Giglio Fiorentino - i

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Giglio Fiorentino - i
Giglio Fiorentino
Musiche per orchestra a plettro
nella Firenze di fine ‘800
EnsEmblE da CamEra Gino nEri
GiorGio Fabbri
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Tactus
Termine latino con il quale, in epoca rinascimentale, si indicava quella che oggi è detta «battuta».
The Renaissance Latin term for what is now called a measure.
℗ 2015
Tactus s. a. s. di Gian Enzo Rossi & C.
www.tactus.it
In copertina / Cover:
Paul Gauguin (1848-1903)
Mandolin on a chair, 1880
24 bit digital recording
Tecnico del suono, editing, mastering: Luca Simoncini
English Translation: Marta Innocenti
Computer Design: Tactus s.a.s.
L’editore è a disposizione degli aventi diritto.
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Ensemble da Camera Gino Neri
Mandolini primi
Stefano Franzoni (primo mandolino e mandolino solista), Elena Bazzanini,
Camilla Finardi, Cecilia Lenzerini, Luca Marco Nistri, Davide Tavone
Mandolini secondi
Michelangelo Giovannini, Eleonora Bigoni, Nicola Codecà, Riccardo Magri,
Maria Cleofe Miotti, Umberto Rambaldi
Mandole tenori
Carlo Alberto Bacilieri, Federico Periotto, Marco Artioli
Mandoloncelli
Simone Baroni, Luca Bonora, Edoardo Farina
Chitarre
Franco Sartori, Nicola Conti, Giovanni Demartini, Davide Zabbari
Arpa
Chiara Conato
Contrabbassi
Renato Vanzini, Alessandra Bozza
Giorgio Fabbri, direttore
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Il presente progetto discografico, che vede come protagonista l’Ensemble da Camera attivo
all’interno dell’Orchestra a Plettro «Gino Neri» di Ferrara, diretta da Giorgio Fabbri, intende
costituire un appassionato omaggio a tutti coloro che hanno coraggiosamente operato per
restituire dignità a una delle più importanti tradizioni musicali italiane, la musica per mandolino,
e, in senso più ampio, il repertorio di musiche originali per ensembles a plettro. Il periodo di
massimo splendore per questo strumento fu il XVIII secolo: grandi compositori come Vivaldi,
Mozart e Beethoven ci hanno lasciato singolari e suggestive pagine in cui il mandolino è
protagonista assoluto ed è trattato alla stregua di tutti gli altri strumenti musicali. A partire dal
primo decennio dell’800, tuttavia, l’interesse verso questo strumento andò progressivamente
scemando. Fu solo nella seconda metà del XIX secolo che, in tutta Europa, cominciarono a
nascere spontaneamente ensembles a plettro e a pizzico formati, oltre che dal mandolino stesso,
da strumenti da esso derivati (mandola, mandoloncello e mandolone) che ne ampliarono la
gamma sonora. Anche la chitarra, che in parte aveva seguito la sorte del mandolino, trovò
stabile collocazione in questi gruppi strumentali. Il mandolino ritrovò così il suo secondo
‘periodo d’oro’ e varcò l’Atlantico con i migranti italiani; famosi liutai perfezionarono la tecnica
costruttiva dello strumento (Vinaccia e Calace, v. cd Tactus TC.860301) e grandi concertisti ne
pubblicarono moderni metodi di studio (Munier, Calace, Ranieri). Il progressivo interesse verso
lo strumento sollecitò molti musicisti di fine ottocento a dedicargli numerose composizioni.
L’orchestra «Gino Neri», fondata nel 1898, fu protagonista di quel periodo di splendore, ed è
ancor oggi una delle più longeve tra le formazioni orchestrali a plettro che conserva e diffonde
questo repertorio in tutto il mondo. La presente produzione vuole riproporre al pubblico
di tutto il mondo, alla distanza di oltre un secolo dalla loro composizione, alcune tra le più
suggestive pagine dei più rappresentativi autori gravitanti attorno a Firenze, la città che, nella
fine dell’800, aprì le porte all’epoca d’oro della rinascita del mandolino in Italia e nel mondo.
