in grado di distinguerle! Seduto a gambe incrociate sull'asfalto grigio con le orecchie che ormai gli fanno male per l'alto volume della musica, Leo guarda lo spettacolo della valle su cui il parcheggio si affaccia come un palco in prima fila: arsa da quel sole tiranno, la città si spinge verso il mare. Sta fissando assorto le righe bianche del suo quadernone, mordicchiando il tappo della penna, quando la tranquillità del luogo è turbata dall'incursione di un grande cane nero. Dove l’ha già visto? Forse in una pubblicità? Mentre fruga nella memoria, il cane gli salta addosso e comincia a raspargli la faccia con la lingua interrompendo il filo dei suoi pensieri e strappandogli finalmente un sorriso. Leonardo lo abbraccia forte e il nuovo amico sembra apprezzare, ma mentre lo accarezza con energia già immaginando la sua vita con il grande randagio, scorge il collare. È Aron, il cane di George. Vede spesso entrambi al termine delle lezioni ma non si ferma mai con loro, troppo preso dai suoi pensieri. Aron gli gira intorno e poi si dirige verso l’uscita del parcheggio fermandosi di tanto in tanto quasi a chiedergli di seguirlo. Leonardo si accorge che deve essere rimasto lì troppo tempo. Adesso l’afa ha lasciato spazio alla pioggia. Il cielo gli sembra divertirsi non poco, con qualche borbottio ironico gli lascia l’impronta del proprio stato d’animo anche sulla pelle battuta dalla pioggia scrosciante ma sottile, leggera, martellante come Incontri un cupo malessere. Leonardo si lascia guidare da Aron oltre la prima curva della strada finché scorge la figura di un ragazzo seduto sul bordo del marciapiede. La camicia bianca e umida di pioggia, i capelli ricci che incorniciano un viso dalla carnagione pallida e dai lineamenti delicati, è George. Il ragazzo sembra impassibile sotto quel temporale estivo, aveva uno squarcio sul jeans che mostrava un graffio sul ginocchio. Alla vista del suo compagno di scuola in evidente difficoltà, Leo solleva il braccio per salutarlo con la mano. Per una frazione di secondo quasi si stupisce non vedendosi ricambiato, ma subito dopo se la prende con se stesso: come ha potuto pensare che George potesse vederlo? Sicuramente la sua non è stata quella che si definisce una entrata in scena riuscita, allora con la volontà di redimersi Leonardo si avvicina, ma rimane in silenzio. Non sa cosa fare. Non sa se consegnare Aron e offrire con discrezione il suo aiuto o chiedergli come si era procurato la ferita al ginocchio. Nell’incertezza, come spesso accade, compie la scelta sbagliata. I due ragazzi tacciono a lungo, fino a quando Aron, sicuramente il più saggio dei tre, decide di leccare la mano del padrone, che rompe il silenzio. «Perché hai portato qualcuno, Aron?» dice duro George «Potevamo cavarcela da soli come al solito. Perché proprio Leonardo, poi?» Capitolo secondo 29 30 «Come fai a sapere chi sono?» esordisce finalmente Leo. George continua ostentatamente a rivolgersi al proprio cane: «Camminata pesante e pensosa, come quella di chi sta sempre altrove e non sa dove sia il mondo, non può che essere Leonardo». Leo coglie una certa amarezza dietro l’ironia del suo compagno di scuola, lo irrita il tono delle sue parole. «Lieto di vederti, Gorge. Sei ferito?» «Capacità innata di constatare l’ovvio! Non capisco perché l’hai portato qui, Aron. Non potrebbe mai capire cosa mi ha spinto in questo luogo, ai margini della città». «Forse perché ai più importanti bivi della vita, non c’è segnaletica» sussurra appena Leonardo, sorridendo tra sé e sé, come a sancire la fine di quella conversazione. «Dove c’è una grande volontà non possono esserci grandi difficoltà» ribatte allora con enfasi George, che per la prima volta dall’inizio della conversazione si rivolge a Leonardo, improvvisamente incuriosito da quelle parole pronunciate a mezza voce. «Machiavelli?» domanda Leonardo pescando tra i ricordi delle lezioni di scuola. «Hemingway?» «Hai iniziato tu con le citazioni! Non credere che sia un gioco in cui puoi battermi. Piuttosto, è da quando sei arrivato che le tue cuffie stridono e producono un rumore d’inferno, ma cosa stai ascoltando?» Incontri «Lascio che la musica segua il pentagramma del mio umore». «Deduco, quindi, che tu sia si pessimo umore, Leonardo». «Complimenti per l’intuizione» dice Leo battendogli amichevolmente la mano sulla spalla. Finalmente George accenna a un sorriso. «Adesso è ora che vada a casa, non vorrei che si facesse buio!» «Aspetta, ti accompagno!» ribatte Leo, sorpreso che il ragazzo riesca a scherzare sulla sua cecità. Gli dà una mano ad alzarsi e lo sostiene facendo reggere il ragazzo alle sue spalle. «Sono in grado di farcela da solo, come ho sempre fatto!» esclama George improvvisamente scuro in volto, colto da un impeto d’orgoglio e dal dolore che lo costringe a una smorfia. «Io ed Aron, noi due soltanto». Leo si ferma un attimo e fissa intensamente il compagno ferito. «Nessun uomo è un’isola, George». «John Donne, eh?» replica tra il seccato ed il divertito e con l’aria di chi sta esercitando una pazienza infinita. «Va bene, per stavolta mi hai convinto». George si trascina dolorante appoggiandosi completamente a Leo. Il sole è pronto a tuffarsi oltre l’orizzonte vermiglio, quando i tre amici giungono finalmente davanti un ampio cancello di ferro battuto oltre il quale svettano palme ed occhieggiano aiuole fiorite. «Abito qui» annuncia George «ti va di salire e ascoltare un po’ di Capitolo secondo 31 musica decente?» «Ti ringrazio, magari un’altra volta, oggi non sarei di grande compagnia». I due ragazzi si salutano, ciascuno portando con sé la promessa di una nuova amicizia. Dinanzi la porta del proprio appartamento George è investito dal familiare odore di casa che saprebbe distinguere tra centomila. Sente un profumo dolce e appetitoso e sorride tra sé: stasera c’è la torta di mele. Suona impaziente il campanello, la porta si apre e Aron si tuffa in casa, mentre George si abbandona nell’abbraccio tenero di una ragazza dai lunghi capelli rossi. 32 Incontri Capitolo TERZO La famiglia Nel frattempo Leo ha di nuovo messo le cuffie alle orecchie, ascoltando la musica che a lui è sempre piaciuta. Cuffie e i-pod, del resto, sono sempre stati il suo binomio perfetto; grazie ad essi si aliena dal resto del mondo, dimenticando tutti i problemi che gli affliggono la mente. Per un attimo si ricorda dell’esame che dovrà sostenere tra pochi giorni, consapevole che neanche questa volta ha studiato. Ma non sembra interessare questo, bensì andarsene per sempre da quella scuola, iscriversi alla facoltà di Lettere ed incominciare a godersi la libertà nel vero senso della parola, senza sentirsi oppresso da obblighi e imposizioni. Durante il tragitto Leo ascolta una melodia dal tono gradevole, seguendo il consiglio dell’amico George. Improvvisamente i suoi pensieri volgono verso la meravigliosa ragazza dai lunghi capelli rossi e l’espressione sul suo volto manifesta un segno radioso di felicità: è bastata l’ombra di un sorriso per dimenticare tutti i problemi e sognare. Nello stesso tempo si maledice per non aver avuto il coraggio di rivolgerle la parola, adducendone tutta la colpa alla sua timidezza che spesso lo ha ostacolato nei rapporti sociali. Leonardo non è mai stato fidanzato “seriamente” ed ha sempre considerato l’amore come qualcosa di secondario nella sua Capitolo terzo 33 34 scala di valori. Questa volta, però, sembra che Cupido abbia fatto centro nel suo cuore. Improvvisamente la musica viene interrotta dal trillo stridulo e assordante del telefono. Leo, leggendo il nome della mamma sul display, decide di ignorare la chiamata. Tuttavia, ricominciata la musica, l’armonia delle note provenienti dalle cuffie non riflette più lo stato d’animo del ragazzo, che torna ad essere cupo e abbattuto. “Chissà se avranno finito di discutere quei due!?” pensa Leonardo. Entrato in casa a testa bassa per evitare di incrociare lo sguardo dei genitori, si dirige spedito verso la sua camera con la speranza di chiudere tutto e tutti fuori da quella porta. Velocemente si toglie le scarpe, lascia la borsa sul pavimento e con un sospiro si lascia cadere pesante sul letto. Con gli occhi puntati verso il soffitto tappezzato di innumerevoli poster del suo idolo musicale Bob Marley, rimugina sulla conversazione avuta con George: “Come fa a non piacergli questa musica?” Tentando di trovare una risposta plausibile, gli occhi iniziano a chiudersi e cade in uno stato di dormiveglia, quando improvvisamente sente un singhiozzio provenire dalla stanza adiacente. Alzatosi di scatto, d’istinto si dirige verso la camera dei fratellini trovando il piccolo Luca in lacrime, accovacciato ai piedi del letto, turbato dalle continue urla dei genitori. Giorgio, il più forte dei gemelli, nel frattempo lo ha avvolto in un tenero abbraccio. Leonardo, resosi La famiglia conto che la situazione sta degenerando, capisce che la cosa più opportuna da fare è portare via i piccoli da quell’atmosfera ormai insostenibile. Il suo primo pensiero è subito rivolto all’accogliente casa della nonna. Senza pensarci su due volte, inizia a raccogliere un po’ ovunque il necessario per trascorrere la notte fuori casa, mentre non sente più le voci assordanti dei genitori. Si avvicina alla porta e appoggiando l’orecchio cerca di capire cosa sia successo, ma nel momento in cui tutto sembra essere finito ecco che i due riprendono a litigare. Leonardo, così, capisce che si è giunti ad un punto di non ritorno e ancora più velocemente si prepara: afferrata la borsa, presi per mano i fratelli, esce di casa. Sta per chiudere la porta alle sue spalle quando sente la madre gridare: «Sono stufa di te e delle tue continue pretese!» «Tu incolpi me per tutto ciò che non sei stata in grado di ottenere dalla vita». «Se ho rinunciato al mio sogno sappi che è stata solo a causa tua... » Ma prima che la mamma possa concludere la frase, il padre battendo i pugni sul tavolo esplode: «Io mi sono sacrificato per te e per i tuoi figli lavorando ogni santo giorno, rinunciando anche solo a un momento tutto per me». Allora la donna, voltandosi verso il marito che ha raggiunto il balcone per accendere una sigaretta, risponde: «Tu