bollettino del marchesato - I Marchesi del Monferrato

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bollettino del marchesato - I Marchesi del Monferrato
BOLLETTINO DEL MARCHESATO
Organo di informazione del Circolo Culturale “I Marchesi del Monferrato”
“in attesa di registrazione in Tribunale” – Direttore responsabile GIAN PAOLO CASSANO
e-mail: [email protected] - c.f. 96039930068 - sito web: www.marchesimonferrato.com
ANNO III – n° 15 – Maggio 2007
EDITORIALE .........................................................................................................................................2
CALENDARIO ATTIVITÀ ......................................................................................................................2
CONVEGNO LE VIE DEI NORMANNI ....................................................................................................3
I TROVATORI ALLA CORTE DI BONIFACIO I DI MONFERRATO ..........................................................3
ASSEMBLEA ACCADEMIA ALERAMICA .............................................................................................10
CONVEGNO BORGORATTO NEL MEDIOEVO ......................................................................................10
CONFERENZA DI STUDIO SCUOLE SECONDARIE ...............................................................................11
I TROVATORI E L’AMOR CORTESE ...................................................................................................11
MONFERRATO E AMBIENTE ..............................................................................................................11
COSTITUZIONE CLUB UNESCO ALESSANDRIA ..................................................................................15
CHIVASSO E CASTAGNETO: VENTI SECOLI DI STORIA ......................................................................15
GIUSEPPE LIGATO, DUE NUOVI STUDI ...............................................................................................15
SOCIETÀ SAVONESE DI STORIA PATRIA ...........................................................................................15
ADESIONI ...........................................................................................................................................16
BOLLETTINO DEL MARCHESATO
Editoriale
La prima novità che si evidenzia dalla lettura della “testata” del ns.
notiziario riguarda il nostro nuovo Direttore Responsabile. Grazie alla
disponibilità di Don GIAN PAOLO CASSANO, (Docente di Storia della Chiesa,
Giornalista pubblicista iscritto all’Ordine che svolge la sua attività presso il
settimanale diocesano La Vita Casalese; Direttore responsabile di
“Monferrato Arte e Storia”; Parroco di San Valerio in Occimiano) siamo lieti
di poter annoverare nella struttura della nostro associazione una persona
esperta in ambito giornalistico, nonché conoscitore e cultore della storia monferrina. A
nome dei nostri, sempre più numerosi, associati porgo a Don Cassano un sentito
ringraziamento per la disponibilità dimostrata ed i migliori auguri per una proficua
collaborazione.
Anche se non siamo ancora giunti alla fine del primo semestre 2007, sono già state
organizzate numerose iniziative di cui troverete notizia nelle prossime pagine, mentre il
calendario si arricchisce costantemente di nuovi appuntamenti. Tutto questo è possibile
grazie alla collaborazione di molti ed al sostegno finanziario della Fondazione CRT e della
Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria, che ringraziamo sentitamente per la fiducia
accordataci.
Particolarmente intensa l’attività editoriale: sono appena stati stampati gli Atti del
Convegno di Chivasso e stanno per essere ultimati due volumi che raccoglieranno le
relazioni tenutesi in occasione delle Celebrazioni Paleologhe del 2006; è prevista la
realizzazione di una dispensa su Bonifacio di Monferrato, mentre nel corso dell’estate si
realizzerà il progetto dell’ Atlante dedicato alla Marca Aleramica, grande progetto editoriale
della Accademia Aleramica cui la nostra Associazione fornirà il supporto scientifico.
Roberto Maestri
Calendario Attività
Riportiamo l’elenco aggiornato delle attività programmate nei prossimi mesi, che
riguardano, principalmente, le iniziative celebrative per l’VIII Centenario della scomparsa
di Bonifacio di Monferrato (1207-2007). Come abitudine, vi invitiamo a consultare
regolarmente il nostro sito Internet per disporre di informazioni sempre aggiornate sugli
eventi in programma.
Presentazione Atti del Convegno La Chivasso dei
•
Chivasso (TO)
•
Pontestura (AL) 20 maggio
•
Bergolo (CN)
26 maggio
Conversazione I trovatori e l’amor cortese ai tempi del
marchese Bonifacio
•
Frassineto Po
3 giugno
Conversazione
•
Alba (CN)
9 giugno
Convegno su Alba e Bonifacio di Monferrato
19 maggio
ANNO IV – n° 15 – Maggio 2007
Paleologi
Conferenza Pontestura corte del Marchesato di
Monferrato
2
BOLLETTINO DEL MARCHESATO
Conversazione Cereseto nel marchesato di
•
Cereseto (AL)
10 giugno
•
Saliceto (CN)
24 giugno
Concorso di Poesia Storie d’Amore e di Viaggi
•
Verrua Savoia (TO)
1 luglio
Conversazione: Verrua tra Monferrato e Savoia
•
Acqui Terme (AL)
8 settembre Convegno Internazionale Bonifacio, marchese di
•
Cremolino (AL)
22 settembre Concorso Casate, Castelli e Borghi dell’Alto
•
Asti
6 ottobre
Convegno su Asti e Bonifacio
•
Occimiano (AL)
12 ottobre
Conferenza
•
Savona
20-21 ottobre Convegno Gli Ordini Militari, la Cavalleria e il
Monferrato
(1191-1387)
Monferrato, re di Tessalonica
Monferrato tra l’Orba e la Bormida.
Graal
Convegno Le Vie dei Normanni
La nostra Associazione in collaborazione con l’UCIIM
Regione Sicilia, Torino e provincia di Catania ha partecipato
all’organizzazione del Convegno Nazionale Le Vie dei
Normanni. L’incontro si è tenuto a Torino il 20 marzo 2007
presso l’Aula Magna dell’Istituto d'Istruzione Superiore
“Giovanni Giolitti”.
Dopo l’introduzione di LAURA SCIOLLA, sono intervenuti
ENZA GRECUZZO (Presidente UCIIM provincia di Catania),
DOMENICO AMOROSO (Direttore Musei Civici di Caltagirone) e
BARBARA M. CARDILLO (UCIIM di Caltagirone) che hanno presentato il progetto culturale
rivolto alle scuole piemontesi: Le Vie dei Normanni: proposta di un percorso nella storia,
tra Piemonte e Sicilia; è seguita la proiezione del video Storia ed itinerari della Sicilia
Normanna e la relazione di ROBERTO MAESTRI I rapporti tra gli Aleramici ed i Normanni.
Particolarmente gradevole l’intrattenimento musicale a cura dell’Ensemble Medievale
Principio di Virtù. L’incontro è stato realizzato con il patrocinio della Regione Piemonte,
Regione Siciliana, Provincia di Catania e della Fondazione CRT.