L’epoca d’oro del mandolino nella Firenze post-capitale
Se la memoria non mi tradisce fu verso il 1878 che una intera famiglia di bravi sonatori orecchianti,
stabilitasi in Firenze, fece conoscere e gustare le brillanti qualità del mandolino destando un
crescente interessamento fra i numerosi frequentatori dei ritrovi serali della città. Era la famiglia
di Achille Bianchi, milanese, il di cui figlio Luigi, doveva sorpassare l’abilità paterna, e confortato
dallo studio della musica, rivelarsi presto musicista di buona tempra allorché la morte troncava la
giovane esistenza e la carriera sua prediletta.
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Con questa frase Amerigo Parrini, storico mandolinista fiorentino, descrive la comparsa del
mandolino a Firenze, in occasione del quinto anniversario della Fondazione della Società
Orchestrale a Plettro Carlo Munier. Era il 12 giugno del 1926 e in quell’occasione fu dato
un gran concerto nella Sala del Brunelleschi all’interno del Palagio di parte guelfa. Parrini
rappresentava la memoria storica del mondo mandolinistico fiorentino in quanto unico
superstite degli albori di quella realtà di fine ‘800. Continuando a citarlo:
Fu quella la prima comparsa del mandolino [1878]. […] E notate bene che dell’uno, lombardo,
come dell’altro, romano o napoletano, ne erano perfino sprovvisti i negozianti che non avevano
ancora dato inizio all’esteso commercio di tali strumenti. Però i più intraprendenti provvedutosi
in un modo e in un altro dello strumento si accorsero subito di una grave mancanza: non c’erano
i maestri che lo insegnassero. Ma anche a questa grave deficienza supplì egregiamente ancora
una volta l’intuito artistico che accompagna i fiorentini fin dall’infanzia. Non per nulla fummo
battezzati nello stesso ‘Bel San Giovanni’ dove fu battezzato Dante Alighieri… e scusate se è poco.
Questa affermazione di Parrini ci consente di comprendere il motivo della presenza di tanti
musicisti non locali in quell’epoca a Firenze; infatti ben quattro dei cinque autori dei brani di
questo disco giungono nella città nel corso di questi anni. Nel 1878 Luigi Bianchi da Milano,
nel 1880 da Faenza Giuseppe Bellenghi, subito dopo, nel 1881, da Napoli Carlo Munier, e dal
Belgio Graziani-Walter! È da questa straordinaria e così poliedrica fucina di menti musicali che
nasce il periodo d’oro del mandolino a Firenze. Ascoltiamo ancora il Parrini:
Presto si affiancarono ai ‘lombardi’ anche i mandolini ‘romani’ e non furono pochi, poiché tutti
i dilettanti di violino trovarono comodo parteggiare per il mandolino che con il violino aveva
di comune almeno l’accordatura e più il manico… tasteggiato. […] Intanto fra una rigogliosa
fioritura di ‘lombardi’ da una parte e di ‘romani’ dall’altra e la compiacente chitarra che aveva
aderito prontamente con lo stesso ardore, all’uno ed all’altro, non credo di esagerare affermando
che Firenze parve presa da manìa acuta mandolinistica la quale risparmiò ben pochi. Orecchianti
e musicisti, uomini e donne, vecchi austeri e giovani spensierati, parrucchieri e magistrati,
crestaine e nobili dame, analfabeti ed eruditi, tutti dal più al meno, furono attaccati dalla fregola
del plettro e del… pizzico.
Lo strumento stava ormai uscendo dai confini della musica popolare: nel 1887 Giuseppe Verdi
inserisce nella sua ultima opera Otello una serenata per mandolini e chitarre, sulla quale così
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si esprime il Parrini:
Dannata composizione però quella Serenata, che, dovunque, sottoponeva a dura prova coloro che
si impegnavano di eseguirla. Nell’88 toccò proprio a noi fiorentini di avventurarsi nel difficile
cimento: se si pensa che era in gioco nientemeno la fama mandolinistica e chitarristica della città,
vi lascio immaginare se ci siamo messi d’impegno!
Riproduco la lettera inviatami dal M.° Usiglio, l’illustre direttore d’orchestra, il quale dopo aver
concertata la nuova Opera in altre città venne in quell’anno a dirigerla anche a Firenze.
