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Egittologia Questo articolo lo trovi su Egittologia.net www.egittologia.net Kharga e il tempio di Hibis Andrea Vitussi Il tempio di Hibis è chiuso !… ah, si? Ma che peccato! Era così interessante, conteneva tante particolarità così curiose e intriganti… In un viaggio alle Oasi occidentali, passando per Kharga, era d’obbligo una pausa per visitare le vestigia di questa struttura ancora così ben conservata. Ma… guarda un po’ ! come mai al ritorno a casa, mentre sto mettendo in ordine le foto, ne catalogo un sacco sotto il nome di “Tempio di Hibis” ??? E questa foto di me e Raed che ci avviamo per accedere alla sala ipostila?? Ebbene si! Proprio il tempio di Hibis… eppure ci hanno riconfermato che sarà aperto proprio in gennaio 2008, forse… Ma procediamo con ordine: Kharga, deliziosa cittadina pulita e ordinata (almeno in confronto ad altre cittadine del lungo Nilo) raccolta nel centro dell’Oasi omonima… in arabo: Kharga significa "l'esterna", in contrapposizione a Dakhla, "l'interna". L’antico nome egizio era “Kenmet”. Andrea e Raed si avvicinano all’accesso della sala ipostila del tempio di Hibis I testi che ne parlano sul web ci offrono parole a cui non ho saputo apportare sfumature nuove: “Kharga colpisce il turista per la trasparenza della sua luce, per la serenità della sua vita e della sua popolazione, per la pulizia delle sue ampie e moderne strade, per l'ospitalità della sua gente, per le affascinanti testimonianze del patrimonio storico-culturale, per i prodotti dell'artigianato locale”. Durante questo stupendo viaggio, in pochi istanti, questa testimonianza, entrata nella mia mente con le parole, si è trasformata in sentimento… Mentre mi preparavo prima del viaggio, leggendo le descrizioni, i commenti di altri viaggiatori, immaginavo, proiettavo le mie fantasie per “vedere” Kharga, la prima delle cinque oasi, obiettivi del nostro itinerario. Ora, arrivando dopo un lungo viaggio da Luxor alle porte di questo sito verdeggiante, non posso che condividere quelle parole ormai lontane. Così dopo aver goduto al mattino e al pomeriggio di spettacoli incredibili, quali la stimolante visita al tempio di Qasr-el-goweita, il pellegrinaggio estatico all’antica necropoli cristiana di Nestorio al-Bagawat, la scoperta preziosa dell’umile Museo di Kharga ricco di tesori unici e sconosciuti… non avrei mai creduto che mi fosse concesso questo incredibile regalo: di poter visitare e camminare nel famoso tempio di Hibis dedicato ad Amon! L’edificio sacro sorge in quella che una volta si chiamava Hebet, la “città dell’aratro” dalla parola egizia “Heb”. Hb, Hebet, “aratro”… forse connessa alla fertilità del luogo stesso, sito su un affioramento vulcanico, bagnato dall’acqua dell’oasi e Geroglifico per Hb dal quindi estremamente fertile. dizionario del Gardiner p.579 Grazie ad un’abile e geniale contrattazione di Raed con i custodi del sito e i guardiani che sovrintendono ai lavori (oltre al solito onorevole bakshish ovviamente…), abbiamo ottenuto il permesso di aggirarci senza controlli tra le strutture del tempio di Hibis. Il mio sogno è divenuto realtà prima di quello che mi aspettassi !!! 1 Egittologia Questo articolo lo trovi su Egittologia.net www.egittologia.net Kharga e il tempio di Hibis Andrea Vitussi Come si può rimanere indifferenti dinanzi alla grandezza, alla maestosità di quello che, ai miei occhi si è rivelato un vero capolavoro ! Forse per chi si è aggirato con i sensi straniti in mezzo ai colonnati ciclopici di Karnak o tra le incredibili strutture del palazzo dei Mille Anni a Medinet Habu o ancora davanti ai maestosi templi rupestri di Abu Simbel, questo sito potrebbe sembrare minuscolo e insignificante… ma il contenuto di storia e di simboli e l’ottimo stato di conservazione lo pongono al livello dei più noti e frequentati siti della Vale del Nilo. Mentre cammino trepidante verso il tempio, per pochi secondi, con occhio tecnico, immagino lo sforzo costruttivo: lontano dal Nilo, quindi senza il vantaggio dei trasporti per via fluviale… titanico! Con