2_Arte pubblica e rigenerazione Un caso studio

Transcript

2_Arte pubblica e rigenerazione Un caso studio
Facoltà di sociologia
a.a. 2010 – 2011
Laboratorio on-line:
LA TRASFORMAZIONE DEGLI SPAZI PUBBLICI TRA TURISMO
CULTURALE E COMUNITA’ LOCALE
Il ruolo della public art nella rigenerazione urbana
Responsabile: dr. Chiara Tornaghi
Seconda lezione – Il caso di Newcastle e Gateshead
Indice
1.
Il contesto geografico e la scelta del caso studio
2.
Il passato industriale e la deindustrializzazione: quartieri operai, crisi economica, questione
abitativa
3.
Le politiche di rigenerazione: approcci e limiti
4.
Il consolidamento del modello di rigenerazione culturale e l’investimento sull’arte pubblica
5.
Iniziative di arte pubblica “1”: le politiche dell’ufficio dell’arte pubblica (public art officer)
6.
Iniziative di arte pubblica “2”: le politiche dell’ufficio per lo sviluppo della creatività (art
development team)
7.
Iniziative di arte pubblica “3”: le iniziative di enti di promozione dell’arte
8.
Iniziative di arte pubblica “4”: le iniziative di soggetti privati
9.
Rigenerazione e gentrification: tre modelli
10.
Sommario e conclusioni
1
1. Il contesto geografico e la scelta del caso studio
Il contesto geografico
- Newcastle upon Tyne
- Gateshead
Tyne and Wear
Newcastle upon Tyne e Gateshead si trovano nella regione Tyne and Wear, all’estremo nord
dell’Inghilterra, al confine con la Scozia. Nell’immagine di sinistra potete leggere la collocazione di
Gateshead nella mappa della Gran Bretagna. Nell’immagine di destra vedete alcune municipalità
della regione Tyne and Wear che si affacciano sul fiume Tyne (la linea scura orizzontale al centro
dell’immagine). A nord del fiume vedete le cittadine di Newcastle e North Tyneside. A sud quelle di
Gateshead e South Tyneside. Alla destra si trova la foce del fiume e il mare del Nord.
Newcastle, con una popolazione di circa 270mila abitanti (l’area metropolitana del Tyneside
complessivamente raccoglie circa 800.000 abitanti) è la capitale regionale del nord-est
dell’Inghilterra. Storicamente Gateshead è sempre stata all’ombra di Newcastle, e non solo a
causa del minor peso demografico (circa 190mila abitanti).
Il caso di Newcastle (NCL) e Gateshead è interessante perchè presenta diversi fattori cruciali: può
essere considerato, infatti, una sorta di “tipo ideale” da analizzare.
Anzitutto ci troviamo in Gran Bretagna, luogo dove la rivoluzione industriale ha preso forma e dove
la crisi post-industriale si è manifestata con caratteri drammatici.
Newcastle e Gateshead sono due cittadine dal passato industriale e che hanno attraversato la
dismissione industriale sperimentando tutti gli strumenti esistenti a questo fine.
Come vedremo nel corso della lezione, in questa regione (Tyne and Wear), si è registrato l’impiego
di tutti gli strumenti internazionali (come Urban), nazionali (vedremo quali) e locali, sia direttamente
promossi dalle istituzioni, sia in partnership con soggetti privati, per la trasformazione e la
riqualificazione delle aree industriali e portuali dismesse.
2
L’arte ha avuto un ruolo centrale nel rilancio di questi territori, sia dal punto di vista economico, sia
dal punto di vista della promozione di una nuova immagine delle città.
Le premesse e le esperienze maturate in questi anni lasciano presupporre un uso esteso di queste
modalità anche nelle politiche volte a combattere il disagio sociale nei quartieri più degradati.
2. Il passato industriale e la deindustrializzazione: quartieri operai, crisi economica,
questione abitativa
Sebbene oggi Newcastle e Gateshead rappresentino località di particolare interesse per la vita
culturale e le arti, fino ad un passato abbastanza recente esse avevano una caratterizzazione
prevalentemente industriale, dedicata alla produzione dell’acciaio e del vetro, ai cantieri navali,
all’estrazione del carbone. Ricordiamo che è a Newcastle che è nata la prima ferrovia del mondo.
1
2
3
1- Una immagine della Newcastle industriale. Sullo sfondo il fiume e un sito industriale (Fonte dell’immagine:
http://encarta.msn.com/medias_761553483/United_Kingdom.html
2 - Vista di un quartiere popolare, dal ponte di una nave sul fiume. Fonte: http://www.photonet.org.uk
3 - Una immagine dei cantieri navali lungo il fiume Tyne. Fonte: www.nmm.ac.uk
3
La crisi fordista che ha attraversato il capitalismo occidentale fin dai primi anni ’70 ha prodotto la
chiusura della maggior parte delle industrie tradizionali che costituivano l’ossatura della struttura
economica della regione.
Le conseguenze della crisi si sono manifestate con drammaticità con una pesante disoccupazione,
l’aumento della popolazione a basso reddito, l’aggravarsi del disagio sociale e la criminalità, il
degrado delle infrastrutture e delle abitazioni. Molti quartieri popolari, soprattutto di edilizia
residenziale pubblica, sono stati via via stigmatizzati come luoghi malfamati, pericolosi, enclaves di
problemi economici e sociali (ad esempio i quartieri di Meadow e West Benwell a Newcastle e le
zone di East Gateshead)
4
5
4 - Una immagine del West-End (quartiere di Newcastle) nel mese di maggio 2006. Decine di strade sono
completamente disabitate. Migliaia di abitazioni disabitate (circa 6.000) sono in attesa di demolizione.
