Page 26 - 27 - La Repubblica
Transcript
Page 26 - 27 - La Repubblica
la Repubblica la Repubblica ECOLOGIA MARTEDÌ 6 MARZO 2012 ■ 26 @ MARTEDÌ 6 MARZO 2012 Si rafforza la strategia della macchina in condominio. Pregi e difetti di un sistema che in Italia ancora non riesce a diffondersi Autonoleggio “fai da te” l’idea made in England 2 milioni GLI UTENTI I DAL NOSTRO CORRISPONDENTE ENRICO FRANCESCHINI mila euro IL RISPARMIO Passando dalla proprietà dell’auto alla sua condivisione e percorrendo almeno 10 mila km, si possono risparmiare fino a 2.000 euro all’anno. Grazie all’assenza delle spese di assicurazione e manutenzione Si prevede che entro il 2016 saranno oltre dieci milioni le persone che nel mondo usufruiranno del servizio di car-sharing, per un fatturato che supererà i quattro miliardi e mezzo di euro l car-sharing, fino ad oggi ritenuto un servizio di nicchia, può diventare un fenomeno di massa. La società di consulenza ed analisi di mercato Frost & Sullivan prospetta in una sua ricerca specifica un vero boom entro il 2016, con un fatturato mondiale destinato a superare i quattro miliardi e mezzo di euro, grazie ad oltre dieci milioni di utenti in tutto il pianeta, ben cinque milioni e mezzo dei quali nella sola Europa. Nel Vecchio Continente, in America e in Asia si moltiplicano le iniziative locali e nascono nuove società che offrono il servizi di utilizzo di auto “ad ore e a chilometri”, soprattutto per aree urbane. Negli Stati Uniti la leader di mercato Zipcar è passata dai 210.000 clienti del 2008 ai 550.000 di fine 2011, destinati a crescere secondo gli osservatori economici americani fino a quota 700.000 già entro quest’anno. Una vera e propria esplosione, maturata secondo molti all’ombra delle crisi economica ma destinata a rafforzarsi anche per motivi ambientali, di riduzione della congestione urbana e di comodità di utilizzo. Un veicolo in car-sharing ne sostituisce da cinque a quindici sulle strade di una città, a seconda delle abitudini locali e della capacità della singola municipalità di integrare l’uso dell’auto con il sistema di trasporto pubblico. L’utilizzatore del servizio di auto condivisa, percorrendo 10.000 chilometri, può risparmiare fino a 2.000 euro l’anno passando dalla proprietà alla condivisione dell’automobile. Niente male per un’idea nata addirittura nel lontano 1948 a Zurigo, in Svizzera col nome di Sefage (Selbst fahrer gemeinschaft) proprio per ragioni economiche, come soluzione per persone che non potevano permettersi l’acquisto di un’auto e trovavano così una soluzione a misura delle loro tasche. In Italia il fenomeno dell’auto condivisa non ha ancora numeri da capogiro e fa riferimento a un progetto finanziato dal Ministero dell’Ambiente, chiamato Ics — Iniziativa car-sharing — per regger- ■ 27 il caso 10 FABIO ORECCHINI PER SAPERNE DI PIÙ www.carsharingitalia.org www.carpooling.it Un sogno chiamato car sharing si in piedi economicamente. Il servizio promosso da Ics ha gestori con sede in dodici città (Bologna, Brescia, Firenze, Genova, Savona, Milano, Roma, Padova, Palermo, Parma, Torino, Venezia) che offrono le auto ed hanno parcheggi attivi anche in altri comuni, co- me nel caso delle provincie di Biella e Cuneo, di Scandicci e Sesto Fiorentino. In tutto il car-sharing italiano registra circa 18.500 iscritti, può contare su 617 auto e 418 parcheggi. Il maggior numero di tessere attive è a Milano, dove gli utenti sono 4.443 con 132 auto e 77 parcheggi a disposizione, seguono Venezia con 3.564 iscritti, 44 auto e 11 parcheggi, Torino con 2.600 iscritti, 126 auto e 89 parcheggi, il complesso Genova-Savona con 2.307, 78 auto, 55 parcheggi e poi Roma, che nonostante abbia il numero di abitanti più oi italiani, si sa, facciamo di necessità virtù. Benzina e gasolio sono ormai alle stelle? Allora cerchiamo di prendere meno la macchina. Ma siccome questo non sempre è possibile stiamo pian piano scoprendo soluzioni alternative, come ad esempio quella di non viaggiare da soli ma di dividere l’auto con qualcuno. Si chiama car-pooling, e al riguardo (come molte altre cose che possono far bene, in questo caso a polmoni e portafoglio) nel nostro Paese siamo indietro rispetto al resto d’Europa. Qualcosa si sta muovendo tuttavia, almeno stando ai risultati dello studio portato a termine da www. postoinauto. it, il portale dove domanda e offerta di “passaggi” trovano un punto d’incontro. Dai 29 mila posti in auto condivisi di un anno fa si è passati ai centomila at- N tuali, mentre i passaggi disponibili sono oltre 20 mila. Numeri ancora modesti rispetto alla mole di traffico che attanaglia le nostre strade e che la “condivisione” potrebbe alleggerire, ma che testimoniano di come si stia avviando un trend virtuoso. In grado, oltretutto, di incidere anche sull’inquinamento, viste