Crollo nervoso - nuovo teatro made in italy dal 1963

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Crollo nervoso - nuovo teatro made in italy dal 1963
Crollo nervoso
"In un periodo come questo così all'insegna di restaurazioni più o meno eleganti o di troppo comodi rientri
nelle tane, non abbiamo potuto far altro che azzerare di nuovo la situazione e scegliere come unico spazio
mentale possibile quella terra di nessuno, quel non-luogo di passaggio e di frontiera che è la dimensione tra
l'attesa e l'attacco.
Come sempre si è trattato di 'mettere in scena' la nostra attuale situazione esistenziale, la nostra 'condizione
nel mondo'. Che è di frontiera, di attesa e di passaggio, come anche di desiderio e di attacco". Così ci dice,
con uno sforzo di volontà, Sandro Lombardi, insieme a Federico Tiezzi e Marion d'Amburgo, uno dei più
antichi membri del Carrozzone, oggi ribattezzato Magazzini Criminali Prod., all'indomani delle prime
repliche di Crollo nervoso, lo spettacolo prodotto per la XIII Rassegna dei teatri stabili.
Si tratta in realtà di un lavoro che esprime uno 'stato' collettivo e lo esprime in termini di provvisorietà. Mi
sembrano i dati più interessanti che spiegano la vitalità di un gruppo che tiene il pubblico senza per questo
perdere in mordente. Lo stato collettivo qui significa soprattutto tenuta teatrale e rispondenza di questa con
un intrigo di tensioni emotive e formali che circolano tra il pubblico.
Crollo nervoso è uno spartito rock, o meglio un melodramma. È un puro gioco formale, come un libretto
d'opera settecentesco, con tensioni che si tengono allungate ogni sera in modo diverso grazie allo sforzo dei
sette partecipanti. Il meccanismo dei gesti (la coazione a ripetere), il contrappunto delle asincronie, lo
sfasamento dei piani, il ritmo, il dosaggio dei pieni e dei vuoti d'azione rispetto alla musica mai interrotta:
tutto minaccia di incepparsi, comincia a sfaldarsi, e poi si reintegra nel concerto collettivo grazie alle risorse
della tecnica e grazie al bisogno di funzionamento' che il collettivo esprime. Dunque la tecnica, la
professionalità, il concertato raggiunto per via di esercizio e di concentrazione, quasi attraverso
un'alienazione nel gioco, nel teatro, nello spettacolo. Lo spettacolo: "L'avventura di Crollo nervoso è stata
un'avventura al buio e allo scoperto, senza appoggi culturali o ideologici di nessun genere. Crollo nervoso fa
il vuoto al suo interno, noi lo abbiamo vissuto come il buco-nero dove le dimensioni spazio-temporali si
sfasano. dove manca ogni forma di centro e tutto è totale disorientamento. Dove infine, fortunatamente,
'niente è vero e tutto è permesso'." Così continua il diario del Carrozzone e noi lo leggiamo in trasparenza. La
tenuta dello spettacolo che miracolosamente ogni sera si ripete come sublime alienazione, contiene in sé la
felicità di un'energia liberata e organizzata, ma anche il rischio di una dissoluzione. Ogni sera il gioco può
riuscire e può fallire. Tutto è possibile e anche il nulla, il silenzio, l'afasia, il crollo. Per via teatrale il
Carrozzone ha colto così la suggestione della provvisorietà e ne ha fatto uno spettacolo che cova in sé la
paura di fallire. li pubblico viene intrigato nella rete del melodramma rock e anche avvertito che tutto è in
pericolo, che finzione, organizzazione, azione, recitazione, concentrazione, teatro: tutto è in pericolo.
Anche qui, come in prove precedenti, il Carrozzone costruisce un impianto in cui regnano sovrani i media.
C'è un impianto televisivo che trasmette una banda registrata con immagini di Mogadiscio (1985), di Los
Angeles (tre anni dopo), di Saigon (21 luglio 1969), dell'Africa (agosto 2001); c'è una spiaggia, una piscina,
il deserto, un aeroporto; parla una colonna sonora fino alla fine, talvolta si odono i messaggi del walkietalkie,
i dati di un elaboratore, le meccaniche dei personaggi.
È un universo intergalattico, senza luoghi e tempi definiti: un impero elettronico in cui Nixon sorride per
l'ammaraggio di una capsula Apollo, mentre i nomi dei protagonisti recitanti in carne e ossa sono Bruce Lee,
Neil Armstrong, Playmate, Dallas, Irene, Willard, Beuys, Skateboarder. Finzione e realtà stanno in equilibrio
sul mondo, compongono un globo di menzogne onnipotenti. La minaccia del crollo si dilata, dal teatro
invade il mondo. Il sistema elettronico e teatrale, quello capitalistico e multi-media, quello delle favole
letterarie e delle droghe pesanti, risulta nella sua contraddizione: funziona in modo maledettamente perfetto e
prepara la nostra catastrofe.
Anche senza partecipare dalla stessa parte del cono d'ombra dello spettacolo del Carrozzone, ricevendo anzi
dall'altra parte, stando dentro l'indifferenza di chi guarda il 'farsi' di qualcosa, ci accorgiamo che stanno
citando un nostro sogno.
Adesso possiamo entrare in sala, sederci e guardare. La scena, su quattro lati chiusa da veneziane grigioazzurrine che filtrano una luce vibratile, discontinua: una sala d'aspetto? un aeroporto? un giallo? Chandler o
Hitchcock o Coppola o Kubrick? Ci sono mobili, una poltrona da spiaggia, guanti, una borsetta, due
radioline, due pistole spaziali, una palma, delle corde elastiche. Si muovono gli attori. Un quadrante segna gli
orari del globo. "Attenzione. Attenzione. Messaggio per tutti: spostarsi rapidamente in direzione prevista.
Passo. Emergenza. Emergenza. Ripeto: situazione di emergenza. Passo. Attenzione. Attenzione. Messaggio
per tutti: fare uso solo di sostanze stupefacenti. Obiettivo in vista. Passo. Pronto. Surfers in arrivo. Tutti
pronti per l'attacco. Passo..."
Lo spettacolo del Carrozzone conquista intorno a me il pubblico dei giovani. Sul filo dell'orrore di
un'angoscia che per nascondersi diventa appunto melodramma intergalattico.
Siro Ferrone
(Scena, giugno-settembre 1980)