5 - Tra le abitazioni abbandonate, vi sono anche moltissimi edifici strutturalmente di buona qualità, affacciati su strade
pedonali e dotati di giardino anteriore e posteriore.
6 - Anche i negozi e le attività commerciali sono stati progressivamente abbandonati. Pertanto, i pochi residenti rimasti
che non si sono rassegnati alla fuga vivono in condizioni di grave disagio e abbandono, nell’assenza dei più elementari
servizi.
7 - Una delle poche case abitate nel quartiere. Gli individui che “resistono” o che non hanno possibilità di andarsene,
vivono in quartieri fantasma privi di qualunque genere di servizio.
6
7
Una delle manifestazioni più eclatanti di come è cambiata la qualità della vita in questa regione è
rappresentato da un massiccio fenomeno di “fuga”: la città ha continuato a spopolarsi, soprattutto
in quelle zone della città così malfamate che nessuno più voleva viverci. Molte famiglie si sono
trasferite in altre citta’ o quartieri dove era possibile “riciclarsi” nell’economia locale e trovare
lavoro. Chi e’ rimasto, invece, spesso e’ stato intrappolato in un ciclo di disoccupazione di lungo
4
periodo. Oltre ad una serie di siti dismessi e contaminati, il territorio presenta quindi vasti
insediamenti residenziali abbandonati. La crisi economica e sociale aveva dunque una veste
“fisica” e tangibile: una eredità urbana pesante da trasformare.
Le varie iniziative di rigenerazione locale che si sono susseguite in questin quartieri negli ultimi 20
anni hanno fatto si che le famiglie che vivessero in questi quartieri venissero rilocalizzate man
mano che le zone venivano demolite. Qualcuno ha provato a resistere allo sfratto o all’esproprio
(vedi immagine 7). Ma non molto a lungo.
3. Le politiche di rigenerazione: approcci e limiti
Vediamo ora quali politiche, nazionali, regionali e locali, sono state attuate nella regione del Tyne
and Wear, ed in particolare a Newcastle e Gateshead, per far fronte alla crisi.
Quelle che seguono sono le descrizioni degli interventi PER TIPOLOGIA, più che per ordine
cronologico. Vedremo, cioè, che da politiche guidate e orientate ai capitali privati si è passati da
politiche più orientate al coinvolgimento delle popolazioni locali, per poi invece privilegiare una
dimensione estetica e consolidare definitivamente il ruolo trainante e centrale della cultura e
dell’arte pubblica.
Urban Development Corporation (UDCs), 1987
L’Urban Development Corporation è un programma nazionale realizzato in Inghilterra dal 1981 al
1993, secondo quattro fasi. La regione Tyne and Wear è stata oggetto della seconda fase di
applicazione (dopo l’esperienza dei Docklands di Londra), nel 1987.
Si tratta di un programma orientato a rispondere alle esigenze del mercato. La legge che sostiene
questo programma consente una sorta di esproprio (compulsory purchase), ossia la proprietà va
venduta obbligatoriamente al governo, che la destina a nuove attività, generalmente commerciali.
L’idea di fondo era che le nuove attività commerciali avrebbero automaticamente prodotto benefici
locali alle popolazioni svantaggiate.
Si tratta di un programma governativo, attuato all’epoca del governo Thatcher, orientato a sottrarre
la terra dal controllo delle autorità locali e a sostenere (anche con la costruzione di grandi
infrastrutture) interventi privati di grande scala.
8
9
8 – Una immagine del fiume Tyne nel 1982, con le area produttive dismesse
9 – La stessa area vista nel 2004, dopo la trasformazione avvenuta con il programma UDCs
(foto: Stuart Cameron, Newcastle University)
Nella regione del Tyne and Wear, questo programma si è concentrato su una piccola porzione del
territorio, lungo le due sponde del fiume Tyne. Questi interventi hanno iniziato a trasformare
progressivamente le ex-aree cantieristiche e industriali in zone dedicate alle nuove attività
5
economiche (business park e attività del terziario), al commercio (soprattutto locali per
l’intrattenimento e ristoranti) e a nuovi complessi residenziali. Esso ha comunque incontrato
resistenze, a causa del sorgere di possibili diverse opportunità di riqualificare le aree dismesse
lungo il fiume e alle critiche verso una rigenerazione basata sull’incentivo all’investimento privato e
senza tenere molto conto delle questioni abitative dei quartieri più poveri.
Sebbene, infatti, rispetto a come questo strumento è stato applicato nel resto dell’Inghilterra, nella
regione del Tyne and Wear esso abbia avuto maggiore attenzione per le questioni abitative (il 25%
delle nuove abitazioni costruite nelle aree rigenerate doveva essere “social housing”, ossia case a
canone popolare), gli effetti benefici previsti non si sono fatti sentire presso le comunità
maggiormente deprivate.
City Challenge 1 (1991/92) e 2 (1994/95)
Gli anni ’90 segnano un cambiamento nelle politiche rigenerative, aprendo la strada a quello che
viene definito un “holistic approach”. Si tratta di un modo integrato di far fronte al disagio che
combina sviluppo economico, “housing renewal” (rinnovo del patrimonio abitativo esistente) e
programmi educativi e formativi. Il programma City Challenge è certamente più “people-based”,
orientato alla popolazione, piuttosto che “property-led” come quello precedente, centrato cioè sullo
sviluppo commerciale e residenziale e lo sviluppo in genere della proprietà privata.
