il cuore di foscolo: e il mio?

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il cuore di foscolo: e il mio?
PRIMO CLASSIFICATO
SEZIONE TESINA BIENNIO
IL CUORE DI FOSCOLO: E IL MIO?
Studenti: Michela Beltrame, Laura Colli, Giuseppe Fonti, Antonio Parcelj, Rossella Pasut delle
classi IV eV Ginnasio del Liceo "Bertoni" – Udine
Docente Referente: Prof.ssa Saviana Corso
Introduzione
Il cuore fu fondamentalmente per Foscolo perché fu la guida della sua vita, definì la sua indole e lo
spronò al desiderio infinito.
E PER NOI? CHE RUOLO HA IL CUORE?
Con questa tesina vogliamo paragonare il cuore di Foscolo al nostro, addentrarci nel contesto della
sua epoca e nei suoi sentimenti, al fine di immedesimarci in lui e nelle sue scelte. Per farlo abbiamo
selezionato alcuni passaggi significativi dei Sonetti e delle Ultime lettere di Jacopo Ortis, rispetto ai
quali ci siamo confrontati. Così lavorando abbiamo scoperto che, al contrario di quanto si pensi,
l’autore non è un uomo “depresso e strano”, anzi, nella sua natura è coraggioso, perché ha saputo
vivere sul filo di una condizione vertiginosa, cercando in ogni situazione la totalità, e non l’ha
trovata, perché, per definizione, la perfezione si fa solo scorgere, ma mai raggiungere
definitivamente.
La vita
Ugo Foscolo, nato a Zante, una delle isole Ionie della Grecia, allora appartenente alla Repubblica
Veneta, il 6 febbraio del 1778 da Andrea Foscolo e Diamantina Spathis, trasferitosi nel 1788 con la
madre e i tre fratelli a Venezia, da subito esprime un animo ribelle ed appassionato: finita la scuola,
decide di leggere i classici greci e latini e i testi a lui contemporanei italiani e stranieri,
interessandosi in particolare alla filosofia e alla politica. Subito si infiamma di ardente patriottismo
e sposa gli ideali della Rivoluzione Francese, sognando anche per la Repubblica veneta, e l’Italia
intera, un futuro di libertà ed indipendenza. In questo sogno libertario viene deluso però per ben due
volte, e proprio dal suo paladino, Napoleone Bonaparte: la prima, nel 1797, quando il generale
francese cede il Veneto agli Austriaci con il trattato di Campoformio; la seconda, nel 1815, quando
a seguito dei progetti esageratamente ambiziosi del grande uomo politico, il Congresso di Vienna
consegna tutto il Nord Italia agli Austriaci. In entrambe le occasioni l’autore si infligge un esilio
volontario, prima nei Colli Euganei, poi all’estero, dove, esacerbato dalle amare contraddizioni
della sua epoca, vive gli ultimi anni solo e cinicamente disilluso. Muore in Inghilterra nel 1827.
Nel corso però di tutta la sua ardente e tormentata esistenza, l’autore ha perseguito un costante
bisogno di trovare una pace e un’armonia interiore, che accarezzate più volte con il sogno
dell’amore (sono molte e diverse le donne che Foscolo ha affascinato ed amato, ma con le quali mai
è riuscito a stabilire un rapporto sereno e duraturo), riesce a raggiungere solo attraverso la poesia:
quello che di prezioso ancor oggi ci resta di lui.
Opere prese in esame
Ultime lettere di Jacopo Ortis (1798, 1802, 1816) 1817
Odi e Sonetti, 1803
Dell’origine e dell’ufficio della letteratura, 1809
I principali sentimenti di Ugo Foscolo: illusioni o atti di coraggio?
Premessa: Il fascino della bellezza
“Oh Bellezza, genio benefico della natura! Ove mostri l’amabile tuo sorriso scherza la gioja, e si
diffonde la voluttà per eternare la vita dell’universo: chi non ti conosce e non ti sente incresca al
mondo e a se stesso. Ma quando la virtù ti rende più cara e le sventure togliendoti la baldanza e la
invidia della felicità, ti mostrano ai mortali co’ crini sparsi e privi delle allegre ghirlande – chi è
colui che può passarti davanti e non altri offerirti che un’inutile occhiata di compassione?”1
Ci piace partire da questa citazione perché, dal nostro punto di vista, focalizza bene l’essenza delle
passioni e contraddizioni che animano il cuore di Foscolo.
Da un lato l’attrazione per un evento naturale, spontaneo ed irresistibile: l’imporsi della Bellezza,
Bellezza che all’autore si manifesta principalmente nello spettacolo della natura e nella donna.
