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lamerkelarrivaafirenzeetrova una guida turistica che
d’Italia
LA MERKEL ARRIVA A FIRENZE E TROVA
UNA GUIDA TURISTICA CHE SI CHIAMA RENZI
ANNO LXIII N.18
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Silvano Moffa
La cena sotto le volte dorate e
gli stucchi di Palazzo Vecchio.
La leggiadra passeggiata nel
corridoio Vasariano fino agli Uffizi. E poi la stretta di mano
sotto il David di Michelangelo.
La visita di Angela Merkel a Firenze porta il segno della maestosità rinascimentale di una
città che pulsa di storia, arte, architettura, poesia, cultura politica
e
scientifica.
Un
caleidoscopio unico al mondo.
Cuore vibrante di una civiltà antica che occhieggia indisturbata
dal tempo dietro ogni pietra, angolo, calle, viuzza. Una cornice
di autentica bellezza che ammalia e stupisce, coinvolge e disarma anche i cuori più freddi.
Renzi: Firenze è la vera capitale
Dobbiamo dare atto a Renzi di
averla preparata bene la visita
della cancelliera di ferro a Firenze. Non solo perché giocava
in casa, ovvio. Ma perché si è
impegnato a fare da guida, improvvisandosi Cicerone, con
quel tocco di esagerazione che,
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da romani pazienti siamo pur disposti a perdonargli, quando ha
sussurrato ad Angela che “Firenze
è la vera capitale d’Italia”. In effetti,
Firenze capitale d’Italia lo fu. Sia
pure per poco tempo e di passaggio. Perdoniamolo allora , l’ex sindaco della città del Giglio
traslocato a Palazzo Chigi, nel
cuore della Roma un tempo papalina. Agli occhi della Merkel il giovin signore deve essere apparso
talmente inebriato di superba
grandezza da guadagnarsi bene-
volenze, affettuosità, lisciatine.
La “vendetta” della Storia
Tanto che diventa arduo capire se
a colpire la Merkel sia stata Firenze, con le sue grazie, la pappa
al pomodoro, le cupole e i musei,
oppure Pittibimbo con la sua voglia di dimostrare che ha fatto i
compiti a casa. Da bravo studentello. La cancelliera tedesca si è
detta “tranquillizzata” dal percorso
delle riforme in corso in Italia e ha
esortato a continuare sulla mede-
sabato 24/1/2015
sima strada. Evviva! Ha anche rivelato un segreto. Ogni volta che
lo incontra, Renzi le consegna un
quaderno. Contiene i compiti fatti
a casa. E Lei, la Maestrina, sta lì a
leggerli e a mettere il visto. Che
quadretto! E che pena…Ahi, ahi
la storia. La Firenze Rinascimentale e Medicea indicava al mondo
le regole della finanza, guidava
commerci, promuoveva sviluppo,
creava moneta. Ora siamo agli antipodi. Anzi, ai piedi di Bruxelles e
di Berlino. Ahi, ahi… La Storia.
Renzi-Merkel, flash-mob di Fratelli d’Italia: «Ci avete impoveriti»
Carlo Marini
Un ‘”monumento alla povertà” con
tre statue viventi (video) che impersonano una disoccupata, un’esodata e un imprenditore. Davanti a
loro lo striscione «L’Europa di Renzi
e Merkel crea solo povertà». Sono
alcuni degli elementi coreografici del
flash mob organizzato da Fratelli
d’Italia a Firenze durante l’incontro
del premier Matteo Renzi con la
cancelliera tedesca Angela Merkel.
«Le politiche europee in Italia hanno
fatto solo danni – ha spiegato Giorgia Meloni – lo dicono i fattori macroeconomici. Serve semplicemente
un governo che invece di stare ad
accompagnare mano per mano i
suoi carnefici dica all’Europa e alla
Merkel che noi adesso smettiamo di
fare gli interessi dei tedeschi e cominciamo a fare gli interessi degli
italiani. E per questo bisognerebbe
essere dei presidenti eletti dagli italiani e non messi lì per interessi di
carattere diverso».
Il “monumento alla povertà” di
Fratelli d’Italia
A pochi metri dall’ingresso dell’Ac-
cademia dove si tiene l’incontro bilaterale Renzi-Merkel. Fratelli d’Italia, per l’occasione, ha allestito la
sua colorita protesta. «Matteo Renzi
in queste ore ha portato Angela
Merkel a vedere i principali monumenti di Firenze – ha sottolineato la
presidente di Fratelli d’Italia – abbiamo allestito qui quello che riteniamo essere il monumento più
significativo in Italia, il ‘monumento
alla povertà’. Milioni di persone tra
disoccupati, esodati, partite Iva, imprenditori che falliscono, entrano
nella soglia della povertà anche grazie alle politiche che Angela Merkel
ha imposto in Italia e che governi incapaci di difendere gli interessi degli
italiani hanno messo in pratica».
