lamerkelarrivaafirenzeetrova una guida turistica che
Transcript
lamerkelarrivaafirenzeetrova una guida turistica che
d’Italia LA MERKEL ARRIVA A FIRENZE E TROVA UNA GUIDA TURISTICA CHE SI CHIAMA RENZI ANNO LXIII N.18 Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Silvano Moffa La cena sotto le volte dorate e gli stucchi di Palazzo Vecchio. La leggiadra passeggiata nel corridoio Vasariano fino agli Uffizi. E poi la stretta di mano sotto il David di Michelangelo. La visita di Angela Merkel a Firenze porta il segno della maestosità rinascimentale di una città che pulsa di storia, arte, architettura, poesia, cultura politica e scientifica. Un caleidoscopio unico al mondo. Cuore vibrante di una civiltà antica che occhieggia indisturbata dal tempo dietro ogni pietra, angolo, calle, viuzza. Una cornice di autentica bellezza che ammalia e stupisce, coinvolge e disarma anche i cuori più freddi. Renzi: Firenze è la vera capitale Dobbiamo dare atto a Renzi di averla preparata bene la visita della cancelliera di ferro a Firenze. Non solo perché giocava in casa, ovvio. Ma perché si è impegnato a fare da guida, improvvisandosi Cicerone, con quel tocco di esagerazione che, WWW.SECOLODITALIA.IT da romani pazienti siamo pur disposti a perdonargli, quando ha sussurrato ad Angela che “Firenze è la vera capitale d’Italia”. In effetti, Firenze capitale d’Italia lo fu. Sia pure per poco tempo e di passaggio. Perdoniamolo allora , l’ex sindaco della città del Giglio traslocato a Palazzo Chigi, nel cuore della Roma un tempo papalina. Agli occhi della Merkel il giovin signore deve essere apparso talmente inebriato di superba grandezza da guadagnarsi bene- volenze, affettuosità, lisciatine. La “vendetta” della Storia Tanto che diventa arduo capire se a colpire la Merkel sia stata Firenze, con le sue grazie, la pappa al pomodoro, le cupole e i musei, oppure Pittibimbo con la sua voglia di dimostrare che ha fatto i compiti a casa. Da bravo studentello. La cancelliera tedesca si è detta “tranquillizzata” dal percorso delle riforme in corso in Italia e ha esortato a continuare sulla mede- sabato 24/1/2015 sima strada. Evviva! Ha anche rivelato un segreto. Ogni volta che lo incontra, Renzi le consegna un quaderno. Contiene i compiti fatti a casa. E Lei, la Maestrina, sta lì a leggerli e a mettere il visto. Che quadretto! E che pena…Ahi, ahi la storia. La Firenze Rinascimentale e Medicea indicava al mondo le regole della finanza, guidava commerci, promuoveva sviluppo, creava moneta. Ora siamo agli antipodi. Anzi, ai piedi di Bruxelles e di Berlino. Ahi, ahi… La Storia. Renzi-Merkel, flash-mob di Fratelli d’Italia: «Ci avete impoveriti» Carlo Marini Un ‘”monumento alla povertà” con tre statue viventi (video) che impersonano una disoccupata, un’esodata e un imprenditore. Davanti a loro lo striscione «L’Europa di Renzi e Merkel crea solo povertà». Sono alcuni degli elementi coreografici del flash mob organizzato da Fratelli d’Italia a Firenze durante l’incontro del premier Matteo Renzi con la cancelliera tedesca Angela Merkel. «Le politiche europee in Italia hanno fatto solo danni – ha spiegato Giorgia Meloni – lo dicono i fattori macroeconomici. Serve semplicemente un governo che invece di stare ad accompagnare mano per mano i suoi carnefici dica all’Europa e alla Merkel che noi adesso smettiamo di fare gli interessi dei tedeschi e cominciamo a fare gli interessi degli italiani. E per questo bisognerebbe essere dei presidenti eletti dagli italiani e non messi lì per interessi di carattere diverso». Il “monumento alla povertà” di Fratelli d’Italia A pochi metri dall’ingresso dell’Ac- cademia dove si tiene l’incontro bilaterale Renzi-Merkel. Fratelli d’Italia, per l’occasione, ha allestito la sua colorita protesta. «Matteo Renzi in queste ore ha portato Angela Merkel a vedere i principali monumenti di Firenze – ha sottolineato la presidente di Fratelli d’Italia – abbiamo allestito qui quello che riteniamo essere il monumento più significativo in Italia, il ‘monumento alla povertà’. Milioni di persone tra disoccupati, esodati, partite Iva, imprenditori