Dall’altro la consapevolezza che si tratta di qualcosa di fugace, ingannevole e quindi illusorio. Per
Foscolo la Bellezza è un’illusione perché quando ti colpisce, ti rende felicissimo e lascia gli altri,
non toccati da quel bene, arrabbiati ed invidiosi; quando sfugge, però, ti priva del suo lume, ti lascia
amareggiato e triste, sia per averla persa, sia per non poterla riconoscere più. In ogni caso quindi la
Bellezza ferisce, inganna, è un’amara illusione perché, quando c’è, sono tutti felici e immersi in uno
stato di beatitudine e quando sfugge, rimangono tutti sconsolati e soli: serve solo a rendere più triste
la gente.
Anche a noi capitano esperienze simili quando, per esempio, partecipiamo a feste con gli amici
nelle quali ci divertiamo e ci lasciamo colpire dalla bellezza dello stare bene insieme, ma quando la
festa finisce la letizia sparisce e si è di nuovo come prima, soli e tristi. Foscolo lo aveva capito e,
spiegandocelo, ci fa comprendere come la bellezza vada ricercata in ogni istante della propria
esistenza e come noi siamo bisognosi di farci colpire da essa sempre, in modo da accorgerci della
grandezza della vita.
1
Ultime Lettere di Jacopo Ortis, parte prima, frammento della storia di Lauretta
La tentazione dell’illusione
Per alleggerire il suo cuore affannoso di fronte a questa insanabile contraddizione molti pensano
che Foscolo abbia cercato rifugio nella fantasia, in un’immagine di vita parallela alla realtà: “E la
fantasia del mortale, irrequieto e incredulo alle lusinghe di una felicità ch’egli segue accostandosi di
passo in passo al sepolcro […]”. “[…] Così lo illude e gli fa obbliare che la vita fugge affannosa
[…]”2. Pensano quindi che Foscolo abbia rinunciato a stare di fronte alla realtà e abbia cercato di
vivere in un mondo parallelo ed immaginario estraniandosi da essa.
TESI: Vivere con ardore, all’altezza del proprio cuore
Noi invece crediamo che Foscolo sia stato un uomo assetato di conoscenza, che non aveva paura di
affrontare la realtà, anche nelle sue risposte più dure e amare, ma che semplicemente ha voluto dare
una sua interpretazione personale di ciò che è la fantasia: QUALE? VIVERE CON ARDORE
OGNI SENTIMENTO, ALL’ALTEZZA DEI DESIDERI DEL PROPRIO CUORE.
Per dimostrarlo esaminiamo allora alcuni testi che in questo senso ci sembrano significativi.
1. Il cuore domanda sempre
Il poeta dimostra come egli non si accontenti mai e continui a volere di più, com’è nella natura
umana.
“Il cuore domanda sempre o che i suoi piaceri siano accresciuti, o che i suoi dolori siano compianti,
domanda di agitarsi e di agitare, perché sente che il moto sta nella vita e la tranquillità nella morte
[…]”3
Sono parole intense che svelano la vera indole del poeta, che qui apre il suo cuore e lo rende
disponibile a tutto e a tutti: ciò che importa è la realtà del vero, realtà che spesso fa male e lo riduce
a vittima, ma,allo stesso tempo, lo innalza in una dimensione eroica. Pensiamo infatti alla grandezza
di tale gesto: affrontare il mondo a cuore aperto! Quale illusione?!
E NOI? SIAMO CAPACI DI SENTIRE QUESTO DESIDERIO SEMPRE E COSÍ
PROFONDAMENTE?
La risposta è che noi giovani ci lasciamo sfuggire queste domande che dovremmo tenere aperte nel
profondo dell’animo costantemente: NOI SIAMO LEALI CON LE ESIGENZE DEL NOSTRO
CUORE? NOI CI PRENDIAMO VERAMENTE SUL SERIO COME UOMINI?
Noi pensiamo che si debba sempre tener conto di queste domande per poter rispondere ad esse in
maniera più vera, cercando di capire che cosa si vuole nella vita e di arrivarci fino in fonfo con tutto
noi stessi, perché al giorno d’oggi siamo offuscati dai beni materiali e dalla società consumistica;
MA CHE COSA PUÓ EGUAGLIARE L’AMORE DI UNA PERSONA A NOI CARA? CHE
COSA PUÓ SUPERARE LA BELLEZZA DELLE FATTEZZE DEL MONDO?