Per la leader di Fratelli d’Italia la
Bce è fallimentare
«Io giudico insufficiente il lavoro che
si sta facendo anche da parte della
Bce. Penso che l’Europa debba
avere e la Banca centrale in particolare modo il coraggio di fare più politiche di espansione». Lo ha detto la
presidente di Fdi-An Giorgia Meloni
oggi a Firenze per una conferenza
stampa nei pressi dell’Accademia
dove è in corso l’incontro bilaterale
Renzi-Merkel. «I governi nazionali –
ha aggiunto – checché ne dica
Renzi con gli 80 euro, da soli non
possono fare politiche di espansione
in un quadro come quello in cui
siamo. Bisogna fare politiche completamente diverse da quelle che
l’Unione Europea ha fatto in questi
anni, compresa la Bce che è l’unica
banca al mondo che ha come unico
obiettivo quello di tenere sotto controllo l’inflazione della moneta».
“L’Italia prima di tutto”: la Fondazione
An ricorda Almirante a Vicenza
Secolo
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Antonella Ambrosioni
“Giorgio Almirante- L’Italia prima
di tutto”: non poteve essere migliore il titolo della manifestazione
– voluta e patrocinata dal Comune di Vicenza e dalla Fondazione An – che sabato 24
gennaio il Comune di Vicenza
dedica al centenario della nascita
di Giorgio Almirante. Si svolgerà
alle 16, alla Sala Stucchi di Palazzo Trissino-Baston, sede del
Municipio della città. A ricordarlo
nel corso del pomeriggio interverranno Donna Assunta Almirante con Giuliana De’ Medici, il
presidente della Fondazione Alleanza Nazionale, senatore
Franco Mugnai, Massimo Magliaro, per anni capo dell’ufficio
stampa del leader del Msi e Marcello Veneziani, scrittore ed editorialista. Parteciperanno Renato
Pilastro, Pierluigi Balbo, Antonio
Accetta, Mattia Ierardi, Sante
Sarracco, Tonino Assirelli, Francesco Rucco, Stefano Giunta,
Mario Guerra, Giancarlo Collese,
Silvio Giovine, Alessandro Benigno, Veronica Rigoni, Sergio Berlato, Adalberto Rauli.
Almirante e i valori nazionali
Un altro contributo si aggiunge,
d’Italia
dunque, al ricordo di Almirante,
per celebrare il quale si sono moltiplicate le iniziative e i contributi
editoriali sul ruolo avuto nella politica italiana. Un ruolo di lungimiranza in tema di riforme
istituzionali, in tema di presidenzialismo e in tema di ammodernamento
delle
strutture
istituzionali: un contributo che
Vendola prova a giocare duro: quasi
quasi mi alleo con i grillini per il Colle
Guglielmo Federici
Metti insieme Nichi Vendola,
Pippo Civati, Grillo e la cordata
all’assalto del Colle in chiave antirenzina è fatta, o quasi: grandi
manovre in corso per compattare
il fronte anti-Nazareno prende
corpo: vendoliani, grillini dissidenti, civatiani per dare vita al
fronte alternativo al patto tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi è
ormai un’ipotesi di cui si attende
solo l’annuncio uficiale. Sarà l’ennesima “cosa rossa” alla sinistra
della sinistra?
Vendola con Grillo? Il sarcasmo di Orfini
«Serve un fronte anti-Nazareno»
di cui faccia parte »non solo la sinistra di alternativa ma tutte le
forze che amano la Costituzione
e considerano il Patto del Nazareno una forma di inquinamento
della politica», tuona Nichi Vendola a margine della conferenza
programmatica di Sel, Human
Factor. Porte aperte a tutti. Cosa
non si fa pur di tendere un trappolone a Renzi e cercare di
uscire dall’irrilevanza. Venghino
signori venghino. Anche il M5S?
«Tutti coloro che vogliono giocare questa partita», risponde il
presidente della Puglia. Il leader
di Sel raccoglie quindi l’assist di
Pippo Civati, che lancia la candidatura NN (Non Nazareno), e a
sua volta chiama a raccolta «un
fronte anti-patto». Dice tutto la risposta del Pd che non tarda ad
arrivare con il suo presidente Orfini che a chi alla Camera gli
chiede di commentare la sortita
Vendola-Civati, risponde con
sarcasmo: «Auguri. Noi ci abbiamo provato. E continuiamo a
provarci», aggiunge. Poi osserva: «Ma loro vogliono farlo
contro di noi…».