I Trovatori alla corte di Bonifacio I di Monferrato
Abbiamo ricevuto diverse richieste riguardo alla presenza dei Trovatori alla corte di
Monferrato; riteniamo interessante riprodurre un saggio a cura di Paolo Repetto dedicato a
questo argomento. La riproduzione è stata possibile grazie alla disponibilità della Società di
Storia Arte Archeologia per le province di Alessandria e Asti1 che ringraziamo.
1
Il saggio è stato pubblicato sulla Rivista di Storia Arte Archeologia per le province di Alessandria e Asti, Annata
CIX.1 (anno 2000), pp. 153-161.
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PAOLO REPETTO
I Trovatori alla corte di Bonifacio I di Monferrato
Credo che, prima di parlare direttamente della musica trovadorica nella Corte del Monferrato,
sia necessario fare una piccola sintesi di ciò che sono stati i Trovatori e ciò che rappresentava la loro
arte 1. Innanzi tutto questa era una musica monodica con una sola voce, qualche volta raddoppiata e
accompagnata da uno strumento, la viella - lo strumento da cui deriverà la viola rinascimentale che si identifica spesso, nei testi antichi, con la lira o la ribeca. I testi erano scritti in lingua d'oc,
l'antico volgare della Provenza, e gli autori erano gli aristocratici di quelle terre: la Francia del Sud.
Essi cantarono, per la prima volta dopo i grandi esempi latini e greci, le bellezze della donna, i
segreti dell'amore, la gioia temperata dei sensi, l'ambiguità e le finzioni del corteggiamento, i
profumi ed i colori della primavera. Nei primi anni del secolo XI, dunque, quando l'impero
carolingio era ormai sfumato, per la prima volta la musica smise di essere solamente sacra e si fece
profana: così che, dal canto gregoriano - soavemente liturgico - si passò a melodie più terrene e
sensuali. La concezione del suono mutò radicalmente, trasformandosi da religiosa e celeste in
mondana e popolare. Furono quelli gli anni in cui nacquero le parlate volgari sulle fondamenta del
tramontante latino. Nacque la danza. I corpi, per la prima volta dopo la civiltà greca, ritrovarono la
loro dignità e riscoprirono il loro fascino. Si organizzarono feste, ritrovi, banchetti, dove la musica
si congiungeva sempre alla parola e alle pantomime del corpo. Fino ad allora tutto ciò che si riferiva
alla terra, alla materia, alla carne, era qualcosa da bandire, da castigare, da sacrificare; ora, invece,
con l'avvento di una nuova sensibilità, si rivalutarono tutte le forze di questo mondo. Nacque la
poesia moderna, e quei primi grandi cantori dell'amore: Guglielmo IX di Poitiers, Jaufré Rudel,
Bertran de Born, Bernart de Ventadorn, Arnault Daniel, Peire Vidal, Raimbaut de Vaqueiras,
influenzarono in maniera determinante la nostra poesia in volgare: da Dante a Petrarca, fino al
Tasso e ai poeti dei giorni nostri.
A poco a poco, l'uomo cominciò ad inserirsi al centro del mondo e dell'universo, cominciò a
ritrovare la propria dignità slegandosi, gradatamente, dal primato assoluto della Chiesa, della
liturgia e di Dio. A partire dai Trovatori della Provenza, dunque, si pone quel lungo percorso della
nostra civiltà che, attraverso il Rinascimento e l'Umanesimo fiorentino, arriva fino all'uomo laico e
ultracivilizzato dell'Europa oggi.
Varie erano le forme di questa musica, e si chiamavano con diversi nomi: chansons
courtoises, se di carattere eminentemente colto e aristocratico, o chansons d'aube, se di carattere
apertamente immorale e amoroso; o chansons de toile, se narravano di spose abbandonate, guerrieri
lontani, amori impossibili. Poi, sotto queste ampie cornici, si distinguono le varie forme musicali:
ecco le canzoni a ballo: l'estampie, la balade, il rondeau, il virellai; ecco le rappresentazioni di
personaggi, quasi già sceniche: la pastourelle e la reverdie; ecco, infine, i canti e le pantomime dei
1
Per un quadro generale sulla musica trovadorica si può consultare: G. REESE, Music in the Middle Ages, Norton e
C., New York, 1940; G. CATTIN, // Medioevo I, in «Storia della Musica», a cura della Società italiana di musicologia,
EDT, Torino, 1979; W. BIBER, Dos Problem der Melodieformein in der einstimmigen Musik des Mittelalters, Berna,
1951; A. MACHABEY, Problèmes de lyrique médiévale, in «Romania», 1954; J. CHAILLEY, Les premiersà troubadours
et les versus de l’école d'Aquitaine, ibid., 1955; E. HOEPFFNER, Les troubadours, Parigi, 1955; R. MONTEROSSO, Musica
e ritmica dei trovatori, Milano, 1956; R. DRAGONETTI, La technique poétique des trouvères dans la chanson courtoise,
Bruges, 1960; H. ANGLES, Der Rhytmus in der Melodik mittelalterlicher Musik, in Congres Report New York, 1961; R.
NELLI, L'érotique des troubadours, Tolosa, 1961; H. DAVENSON, Les troubadours, Parigi, 1961; R.H. PERRIN, Descant
and Troubadour Melodies, in JAMS, New York, 1963; H. VAN DER WERF, Thè Trouvère Chansons as Creations afa
Nationless Musical Culture, in «Current Musicology», Chicago, 1963; P. DRONKE, The Medieval Liric, Londra, 1963;
U. SESINI, Musicologia e filologia. Raccolta di studi sul ritmo e sulla melodia del medioevo, Bologna, 1971; L.
PATERSON, Troubadours and Eloquence, Oxford, 1975; I.R. PARKER, Troubadour and Trouvère Song: Problems in
Modal Analysis, RBM, Baltimore, 1977.
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giullari o menestrelli, che, prendendo ispirazione ed esempio dagli alteri Trovatori, improvvisavano
quelle ed altre melodie.