2
3
Dell’origine e dell’ufficio della letteratura
Dell’origine e dell’ufficio della letteratura
2. Il coraggio del desiderio
“[…] E intanto fugge/questo reo tempo, e van con lui le torme/delle cure onde meco egli si
strugge;/mentre io guardo la tua pace, dorme/quello spirto guerrier ch’entro mi rugge[…]”4
Questi versi del sonetto Alla sera mostrano quanto il cuore di Foscolo sia forte, profondo e
soprattutto coerente in qualsiasi situazione: qui siamo infatti all’indomani della grande delusione
politica provocata dal trattato di Campoformio, che si somma a quella amorosa (dopo il primo
turbolento amore per Isabella Teotochi Albrizzi, seguono il dolce e impossibile sentimento verso
Isabella Roncioni e la passione per Antonietta Fagnani Arese) e ad un profondo dolore legato alla
sua vita privata (nel 1801 si uccide per malversazioni il fratello Gian Dionigi).
Pur quindi in queste condizioni si percepisce quanto il suo animo arda di sapienza e quanto il suo
cuore sia infiammato e vivo. In quale altro modo è possibile allora definire Foscolo se non con
l’aggettivo “coraggioso”? Di fatti possiamo capire come egli si stupisca di fronte alla bellezza e alla
tranquillità della sera che lo tenta richiamandolo alla morte, e come egli finisce però con il verbo
ruggire che fa notare la sua battaglia verso la ricerca della felicità.
3. Il coraggio della diversità
“Io aveva gia udito far menzione anche in Corfù d’un giovane mezzo veneziano e mezzo Zacintio,
cioè nato a Zante di padre veneto e madre greca, che già levava grido in Venezia pel suo talento
poetico. Egli contava a un di presso i miei anni, e forse qualcuno di più. Tena fermo soggiorno in
Venezia, ed abitava con la sua madre vedova, e parmi anche col fratello e con una sorella, in Campo
delle Gatte, contrada delle più sudicie di quella magnifica città, in una casa, o per dir meglio
catapecchia, sì miserabile, che nelle finestre non aveva vetri,ma bensì le impannate. Quel giovane
per altro, ben lontano dal lasciarsi avvilire a quella intollerabile povertà, scherzava, potrebbesi dire,
con essa, e sfidavala di gloria che i suoi studi gli promettevano, Rossi capelli e ricciuti, ampia
fronte, occhi piccoli e affossati, ma scintillanti, brutte ed irregolari fattezze, color pallido,
fisionomia più di scimmia che d’uomo; curvo alquanto, comechè bene aitante della persona,
andatura sollecita, parlare scilinguato ma pieno di fuoco: mettea meraviglia il vederlo aggirarsi per
le vie e pei caffè, vestito di un logoro a rattoppato soprabito verde, ma pieno di ardire, vantando la
sua povertade infino a chi non curavasi di saperla, e pur festeggiato da donne segnalate per nobiltà
ed avvenenza, e da tutta la gente. Questi era Ugo Foscolo...”5
“La mia ragione che è in perpetua lite con questo mio cuore [...] Conosco d’essere un cervello
bizzarro e stravagante, fors’anche; ma dovrò perciò vergognarmi? [...] no, né umana forza, né
prepotenza divina mi faranno recitare mai nel teatro del mondo la parte del piccolo briccone. [...] e
però tu mi udivi assai volte esclamare che tutto dipende dal cuore! – dal cuore che né gli uomini né
il cielo, né i nostri medesimi interessi possono cangiar mai. [...] 6
QUESTA DOMANDA VALE ANCHE PER I GIORNI NOSTRI: APPENA CERCHI DI ESSERE
DIVERSO, DI DISTOGLIERTI DALLA MASSA O DI ESSERE SEMPLICEMENTE TE
STESSO VIENI ADDITATO DI ECCESSIVA ECCENTRICITA’ O PRESUNZIONE. MA CHE
C’É DI MALE NELL’ESSERE DIFFERENTE DALL’ORDINARIO?
4
Alla sera, Odi e Sonetti, 1803
Della vita di Mario Pieri Corcirese, scritta da lui medesimo, libri sei. in Opere di Mario Pieri
Corcirese, Firenze, Le Monnier, 1850, I, 38-9
6
Ultime Lettere di Jacopo Ortis, 11 dicembre 1797.
5
Foscolo in questo non ha paura di mostrarsi per come è, anche al rischio del ridicolo, a volte, come
si evince dalla prima citazione, ha il coraggio di esprimere ciò che sente, di far parlare il suo cuore.