La manfrina dei grillini
SABATO 24 GENNAIO 2015
oggi nessuno più disconosce, a
partire dalle più alte cariche dello
Stato e da ex avversari politici. Di
tutto questo si parlerà, ma sarà
soprattutto una certa idea dell’Italia che terrà banco all’incontro
di Vicenza. Ad Almirante dobbiamo infatti il tentativo – titanico
in quegli anni- di ripensare l’Italia
dopo decenni di amnesia nazio-
nale. Il suo grande merito è di aver
parlato agli italiani di ogni angolo
della Penisola come se fossero
ancora appartenenti a una Patria
comune. I valori nazionali hanno
avuto in Almirante un paladino instancabile e la sua eredità sul
piano dei valori e della cultura politica è viva più che mai.
I grillini recitano la manfrina per
bocca di Fico del M5S: «Non ci
sono tavoli senza nomi: Renzi
deve fare prima i nomi, poi vedremo». Applaude uo dei dissidenti Pd, Corradino Mineo, al
possibile fronte anti-Nazareno:
«Solo un presidente non-Nazareno (come propone Civati) può
curare la ferita tra istituzioni e cittadini, politica e lavoro, potere e
società».
In Germania tutti contro Mario Draghi.
Ma la Merkel si defila
SABATO 24 GENNAIO 2015
Niccolo Silvestri
Neppure la decisione di Mario
Draghi di rastrellare titoli di
Stato (greci compresi) è riuscita
a far calare un’ombra sul feeling tra Matteo Renzi e Angela
Merkel, reduci da una “due
giorni” in cui hanno parlato di
Europa, riforme ed elezioni greche. Sulla scelta della Bce, che
tanto entusiasmo sta creando
sui mercati, la cancelliera si è
mantenuta sul tiepido, limitandosi a sfoggiare un ottimismo di
circostanza: «Le scelte della
Bce – ha detto – sono molto importanti. Credo che tutto quello
che verrà messo in atto darà un
impulso alla ripresa».
La stampa tedesca contro
l’acquisto dei titoli di Stato
La cautela della Merkel si
spiega alla luce della palpabile
diffidenza con cui a Berlino è
stata accolto l’interventismo di
Draghi per iniettare liquidità
nella speranza di allentare la
stretta creditizia in favore di imprese e famiglie. Non solo i “falchi” del rigore ma anche settori
moderati dell’economia hanno
espressi giudizi estremamente
negativi sulla decisione del governatore della Bce. Il ministro
delle Finanze Wolfang Schaeuble, impegnato a Davos in una
Secolo
d’Italia
tavola rotonda organizzata dal
finanziere Soros, sebbene più
volte sollecitato, ha addirittura
evitato di commentare: «Non
perdiamo tempo», è stata la
sua reazione al moderatore
che insisteva. Particolarmente
severi i giudizi della stampa.
Duro il titolo della Frankfurter
Allgemeine Zeitung: «Come la
Bce distrugge la fiducia nell’euro». Per il giornale conservatore, la decisione di Draghi,
di fatto, «seppellisce i principi
dell’unione monetaria». Anche
lo “specialista” Handelsblatt
non disdegna toni apocalittici e
parla di «finale per l’euro»
mentre per la Sueddeutsche
Zeitung Draghi «deve incassare» critiche e dubbi da più
parti per il suo programma.
Solo il Die Welt ha parlato di
«Giorno del trionfo» per il governatore della Bce.
Tra Roma e Berlino l’«ombra»
di Draghi
Quel che tuttavia la scelta di
Draghi non ha prodotto nelle relazioni tra Italia e Germania, si
è immancabilmente verificato
nei già tesi rapporti politici nazionali. Renzi ne ha subito approfittato
per
insistere
sull’approvazione dei provvedi-
Anche Clinton alle prese col Bunga
Bunga: era sul “Lolita Express”
Laura Ferrari
Bill Clinton avrebbe fatto una
decina di viaggi sul cosiddetto
“Lolita Express”, l’aereo privato
del finanziere Jeffrey Epstein
che ha coinvolto più di un vip –
tra gli altri il Principe Andrea, figlio della regina Elisabetta e il
“top lawyer” Alan Dershowitz –
in uno scandalo di sesso con
minorenni. Il nome dell’ex presidente americano compare sui
diari di bordo dell’aereo ottenuti
e pubblicati per la prima volta
dal sito online Gawker.com.