Firenze, li 28-5-1888
Preg.mo Signor Parrini, Alla fine della stagione memorabile dell’Otello al Pagliano, permetta che
Le esprima tutta la mia soddisfazione pel modo assolutamente encomiabile col quale Ella ha istruito
e dirette le chitarre e i mandolini che tanta e scabrosa parte hanno in quest’Opera. Le basti sapere che
non ho mai inteso la Serenata così ben eseguita come qui né a Milano, né a Venezia, né a Bologna. Le
rinnovo pertanto i miei rallegramenti estensibili ai suoi bravi compagni che con amore e valentia hanno
saputo così bene coadiuvarla. Lei particolarmente accetti l’espressione di stima con cui ho il piacere di
rassegnarmi. Suo devotissimo E. Usiglio.
Ulteriore elemento per una collocazione cronologica dello sviluppo mandolinistico è la
prefazione scritta da Carlo Munier nel suo trattato La scuola del Mandolino - metodo pratico
completo, Firenze 1891:
Dieci o dodici anni fa la pubblicazione del mio metodo sarebbe stata inutile, poiché a quel tempo
il mandolino era poco conosciuto. Adesso, invece, questo strumento è parte dell’arte musicale e
molte persone lo studiano con interesse. Di conseguenza è ora necessario un metodo completo che
possa consentire di realizzare una perfetta esecuzione senza difficoltà.
Le memorie dei viaggiatori che, già dal ‘700, vivevano l’Italia e le sue città d’arte come una
tappa essenziale nella loro formazione culturale, sono un’altra fonte d’informazione. Samuel
Adelstein, con il suo libro Mandolin Memories pubblicato a San Francisco, California nel 1900,
(pubblicato in italiano da Turris Editrice, a cura di Ugo Orlandi, con il titolo Memorie di un
mandolinista) descrive brillantemente i suoi due viaggi in Italia del 1890 e del 1897, e ci offre
informazioni ancora più dettagliate:
«Nei tempi moderni nessuno strumento musicale ha ottenuto così rapidamente il consenso
popolare, in Europa e in questa nazione (USA, ndt), come il mandolino napoletano negli ultimi
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vent’anni. In Germania e in Inghilterra, dove fino a qualche anno fa lo strumento era praticamente
sconosciuto, ed a Parigi, dove era invece conosciuto solo superficialmente, il mandolino viene
oggi suonato da migliaia di persone, ed è considerato uno strumento particolarmente elegante ed
artistico. La dichiarata predilezione di cui il mandolino gode presso la nobiltà gli riserva un ruolo
di grande importanza in occasione di ricevimenti o serate musicali esclusive. […] In un vecchio
programma datomi da Giuseppe Bellenghi, eminente compositore fiorentino, è annunciato che
un “Concerto Straordinario” sarà dato nella Sala Filarmonica, via Ghibellina n. 83, Firenze, il
giorno lunedì 10 maggio 1880, dal violoncellista e mandolinista Giuseppe Bellenghi. Il pezzo
principale del programma fu un’esecuzione all’unisono di dieci mandolini ed otto chitarre».
Il libro di Adelstein ci fa percepire la straordinaria evoluzione mandolinistica in quel decennio:
«Giunto in Italia, grazie ad alcune lettere di presentazione per amici fiorentini, feci subito amicizia
con Bellenghi, Munier, Graziani-Walter, Matini e D’Ageni […]. Costoro sono tra i migliori
mandolinisti italiani e, a quel tempo, rimasero sorpresi dal fatto che qualcuno fosse venuto da
tanto lontano per perfezionare l’arte mandolinistica. […] A Firenze, nell’aprile del 1890, ebbi il
grande piacere di ascoltare il “Regio Circolo Mandolinistico Regina Margherita”. L’orchestra era
composta da circa settanta membri, uomini e donne. Riccardo Matini era il direttore d’orchestra
(Matini ha composto e dedicato a me Souvenir de Florence, notturno per due mandolini, mandola,
chitarra e pianoforte). I migliori musicisti di Firenze erano associati al Circolo. Il Circolo era
stato fondato nel marzo del 1881 e fino ad allora (1890) ha dato, senza alcuna interruzione, circa
centocinquanta concerti. Il Circolo diede un concerto speciale in mio onore, prima che lasciassi
Firenze. La notte precedente la mia partenza, i più importanti mandolinisti mi offrirono un
banchetto di addio al famoso Ristorante Capitani. Tutti gli ospiti portarono con sé il proprio
strumento e, dopo un pasto abbondante e delizioso, suonarono i loro mandolini, le mandole, i
liuti e le chitarre. Munier, Parini, Matini e Bizzarri suonarono uno dei quartetti d’archi di
Beethoven con due mandolini, mandola e liuto (primo e secondo violino, viola e violoncello).