La Corte di Bonifacio I di Monferrato, tra il 1192 e il 1207, accolse, con grande lungimiranza
e passione, alcuni di questi padri della poesia e della musica moderne. E con Raimbaut di
Vaqueiras2, in quegli anni, strinse una profonda amicizia. Questo mirabile cantore era originario
della Valchiusa - luogo tanto caro al Petrarca -, dove nacque nel castello di Vaqueiras intorno al
1160. Di umili origini, egli venne in Italia per cercare fortuna: dapprima soggiornò a Genova, «la
quale fungeva allora da raccordo tra le corti della Savoia, del Monferrato e della Lunigiana»3, poi
passò in Lombardia, dove a Pavia incontrò Alberto Malaspina - ma senza successo; infine, sulle
soglie della disperazione, venne accolto alla corte del marchese Bonifacio I. Fu qui che scrisse
molte delle sue canzoni, alcune dedicate alla bella Beatrice, figlia naturale di Bonifacio, in cui la parola e la musica intrecciano un delicato corteggiamento, fatto di significati sfumati e allusivi, di
parole tenere e passionali. Ma Raimbaut, secondo un'eccezione notevole per i trovatori, fu anche
cantore politico in quella corte. Bonifacio I, infatti, era un uomo molto ambizioso, che amava
contornarsi di cantori che gli dessero una mano per le sue mire espansionistiche in Oriente. Quando
decise di organizzare la Quarta crociata, così Raimbaut scrisse:
Ara pot hom conoisser e proar
que de bos faitz rend Dieus bon guizerdon,
c'al pro marques n,a faich esmend' e don,
q'el fai son pretz sobre ls meillor pojar
tant qe il crozat de Frans' e de Campaigna
l'an quist a Dieu per lo meillor de totz
e per cabrar lo sepulcr' e la crotz
on Jhesus fon, q'el voi en sa compagna
l'onrat marques, et a il Dieus dal poder
de bons vassais e de terr' e d'aver
e de ric cor per far miels so que il taigna4
2
Sulla corte di Bonifacio e su Raimbaut vedasi: G. CARDUCCI, La poesia e l'Italia nella IV crociata, in «Opere»,
XX, Milano, 1934, Galanterie cavalleresche dei secoli XII e XIII, ibid.; P. CHABANEAU, Les biographies des
Troubadours, in «Histoire generale de Languedoc», X, Toulouse 1885; V. CRESCINI, R. de V: et Marquis de Mon ferrat,
ibid., 1901 (estr. «Annales du Midi», 1899-1901); Ancora delle lettere di R. d V., Padova, 1899 (estr. da «Atti e
memorie della Reale Accademia»); R. de V. e Baldovino imperatore, Venezia, 1901 (in «Atti dell'istituto Veneto»); O.
SCHULTS - GORA, Die Briefe des Trobator R. de V. an Bonifaz I, Halle, 1893, trad. ital. Le epistole del trovatore R. de V.
al Marchese Bonifacio I, Firenze, 1898; D. BRADES, Bonifaz I Monferrat bis zum Antritt der Kreuzfahrt, Berlin, 1907;
N. ZINGARELLI, Engles nelle rime di R. di V., in «Miscellanea in onore di V. Crescini», Cividale del Friuli, 1910; Bei
cavalier e Beatrice di Monferrato, in «Studi letterari e linguistici dedicati a Pio Rajna», Firenze, 1911, (entrambi in
«Scritti di varia letteratura», Milano, 1935); A. JEANROY, Les troubadours dans Ics cours de l'Italie du Nord aux XII et
Xlll siécles, in «Revue historique», Paris, 1930; V. DE BARTHOLOMAEIS, Poesie provenzali storiche relative all'Italia, in
«Archivio storico italiano», I, Roma, 1931; A. JANROY, La poesie lyrique des Troubadours, 1, Toulouse - Paris, 1934;
K.M. FASSBINDEN, Der Toubadour R. de V., Leben una Dichtung, in «Zietschrift fur romanische Philologie», XLII e
XLIX, Berlino, 1929; G. BERTONI, I trovatori d'Italia, Modena, 1915; D. IANEVA, // Monferrato nella letteratura
italiana, in «Chiesa d'Acqui e Monferrato dal tema storico di Cavatore», Università degli studi di Genova, sede di
Acqui Terme, 1997; J. LINSKILL, The poems of the troubadour R. de V., The Hague, Mouton, 1964; AA.VV., Medioevo
musicale nel territorio di Alessandria, Scolastica ed., Torino, 1997.
3
D. IANEVA cit., p. 115.
4
«Ora si può riconoscere e provare che per buoni fatti Dio rende buon guiderdone e ne ha fatto ricompensa e dono
al prode marchese, elevando il suo pregio sopra i migliori, tanto che i crociati di Francia e di Champagna l'hanno
chiesto a Dio, come il migliore di tutti, per recuperare il sepolcro e la croce dove fu Gesù: perché Egli vuole nella sua
compagnia l'onorato marchese, e Dio gli ha dato forza di buoni vassalli e di terra e ricchezza e di nobile cuore, per
compiere meglio la sua impresa».
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BOLLETTINO DEL MARCHESATO
esaltando Bonifacio quale unica guida, come il migliore di tutti, «per recuperare il sepolcro e la
croce dove fu Gesù».
Uno spassionato elogio, questo, che ci ricorda da vicino quello di un altro grande trovatore,
Bertran de Born 5, scritto per Corrado, il predecessore di Bonifacio:
Al pro Marques, qu’a pretz valor gran
manten e sap gen donar a despendre,
e san rics pretz. fait los autres dissendre,
vas Monferrat, chansoneta, te man:
que I sieu ric fait son dels autres trian
e per melhor lo pot om ben eslire,
qu'el es la flors de totz, a cui que tire,
e de totz. bes comensamens e fis.
E, s'aissi fos com eu vuelh ni devis,
corona d'aur li vir' el cap assire 6 .
Com'è noto, poi, Bonifacio insieme a Raimbaut - eletto da poco cavaliere - partì per la
Crociata. Grandi erano le loro ambizioni: «Da noi sarà assalita Damasco, conquistata Gerusalemme,
liberato il regno di Soria»7; nella finale aspirazione di annettersi la corona imperiale. Ai primi di
settembre del 1207, tuttavia, in una battaglia contro i Bulgari, Bonifacio rimase ucciso, e con lui il
fedele cavaliere e cantore.