Tra le iniziative legate a questo progetto vi sono quelle orientate a diffondere i servizi sociali e
commerciali nei quartieri, a ridurre il crimine, incentivare la sicurezza, sviluppare infrastrutture (ad
esempio la metropolitana), rinnovare lo stock abitativo e sviluppare partnership ad hoc in modo da
assicurare la continuità del processo di rigenerazione urbana.
Tuttavia, nonostante la maggiore attenzione per le popolazioni, i quartieri più deprivati continuano
a soffrire di alti tassi di disoccupazione, bassa domanda di abitazioni (continuo spopolamento) e
stigmatizzazione.
10 - Nuove abitazioni realizzate nell’ambito di City Challenge
Urban Renaissance
Il programma Urban Renaissance, a differenza dei precedenti, è molto più concentrato sulla
dimensione fisico-estetica della rigenerazione. Se UDCs era orientato al mercato e City Challenge
alle popolazioni, Urban Renaissance vuole invece modificare l’immagine della città e lavorare
soprattutto sulla percezione dello spazio e gli immaginari, col fine di rendere la città più attraente
per gli individui e per gli investitori.
Le azioni intraprese nell’ambito di questo programma sono state particolarmente di successo nel
raggiungere questi obiettivi perchè esisteva, sia a Newcastle sia a Gateshead un passato molto
ricco di iniziative orientate alle arti e alla promozione dell’arte (nelle slide che seguono potete
vedere una carrellata di immagini relative a installazioni negli spazi pubblici).
6
Dalla metà degli anni ’80, infatti, le città hanno iniziato a fiorire e a popolarsi di sculture e
bassorilievi sia in prossimità di edifici pubblici (come il civic centre, ossia il municipio), sia nei
parchi, nelle piazze e lungo il fiume.
Nel 1986, ad esempio, Gateshead ha promosso il programma “Art in Public Space”, che nel 1990,
insieme al Garden Festival, ha dato origine al “Riverside sculpture park”, un insieme di oltre 30
opere d’arte sparse per le zone della città prospicienti il fiume (alcuni quartieri e una ex-zona
industriale trasformata in parco).
11
12
Quattro immagini dal Riverside Sculpture Park:
11 - “Rolling moon” (Colin Rose), 1989
13- “Cone” (Andy Goldsworthy), 1990
13
14
12 - “Ones upon a time” (Richard Deacon), 1990
14 - “Goats” (Sally Matthews), 1992
Sempre in linea con questo “culture-led approach” alla rigenerazione, Gateshead realizza quello
che sarebbe diventato uno dei simboli più noti del nord d’Inghilterra, nonché una delle operazioni di
maggiore successo nella trasformazione dell’identità di una città attraverso l’arte pubblica. Si tratta
dell’installazione dell’Angelo del Nord, di Antony Gormley.
Si tratta di una installazione monumentale che simboleggia un benvenuto a braccia aperte ai
visitatori che entrano in città dal sud. L’opera, che è costata all’amministrazione locale ben 1,2
milioni di euro (800mila sterline), è il simbolo anche di un cambiamento di scala nell’utilizzo
dell’arte come strumento di rigenerazione.
E’ infatti con il programma Urban Renaissance che questo approccio appare in tutta la sua
imponenza, con l’investimento di oltre 250 milioni di sterline nella realizzazione di alcune strutture
(come la sala per concerti Sage, disegnata dall’architetto Norman Foster, il centro d’arte
contemporanea Baltic Mill e il Millennium Bridge) lungo il fiume Tyne.
15/16 – La scultura “The Angel of the North” dell’artista Antony Gormley a Gateshead ormai divenuta icona (1998)
7
17
17 – Gateshead Sage Concert Hall, progettata dall’architetto Norman Foster
18 – Sage, uno scorcio dell’interno
19 – una vista della Sage Concert Hall con il Millennium Bridge in primo piano e il Tyne bridge sullo sfondo
18
19
20 – Baltic Centre for Contemporary Art – il museo d’arte contemporanea realizzato in un vecchio granaio
21 – La piazza e l’ingresso del Baltic: uno spazio di estensione delle attività culturali promosse dal museo
20
21
8
Neighbourhood Renewal: New Deal for Communities (1998-99)
Il programma New Deal for Communities (NDC), lanciato in UK nel 1998-99 è particolarmente
focalizzato sulle questioni sociali, piuttosto che sugli obiettivi fisico/economici che hanno
caratterizzato molti programmi precedenti.
Gli obiettivi programmatici sono ben espressi dal documento Bringing Britain Together: A new
strategy for neighbourhood renewal redatto dalla Social Exclusion Unit (1998):
“…to develop an integrated and sustainable approaches to the problems of the worst housing
estates, including crime, drugs, unemployment, community breakdown, and bad schools etc.’
O ancora:
“Focus on people, not ‘bricks and mortar’: ‘Often huge sums of money have been spent on
repairing buildings and giving estates a new coat of paint, but without matching investment in skills,
education and opportunities for people living there.’ - Tony Blair
Se, infatti, molti programmi di rigenerazione del passato avevano avuto la tendenza a introdurre
soluzioni dall’esterno, piuttosto che coinvolgere direttamente le comunità locali, ora il programma
“New Deal for Community” vuole proprio dare grande enfasi sull’opportunità delle popolazioni di
lavorare sulle proprie risorse e ridefinire le proprie chance di vita.