fai la metà Capitolo terzo 35 36 del tuo dovere, non sei buono a tenerti un lavoro, o a trovartene un altro, figuriamoci ad inventartene uno: io faccio il doppio di te dividendomi tra la casa e figli!» A queste parole l’uomo, spegnendo la sigaretta nel posacenere, pone fine alla discussione esclamando: «Tu stai rinnegando tutto ciò che ho fatto per assicurarvi una vita dignitosa: non c’è modo di ricostruire il nostro rapporto. L’unica soluzione è lasciarti!» Presto il silenzio si diffonde per tutto l’appartamento quando d’improvviso Leo incrocia di sfuggita gli occhi del padre e, quasi spaventato da quella figura che fino a qualche mese fa considerava familiare, tira la porta verso di sé diretto con i fratellini verso l’ascensore. Dopo poco, dal fondo della strada i tre ragazzi iniziano già a vedere quella casa accogliente col giardino curato in cui si nota il duro lavoro del nonno. Arrivati alla porta cominciano a sentire un invitante profumino; Leonardo, intuendo quello che la nonna ha preparato, si rivolge ai fratelli esclamando: «Nonna Lina ha preparato i biscotti al cioccolato che vi piacciono tanto!». Dopo aver bussato, ad aprirli è proprio l’anziana signora che vedendoli, afferma con un certo stupore: «Non vi aspettavo ragazzi, su dai entrate!». Seguendo la scia del profumo, i due bambini corrono subito verso la cucina e lì, ad accoglierli, c’è Byron, il piccolo meticcio di uno splendido colore fulvo, che con le sue orecchie penzolanti e il tenero musetto, allieta le giornate della nonna già La famiglia da qualche anno. Allora i bambini prendono i biscotti ed escono a giocare col cane. Leonardo e la nonna li osservano dalla finestra e intanto la donna nota che il nipote ha lo sguardo perso nei suoi pensieri e dei vestiti colorati che non rispecchiano certo il suo stato d’animo. Ella gli chiede preoccupata cosa sia successo e lui, prima di risponderle, si sofferma ad osservare il suo aspetto. Una donna sulla sessantina, bassina, esile, con capelli folti, biondi e ricci, gli occhi chiari, luminosi ed espressivi che palesano ad un tempo serenità e preoccupazione; uno sguardo tenero e penetrante, che riflette il suo carattere cordiale, ma equilibrato. Ritornato in sé risponde: «Non è stata una bella giornata..» Così la nonna, con un doloroso presentimento, gli chiede ulteriori spiegazioni. «Ormai la situazione a casa è degenerata. Ho paura. I miei genitori si stanno rinfacciando tutto il possibile. Non li sopporto più!» «Devi essere forte, ormai sei cresciuto, devi capirli, anche se stanno sbagliando. Non devi essere un peso per loro, anzi, cerca di aiutarli, ad esempio badando ai tuoi fratelli». «Lo so nonna, ma è davvero difficile». «Ricorda, Leo, quando una porta della felicità si chiude, se ne apre un’altra; ma tante volte guardiamo così a lungo quella chiusa, che non vediamo quella che è stata aperta per noi». Frattanto, quest’atmosfera di angoscia viene alleviata dai due bamCapitolo terzo 37 38 bini che portano un po’ di gioiosità, come un arcobaleno che rasserena una giornata tempestosa. Lasciati i fratellini e salutata la nonna (dalla quale si sente sicuramente rincuorato), Leonardo è indeciso se ritornare a casa o meno. Sceglie quindi di prendere una boccata d’aria e decide di rifugiarsi nella sua amata musica ma, scorrendo la sua playlist, si rende conto di non avere una canzone adatta al suo stato d’animo. Un sorriso spunta sul suo viso quando gli ritornano alla mente le parole di George che lo prende in giro per i suoi gusti musicali. A questo punto Leo si ricorda dell’invito del suo amico. Decide così di incamminarsi verso quella casa e quel ragazzo che, con la sua forza, gli infonde serenità. Arrivato da George, pur sentendosi imbarazzato, si rende conto che in questo momento ha proprio bisogno di un amico con cui parlare e alla fine bussa. La porta si apre e sull’uscio compare una signora dall’aspetto gentile che con lo sguardo fa capire che una presentazione sarebbe opportuna. «Salve signora, George è in casa?» La donna con una certa familiarità risponde: «Certo, è nella sua camera, perché dopo la caduta al parco è un po’ dolorante. Ma tu… devi essere Leonardo… Grazie per averlo accompagnato oggi, entra pure. Io sono sua mamma». La porta alle sue spalle si chiude e Leo sembra essere entrato in un La famiglia altro mondo, più sereno ed accogliente. Di fronte a lui si apre un grande salone circondato da pareti ricolme di foto che racchiudono i momenti più importanti di quella famiglia, a destra del divano, in tono con l’arredamento, primeggia un meraviglioso pianoforte a coda. Lo riporta alla realtà Aron, che sbuca dalla cuccia situata proprio in quella stanza. Il cane riconoscendo Leo, lo invita a seguirlo lungo il corridoio. Da una stanza proviene una voce: «Leonardo sei tu?» George, per la seconda volta, l’ha riconosciuto ascoltandone solo il passo. Con tono scherzoso esordisce: «Sei venuto ad ascoltare un po’ di buona musica?» Leo divertito, in cuor suo intuisce di aver trovato finalmente un amico con cui confidarsi. Dopo avergli raccontato le ultime vicissitudini familiari, Leonardo viene invitato da George a cena, invito accettato molto volentieri. I due giovani si dirigono in cucina, dove la mamma è alle prese con i fornelli e seduto c’è un uomo abbastanza robusto, brizzolato, con degli occhiali che gli conferiscono un aspetto intellettuale. Una volta seduti tutti a tavola Leo nota che c’è un piatto e un posto in più. Mentre cerca di capire di chi potrebbe essere suona il campanello e George felice esclama: «Sarà mia sorella che torna dalla lezione di pianoforte!» Dopo pochi istanti, a pochi metri da Leo appare quella chioma rossa che tanto lo sta facendo sognare. Capitolo terzo 39 Capitolo QUARTO Incertezze Un turbinio di pensieri la fa esitare sull’uscio. Quell’uscio che da sempre è lì ad aspettarla, ad aprirsi come d’incanto per facilitare il ritorno, a darle il benvenuto in casa. Eppure quella sera la sensazione è diversa: è ferma a sentire i battiti del suo cuore, ad accarezzarsi le rosse ciocche quasi possano infonderle il coraggio necessario per passare quell’antro. “Non lo accetteranno mai, non capiranno” continua a ripetersi “devo provare un modo più formale. Posso provare con: cari genitori, ho superato la prova, mi hanno offerto di andare... No non funzionerà!” Con aria preoccupata apre la porta, si sfila delicatamente le scarpe quasi a cercare un silenzio che la sua mente fino a quel momento non ha trovato, e i piedi affaticati accarezzano voluttuosamente la morbida moquette di casa che sua madre con amorevole cura ogni giorno profuma per i suoi cari per rendere gradito il loro ritorno. Improvvisamente la sua mente è catturata dalla gradevole sensazione di casa che concede una tregua allo scorrere dei pensieri, “Oh... l’odore di casa. Mi sembra di sentire la mamma che prepara l’arrosto per gli ospiti. No, ospiti proprio oggi!” E nonostante la smorfia di delusione che si dipinge spontanea sul volto, trova la forza di consolarsi: “Magari la notizia del progetto la Capitolo quarto 41 42 rivelerò un altro giorno”. Quasi alleviata da questa constatazione e dalla possibilità di evitare i convenevoli, cerca un rifugio al piano di sopra salendo rapidamente le scale e accompagnando quella fuga temporanea da un rassicurante: «Vado in camera, arrivo subito!» Si lascia andare a gesti consueti come se questi potessero concederle la tranquillità di cui sente il bisogno; per un momento può rilassarsi e pensare che il futuro che tanto desidera può attendere. Volge lo sguardo intorno come se vedesse tutto per la prima volta: nota che le partiture del pianoforte sono sparse sul pavimento, come in un campo dopo una cruenta battaglia, forse quel gesto di lanciare la borsa è stato brusco e le sue tasche non hanno retto, osserva i fogli con sguardo tenero come a degli amici fidati ai quali ha consegnato un sogno e con i quali ha fatto dei progetti che non riesce a rivendicare. Per darsi coraggio richiama alla mente la sinfonia, quella di tante ora di lezione, quella di tanti sforzi giornalieri, quella unica sinfonia che ripetuta all’infinito le ha permesso di superare la prova e l’ha resa capace di distinguersi fra tanti per raggiungere l’agognata meta. Le sue dita accarezzano l’aria con i movimenti che conosce da quando era bambina, quel “MI MI RE DO” che impresso nella sua mente si accompagna all’immagine del professore che con piglio severo e abbigliamento austero le ricorda molto da vicino la figura del grande maestro settecentesco Incertezze che l’aveva accompagnata negli anni dell’adolescenza. Intanto, mentre quel volteggiare di suoni, di note e di immagini le invadono la mente, si abbandona alla piacevole sensazione di sognare ad occhi aperti e sente risuonare le musiche dei concerti, gli applausi del pubblico… il successo! Quanta seduzione in tutto questo per una ragazza che si affaccia alla vita. Ma ecco un tocco leggero le sfiora il viso arrossato da tanta foga, la leggera pressione di una zampa le scorre sul braccio, è Aaron, l’amico a quattro zampe che le ricorda che non può attardarsi, che la cena è iniziata e che i commensali la attendono. Senza ulteriore esitazione si lascia alle spalle la stanza, a cui aveva appena affidato il suo cuore e si avvia più tranquilla verso il gruppo, confortata dalla decisione che non sarebbe stato quello il momento della grande rivelazione. Le giunge il vocio sommesso dei familiari, percepisce il tono sereno della conversazione e il “bentornata” della madre rompe l’imbarazzante momento del suo incedere verso la mensa, era affettuoso quel saluto ma allo stesso tempo ironico, quasi a non far notare quella deroga alle regole di cortesia che in presenza di ospiti non ci si dovrebbe far attendere. Le basta un colpo d’occhio, mentre prende posto, per riconoscere nell’ospite il ragazzo che aveva notato la mattina nel parco mentre scriveva sul suo quaderno e con il quale aveva scambiato un fugace sorriso. Comincia a chiedersi come mai stia in casa sua e alla sua tavola. Capitolo quarto 43 44 La tavola è apparecchiata di tutto punto e imbandita elegantemente: al centro troneggia uno squisito arrosto, tutti occupano il posto