Sul Lolita Express con un’attrice sexy
Nei diari, Clinton appare a bordo
assieme a un’attricetta di film
soft core, Chauntae Davies, il
cui nome, nelle agendine di Epstein è incluso nella voce ‘massaggi’. I diari mostrano che
Clinton avrebbe viaggiato sul
“Lolita Express” una decina di
volte con Ghislaine Maxwell, la
figlia dell’ex tycoon dei media
Robert Maxwell, che la magi-
stratura federale sospetta di
aver procurato ragazze minorenni a Epstein per festini con i
suoi potenti amici. Nel 2008 il finanziere si è dichiarato colpevole di pedofilia in Florida ma ha
passato solo un anno dietro le
sbarre. Secondo Gawker, da allora Epstein avrebbe “siste-
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menti all’esame di Camera e
Senato: «L’Italia – ha dichiarato
– può e deve mettere il turbo
alle riforme. Guai a chi pensasse di scalare marcia, credendo che quello che sta
accadendo a Francoforte o a
Strasburgo possa permettere
un rallentamento del percorso
riformatore». A stretto giro di
posta gli arriva la replica di Raffaele Fitto, anche per coprire
uno spazio di opposizione non
più coperto da Forza Italia:
«Ora – afferma rivolto al premier – non hai più alibi».
mato” finanziariamente cause
giudiziarie con oltre 30 “vittime”
anonime, la più giovane di appena 12 anni all’epoca dei fatti.
La Davies, all’epoca, on era minorenne.
Lolita Express: nei guai il
principe Andrea
Lo scandalo delle “lolite” e’ sbarcato intanto al World Economic
Forum di Davos: il Principe Andrea ha negato pubblicamente
per la prima volta le accuse di
aver fatto sesso con una minorenne americana, nel corso di
un ricevimento a Davos. «Desidero solo ribadire e riaffermare
le dichiarazioni che sono già
state fatte a mio nome da Buckingham Palace», ha detto il
duca di York, il giorno dopo che
l’accusatrice, Virginia Roberts,
ha presentato una dichiarazione
giurata in un tribunale degli Stati
Uniti ed ha chiesto al principe
Andrea di rispondere sotto giuramento.
L’Islam in Italia: ecco le organizzazioni
radicali che agiscono nell’ombra
Secolo
4
Bianca Conte
L’Islam in Italia? Una realtà dai lineamenti netti e dai connotati
forti. Sarebbero venti le organizzazioni islamiche, di cui almeno
una decina considerate a rischio
per legami reputati «pericolosi»
per la sicurezza nazionale. 88 le
scuole coraniche, in molti casi indirizzate a indottrinare sulla base
di testi scritti dai governi di Paesi
islamici, e a catechizzare in nome
di “esclusivi” ideali radicali, nel
senso etimologico del termine:
cioè fondate sul presupposto dell’esclusione dogmatica di ogni
altra religione al di fuori del credo
islamico. E moltissimi – davvero
troppi – i personaggi in grado di
vantare una leadership sociale e
spirituale che, declinata a versioni wahabite e salafite dell’Islam, predicano e alimentano
comunque un proselitismo politico e spirituale motivato e propagato dall’odio antropologico e
dall’ostilità religiosa contro il “nemico occidentale”. Questi gli inquietanti aspetti e i preoccupanti
SABATO 24 GENNAIO 2015
d’Italia
numeri del rapporto tra Italia e
Islam emersi da un approfondito
dossier del Centro Internazionale
Antiterrorismo Israeliano rilanciato dal Tempo. Un report analitico e descrittivo e in continua
evoluzione, «ultimato – spiega il
quotidiano romano – con la colaborazione di Michele Groppi, che
ha ampliato e aggiornato uno studio del 2011 presso l’Ict di Herzliya, sotto la supervisione del
dottor Boaz Ganor e Stevie
Weinberg».
