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2207 alle 22:07 Il 15 ottobre del 2053, come tutti i giorni, ero in camera mia al buio, con solo la lampada della scrivania accesa, a svolgere i compiti di algebra assegnati il giorno prima. Erano le 21:56, ero molto stanca e avvertivo un lieve mal di testa. In queste condizioni, i compiti per la signora Smith mi sembravano scritti in arabo, non capivo nulla. Mentre stavo svolgendo la divisione “ [(-22): (+7)]2” sentii uno strano rumore, proveniente dall’ armadio. Guardai l’orario, erano le 22:07 e mi chiesi se fosse ora di andare a dormire. Andai quindi a guardare cosa ci fosse dentro l’ armadio. Rimasi sbalordita: non sapevo come si potesse trovare un robot dentro al mio armadio! Sarà stato grande come la mia mano, ma il suono che emetteva era molto forte. Rimasi in silenzio e ferma per qualche istante. Ero ancora sotto shock, ma incuriosita e impaurita lo presi in mano. Era di metallo, con tanti bottoncini rossi e verdi. Emise un suono. Bip-Bip. Lo buttai a terra e sentii una vocina dire: ”Sono 2207, sono atterrato qui alle 21:56 e sarò il tuo psicologo personale. Tutti i giorni, alle 22:07 emetterò un rumore, e sarò pronto ad ascoltarti. Mi potrai raccontare tutto quello che vorrai e io ti darò molti consigli.” Ero stupita, chi me lo aveva mandato? Perché? Cosa dovevo farci? Nella mia testa affioravano molte domande, a cui non avevo la risposta. Stavo per svenire quando il macchinino disse:” Vai a dormire, sono un esserino buono, domani chiariremo tutto quello che vuoi sapere” Ero talmente stanca che mi sdraiai sul letto e dopo poco dormivo di già. Oggi, 2207 è il mio assistente personale da ormai 30 anni. Ogni sera è disposto ad ascoltarmi e a darmi dei consigli. Noura Gmira IIIA “LAMETTE PER IL MIO MALE, MANETTE PER IL MIO BENE” Sentii un cigolio provenire dall'armadio di camera mia. Come le altre notti feci finta di niente. Passò una giornata e ritornai a pensarci. Notai con stupore che avevo un taglietto sul ginocchio destro. Lo disinfettai con noncuranza. Scese la notte e la storia del rumore si ripeté. Mi riaddormentai con un incubo in cui il mio taglietto diventava sempre più esteso e provocava un dolore lancinante. La mattina seguente mi alzai di scatto. Sconvolto vidi sulle lenzuola delle chiazze di sangue all'altezza delle mie cosce. Alzai il cuscino per prendere il cellulare, ma al suo posto c'era un paio di rasoi. Alzai le coperte e un grido accompagnò la visione delle mie ginocchia insanguinate. Sentendomi urlare, la mia vicina chiamò il 911 e nel giro di pochi minuti la polizia avrebbe bussato alla porta. Mi prese l'ansia e incominciai a riflettere. Notai che l'anta dell'armadio era aperta. Dentro c'era una telecamera che forse io stesso, per errore, avevo lasciato accesa. Essa filmava dei rasoi striscianti sul letto che poi, seguiti da un vento che sollevava loro le coperte, mi scorticavano le ginocchia. Riuscii ad alzarmi dal letto e mi diressi alla porta d'ingresso. Spiegai tutto agli agenti e consegnai loro la telecamera. La rifiutarono e mi misero delle manette. Per il mio bene. Simone Stagni III B Tok Tok Tok Tok, Tok, Tok. Questo è il rumore che il mio armadio fa ogni notte e non so perché. Comunque, appena mi addormento, sprofondo in un bel sogno con il mio peluche di "Peppa Doc". Solo che all'improvviso mi sveglio, e mi accorgo che l'armadio fa un rumore diverso dal solito. Allora chiamo mia "mammotta" e mio "papatto"; quando arrivano il rumore si blocca all'istante e io un po’ mi sorprendo, e un po’ mi spavento. Perciò dopo che i miei "Renitori" mi hanno guardato come per sapere cosa succeda, io mi rannicchio impaurita sotto le coperte. Dopo di che loro se ne vanno e io rimango da sola, con il rumore nell'armadio. Allora mi faccio coraggio e apro le ante. Quando guardo dentro mi viene ancora più ansia, perché non c'è niente di niente. Solo che quando richiudo. gli sportelli si riaprono, ma questa volta da soli, e vedo un grande buco nero e spaventoso al posto dei miei "periti"; mentre cerco di vedere cosa c'è dentro, una mano dall'altra parte mi prende dal "pumana", e mi fa entrare in quel buco. Io incomincio a piangere, ma qualcuno da chissà dove mi dice di smetterla e di rispondere a qualche domanda. Io spaventata rispondo a tutte le domande sperando che dopo mi lascino. Invece, all'improvviso si accende una luce e vedo due persone venire verso di me: sono strane, perché hanno tanti spaghetti sottili sottili sopra il loro capo e uno ce li ha anche attorno alla bocca, se è una bocca; sopra hanno una specie di patata e ancor più sopra hanno due bulbi oculari di vari colori strani; il loro corpo