Questa esecuzione rappresentò per me una vera rivelazione: sembrava quasi incredibile che tale
musica potesse essere suonata con quegli strumenti con un effetto così affascinante».
Il mandolino ha ormai ampliato le sue potenzialità esecutive con la nascita del quartetto
romantico (mandolino primo, mandolino secondo, mandola e mandoloncello), per il quale tanti
brani verranno composti dai nostri autori fiorentini. Sempre citando Adelstein:
«Quando nel 1892 Genova bandì il primo Concorso mandolinistico Nazionale, in occasione della
Esposizione Colombiana, vi parteciparono un numero ragguardevole di Società, venute d’ogni
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dove, fra le quali emergeva anche il Circolo Margherita. Esso vi si distinse notevolmente perché
fu l’unica Società che riportasse ben quattro primi premi».
È la consacrazione definitiva a livello nazionale dei grandi risultati raggiunti dal mondo
mandolinistico fiorentino!
Gli autori
Giuseppe Bellenghi nacque a Faenza, vicino Bologna, Italia, nel 1847. Fu un violoncellista,
compositore talentuoso e un campione del mandolino. Nacque in circostanze molto umili,
ma la straordinaria attitudine e l’amore per la musica si manifestarono in lui molto presto.
Si trasferì a Firenze, dove per un periodo fu violoncellista in vari teatri, e anche solista in
importanti concerti a Firenze e Bologna. In quel periodo si innamorò del mandolino e,
abbandonando il violoncello, dedicò la sua carriera artistica e la sua vita alla divulgazione di
questo strumento. Fu solista di mandolino nei più importanti concerti e con l’aiuto dei suoi
allievi e illustri musicisti durante il 1880-1900 organizzò molti concerti a Firenze e Bologna.
Le composizioni di Bellenghi furono numerose, fra le quali il Metodo Completo per Mandolino in
tre parti, pubblicato in francese, inglese, italiano e tedesco. Morì il 17 Ottobre 1902 a Firenze.
Luigi Bianchi, nato a Milano in data imprecisata e morto in giovane età a Firenze, si trasferì a
Firenze da Milano nel 1878 assieme al padre Achille Bianchi, anch’esso suonatore, come tutti i
familiari, di mandolino lombardo.
Fece parte del Regio Circolo Regina Margherita e partecipò come orchestrale al famoso
concorso di Genova del 1892, dove, partecipando anche come solista, vinse in tutte le categorie.
Luigi Bianchi fu definito all’epoca il Paganini del mandolino milanese, mostrando le capacità
dello strumento in campo polifonico e virtuosistico.
Carlo Graziani-Walter, pianista, compositore e direttore d’orchestra, nacque a Bruxelles nel
1851 dalla baronessa J. Walter de Rotenstein e dal conte Massimiliano Graziani ma trascorse la
sua vita in Italia dove ottenne la nazionalità. Si dedicò alla musica sia come interprete che come
compositore, didatta, direttore d’orchestra ed editore. Diresse il Regio Circolo Mandolinistico
Regina Margherita e fu animatore della vita musicale toscana dell’epoca. Morì a Firenze il 30
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agosto 1927. È difficile decifrare il significato del titolo Nebel del brano contenuto all’interno
della raccolta: apparentemente corrisponderebbe ad un paesino della Baviera o, tradotto
letteralmente dal tedesco, nebbia o foschia; che del resto poco si adatta all’atmosfera descritta
dal brano.
Enrico M arucelli nacque a Firenze l’8 giugno 1873. Era un mandolinista talentuoso,
chitarrista e compositore. Si trasferì da giovane a Londra dove insegnò per molti anni e fu
conduttore della «Ladies’ Mandolin and Guitar Band», un insieme di oltre sessanta suonatrici,
di rango e titolo, che ebbe occasione di esibirsi alla Royal Albert Hall nel 1901. Musicista
eclettico e compositore creativo sia per chitarra che per mandolino, pubblicò due metodi per
mandolino presso Monzino a Milano e Maurri a Firenze, compresa un’edizione in lingua
inglese. Ritornò nella sua terra natia alla fine del 1907 dove morì il 23 novembre.