la forza della fantasia, nella mia mente, faccio rivivere la struttura templare, circondata dal lago sacro (come dicono fosse stato in tempi antichi). Poi, senza rendermene quasi conto, con delicatezza, nelle luci soffuse della sera, i miei occhi accarezzano le morbide ombre, le calde tonalità della pietra screziata, che sembra quasi viva, nella sua segreta essenza: eterna, immutabile… eppur corrosa dalla sua sfida ai millenni… Dov’è ora il famoso Dariush, il persiano? “Setwt-Ra”, “Somigliante a Ra”, recita il cartiglio, inciso con grandeur inequivocabile, sopra le figure della parete posteriore. E rifletto: egli ha raggiunto indubbiamente la “sua” immortalità, se ancor oggi il suo nome svetta indelebile sulle pareti di questo luogo sacro. Sommità della parete posteriore, cartiglio di Dario il persiano. La lettura va da destra verso sinistra: nesut-bity (setut-Ra) sa-Ra n khet-f mery-f il Re dell’Alto e Basso Egitto Setut-Ra figlio carnale di Ra (letteralm.del suo corpo) bene amato (da lui) Si, anche Dario è stato qui, ed ha contribuito, anzi, ha completato la costruzione iniziata da Apries (XXVI dinastia) ed ha portato a termine l’abbellimento di questa struttura sacra nel 522 a.C. Non solo: i lavori furono continuati più tardi da Nectanebo II, dai Tolomei e dai Romani. Non vi è angolo né superficie che non sia coperta di figure incise e di geroglifici, quasi che il titano di roccia, assopito nella sera tiepida, si sia lasciato tatuare il corpo mastodontico, con 2 Egittologia Questo articolo lo trovi su Egittologia.net www.egittologia.net Kharga e il tempio di Hibis Andrea Vitussi storie, miti, con rituali antichi. Gesti ormai scolpiti, più che nella pietra, nell’animo dei costruttori, dei sacerdoti, dei sovrani! Di coloro che, secolo dopo secolo, con la memoria degli avi, tornavano a proporre le immagini classiche, i simboli più potenti, da incidere sui muri, sulle colonne, sul naos, dovunque… per uno scopo che forse oggi sfugge a colui che interroga queste antiche pareti usando soltanto l’occhio freddo e distaccato dell’accademia, o usando il solo senso estetico, strumento semplice del turista curioso… Ma non è finita qui… giriamo attorno al tempio, stupiti dal lavoro di ristrutturazione che ferve anche in queste ore serali… Un effetto inusitato cattura la nostra fantasia: i camion che si muovono sollevano una polvere molto fine… si crea una sottile nebbia che immerge tutto lo scenario in un’atmosfera quasi magica… Proseguiamo, scrutando con occhio avido le raffigurazioni e i geroglifici sulle pareti esterne. Amon, e le sue forme diverse, come Amon-min, la sua sposa Mut, il figlio Khonsu… la triade tebana e gli altri dei dell’ennade sfilano silenziosi e ieratici sulle Polverone sollevato dal camion che trasporta materiali per il pareti di pietra, contornati da antiche restauro, mentre si muove nella sabbia sottilissima e fine che parole, da simboli che attendono di essere circonda il tempio. letti. Stavolta la raffigurazione di Khonsu è veramente spettacolare, piena di dettagli: il suo sudario simile a quello di Ptah rivela pieghe e bendaggi nei minimi particolari, i suoi molteplici scettri stretti nelle mani mostrano persino le tacche delle canne di cui sono costituiti, ed copricapo, con il crescente lunare sormontato dal disco, è arricchito da un ureo protettore in atteggiamento aggressivo. La triade Tebana, l’abbigliamento di tutti e tre gli dei è reso in modo magistrale nella pietra 3 Egittologia Questo articolo lo trovi su Egittologia.net www.egittologia.net Kharga e il tempio di Hibis Andrea Vitussi Ed ecco alcuni flash, alcune curiosità: Patrizia scorge la raffigurazione di una dea a forma di ippopotamo, dai tratti misti con quelli di un coccodrillo: “Taueret”! è la prima esclamazione, la dea della maternità e della protezione delle nascite…. Ci soffermiamo a distinguere meglio i particolari e i geroglifici presenti: il muso di ippopotamo della dea è trasformato dalla presenza di denti lunghi e aguzzi e da una lingua serpentina, che connotano una pericolosità e ferocia