che falliscono, entrano nella soglia della povertà anche grazie alle politiche che Angela Merkel ha imposto in Italia e che governi incapaci di difendere gli interessi degli italiani hanno messo in pratica». Per la leader di Fratelli d’Italia la Bce è fallimentare «Io giudico insufficiente il lavoro che si sta facendo anche da parte della Bce. Penso che l’Europa debba avere e la Banca centrale in particolare modo il coraggio di fare più politiche di espansione». Lo ha detto la presidente di Fdi-An Giorgia Meloni oggi a Firenze per una conferenza stampa nei pressi dell’Accademia dove è in corso l’incontro bilaterale Renzi-Merkel. «I governi nazionali – ha aggiunto – checché ne dica Renzi con gli 80 euro, da soli non possono fare politiche di espansione in un quadro come quello in cui siamo. Bisogna fare politiche completamente diverse da quelle che l’Unione Europea ha fatto in questi anni, compresa la Bce che è l’unica banca al mondo che ha come unico obiettivo quello di tenere sotto controllo l’inflazione della moneta». “L’Italia prima di tutto”: la Fondazione An ricorda Almirante a Vicenza Secolo 2 Antonella Ambrosioni “Giorgio Almirante- L’Italia prima di tutto”: non poteve essere migliore il titolo della manifestazione – voluta e patrocinata dal Comune di Vicenza e dalla Fondazione An – che sabato 24 gennaio il Comune di Vicenza dedica al centenario della nascita di Giorgio Almirante. Si svolgerà alle 16, alla Sala Stucchi di Palazzo Trissino-Baston, sede del Municipio della città. A ricordarlo nel corso del pomeriggio interverranno Donna Assunta Almirante con Giuliana De’ Medici, il presidente della Fondazione Alleanza Nazionale, senatore Franco Mugnai, Massimo Magliaro, per anni capo dell’ufficio stampa del leader del Msi e Marcello Veneziani, scrittore ed editorialista. Parteciperanno Renato Pilastro, Pierluigi Balbo, Antonio Accetta, Mattia Ierardi, Sante Sarracco, Tonino Assirelli, Francesco Rucco, Stefano Giunta, Mario Guerra, Giancarlo Collese, Silvio Giovine, Alessandro Benigno, Veronica Rigoni, Sergio Berlato, Adalberto Rauli. Almirante e i valori nazionali Un altro contributo si aggiunge, d’Italia dunque, al ricordo di Almirante, per celebrare il quale si sono moltiplicate le iniziative e i contributi editoriali sul ruolo avuto nella politica italiana. Un ruolo di lungimiranza in tema di riforme istituzionali, in tema di presidenzialismo e in tema di ammodernamento delle strutture istituzionali: un contributo che Vendola prova a giocare duro: quasi quasi mi alleo con i grillini per il Colle Guglielmo Federici Metti insieme Nichi Vendola, Pippo Civati, Grillo e la cordata all’assalto del Colle in chiave antirenzina è fatta, o quasi: grandi manovre in corso per compattare il fronte anti-Nazareno prende corpo: vendoliani, grillini dissidenti, civatiani per dare vita al fronte alternativo al patto tra Silvio Berlusconi e Matteo Renzi è ormai un’ipotesi di cui si attende solo l’annuncio uficiale. Sarà l’ennesima “cosa rossa” alla sinistra della sinistra? Vendola con Grillo? Il sarcasmo di Orfini «Serve un fronte anti-Nazareno» di cui faccia parte »non solo la sinistra di alternativa ma tutte le forze che amano la Costituzione e considerano il Patto del Nazareno una forma di inquinamento della politica», tuona Nichi Vendola a margine della conferenza programmatica di Sel, Human Factor. Porte aperte a tutti. Cosa non si fa pur di tendere un trappolone a Renzi e cercare di uscire dall’irrilevanza. Venghino signori venghino. Anche il M5S? «Tutti coloro che vogliono giocare questa partita», risponde il presidente della Puglia. Il leader di Sel raccoglie quindi l’assist di Pippo Civati, che lancia la candidatura NN (Non Nazareno), e a sua volta chiama a raccolta «un fronte anti-patto». Dice tutto la risposta del Pd che non tarda ad arrivare con il suo presidente Orfini che a chi alla Camera gli chiede di commentare la sortita Vendola-Civati, risponde con sarcasmo: «Auguri. Noi ci abbiamo provato. E continuiamo a provarci», aggiunge. Poi osserva: «Ma loro vogliono farlo contro di noi…». La manfrina dei grillini