Carlo Munier (1859-1911), mandolinista e chitarrista, nipote del grande liutaio Pasquale
Vinaccia (1806-1882), cominciò seri studi mandolinistici sotto Carmine De Laurentis, distinto
maestro di mandolino e chitarra di Napoli, e si diplomò poi in pianoforte e composizione presso
il Conservatorio di San Pietro a Maiella di Napoli. Fra le sue composizioni vi sono diverse
musiche per quartetto a plettro; mandolino e pianoforte, mandolino ed arpa, mandolino e
chitarra, mandolino solo, che sono considerate autentiche gemme, oltre che chiari esempi delle
possibilità melodiche e polifoniche del mandolino e sono state pubblicate dalle edizioni musicali
R. Maurri, A. Forlivesi, Lapini, Bratti, Mori, Petrelli, Venturini di Firenze, nonché dalle
edizioni Carisch e Ricordi di Milano. Numerosi sono gli arrangiamenti di fantasie operistiche
e vari brani classici orchestrati per il cosiddetto “quartetto romantico “, cioè due mandolini,
mandola e chitarra.
Luca M arco Nistri
con la collaborazione di
Carlo A lberto Bacilieri, Cecilia Cividini, Edoardo Farina
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EnsEmblE da CamEra Gino nEri
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This disc project, whose protagonist is the Chamber Ensemble active within the “Gino Neri”
Plectrum Orchestra of Ferrara, conducted by Giorgio Fabbri, means to be a warm tribute to all
those musicians who have bravely worked to restore the dignity of one of the most important
Italian musical traditions, mandolin music, and more generally to revive the repertoire of
original music for plectrum ensembles. The eighteenth century had been the heyday of this
instrument: great composers such as Vivaldi, Mozart and Beethoven left us unique, fascinating
pieces in which the mandolin is entrusted with the main role and is treated like all the other
musical instruments. But from the first decade of the nineteenth century onwards, the public’s
interest in this instrument gradually decreased. Only in the second half of the nineteenth
century, ensembles of plectrum and plucked instruments began to appear spontaneously all
over Europe: they were formed not only of mandolins but also of other instruments derived
from them, such as mandolas, mandoloncellos e mandolones, that extended the mandolin’s
range of sounds. The guitar, which had partly followed the fate of the mandolin, was regularly
included in these groups. So the mandolin went through a second “golden age” . It crossed the
Atlantic Ocean together with the Italian emigrants. Famous luthiers improved the instrument’s
construction technique (Vinaccia and Calace, v. CD Tactus TC.860301), and great performers
published modern handbooks for studying it (Munier, Calace and Ranieri). The rising interest
in this instrument led many late-nineteenth-century musicians to produce compositions for it.
The “Gino Neri” Orchestra, established in 1898, played a major role in that period of splendour,
and is now one of the most long-lived plectrum orchestras that preserves and disseminates this
repertoire all over the world. This recording aims to propose to the international public some
of the most captivating pieces composed more than a century ago by the main composers who
gravitated around Florence, the city that, at the end of the nineteenth century, started off the
golden age of the revival of the mandolin in Italy and in other countries as well.
The golden age of the mandolin in post-capital Florence
“If I remember rightly, it was approximately in 1878 that a family of musicians who played very
well by ear settled in Florence and introduced the mandolin among the many evening customers
of the meeting-places of the city, who increasingly appreciated its brilliant sound. It was the
family of Achille Bianchi, from Milan, whose son Luigi later outdid his father, and, thanks to his
musical education, became an excellent musician, although death prematurely put an end to his
life and his beloved career.”
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This is how appearance of the mandolin in Florence was described by Amerigo Parrini,
important Florentine mandolinist, on the fifth anniversary of the foundation of the “Carlo
Munier” Plectrum Orchestra Society. It was 12 June 1926, and the anniversary was celebrated
with a momentous concert in the Brunelleschi Hall, within the Palagio di Parte Guelfa. Parrini
represented the historical memory of the Florentine world of the mandolin, because he was the
sole survivor of the late-nineteenth-century revival in its earliest stages. He went on:
“That was the first appearance of the mandolin [1878]. […] I must point out that the shopkeepers
had not yet started selling these instruments extensively, and were lacking both in the Lombard
type and in the Roman or Neapolitan one. But as soon as the most enterprising shopkeepers
somehow managed to acquire some of these instruments, they realised that something important
was missing: there were no masters who could teach pupils how to play them. This unfortunate
shortage was remedied, however, by the artistic insight that characterises the Florentines since
childhood. It is no coincidence that we were baptised in the same ‘Beautiful San Giovanni’ where
Dante Alighieri was baptised… a very significant fact.”