le quasi 500 tonnellate di anidride carbonica potenzialmente risparmiate alla nostra atmosfera. Com’era naturale attendersi il fenomeno riguarda in particolar modo i giovani, più sensibili ai temi ambientali e aperti alle nuove tecnologie, ma che soprattutto hanno una minore disponibilità economica: un quarto del popolo dei carpooler ha infatti un’età compresa tra i 18 ed i 34 anni. Di questi, il 36% sono donne: dato che testimonia come, tutto sommato, anche il gentil sesso si senta abbastanza sicuro nel viaggiare con degli sconosciuti. Gli studenti, poi, sono lo zoccolo duro dell’utenza, anche se la composizione dei vari “equipaggi” appare quanto mai eterogenea: impiegati, operai, tecnici, militari, persino dirigenti d’azienda. Netto, invece, il divario tra zone urbane e rurali, così come tra Nord e Sud: le aree metropolitane sono quelle più attive nel car pooling, così come le regioni centro-settentrionali della Penisola. In particolare si distingue la tratta Roma-Milano, con oltre 13 mila ricerche di passaggi nell’ultimo anno: del resto spendere 30-35 euro per un I POSTI DISPONIBILI viaggio del genere non è possibile con nessun altro mezzo di trasporto. Molto intense le collaborazioni anche nelle città di Bologna, Modena, Verona e Pavia anche se, in rapporto al numero di abitanti, la provincia italiana più attiva nel car pooling è Belluno. Non mancano poi le curiosità, come ad esempio la propensione a condividere in base alla marca di auto che si guida: più incline alla compagnia chi viaggia a bordo di Mercedes, Toyota, Volkswagen e Volvo, qualche ritrosia in più invece da parte di chi è al volante di Fiat, Nissan o Peugeot. Ultima notazione di colore: l’84% di chi condivide l’auto parla inglese e il 34% il francese, ma si possono fare quattro chiacchiere anche in russo, svedese, giapponese e indonesiano. Tutto si può dire, tranne che sia la solita iniziativa provinciale. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA elevato ed enormi problemi di traffico e di qualità dell’aria segue con 2.174 iscritti, 104 veicoli, 66 parcheggi. Il grande handicap del carsharing all’italiana è che non consente la cosiddetta “monodirezionalità”, cioè non permette di prendere l’auto in Chi e perché condivide l’auto ecco i numeri del fenomeno mila magari integrandolo con tratti in metropolitana, autobus o tram. E favorisce un utilizzo distorto della condivisione dell’auto, perché — prevedendo la riconsegna al punto di ritiro — la obbliga con ogni probabilità a dei tempi di fermo, presso la destinazione di chi l’ha ritirata, che invece andrebbero assolutamente evitati, visto che un’auto in carsharing fa bene il suo compito se cammina “sostituendo” altre macchine, non se sta ferma. Per ottimizzare il servizio attuale è sicuramente una novità di grande interesse il lancio del primo car-sharing condominiale proprio a Roma, in un nuovo complesso edilizio di Casal Bertone, dove due parcheggi di car-sharing sono previsti direttamente nel garage dell’edificio. Questo segue una linea che sta andando molto bene in Giappone dove la Toyota, insieme ai giganti dell’immobiliare Nomura, Toyota Housing e Daikyo offre con successo veicoli condominiali. La grande area di crescita, però, è sicuramente nello sviluppo di sistemi con controllo e gestione istantanea a distanza delle disponibilità e prenotazione direttamente dalla strada, grazie ad applicazioni smartphone per tragitti monodirezionali. Tutti i grandi gruppi dell’auto, con Daimler e Bmw in prima fila in Europa, si sono attivati e presto arriveranno con offerte di questo tipo, nella maggior parte dei casi legate all’introduzione di veicoli elettrici, particolarmente adatti per motivi ambientali, ma anche per le caratteristiche di autonomia, all’utilizzo a tempo e a chilometro, tipico del carsharing. un parcheggio e lasciarla in un altro. Bisogna riconsegnare la vettura nello stesso parcheggio dal quale la si è presa, il che rende il servizio attraente per chi risiede e lavora nei pressi di un parcheggio ma non per chi lo vorrebbe utilizzare per un solo tratto della sua giornata, la ricerca MARCO SCAFATI 100 Dal febbraio 2011, i posti da condividere con il car-pooling sono passati da 29 mila a 100 mila nel nostro Paese. L’Italia, tuttavia, è indietro rispetto ad altre nazioni europee la curiosità La marcia in più? Arriva da Milano SORPRESA, la più grande spinta al Car Sharing, da quando è stato introdotto in Italia, è arrivata dall’introduzione della famosa Area C a Milano. Una strategia di mobilità che sta cambiando le abitudini dei milanesi: sempre di più, scelgono di muoversi con i mezzi pubblici, in bicicletta o a piedi. Quando, però, non possono rinunciare all’auto, promuovono il car sharing. Le iscrizioni a GuidaMi, infatti, hanno fatto registrare dall’inizio di quest’anno