Questa mattina vi parlo di un uomo che è insieme un marito, un
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Questa mattina vi parlo di un uomo che è insieme un marito, un
Omelia di domenica 22.12.2013 Questa mattina vi parlo di un uomo che è insieme un marito, un papà e un santo: è S. Giuseppe, sposo di Maria e padre di Gesù. Il Vangelo ce ne ha appena parlato come di un “uomo giusto”. Proviamo a scoprire perché l’ev. Mt. lo definisce così, ‘un uomo giusto’. * Parto dalle parole che gli rivolge l’Angelo: “Non temere Giuseppe di prendere con te Maria, tua sposa. Il bambino che è generato in lei viene dallo S. S.” E più sotto, a conclusione del tutto: “Giuseppe fece come gli era stato ordinato e prese con sé la sua sposa.” Non si scappa: Giuseppe accettando di far da padre a Gesù e lasciando che Maria rimanesse vergine è divenuto l’uomo dell’ amore difficile, l’uomo dell’amore che tutto accetta, l’uomo dell’amore allo stadio eroico. Gs., avendo con sé una sposa che doveva rimanere consacrata a Dio, scelse un amore non fecondo. E sì, perché se la verginità fu una scelta di Maria, di conseguenza divenne anche una scelta di Giuseppe. E cosa fu questo atteggiamento di Gs. se non un amare senza possedere!? Quando studiavo in Seminario, spesso i superiori dicevano a noi ragazzi: “Ragazzi, preparatevi ad amare tutti senza possedere nessuno!”. Ecco S. Giuseppe: ha testimoniato un aspetto importante dell’amore che così descrivo: amare è proteggere, non possedere; amare è essere a disposizione, non pretendere. L’amore casto tra G. e M. ci ricorda che la sessualità, pur importante, non è tutto e che la sessualità non è l’unico modo per vivere il rapporto ‘uomo-donna’. Nella coppia deve esserci un’ intesa , una condivisione e una comunione che va oltre l’attrazione fisica. Una 15.na di anni fa uscì un film sulla Madonna dal titolo: “Maria, figlia del tuo figlio.” Ebbene, in un passaggio di questo film, Gs. con una punta di sofferenza arriva a dire: “Ho avuto una moglie che non mi è stata moglie e un figlio che non era mio figlio.” Sono parole da cui traspare il tipo di amore di coppia a cui fu chiamato Giuseppe: un amore stupendo e difficile insieme. * Ma c’è un 2° aspetto che voglio menzionare: Giuseppe è stato papà senza essere genitore. Concepire un figlio non è difficile ma essergli poi, a partire dalla nascita, padre e madre, crescendolo, rendendolo felice e avviandolo al suo destino è un’ impresa per nulla facile. Ebbene, a Gs. fu chiesto non di essere genitore, ma papà. E questo sta a dirci che le due cose non necessariamente coincidono. Ci sono genitori che purtroppo non sono veri papà e vere mamme, come ci sono mamme e papà autentici, pur non essendo genitori. Per es. quanti sacerdoti, persone consacrate, educatori e insegnanti hanno esercitato ed esercitano una meravigliosa paternità o maternità morale e spirituale! * Se adesso tutti i papà qui presenti dicessero: “Gs. prova dirci qualche cosa, per te importante, sull’essere papà in questo nostro tempo”. Gs. secondo me darebbe queste risposte. 1) Ama tua moglie e sappi che i tuoi figli osservano come tratti la loro madre. 2) I figli, prima di essere un peso o un problema, sono una gioia e una benedizione. 3) Ascolta i tuoi figli e dimostra interesse per i loro problemi sin da quando sono bambini. 4) Sii coerente: è la cosa a cui si guarda di più. 5) Prega per i tuoi figli e trasmetti loro Gesù; non c’è nulla di più importante. S. Giuseppe, tieni la mano sul capo di ogni papà. E se il Vangelo di questa domenica ha riferito un tuo sogno, aiuta anche noi a sognare, a sognare a occhi aperti però, perché per vivere bene abbiamo bisogno della carica del sogno e del realismo della quotidianità.