Questo è spesso noto come “empowerment” ed è agito attraverso programmi che facilitino
l’apprendimento di abilità, skills. Non solo nel senso della formazione personale, ma anche nel
facilitare l’accesso ai servizi (con opportuni programmi informativi) che sono disponibili su scala
urbana.
A Newcastle il programma si è concentrato soprattutto sulla zona di Westgate (quella che
comprende anche le aree oggi disabitate mostrate nelle prime slide), investendo circa 50 milioni di
sterline (75 milioni di euro) per un blocco residenziale di circa 4000 abitazioni. Malgrado I buoni
intenti del programma e l’immenso investimento di denaro, esso è rimasto fallimentare sotto molti
punti di vista, soprattutto quello di creare un nuovo social-mix, che avrebbe dovuto di rigenerare i
legami di comunità. Le cause di questo fallimento sono state individuate nella bassa domanda di
abitazioni e nella difficoltà di attrarre nuove popolazioni in queste aree.
Fondi Strutturali Europei, Objective 2, Urban Programme (2000-2006)
Il programma Urban, finanziato coi fondi strutturali dell’ ”objective 2” per il periodo 2000-2006
(finanziato con ben 1893 milioni di euro nel nord est dell’Inghilterra – ossia nelle tre città di
Newcastle, Sunderland e Middlesborough – di cui oltre in terzo dedicati esplicitamente allo
sviluppo urbano)
Il programma Urban è stato finanziato a Newcastle prevalentemente con gli obiettivi di intervenire
sulle azioni di tipo educativo e formativo (Education & training) e di sviluppo dell’impiego
(employment creation and local empowerment).
L’implementazione del programma è stata affidata ad una partnership regionale che includeva
anche le autorità locali (City Council) e il settore informale e del volontariato, sebbene un ruolo
centrale sia stato giocato dalle istituzioni locali.
Sustainable Communities: Housing Market Renewal Pathfinder (dal 2000 in avanti,
attualmente in corso)
Visto il parziale fallimento del programma New Deal for Community, dal 2000 è stato lanciato un
nuovo programma di rigenerazione per i quartieri svantaggiati, definito “Sustainable Communities”.
Nell’ambito di questo ampio programma esistono poi diverse misure, tra le quali l’Housing Market
Renewal Pathfinder.
9
Gli obiettivi principali del programma sono essenzialmente due: integrare dimensione fisica e
dimensione sociale nella rigenerazione, e individuare nuovi modelli per la crescita della città.
Se, infatti, il mancato successo del programma precedente era dovuto essenzialmente alla bassa
domanda di abitazioni, ora viene esplicitamente ricercato un modo per attrarre nuovi abitanti. Uno
dei metodi è l’abbattimento di oltre 6000 (case popolari in affitto) e la costruzione di 20.000 nuove
abitazioni (molte destinate alla vendita) nei quartieri disagiati di Newcastle e Gateshead, con un
investimento iniziale di 73 milioni di sterline.
Il programma ha suscitato naturalmente dibattiti, polemiche e conflitti, tra chi si è opposto
all’abbattimento e che criticava la reale efficacia rigenerativa tacciandola di essere solo un pretesto
per allontanare le popolazioni di operai dai quartieri, e le diverse figure istituzionali coinvolte.
Se da una parte il programma, attualmente in corso, sembra mostrare positivi modelli di
collaborazione tra le autorità di Newcastle e Gateshead e alcuni gruppi e associazioni, la svolta
neo-liberista nel governo locale alle recenti elezioni lascia molti dubbi aperti.
4. Il consolidamento del modello di rigenerazione culturale e l’investimento sull’arte
pubblica
Abbiamo visto, quindi, che nel corso degli anni si sono succedute e talvolta stratificate e
sovrapposte diverse politiche di rigenerazione sul territorio, con gradi diversi di integrazione degli
interventi e diversa considerazione delle popolazioni locali.
Come abbiamo visto, con il lancio del programma di rigenerazione Urban Renaissance, e la
realizzazione del museo d’arte contemporanea e la sala concerti, iniziano a consolidarsi e trovare
spazio dentro un programma organico più ampio e sistematico gli obiettivi di promozione culturale,
già avviati con una serie di iniziative esistenti fin dagli anni ’80 e ‘90, come il Garden Festival e il
programma per l’arte pubblica “Art in Public Space” di cui si è detto nelle pagine precedenti.
A dare la spinta finale a questo processo è poi la decisione delle due città di Gateshead e
Newcastle di concorrere insieme al bando per l’assegnazione dei finanziamenti europei per la Città
Capitale della Cultura 2008. Come sappiamo, Gateshead/Newcastle supereranno tutte le selezioni
intermedie per giungere in finale, nella quale si giocavano il titolo con Liverpool, risultata poi
vincente.
Al di là dell’esito di questa competizione, tuttavia, l’occasione di partecipare ha fatto sì che le due
città progettassero e sviluppassero una serie di politiche in partnership: una comune strategia
culturale, un programma di sviluppo della cultura di durata decennale (Culture10), la fondazione di
una agenzia di sviluppo specificamente orientata alla promozione di eventi culturali e di turismo
culturale e scientifico (l’agenzia è denominata NewcastleGatestead Initiative – NGI).