che gli è familiare, persino Aaron si è sistemato accanto al suo padrone in attesa di un lauto bocconcino ma lei, Jinny, continua a tenere lo sguardo sull’ospite. Per un momento l’aria è come sospesa, finché George su invito della madre fa le dovute presentazioni: «Lei è Jinny» afferma quasi con orgoglio e aggiunge subito «Mia sorella, e lui è Leo». Leo si sentiva a suo agio, accolto in una vera famiglia, o in quella che era la sua idea di famiglia nella quale nessuno litiga e tutti si sorridono affettuosamente, perfino il cane. L’imbarazzo iniziale svanisce per cedere il posto alla cena che continua tra una chiacchiera e l’altra, toccando svariati argomenti con quella leggerezza che ben si adatta ad una conversazione tra amici ed al piacere della buona tavola. Tutti appaiono rilassati, anche Jinny che ha dimenticato per un momento la sua scelta di vita e la necessità di condividerla con i suoi genitori, fino a quando sente le parole di suo padre che si rivolge al nuovo amico: «Quali obiettivi hai per il futuro?» Pur non essendo dirette a lei, quelle parole la inquietano e la fanno ripiombare nel vortice dei suoi dubbi, la catturano nel labirinto delle paure e spera ardentemente che quella domanda non sia anche per lei perché avrebbe una risposta da dare, gradita o no che fosse. Leo, chiamato in causa, coglie l’occasione per proporre un’idea Incertezze precisa di se stesso, si schiarisce la voce per dire timidamente: «Vorrei fare lo scrittore; la letteratura è il mondo ideale nel quale rifugiarmi e con il quale posso esprimere quello che sento». George interviene bruscamente dando alle sue parole un chiaro tono ironico: «Ma la sua passione non è solamente la letteratura. É anche la musica! Vero Leo?» Leo sorride divertito, e quasi ringrazia per quella repentina interruzione, che lascia a metà la descrizione dei suoi piani che rischiava di monopolizzare l’attenzione, come se fosse solo lui ad avere progetti. Senza lasciarselo ripetere accetta l’invito a continuare quella luculliana cena che sembrava fatta proprio per lui che amava coniugare il buon cibo e la piacevole compagnia. Dopo il caffè realizza che si era fatto tardi e si rende conto che non può approfittare ulteriormente dell’ospitalità, così esordisce: «Grazie per la cena, veramente buona, ma ora devo andare altrimenti i miei se la prenderanno con me. Non gradiscono che torni dopo una certa ora. Grazie ancora, sono stato bene». Con un po’ di imbarazzo si alza da tavola sentendo l’amarezza di dover lasciare quella famiglia così accogliente e si dirige lentamente verso la porta, ma la madre di George lo trattiene per il braccio e con fare gentile insiste: «Sei sicuro? Non ti fermi per il dolce, magari una frutta?» «No no grazie, sul serio, devo andare. Siete molto gentili» risponde Leo con un sorriso timido e quando è sul punto di andarsene a Capitolo quarto 45 46 fermare ancora il suo passo è un’altra voce: «Aspetta, aspetta, scendo con te, devo portare giù il cane». Le parole di Jinny rimbombano nella testa di Leo che sente il cuore uscirgli dal petto. Appena arrivati in strada, il cane corre senza una meta precisa ansioso della libertà che gli concede l’andare senza guinzaglio. «Grazie per essere venuto, mio fratello non ha molti amici» Sorpreso dall’affermazione della ragazza, Leo cerca di dire la prima cosa sensata che gli viene in mente: «Figurati! Mi fa piacere stare con lui». «Sai mi piace la tua idea di futuro, mi piacerebbe che tu mi riservassi un ruolo nel tuo primo libro, magari da protagonista». dice Jinny «Si certo, perche no?» risponde Leonardo sorpreso dalla disinvoltura con la quale la ragazza ha rotto un silenzio imbarazzante per lui «Si dai! - continua lei - Immagina la storia: ragazza che suona il pianoforte e... e... come farai a scrivere una storia quando non so neanche io come andrà?» Leo si rende conto dell’improvvisa tristezza della ragazza e decide di non intervenire per lasciare che si sfoghi. Jinny abbassa lo sguardo e la voce diventa più cupa: «Mi hanno offerto un lavoro nell’Orchestra Sinfonica di Vienna, come pianista, e no so come dare la notizia alla mia famiglia. So che è una grande opportunità, ma una parte di me mi impedisce di lasciare George. L’ultima volta che l’ho fatto guarda cosa è successo...» Incertezze Non riesce a finire la frase, il senso di colpa le forma un nodo in gola. Leo vorrebbe dire qualcosa ma è rimasto colpito da quella ragazza che tutto d’un fiato si è lasciata andare a delle confidenze rendendolo partecipe di qualcosa di così personale. Jinny senza accorgersene inizia a canticchiare: «Do I wanna know if this feeling flows both ways? Sad to see you go, was sort of hoping that you stay...» «Che canzone triste» commenta Leo. «La conosci?» chiede la ragazza. «Certo! “Do I wanna know” degli Arctic Monkeys» «Sai, la gente non ci crede che io ascolti questo tipo di musica, una ragazza che suona il pianoforte e ascolta rock è strano». «No! Anzi vedo che il buon gusto musicale è di famiglia». La strada è arrivata ad un vicolo cieco, ma Jinny non sembra essersene accorta e Leo lascia scorrere il tempo non volendo rompere quel silenzio in cui lei sembra essersi rifugiata. É imbarazzato, forse dovrebbe ringraziarla di avergli fatto quelle confidenze o forse dovrebbe rassicurarla che custodirà il suo segreto o magari semplicemente dovrebbe aver il coraggio di ricordarle che per lui si è fatto tardi benché non senta in cuor suo di voler andar via. É ipnotizzato da quel sorriso e da quegli occhi che brillano nella notte. Jinny si riprende dal silenzio a cui si è lasciata andare da qualche minuto: «Scusa, ti staranno aspettando!» «Stai tranquilla, adesso vado, devo far ritorno». «Buonanotte». Leo con queste parole la saluta e si incammina verso Capitolo quarto 47 48 casa e solo quando è sicuro di non essere visto dalla ragazza inizia ad esultare convinto che qualcosa di davvero fantastico sia appena entrato a far parte della sua vita. Mentre Leonardo e Jinny sono fuori, George è in camera immerso nei suoi pensieri. Comincia a svestirsi mentre le note di un cool jazz anni ’50 cercano di scacciare la solitudine che sente dentro di sé. Dizzy Gillespie sta suonando e George segue quel ritmo con il ticchettio delle dita. Non riesce a smettere di pensare a quell’evento che gli cambiò la vita. Il dolore al ginocchio pulsa come la musica nei suoi timpani, cerca di non ricordare quei momenti riportando alla memoria gli occhi color d’autunno della madre e i capelli biondo oro del padre. Lui odiava la vita come una persona normale non avrebbe mai potuto capire e ha paura che Jinny si allontani da lui. Sente l’incertezza del suo futuro; cosa ne sarebbe stato di lui? “George le persone sono speciali a modo loro” risuonano le parole consolatorie della sorella. Ė talmente immerso nei suoi pensieri che non si rende conto che la musica è finita. Il dolore che per un momento si era placato, si fa vivo di nuovo e inizia a ricordare l’incidente al parco. Sente dei passi, la stanza si riempie di un fresco profumo familiare: è sua madre ma non è sola. Riconosce quella voce. Quella dolce voce che gli è tanto mancata. Incertezze Capitolo QUINTO Il concerto Sono le sette del mattino. È un giorno d'estate. Il cielo è azzurro, c’è una fresca brezza, il sole illumina con i suoi raggi la città come se la volesse accarezzarla. Le strade sono quasi deserte, la vita riprende dopo la notte buia. Tutto infonde pace e serenità. Non così per George né per Leo, tormentati da un pensiero fisso... il futuro. Ormai sono alla fine del quinto anno di liceo, hanno 18 anni, è ora di scegliere una strada da seguire, ma quale? "Cosa ne sarà di me? Cosa farò? Chi diventerò?" sono solo alcune delle domande che i due ragazzi si pongono, senza trovare risposte. Grande cosa è il futuro: speranza ma anche paura, può indicare un inizio ma anche una fine, è certo che verrà ma in esso non vi è alcuna certezza. Quindi, che cosa fare? Leonardo sogna di fare lo scrittore. Vorrebbe prima laurearsi, ma è consapevole che la situazione economica della sua famiglia non è delle migliori e forse non è in grado di sostenere le spese delle tasse universitarie. A ciò si aggiunge la critica condizione in cui versa l'Italia, dove il completamento di un corso di studi, anche se con ottimi risultati, sempre più spesso non assicura un posto di lavoro. Ancora più preoccupazioni ci sono nella mente di George, che si domanda chi si occuperà di lui quando i genitori invecchieranno e Capitolo quinto 49 50 Jinny potrà non esserci più. Sono cose davvero troppo pesanti per dei ragazzi giovanissimi. Fortunatamente la sveglia suona e inizia a diffondersi nelle camere di entrambi il suono della radio, sintonizzata per caso sulla stessa frequenza. Lo speaker annuncia il titolo della prossima canzone, è di Bob Marley. Su quelle note reggae Leo e George vedono le proprie preoccupazioni per il futuro allontanarsi e, mentre si stanno vestendo, sentono una frase del testo che è capace di ridare loro serenità: "Don't worry, be happy". Forse è proprio quella la verità. I due amici dalla sensibilità così vicina si incontrano a scuola. Sono gli ultimi giorni che li condurranno all'esame finale, i più pesanti, sperano di vedere ripagati gli sforzi di cinque anni di studio. Il professore di matematica spiega qualcosa di incomprensibile per Leonardo, che ha sempre la mente annebbiata dall'amore per Jinny. La sera precedente li ha avvicinati al di là di ogni pronostico. La dolce ragazza dai capelli rossi gli ha confidato cose di una certa delicatezza. Non può essere un caso, non può essere un equivoco. È un segno, potrebbe essere ricambiato! Le ore di scuola passano scandite dal suono della campanella. Dopo quella di matematica seguono le lezioni di italiano, fisica, inglese e filosofia. La ricreazione, sempre troppo breve, permette a Leo e George di chiacchierare un po’. «Sono stato davvero felice che ieri sei rimasto a cena da me». dice George «I miei genitori hanno Il concerto detto che sei un bravo ragazzo. Hai colpito tutti, persino mia sorella!» «Ah... Veramente? Mi fa molto piacere. Ho passato una splendida serata, grazie». «Domani sera Jinny si deve esibire al