Alla corte di Bonifacio soggiornò per qualche tempo un altro importante trovatore: Peire
8
Vidal . Grande viaggiatore, egli conobbe la Spagna, l'Ungheria, e molte isole del Mediterraneo. E,
come gli altri cantori provenzali, ebbe come protettori - oltre al Marchese del Monferrato - Riccardo
Cuor di Leone e Alfonso II di Castiglia. Di sua mano ci sono pervenute quarantotto canzoni, di cui
tredici con musica. Fra queste. Quando un nobile uomo, è particolarmente suggestiva per il tema
trattato - fortemente autobiografico - e il sottile gioco della melodia:
5
Su Bertran de Born vedasi: A. STIMMING, B. de B., sein Leben und seine. Werke, Halle, 1913; A. THOMAS,
Poésies complètes de B. de B., Tolosa, 1971; S. STRONSKI, La légende amoureuse de B. de B., Parigi, 1914; C. APPEL,
B. de B., Halle, 1931; L.E. KASTNER, Notes on the Poems of B. de B., in «The Modern Language Review», 1937.
6
«Al prode marchese, che mantiene pregio e gran valore, e sa nobilmente spendere e donare, e il suo gran pregio
fa abbassare gli altri, verso Monferrato, canzonetta, ti mando: che le sue nobili imprese si distinguono da quelle degli
altri, e può ben essere scelto come il migliore: egli è il fiore di tutti, a chiunque ciò spiaccia, ed è principio e fine di ogni
bene. E se fosse così come voglio e dico, gli vedrei in capo una corona d'oro».
7
RAMBALDO DI VAQUEIRAS, Poesie, a cura di G. Cusimano, Ed. dell'Ateneo di Roma, Roma, 1956, p. 32.
8
Su Peire Vidal vedasi: K. BARTSCH, P.V.s Lieder, Berlin, 1857; J. ANGLADE, Les poésies de P.V., Parigi, 1913; F.
TORRACA, P.V. in Italia, in «Studi di storia letteraria», Firenze, 1923; A. SMIRNOV, Contribution à l'elude de la vie
provencale de P.V., in «Romania», 1928; E. HOEPFFNER, L'Espugno dans la vie et dans l'oeuvre du troubadour P.V.,
Parigi, 1946; P.V., Poesie, a cura di d'A. S. AVALLE, 2 voll., Milano, 1960; E. HOEPFFNER, Le troubadour P.V., sa vie et
san oeuvre, Parigi, 1961.
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BOLLETTINO DEL MARCHESATO
Così recita il testo:
Quando un nobile uomo cade in miseria da potente e ricco che era, non sa come sopportare
la sua onta e cerca di nascondere la sua disgrazia; perciò è maggior mercede e più nobile dono
soccorrere il povero vergognoso che tanti altri che chiedono fiducia.
Ero ricco e felice, ma la mia signora mi ha fatto cadere in disgrazia perché mi è ostile, feroce
e nemica. Essa sbaglia nell'avvilirmi in tal modo. Altro motivo non ha se non che le sono amante
fedele: di ciò non mi perdona.
Fin dall'inizio di questa canzone, la melodia ondeggia cautamente senza superare l'intervallo
di terza. Mentre, a partire dalla seconda riga, il ritmo si sviluppa accennando ad un movimento di
terzine che movimenta l'intero canto. Il percorso sillabico è poi quello classico, che si sposta
lievemente secondo i piccoli intervalli delle semiminime, appoggiandosi qualche volta sulle veloci
crome che si delineano quasi sempre in linea discensiva. Alla quinta riga è poi ipotizzato un si
bemolle, che evoca, naturalmente, l'idea tonale di fa maggiore. Ma è più probabile che il modalismo
di origine gregoriana di queste musiche non permetta nessuna definizione di dominante e tonica (V
e I grado delle note do e fa). Nella sesta, è poi evidente un piccolo gruppetto di semicrome - quasi
un abbellimento - sulla sillaba fai, microscopico arabesco che si scioglierà presto nella
sdrucciolevole successione, 2 più 3 più 2, che si arresta sul do. Infine, nella settima riga, viene
riconfermato, nella sua circolarità, il fondamentale tonalismo di do maggiore.
Come altri trovatori venuti in Italia, anche Peirol era di nobile origine, ma povero. Egli visse
per molti anni alla corte di Dalfi d'Alvergne, conte di Clermont e Monferrand, «finché il suo amore
per la sorella di costui, la bella Sail de Claustra, non gli attirò le ire dello stesso Dalfì»9. Fu perciò
allontanato, e ormai divenuto senza mezzi, per guadagnarsi da vivere, decise di fare il giullare.
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C. CAPRIOLO, Peirol, voce del DEUMM, voi. V, UTET, Torino, 1988, p. 616
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BOLLETTINO DEL MARCHESATO
Viaggiò per molti anni: a Vienna, presso Ercole III di Polignac, e in Italia, dove forse passò per la
corte di Bonifacio. Infine, come Rambaldo, anche lui si recò in Terrasanta. Di questo curioso
cantore ci sono pervenute 32 poesie, 17 musicate. Fra queste, alcune spiccano per una invenzione
melodica particolarmente brillante come, per esempio, Anche se sono lontano:
Anche se sono lontano e tra gente straniera, io continuo a penare per amore e penso di
comporre un canto piacevole, bello e gentile perché esso sia gradito sopra ogni cosa, ed io non ne
sia biasimato in alcun modo.
Così, su questo testo di argomento classico - secondo gli schemi trovatorici - si dipana una
linea melodica assai interessante. Dapprincipio una serie di semiminime ascendenti, dal fa iniziale
al rè, dove un intervallo di terza maggiore, la-do, costituisce il ganglo fondamentale. Poi, appena
delineata, una cinquina di crome che discende fino al si. La seconda strofa, invece, si apre con una
improvvisa quartina di semicrome discendente, che, come un peso immaginario, equilibra la nuova
fase ascendente dal sol al do, per ripropor-si appena dopo, identica, fino al riposo sul sol. La terza è
più lenta, adagiandosi su una dolce cantilena di semiminime che, partendo dal si, dondola tra il rè
alto e il la basso fino ad accendersi sulla quartina di semicrome finale. La quarta raggiunge forse il
culmine dell'emozione, su un impianto di fa vagamente tonale, che si articola su piccoli tasselli
melodici, ricamati dalle brevi note di un ottavo. Infine, le ultime tré non sono che una sapiente
rielaborazione e variazione delle strofe precedenti, appena decorate da melisimi melodici, o
riproposte fedelmente.
Un'altra canzone di Peirol, Mi sono proposto di cantare, è esemplare nel suo andamento
melodico, come esempio per tutta la casistica della musica trovatorica. Il suo andamento
ondeggiante tra duine e terzine, rappresenta un topos inconfondibile della monodia tardo medievale:
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BOLLETTINO DEL MARCHESATO
Mi sono proposto di cantare e di essere gioioso finché ho speranza d'amare, ma ora non vedo
ne sento alcun vantaggio, ne aspetto l'aiuto della mia donna: provo tale sconforto e angoscia che per
poco non rifiuto ogni gioia.