Con queste iniziative l’arte, ma soprattutto l’arte pubblica, diventa un elemento centrale dello
sviluppo locale, e tutte le più grandi agenzie ed enti locali iniziano a dotarsi di una strategia interna
per lo sviluppo dell’arte pubblica. Dalla società dei trasporti al comune, dalla provincia alla regione,
dalla fondazione all’agenzia di sviluppo.
Solo nel periodo 1985-2005 le due città installano in modo permanente oltre 80 opere di arte
pubblica. A queste sono da aggiungersi naturalmente tutti gli eventi di arti performate e le opere
temporanee, nonché le numerosissime opere che sono installate solo negli ultimi tre anni.
10
Gli ingenti finanziamenti che negli ultimi anni sono stati indirizzati alle iniziative di arte pubblica
hanno fatto si che si sviluppasse un dibattito molto accesso sull’opportunità o meno di continuare a
finanziare queste iniziative con denaro pubblico. I critici più radicali sostengono infatti che queste
iniziative vengono giustificate con presenti benefici sociali difficili da misurare, e che spesso vanno
a detrimento di politiche sociali e culturali più marcatamente orientate a combattere l’esclusione
sociale promuovendo la giustizia sociale in modo diretto e meno blando. I sostenitori più convinti di
queste iniziative, invece, difendono l’importanza di questi investimenti dichiarando l’importanza che
esse hanno per promuovere una maggiore partecipazione dei cittadini e il consolidamento della
comunità locale attraverso processi che aiutano la costruzione di un patrimonio simbolico comune.
A partire da questo dibattito, le iniziative di arte pubblica realizzate nelle cittadine di Newcastle e
Gateshead sono state analizzate per valutare il modo in cui venivano concettualizzati i presunti
benefici sociali: in quali zone della città venivano collocate/realizzate? Qual è lo statuto pubblico di
questi luoghi? A quali popolazioni erano destinate? In che misura sono iniziative che promuovono
il coinvolgimento attivo dei cittadini? E fino a che punto queste iniziative sono parte integrante di
processi di generazione territoriale, con finalità di ridurre l’esclusione delle popolazioni da questi
processi, piuttosto che interventi meramente decorativi?
Alla luce di quanto emerso dai risultati preliminari di una ricerca attualmente in corso, si possono
identificare diverse tipologie di interventi e di approcci alle iniziative.
5. Iniziative di arte pubblica “1”: le politiche dell’ufficio dell’arte pubblica (public art curator)
Entrambe le amministrazioni locali, di Newcastle e di Gateshead, sebbene in modo parzialmente
diverso, hanno promosso essenzialmente due tipi di interventi: quello maggiormente orientato a
promuovere la qualità dell’ambiente e del paesaggio, di giurisdizione del public art curator
(generalmente un addetto della pubblica amministrazione afferente al settore rigenerazione o
politiche culturali), e quello maggiormente orientato a promuovere la coesione sociale e i legami di
comunità, di giurisdizione dell’art develpment team, e generalmente afferente al settore
educazione.
In questo paragrafo ci occupiamo del primo, ossia il public art curator. Egli generalmente non ha
uno staff, se non occasionalmente qualche artista che viene finanziato per lavorare per un certo
periodo di tempo in una istituzione locale o in un determinato quartiere (questo artista viene
chiamato artist in residence). Il Public art curator si occupa di:
•
•
•
•
•
•
Sculture negli spazi pubblici
Design e arredo urbano
Iniziative di promozione dell’arte pubblica temporanea (esibizioni e mostre temporanee
negli spazi pubblici)
Collocazione di sculture permanenti o semi-permanenti nei parchi urbani e nei quartieri
soggetti a rigenerazione
Promozione di “artist in residence” presso quartieri o istituzioni locali (scuole, sede del
comune, etc…)
Realizzazione di iniziative di accompagnamento ai programmi di rigenerazione locale
Il public art curator ha giurisdizione per l’intera città, ma il suo obiettivo principale è quello di
migliorare il profilo internazionale della città, promuovendo iniziative di elevata qualità, in zone
11
centrali o nelle quali si scommette sullo sviluppo. I luoghi nei quali le sue iniziative vengono
promosse sono generalmente spazi pubblici classici, aperti a tutti, tuttavia il grado di
partecipazione dei cittadini è molto basso. L’orientamento a creare icone e simboli importanti per la
città, infatti, fa si che si prediligano artisti di fama internazionale, piuttosto che locali, e che creino le
condizioni affinché l’artista possa creare la sua opera in modo il più possibile libero da vincoli.
Un esempio di emblematico di questo approccio è quanto possiamo vedere nelle immagini 22 e
23. Si tratta dell’opera Byker Pavillion, dell’artista olandese Rob Voerman.
22
23
22/23 – due immagini del Byker Pavillion durante il giorno dell’inaugurazione, settembre 2006
L’opera, costata all’incirca 30mila euro, consisteva in una sorta di gazebo in ferro e plexiglas
colorato, contenente panchine, un tavolo, un vaso portafiori, un contenitore per i gessetti colorati, e
diverse lavagne sulle quali lasciare messaggi o disegnare. Collocata in una piazzetta interna al
quartiere residenziale di Byker, a Newcastle (un’area di edilizia convenzionata/popolare
completamente rigenerata negli anni 70), aveva lo scopo di “insegnare” a usare lo spazio pubblico.
Con un approccio decisamente paternalistico, l’opera doveva essere itinerante e girare in diversi
quartieri popolari della città, promuovendo la vita pubblica e contemporaneamente l’opera di un
artista invitato a esporre persino al MOMA di New York.