SABATO 24 GENNAIO 2015 oggi nessuno più disconosce, a partire dalle più alte cariche dello Stato e da ex avversari politici. Di tutto questo si parlerà, ma sarà soprattutto una certa idea dell’Italia che terrà banco all’incontro di Vicenza. Ad Almirante dobbiamo infatti il tentativo – titanico in quegli anni- di ripensare l’Italia dopo decenni di amnesia nazio- nale. Il suo grande merito è di aver parlato agli italiani di ogni angolo della Penisola come se fossero ancora appartenenti a una Patria comune. I valori nazionali hanno avuto in Almirante un paladino instancabile e la sua eredità sul piano dei valori e della cultura politica è viva più che mai. I grillini recitano la manfrina per bocca di Fico del M5S: «Non ci sono tavoli senza nomi: Renzi deve fare prima i nomi, poi vedremo». Applaude uo dei dissidenti Pd, Corradino Mineo, al possibile fronte anti-Nazareno: «Solo un presidente non-Nazareno (come propone Civati) può curare la ferita tra istituzioni e cittadini, politica e lavoro, potere e società». In Germania tutti contro Mario Draghi. Ma la Merkel si defila SABATO 24 GENNAIO 2015 Niccolo Silvestri Neppure la decisione di Mario Draghi di rastrellare titoli di Stato (greci compresi) è riuscita a far calare un’ombra sul feeling tra Matteo Renzi e Angela Merkel, reduci da una “due giorni” in cui hanno parlato di Europa, riforme ed elezioni greche. Sulla scelta della Bce, che tanto entusiasmo sta creando sui mercati, la cancelliera si è mantenuta sul tiepido, limitandosi a sfoggiare un ottimismo di circostanza: «Le scelte della Bce – ha detto – sono molto importanti. Credo che tutto quello che verrà messo in atto darà un impulso alla ripresa». La stampa tedesca contro l’acquisto dei titoli di Stato La cautela della Merkel si spiega alla luce della palpabile diffidenza con cui a Berlino è stata accolto l’interventismo di Draghi per iniettare liquidità nella speranza di allentare la stretta creditizia in favore di imprese e famiglie. Non solo i “falchi” del rigore ma anche settori moderati dell’economia hanno espressi giudizi estremamente negativi sulla decisione del governatore della Bce. Il ministro delle Finanze Wolfang Schaeuble, impegnato a Davos in una Secolo d’Italia tavola rotonda organizzata dal finanziere Soros, sebbene più volte sollecitato, ha addirittura evitato di commentare: «Non perdiamo tempo», è stata la sua reazione al moderatore che insisteva. Particolarmente severi i giudizi della stampa. Duro il titolo della Frankfurter Allgemeine Zeitung: «Come la Bce distrugge la fiducia nell’euro». Per il giornale conservatore, la decisione di Draghi, di fatto, «seppellisce i principi dell’unione monetaria». Anche lo “specialista” Handelsblatt non disdegna toni apocalittici e parla di «finale per l’euro» mentre per la Sueddeutsche Zeitung Draghi «deve incassare» critiche e dubbi da più parti per il suo programma. Solo il Die Welt ha parlato di «Giorno del trionfo» per il governatore della Bce. Tra Roma e Berlino l’«ombra» di Draghi Quel che tuttavia la scelta di Draghi non ha prodotto nelle relazioni tra Italia e Germania, si è immancabilmente verificato nei già tesi rapporti politici nazionali. Renzi ne ha subito approfittato per insistere sull’approvazione dei provvedi- Anche Clinton alle prese col Bunga Bunga: era sul “Lolita Express” Laura Ferrari Bill Clinton avrebbe fatto una decina di viaggi sul cosiddetto “Lolita Express”, l’aereo privato del finanziere Jeffrey Epstein che ha coinvolto più di un vip – tra gli altri il Principe Andrea, figlio della regina Elisabetta e il “top lawyer” Alan Dershowitz – in uno scandalo di sesso con minorenni. Il nome dell’ex presidente americano compare sui diari di bordo dell’aereo ottenuti e pubblicati per la prima volta dal sito online Gawker.com. Sul Lolita Express con un’attrice sexy Nei diari, Clinton appare a bordo assieme a un’attricetta di film soft core, Chauntae Davies, il cui nome, nelle agendine di Epstein è incluso nella voce ‘massaggi’. I diari mostrano che Clinton avrebbe viaggiato sul “Lolita Express” una decina di volte con Ghislaine Maxwell, la figlia