insospettabili in una protettrice della maternità… richiamano quasi le funzioni terrificanti di Ammit, altra dea chimerica che mutua parti di ippopotamo… ma con scopi ben più inquietanti… Ed ecco una particolarità: in questa versione, come recita il geroglifico accanto, non è chiamata Taueret o Tawrt come accade altove, ma invece Ipt Wr.t: “Ipet la Grande” (Detta anche Ipy, Raffigurazione di Ipet, dea della maternità Opet, Apet etc… - vedi note tecniche). Il geroglifico incolonnato accanto alla figura recita: Djd mdw jn Ipt wr.t mwt nTr.w n=s d(w) ankh djt … “Parole dette da Ipet la Grande, madre degli dei: per lei è data la vita, per sempre”. Vicino a Ipet, sulla destra, si intravede la figura di Nephtis, la divina Nebet Hwt, la “Signora del Castello”, sorella di Iside, riconoscibile dal simbolo del palazzo sormontato dal cesto che indossa come copricapo. Continuiamo a scorrere le pareti, riconoscendo le varie divinità e i rituali a cui partecipa il sovrano… Tutto ci riporta, in quest’ora tarda e crepuscolare, ai tempi antichi, quando attorno al naos risuonavano i sussurri degli adepti affaccendati, e le voci cantilenanti dei sacerdoti impegnati nei rituali quotidiani. Purtroppo il naos non è accessibile, quella zona è ancora transennata e ci è impedito di avvicinarsi alle strutture più interne…. Vi è però un particolare interessante (ma che per questa volta non riusciremo a verificare di persona): forse non tutti sanno che sulle pareti di questo Tempio, nella sala superiore, al primo piano, tre pareti, rimaste ancora intatte, riportano una riproduzione di un antico rituale “magico”, con scopo protettivo per il divino Osiride: questo rituale, presente in vari papiri (vedi nota in fondo) appare molto raramente nelle incisioni sulle pareti di templi ed edifici sacri: uno di questi è a Karnak sopra l’architrave della IV sala dell’edificio Osiriaco di Taharka, e l’altro è qui nel tempio di Hibis. 4 Egittologia Questo articolo lo trovi su Egittologia.net www.egittologia.net Kharga e il tempio di Hibis Andrea Vitussi Il rito è denominato “Il rituale delle quattro sfere d’argilla”, e descrive le modalità per scongiurare l’attacco da parte di Seth “ il rosso di capelli e dalla pelle scarlatta” e la sua accolita di demoni contro il divino Osiride. La formula di protezione prevede il lancio di quattro sfere di argilla cruda verso i quattro punti cardinali da parte del faraone o di un sacerdote da lui delegato, recitando nel contempo le formule opportune, che invocano quattro divinità diverse a protezione del Divino Re dell’oltretomba (Uadjwt, Seshemtet, Bastet, Sekhmet). A Karnak sembra che in questa scena il re, nel compiere il rituale, usi una specie di mazza rigonfia ad una estremità per lanciare le sfere verso i quattro punti cardinali. Qui a Hibis delle quattro pareti, contenenti ciascuna un testo e le immagini assegnate al rispettivo punto cardinale, ne sono rimase integre tre, che hanno permesso di identificare il rituale e collegarlo ai testi dei papiri. La visita, come sempre è sembrata volare in pochi attimi… e sarebbe stato bello poter sprofondare nella Rafigurazione di Amon-min contemplazione di immagini, strutture e angoli segreti per poter con i colori ancora ben assaporare tutta la sacralità del sito… conservati …ma ahimé! poco più restava se non lanciare uno sguardo incuriosito alle fitte e numerosissime iscrizioni del periodo tolemaico romano presenti sul portale più esterno… ricca testimonianza di usi e costumi civili e fiscali del periodo storico attorno al 49 a.C. nell’oasi. Ma... nuove avventure ci attendevano per l’indomani, così sotto l’effetto della malinconia nell’abbandonare un sito così interessante, mentre un piccolo pezzo di cuore rimaneva incollato alle strutture ormai vaghe ed evanescenti nelle ombre della sera, uno spettacolare e titanico albero, cresciuto proprio nello spazio antistante il primo portale, ci riportava con i suoi neri rami protesi verso lo spazio celeste, alla nostra vera natura di Fitte iscrizioni del periodo tolemaico- romano sul viaggiatori: portale esterno Pronti, con la mente ed il cuore, protesi già verso la prossima destinazione, con la fantasia e la curiosità vibranti ed accese da mille promesse… che l’antica terra di Kemet, l’Egitto, non manca mai di soddisfare! 