Tuttavia, nei diversi mesi necessari alla sua realizzazione, non sono state effettuate opportune
azioni di socializzazione del progetto, né di invito a esprimere un parere o una preferenza rispetto
alla sua forma e soprattutto rispetto alla sua collocazione.
Dopo sole sei settimane dalla sua inaugurazione l’opera è stata smantellata e riposta in un
deposito, nel quale giace tutt’ora. Le proteste dei residenti nell’immediato intorno, infatti, si sono
sollevate non appena l’opera è divenuta popolare tra gli adolescenti. Quando, cioè, veniva
effettivamente utilizzata come i suoi presupposti prevedevano.
L’insuccesso dell’iniziativa, pertanto, dipende precisamente dall’assenza di negoziazione con i
cittadini e, infondo, dalla mancata condivisione dei suoi obiettivi.
6. Iniziative di arte pubblica “2”: le politiche dell’ufficio per lo sviluppo della creatività (art
development team)
Diverso e per molti versi opposto è quanto promosso dall’altro ufficio comunale che si occupa di
promozione dell’arte e della creatività: l’art development team.
12
Come già chiaro dal termine, si tratta in questo caso di un gruppo di persone, un team appunto,
impegnato nella promozione della creatività individuale, soprattutto nei quartieri più disagiati e nelle
scuole, attraverso diverse azioni:
•
•
•
La promozione di workshop nelle scuole e di collaborazioni tra scuole e istituzioni culturali
(museo d’arte contemporanea, auditorium musicale locale)
La promozione di festival tematici sulla cultura locale
La promozione di laboratori di quartiere animati da artisti locali per la realizzazione di
interventi creativi da collocare nei quartieri (sculture, pannelli con graffiti, etc…)
Si tratta in questo caso di un approccio completamente diverso. Anzitutto la definizione di arte che
viene adottata da questo gruppo di lavoro è decisamente più ampia. Ossia non si intende solo
l’opera del grande artista, ma anche e soprattutto le varie forme di creatività esistenti, che tutti noi
possediamo. In secondo luogo, nel pensare agli spazi pubblici, questo gruppo pensa a luoghi nei
quali la comunità locale può trovare spazi di espressione, di scambio tra culture, di superamento
delle barriere tra soggetti diversi. Pertanto le manifestazioni della creatività individuale hanno pari
dignità delle opere del grande artista, nell’accedere a questi luoghi.
Questa idea di spazio pubblico, come prevedibile, non è condivisa dalle alte cariche esistenti
nell’amministrazione comunale e si scontra con gli obiettivi di presentare al visitatore e al
consumatore che si reca in città uno spazio pubblico di “alta qualità”, con opere rispondenti a criteri
internazionali di gusto e originalità. E’ questa la ragione per cui molte delle iniziative realizzate da
questo gruppo sono spesso temporanee o non hanno accesso ai luoghi centrali della città ma
rimangono confinate nelle aree periferiche nelle quali vengono realizzate.
Se dunque non è possibile osservare il prodotto finale di queste iniziative, rimane naturalmente di
grande interesse e valore quanto viene ottenuto in termini di inclusione sociale attraverso il
processo.
Tre esempi di iniziative promosse dall’art development team sono quelle mostrate nelle immagini
24-27.
24
25
24 – Il tritone realizzato nella city farm
25 – Il pannello “Welcome to Byker” realizzato con gli adolescenti della YMCA del quartiere di Byker
13
L’immagine 24 mostra il lavoro che l’artista locale Andy McDermott ha realizzato nella City Farm
(fattoria urbana) con un gruppo di bambini accompagnati da alcuni educatori, durante una serie di
iniziative estive per la promozione della sostenibilità ambientale.
Lavorando a stretto contatto con l’artista, il gruppo ha realizzato un grande tritone utilizzando
materiali di scarto (fili elettrici, barattoli e lattine). L’opera è stata interamente costruita in
collaborazione ed è stata alla fine collocata nella fattoria urbana, insieme ad altri animali e sculture
realizzate con materiali di riciclo, nei vari spazi aperti.
L’immagine 25, invece, mostra l’esito finale di un laboratorio realizzato dallo stesso artista con un
gruppo di adolescenti del quartiere di Byker. Dopo aver lavorato con cavi elettrici alla realizzazione
di elementi della flora e della fauna, le piccole sculture sono state combinate in modo da realizzare
un pannello di benvenuto da collocare nell’atrio della farmata della metropolitana nel quartiere. Il
laboratorio così realizzato è solo uno dei 12 fino ad ora promossi dal responsabile dell’art
development team per i quartieri dell’east-end della città. L’iniziativa, promossa in collaborazione
con la società dei trasporti che gestisce gli spazi del metrò, comprende anche laboratori di graffiti
realizzati da un gruppo composto da anziani e adolescenti. Gli artisti coinvolti in questi laboratori,
generalmente residenti nel quartiere o nella città, hanno il mandato specifico di promuovere la
creatività dei partecipanti, il dialogo tra le diverse soggettività e l’attaccamento ai luoghi e agli spazi
collettivi del quartiere, come ad esempio l’atrio del metrò.
26
27
26/27 – due immagini scattate durante il ventunesimo Family Sculture Day, 2006
La terza iniziativa emblematica promossa dall’art development team di Gateshead è il Family
Sculture Day (immagini 26 e 27). Iniziativa promossa da ormai 22 anni, essa è diventata
appuntamento collettivo delle famiglie per la realizzazione di sculture in legno. L’evento avviene in
un grande prato all’interno di un antico parco in stile vittoriano, dove l’amministrazione rende
disponibili grandi quantità di legno di tutte le forme, attrezzi da lavoro per adulti e bambini, aiutanti
esperti per l’uso di seghe circolari e una banda musicale per allietare il soggiorno.