concerto di fine anno del conservatorio, ti va di venire? Lo so, è una cosa abbastanza noiosa, però ho pensato che se stiamo insieme ci potremmo divertire. In più tu avresti l'occasione di farti una cultura musicale». Ridono e Leo accetta con piacere l'invito. La campanella che suona li obbliga a tornare ai loro posti e riprende la lezione. All'uscita da scuola George è atteso da Jinny. Leonardo, che lo sta aiutando a scendere le scale dell'ingresso, appena la vede si ferma per un attimo e pensa: "Ma come fa ad essere sempre così bella?!" L'amico, che ha capito la situazione, gli dà un colpo sulla spalla per prenderlo in giro. Aron corre allegramente verso la ragazza seguito dai due. Jinny li aspetta sorridente, ma è chiaro che, dietro a quel fantastico sorriso, c'è qualcosa che non va. «Ho invitato Leo al tuo concerto». «Grande! Così avremo l'occasione di conoscerci meglio!» A quelle parole il giovane innamorato sente il cuore esplodergli per la gioia e un inaspettato bacio sulla guancia da parte di Jinny lo stordisce del tutto. I ragazzi proseguono ognuno per la propria strada verso casa e Leonardo cammina tra le nuvole. È troppo felice, troppo pieno Capitolo quinto 51 52 d'amore. A casa sua non trova nessuno, i fratellini sono dalla nonna e dei genitori non c'è traccia. Tutto è silenzioso, ma il silenzio è la cosa che urla più forte di ogni altra. In quelle stanze è come se fosse passato un uragano che ha distrutto la sua famiglia. Leonardo però non vuole farsi scoraggiare. Niente può abbatterlo ora che sente la ragazza che ama così vicina. Sa che sta giocando col fuoco, ma non gli importa di scottarsi. Quel pomeriggio e la mattina successiva passano velocemente per tutti. Si pensa ad un'unica cosa: il concerto. A scuola i due amici si accordano sull'ora e sul luogo dell'incontro. «Questa sera alle sette al conservatorio» dice George. Leonardo non vede l'ora e passa tutto il tempo, dall'uscita da scuola fino alle cinque del pomeriggio, a pensare cosa indossare e a provare le giacche che erano in casa. Alla fine ne sceglie una nera molto elegante, faceva parte del vestito da sposo di suo padre. Si fa la barba, si mette a posto i capelli, si mette il profumo. È pronto. Per la strada si ferma a comprare un bouquet di fiori per la pianista che gli ha rubato il cuore. Finalmente arriva al conservatorio. È un edificio grande, antico e molto raffinato che si trova al centro della città. Lì incontra George. È seduto da solo su una panchina. «I miei genitori non ci saranno stasera, devono lavorare», gli dice. Così i due ragazzi entrano nel piccolo teatro che si trova all'interno Il concerto di quella scuola e si accomodano in prima fila per sentirsi più vicini a Jinny. Lei è la terza a suonare. Quando entra in scena, il palco è buio e, all’improvviso, viene illuminata da un cerchio di luce. È bellissima! Indossa un lungo vestito blu a sirena e ha piastrato i suoi capelli rossi. Agli occhi di Leo sembra un angelo. Seduta al piano, inizia a suonare. Le sue mani esperte scivolano sui tasti e si diffonde nel teatro una stupenda melodia, è il Notturno n. 2 di Chopin. Le note dolci e coinvolgenti incantano tutto il pubblico che ascolta in silenzio e si lascia cullare. Al termine di quella musica, scoppia un enorme applauso. Jinny fa elegantemente un piccolo inchino e manda un bacio al fratello e a Leonardo, quasi commossi per la sua magica esibizione. Lo spettacolo continua fino alle nove. Alla fine, i due amici escono dal conservatorio e dopo poco li raggiunge Jinny, che con un grande sorriso ringrazia Leo per i fiori. I tre decidono di mangiare qualcosa fuori, vanno in un ristorante carino che si trova lì vicino. La cena procede piacevolmente, parlano di tutto. George si sente per la prima volta un ragazzo normale e Leonardo e Jinny si conoscono meglio. Tutti sono felici e sembrano aver dimenticato i loro problemi. D'altronde è anche questo l'amicizia: un luogo ameno dove non esistono preoccupazioni perché si è circondati dall'amore. Dopo cena si incamminano verso casa. C'è un bel po’ di strada da fare, ma l'aria è mite e il cielo è pieno di stelle splendenti. Capitolo quinto 53 Giunti a casa, George dice di essere molto stanco e, dopo i saluti, si ritira. Leo e Jinny, invece, restano un altro po’ davanti al cancello, continuando a parlare. La ragazza gli chiede: «Ti ricordi che ti ho parlato dell'offerta di lavoro che mi ha fatto l'orchestra di Vienna? Secondo te che dovrei fare?» «Penso che dovresti seguire il tuo cuore». «In questo momento il tuo cuore cosa dice a te?» Leonardo, per la prima volta, si sente sicuro di sé. Prende dolcemente il viso di Jinny tra le mani, lo avvicina al suo e dice: «Questo!» E le loro labbra si toccano in un romantico bacio. Intanto George è in camera sua, ha finito di svestirsi e ora si è disteso sul letto. Si sente come non capitava da tanto tempo: leggero. Ha appena chiuso gli occhi quando sente dei passi: è sua madre, ma non è sola. Riconosce quella voce che ama così tanto e che ha sentito appena due giorni prima. 54 Il concerto CAPITOLO SESTO In una notte Tutto accadde quella notte. Pioveva e il motorino slittava sull’asfalto bagnato. I due amici, ancora presi dall’allegria della serata appena trascorsa, non si resero conto di ciò che stava per succedere… La festa era stata fantastica, era la prima volta che esageravano così tanto e tra un bicchiere e l’altro persero totalmente il controllo dei loro pensieri. “Amavo quella sensazione, non ero mai stato così bene. Lui era alla guida, le nostre risate si confondevano con il rumore della pioggia e le nostre voci risuonavano nel silenzio della città addormentata: vivevamo appieno la spensieratezza dei nostri quindici anni. Ad un tratto però uno schianto, le sue urla, vortici di immagini nella mia mente. E poi il buio, quel buio che mi circonda perennemente”. Dopo giorni di sofferenze George tornò a casa, non pensava che non l’avrebbe più sentito per tre lunghi anni. Inutili i messaggi, le telefonate. Venne a sapere che si era trasferito in una nuova città, ecco tutto. “Avremmo potuto sostenerci, viverla insieme la nostra sventura. Ma forse… forse non eravamo tanto forti da sopportare il dolore l’uno dell’altro. Così le nostre vite si divisero e nemmeno la forza del nostro bene seppe tenerci insieme”. Ecco cosa pensa George nell’udire Capitolo sesto 55 56 quella voce tanto familiare. «George, George! C’è una persona che vorrebbe vederti», dice la madre avvicinandosi alla stanza. Il ritorno alla realtà è brusco, quei pensieri l’avevano invaso totalmente. Lo sente entrare, erano anni che aspettava questo momento, specialmente da quando Riccardo era passato a casa sua due giorni prima. Ormai, soli nella stanza, il silenzio si faceva sempre più imbarazzante. «Ciao George». «Ciao Rick. Ma da quanto tempo è che…» «Sai George, se sono sparito è perché ho avuto paura, paura di affrontare le conseguenze. Ho sempre creduto che fossi stato io la causa di tutto, di quell’incidente, e le tue telefonate hanno continuato ad alimentare il mio perenne senso di colpa». «Non devi nemmeno pensarlo, Rick. Sì, spesso mi sono sentito solo, non mi spiegavo come il mio migliore amico avesse potuto lasciarmi da un momento all’altro». «George, credimi! Non è così!» «Dai… Basta sentimentalismi, non è da te!» dice George ridendo. E anche sul volto dell’amico compare un sorriso di conforto. Avvicinandosi, lo stringe in un caloroso abbraccio, aggiungendo: «Che ne dici di raccontarmi tutto davanti ad un boccone all’Holz?» Leonardo non riesce a pensare a nulla, è inebriato da quella In una notte ragazza, dai sui capelli di un rosso così acceso da sembrare il più luminoso dei tramonti sul mare, dal suo profumo di rose e fiori selvatici. La ama, semplicemente la ama e quel bacio è stato l’apoteosi, il momento più bello della sua travagliata vita fatta di liti in famiglia e pensieri, tanti pensieri dai quali fuggiva attraverso la musica e la scrittura. Ma ora è diverso, la sua mente è libera e concentrata su di lei, Jinny. La stringe a sé e le sussurra dolcemente: «Ti amo». Lei sorride, abbracciandolo. Restano fermi ad ascoltare i loro cuori impazziti che battono all’unisono. L’abbraccio si scioglie e i due si incamminano in quella magnifica serata di giugno con uno spicchio di luna argentea tra le stelle. Sembrava che Jinny avesse dimenticato i suoi dubbi su quell’importantissima esperienza a Vienna, ma Leo sapeva che quel pensiero, in fondo, ancora tormentava il suo animo. Così, prendendo coraggio, dice: «Non so cosa sia successo tra te e George, ma sono sicuro che non hai alcuna colpa e che seguire il proprio cuore sia la scelta giusta». Lei, sfoderando un altro dei suoi travolgenti sorrisi che tuttavia celava un’antica tristezza, risponde: «Leo, devi sapere che George non è sempre stato così pacato e melanconico, era un ragazzo molto diverso. L’incidente che gli ha tolto la vista lo ha cambiato, cadde dal motorino guidato da un suo amico mentre tornava da una festa. Sarei dovuta andare a prenderlo io, ma avevo Capitolo sesto 57 58 un concerto quella sera e… e…» con voce rotta dal pianto stringe Leo e lo bacia. Non è più un bacio dolce e romantico, ma disperato e struggente. Leo vorrebbe consolarla, ma lei corre via. Giunta a casa, si getta sul letto, scoppiando in un pianto sommesso. Nella sua mente il caos: ama la musica, ma anche suo fratello e non vuole abbandonarlo di nuovo, così scivola in un sonno senza sogni. Leonardo, angosciato per la reazione di Jinny, indossa le cuffie e torna ad essere il ragazzo pensieroso di sempre e, con passo pesante, si avvia verso casa. Sulle note di Boulevard of Broken Dreams riflette su cosa fare nell’immediato futuro, avrebbe parlato a George e tentato di convincere Jinny a partire? Nei suoi pensieri si fa strada la celebre frase di Richard Bach: “Se ami davvero qualcuno, lascialo andare”. E lui amava veramente Jinny. Nel frattempo George accetta l’invito di Riccardo e si prepara per uscire. Decidono di andare al solito vecchio pub, luogo che travolge entrambi di una valanga di ricordi: allegre serate, risate interminabili, prime esperienze adolescenziali… «Due birre, grazie». «No, per me una Coca, per