Buona Pasqua con gli spiriti del Vietnam
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Buona Pasqua con gli spiriti del Vietnam
Buona Pasqua con gli spiriti del Vietnam "La Stampa" del 10 aprile 2009 Il vecchio cronista attraverso la memoria e il suo vissuto aiuta a riflettere nel tempo moderno.... Buona Pasqua con gli spiriti del Vietnam Nella Pasqua del terremoto che ha sfasciato una delle più soavi città d’Europa, l’ascensore della memoria mi porta improvvisamente in una piccola baracca di legno e paglia. È la Pasqua del 1965 e c’è la guerra in quel villaggio del Mekong, a un tiro di mitra da Cantho, a Sud di Saigon. Nel cuore della capanna, l’altarino degli antenati coi bastoncini di incenso, con accanto un «santino» di Gesù che risorge. Il padrone di casa (alla macchia) è cattolico, come cattolici son sua moglie e una vecchia parente, tuttavia «portano rispetto» alla purezza di Buddha. Qui, nella ricca provincia di Chuong Thien, la più difficile del Delta, vige una sorta di sincretismo inedito, ufficialmente ignorato. «Non facciamo peccato», mi disse il caro Sam P. Dieli, uomo di punta del Field services center. Durante la guerra fu paracadutato in Piemonte, combatté con quei partigiani. Mi parlava del Vietnam con tenerezza, con rispetto. La campagna vietnamita, diceva, è popolata di infiniti spiriti sovrannaturali. Volano rapidi nell’umida aria calda, arrivano col vento della sera. Percorrono le strade sterrate, discendono il corso dei fiumi. Si nascondono nel fondo degli stagni, gli alberi carnosi danno loro asilo e alcuni animali posseggono le loro virtù. Da codesto mondo incerto, avvinghiato alla campagna, scaturisce il Genio del villaggio, il nume tutelare, così come il Dhinh, il tempio. Nel mondo ineffabile degli spiriti egli, il Genio, ha trionfali nomi terrestri: Dai Vuong, signore immenso, lo chiamano i contadini, ovvero Duo Thanh Hoang, Genio principesco. Egli è la Storia ma anche il Presente ed è il Futuro creato dalla fantasia del desiderio. Non è, il Genio, una leggendaria divinità appartenente a una religione qualunque, bensì un grande poeta, o un eroe, un benefattore, un giusto. Né i comunisti del Nord, atei puri e duri, né i credenti del Sud (cristiani, buddisti, taoisti eccetera) hanno osato negare il Genio. Ho Chi Min diceva pressappoco quello che ripeteva il Vescovo cattolico di Saigon: «Il rispetto timoroso del Genio è alla base della Religione ed è soprattutto la base di una solidarietà che fa la forza del Vietnam». Grazie a Sam rileggo il taccuino sul quale il guerrigliero Nguyen Hung Cam scriveva a sua moglie lettere che non sarebbero mai state spedite. «Mia amata, rileggo quanto mi scrivesti due anni fa a Dong Hoi con il Lamento della moglie del Soldato: “Anche mille leghe lontano, certo, adorato amico, tu senti / nel sole, nella pioggia, nel vento, nella notte / questo cuore che palpita / dentro questa pietra costante”. Aspettami, mia diletta dall’odore buono: tornerò. Per posare sulle tue palme leggere queste lettere che oggi non posso spedirti perché faccio la guerra». Oggi la guerra, quella guerra, è lontana e il Vecchio Cronista vuole pensare che Lui sia tornato per consegnare a Lei il suo amore. In Vietnam, laggiù, ho conosciuto lo sdoppiamento. Mentre cammini, con i soldati ma armato solo di biro e taccuino, nei canali, nella boscaglia ti vedi e, a volte, non ti riconosci più e questo è il sortilegio del nostro mestiere di Soldato della Notizia: in te vedi l’Altro, scopri l’Uomo. Non importa che sia vivo, morto, amico o nemico: è figlio di Dio come te stesso. «Thòi gio’ tham thoát nhu bach câu qua cura sò: il tempo scorre rapido come l’ombra d’un cavallo bianco che passa veloce davanti a una finestra». Igor Man 2009-04-10