5 Egittologia Questo articolo lo trovi su Egittologia.net www.egittologia.net Kharga e il tempio di Hibis Andrea Vitussi Un maestoso albero, cresciuto proprio davanti al primo portale del tempio di Hibis Seguono le note…. 6 Egittologia Questo articolo lo trovi su Egittologia.net www.egittologia.net Kharga e il tempio di Hibis Andrea Vitussi NOTE TECNICHE: 1) Estratto dal Papiro di New York, rituale delle 4 sfere di argilla: Indietreggia o Seth (swtesh)! Arrogante, rosso di capelli, scarlatto di pelle, il tuo Ba non potrà più uscire, il tuo cadavere non si muoverà più! Il tuo volto è [quello di un] cieco, Seth! Non potrai più avvicinarti ad alcun luogo dove ci sia Osiride-che-è-alla-testa-dell’Occidente, Unnefer il Trionfatore. ________________________________________________________________________ A chi interessasse un approfondimento del “Rituale delle quattro sfere”, (purtroppo solo in francese) propongo questo articolo di Jean-Claude Goyon che si può scaricare dal sito BIFAO en-ligne, lotto 75 art.19: http://www.ifao.egnet.net/doc/PubEnLigne/BIFAO/ 7 Egittologia Questo articolo lo trovi su Egittologia.net www.egittologia.net Kharga e il tempio di Hibis Andrea Vitussi 2) E da un articolo di Cristiane Ziegler, ecco le foto di alcune sfere di argilla del Museo del Louvre, con l’elenco dei nomi di divinità incise sulla superficie. Da notare la forma a testa leonina di alcune di esse. 8 Egittologia Questo articolo lo trovi su Egittologia.net www.egittologia.net Kharga e il tempio di Hibis Andrea Vitussi 3) Un bell’articoletto dal web sul tempio, tradotto dall’inglese con l’aiuto di Elena, di Brian Rosewood. Il tempio di Hibis nell'oasi di Kharga di Brian Rosewood Illustrazione del tempio di Hibis nell'oasi di Kharga Il più grande tempio nell'oasi di kharga è quello di Hibis, ed è uno dei più ben conservati, probabilmente perché è stato sepolto dalla sabbia fino a che i ricercatori non lo hanno scoperto e ripulito agli inizi del ventesimo secolo. Esso infatti è uno degli esempi di tempi risalenti al periodo persiano più rimarchevoli che si possano trovare in Egitto. Hibis, dal nome “Hebet” egiziano, che significa "l'aratro", è locato appena due chilometri più a nord della città moderna di Kharga. La città connessa con il tempio, conosciuta come “la città dell'aratro”, era in tempi antichi la capitale fortificata dell'oasi (conosciuta come la fortezza di EL-Ghuweita di Qasr), essa ricopriva un’aera di circa un chilometro quadrato. Esso risiede nella valle fra i piedi delle colline di Gebel-Al-Teir e Nadura. Conosciamo pochissimo riguardo la città antica, benchè gli scavi in principio avessero messo in luce alcune case con i soffitti a volta e pareti ricoperte di affreschi. Questo tempio, che è stato scavato recentemente e restaurato dal Metropolitan Museum of Art di New York, ha sofferto le erosioni provocate dalla presenza di acque sotterranee locali. 9 Egittologia Questo articolo lo trovi su Egittologia.net www.egittologia.net Kharga e il tempio di Hibis Andrea Vitussi Recentemente è stato restaurato ancora dal servizio egiziano delle antichità ed è stata prevista la sua rimozione ad un altro luogo, per evitare i problemi dovuti all’acqua sotterranea. Tuttavia, recentemente Zahi Hawass ha deciso che il tempio può essere ristabilito in situ. Recentemente, inoltre, esso è stato oggetto di un'indagine epigrafica quinquennale effettuata da una squadra americana, condotta da Eugene Pianta del piano terreno del tempio di Hibis nell'oasi di Kharga Cruze-Uribe. L’accesso al tempio di Amon a Hibis si articola in una serie di portali. Esso è dedicato alla triade di Thebe, consistente delle divinità Amon, Mut e Khonsu, che sono rappresentati nei rilievi sulle pareti, ancora in buono stato di conservazione. Il tempio, così come la fortezza in cui era stato costruito, domina la strada del deserto