favore» lo interrompe bruscamente l’amico. «Ma come… proprio tu… una Coca?» «Sì George, sono cambiato dopo quello che ci è successo. Dopo il trasferimento ho conosciuto una nuova realtà e nuove abitudini. Ho ripreso in mano le redini della mia vita, mi ero lasciato troppo In una notte andare. All’inizio è stato difficile, ma poi ce l’ho fatta. Mi sono reso conto che tutto ciò di cui avevo bisogno era lì accanto a me, e non l’alcool e quel mondo che non mi apparteneva realmente». «In realtà non sei l’unico. Anch’io sono cambiato. Pian piano ho imparato ad accettare la mia condizione, spesso contando unicamente sulle mie forze e riponendo tutta la mia fiducia in Aaron. E non ci crederai ma è proprio in questa settimana che ho riscoperto quella vecchia parte di me rimasta addormentata per troppo tempo. È come se si fosse risvegliata grazie all’inizio di una nuova amicizia, la sua compagnia mi fa sentire sempre a mio agio, insomma… Leo». «Scusa… chi?!» «Sì, Rick. Proprio lui». Capitolo sesto 59 CAPITOLO SETTIMO Il sogno di George «Ciao». «Ciao». «Che fai?» «Niente, torno a casa». «Raggiungimi all'Holz, beviamo qualcosa». «Arrivo, sono qui vicino». È una bella notte stellata. Leo entra nel locale facendo sbattere la porta. È affollato, tutto è avvolto da una cappa di fumo, si sente "Certe notti" di Ligabue. Aron, che sognicchiava tranquillo ai piedi del suo padrone, è come sempre il primo ad accoglierlo con un'allegra scodinzolata. I ragazzi si scambiano un saluto e si siedono al tavolo. George presenta Riccardo come un amico di vecchia data. Questo guarda con stupore Leo esclamando: «Ah, sei proprio tu!» E tutti e tre iniziano a ricordare episodi del passato. Dopo la piacevole serata trascorsa in insieme, si salutano dandosi appuntamento per l'indomani, nelle prime ore del sabato pomeriggio. Rientrato a casa, George bussa alla porta della camera della sorella e con voce sommessa sussurra: «Ehi, sei sveglia?» «Entra pure! Com' è andata la serata? Come sta Riccardo?» «Bene, rimarrà un po’ di tempo dalla nonna. Abbiamo parlato dell'inCapitolo settimo 61 62 cidente ed ho spiego a Rick che non è stata colpa sua. Poi ci ha raggiunti Leo. E la tua serata?» «Abbastanza bene». George intuisce che c'è dell'altro. «Cos'hai? Cosa ti preoccupa? Cosa ti angoscia?» «Non so che fare». «Rispetto al cosa?» «Il mio futuro. Ho la testa nel pallone! Vienna e la mia musica, Leo, tu…» George la interrompe: «Vienna?» «Sì, mi è arrivata una proposta di audizione dall'orchestra di Vienna». «Ma sei pazza? Hai dei dubbi? Vai!» A questo punto Jinny confida al fratello tutti i suoi dubbi e le sue paure, ma anche la voglia di realizzare il suo sogno. «Non so che cosa fare, sono confusa». «Devi seguire il tuo sogno, io ce la farò!» e aggiunge «Promettimi che prima di trasferirti a Vienna faremmo un viaggio». La ragazza annuisce a si addormenta. Il sole delle mattina filtra attraverso le fessure della persiana riscaldando il viso di George, accolto da un saluto di Aron. È il weekend prima dello scritto di Italiano, lunedì sarà il primo giorno della maturità. Riflette sull’intera giornata passata e sulle mille emozioni provate. Rimane a letto. Allunga la mano e accende lo stereo, parte una raccolta di Miles Davids che porta i sui pensieri Il sogno di George all'imminente prova d’esame e a ciò che avverrà nel prossimo futuro. Sente che la tensione e la preoccupazione crescono, non tanto per l'esame in sé, ma perché con la fine del liceo dovrà prendere delle importanti decisioni sul suo avvenire e sostenere Jinny nel realizzare il suo sogno, non vuole essere un peso per lei. Non vorrebbe perdere le amicizie del liceo e soprattutto il rapporto con Leo. Ripensa a quando poteva guardare il mondo con i suoi occhi. Quanto vorrebbe esistesse una soluzione per la sua cecità, ma è consapevole che sarà impossibile riacquisire la vista. Immagina di essere autonomo, avere una casa, un lavoro, e perché no, una grande storia d'amore. Si rende conto che a breve dovrà fare una scelta importante che segnerà la sua vita, frequentare o meno l'università. Uscendo dalla stanza, George viene accolto dai piacevoli profumi provenienti dalla cucina, tra cui spicca la tradizionale torta di mele, la stessa che la sua bisnonna preparava alla madre quando era piccola. Dallo studio, risuonano le dolci note del piano di Jinny, George la raggiunge chiedendole come avesse passato la notte e cosa stesse provando. «Sono i pezzi proposti dall'orchestra di Vienna per l'audizione». «Quando devi andare?» «Agli inizi di settembre, devono ancora confermarmi la data esatta». «Lo hai già detto a mamma e papà?» Capitolo settimo 63 64 «No! Non ho ancora deciso, non sono ancora sicura di farlo. Voglio aspettare ancora un po’». «Smettila di preoccuparti per me. Pensa a te ed al tuo futuro, io me la caverò» poi continua «Oggi mi vedo con Leo e Rick, ti va di uscire con noi?» Il parco davanti al liceo è affollato di bambini che salgono e scendono dagli scivoli, che calciano un pallone ed urlano mentre giocano; nonni e genitori chiacchierano tra loro e sembrano aver dimenticato le preoccupazioni con le quali vivono durante la settimana. La solita panchina è già occupata da Leo, che come sempre è concentrato nella sua musica e sul suo quaderno dove appunta pensieri, emozioni, immagini, spunti, come un vero scrittore. Improvvisamente si sente toccare una spalla, è Riccardo. Si siede accanto a lui, ed è costretto a spegne l'i-pod e mettere via il suo amato e fidato quaderno. «Ciao Leo, cosa scrivi?» «I miei pensieri, mi piacerebbe diventare uno scrittore». «Bella la serata di ieri, dovremmo ripeterla!» «Sì, mi ha fatto piacere stare con voi e conoscere un pezzo in più del passato di George». In quel momento sopraggiungono Jinny e George anticipati da Aron. Decidono di andare a fare un giro in centro. Mentre camminano Il sogno di George Jinny, abbracciata a Leo, osserva il fratello sotto una nuova luce. È molto più autonomo di quanto si aspettasse, sale e scende dagli autobus senza la minima esitazione e vederlo ridere e scherzare con i suoi amici le fa capire che il fratello è responsabile per se stesso e deve lasciarlo andare. Arrivati alla gelateria preferita di Jinny, si siedono e dopo aver ordinato iniziano a parlare dei prossimi esami e del futuro. Riccardo incuriosito chiede a George: «Hai già deciso a quale facoltà ti iscriverai?» Il ragazzo colto di sorpresa dalla domanda non sa cosa rispondere «Sono molto indeciso. È da tempo che penso se iscrivermi alla facoltà di Lingue che è più lontana ma più facile della facoltà di Giurisprudenza, più vicina ma forse più difficile per me!» Capitolo settimo 65 CAPITOLO OTTAVO Changes La candida neve ha ormai ricoperto l’immenso prato verde smeraldo che circonda il quartiere di Meidling. Questo è ciò che vede Jinny dalla finestra del suo appartamento a Vienna, mentre si prepara per un’altra delle sue grandi esibizioni nell’orchestra. Finalmente, dopo tanti sacrifici e tanto duro lavoro, Jinny è riuscita a realizzare il suo più grande sogno e, ciò che la rallegra ancora di più, le persone a lei più care saranno sue ospiti il giorno seguente. È anche particolarmente entusiasta di conoscere il grande amore di suo fratello George, di cui ha sentito interminabili storie in questi ultimi anni. Preparandosi per il concerto, la sua mente è assalita dai ricordi. Da quando si è trasferita a Vienna è tornata a casa solo poche volte. Quanto le manca il fratello… I sensi di colpa la invadono ogni qualvolta ci pensa. Dal trasferimento la vita di tutti è cambiata radicalmente. George si sta impegnando per la buona riuscita della sua attività con una forza di volontà inaudita, nonostante tutte le difficoltà dovute al suo handicap. Sarebbe riuscita lei a fare lo stesso? A superare un tale trauma? A realizzarsi e riuscire in ciò che ama nonostante la vita la mettesse continuamente alla prova? Sicuramente con più facilità, anche lei era riuscita a coronare il proprio Capitolo ottavo 67 68 sogno. Dopo infinite ed estenuanti audizioni, il duro lavoro ha dato i suoi frutti: è finalmente pianista nella Wiener Symphoniker, l’orchestra di Vienna. E Leo… chissà che ne ha fatto della sua vita. Sapeva poco di lui dato che non si erano più visti, ma lei continuava a pensarci incessantemente. Non l’aveva dimenticato e sperava di rincontrarlo in qualche modo. Com’erano andati i suoi studi alla facoltà di lettere? Aveva realizzato il suo sogno di diventare scrittore? Quanto le piacerebbe rivederlo. Avrebbe potuto chiedere a George di aggiornarla una volta arrivato. Non vedeva l’ora. Nel frattempo, mentre è immersa nei ricordi, ha terminato di prepararsi ed è pronta per l’esibizione. Dietro le quinte l’ansia sale. Le tremano le mani e il cuore le batte a mille. Come è solita fare, scosta il sipario per dare un’occhiata al pubblico, il teatro è pieno e non c’è ombra del velluto rosso delle poltrone. Ma ad attirare la sua attenzione è un viso familiare. Cosa? George? Sarebbe dovuto arrivare l’indomani! La tensione aumenta sempre più. Credendo di aver preso una svista, sbircia nuovamente. Seduto accanto a George ci sono Rick e una ragazza sconosciuta. Deve essere lei. Di fianco a Rick c’è un altro viso che le appare familiare, ma proprio non riesce a capire di chi possa essere quella folta chioma castana e quella barba curata. L’agitazione aumenta, sentendo ora che si sarebbe esibita per le persone che hanno avuto un ruolo fondamentale nella sua vita e non più solo per il pubblico. Changes «Miss Jinny, you’re going to play. You’ve two minutes to get ready». Nonostante non si sentisse pronta, si avvia verso la sua postazione. Le sembra di non ricordare nulla, neanche una singola nota della sinfonia di Wim Mertens, Struggle for pleasure. Continua a lanciare occhiate allo spartito, le sembra quasi di non averlo mai letto. “Cosa ci faccio qui? Non sono preparata”, pensa tra sé e sé. Le luci si spengono, il sipario si apre lentamente accompagnato da un caloroso applauso. Uno sguardo al direttore d’orchestra che le dà il via e le sue dita iniziano a muoversi da sole. È nel suo mondo, isolata da tutto ciò che la circonda, solo lei, il piano e la dolce melodia