Qui, il materiale melodico è modellato secondo un procedimento estremamente coerente,
nell'alternanza delicata di lente semiminime intercalate da duine e terzine di crome. Piccole scale
ascendenti che presto ritornano discendenti (strofa I); più ampie escursioni intervallari, sempre sulla
massima ampiezza della terza maggiore, si-re, che si frantumano al contatto delle veloci terzine di
crome (strofa II); un accendersi di guizzanti arabeschi che consentono il rivelarsi di più grandi
intervalli, una quinta giusta do-sol, nel bei mezzo della terza strofa; un riposare di note ribattute, o
appena a scalare, che si muovono senza peso (strofa IV); e di nuovo, nelle tre strofe finali, la
ripetizione delle prime idee melodiche, questa volta riprese uguali. Così, questi esempi, da Vidal e
Peirol, vorrebbero indicare, come un simbolo, l'intero universo della monodia trovatorica.
Altri autori, poi, soggiornarono alla corte monferrina. È il caso, per esempio, di Gaucelm
Faidit10, che visse alla corte di Bonifacio per molti anni, e mai si occupò, nelle sue canzoni, di
politica. Egli, insieme alla compagna Guglielma Monia, dopo aver abbandonato la sua Francia, e
aver perduto ogni cosa al gioco, divenne un abile giullare, e trovò appunto in Bonifacio di
Monferrato un benevolo protettore. E cantò non soltanto l'amore ma anche le crociate, ed ebbe
come amico e protettore Riccardo Cuor di Leone, alla morte del quale scrisse quel famoso lamento
diventato celebre con il titotlo Fort chausa oiatz.
Poi, sempre alla corte di Bonifacio I, si segnalano la presenza di molti giullari o menestrelli,
di cui c'è rimasto ancora il nome: Taurel, Peire della Mula, Nicolet, che divennero, più tardi, per un
gioco curioso del destino, ricchi trovatori. Così le parti potevano mutare, e mentre i cantori
maggiori accompagnati dai loro subordinati giullari potevano, a volte, andare in disgrazia, i giullari
stessi divenivano i nuovi trovatori.
10
Su Gaucelm Faidit vedasi: A. TOBLER, Ein Minnesaenger der Provence, in «Neues Scweizerisches Museum»,
1865; R. MAYER, Das Leben des Trobadors G.F., Diss., Heidelberg, 1876; J. MOUZAT e J. CHAILLEY, G.F., in MGG,
Parigi, 1956; J. MOUZAT, Les poèmes de G.F., Parigi, 1965.
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BOLLETTINO DEL MARCHESATO
Assemblea Accademia Aleramica
Altavilla Monferrato (AL) - Sabato 10 marzo 2007.
Si è svolto, presso la Tenuta San Martino di Altavilla Monferrato,
il tradizionale incontro conviviale dell’Accademia Aleramica, cui
la nostra Associazione ha voluto aderire. Nel corso dell’incontro
sono state presentate le attività in programma nel corrente
anno, dedicando particolare attenzione al progetto dell’ Atlante
della Marca Aleramica che presenterà il territorio di quello che è
stato efficacemente definito da RAOUL MOLINARI come “l’altro
Piemonte”. L’Atlante presenterà il territorio Aleramico in un
quadro teso a valorizzare la storia dei luoghi e delle famiglie, i
castelli, i santuari, l’ambiente ed i prodotti. È stato, inoltre,
illustrato il programma annuale dei Mercatini Aleramici.
All’incontro hanno presenziato numerosi esponenti della cultura,
dell’imprenditoria e della politica regionale, tutti tesi ad evidenziare l’importanza della
promozione del nostro territorio in un’ottica che unisca vocazione storica e turistica.
Convegno Borgoratto nel medioevo
Borgoratto Alessandrino - Sabato 17 marzo 2007.
Si è tenuto nella suggestiva cornice della Parrocchia
di Borgoratto il Convegno sul tema Borgoratto nel
medioevo: Crociati e Pellegrini verso la Terrasanta. I
lavori sono stati aperti dal Sindaco MAURIZIO LANZA che
ha evidenziato come l’Amministrazione comunale
desideri riservare attenzione ed energie per la
valorizzazione della storia di un territorio situato, in
epoca medievale, ai confini di potenti vicini. Le relazioni
sono state tenute da CARLA MORUZZI BOLLOLI Borgoratto in
epoca medievale, ROBERTO MAESTRI Monferrini alle crociate e GIUSEPPE LIGATO Le vie dei
Crociati: pellegrini ed ordini militari; è seguito un dibattito animato da DINO ODDONE,
riguardo ad alcuni aspetti delle vie di comunicazione esistenti sul territorio, e da ALDO
SETTIA che ha esaminato le origini del toponimo Borgoratto.
Il pubblico, particolarmente numeroso, ha dimostrato notevole interesse per i temi
trattati.
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Conferenza di Studio Scuole secondarie
Alessandria - Lunedì 2 aprile 2007.
Presso la Sala Convegni di Palazzo Guasco, in collaborazione con gli Assessorati
Provinciali alla Cultura e all’Istruzione di Alessandria, si è tenuta la Conferenza di studio
sul tema I Marchesi del Monferrato nel Medioevo, rivolta a Docenti della Scuola Secondaria
di I grado. All’incontro hanno partecipato: Enrico Basso Il Monferrato nel Medioevo,
Giuseppe Ligato I marchesi Aleramici e le Crociate,
Roberto Maestri I marchesi Paleologi.
Maria Paola Minetti ha presentato il sussidio
didattico I marchesi del Monferrato nel Medioevo Laboratorio di approfondimento. Al termine della
presentazione è seguito un dibattito animato da Walter
Haberstumpf, Raoul Molinari e Giancarlo Patrucco. Il
sussidio didattico è scaricabile liberamente dal ns. sito
internet, nella sezione Pubblicazioni.
I Trovatori e l’Amor Cortese
Niella Tanaro (CN) - Sabato 28 aprile 2007.
Dopo la felice riuscita dell’incontro organizzato lo scorso anno, il Cenacolo Casa
Camilla ha organizzato una Conversazione sul tema I Trovatori e l’Amor Cortese. Il dott.
VITTORIO CAMILLA ha introdotto gli ospiti e ricordato le numerose iniziative promosse dal
Cenacolo; è seguito un intervento di RAOUL MOLINARI,
dedicato ad una sempre più ampia visione del territorio del
basso Piemonte e della promozione culturale effettuata dalla
Accademia Aleramica in collaborazione con la nostra
Associazione. ROBERTO MAESTRI ha svolto una relazione sul
tema Bonifacio di Monferrato, amor cortese e potere
militare: grazie al sostegno della Banca Credito Cooperativo
di Pianfei e Rocca de’ Baldi il testo dell’intervento sarà
pubblicato e divulgato in ambito non solamente cuneese. La
manifestazione è stata, simpaticamente, organizzata all’aperto alla presenza di un
interessatissimo pubblico che al termine dell’incontro ha posto numerosi quesiti ai relatori.