dal sud essendo collocato su un affioramento vulcanico. Durante i tempi antichi, il tempio era circondato da una massa d’acqua, probabilmente un lago che ora è scomparso. Il tempio è stato iniziato da Apries nel 588 a.C., durante la ventiseiesima dinastia, perciò la fondazione potrebbe essere datata anche in tempi più antichi. È stato completato dal persiano Darius I nel 522 a.C.. Successivamente, Nectanebo II ha costruito il colonnato, ed altre aggiunte sono state fatte durante il periodo Tolemaico. Durante il quarto secolo, inoltre, è stata aggiunta una chiesa lungo il lato nord del portico. Ci sono molti aspetti della pianta, della costruzione e delle decorazioni del tempio che sono insoliti. Il tempio è stato costruito con calcare locale screziato con un orientamento east-ovest. Un corridoio affiancato da sfingi conduce al tempio attraverso una serie di portali, iniziando da uno costruito dai Romani. Le iscrizioni su questo portale hanno contribuito notevolmente alla nostra comprensione del governo romano dell’epoca. Creato nell’anno 69, esso fornisce informazioni su vari temi, comprese le tasse, sul sistema di corte, sull'eredità e sui diritti delle donne. Nectanebo I e II circondarono il tempio con un muro di recinzione in pietra che nella parte anteriore racchiudeva un chiosco monumentale ad otto colonne. A causa dell’eccessiva ampiezza (ben 7.4 metri), il suo soffitto ha dovuto essere coperto con travi di legno. I capitelli compositi nel chiosco e nel corridoio della sala ipostila sono fra i primi ritrovamenti del genere conosciuti in Egitto. Davanti al chiosco ci sono due obelischi, all'estremità del viale delle sfingi. Nella parte anteriore del tempio vi è una forma primitiva di pronao con quattro colonne liscie a forma di papiro e pareti a schermo. 10 Egittologia Questo articolo lo trovi su Egittologia.net www.egittologia.net Kharga e il tempio di Hibis Andrea Vitussi Dietro il pronao si stende la sala ipostila, coperta di decorazioni che datano a Tolomeo III e IV. Sullo montante della porta sud della sala ipostila, il registro superiore rappresenta il re mentre fa offerte ad Amon-Ra. Il registro centrale descrive l'offerta del vino da parte del re a Mut e nel registro inferiore il re fa un'offerta (forse una figura di Ma'at) ad Amon-Ra. Sul lato nord, il re offre il vino ad Amon di Perwesekh (antico nome di Ghuweita). Dopo la sala ipostila vi è una stanza d'offerta con un santuario. Sulla parete interna a nord del santuario vi sono le figure del dio Khonsu (a testa di falco con la luna crescente) e di Amon-Ra-Min. Quest’ultimi fanno parte di una scena che descrive il re mentre fa le offerte alla triade. La parete nord e sud del santuario sono le uniche zone nel tempio che hanno l’intonaco, ed esso è coperto di decorazioni dipinte. Il resto del tempio ha semplici altorilievi o bassorilievi sulla cui pietra è deposto uno strato di pittura. Vi è inoltre una cappella dedicata al sovrano deificato e sale laterali con scale che conducono al tetto. Il piano superiore contiene alcune zone dedicate a Osiride, con alcune scene che descrivono la sepoltura del dio, una caratteristica che non era rara nei templi Greco-Romani. Molte delle rappresentazioni dei templi sono particolari, non soltanto per il loro stile piuttosto marcato ma anche per un certo numero di temi specifici quale il catalogo degli dei rappresentati nel santuario. Nel corridoio della sala ipostila si può notare una figura blu alata rappresentante Seth, con una testa di falco, che sta sormontando il serpente Apophis con la sua lancia: è stata considerata da alcuni storici d’arte come un precursore del motivo di san Giorgio e il drago. Il graffiti rinvenuti nello stesso corridoio includono i nomi di parecchi viaggiatori Europei del diciannovesimo secolo, compreso Cailliaud, che sostiene di aver scoperto il tempio, Drovetti, Rosingana, Houghton, Hyde, Schweinfurth e Rohlfs. Davanti il tempio sono state scoperte alcune tombe greche e romane. 