prodotta dai suoi tocchi leggeri. Non pensa più a nulla, non c’è più l’ansia, spera solo di rendere il fratello fiero di lei. E ci sta riuscendo. Conclusa l’esibizione, il pubblico l’acclama con una standing ovation, e scorgere l’emozione sul viso del fratello la rende incredibilmente felice. Si sente fiera di se stessa perché è riuscita a far sorridere lui, e la felicità di George è sicuramente una delle cose a cui tiene di più. Rientrando nel camerino col sorriso che le illumina il volto, trova un bouquet di rose rosse al quale è attaccato un bigliettino. Incuriosita, si precipita a leggerlo: “Sei stata spettacolare, esattamente come mi aspettavo. Ci vediamo tra poco, non sto più nella pelle. Tuo, L”.. LEO? Le si ghiaccia lo stomaco solo al pensiero, spera con tutta se Capitolo ottavo 69 70 stessa che sia realmente lui. Fremente, esce dal camerino correndo. Ad accoglierla ritrova George, Rick e lui… Leo. Si precipita verso di loro, accolta da un affettuoso abbraccio. Le erano mancati davvero troppo, vivere da sola in un’altra città le aveva fatto dimenticare cosa volesse dire avere una famiglia accanto a sostenerla. «Ragazzi! Vi aspettavo domani! Che sorpresa!» Girandosi poi verso Leo, i suoi occhi si illuminano di uno strano bagliore. «E tu? Cosa ci fai qui? Ho aspettato tanto questo momento. Sei cambiato molto». Leo lascia spazio alle emozioni e non riuscendo nemmeno a dire una parola le sorride. «Mi sei mancata da morire sorellina!» dice George con voce segnata dalle lacrime, abbracciando la ragazza. «Ciao Jinny. È splendido rivederti, sei stata un portento». si complimenta Rick. «Che ne dite di andare a mangiare qualcosa? C’è un ristorante cinese qui vicino dove preparano il miglior gelato fritto che abbia mai mangiato. Vi piacerà, ne sono certa» propone Jinny, indicando la strada ai ragazzi. Seduti al tavolo del ristorante, ognuno ordina qualche deliziosa pietanza. Nel frattempo il cameriere riempie i calici con dello squisito vino bianco. Tra un bicchiere e l’altro iniziano a chiacchierare del più e del meno, degli obiettivi, dei progetti, dei successi di ognuno. Ma a un tratto a Jinny sorge un dubbio: «George, dimenticavo! Mi Changes aspettavo venissi a trovarmi in dolce compagnia». «Ehm, in realtà è una cosa un po’ delicata», risponde George perdendosi nei suoi pensieri. Jinny intuisce di creare imbarazzo al fratello ed evita di parlarne. Chiede a Leo come fosse andata a finire con la storia del libro: «Allora Leo? A che punto sei col tuo capolavoro?» Lui risponde soddisfatto, ma con una punta di malinconia: «L’ho finito poco tempo fa, e posso dire che la tua definizione di capolavoro è giusta, dato che la protagonista sei tu. Purtroppo nessuna casa editrice ha accettato ancora di pubblicarlo e allora…» A quel punto un’idea balenò nella mente di Jinny. «E se George ti aiutasse a tradurre il libro in più lingue? Lui è laureato in inglese e tedesco, in questo modo avrai più possibilità di pubblicarlo». George risponde entusiasta, pronto ad aiutare l’amico: «Certo che posso aiutarti! Lo faccio con piacere, appena torniamo a casa ci mettiamo d’impegno e traduciamo tutto!» I ragazzi finiscono la cena e si dirigono verso l’appartamento della bella musicista. Lì tutto è pronto per una meravigliosa notte in compagnia: cibo spazzatura, buona musica di sottofondo e tante chiacchiere. «Sai, vengono sempre più persone al mio corso. La nuova idea è piaciuta moltissimo, sempre più ragazzi non vedenti si stanno iscrivendo. Le lingue sono ormai essenziali in qualsiasi impiego. Anche Capitolo ottavo 71 72 solo impararle apre la mente, e dare il mio contributo è davvero una soddisfazione impagabile». Nonostante la stanchezza, i quattro amici programmano le attività da svolgersi il giorno dopo: sarebbero andati in giro per la città. «Buongiorno ragazzi, pronti per oggi? Ci sarà molto da visitare!» esclama Jinny agli amici appena svegli che si avvicinano al tavolo per la sostanziosa colazione. Dopo aver mangiato e aver deciso l’itinerario, i ragazzi si dirigono ognuno verso la propria camera per prepararsi. Ma ad un certo punto, quando di Rick e Leo non vi è più traccia, George si rivolge alla sorella: «Jinny, senti… Per me è molto difficile parlarne così, su due piedi, ma proprio non posso più portare un peso tanto grande. Ricordi quando ieri hai parlato della mia ''dolce compagnia''? Beh... devi sapere che il mio dolce compagno è Rick». Senza nemmeno lasciarle il tempo di rispondere, George si dilegua. Jinny, senza parole, entra in camera, si siede sul suo letto dalle morbide coperte rosa, e comincia a riflettere... “E adesso? Chissà se i nostri genitori ne sono a conoscenza. Chissà che reazione e che atteggiamento si aspetta ora da me!” Chiude gli occhi, ma il terrore di ferirlo la costringe a spalancarli e a correre da lui nella sua camera. Lo stringe tra le braccia con grande tenerezza, assicurandogli che nulla cambierebbe mai il loro rapporto e dimostrandogli il suo sostegno. Nel momento in cui Jinny si dirige verso la porta per uscire, George Changes esclama: «Grazie sorellina. Sapevo che avresti capito». Jinny, con un sorriso che le illumina il volto, si gira verso il fratello, e gli dice: «Ti voglio bene, George». Poi, rapida come non mai, torna in camera sua, e si prepara per fare da guida agli amici nella fantastica Vienna. Si precipita in cucina e sono già tutti lì ad aspettarla. Ed è così che escono per intraprendere questa nuova avventura, ancora insieme. Capitolo ottavo 73 CAPITOLO NONO La vita non è mai scontata Strauss Graben. Neve. Prater, ruota panoramica. Klimt e il bacio. Erano lì, in quella fredda e romantica città. Dopo mesi, anni, si rincontravano. Ora stavano calpestando la stessa strada, ognuno con la sua storia. Tutti avevano volti allegri, l’espressione della felicità, nonostante il loro percorso, i loro trascorsi troppo tortuosi. Erano contenti di poter parlare di nuovo, di potersi riabbracciare, di guardarsi semplicemente, e ancora parlare, sì, perché avevano tanto da dirsi: dei progetti, dei cambiamenti, insomma, delle loro vite. Erano beati come bambini che sorridono alla mamma. Finalmente ridevano alla vita, quasi a voler cancellare il loro passato, l’incidente, la cecità, i loro disagi familiari troppo complicati. Volevano cancellare quelle storie che erano come catene ai polsi, storie che toglievano l’aria… Come fare? Un modo ci doveva pur essere, bastava cercarlo. Allora più convinti che mai decisero di ripartire da zero. Eccoli pronti a farsi prendere dalla vita, seduti su quelle panchine che galleggiano sul verde compatto di Stadtparck. «Ricordo la prima volta che la sentii suonare. Nessuno poteva immaginare l’emozione che il tocco delle sue dita sui tasti del pianoforte suscitava dentro di me» dice Leo. «Leggimi qualcos’altro del tuo romanzo» risponde Jinny. Capitolo nono 75 76 «Mi stai ascoltando? Sembri distratta, non vuoi dirmi cos’hai?» «Scusami, sono un po’ sovrappensiero». «È per via di George, vero?» dice Leo sottovoce per evitare che George e Rick sentano, distanti poco più in là. «Come fai a saperlo?» «L’ho scoperto durante il viaggio in aereo. Non è difficile capirlo, non si separano neanche per un istante. Perché ti preoccupa così tanto?» «Credo ne abbia passate tante, ho solo paura possa essere un’altra difficoltà, chissà cosa penseranno i miei, prima o poi lo verranno a sapere». «Non penso affatto che sia una difficoltà. Guardali, sono così felici! Stanno bene insieme, è questo che conta. Ascolta Jinny, ho un’idea …» Ritornati a casa, Jinny aspetta che gli amici vadano a dormire e fa capire al fratello di trattenersi con lei in cucina afferrandogli la mano. All’unisono i due esclamano: «Vorrei parlarti!» George inizia: «Qualcosa dentro di me è cambiato…» «E ora? Cosa hai intenzione di fare con i nostri genitori? Non credi sia arrivato il momento di parlargliene?» «Ho paura perché sono sicuro che loro non capirebbero mai». «Sono sicura che ti sbagli. Capiranno, si renderanno conto che quello che provi ti rende felice. Sai che loro vogliono il nostro bene». «Ma…» La ragazza interrompe George: «Farò venire mamma e papà a Vienna e parlerete». La vita non è mai scontata I due si abbracciano e Jinny gli sussurra che andrà tutto bene. Lui sorride, ma quel sorriso non era sincero, nascondeva mille dubbi. Jinny è la prima a svegliarsi e vede che George stesse ancora dormendo. Le torna in mente la loro conversazione e per un attimo si rende conto di non avere il coraggio di afferrare il telefono per chiamare i genitori. Qualcosa dentro le fa prendere sicurezza, quella con la quale durante la conversazione aveva detto a George che sarebbe andato tutto bene. Ma forse non è il caso di avere dei dubbi, prende il telefono e chiama. Jinny li invita Vienna con la scusa del suo concerto, saranno lì fra due giorni. Annuncia a tutti il loro arrivo e si allontana con Leo per lasciare George e Rick da soli. George inizia: «L’avrai capito… è meglio così. Verranno qui e voglio che tu ci sia». Due giorni dopo ad aspettare il loro arrivo c’è Leo, che li accompagna al luogo dell’appuntamento, dove ad attenderli ci sono quei ragazzi che avevano stretto un nuovo patto con la vita. Un velo di tristezza annebbia i volti dei genitori, che collegavano quelle facce al tragico ricordo dell’incidente. Il loro sguardo provoca negli animi di Rick e George un senso di inadeguatezza ed imbarazzo. Tutti pensarono di respirare a pieno quella vita. Tutti, in quella fredda e romantica città, sentirono sulla pelle i raggi del sole che li accarezzava. Tutti strinsero i pugni, risero e ripartirono da zero. Capitolo nono 77 CAPITOLO DECIMO Un finale inaspettato Dopo un periodo in cui la testa di Leo era rivolta solo ed esclusivamente a Jinny, il ragazzo cominciò ad avere anche un altro pensiero fisso. Un giorno fu profondamente colpito da una notizia del TG della sera sulla riapertura delle frontiere in Myanmar, l’ex Birmania. C’è bisogno di volontari, di medici, di infermieri ma anche di ingegneri e di insegnanti per tirare su delle strutture d’accoglienza per le vittime di un conflitto di cui nessuno parla. Leo capisce che deve andare e scosso da un forte brivido carico di