This statement of Parrini’s allows us to understand the reason for the presence of so many nonlocal musicians in Florence at that time: no less than four, out of five, of the composers of the
pieces recorded in this disc arrived there during those years. In 1878 Luigi Bianchi came from
Milan; in 1880 Giuseppe Bellenghi from Faenza; right afterwards, in 1881, Carlo Munier from
Naples, and Graziani-Walter from Belgium! This was the extraordinary, variegated hotbed of
musical minds that gave rise to the golden years of the mandolin in Florence. Parrini added:
“Before long, the ‘Roman’ mandolins appeared alongside the ‘Lombard’ ones, and they were quite
numerous, because all amateur violinists found it convenient to switch to the mandolin, which
had the same tuning as the violin and also had frets on its neck. […] In the meantime, while the
‘Lombard’ mandolins flourished together with the ‘Roman’ ones and the obliging guitars that had
enthusiastically joined them, it is safe to say that practically everybody in Florence was becoming
intensely obsessed with the mandolin. Performers who played by ear and real musicians, men
and women, austere old folks and happy-go-lucky young people, hairdressers and magistrates,
milliners and aristocratic ladies, illiterate people and scholars, all were more or less seized by the
craze for the plectrum… and the plucking.”
By then the instrument was exceeding the boundaries of popular music: in 1887 Giuseppe
Verdi included a serenade for mandolins and guitars in his latest opera, Otello. Here is Parrini’s
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opinion about it:
“What an infernal piece that Serenade was! It was, everywhere, a real ordeal for those who
undertook to perform it. In ’88 it fell to us Florentines to be put to the test with this difficult
composition: considering the fact that the mandolin- and guitar-playing renown of the city was at
stake, you can imagine how we got down to it!
Here is a letter I received from Maestro Usiglio, eminent conductor, who, after conducting the
new opera in other cities, came that year to Florence to conduct it there as well:
Florence, 28 May 1888
Dear Mr Parrini, at the end of the memorable season of the Otello at the Pagliano, allow me to declare
all my satisfaction for the absolutely praiseworthy way in which you instructed and conducted the
guitars and mandolins that play such an important and arduous role in this Opera. I only have to say
that I have never heard the Serenade played as well as it was played here, not even in Milan, Venice or
Bologna. So I renew my congratulations to you, asking you to relay them to your excellent colleagues,
whose zeal and mastery have allowed them to cooperate so well with you. To you in particular I offer
the expression of my esteem, with which I have the pleasure of taking my leave of you. Yours truly, E.
Usiglio.”
Another element that helps us define the chronology of the development of the mandolin is the
introduction written by Carlo Munier in his treatise La scuola del Mandolino - metodo pratico
completo, Florence, 1891:
“Ten or fifteen years ago, the publication of my handbook would have been unnecessary, because
at that time the mandolin was little known. Now, on the contrary, this instrument is a part of
the art of music, and many people study it with interest. As a result, at present there is the need
for a complete handbook that makes it possible to achieve a perfect performance without any
difficulty.”
The memoirs of the travellers who, as early as the eighteenth century, regarded Italy and its
artistic cities as an essential stage in their education are another source of information. Samuel
Adelstein, with his book Mandolin Memories, published in San Francisco in 1900, brilliantly
described his two journeys in Italy in 1890 and 1897, and provided an even more detailed
account:
“In modern times, no other instrument has become popular so quickly, both in Europe and
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in the United States, as the Neapolitan mandolin in the last twenty years. In Germany and in
England, where it was practically unknown until a few years ago, and in Paris, where it was
known only superficially, now the mandolin is played by thousands of people and regarded as
a particularly artistic, elegant instrument. It is particularly appreciated by the aristocracy and
is given an important role in fashionable parties. […] An old programme given to me by the
eminent Florentine composer Giuseppe Bellenghi announces a ‘Special Concert’ to be held in
the Sala Filarmonica, 83, Via Ghibellina, in Florence, on Monday 10 May 1880, by the cellist
and mandolinist Giuseppe Bellenghi. In this concert the main feature was a piece performed in
unison by ten mandolins and eight guitars”. [Translator’s note: since the original English text is
unavailable, the passages quoted from Mandolin Memories have been re-translated.]
