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ECOLOGIA
MARTEDÌ 6 MARZO 2012
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@
MARTEDÌ 6 MARZO 2012
Si rafforza la
strategia della
macchina in
condominio. Pregi
e difetti di un
sistema che in
Italia ancora non
riesce a diffondersi
Autonoleggio “fai da te”
l’idea made in England
2
milioni
GLI UTENTI
I
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
ENRICO FRANCESCHINI
mila euro
IL RISPARMIO
Passando dalla proprietà
dell’auto alla sua condivisione
e percorrendo almeno 10 mila
km, si possono risparmiare
fino a 2.000 euro all’anno.
Grazie all’assenza delle spese
di assicurazione
e manutenzione
Si prevede che entro il 2016
saranno oltre dieci milioni
le persone che nel mondo
usufruiranno del servizio
di car-sharing, per un fatturato
che supererà i quattro miliardi
e mezzo di euro
l car-sharing, fino ad oggi
ritenuto un servizio di
nicchia, può diventare un
fenomeno di massa. La
società di consulenza ed analisi di mercato Frost & Sullivan
prospetta in una sua ricerca
specifica un vero boom entro
il 2016, con un fatturato mondiale destinato a superare i
quattro miliardi e mezzo di
euro, grazie ad oltre dieci milioni di utenti in tutto il pianeta, ben cinque milioni e mezzo dei quali nella sola Europa.
Nel Vecchio Continente, in
America e in Asia si moltiplicano le iniziative locali e nascono nuove società che offrono il
servizi di utilizzo di auto “ad
ore e a chilometri”, soprattutto per aree urbane. Negli Stati
Uniti la leader di mercato Zipcar è passata dai 210.000 clienti del 2008 ai 550.000 di fine
2011, destinati a crescere secondo gli osservatori economici americani fino a quota
700.000 già entro quest’anno.
Una vera e propria esplosione,
maturata secondo molti all’ombra delle crisi economica
ma destinata a rafforzarsi anche per motivi ambientali, di
riduzione della congestione
urbana e di comodità di utilizzo.
Un veicolo in car-sharing ne
sostituisce da cinque a quindici sulle strade di una città, a
seconda delle abitudini locali
e della capacità della singola
municipalità di integrare l’uso
dell’auto con il sistema di trasporto pubblico. L’utilizzatore del servizio di auto condivisa, percorrendo 10.000 chilometri, può risparmiare fino a
2.000 euro l’anno passando
dalla proprietà alla condivisione dell’automobile. Niente
male per un’idea nata addirittura nel lontano 1948 a Zurigo,
in Svizzera col nome di Sefage
(Selbst fahrer gemeinschaft)
proprio per ragioni economiche, come soluzione per persone che non potevano permettersi l’acquisto di un’auto
e trovavano così una soluzione a misura delle loro tasche.
In Italia il fenomeno dell’auto condivisa non ha ancora numeri da capogiro e fa riferimento a un progetto finanziato dal Ministero dell’Ambiente, chiamato Ics — Iniziativa car-sharing — per regger-
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il caso
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FABIO ORECCHINI
PER SAPERNE DI PIÙ
www.carsharingitalia.org
www.carpooling.it
Un sogno
chiamato
car sharing
si in piedi economicamente. Il
servizio promosso da Ics ha
gestori con sede in dodici città
(Bologna, Brescia, Firenze,
Genova, Savona, Milano, Roma, Padova, Palermo, Parma,
Torino, Venezia) che offrono
le auto ed hanno parcheggi attivi anche in altri comuni, co-
me nel caso delle provincie di
Biella e Cuneo, di Scandicci e
Sesto Fiorentino. In tutto il
car-sharing italiano registra
circa 18.500 iscritti, può contare su 617 auto e 418 parcheggi. Il maggior numero di tessere attive è a Milano, dove gli
utenti sono 4.443 con 132 auto
e 77 parcheggi a disposizione,
seguono Venezia con 3.564
iscritti, 44 auto e 11 parcheggi,
Torino con 2.600 iscritti, 126
auto e 89 parcheggi, il complesso Genova-Savona con
2.307, 78 auto, 55 parcheggi e
poi Roma, che nonostante abbia il numero di abitanti più
oi italiani, si sa, facciamo
di necessità virtù. Benzina e gasolio sono ormai
alle stelle? Allora cerchiamo di prendere meno la macchina.