11 Egittologia Questo articolo lo trovi su Egittologia.net www.egittologia.net Kharga e il tempio di Hibis 4) Andrea Vitussi Poi… per chi ha pazienza e conosce un po’ l’inglese, allego un interessante articolo di Caroline Seawright su Taweret. Taweret : scultura in granito che abbiamo acquistato l’anno scorso in un Laboratorio di Alabastro presso Deir El-Medina Taweret, Goddess Demoness of Birth, Rebirth and the Northern Sky by Caroline Seawright Taweret (Taueret, Taurt, Toeris, Ipy, Ipet, Apet, Opet, Reret) - The Great Female - was the ancient Egyptian goddess of maternity and childbirth, protector of women and children. Like Bes, she was both a fierce demonic fighter as well as a popular deity who guarded the mother and her newborn child. She was depicted as a combination of a crocodile, a pregnant hippopotamus standing on her hind legs with large breasts and a lion. Unlike the composite demoness Ammut, her head and body were that of the hippo, her paws were that of the lion, and her back was the back of a crocodile. All of these animals were man killers, and as such she was a demoness. All three animals were regarded as fierce creatures who would kill to protect their young. 12 Egittologia Questo articolo lo trovi su Egittologia.net www.egittologia.net Kharga e il tempio di Hibis Andrea Vitussi It was in her role of a protector that she was seen as a goddess. As the mother hippo is protective of her young, Taweret was believed to be protective of Egyptian children. She was often shown holding the sa hieroglyph of protection or the ankh hieroglyph of life. She was thought to assist women in labour and scare off demons that might harm the mother or child. ... because hippos are denizens of the fertile Nile mud, Egyptians also saw them as symbols of rebirth and rejuvenation. The birth-related aspect of the hippo's powers also appears in the complicated shape of the goddess Taweret, who protects women in childbirth. She was also a goddess relating to fertility. She was goddess of harvests as well as a goddess who helped with female sexuality and pregnancy. In this capacity, she was linked with the goddess Hathor. As a fertility goddess, she was closely associated with the inundation of the Nile especially at Jabal al-Silsila. Amulets of Taweret were popular, used by the expectant mother because of Taweret's protective powers. These were even found at Akhetaten - Akenaten had no power to stop his people from needing the protection of this goddess (or of Bes), despite his attempts to replace the gods and goddesses of Egypt with the Aten. Her picture was also found on women's cosmetic tools, headrests, jewelry. There were even vessels in the shape of the goddess, with a hole in one of her nipples for pouring. It was thought that she would assign magical protection, when accompanied with a spell, to the milk poured through these vessels. Another way that Taweret was thought to scare away evil that could hurt a mother and child was through the use of magic. She was associated with the magic 'wand' or 'knife' that the Egyptians used because she was a hippopotamus goddess: Childbirth and early infancy were felt to be particularly threatening to both mother and baby. Magic played the primary role in countering these threats; various evil spirits needed to be warned off, and deities invoked to protect the vulnerable. These magic knives, also known as apotropaic (that is, acting to ward off evil) wands, were one of the devices used. They are usually made of hippopotamus ivory, thus enlisting the support of that fearsome beast against evil. The depictions on this knife encompass a range of protective images. They include a grotesque dwarf, probably known as Aha at this date, but later the more famous Bes, and Taweret both of whom are associated with childbirth. Taweret was a household deity, rather than a specific deity of the pharaoh, and she enjoyed huge popularity with the every day Egyptian. She wore a low, cylindrical headdress surmounted by two plumes or sometimes she wore the horns and solar disk of Hathor. Although her popularity was strongest in later periods, she first appeared in the