Adelstein’s book allows us to perceive the extraordinary evolution of the mandolin during that
decade:
“When I came to Italy, thanks to some letters of introduction to some Florentine friends, I
immediately struck up a friendship with Bellenghi, Munier, Graziani-Walter, Matini and D’Ageni
[…] They were some of the best mandolinists, and at that time they were surprised to see that
someone had come from such a distance to improve his mandolin playing. In Florence, in April
1890, I had the great pleasure of hearing the ‘Regio Circolo Mandolinistico Regina Margherita’.
The orchestra was formed of some seventy members, both men and women, and was conducted
by Riccardo Matini (who composed and dedicated to me Souvenir de Florence, a nocturne for two
mandolins, mandola, guitar and piano). The best musicians in Florence belonged to the Circolo,
which had been founded in March 1881 and up to then (1890) had held some 150 concerts without
any interruption. Before I left Florence, the Circolo held a special concert in my honour. The
night before my departure, the most important mandolinists invited me to a farewell banquet at
the famous Ristorante Capitani. They all brought their instruments and, after a rich, delicious
meal, they played their mandolins, mandolas, lutes and guitars. Munier, Parini, Matini and
Bizzarri played one of Beethoven’s string quartets on two mandolins, a mandola and a lute (in
place of the first and second violin, the viola and the cello). This performance was a real revelation
for me: it seemed almost incredible that this piece could be played on these instruments with such
a fascinating result.”
By then, the mandolin had extended its performance potential with the rise of the romantic
quartet (first mandolin, second mandolin, mandola, and mandoloncello), for which many
pieces were produced by our Florentine composers. As Adelstein reported:
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“When, in 1892, Genoa announced the first National Mandolin Competition, on the occasion of
the Esposizione Colombiana, a considerable number of associations from everywhere took part in
it, and the Circolo Margherita stood out among them. It distinguished itself particularly because
it was the only one to win no less than four prizes.”
This was the definitive endorsement, on a national level, of the great achievements of the
Florentine world of the mandolin!
The composers
Giuseppe Bellenghi was born in Faenza, near Bologna, Italy, in 1847. He was a cellist, a
gifted composer and a champion of the mandolin. Although he was born to a very humble
family, his extraordinary talent and bent for music came to light when he was still quite young.
He moved to Florence, where he played the cello in several theatres; he also performed as a
soloist in some important concerts in Florence and Bologna. During that period he became
enamoured of the mandolin, gave up the cello, and dedicated his artistic career and life to
spreading the popularity of this instrument. He played the mandolin as a soloist in the most
important concerts and, with the help of his pupils and of some eminent musicians, organised
many concerts in Florence and Bologna in 1880-1900. Giuseppe Bellenghi composed a great
number of works, including Metodo Completo per Mandolino in tre parti, which was published in
French, English, Italian and German. He died in Florence on 17 October 1902.
Luigi Bianchi was born in Milan on an unknown date and died young, in Florence. He had
left Milan and settled in Florence in 1878, together with his father, Achille Bianchi, who
played the Lombard mandolin, like all his relatives. He became a member of the Regio Circolo
Mandolinistico Regina Margherita, and took part, as an orchestra player, in the famous contest
of Genoa of 1892, in which he also took part as a soloist, carrying off prizes in all the categories.
At that time Luigi Bianchi was called the Paganini of the Milanese mandolin: he revealed the
polyphonic and virtuosic potential of the instrument.
Carlo Graziani-Walter was a pianist, composer and conductor. He was born in Bruxelles
in 1851 to Baroness J. Walter de Rotenstein and Count Massimiliano Graziani, but spent
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his whole life in Italy, becoming an Italian citizen. He practiced music both as a performer
and as a composer, teacher, conductor and publisher. He was at the head of the Regio Circolo
Mandolinistico Regina Margherita, and enlivened the musical life of Tuscany in that period.
He died in Florence on 30 August 1927. The meaning of the title of the piece of his contained
in this recording, “Nebel”, is difficult to make out. It may be the name of a village in Bavaria,
or a German word that denotes fog or mist; but neither of these interpretations corresponds to
the atmosphere described in the piece.