dell’ex tycoon dei media Robert Maxwell, che la magi- stratura federale sospetta di aver procurato ragazze minorenni a Epstein per festini con i suoi potenti amici. Nel 2008 il finanziere si è dichiarato colpevole di pedofilia in Florida ma ha passato solo un anno dietro le sbarre. Secondo Gawker, da allora Epstein avrebbe “siste- 3 menti all’esame di Camera e Senato: «L’Italia – ha dichiarato – può e deve mettere il turbo alle riforme. Guai a chi pensasse di scalare marcia, credendo che quello che sta accadendo a Francoforte o a Strasburgo possa permettere un rallentamento del percorso riformatore». A stretto giro di posta gli arriva la replica di Raffaele Fitto, anche per coprire uno spazio di opposizione non più coperto da Forza Italia: «Ora – afferma rivolto al premier – non hai più alibi». mato” finanziariamente cause giudiziarie con oltre 30 “vittime” anonime, la più giovane di appena 12 anni all’epoca dei fatti. La Davies, all’epoca, on era minorenne. Lolita Express: nei guai il principe Andrea Lo scandalo delle “lolite” e’ sbarcato intanto al World Economic Forum di Davos: il Principe Andrea ha negato pubblicamente per la prima volta le accuse di aver fatto sesso con una minorenne americana, nel corso di un ricevimento a Davos. «Desidero solo ribadire e riaffermare le dichiarazioni che sono già state fatte a mio nome da Buckingham Palace», ha detto il duca di York, il giorno dopo che l’accusatrice, Virginia Roberts, ha presentato una dichiarazione giurata in un tribunale degli Stati Uniti ed ha chiesto al principe Andrea di rispondere sotto giuramento. L’Islam in Italia: ecco le organizzazioni radicali che agiscono nell’ombra Secolo 4 Bianca Conte L’Islam in Italia? Una realtà dai lineamenti netti e dai connotati forti. Sarebbero venti le organizzazioni islamiche, di cui almeno una decina considerate a rischio per legami reputati «pericolosi» per la sicurezza nazionale. 88 le scuole coraniche, in molti casi indirizzate a indottrinare sulla base di testi scritti dai governi di Paesi islamici, e a catechizzare in nome di “esclusivi” ideali radicali, nel senso etimologico del termine: cioè fondate sul presupposto dell’esclusione dogmatica di ogni altra religione al di fuori del credo islamico. E moltissimi – davvero troppi – i personaggi in grado di vantare una leadership sociale e spirituale che, declinata a versioni wahabite e salafite dell’Islam, predicano e alimentano comunque un proselitismo politico e spirituale motivato e propagato dall’odio antropologico e dall’ostilità religiosa contro il “nemico occidentale”. Questi gli inquietanti aspetti e i preoccupanti SABATO 24 GENNAIO 2015 d’Italia numeri del rapporto tra Italia e Islam emersi da un approfondito dossier del Centro Internazionale Antiterrorismo Israeliano rilanciato dal Tempo. Un report analitico e descrittivo e in continua evoluzione, «ultimato – spiega il quotidiano romano – con la colaborazione di Michele Groppi, che ha ampliato e aggiornato uno studio del 2011 presso l’Ict di Herzliya, sotto la supervisione del dottor Boaz Ganor e Stevie Weinberg». Il volto “islamico” del Belpaese Il volto dell’iIslam in Italia e la radicalizzazione dei suoi aspetti socio-religiosi prendono corpo soprattuto nelle moschee, e comunque nei vari centri di aggregazione, sulla base di diverse provenienze sociali e matrici geopolitiche. «Alcune organizzazioni sociali e religiose sono legate ad attori pericolosi o potenzialmente pericolosi – spiega il Tempo citando il report – . I quartieri generali della Lega Musulmana ed il Centro Culturale Islamico d’Italia sono direttamente amministrati dall’Arabia Saudita. L’Iran, invece, dirige il Centro Islamico Europeo a Roma, mentre l’Ucoii vanta contatti decennali con la Fratellanza Musulmana». Non solo: addentandosi tra le righe dello studio e nei rimandi concreti a realtà oggettive popolate da personalità in vista del mondo islamico radicale, il dossier rilanciato dal quotidiano di Piazza Colonna spiega anche attraverso quali meccanismi «visioni radicali hanno penetrato varie moschee «Qui è vietato indossare il burqa»: e scoppia