Ma siccome questo non sempre è
possibile stiamo pian piano scoprendo soluzioni alternative, come ad esempio quella di non viaggiare da soli ma di dividere l’auto
con qualcuno. Si chiama car-pooling, e al riguardo (come molte altre cose che possono far bene, in
questo caso a polmoni e portafoglio) nel nostro Paese siamo indietro rispetto al resto d’Europa.
Qualcosa si sta muovendo tuttavia, almeno stando ai risultati dello studio portato a termine da
www. postoinauto. it, il portale dove domanda e offerta di “passaggi”
trovano un punto d’incontro. Dai
29 mila posti in auto condivisi di un
anno fa si è passati ai centomila at-
N
tuali, mentre i passaggi disponibili
sono oltre 20 mila. Numeri ancora
modesti rispetto alla mole di traffico che attanaglia le nostre strade e
che la “condivisione” potrebbe alleggerire, ma che testimoniano di
come si stia avviando un trend virtuoso. In grado, oltretutto, di incidere anche sull’inquinamento, viste le quasi 500 tonnellate di anidride carbonica potenzialmente
risparmiate alla nostra atmosfera.
Com’era naturale attendersi il
fenomeno riguarda in particolar
modo i giovani, più sensibili ai temi ambientali e aperti alle nuove
tecnologie, ma che soprattutto
hanno una minore disponibilità
economica: un quarto del popolo
dei carpooler ha infatti un’età
compresa tra i 18 ed i 34 anni. Di
questi, il 36% sono donne: dato che
testimonia come, tutto sommato,
anche il gentil sesso si senta abbastanza sicuro nel viaggiare con degli sconosciuti. Gli studenti, poi,
sono lo zoccolo duro dell’utenza,
anche se la composizione dei vari
“equipaggi” appare quanto mai
eterogenea: impiegati, operai, tecnici, militari, persino dirigenti d’azienda.
Netto, invece, il divario tra zone
urbane e rurali, così come tra Nord
e Sud: le aree metropolitane sono
quelle più attive nel car pooling,
così come le regioni centro-settentrionali della Penisola. In particolare si distingue la tratta Roma-Milano, con oltre 13 mila ricerche di
passaggi nell’ultimo anno: del resto spendere 30-35 euro per un
I POSTI DISPONIBILI
viaggio del genere non è possibile
con nessun altro mezzo di trasporto. Molto intense le collaborazioni
anche nelle città di Bologna, Modena, Verona e Pavia anche se, in
rapporto al numero di abitanti, la
provincia italiana più attiva nel car
pooling è Belluno.
Non mancano poi le curiosità,
come ad esempio la propensione a
condividere in base alla marca di
auto che si guida: più incline alla
compagnia chi viaggia a bordo di
Mercedes, Toyota, Volkswagen e
Volvo, qualche ritrosia in più invece da parte di chi è al volante di Fiat,
Nissan o Peugeot.
Ultima notazione di colore:
l’84% di chi condivide l’auto parla
inglese e il 34% il francese, ma si
possono fare quattro chiacchiere
anche in russo, svedese, giapponese e indonesiano. Tutto si può dire,
tranne che sia la solita iniziativa
provinciale.
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elevato ed enormi problemi di
traffico e di qualità dell’aria segue con 2.174 iscritti, 104 veicoli, 66 parcheggi.