Il volto “islamico” del Belpaese
Il volto dell’iIslam in Italia e la radicalizzazione dei suoi aspetti
socio-religiosi prendono corpo
soprattuto nelle moschee, e comunque nei vari centri di aggregazione, sulla base di diverse
provenienze sociali e matrici geopolitiche. «Alcune organizzazioni
sociali e religiose sono legate ad
attori pericolosi o potenzialmente
pericolosi – spiega il Tempo citando il report – . I quartieri generali della Lega Musulmana ed il
Centro Culturale Islamico d’Italia
sono direttamente amministrati
dall’Arabia Saudita. L’Iran, invece, dirige il Centro Islamico Europeo a Roma, mentre l’Ucoii
vanta contatti decennali con la
Fratellanza Musulmana». Non
solo: addentandosi tra le righe
dello studio e nei rimandi concreti
a realtà oggettive popolate da
personalità in vista del mondo
islamico radicale, il dossier rilanciato dal quotidiano di Piazza Colonna spiega anche attraverso
quali meccanismi «visioni radicali
hanno penetrato varie moschee
«Qui è vietato indossare il burqa»:
e scoppia la polemica
Francesco Signoretta
Niente burqa. Il Consiglio comunale di Varese ha approvato una mozione per vietare
la copertura del viso in luoghi pubblici e perciò l’utilizzo del burqa. A presentarla sono
stati i consiglieri comunali di Forza Italia
Piero Galparoli e Ciro Grassia. La mozione è
stata approvata, con i voti favorevoli di Lega,
Forza Italia, Udc e Ncd. I consiglieri del Pd e
del M5s, all’opposizione, si sono astenuti
mentre Sel ha espresso voto contrario. La
mozione, che fa riferimento a documenti simili tra cui uno approvato dal Consiglio comunale di Sesto San Giovanni (Milano) nel
2011, chiede alla Giunta di «adottare un
provvedimento volto a impedire la dissimulazione del viso in luoghi pubblici o aperti al
pubblico» sia per motivi di sicurezza che di
«usanze che contrastano con la storia, le
leggi e il comune sentire del nostro Paese».
ed organizzazioni sociali. In certi
casi, l’estremismo si limita alla retorica, ma in altri, invece, sostiene
attivamente
o
passivamente il terrorismo. Un
certo numero di leader sociali e
religiosi predica versioni Wahhabite e Salafite dell’Islam, odio razziale, intolleranza religiosa e
promozione della jihad attraverso
il reclutamento di martiri, fondi ed
armi. Complessivamente, le organizzazioni radicali sono quasi
una decina». Una mappa sociale
articolata e complessa e dai risvolti decisamente allarmanti e
minacciosi, quella delineata, che
il Centro Antiterrorismo Israeliano
correda anche di nomi e personalità incisive, siddivisa in due
macro-aree: le organizzazioni
sciite e quelle sunnite. Su queste
poi, entrando nello specifico, lo
studio evidenzia i personaggi e i
quartieri generali da monitorare:
un sistema che sta trasformando
il Bel Paese in un “pericoloso” terreno minato.
Il punto cruciale è la questione sicurezza,
perché è impensabile che chiunque possa
nascondersi coprendosi il viso e il corpo,
specie in una situazione di allarme come
quella che stiamo vivendo a causa dell’integralismo islamico.
Niente burqa? La sinistra parla di «intolleranza»
Ma subito si sono scatenate le polemiche,
con la sinistra che parla di «intolleranza».
Scene che sembrano la fotocopia di quel che
accadde nel 2011 quando ci fu il primo sì alla
Camera al divieto in Italia di indossare in luoghi pubblici burqa, niqab o altri caschi e indumenti etnici che rendano non identificabile
il volto della persona. L’iniziativa parlamentare fu del centrodestra. Promotrice fu la deputata Souad Sbai. Anche allora il Pd
rispose con le solite motivazioni demagogiche, arrampicandosi sugli specchi: «L’approvazione da parte della Commissione
Affari costituzionali del progetto per vietare
l’uso di indumenti come il Burqa e il Niqab –
disse il deputato democratico Salvatore Vassallo – è un inutile errore, compiuto per iniziativa del centrodestra, a cui purtroppo si è
accodata anche gran parte dell’opposizione,
per superficiale insensibilità verso le implicazioni di una tale scelta sulla tutela dei diritti
individuali di libertà». Scontato.
Tv, brutta sorpresa per Mediaset
e Rai: Sky Tg24 passa in chiaro
Secolo
SABATO 24 GENNAIO 2015
d’Italia
Guido Liberati
Sky Tg24 passa anche in chiaro sul digitale
terrestre sul canale 27, dal 27 gennaio. La
rete all news – ha annunciato l’ad Andrea
Zappia – resta sul satellite nella versione Hd
e con i contenuti interattivi e andrà anche su
free con un palinsesto diverso, composto
per il 70% da notizie e per il resto da approfondimenti, docu e film. «Nasce un
nuovo canale in Italia – ha spiegato Zappia
– ma non si tratta esattamente di Sky Tg24,
è un canale diverso, con un palinsesto specifico. Sky oggi non è più semplicemente
una pay tv satellitare, ma è da molto una
media company. Il nostro core business rimarrà sempre la pay, sulla quale vogliamo
continuare ad investire in termini di contenuti e di innovazione tecnologica perché
crediamo ancora in una possibilità di crescita della pay. Vogliamo però portare sulla
free buona parte delle notizie di Sky Tg24
non solo per far vedere il canale, ma anche
per far conoscere l’offerta della pay tv. Questo canale, che mandiamo in onda grazie
all’accordo con Class, ci serve anche come
vetrina».