la polemica Francesco Signoretta Niente burqa. Il Consiglio comunale di Varese ha approvato una mozione per vietare la copertura del viso in luoghi pubblici e perciò l’utilizzo del burqa. A presentarla sono stati i consiglieri comunali di Forza Italia Piero Galparoli e Ciro Grassia. La mozione è stata approvata, con i voti favorevoli di Lega, Forza Italia, Udc e Ncd. I consiglieri del Pd e del M5s, all’opposizione, si sono astenuti mentre Sel ha espresso voto contrario. La mozione, che fa riferimento a documenti simili tra cui uno approvato dal Consiglio comunale di Sesto San Giovanni (Milano) nel 2011, chiede alla Giunta di «adottare un provvedimento volto a impedire la dissimulazione del viso in luoghi pubblici o aperti al pubblico» sia per motivi di sicurezza che di «usanze che contrastano con la storia, le leggi e il comune sentire del nostro Paese». ed organizzazioni sociali. In certi casi, l’estremismo si limita alla retorica, ma in altri, invece, sostiene attivamente o passivamente il terrorismo. Un certo numero di leader sociali e religiosi predica versioni Wahhabite e Salafite dell’Islam, odio razziale, intolleranza religiosa e promozione della jihad attraverso il reclutamento di martiri, fondi ed armi. Complessivamente, le organizzazioni radicali sono quasi una decina». Una mappa sociale articolata e complessa e dai risvolti decisamente allarmanti e minacciosi, quella delineata, che il Centro Antiterrorismo Israeliano correda anche di nomi e personalità incisive, siddivisa in due macro-aree: le organizzazioni sciite e quelle sunnite. Su queste poi, entrando nello specifico, lo studio evidenzia i personaggi e i quartieri generali da monitorare: un sistema che sta trasformando il Bel Paese in un “pericoloso” terreno minato. Il punto cruciale è la questione sicurezza, perché è impensabile che chiunque possa nascondersi coprendosi il viso e il corpo, specie in una situazione di allarme come quella che stiamo vivendo a causa dell’integralismo islamico. Niente burqa? La sinistra parla di «intolleranza» Ma subito si sono scatenate le polemiche, con la sinistra che parla di «intolleranza». Scene che sembrano la fotocopia di quel che accadde nel 2011 quando ci fu il primo sì alla Camera al divieto in Italia di indossare in luoghi pubblici burqa, niqab o altri caschi e indumenti etnici che rendano non identificabile il volto della persona. L’iniziativa parlamentare fu del centrodestra. Promotrice fu la deputata Souad Sbai. Anche allora il Pd rispose con le solite motivazioni demagogiche, arrampicandosi sugli specchi: «L’approvazione da parte della Commissione Affari costituzionali del progetto per vietare l’uso di indumenti come il Burqa e il Niqab – disse il deputato democratico Salvatore Vassallo – è un inutile errore, compiuto per iniziativa del centrodestra, a cui purtroppo si è accodata anche gran parte dell’opposizione, per superficiale insensibilità verso le implicazioni di una tale scelta sulla tutela dei diritti individuali di libertà». Scontato. Tv, brutta sorpresa per Mediaset e Rai: Sky Tg24 passa in chiaro Secolo SABATO 24 GENNAIO 2015 d’Italia Guido Liberati Sky Tg24 passa anche in chiaro sul digitale terrestre sul canale 27, dal 27 gennaio. La rete all news – ha annunciato l’ad Andrea Zappia – resta sul satellite nella versione Hd e con i contenuti interattivi e andrà anche su free con un palinsesto diverso, composto per il 70% da notizie e per il resto da approfondimenti, docu e film. «Nasce un nuovo canale in Italia – ha spiegato Zappia – ma non si tratta esattamente di Sky Tg24, è un canale diverso, con un palinsesto specifico. Sky oggi non è più semplicemente una pay tv satellitare, ma è da molto una media company. Il nostro core business rimarrà sempre la pay, sulla quale vogliamo continuare ad investire in termini di contenuti e di innovazione tecnologica perché crediamo ancora in una possibilità di crescita della pay. Vogliamo però portare sulla free buona parte delle notizie di Sky Tg24 non solo per far vedere il canale, ma anche per far conoscere l’offerta della pay tv. Questo canale, che