Enrico M arucelli was born in Florence on 8 June 1873. He was a talented mandolinist, a
guitarist and a composer. At an early age he settled on London, where he worked as a teacher
for many years and conducted the Ladies’ Mandolin and Guitar Band, an ensemble formed of
more than sixty high-ranking and titled performers that held a concert at the Royal Albert Hall
in 1901. He was an eclectic musician and a creative composer, for both guitar and mandolin,
and published two mandolin handbooks with the publishers Monzino, of Milan, and Maurri,
of Florence: one of them was also published in English. He returned to his native land at the
end of 1907, and died there on 23 November.
Carlo Munier (1859-1911), mandolinist and guitarist, was the grandson of the great luthier
Pasquale Vinaccia (1806-1882). He began an in-depth study of the mandolin under the
guidance of Carmine De Laurentis, an eminent Neapolitan teacher of mandolin and guitar,
then took diplomas in piano and composition at the Conservatorio di San Pietro a Maiella of
Naples. His compositions include several pieces for plectrum quartet, mandolin and piano,
mandolin and harp, mandolin and guitar, and solo mandolin, that are regarded as real gems
and striking demonstrations of the melodic and polyphonic possibilities of the mandolin.
They were printed by the musical publishers R. Maurri, A. Forlivesi, Lapini, Bratti, Mori,
Petrelli, Venturini of Florence, and Carisch and Ricordi of Milan, and include a great number
of arrangements of operatic fantasias and classical pieces for the so-called “romantic quartet”,
that is two mandolins, a mandola and a guitar.
Luca M arco Nistri
with the collaboration of
Carlo A lberto Bacilieri, Cecilia Cividini, Edoardo Farina
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GiusEppE bEllEnGhi
Carlo Graziani-WaltEr
luiGi bianChi
EnriCo maruCElli
Carlo muniEr
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L’Ensemble da camera Gino Neri è una formazione cameristica dell’Orchestra a Plettro Gino
Neri di Ferrara, fondata nel 1898, vincitrice di numerosi concorsi internazionali, attiva in tutta
Europa, Stati Uniti e Giappone, e con all’attivo l’incisione di 10 cd e di 3 dvd. L’Ensemble nasce
nel 1997 sotto la direzione di Giorgio Fabbri, con lo scopo di valorizzare il repertorio di musica
originale per strumenti a plettro. Nel 1999 ottiene il Primo Premio al «Concorso Internazionale
G. Sartori» di Ala di Trento. L’organico è costituito da circa venti strumentisti: mandolini primi e
secondi, mandole, mandoloncelli, chitarre, arpa e contrabbasso ad arco.
The Gino Neri Chamber Ensemble is a chamber-music group that is a part of the Gino Neri
Plectrum Orchestra of Ferrara, which was established in 1898, won a great number of international
competitions, recorded ten CDs and three DVDs, and is active all over Europe and in the United
States and Japan. The Ensemble was founded in 1997 with Giorgio Fabbri as its conductor, and
its purpose is to highlight the repertoire of original music for plectrum instruments. In 1999
it was awarded the first prize at the “Concorso Internazionale G. Sartori” of Ala di Trento. It is
formed of about twenty instrumentalists: first and second mandolins, mandolas, mandoloncellos,
guitars, a harp and a contrabass played with a bow.
Giorgio Fabbri, attivo in Italia, Europa, USA e Giappone, ha
diretto, tra le altre, l’Orchestra della Cappella di S. Pietroburgo,
l’Orchestra del Teatro Olimpico di Vicenza, l’Orchestra della
Magna Grecia, l’Orchestra Nova Amadeus. Per Tactus ha inciso
come direttore due CD di musiche per oboe e orchestra e due cd
con Arnoldo Foà: I Fioretti di S. Francesco e i monologhi di Vittore
Veneziani (TC. 220001 e TC. 872201).
Giorgio Fabbri, who is active in Italy, Europe, the U.S.A.
and Japan, has conducted the St. Petersburg Orchestra, the
Orchestra of the Teatro Olimpico of Vicenza, the Magna Grecia
Orchestra, the Nova Amadeus Orchestra, and others. For Tactus
he has recorded, as a conductor, two CDs of music for oboe
and orchestra, and two CDs with Arnoldo Foà: I Fioretti di S. Francesco and Vittore Veneziani’s
monologues (TC. 220001 and TC. 872201).
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Giglio Fiorentino
DDD
TC 840001
℗ 2015
Made in Italy
Musiche per orchestra a plettro nella Firenze di fine ‘800
Plectrum Orchestra Music in Late-Nineteenth-Century Florence
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