Nel palinsesto di Sky Tg24 la Borromeo
e inchieste in “stile” Gabanelli
Il direttore di Sky Tg24 Sarah Varetto ha
spiegato che verranno trasmessi non solo i
notiziari «ma anche contenuti di spettacolo
e rubriche di sport oltre a film e serie tv,
sempre legati a fatti di cronaca. Ci sarà
quindi un filo rosso che congiungerà tanti
generi diversi». Una serie di programmi firmati Sky e di film ispirati ad aspetti della re-
altà e dell’attualità come Le mani sul paese,
serie di inchieste che approfondiscono casi
di corruzione e che si aprirà proprio il 27
gennaio dedicata a Mafia Capitale, o “Veleno nel piatto”, focus sull’alimentazione. Da
segnalare poi ancora i documentari curati
da Beatrice Borromeo e prodotti da Wildside, dal titolo Lady Ndrangheta. Si tratta di
ritratti inconsueti e anche sconvolgenti sul
Lavoro, il bluff dell’Ue sul programma
Garanzia Giovani. E Renzi tace
Redazione
L’ultimo rapporto dell’Eurostat ha
confermato che, oltre alla disastrosa disoccupazione, l’Italia vive
la tragedia dei cosiddetti “Neet”, i
ragazzi che non lavorano e non
studiano a rischio di esclusione
sociale. Per recuperare questo deficit, l’Unione europea ha realizzato un programma per fornire
nuovi strumenti economici coinvolgendo anche gli Stati e le Regioni: il cosiddetto programma
Garanzia Giovani. Obiettivo: la riduzione della dispersione scolastica e dei “neet”, che in Italia
conosciamo come la generazione
“né né”.
Un’occasione persa
Il programma si struttura con un
portale nel quale dovrebbero regi-
strarsi tutti i ragazzi dai 15 ai 29
anni che stanno cercando lavoro o
che sono usciti da un percorso di
formazione. Poteva essere una
buona occasione, ma qualcosa è
andato storto: dai ritardi nella presentazione dei piani regionali alle
pochissime iscrizioni passando
per i colloqui realizzati con un ritardo enorme, per non parlare dell’inserimento in questo capitolo del
Servizio Civile che non c’entra
nulla con la formazione. Infine
poche le aziende che si sono registrate per la cattiva strategia di comunicazione.
I numeri del bluff
Basta dare un’occhiata all’ultimo
paper di Impresa Lavoro per comprendere il fallimento: dei
2.254.000 ragazzi tra i 14 e i 29
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ruolo delle donne nell’organizzazione mafiosa. Nel palinsesto troveranno spazio in-
fine anche grandi film sempre focalizzati su
vicende legate alla realtà e su personaggi,
come “Il colore delle libertà” sulla vita di Nelson Mandela.
anni che dovrebbero essere coinvolti per 1.513 milioni di euro di risorse disponibili (da impegnare
entro la fine del 2015), finora è
stato coinvolto poco più del del
10%, precisamente: 250.770 su
2.254.000.
Istruzioni per l’uso
Per smascherare il vuoto di Renzi
sulla retorica giovanile tutto il centrodestra dovrebbe impegnarsi in
una battaglia parlamentare per un
serio investimento politico su Garanzia Giovani, magari attraverso
tre proposte “minime”: l’inserimento del ministero dell’Istruzione
nella gestione del programma per
non lasciare la gestione solo al dicastero del Lavoro; la creazione di
un Coordinamento nazionale che
impedisca di perdere i fondi stanziati; la valorizzazione dei soggetti
del terzo settore come aiuto alle
lacune dei centri per l’impiego che
godono di poche risorse.