I partecipanti, prevalentemente famiglie con figli, hanno qui l’occasione di sperimentare manualità
e creatività, usare la fantasia, conoscere altre famiglie e altri ragazzi, conoscere direttamente il
personale dell’amministrazione locale, realizzare manufatti che rappresentano il proprio
immaginario.
7. Iniziative di arte pubblica “3”: le iniziative di enti di promozione dell’arte
Un approccio diverso all’arte pubblica è quello promosso dal alcuni enti locali, come la fondazione
Helix Art e il Baltic Centre for Contemporary Art. Questi attori, maggiormente liberi sia da vincoli
14
istituzionali, sia da interessi di promozione dello sviluppo locale, sono coloro che manifestano il
maggior interesse per la promozione del ruolo di critica sociale dell’arte.
Le immagini presentate sotto, 28, 29 e 30 rappresentano alcune delle opere, esposte o
direttamente realizzate negli spazi pubblici urbani, durante la manifestazione Spank the Monkey,
dedicata alla steet art. L’immagine 29, al centro, rappresenta un lungo murales realizzato nel muro
perimetrale della piazza antistante il museo, luogo spesso deputato all’esposizione di parte delle
opere. Anche in questo caso l’esposizione è avvenuta sia dentro gli spazi del museo, sia fuori, in
vari spazi pubblici. Le immagini 28 e 30, infatti, rappresentano due graffiti realizzati dagli streetartists, nelle banchine di sicurezza – generalmente non accessibili al pubblico – nel metrò, e per
l’occasione appositamente illuminate. Gli spazi per l’esposizione, dunque, sono spazi pubblici
generalmente non accessibili, negoziati con il gestore della metropolitana.
Una iniziativa per certi aspetti analoga è quella promossa da Helix Art, in occasione di una
manifestazione per la sensibilizzazione della cittadinanza al cambiamento ambientale. In questo
caso il fiume tyne è stato “concesso” dalle autorità locali per immergervi alcune auto è simulare
l’effetto dell’innalzamento del livello del mare. In entrambi i casi sono stati coinvolti artisti di fama
internazionale, sono stati affrontati temi di attualità (il riconoscimento di forme espressive
“alternative” e la sostenibilità delle pratiche di consumo del modo occidentale), sono stati utilizzati
spazi pubblici particolari, non accessibili al pubblico e non sono state effettuate pratiche di
coinvolgimento attivo della popolazione nella creazione dell’opera d’arte.
28
29
30
28, 29, 30 - Baltic Exposition - “Spank the Monkey”
8. Iniziative di arte pubblica “4”: le iniziative di soggetti privati
Come abbiamo detto, sull’onda della popolarità dell’arte pubblica, anche molti soggetti privati, in
particolare i cosiddetti developers, società che realizzano nuovi edifici per uffici, commercio e
residenze, si sono affidati all’arte pubblica per abbellire e aumentare il valore estetico e soprattutto
economico delle loro proprietà.
Le immagini 31, 32, 33, 34 e 35 rappresentano quattro opere scultoree finanziate da questi enti
(società real estate e Northumbria University) e collocate negli spazi prospicienti questi edifici. Lo
spazio pubblico, qui, è spesso semi-pubblico, ossia la sua trasformazione viene spesso
demandata dall’attore pubblico a queste società, e dunque in un certo senso “colonizzato”,
trasformato secondo una razionalità mossa da fini principalmente privati. Sebbene l’effetto
decorativo sia spesso imponente, non bisogna dimenticare che il pubblico e la comunità locale
residente persino nello stesso quartiere è spesso totalmente escluso da ogni forma di
consultazione o partecipazione.
15
31
32
33
31/32 - “Vulcan” (Sir. Eduardo Paolozzi), Newcastle “Central Square” Building, 2000
33 – “Pillar Man” (Nicolaus Widerburg), Northumbria University, Newcastle, 2004
34 - “Give & Take” (Peter Randall-Page), Newcastle Trinity Gardens, 2005
35 - Reaching for the stars, Newcastle, (Kenneth Armitage), Parabola Estates, Newcastle, 2003
34
35
9 – Rigenerazione e gentrification: tre modelli
Le teorie classiche della gentrification riconoscono agli artisti un ruolo centrale nella trasformazione
di quartieri tradizionalmente abitati dalla classe operaia. In cerca di spazi da adibire a laboratori,
queste popolazioni di artisti e creativi individuano in molti quartieri popolari spazi da prendere in
affitto a prezzi abbordabili. L’effetto di medio periodo è quello di contribuire a modificare l’identità di
un quartiere (pensiamo ad esempio a quanto è successo a Soho o nel Greenwich Village a New
York). Abitazioni disabitate o decadenti si trasformano in loft e gallerie. I nuovi abitanti,
generalmente appartenenti alla classe media, iniziano lentamente a rinnovare il quartiere sia
economicamente, sia fisicamente, ristrutturando gli edifici in cui si insedia.
16
Il quartiere diventa meta di turisti e “consumatori culturali”. E i nuovi-alternativi stili di vita e di
abitazione (tipico esempio i loft) diventano attraenti anche per popolazioni di reddito più alto, non
necessariamente artisti.