Il grande handicap del carsharing all’italiana è che non
consente la cosiddetta “monodirezionalità”, cioè non
permette di prendere l’auto in
Chi e perché condivide l’auto
ecco i numeri del fenomeno
mila
magari integrandolo con tratti in metropolitana, autobus o
tram. E favorisce un utilizzo
distorto della condivisione
dell’auto, perché — prevedendo la riconsegna al punto
di ritiro — la obbliga con ogni
probabilità a dei tempi di fermo, presso la destinazione di
chi l’ha ritirata, che invece andrebbero assolutamente evitati, visto che un’auto in carsharing fa bene il suo compito
se cammina “sostituendo” altre macchine, non se sta ferma.
Per ottimizzare il servizio
attuale è sicuramente una novità di grande interesse il lancio del primo car-sharing condominiale proprio a Roma, in
un nuovo complesso edilizio
di Casal Bertone, dove due
parcheggi di car-sharing sono
previsti direttamente nel garage dell’edificio. Questo segue una linea che sta andando
molto bene in Giappone dove
la Toyota, insieme ai giganti
dell’immobiliare Nomura,
Toyota Housing e Daikyo offre
con successo veicoli condominiali. La grande area di crescita, però, è sicuramente nello sviluppo di sistemi con controllo e gestione istantanea a
distanza delle disponibilità e
prenotazione direttamente
dalla strada, grazie ad applicazioni smartphone per tragitti
monodirezionali. Tutti i grandi gruppi dell’auto, con Daimler e Bmw in prima fila in Europa, si sono attivati e presto
arriveranno con offerte di
questo tipo, nella maggior
parte dei casi legate all’introduzione di veicoli elettrici,
particolarmente adatti per
motivi ambientali, ma anche
per le caratteristiche di autonomia, all’utilizzo a tempo e a
chilometro, tipico del carsharing.
un parcheggio e lasciarla in un
altro. Bisogna riconsegnare la
vettura nello stesso parcheggio dal quale la si è presa, il che
rende il servizio attraente per
chi risiede e lavora nei pressi di
un parcheggio ma non per chi
lo vorrebbe utilizzare per un
solo tratto della sua giornata,
la ricerca
MARCO SCAFATI
100
Dal febbraio 2011, i posti
da condividere con il car-pooling
sono passati da 29 mila a 100
mila nel nostro Paese. L’Italia,
tuttavia, è indietro rispetto
ad altre nazioni europee
la curiosità
La marcia in più?
Arriva da Milano
SORPRESA, la più grande spinta al
Car Sharing, da quando è stato introdotto in Italia, è arrivata dall’introduzione della famosa Area C a Milano.
Una strategia di mobilità che sta cambiando le abitudini dei milanesi: sempre di più, scelgono di muoversi con i
mezzi pubblici, in bicicletta o a piedi.
Quando, però, non possono rinunciare all’auto, promuovono il car sharing.
Le iscrizioni a GuidaMi, infatti, hanno
fatto registrare dall’inizio di quest’anno un +49%. Lo rende noto il Comune.
Dal primo gennaio al 14 febbraio
2012 i nuovi iscritti sono stati 328,
mentre nello stesso periodo dello
scorso anno erano stati 220. Il totale
dei fruitori del servizio di car sharing,
nato nel 2004 come iniziativa del Comune di Milano e del Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e oggi gestito da Atm, è passato da 3.149
(febbraio 2011) a 4.668.
Aumentano, così, anche i parametri
di utilizzo dei veicoli GuidaMi, che hanno accesso libero ad Area C. Per quel
che riguarda l’intero mese di gennaio,
e confrontando i dati con lo stesso periodo dello scorso anno, le corse effettuate sono state 4.825 (+60%). Tocca
il 75%, invece l’aumento delle ore di
utilizzo, passate da 16.462 a 30.285.
Infine, i chilometri effettuati con le auto messe a disposizione dal servizio
sono stati 194.055 (+ 80%).