Nome per nome, ecco la parentopoli
dei funzionari di Camera e Senato
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Viola Longo
L’ufficio stampa della Camera
ha cercato di minimizzare, giustificandosi più o meno così:
nulla di strano o illecito, è tutto
alla luce del sole, succede
ovunque. Eppure, il lungo
elenco di parentele e incroci familiari in incarichi di prestigio tra
Montecitorio e il Senato tanto
normale non sembra e, anzi, fa
una certa impressione. Non a
caso, l’articolo realizzato da
Sergio Rizzo per il Corriere
della Sera è stato ripreso anche
da altre fonti, anche dopo il tentativo del “Palazzo” di arginarlo,
parlando dell’inchiesta come di
un modo per «gettare immotivatamente discredito sulla Istituzione parlamentare e sulla
sua Amministrazione». «Nessuna denigrazione, solo constatazione», è stata la replica
del giornalista sul suo lavoro, di
cui anche noi riproponiamo
ampi stralci.
Ecco l’elenco dei parenti che lavorano alla Camera e al Senato
L’ultimo caso
«Lucia Pagano, figlia dell’ex
consigliere della Camera Rodolfo Pagano e moglie del
nuovo capo dell’informatica di
Secolo
d’Italia
Palazzo Madama, Mauro Fioroni» è stata nominata segretario generale di Montecitorio, su
proposta di Laura Boldrini
«Il suo vice Aurelio Speziale è
sposato con Gloria Abagnale,
consigliere del Senato»
Genitori e figli
«Giovanni Gifuni, consigliere
della Camera, è figlio dell’ex
potentissimo segretario generale di Palazzo Madama Gaetano Gifuni»
«L’ex vicesegretario generale
della Camera Carlo Goracci è il
papà di Alessandro Goracci,
alto funzionario del Senato»
«Il padre di Ugo Zampetti, fino
a qualche giorno fa capo indiscusso della burocrazia di Montecitorio, era il responsabile
della biblioteca di Palazzo Madama, quello dell’attuale segretario generale del Senato
Elisabetta Serafin era solo un
commesso»
«Commesso come anche il
Cremona, antifascisti ottusi: il nemico
è il mondialismo, non CasaPound
Redazione
«Qualche giorno fa la tranquilla
Cremona — cittadina della
Lombardia operosa e laboriosa
— è diventata per qualche ora –
scrive Destra.it– un set cinematografico. Inaspettatamente, la
città di Tognazzi (un grande attore e un bel soldato della Rsi)
si è trasformata in uno scenario
di un B-movie. Come in una
pessima serie Rai sugli “anni di
piombo”, gli antifascisti locali
(una roba stramba e un po’ ridicola) hanno aggredito i ragazzi
di Casa Pound. Senza motivo.
Violenza, stupidità, follia. Perché? Il problema non è politico
ma psichiatrico. Probabilmente
i “nuovi partigiani cremonesi”
hanno voluto segnalare al
mondo — alle mamme distratte,
ai loro pochi amici, agli scemi
che gli aizzano — il loro inutile
esistere. Il loro resistere alla depressione. Al vuoto. Su Fb —
grande e contraddittoria agorà
telematica — i commenti si
sono sprecati. Molte incazzature, tante stupidaggini, poche,
pochissime le cose interessanti.
In questo mare magnum spicca
il ragionamento — ficcante, sereno, equilibrato — di Cesare
Ferri, oggi scrittore e filosofo,
nei Settanta uno dei leader della
destra giovanile milanese. Ragionamenti su cui riflettere e
meditare. A destra come a sinistra».
Il commento di Cesare Ferri
“Qualche strillo. Cose già viste
negli anni Settanta quelle successe a Cremona, cambia solo
il nome dei movimenti, per il
resto è l’eterno ritorno dell’identico… Allora erano i missini contro i katanga, oggi, in questa
circostanza, i ragazzi di Casa
Pound contro quelli dei centri
sociali. Ovvero gli spiriti liberi
senza alcuno scudo protettivo
contro i galoppini dei poteri forti
da questi ultimi coccolati. Eppure mi domando da tempo:
possibile che i cosiddetti antagonisti (tra l’altro, si oppongono
a chi, a cosa?) non capiscano
che stanno facendo il gioco
sporco dei massoni e dei ban-
SABATO 24 GENNAIO 2015
papà di Daniela D’Ottavio, consigliera d’Aula»
Mariti e mogli
«Marito e moglie sono il capo
servizio controllo parlamentare
Carlo Lomaglio e la direttrice
dell’ufficio pubblicazioni della
Camera Consuelo Amato: figlia
del magistrato ed ex capo dell’amministrazione penitenziaria
Nicolò Amato»
chieri? Possibile che non si rendano conto che il nemico non è
certo il militante neofascista
(come piace a loro chiamarlo)
ma il mondialismo e chi lo vuole
imporre? No, evidentemente
non lo capiscono e invece di
guardare la luna guardano il dito
che la indica. E intanto si augurano di depotenziare, questi dei
centri sociali, una sana rivolta
fatta in nome dell’identità nazionale e della difesa di un popolo
ridotto alla fame da quelle
stesse forze che li usano come
clave contro i nemici. Speravo
che la lezione di quegli anni
avesse fatto loro aprire gli occhi,
invece no, continuano a difendere la propria cecità scambiandola per grande strategia.