mandiamo in onda grazie all’accordo con Class, ci serve anche come vetrina». Nel palinsesto di Sky Tg24 la Borromeo e inchieste in “stile” Gabanelli Il direttore di Sky Tg24 Sarah Varetto ha spiegato che verranno trasmessi non solo i notiziari «ma anche contenuti di spettacolo e rubriche di sport oltre a film e serie tv, sempre legati a fatti di cronaca. Ci sarà quindi un filo rosso che congiungerà tanti generi diversi». Una serie di programmi firmati Sky e di film ispirati ad aspetti della re- altà e dell’attualità come Le mani sul paese, serie di inchieste che approfondiscono casi di corruzione e che si aprirà proprio il 27 gennaio dedicata a Mafia Capitale, o “Veleno nel piatto”, focus sull’alimentazione. Da segnalare poi ancora i documentari curati da Beatrice Borromeo e prodotti da Wildside, dal titolo Lady Ndrangheta. Si tratta di ritratti inconsueti e anche sconvolgenti sul Lavoro, il bluff dell’Ue sul programma Garanzia Giovani. E Renzi tace Redazione L’ultimo rapporto dell’Eurostat ha confermato che, oltre alla disastrosa disoccupazione, l’Italia vive la tragedia dei cosiddetti “Neet”, i ragazzi che non lavorano e non studiano a rischio di esclusione sociale. Per recuperare questo deficit, l’Unione europea ha realizzato un programma per fornire nuovi strumenti economici coinvolgendo anche gli Stati e le Regioni: il cosiddetto programma Garanzia Giovani. Obiettivo: la riduzione della dispersione scolastica e dei “neet”, che in Italia conosciamo come la generazione “né né”. Un’occasione persa Il programma si struttura con un portale nel quale dovrebbero regi- strarsi tutti i ragazzi dai 15 ai 29 anni che stanno cercando lavoro o che sono usciti da un percorso di formazione. Poteva essere una buona occasione, ma qualcosa è andato storto: dai ritardi nella presentazione dei piani regionali alle pochissime iscrizioni passando per i colloqui realizzati con un ritardo enorme, per non parlare dell’inserimento in questo capitolo del Servizio Civile che non c’entra nulla con la formazione. Infine poche le aziende che si sono registrate per la cattiva strategia di comunicazione. I numeri del bluff Basta dare un’occhiata all’ultimo paper di Impresa Lavoro per comprendere il fallimento: dei 2.254.000 ragazzi tra i 14 e i 29 5 ruolo delle donne nell’organizzazione mafiosa. Nel palinsesto troveranno spazio in- fine anche grandi film sempre focalizzati su vicende legate alla realtà e su personaggi, come “Il colore delle libertà” sulla vita di Nelson Mandela. anni che dovrebbero essere coinvolti per 1.513 milioni di euro di risorse disponibili (da impegnare entro la fine del 2015), finora è stato coinvolto poco più del del 10%, precisamente: 250.770 su 2.254.000. Istruzioni per l’uso Per smascherare il vuoto di Renzi sulla retorica giovanile tutto il centrodestra dovrebbe impegnarsi in una battaglia parlamentare per un serio investimento politico su Garanzia Giovani, magari attraverso tre proposte “minime”: l’inserimento del ministero dell’Istruzione nella gestione del programma per non lasciare la gestione solo al dicastero del Lavoro; la creazione di un Coordinamento nazionale che impedisca di perdere i fondi stanziati; la valorizzazione dei soggetti del terzo settore come aiuto alle lacune dei centri per l’impiego che godono di poche risorse. Nome per nome, ecco la parentopoli dei funzionari di Camera e Senato 6 Viola Longo L’ufficio stampa della Camera ha cercato di minimizzare, giustificandosi più o meno così: nulla di strano o illecito, è tutto alla luce del sole, succede ovunque. Eppure, il lungo elenco di parentele e incroci familiari in incarichi di prestigio tra Montecitorio e il Senato tanto normale non sembra e, anzi, fa una certa impressione. Non a caso, l’articolo realizzato da Sergio Rizzo per il Corriere della Sera è stato ripreso anche da altre fonti, anche dopo il tentativo del “Palazzo” di arginarlo, parlando dell’inchiesta come di un modo per «gettare immotivatamente discredito sulla Istituzione parlamentare e sulla sua Amministrazione». «Nessuna denigrazione, solo constatazione», è stata la replica del giornalista