Monferrato e Ambiente
Pubblichiamo un intervento del ns. Associato CLAUDIO MARTINOTTI, Presidente del
Gruppo Gevam Onlus e del Centro Formazione Ambientale Monferrato, volto a stimolare
un crescente impegno della Società Civile nei confronti delle tematiche ambientali.
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BOLLETTINO DEL MARCHESATO
Ambiente, storia ed identità di una comunità e di un territorio.
La Storia acquisirà un ruolo sempre più importante nella politica sociale.
Un ambientalista che io stimo molto, qualche tempo fa, scrisse un testo memorabile, nel quale
cercava di capire i motivi della notevole differenza di comportamento di alcune comunità locali
rispetto ad altre quando sono minacciate da opere ed insediamenti ad alto impatto ambientale,
prendendo a riferimento il “popolo” della Val Susa, che stupendo tutto il mondo ha opposto una
caparbia resistenza alla TAV mantenendo un’unità di intenti ed una perseveranza ammirevoli. La
sola attribuzione della Sindrome Nimby (non nel mio giardino) non è sufficiente a spiegare un
simile fenomeno sociale e politico che ha fatto scuola, divenendo capostipite di altri movimenti
simili, coordinandosi tra loro.
Pur non avendo probabilmente studiato Psicologia Ambientale, l’ambientalista intuì un
motivo di fondo che è causa di tali differenze: l’alterazione eccessiva del territorio distorce
l’identificazione ed interazione con esso da parte della comunità insediata, a partire dalle persone
più sensibili e vulnerabili, mettendo in moto processi di disaffezione e distacco (meccanismi di
difesa psicologica).
Se in pochi decenni un territorio viene devastato, completamente alterato nella sua bellezza
esteriore fino ad allora percepita ed interiorizzata, costruendo come è avvenuto in molte parti
d’Italia una sequela interminabile di capannoni, opere pubbliche, ipermercati, insediamenti ludici,
infrastrutture viabili, ecc., quella che viene comunemente definita “cementificazione” del territorio,
che nel nostro Paese è tra le più elevate al mondo come indici di sviluppo, allora la popolazione
locale perde la sua identità territoriale e comunitaria, non si riconosce ed identifica più con
l’ambiente che l’ha accolta alla nascita e nel quale ha trascorso in particolare l’infanzia, ed il resto
della vita, alimentando un perverso e degenerativo circuito psicologico di smarrimento, solitudine,
frammentazione, squilibrio, alienazione, disperazione, ecc., che spesso trova effimera
compensazione nel consumismo compulsivo e nel disimpegno sociale, nell’isolamento tra le mura
domestiche o nella fuga verso le seconde case e luoghi di vacanza esotici. E non voglio soffermarmi
sulle conseguenze sanitarie, perché il discorso diverrebbe troppo complesso e si dilungherebbe
troppo … I valsusini questa identità territoriale, nonostante tutto l’hanno saputa almeno
parzialmente conservare, e soprattutto hanno conservato il senso della misura, non rinunciando a
contestare il limite della saturazione, quando viene raggiunto.
Nel corso della mia esperienza ho avuto modo di interloquire con tutte le parti in causa di
simili “conflitti” (compresi i politici) e riuscendo a ragionare con loro, in decine di occasioni ho
potuto riscontrare la verità di quanto sopra asserito; loro stessi dopo averci pensato a lungo, mi
hanno confermato che la “diagnosi” era indovinata: c’era disimpegno sociale verso l’ambiente
perché il territorio non aveva più le valenze naturali del passato, era reso irriconoscibile dalle troppe
“ferite” inferte dall’antropizzazione eccessiva …
A volte si può cogliere un particolare fenomeno, ad ulteriore conferma di questa “teoria”:
soprattutto nel Sud d’Italia ci sono territori intensamente antropizzati (cementificati) in zone che in
precedenza erano di notevole bellezza naturale, ebbene, in essi si riscontra uno stato di degrado
assoluto all’esterno delle case, rifiuti ovunque, mancanza di manutenzione, senso di abbandono ed
incuria, ecc., poi quando si ha occasione di entrare nelle case private si rimane stupiti dalla loro
bellezza, curate in tutti i dettagli, accoglienti, ricche di testimonianze di vita vissuta e di tracce della
storia locale, ecc.. Emblematico di un rifugiarsi nel proprio guscio protettivo come ultima risorsa
rispetto ad un ambiente ormai dato per perso, estraniante, nel quale non ci si identifica più e col
quale non si vuole più interagire in alcun modo …
Nel Monferrato abbiamo la fortuna di disporre di un territorio generalmente ancora piuttosto
integro, seppur vi siano in corso processi di alterazione, che hanno ampiamente giustificato la
creazione dell’Osservatorio del Paesaggio per il Monferrato e l'Astigiano ed altri analoghi, che
costituiscono un segnale positivo in quanto rivelano che il processo di disaffezione sociale verso il
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proprio territorio, da noi è ancora marginale, e si può recuperare l’identificazione della comunità
con il proprio territorio.
Occorre, a mio avviso, promuovere una maggiore conoscenza anche della nostra storia (il
Monferrato è stato uno Nazione per oltre sette secoli), che potrebbe fornire un ulteriore motivo di
identità e fierezza, creando una sinergia tra la storia, l’ambiente ed il turismo, tra coloro che si
occupano di storia, coloro che si occupano di ambiente, coloro che si occupano di turismo di
nicchia, in modo qualificato.
Una maggiore conoscenza delle proprie radici storiche produce anche una maggiore
attenzione ed identificazione con il proprio territorio, acuendo la sensibilità ed il rispetto verso si
esso, interpretandolo anche nelle sue valenze culturali … Ed anche in questo siamo fortunati in
quanto disponiamo di più che qualificati storici ed ambientalisti “monferrini”, alcuni anche di
prestigio nazionale ed internazionale; si tratta solo di trovare il modo di farli lavorare insieme su
progetti comuni.
I motivi ed i presupposti di una simile proposta credo siano stati esplicitati nelle premesse. Ed
è il motivo che ha condotto a collaborare intensamente il Gruppo Gevam Onlus (Guardie Ecozoofile
Volontarie Associazione del Mediterraneo, Organizzazione Non Lucrativa di Utilità Sociale
http://www.gevam.it), in particolare tramite il suo settore formativo costituito dal Centro di
Formazione Ambientale “Monferrato” (http://www.cfa-monferrato.it) con il Circolo Culturale
"Marchesi del Monferrato", fino a sottoscrivere un protocollo di collaborazione e partnership.