Strategia antifascista! Che dire?
Complimenti per la profondità
dell’analisi!”»
È morto il re dell’Arabia Saudita,
amico dell’Occidente
Secolo
SABATO 24 GENNAIO 2015
d’Italia
Annamaria Gravino
Si svolgeranno in giornata i funerali del re
dell’Arabia Saudita Abdullah bin Abdul Aziz,
morto all’età di 91 anni per una polmonite. La
scomparsa del sovrano, che riceverà l’ultimo
saluto nella capitale Riyadh, nella grande
moschea della capitale intitolata all’imam
Turki bin Abdullah, è stata accolta con messaggi di cordoglio dai leader mondiali, a partire da Barack Obama e Francois Hollande.
Appena appresa la notizia, il presidente egiziano Abdel al-Fattah al-Sisi e il re di Giordania Abdullah II hanno lasciato il forum di
Davos, in Svizzera, per prendere parte alle
esequie, mentre gli Stati Uniti hanno annunciato che nei prossimi giorni il vicepresidente
Joe Biden guiderà una delegazione in Arabia
Saudita per rendere omaggio alla memoria
del sovrano, storico alleato di Washington e
dell’Occidente nella lotta al terrorismo.
Il re arabo alleato degli Stati Uniti
Per oltre tre decenni Abdullah bin Abdul Aziz
è stato uno degli uomini più influenti degli
Stati del Golfo e ha avuto un ruolo cruciale
nel dopo 11 settembre, come solido alleato
degli Stati Uniti pur se in una fase per lui
estremamente critica: 15 dei 19 dirottatori
erano sauditi e molti indicarono nell’ideologia
di al Qaeda le radici dell’interpretazione wahabita saudita dell’Islam. Dall’opposizione
alle ambizioni dell’Iran a quella alle primavere arabe, fino all’appoggio alla coalizione
anti-Isis, il regno di re Abdullah si è caratterizzato per uno scontro con le fazioni sciite,
ma anche per la ricerca costante di un dialogo inter-religioso a livello internazionale.
Nel novembre del 2007 fu il primo sovrano
saudita a visitare un Papa. Si trattava di Benedetto XVI e Abdullah era da due anni il
sesto re dell’Arabia Saudita. Benché considerato un ultraconservatore, nell’ultima fase
aveva anche cercato di aprire qualche opportunità per le donne: nel 2009 nominò una
donna viceministro e cercò di ampliare le loro
possibilità di istruzione.
Ucraina, l’Onu: finora 5000 vittime. I ribelli di Donetsk: via alla pena di morte
Paolo Lami
Aprendo una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale,
Putin ha accusato Kiev non
solo di non aver fornito una risposta chiara alla proposta
russa sulla proposta di ritirare
le armi pesanti dalla linea di
contatto nel sud-est dell’Ucraina, ma di aver «dato un
ordine ufficiale di cominciare
un’azione militare su larga
scala virtualmente sull’intero
perimetro della linea di contatto».
«La responsabilità per l’aggravamento del conflitto nell’est
ucraino e per la morte dei civili
ricade su coloro che danno gli
ordini criminali di usare l’artiglieria e l’aviazione indiscriminatamente
su
zone
densamente abitate», protesta
con grande energia il presi-
dente russo.
Nel frattempo i separatisti dell’autoproclamata repubblica di
Donetsk hanno fatto sapere,
per bocca del leader Alexandr
Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale
Editore
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Fondatore
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d’Italia
Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76
Consiglio di Amministrazione
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Antonio Giordano (Amministratore delegato)
Italo Bocchino
Antonio Tisci
7
Zakharcenko, che non intendono più cercare di trovare un
compromesso con Kiev per un
cessate il fuoco nel sud-est
ucraino.
«Da parte nostra non ci saranno
più tentativi di parlare di tregua»,
ha avvertito Zakharcenko all’indomani della conquista dell’aeroporto di Donetsk da parte dei
ribelli.
Il “presidente” separatista ha
quindi aggiunto che i suoi uomini
intendono «andare avanti»
nell’offensiva «fino ai confini
della regione di Donetsk», ma
ha anche avvertito che se ci
sarà «una minaccia anche da
altre parti» sarà «liquidata».
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