sul suo lavoro, di cui anche noi riproponiamo ampi stralci. Ecco l’elenco dei parenti che lavorano alla Camera e al Senato L’ultimo caso «Lucia Pagano, figlia dell’ex consigliere della Camera Rodolfo Pagano e moglie del nuovo capo dell’informatica di Secolo d’Italia Palazzo Madama, Mauro Fioroni» è stata nominata segretario generale di Montecitorio, su proposta di Laura Boldrini «Il suo vice Aurelio Speziale è sposato con Gloria Abagnale, consigliere del Senato» Genitori e figli «Giovanni Gifuni, consigliere della Camera, è figlio dell’ex potentissimo segretario generale di Palazzo Madama Gaetano Gifuni» «L’ex vicesegretario generale della Camera Carlo Goracci è il papà di Alessandro Goracci, alto funzionario del Senato» «Il padre di Ugo Zampetti, fino a qualche giorno fa capo indiscusso della burocrazia di Montecitorio, era il responsabile della biblioteca di Palazzo Madama, quello dell’attuale segretario generale del Senato Elisabetta Serafin era solo un commesso» «Commesso come anche il Cremona, antifascisti ottusi: il nemico è il mondialismo, non CasaPound Redazione «Qualche giorno fa la tranquilla Cremona — cittadina della Lombardia operosa e laboriosa — è diventata per qualche ora – scrive Destra.it– un set cinematografico. Inaspettatamente, la città di Tognazzi (un grande attore e un bel soldato della Rsi) si è trasformata in uno scenario di un B-movie. Come in una pessima serie Rai sugli “anni di piombo”, gli antifascisti locali (una roba stramba e un po’ ridicola) hanno aggredito i ragazzi di Casa Pound. Senza motivo. Violenza, stupidità, follia. Perché? Il problema non è politico ma psichiatrico. Probabilmente i “nuovi partigiani cremonesi” hanno voluto segnalare al mondo — alle mamme distratte, ai loro pochi amici, agli scemi che gli aizzano — il loro inutile esistere. Il loro resistere alla depressione. Al vuoto. Su Fb — grande e contraddittoria agorà telematica — i commenti si sono sprecati. Molte incazzature, tante stupidaggini, poche, pochissime le cose interessanti. In questo mare magnum spicca il ragionamento — ficcante, sereno, equilibrato — di Cesare Ferri, oggi scrittore e filosofo, nei Settanta uno dei leader della destra giovanile milanese. Ragionamenti su cui riflettere e meditare. A destra come a sinistra». Il commento di Cesare Ferri “Qualche strillo. Cose già viste negli anni Settanta quelle successe a Cremona, cambia solo il nome dei movimenti, per il resto è l’eterno ritorno dell’identico… Allora erano i missini contro i katanga, oggi, in questa circostanza, i ragazzi di Casa Pound contro quelli dei centri sociali. Ovvero gli spiriti liberi senza alcuno scudo protettivo contro i galoppini dei poteri forti da questi ultimi coccolati. Eppure mi domando da tempo: possibile che i cosiddetti antagonisti (tra l’altro, si oppongono a chi, a cosa?) non capiscano che stanno facendo il gioco sporco dei massoni e dei ban- SABATO 24 GENNAIO 2015 papà di Daniela D’Ottavio, consigliera d’Aula» Mariti e mogli «Marito e moglie sono il capo servizio controllo parlamentare Carlo Lomaglio e la direttrice dell’ufficio pubblicazioni della Camera Consuelo Amato: figlia del magistrato ed ex capo dell’amministrazione penitenziaria Nicolò Amato» chieri? Possibile che non si rendano conto che il nemico non è certo il militante neofascista (come piace a loro chiamarlo) ma il mondialismo e chi lo vuole imporre? No, evidentemente non lo capiscono e invece di guardare la luna guardano il dito che la indica. E intanto si augurano di depotenziare, questi dei centri sociali, una sana rivolta fatta in nome dell’identità nazionale e della difesa di un popolo ridotto alla fame da quelle stesse forze che li usano come clave contro i nemici. Speravo che la lezione di quegli anni avesse fatto loro aprire gli occhi, invece no, continuano a difendere la propria cecità scambiandola per grande strategia. Strategia antifascista! Che dire? Complimenti per la profondità dell’analisi!”» È morto il re dell’Arabia Saudita, amico dell’Occidente Secolo SABATO 24 GENNAIO 2015 d’Italia Annamaria Gravino Si svolgeranno in giornata i funerali