Ovviamente a questa sinergia dovrebbero partecipare anche i politici, che dovrebbero
compiere un salto di qualità, smettendo di decidere sempre e solo dall’alto delle loro posizioni,
senza un profonda conoscenza delle esigenze della popolazione e del territorio, consultandosi
sempre solo a livello ristretto tra oligarchi, portaborse e lobbisti, accontentando clientele e
nepotismo … una vecchia concezione partitocratica della politica che dovrebbe cessare, per lasciar
posto alla Democrazia Partecipata, cioè coinvolgendo maggiormente e la Società Civile nei processi
decisionali. Nello specifico argomento trattato, dovrebbero consultarsi con storici ed ambientalisti
qualificati, prima di continuare ad aggredire e deturpare un territorio ed una comunità locale.
La vera identità di un territorio, a mio avviso, si manifesta prevalentemente tramite la Società
Civile del luogo, si forma cioè una specie di identità collettiva, o meglio “comunitaria”, che può
essere colta solo da una sua profonda conoscenza e frequentazione e dallo studio della Storia, e che
fisicamente lascia delle tracce peculiari, generazione dopo generazione sul territorio stesso, sia a
livello materiale che immateriale (simbolismi e cultura …).
Il problema è che queste tracce sono spesso confuse in quanto si sono sovrapposte (soprattutto
negli ultimi decenni) ingerenze esterne pesanti che hanno poco a che fare con la Società Civile, ma
derivano dalla gestione del potere materiale, politico ed economico ma soprattutto finanziario, che è
scollato dalla Società Civile, anzi spesso non la considera proprio, come non esistesse, applicando
quindi una politica di tipo impositivo e vessatorio, nel migliore e più evoluti dei casi addolcita da
marketing di tipo sociale, mistificazione, disinformazione, e qualche effimero “contentino
compensativo”.
In sintesi chi gestiva il potere interveniva in un territorio facendo tutto quello che rientrava nei
suoi piani di investimento, raccontando alla Società Civile che era necessario per non frenare
l’inarrestabile avanzata del progresso, senza minimamente preoccuparsi della Storia della Comunità
locale e del luogo (Genius Loci). Ho usato il passato perché negli ultimi anni la Società Civile ha
reagito in maniera sempre più organizzata, coordinata ed eclatante, rendendo sempre più difficile
per i poteri forti fare i comodi loro, ed ecco che allora subentra il marketing ed intervengono gli
esperti di comunicazione per cercare di mistificare meglio e mediare (aumentando inevitabilmente i
costi previsti per conseguire l’obiettivo, che comunque saranno recuperati sempre a carico della
collettività).
Soprattutto i poteri forti hanno dovuto coinvolgere maggiormente i governi nazionali e locali
nei loro piani di investimento, coniugando sempre più il business con la politica, attribuendo loro
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dei ruoli di apparente valorizzazione, in modo da motivarli verso l’obiettivo comune, sempre
ovviamente nell’interesse collettivo ... Del resto non si possono biasimare coloro che si sono finora
prestati in buona fede a questi giochi (escludendo quindi i casi di corruzione, e non sono pochi),
perché manca loro la consapevolezza e la lungimiranza, che può derivare solo dalla cultura. Se una
persona che è al potere non conosce la Storia, come può avere rispetto vero e profondo per il luogo
dove vive o dove intende intervenire? Penserà veramente che solo trasformandolo in una serie
infinita di capannoni potrà garantirne un futuro prospero. Ecco perché sorgono così tanti
Osservatori per il Paesaggio, perché non ci deve opporre solo al grosso e pericoloso insediamento
come potrebbe essere l’inceneritore di rifiuti o la megadiscarica, ma non si deve neppure subire una
massiccia trasformazione del territorio, come è avvenuto per tante aree italiane, dove a pascoli,
boschi ed aree umide (zone di esondazione fluviale), si sono sostituiti migliaia di capannoni
industriali e commerciali ai lati dell’unica strada di accesso, che pertanto non si può neppure
allargare e quindi si intasa facilmente esasperando gli automobilisti per i lunghi tempi di
percorrenza ed elevando gravemente l’inquinamento atmosferico ed acustico.
La perdita di identità di un luogo e di conseguenza della sua comunità per le ingerenze sopra
descritte si tramuta sempre in una grave e spesso irreversibile perdita nella qualità della vita, cui le
varie forme di compensazione consumistica cui si ricorre, fino alla compulsione ossessiva, non
potranno porre rimedio ma solo parzialmente lenire i sintomi di disagio, per cui si perverrà
inevitabilmente a malesseri psicologici, psicosomatici e sociali sempre più gravi, che porteranno la
comunità alla disgregazione, disperdendo i suoi valori, le sue risorse e le sue potenziali,
annullandone le prospettive.
Un altro pericolo in corso è quello della sottrazione dei valori immateriali, cioè quelli
simbolici, che in quanto tali non sono assolutamente da sottovalutare. Anzi. Come per un’azienda di
successo ed ormai consolidata il suo marchio ha un valore particolare, commerciale ma anche
monetario, ed a volte diventa oggetto di compravendita e per cifre astronomiche, così per un
territorio il suo nome o meglio il suo MARCHIO, se conosciuto per motivi legati alla Storia, alla
Leggenda, ed alle peculiarità del suo paesaggio, per gli ecosistemi presenti, per il suo fascino, ecc.,
acquisisce un valore enorme e quindi diventa motivo di appetibilità per il business che ne può
derivare. Ed allora, come si può comprare un marchio aziendale, si potrebbe cercare di comprare un
marchio territoriale, solo che siccome non lo si può comprare all’asta, come un’opera d’arte, allora
si cercherà di sottrarlo in maniera più insidiosa, strategica, subdola, abusandone. Come avviene per
i nostri prodotti tipici che all’estero sono imitati, contraffatti e venduti come fossero originali, così
potrebbe avvenire per un marchio territoriale.
Se la nostra civiltà fosse fondata sulla Cultura del Rispetto, non occorrerebbe né il marketing
sociale e neppure gli esperti di comunicazione per cercare di utilizzare un marchio territoriale.