un +49%. Lo rende noto il Comune. Dal primo gennaio al 14 febbraio 2012 i nuovi iscritti sono stati 328, mentre nello stesso periodo dello scorso anno erano stati 220. Il totale dei fruitori del servizio di car sharing, nato nel 2004 come iniziativa del Comune di Milano e del Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e oggi gestito da Atm, è passato da 3.149 (febbraio 2011) a 4.668. Aumentano, così, anche i parametri di utilizzo dei veicoli GuidaMi, che hanno accesso libero ad Area C. Per quel che riguarda l’intero mese di gennaio, e confrontando i dati con lo stesso periodo dello scorso anno, le corse effettuate sono state 4.825 (+60%). Tocca il 75%, invece l’aumento delle ore di utilizzo, passate da 16.462 a 30.285. Infine, i chilometri effettuati con le auto messe a disposizione dal servizio sono stati 194.055 (+ 80%). LONDRA on la crisi economica che morde, tre figli da sfamare e il costo dell’auto in continuo aumento, Ian Jarman, un dipendente pubblico che vive nel sud dell’Inghilterra, pensava di essere costretto a vendere la sua vecchia Mazda: del resto la usava soltanto nel week-end ed era diventata un lusso che la sua famiglia non poteva più permettersi. Poi ha scoperto un sito che gli permette di continuare ad avere la macchina e pagarsela con un piccolo introito extra mensile: WhipCar, il primo servizio di autonoleggio faida-te britannico. «All’inizio ero scettico ed è cominciato lentamente», racconta. «Poi mi sono accorto che conoscevo la maggior parte dei miei clienti: erano vicini di casa o genitori di compagni di scuola dei miei figli. Alcuni dei quali con il tempo mi hanno confessato di averla venduta loro, la macchina, tanto potevano noleggiare la mia quando gli serviva». L’auto del vicino, si potrebbe dire, è sempre più verde. Con le 200 sterline al mese (circa 230 euro) che guadagna noleggiando la sua Mazda, il signor Jarman non ha più problemi a pagare l’assicurazione, la manutenzione, le occasionali riparazioni necessarie a mantenere in strada la sua vettura. E un numero sempre più grande di inglesi fa ora come lui. Lanciata lo scorso anno, WhipCar è cresciuta rapidamen- C te fino a diventare il più grande “club dell’automobile” della Gran Bretagna, con 3.500 auto di tutti i modelli a noleggio, dalle utilitarie alle Audi alle Land Rover, sparse ovunque, a Londra, a Manchester, a Liverpool, a Norwich, perfino alle isole Orkney. «È un tipo di autonoleggio che prima non esisteva nel nostro paese», dice il fondatore Vinay Gupta. La sua società spende meno di un autonoleggio tradizionale, perché non è proprietaria dei veicoli e questo è un grosso risparmio: lui ci mette il sito per creare contatti fra noleggiatori e clienti, più l’assicurazione quan- Tutto cominciò da una vecchia Mazda che il proprietario non poteva più permettersi do un’auto viene usata da terzi; i guadagni consistono nel 15 per cento su ogni singola ordinazione. Il cui prezzo è variabile: può stabilirlo come vuole ogni proprietario. La settimana scorsa WhipCar offriva una Mini Cooper per 15 sterline l’ora o 30 al giorno, una Volkswagen Golf per 5 sterline l’ora o 28 al giorno, una Renault Clio per 4 sterline l’ora o 25 al giorno. Il prezzo più basso per un noleggio giornaliero è 10 sterline; il più alto 130. Come tante idee, anche questa è nata negli Stati Uniti, per la precisione in California, dove ci sono decine di autonoleggi di questo genere, come Getaround, con base a San Francisco, attraverso il quale si può per esempio affittare una Porsche Cayman per 300 dollari al giorno (il proprietario la usa soltanto il sabato e la domenica). Ma anche in Gran Bretagna il concetto di “car club”, di un’auto da condividere in un modo (offrendola a noleggio) o nell’altro (dividendone le spese e l’utilizzo) si sta espandendo: il numero dei membri di associazioni di questo tipo è passato da 100 mila a 150 mila membri negli ultimi due anni. È una conseguenza della crisi, ma pure il prodotto di un diverso modo di guardare alla proprietà e al consumo. «Si chiama consumo cooperativo», osserva Ernesto Suarez, presidente di Carhireinsurance, la compagnia che procura polizze assicurative a questi particolari autonoleggi o car-sharing. «È un modo di condividere beni e servizi attraverso una comunità di consumatori. Dà alla gente il beneficio della proprietà privata, ma con costi ridotti. È un’interessante alternativa alle forme tradizionali di comprare e possedere. Ora funziona per le automobili, ma in futuro potranno nascere network analoghi anche per altri prodotti». Lo svantaggio, ribattono le normali agenzie di autonoleggio, è che l’auto del vicino può essere sporca e puzzare di fumo; ma per un po’ (talvolta un bel po’) di sterline in meno, è un difetto che sempre più gente accetta senza discutere. © RIPRODUZIONE RISERVATA