del re dell’Arabia Saudita Abdullah bin Abdul Aziz, morto all’età di 91 anni per una polmonite. La scomparsa del sovrano, che riceverà l’ultimo saluto nella capitale Riyadh, nella grande moschea della capitale intitolata all’imam Turki bin Abdullah, è stata accolta con messaggi di cordoglio dai leader mondiali, a partire da Barack Obama e Francois Hollande. Appena appresa la notizia, il presidente egiziano Abdel al-Fattah al-Sisi e il re di Giordania Abdullah II hanno lasciato il forum di Davos, in Svizzera, per prendere parte alle esequie, mentre gli Stati Uniti hanno annunciato che nei prossimi giorni il vicepresidente Joe Biden guiderà una delegazione in Arabia Saudita per rendere omaggio alla memoria del sovrano, storico alleato di Washington e dell’Occidente nella lotta al terrorismo. Il re arabo alleato degli Stati Uniti Per oltre tre decenni Abdullah bin Abdul Aziz è stato uno degli uomini più influenti degli Stati del Golfo e ha avuto un ruolo cruciale nel dopo 11 settembre, come solido alleato degli Stati Uniti pur se in una fase per lui estremamente critica: 15 dei 19 dirottatori erano sauditi e molti indicarono nell’ideologia di al Qaeda le radici dell’interpretazione wahabita saudita dell’Islam. Dall’opposizione alle ambizioni dell’Iran a quella alle primavere arabe, fino all’appoggio alla coalizione anti-Isis, il regno di re Abdullah si è caratterizzato per uno scontro con le fazioni sciite, ma anche per la ricerca costante di un dialogo inter-religioso a livello internazionale. Nel novembre del 2007 fu il primo sovrano saudita a visitare un Papa. Si trattava di Benedetto XVI e Abdullah era da due anni il sesto re dell’Arabia Saudita. Benché considerato un ultraconservatore, nell’ultima fase aveva anche cercato di aprire qualche opportunità per le donne: nel 2009 nominò una donna viceministro e cercò di ampliare le loro possibilità di istruzione. Ucraina, l’Onu: finora 5000 vittime. I ribelli di Donetsk: via alla pena di morte Paolo Lami Aprendo una riunione del Consiglio di sicurezza nazionale, Putin ha accusato Kiev non solo di non aver fornito una risposta chiara alla proposta russa sulla proposta di ritirare le armi pesanti dalla linea di contatto nel sud-est dell’Ucraina, ma di aver «dato un ordine ufficiale di cominciare un’azione militare su larga scala virtualmente sull’intero perimetro della linea di contatto». «La responsabilità per l’aggravamento del conflitto nell’est ucraino e per la morte dei civili ricade su coloro che danno gli ordini criminali di usare l’artiglieria e l’aviazione indiscriminatamente su zone densamente abitate», protesta con grande energia il presi- dente russo. Nel frattempo i separatisti dell’autoproclamata repubblica di Donetsk hanno fatto sapere, per bocca del leader Alexandr Quotidiano della Fondazione di Alleanza Nazionale Editore SECOLO D’ITALIA SRL Fondatore Franz Turchi d’Italia Registrazione Tribunale di Roma N. 16225 del 23/2/76 Consiglio di Amministrazione Tommaso Foti (Presidente) Ugo Lisi (Vicepresidente) Antonio Giordano (Amministratore delegato) Italo Bocchino Antonio Tisci 7 Zakharcenko, che non intendono più cercare di trovare un compromesso con Kiev per un cessate il fuoco nel sud-est ucraino. «Da parte nostra non ci saranno più tentativi di parlare di tregua», ha avvertito Zakharcenko all’indomani della conquista dell’aeroporto di Donetsk da parte dei ribelli. Il “presidente” separatista ha quindi aggiunto che i suoi uomini intendono «andare avanti» nell’offensiva «fino ai confini della regione di Donetsk», ma ha anche avvertito che se ci sarà «una minaccia anche da altre parti» sarà «liquidata». Direttore Editoriale Italo Bocchino Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà Vicecaporedattore Francesco Signoretta Redazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] Amministrazione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/688171 mail: [email protected] Abbonamenti Via della Scrofa 39 - 00186 Roma tel. 06/68817503 mail: [email protected] La testata fruisce dei contributi statali diretti di cui alla legge 7 agosto 1990 n. 250