LONDRA
on la crisi economica
che morde, tre figli da
sfamare e il costo dell’auto in continuo aumento, Ian Jarman, un dipendente pubblico che vive nel sud dell’Inghilterra, pensava di essere
costretto a vendere la sua vecchia
Mazda: del resto la usava soltanto
nel week-end ed era diventata un
lusso che la sua famiglia non poteva più permettersi. Poi ha scoperto un sito che gli permette di
continuare ad avere la macchina
e pagarsela con un piccolo introito extra mensile: WhipCar, il primo servizio di autonoleggio faida-te britannico. «All’inizio ero
scettico ed è cominciato lentamente», racconta. «Poi mi sono
accorto che conoscevo la maggior parte dei miei clienti: erano
vicini di casa o genitori di compagni di scuola dei miei figli. Alcuni
dei quali con il tempo mi hanno
confessato di averla venduta loro,
la macchina, tanto potevano noleggiare la mia quando gli serviva». L’auto del vicino, si potrebbe
dire, è sempre più verde.
Con le 200 sterline al mese (circa 230 euro) che guadagna noleggiando la sua Mazda, il signor Jarman non ha più problemi a pagare l’assicurazione, la manutenzione, le occasionali riparazioni
necessarie a mantenere in strada
la sua vettura. E un numero sempre più grande di inglesi fa ora come lui. Lanciata lo scorso anno,
WhipCar è cresciuta rapidamen-
C
te fino a diventare il più grande
“club dell’automobile” della
Gran Bretagna, con 3.500 auto di
tutti i modelli a noleggio, dalle utilitarie alle Audi alle Land Rover,
sparse ovunque, a Londra, a
Manchester, a Liverpool, a
Norwich, perfino alle isole Orkney. «È un tipo di autonoleggio
che prima non esisteva nel nostro
paese», dice il fondatore Vinay
Gupta. La sua società spende meno di un autonoleggio tradizionale, perché non è proprietaria dei
veicoli e questo è un grosso risparmio: lui ci mette il sito per
creare contatti fra noleggiatori e
clienti, più l’assicurazione quan-
Tutto cominciò da
una vecchia Mazda
che il proprietario
non poteva più
permettersi
do un’auto viene usata da terzi; i
guadagni consistono nel 15 per
cento su ogni singola ordinazione. Il cui prezzo è variabile: può
stabilirlo come vuole ogni proprietario. La settimana scorsa
WhipCar offriva una Mini Cooper
per 15 sterline l’ora o 30 al giorno,
una Volkswagen Golf per 5 sterline l’ora o 28 al giorno, una Renault Clio per 4 sterline l’ora o 25
al giorno. Il prezzo più basso per
un noleggio giornaliero è 10 sterline; il più alto 130.
Come tante idee, anche questa
è nata negli Stati Uniti, per la precisione in California, dove ci sono
decine di autonoleggi di questo
genere, come Getaround, con base a San Francisco, attraverso il
quale si può per esempio affittare
una Porsche Cayman per 300 dollari al giorno (il proprietario la usa
soltanto il sabato e la domenica).
Ma anche in Gran Bretagna il concetto di “car club”, di un’auto da
condividere in un modo (offrendola a noleggio) o nell’altro (dividendone le spese e l’utilizzo) si sta
espandendo: il numero dei membri di associazioni di questo tipo è
passato da 100 mila a 150 mila
membri negli ultimi due anni.
È una conseguenza della crisi,
ma pure il prodotto di un diverso
modo di guardare alla proprietà e
al consumo. «Si chiama consumo
cooperativo», osserva Ernesto
Suarez, presidente di Carhireinsurance, la compagnia che procura polizze assicurative a questi
particolari autonoleggi o car-sharing. «È un modo di condividere
beni e servizi attraverso una comunità di consumatori. Dà alla
gente il beneficio della proprietà
privata, ma con costi ridotti. È
un’interessante alternativa alle
forme tradizionali di comprare e
possedere. Ora funziona per le
automobili, ma in futuro potranno nascere network analoghi anche per altri prodotti».
Lo svantaggio, ribattono le
normali agenzie di autonoleggio,
è che l’auto del vicino può essere
sporca e puzzare di fumo; ma per
un po’ (talvolta un bel po’) di sterline in meno, è un difetto che
sempre più gente accetta senza
discutere.
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