è deformato completamente: hanno quattro sbarre attaccate al busto. Io sono paralizzata, ma non posso fare niente. Dopo di che mi danno un oggetto nel quale posso vedermi riflessa e noto che sono quasi identica a loro. In quel momento però entrano dal buco nero i miei "Renitori" che cercano di prendermi puntando uno "sparaiettili" contro gli strani esseri, ma io di istinto cerco di salvarli, e così incomincia una guerra. Io per sbaglio butto i miei "Renitori" nell'aldilà. Quelle persone mi spiegano tutto quanto: IO ERO STATA RUBATA E CRESCIUTA TUTTO IL TEMPO CON GLI ALIENI! Micaela Mihaies IIIB UN MONDO UGUALE, MA... Valentina, Gianni ed io stiamo andando al parco sotto casa mia. Ci sediamo su una panchina e parliamo del più e del meno. Valentina e Gianni si sono fidanzati, ma a me non interessa particolarmente, quindi quando iniziano ad entrare nei particolari, mi alzo. Decido di andare a fare due tiri a basket. Quando sono al terzo canestro, la palla mi sfugge e colpisce un muro tutto ricoperto di graffiti, rompendo il silenzio. Vado a recuperarla, anche se devo allontanarmi molto dai miei amici. Appena mi avvicino, noto che il pallone ha lasciato un solco consistente nel muro. Appoggio la mano nel solco e non sento niente di particolare, solo muro duro, ma appena esercito un po' più di pressione il muro si sgretola, facendomi immediatamente ritirare la mano per lo spavento. Prendo coraggio e spingo dentro il pugno, poi un braccio, la testa ed infine tutto il corpo. Appena entro mi stupisco di vedere il parco, i miei amici,un mondo uguale a quello da cui provengo, ma una persona…aspetta, è identica a me! Sono io, solo più femminile, più dolce, con la gonna e i capelli ordinati, il trucco perfetto: una "Barbie". Anche i miei amici sono delle bambole. Guardandomi intorno, noto un cartello stradale, che dice: "Benvenuti nel paese delle Barbie". Mi si avvicina Barbie-me e mi dice: "Sono Barbie-Ginevra, la tua versione in plastica, questo è il nostro mondo uguale al tuo. Annuisco e continua: "Puoi andare dove vuoi e fare quel che vuoi, ma devi mantenere un segreto." "OK". Rispondo. "Non puoi parlare con nessuno del nostro mondo, va bene?" "Perfetto". Cammino per un po' nel parco-Barbie e noto un negozio di orologi che segna una data nuova ogni volta che al mio orologio passa un minuto. Passano cinque "giorni" (5 minuti) e della Barbie-me nessuna traccia. Verso il "sesto" giorno (6° minuto) vedo comparire Barbie-me, mi saluta e mi porta nel retro del negozio. "Non ti avevo detto una cosa: dopo sei giorni qui diventi una bambola, ma visto che ci sono già io tu non servi. Addio!" E la mia testa è rotolata sul pavimento. Ginevra Cimarelli IIIA ATTENTI AI SEGNI NEL VOSTRO ARMADIO Era da poco che ci eravamo trasferiti in America; è sempre stato il mio sogno: io, mia moglie e mia figlia che passeggiamo per le città più famose del mondo. Inizialmente abitavamo in una casetta quasi isolata tra boschi e montagne; poi riuscii a trovare un ottimo lavoro in una grande azienda di automobili e così, risparmiato un po’ di denaro ci trasferimmo in una zona più frequentata, vicino al centro. La nuova casa era molto più grande e bella di quella precedente. In diverse stanze erano rimasti ancora alcuni mobili, lasciati dai precedenti padroni di casa; tra tutti ce ne era uno che mi colpì particolarmente per la sua raffinatezza: era un armadio molto grande e ricco di decorazioni in legno; aprendolo non trovai molto: un bottone, una vecchia coperta e quattro segni sul fondo. Non sembravano segni casuali, fatti per sbaglio, bensì parevano fatti di proposito, con qualcosa di affilato ed appuntito…come un coltello. Passarono diversi giorni e ormai la casa era già sistemata con le nostre cose, tutto quanto era in ordine. Questa sera sono sdraiato sul letto a leggere un libro; mi sembra di avvertire come un senso di inquietudine; così forte da poterlo definire quasi schiacciante. Inizia a consumarsi la candela a fianco a me e la poca luce che emana rende l’atmosfera ancora più pesante ed inquietante. Sento un rumore dentro l’armadio come un verso strozzato, e più il tempo passa, più il verso si trasforma in un fischio, fino ad assomigliare a delle unghie che sfregano con forza contro il legno. Il terrore sta prendendo il sopravvento su di me, così preso coraggio mi avvicino all’armadio, spalanco l’anta e quello che vedo è terrificante, così terrificante da farmi gelare il sangue nelle vene… Il giorno dopo la moglie cercò disperatamente il marito, guardò in tutti i luoghi possibili ma non lo trovò; guardò anche nell’armadio: vide solo un bottone, una vecchia coperta e cinque segni sul fondo. Sofia Nora IIIA