Old Kingdom as the mother of the pharaoh, offering to suckle him with her divine milk. In later times, the pharaoh Hatshepsut depicted the goddess attending to her birth along side other deities of childbirth. During Egyptian history, she was called by three names - Ipet ('harem'), Taweret ('great one') and Reret ('the sow'). Of the three, the cult of Taweret assimilated the other two versions of this goddess, despite the Temple of Ipet (often translated to be 'Harem' rather than the name of the goddess) at Karnak. In Egyptian astronomy, Taweret was linked to the northern sky. In this role she was known as Nebetakhet, the Mistress of the Horizon - the ceiling painting of the constellations in the tomb of Seti I showed her in this capacity. She was thought to keep the northern sky - a place of darkness, cold, mist, and rain to the Egyptians - free of evil. She was shown to represent the never-setting circumpolar stars of Ursa Minor and Draco. The seven stars lined down her back 13 Egittologia Questo articolo lo trovi su Egittologia.net www.egittologia.net Kharga e il tempio di Hibis Andrea Vitussi are the stars of the Little Dipper. She was believed to be a guardian of the north, stopping all who were unworthy before they could pass her by. In all of the ancient Egyptian astronomical diagrams there is one figure which is always larger than all the rest, and most frequently found at the center of what appears to be a horizontal parade of figures. This figure is Taweret "The Great One", a goddess depicted as a pregnant hippopotamus standing upright. It is no mystery that this figure represents a northern constellation associated, at least in part, with our modern constellation of Draco the dragon. In the Book of the Dead Taweret, the 'Lady of Magical Protection', was seen as a goddess who guided the dead into the afterlife. As with her double nature of protector and guardian, she was also a guard to the mountains of the west where the deceased entered the land of the dead. Many of the deities relating to birth also appear in the underworld to help with the rebirth of the souls into their life after death. She was thought to be the wife of a few gods, mostly because of her physical characteristics. She was linked to the god Sobek, because of his crocodile form. Occasionally Taweret was depicted with a crocodile on her back, and this was seen as Taweret with her consort Sobek. Bes, because the Egyptians thought they worked together when birthing of a child, was thought to be her husband in earlier times. At Thebes, she was also thought to be the mother of Osiris, and so linked to the sky goddess Nut. Another part of this theology was that it was Amen, who became the supreme god rather than Ra, who was the father of Osiris. It was believed that Amen came to Taweret (called Ipet at this particular time) and joined with her to ensure the renewal of the cycle of life. Ipet herself had become linked with the original wife of Amen, Amaunet (invisibility). It was at Karnak that she was believed to have given birth to Osiris. In later times, Ipet was assimilated by Mut who took her place as the wife of Amen and mother goddess. Plutarch described Taweret as a concubine of Set who had changed her ways to become a follower of Horus. In this form, she was linked to the goddess Isis. It was thought that the goddess kept Set's powers of evil fettered by a chain. This is probably because she was a hippo goddess while Set was sometimes seen as a male hippo. The male hippopotamus was seen by the Egyptians as a very destructive creature, yet the female hippopotamus came to symbolise protection. This is probably why Set was, in later times, regarded as evil while Taweret was thought to be a helpful goddess, deity of motherhood and protector of women and children. 14 Egittologia Questo articolo lo trovi su Egittologia.net www.egittologia.net Kharga e il tempio di Hibis Andrea Vitussi Andrea Vitussi è anche coautore del recente volume : TUTANKHAMON Immagini e testi dall’ultima dimora acquistabile su www.egittologia.net 15