solidarietà pensò: “Sento che devo seguire questa strada, non posso nemmeno pensare che qualcuno faccia una vita del genere. So cosa significa soffrire, visto la famiglia che mi ritrovo. Devo partire. Ora”. Pochi secondi dopo riprese: “Ma come farò con Jinny? Proprio ora che ci eravamo ritrovati!” dice stringendo gli occhi e i pugni. Con un profondo sospiro, le telefona per fissare un incontro. Il giorno dopo Jinny e Leo trascorrono del tempo insieme. Appena si vidono si abbracciano, si baciano e cominciano una passeggiata. Leo non conosce Vienna e lei è felicissima all’idea di dovergliela far scoprire e di mostrargli tutte le bellezze di questa splendida città, dai palazzi imperiali agli angoli più nascosti e romantici. Lui le riempie la testa di come le era mancata, dicendo che vedeva continuamente i suoi capelli rossi in ogni ragazza. Diventano sempre più inseparabili, non accorgendosi neppure delle persone che gli Capitolo decimo 79 80 passavano accanto. Ogni racconto ed ogni risata serve a colmare quel vuoto che hanno da quando si sono divisi. Tutti e due cercano di vivere intensamente i momenti apparentemente più insignificanti, che per loro sono i più preziosi. Non vogliono rovinare quella magica atmosfera e quella solida intesa che si è saldata fra di loro. Il frastuono delle auto sarebbe stato fastidioso per chiunque, ma non per loro due, che sembrano essere in un altro mondo, il loro. Leo sembra strano, diverso. Jinny se ne era accorta. Sembra incupirsi di tanto in tanto, come se fosse assolto da un pensiero che lo tormentava, come se fosse tornato indietro nel tempo, quel tempo in cui ancora non conosceva Jinny, i problemi familiari e le responsabilità troppo grandi per un ragazzo della sua età lo perseguitavano, quando la sua musica e il quaderno che portava sempre con sé sembravano essere i suoi unici salvagenti, le sue uniche ancore di salvezza. Jinny aveva paura di fargli domande. Gli anni sono passati, le loro strade si sono separate per un bel po’ di tempo e lei non è più la ragazza intraprendente, spigliata e sicura di sé che aveva conosciuto tempo fa, quella ragazza che dopo qualche minuto di timide presentazioni era stata capace di rivolgergli la parola come se lo conoscesse da una vita. Anni di intenso studio, di ferrea disciplina, ore ed ore di esercizio al pianoforte alla ricerca della perfezione, l’ha resa più prudente e razionale ma anche più incerta, più insicura di conoscere una verità che potrebbe essere spiacevole e che avrebbe potuto mettere sottosopra la sua vita, ormai così ordinata e precisa. Un finale inaspettato Tornano davanti casa di Jinny in tarda serata e Leo accetta volentieri di entrare. Si mettono sul divano, quando tutto d’un tratto Jinny, mossa da un’irrefrenabile curiosità, rompono il silenzio che li circondada quando avevano varcato la soglia della porta: «Ti vedo strano oggi. C’è forse qualcosa che non va? Lo sai che a me lo puoi dire». A quel punto Leo si rivela tutto: «C’è una cosa che non ti ho detto. Ho deciso di partire per fare del volontariato in Birmania. Appena ho visto la notizia al TG non ho potuto fare a meno di mettermi nei loro panni». Leo prende le mani esili di Jinny e le disse con voce più sottile: «Ascolta. Se tu sei disposta a rinunciare al tuo lavoro e alla tua carriera, possiamo partire insieme. Il mio volo è già prenotato e un posto per te ancora ci sarebbe... Partiamo». Jinny si sentì mancare le forze, le mani cominciano a tremare. Si alza dal divano con uno scatto che lascia immobile Leo seduto dov’era. Esce sul balcone nonostante il rigido freddo invernale e si ferma a guardare il cielo notturno. Sembra non esserci una stella. Pensa: “Facevo bene a preoccuparmi, in fondo anche George me l’ha sempre rinfacciato che ho una fervida immaginazione, aveva ragione. Pensavo che questa storia potesse durare, ma mi sbagliavo”. Ad interrompere le sue riflessioni ci fu una melodia che proviene da un palazzo non molto lontano dal loro balcone, musica classica per la precisione. Se ne accorge anche Leo che esce per ascoltare meglio, o magari lo fa come se fosse una scusa per andare incontro a Jinny. La musica. L’elemento che li ha tanto legati fin da quando si sono conosciuti, è lì a fare da sottofondo al momento che li avrebbe Capitolo decimo 81 82 divisi per sempre. I ragazzi stanno in silenzio tutto il tempo fino al punto in cui la canzone smette di addolcire la situazione. Dopo mezzo minuto, Leo, quasi impaurito ma speranzoso, le rivolge la parola: «Allora, hai pensato alla mia proposta?» Lei gli risponde con una faccia delusa: «Ma come fai a mollarmi così facilmente? Io non ci riuscirei a lasciare alle spalle tutto quello che abbiamo passato insieme». Una lacrima le scorre lungo una guancia, quando contina con voce più liberatoria: «Dopo tutti i sacrifici, non solo miei, ma anche della mia famiglia, come puoi pensare che mandi all’aria tutto quello che ho ottenuto? Se questo tuo bisogno di andartene per aiutare altra gente è più forte di quello che c’è tra di noi... beh, allora quella è la porta. Sei libero di fare quello che ti pare!» conclude Jinny indicando l’uscita. A quel punto Leo la guarda un’ultima volta. Comincia a pensare se vale la pena partire e non rivederla più. Il dubbio lo ha angosciato per sette lunghissimi secondi. Riuscì a voltarsi e se ne andò. Chiusa la porta, Jinny, sente i passi di Leonardo come se la colpissero ripetutamente nell’anima. Finì per scoppiare in un pianto disperato. È distrutta. Persa. Sola. Sola con i suoi rimorsi, che non fa altro che ingigantire il dolore che prova. Sei giorni dopo, Leo va in aeroporto. Porta solo due valigie con sé, ma si sente più pesante che mai. Eppure lui è consapevole del fatto che manca il bagaglio più importante per lui, quello più carico di ricordi e di emozioni, Jinny. Una volta sull’aereo, prende il libro che non ha ancora una casa editrice pronta a metterlo in vendita e decide di modificarne la conclusione, togliendo il lieto Un finale inaspettato fine. Descrive la loro storia come un “Amore senza via d’uscita”. Jinny ha ventitre anni, è una donna ormai ed è una bravissima pianista. Torna a casa molto stanca da uno dei suoi concerti. Intravede le luci sono ancora accese dalla parte più bassa della porta. Appena entra sente delle voci provenire dal salotto: «Zio George! Zio George! Quando torna la mamma?» La bambina saltella arrabbiata e non si sarebbe fermata finché non le fosse stata data una risposta. Jinny si avvicina e al solo rumore dei passi la piccola le corre in braccio: «Mamma voglio sapere come finisce la storia di ieri!» George dice: «Finalmente sei qui, ringraziando il cielo. Ho provato a farla addormentare in tutti i modi ma non c’è stato verso!» «Insomma Mia, ti ho detto mille volte di non far arrabbiare lo zio. Forza, adesso andiamo a dormire». Jinny rivolge uno sguardo che esprimeva gratitudine. «Grazie fratellone, buonanotte». George ricambia dando la buonanotte anche alla bimba con l’aria tutta insonnolita. Jinny mette la figlia a letto delicatamente. All’improvviso la bambina urla: «Mamma, avevi promesso di leggermi il libro!» Lei replica: «La pianti di urlare sì o no? Ok, un attimo. Ora te lo leggo». Prende la sedia dalla scrivania della cameretta di Mia e si mette vicino al suo letto. Non fa in tempo a leggere mezza pagina che si accorge di parlare da sola, la bambina dorme e lei è rimasta seduta con quel libro in mano. Comincia ad essere il libro più vecchiotto della casa. Nonostante questo, lei lo fa di nuovo. Lo apre ancora alla prima pagina e rilegge ciò che ormai è Capitolo decimo 83 scontatissimo. C’è scritto: “La ragazza dai capelli rossi - Il bestseller di Leonardo Guglielmi”. Ormai non piange più nel rileggerlo, sorride con nostalgia perché pensa a come sarebbe potuta essere la sua vita, tutti e tre insieme, papà, mamma e Mia. 84 Un finale inaspettato APPENDICE 1. Un giorno qualunque IISS “Elena di Savoia - Piero Calamandrei” Bari - gruppo misto classi III Dirigente Scolastico Gaetano Scotto Docente referente della Staffetta Alessandra Iacobelli Docente responsabile dell’Azione Formativa Alessandra Iacobelli Gli studenti/scrittori delle classi: gruppo misto classi III Eleonora Grimaldi, Noemi Mirenda, Angela Cacciapaglia, Fabiola Epicoco, Laura Valerio, Roberta Giacobelli, Simona Zaccaro, Francesca Rizzi, Simona Dibello, Alessia Capriuolo, Florjian Cela, Stefania Somma, Giorgia Bernardini, Giovanni Mariani, Daniela Napoli, Stella Tatone, Angela Rizzi, Marina Colella, Adriano Lorusso, Angela Primavera, Maria Sonia Nuzzi, Micol Girone, Silvia Bozzi, Cristian Damiani, Nicoletta Allegretta, Naomi Bratta Hanno scritto dell’esperienza: “...Iniziativa coinvolgente ed originale… Non vediamo l’ora di leggere i lavori degli altri studenti per vedere come continua la storia che noi abbiamo iniziato”. APPENDICE 2. Incontri Liceo Scientifico Statale “Elio Vittorini” Napoli - gruppo misto classi III C - IV D - V G Dirigente Scolastico Rosanna Videtta Docente referente della Staffetta Loredana Troise Docenti responsabili dell’Azione Formativa Santa Mileto, Laura Di Biase Gli studenti/scrittori del gruppo misto Cristina Avallone IV D, Alessandro Calitri III C, Marco Campanile IV D, Alessandra De Vita V G, Roberta Di Somma V G, Lorena Di Toro IV D, Pierpaolo Evangelista III C, Rosaria Polverino III C, Andrea Spagnuolo IV D Hanno scritto dell’esperienza: “…È il quarto anno che noi studenti del “Vittorini” viviamo questa straordinaria avventura che ci trasforma in autori di un romanzo collettivo. Giocare con storie e personaggi, con pensieri e parole, passarci il testimone in questa singolare e ormai attesa maratona ci rende ogni volta protagonisti di un’esperienza di scrittura davvero unica e preziosa”. APPENDICE 3. La famiglia Liceo Scientifico e Classico “Don Caro La Mura” Angri (SA) - classe IV D Sci. Dirigente Scolastico Filippo Toriello Docente referente della Staffetta Raffaele Rossi Docente responsabile dell’Azione Formativa Raffaele Rossi Gli studenti/scrittori della classe IV D Sci. Giulio Ferraioli, Giuseppe Trombetta, Federico Di Leo, Yuri Tartaglione, Vincenzo Guida, Alessandro Grieco, Claudia Cuciniello, Anna Cinque, Maria