Spesso, col tempo, dopo questi “pionieri”, grandi capitali e investitori iniziano ad interessarsi a
queste aree, ricche di capitale culturale e divenute attraenti anche per la rendita, operando in
processo più intenso di gentrificazione che porta spesso allo stesso “displacement”,
allontanamento, espulsione, di queste nuove popolazioni di artisti, oltre che dei suoi tradizionali
abitanti che non possono più permettersi le abitazioni (visto il conseguente innalzamento degli
affitti e spesso l’abbattimento e la ricostruzione di nuovi blocchi abitativi per classi medio-alte di
reddito). L’arte e la creatività che avevano caratterizzato questi quartieri viene spesso mercificata e
utilizzata come strumento per la promozione di questi quartieri attraverso accurate operazioni di
marketing.
Queste due fasi sono note, in letteratura, come prima e seconda fase della gentrification.
Tuttavia, recentemente, alcuni autori individuano la nascita di una terza fase di gentrificazione. Un
processo dalla connotazione più positiva rispetto alle precedenti. In questo stadio, infatti, giocano
un ruolo maggiore le politiche pubbliche, dove iniziative di rigenerazione legate alle arti sono più
orientate ad una positiva rigenerazione dei contesti locali, con attenzione anche ai contesti
deprivati e con benefici ai quartieri storicamente stigmatizzati e alle loro tradizionali popolazioni.
Con la crisi economica degli anni ’90 molti autori avevano intravisto l’arresto di questi processi di
gentrification basati sull’arte e la cultura. Tuttavia sembra intravedersi, ora, un processo nuovo,
maggiormente guidato dagli enti locali, che unisce rigenerazione e cultura, intrattenimento e
consumo.
Si tratta di una sorta di apprendimento delle istituzioni locali che fanno proprio l’utilizzo delle arti e
della cultura per ridisegnare processi di gentrification su larga scala a livello urbano. La
competizione per essere designate come Capitali Europee della Cultura, secondo l’iniziativa
europea ECOC (si veda il powerpoint della prima lezione) è un esempio di questo nuovo interesse.
In questo processo assume un ruolo centrale il “consumo pubblico di arte”.
Le politiche che abbiamo visto nel caso di Newcastle-Gateshead possono essere ricondotte a
questo terzo stadio di gentrificazione.
10. Sommario e conclusioni
Le iniziative presentate sono solo alcune delle numerosissime presenti sul territorio, tra le quali
ricordiamo le numerosissime opere di arte pubblica permanente realizzate nella metropolitana
gestita dalla società dei trasporti Nexus, le iniziative creative e gli eventi promossi dalle istituzioni
culturali, dall’agenzia di sviluppo locale o dagli organismi provinciali e regionali. Come abbiamo
visto in questa lezione, dunque, le amministrazioni di Newcastle e Gateshead si sono impegnate
da anni in programmi di rigenerazione di un contesto affetto da una profonda crisi economica e
sociale. Le operazioni hanno fluttuato tra aree dismesse e centri urbani, quartieri appetibili (come
quelli lungo il fiume) e quartieri popolari, operazioni di marketing e programmi di empowerment
delle comunità locali. Si tratta di un mix di interventi che ha prodotto alcuni effetti certi e altri più
incerti.
Sicuramente è stata modificata l’economia urbana, reso più attraente il contesto urbano
complessivo, modificata l’immagine che queste cittadine avevano nell’immaginario nazionale.
L’arte è stata utilizzata come strumento fin dall’inizio, anche quando i maggiori investimenti
venivano impiegati per operazioni di sviluppo prettamente edilizio/commerciale. Ad esempio con la
17
competizione artistica volta a realizzare il parco di sculture a Gateshead, o con la disseminazione
di opere scultoree nei diversi quartieri della città di Newcastle.
Col tempo l’arte e la cultura sono diventate chiave di volta delle operazioni di rigenerazione,
soprattutto con il programma Urban Renaissance e il massiccio investimento di capitali per la
realizzazione dell’Angel of the North, della Baltic Gallery e della Sage Hall.
Oggi le iniziative artistiche continuano ad animare la città con festival (Newcastle Gateshead
Welcome the World e la settimana dell’architettura e del design, a giugno).
Il ruolo trainante delle istituzioni è stato sicuramente fondamentale, anche se va riconosciuta
l’importanza di partnership economiche di lungo periodo che hanno consentito il finanziamento
delle iniziative.
Indubbiamente questo ha dato luogo a processi di gentrification, con l’avvento di nuove
popolazioni della middle-class che si sono insediate nei quartieri rinnovati lungo il fiume.
Come in tutti i processi recenti di rigenerazione resta tuttavia da valutare fino a che punto la nuova
vitalità culturale e artistica della città stia promuovendo nuove opportunità inclusive anche presso
le popolazioni più svantaggiate dei quartieri a nord e a ovest della città, affetti dai più gravi
problemi di disoccupazione, bassa scolarità, criminalità giovanile.
Il nuovo programma Housing Market Renewal Pathfinder per i quartieri popolari in crisi sarà in
grado di unire l’esperienza positiva del programma Urban Renaissance (e il suo uso delle arti) agli
obiettivi maggiormente sociali del suo mandato, senza produrre un nuovo displacement di
popolazioni, tipico effetto della gentrification? Al momento non sembra cosi, e semmai, ancora una
volta, sembra che l’uso di modelli artificiali o applicati altrove non funzioni, e che forme di
intervento e di empowerment che funzionano nei diversi contesti locali siano ancora da trovare.
18