Occorrerebbe solo la trasparenza propositiva. Quando invece si ricorre all’opacità, quando si
rendono note le cose solo quando sono fatte o poco prima, quando vengono imposte dall’alto, ecc.,
allora si è fatta una scelta diversa che non ha nulla a che vedere con il rispetto ed il riconoscimento
della Società Civile come interlocutore primario ed essenziale, e quindi diventa inevitabilmente una
contrapposizione che prima o poi si delineerà in tutta la sua dimensione, ed allora vedremo se coi
soldi si potrà comprare il consenso della Società Civile …
Di solito chi ricorre a queste forme di appropriazione indebita di un marchio territoriale si
riferisce spesso all’esigenza di “pensare in termini di territorio”, accusando gli “indigeni” di
campanilismo se non condividono questo precetto. In realtà si tratta semmai di “LOCALISMO” e
non campanilismo, ma questi non sono limiti culturali della Società Civile, ma semmai di chi
compie la speculazione. Ma il punto sostanziale e paradossale è che ad invitare a pensare in termini
territoriali è proprio colui o coloro che il territorio non lo posseggono, in quanto estranei ad esso
culturalmente e storicamente, ed invitano a tale “profondità di pensiero” proprio coloro che già vi
sono insediati, che al territorio appartengono e ne hanno fatto la storia. Ed ecco che allora assumono
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pieno diritto ad intervenire coloro che autorevolmente e su “delega” della Società Civile conoscono
la Storia ed il territorio: gli storici e gli ambientalisti qualificati.
Costituzione Club Unesco Alessandria
Mercoledì 21 marzo, alle ore 18.00 si è svolta, presso la sala riunioni della Prefettura
di Alessandria, la riunione costitutiva del Club Unesco di Alessandria. Come previsto, si è
proceduto alla firma dell'Atto Costitutivo e dello Statuto del Club.
La nostra Associazione ha aderito al Club Unesco in qualità di Socio Fondatore;
maggiori informazioni sulle iniziative del Club Unesco possono essere ricavate visitando il
sito Internet www.clubunesco.al.it
Chivasso e Castagneto: venti secoli di storia
Sabato 24 marzo si è tenuta, presso lil Palazzo Einaudi a Chivasso, la presentazione
del volume Chivasso e Castagneto – Venti Secoli di Storia a cura di Vincenzo Borasi,
Camillo Vaj e Fabrizio Spegis. L’incontro è stato moderato dall’Assessore alla Cultura
Alessandro Germani ed ha visto gli interventi del Sindaco, Bruno Matola, di Gian Savino
Pene Vidari, Roberto Gambino e Roberto Maestri.
Giuseppe Ligato, due nuovi studi
Il nostro Associato Giuseppe Ligato ha recentemente pubblicato due nuovi studi di
cui diamo notizia:
La cattura di Guido di Lusignano e della reliquia della Vera Croce ad Hattin, in Studi
Ecumenici, anno XXIV – n.4, Venezia 2006, pp. 523-561.
Memorie storico-epiche della guerra santa e della crociata lungo la Via Francigena fra il Po
e il Ticino, in Atti della Giornata di Studio Epica Storia, Arte, Mortara 2006, pp. 12-22.
Ci rallegriamo con l’Autore, sempre estremamente attivo e recentemente più volte
impegnato in attività promosse dalla ns. Associazione.
Società Savonese di Storia Patria
Abbiamo ricevuto da parte della Società Savonese di Storia Patria il nuovo volume
Atti e Memorie nuova serie – vol. XLIII. All’interno del volume sono pubblicati i saggi di:
ELEONORA SALOMONE GAGGERO, I Liguri fra Cartagine e Roma nel conflitto annibalico; ANGELO
NICOLINI, Le prime navi inglesi a Savona alla fine del Quattrocento; FURIO CICILIOT –
MASSIMILIANO MACCONI, Il quinto centenario della morte di Cristoforo Colombo; LUCA
BECCHIETTI, Appunti di sfragistica pontificia savonese. I sigilli del Papa Sisto IV conservati
presso l’Archivio segreto Vaticano; SANTINO MAMMOLA, Una residenza cinquecentesca nel
cuore di Finalborgo: palazzo Ricci – Massa; GIAN LUIGI BRUZZONE, La chiesa e il convento di
santa Croce in Savona; FRANCO NOBERASCO, Per una storia dei ceti albenganesi: la nobile
famiglia feudale dei Carlo (secoli XII-XIV); PAOLO CALCAGNO, Ricchezza, autorità, successo:
per un profilo dei gruppi dirigenti nelle comunità periferiche di antico regime; GIOVANNI
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BOLLETTINO DEL MARCHESATO
GALLOTTI, Racconti di capitani e marinai liguri tra Seicento e Settecento; GIUSEPPE PIPINO,
Imprenditoria mineraria genovese nella seconda metà del Settecento; MASSIMO VIOLA,
Tommaso Torteroli, erudito savonese del XIX secolo; MARCELLO PENNER, Dall’usina Tardy al
grande stabilimento Tardy e Benech (1860-1892); SILVIA BOTTARO, Giuseppe Bozzano: una
“voce” isolata nel panorama dell’arte ligure del sec. XIX ancora da approfondire e
conoscere meglio; ANTONIO MARTINO, Fuoriusciti e confinati dopo l’espatrio clandestino di
Filippo Turati nelle carte della R. Questura di Savona. Ulteriori informazioni visitando il sito
internet della Società all’indirizzo www.storiapatriasavona.it
Adesioni
Recentemente abbiamo avuto il piacere di ricevere la disponibilità del prof. CARLO
CARAMELLINO, della professoressa ALICE BLYTHE RAVIOLA, della dottoressa PILAR
ARGENTER di Maiorca e del dott. MASSIMO IARETTI a collaborare con le attività del nostro
Circolo.
Questo numero del Bollettino viene trasmesso in automatico a 465 indirizzi e-mail
presenti nella nostra banca dati ed alle liste di distribuzione: BYZANS-L della Università
del Missouri e H-ITALY della Michigan University; chi lo ricevesse, ma non fosse
interessato potrà richiedere la cancellazione del suo nominativo inviandoci una e-mail;
coloro che ritenessero interessante questo nostro lavoro ed avessero piacere che venisse
inviato anche ad altre persone o Enti di loro conoscenza potranno segnalarcelo con un
messaggio di posta elettronica.
Come precisato nello Statuto Sociale, il Circolo non ha finalità di lucro, ma ha
comunque l'esigenza di autofinanziare le proprie attività. A tale scopo saranno graditi
contributi da parte di Enti, Associazioni e singoli Privati che provvederemo a ringraziare
attraverso le pagine del ns. Bollettino. I contributi possono essere versati sul ns. conto
corrente intestato a “Circolo Culturale I Marchesi del Monferrato” presso la Cassa di
Risparmio di Alessandria - Agenzia G di Alessandria - ABI 06075 - CAB 10407 - c/c
13426/2
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