Certo, è facile definire Foscolo come un uomo dal carattere difficile, complesso e estremamente
triste e sconsolato, ma basta semplicemente pensare alla sua vita quotidiana, spesso descritta come
un percorso ad ostacoli difficile da sopportare, al clima storico e politico dell’Ottocento, cruciale
per il poeta, alle innumerevoli delusioni che ha subìto e contro cui ha combattuto, ed infine alle
mancate risposte alle sue necessità interiori, per capire la portata della sua straordinari personalità e
il coraggio delle sue scelte.
4. La tentazione del razionalismo: ragione, illusione e morte
A volte è vero, e a più riprese nel corso della sua vicenda umana e poetica, il nostro autore cede alla
disillusione e all’amarezza, fino ad arrivare ad ammettere che tutto è un’illusione e che l’unica
soluzione possibile ai suoi drammi esteriori e interiori è la morte, quella calma e pace che solo
l’immagine della sera gli offre (“e mentre io guardo la tua pace, dorme/ quello spirto guerrier”7,
quella stasi che promette assenza di dolori e sensazioni (“perché sente che il moto sta nella vita e la
tranquillità nella morte”8. Egli ritiene, infatti, che la pace dell’animo si raggiunga solo con la morte
e che fino ad allora continuerà a struggersi di domande, illusioni e risposte mai trovate.
In queste occasioni il poeta si lascia andare alla spinta della razionalità, che gli proviene dal clima
illuminista di cui è imbevuta la sua stessa formazione culturale e filosofica giovanile e che permea
tutto il clima intellettuale dell’epoca.
Ma il filo lucido e logico dei suoi pensieri lotta con l’aggrovigliato ardore dei suoi desideri, ai quali
non può voltare le spalle, anche se irraggiungibili: il cuore non può mai essere soppresso!
MA CHE COS’È ALLORA CHE LO SALVA? COS’È CHE LO ANIMA SEMPRE ANCHE
NELLE DIFFICOLTÀ? COSA COSTITUISCE LA SUA BUSSOLA, IL SUO FARO, PUR
NELLE INTEMPERIE DELLA SUA VITA?
5. La sua bussola: il cuore di fronte alla bellezza
“Parea che la notte seguita dalle tenebre e dalle stelle fuggisse dal sole che uscia nel suo immenso
splendore dalle nubi di oriente quasi dominatore dell’universo; e l’universo sorridea. [...] io
compiango lo sciagurato che può destarsi muto, freddo e a guardare tanti benefici senza sentirsi gli
occhi bagnati dalle lagrime della riconoscenza.” 9
“...se tu avessi com’io, veduto Teresa nell’atteggiamento medesimo, presso un focolare, anch’ella
appena balzata dal letto, così discinta, così – chiamandomi a mente quel fortunato mattino mi
ricordo che non avrei mai osato respirar l’aria che la circondava e a tutti tutti i miei pensieri si
7
Alla sera, Odi e sonetti, 1803
Dell’origine e dell’ufficio della letteratura
9
Ultime lettere di Jacopo Ortis, 20 novembre 1797.
8
univano riverenti e paurosi soltanto per adorarla – è certo un genio benefico mi presentò l’immagine
di Teresa.” 10
L’ammirazione per lo spettacolo della natura genera in lui stupore e riconoscenza: l’amore per la
donna ridesta in lui l’incanto e la meraviglia, la speranza e l’ardore; egli, che è un vero uomo, ama
essere guardato con amore e passione, adora essere amato e prendendosi a cuore le sue esigenze
umane, ricerca per tutta la vita l’amore, lo sguardo pieno di passione di una donna che gli voglia
veramente bene. Questi due sentimenti sono quelli che di più lo avvicinano all’intoccabile e
desiderabile mistero della Bellezza e sono quelli che lo salvano dal cinismo della razionalità.
Conclusione
Questo è ciò che noi vediamo in Ugo Foscolo. Questo è quello che maggiormente ci ha colpito
leggendo i suoi testi.
Foscolo vive una realtà negativa, l’infelicità lo assale quando no riesce a dare risposta alle sue
molteplici domande. Ma sa che la realtà non è questa e va sempre alla ricerca di ciò che più lo
avvicina alla felicità, decidendo di combattere, di lottare contro il mondo e contro le ingiustizie.
NOI, DOPO AVER INCONTRATO LA SUA ESPERIENZA UMANA E POETICA, SIAMO
DIVERSI PERCHÉ VOGLIAMO AVERE UN CUORE COME IL SUO, VOGLIAMO LA VITA
E DESIDERIAMO GIORNI FELICI.
10
Ultime lettere di Jacopo Ortis, 11 dicembre 1797.