Biondina Grimaldi, Concetta Trovato, Eleonora D’Andretta, Siriah Montella, Gerardo Risi, Ivan Califano, Salvatore Testa, Mario Ungaro, Christian D’Aniello, Alessio Mascolo, Valerio Pizzo, Vincenza Russo, Michele D’Antonio, Ilenia Orecchio, Maryem Ettabai, Benedetta Falcone, Gerardo Rispoli, Michele Todisco, Mario Calabrese Hanno scritto dell’esperienza: “…Il progetto “Staffetta Creativa” che ci ha coinvolti anche quest’anno è stato molto significativo per la nostra crescita scolastica; infatti ne sono fruttati due risultati, uno personale e uno riguardante il collettivo. Da un punto di vista di cultura personale ci ha fatto riscoprire il nostro lato creativo, facendoci immedesimare in uno scrittore e facendo sviluppare al massimo i nostri pensieri, mentre dal punto di vista dell’essere classe è stata un’esperienza che ci ha unito e divertito ma soprattutto ci ha dimostrato di essere capaci di trovare un punto di incontro tra tutte le idee proposte da ognuno di noi, in modo da realizzare un elaborato che si spera sia completo ed efficace”. APPENDICE 4. Incertezze Liceo Scientifico “E. Amaldi” Barcellona - classe III A Dirigente Scolastico Cristino Cabria Docente referente della Staffetta Andrea Tappi Docente responsabile dell’Azione Formativa Cristina Soriga Gli studenti della classe III A Martina Agnolin, Giorgio Bernardi, Carolina Colombi, Arturo Dell’Eva, Leyla Esposito, Sofia Gomez, Annamaria Massari, Lorenzo Michelozzi, Alba Perez, Caterina Radogna, Marina Vila Hanno scritto dell’esperienza: “…L’esperienza è stata positiva e costruttiva. Il gruppo ha lavorato con entusiasmo e partecipazione collettiva. Abbiamo avuto difficolta’ nella stesura del capitolo dovuta alla mancanza di tempo, noi frequentiamo cinque giorni alla settimana, ed abbiamo avuto le olimpiadi di matematica ed altri impegni relativi alla fine del trimestre. Abbiamo inserito nella storia un cambio di punto di vista rispetto alla trama perche’ ci sembrava divertente e curioso cambiarlo, e qualche incertezza nella forma come potrete notare. L’esperienza ci è piaciuta tanto”. APPENDICE 5. Il concerto Liceo Classico “Torquato Tasso” Salerno - classe III B Dirigente Scolastico Carmela Santarcangelo Docente referente della Staffetta Esther Cafarelli Docente responsabile dell’Azione Formativa Maria Greco Gli studenti/scrittori della classe III B Anna Luce Mandiello, Marcello Napoli, Carolina Pascucci Hanno scritto dell’esperienza: “…L’esperienza è stata divertente ed istruttiva. Ha permesso di inserirsi nel bel mezzo del gioco raccogliendo la sfida del racconto costruito da compagni sconosciuti e passandola a qualche altro ragazzo posto chissà dove… Non ha solo coinvolto la nostra fantasia, ci ha fatto anche sperimentare la nostra capacità di coordinare sintassi e logica in modo sintetico e coerente. Ulteriore elemento positivo: la possibilità di confrontarci tra di noi, a volte in modo simpatico a volte in modo più vivace”. APPENDICE 6. In una notte ISIS “Majorana-Fascitelli” Liceo Classico Isernia – gruppo misto classi III/IV A Dirigente Scolastico Eugenio Silvestre Docente referente della Staffetta Tiziana Russo Docente responsabile dell’Azione Formativa Gabriella Forte Gli studenti/scrittori del gruppo misto classi III A – IV A Francesca Asia Cinone, Laura Petrarca, Edoardo Rispoli, Francesca Antenucci, Erica Ciummo, Valeria Ciummo, Elena Crivellone, Letizia Lerza, Noemi Martella, Cristiano Notardonato, Martina Perna, Roberto Petrarca, Marzia Petrocelli, Roberta Pirraglia, Lorena Silvestri, Chiara Tartaglione, Giuseppe Volpe, Elisa Zullo Hanno scritto dell’esperienza: “…Gli alunni hanno dimostrato sin da subito grande interesse e viva partecipazione, poiché questa per loro è stata la prima esperienza di una scrittura a più mani. All’inizio hanno incontrato qualche difficoltà nella gestione delle idee e delle proposte, desiderando offrire a ciascuno la possibilità di esprimersi e contribuire al lavoro. Successivamente, sono riusciti a creare un gruppo di “scrittori”, al quale è stato affidato il compito di organizzare la stesura del capitolo. Il momento della revisione finale, fondamentale per migliorare le competenze di scrittura e autocorrezione degli alunni, ha visto coinvolti tutti i membri del gruppo, entusiasti del lavoro realizzato e condiviso”. APPENDICE 7. Il sogno di George Engim Piemonte - Bonafous Chieri (TO) - gruppo misto Formazione al Lavoro Aiutante Manutentore Aree Verdi Dirigente Scolastico Paolo Daghero Docente referente della Staffetta Simona Mangolini Docente responsabile dell’Azione Formativa Simona Mangolini Gli studenti/scrittori della classe Formazione al Lavoro - Aiutante Manutentore Aree Verdi Daniele Bianco, Luca Burdisso, Luca Caccavale, Gabriel Ciceu, Francesca Di Stasi, Giancarlo Domenino, Ramon Dotti, Emanuele Gardelli, Francesco Novero, Emanuele Sciascia, Carlotta Stella Hanno scritto dell’esperienza: “…Nuova, impegnativa e momento di scoperta”. APPENDICE 8. Changes Liceo Statale “Margherita di Savoia” Napoli - classe IV D Ling. Dirigente Scolastico Fiorella Colombai Docente referente della Staffetta Maria Teresa Dumontet Docente responsabile dell’Azione Formativa Enrichetta Di Rosa Gli studenti/scrittori della classe IV D Ling. Federica Abbruzzese, Ilenia Aversano, Chiara Baiano, Mariarosaria Ciambelli, Daniela Conte, Paola Corrado, Italia De Fenza, Michela Esposito, Erika Fusaro, Alessia Minopoli, Roberta Morelli, Martina Pezzella, Raffaella Piarino, Sara Ricci, Francesca Savino, Emanuela Scimìa, Eva Luna Suraci Hanno scritto dell’esperienza: “…Esperienza costruttiva e formativa, utile al confronto, fondamentale per migliorare la nostra abilità di scrittura, ma anche per rafforzare il nostro rapporto, per rendere più coeso il nostro gruppo e per imparare a lavorare in équipe. Inoltre, abbiamo messo alla prova la nostra creatività e il nostro metodo di lavoro, diverso da quelli utilizzati solitamente. Sono stati fondamentali il confronto delle idee e il rispetto reciproco. Il lavoro è stato sviluppato unendo le proposte di tutti i partecipanti, arrivando ad un risultato sorprendentemente omogeneo. E’ un’esperienza da rivivere, in quanto offre numerose opportunità di mettersi in gioco, di osare e di sentirsi parte attiva di un progetto condiviso con altre comunità scolastiche’’. APPENDICE 9. La vita non è mai scontata Iis “Marco Tullio Cicerone” Sala Consilina (SA) - gruppo classe III A/B/C Dirigente Scolastico Mariantoniettta Trotta Docenti referenti della Staffetta Annemilia Ciliberti, Annamaria Colucci Docenti responsabili dell’Azione Formativa Annemilia Ciliberti, Annamaria Colucci Gli studenti/scrittori del gruppo misto classi III A - III C - III B Vittorio Botta, Elisa Caggiano, Maria Casale, Ilenia Cestari, Donato Ciliberti, Giovanni Coccoli, Lucia Pia Cotignola, Antonietta Cozzi, Rosalinda D’Ambrosio, Maria Del Bagno, Luisa D’Elia, Francesca De Luca, Katia Esposito, Antonello Gliozzi, Maria Giuseppina Imparato, Annachaira Lamattina, Andrea Lasala, Giovanni Luzzi, Giulia Napoleone, Rosaria Romanelli, Giovanna Romano, Filomena Celeste Russo, Carmine Savino, Donatella Tanzola, Teresa Tropiano, Cono Davide Varuzza Hanno scritto dell’esperienza: “…L’esperienza è stata molto significativa perché un laboratorio di scrittura creativa all’interno di una scuola rappresenta sempre un momento di aggregazione e di confronto anche sul ruolo della letteratura e della parola scritta come mezzo per decodificare la realtà“. APPENDICE 10. Un finale inaspettato IPSSAR “Ugo Tognazzi” Velletri (RM) - gruppo misto classi III N - IV N/M - V A/I Dirigente Scolastico Sandra Tetti Docente referente della Staffetta Francesca Leonardo Docente responsabile dell’Azione Formativa Antonella Paternoster Gli studenti/scrittori del gruppo misto classiIII N - IV N/M - V A/I Raffaele Agatiello, Federica Antonetti, Alessia Bastiani, Chiara Bigarelli, Martina Buzzelli, Giada Canawaty, Giulia Cinti, Madalina Cristea, Beatrice Cugini, Giulia Iannuzzi, Gianluca Liazza, Beatrice Lipperi, Arianna Martone, Eleonora Muscas, Marta Tetti, Silvia Vagnoni, Eleonora Angeli, Beatrice Ercoli, Claudia Dusi, Giulia Strano, Sara Danieli, Emily Salaro, Giordano Moroni, Monica Garofolo, Michela Bressi, Martina Fanasca, Eleonora Belardinelli, Martina Sgarioni, Daniel Cataldi, Matteo Mariani, Marco Brighenti Hanno scritto dell’esperienza: “…Anche quest’anno gli alunni hanno dimostrato un grande interesse e l’esperienza di lavorare insieme anche con alunni di altre classi ha permesso di superare l’individualismo tipico dei giovani. Sicuramente è un grosso stimolo allo sviluppo della creatività e al miglioramento del linguaggio”. INDICE Incipit di ANNALISA BARI .............................................................................. pag 17 Cap. 1 Un giorno qualunque .............................................................................» 19 Cap. 2 Incontri .........................................................................................................» 25 Cap. 3 La famiglia ..................................................................................................» 33 Cap. 4 Incertezze ..................................................................................................» 41 Cap. 5 Il concerto .................................................................................................» 49 Cap. 6 In una notte ...............................................................................................» 55 Cap. 7 Il sogno di George ...................................................................................» 61 Cap. 8 Changes ......................................................................................................» 67 Cap. 9 La vita non è mai scontata ..................................................................» 75 Cap. 10 Un finale inaspettato .........................................................................» 79 Appendici ..................................................................................................................» 85 Finito di stampare nel mese di aprile 2015 dalla Tipografia Gutenberg di Fisciano (SA), Italy ISBN 978-88-6908-111-8