baby vegeta vs goku

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baby vegeta vs goku
SEMESTRALE SULLA VITA DELL’ UNITA’ PASTORALE
MAGRE’ - MONTE MAGRE’ - ANNO 2011 n.2
1
IL SIGNORE VIENE PER NOI
“Xé qua Natale…come el passa el tempo” !
Stiamo però ancora vivendo l’Avvento, e un periodo, pur breve, ci manca ancora alla
grande festa; allora non lasciamocelo rubare da suoni e luci che si spengono presto.
Oltre alla domenica (la Messa !), dedichiamo un po’ di tempo alla preghiera personale e,
volesse il cielo, a quella con la famiglia.
Come i Magi potremmo perdere la Stella e non vedere dove va a posarsi; e allora bisogna
farsi attenti, non lasciarsi distrarre. Il Signore Gesù viene per noi anche quest’anno…
l’appuntamento è a Betlemme, non altrove.
Cerchiamo Betlemme nella nostra vita, nel nostro cuore, nella nostra famiglia…in una
comunità che ci propone di vivere da fratelli.
Betlemme è dovunque nascono e vivono segni semplici, piccoli, poveri…comunque segni di amore, di condivisione, di
relazioni sincere…lì il Signore nasce,vive, e nutre (Betlemme significa “casa del pane”) il nostro desiderio di bene e di
luce. L’appuntamento è a Betlemme, non altrove. Buon Natale.
Don Gianantonio
CELEBRAZIONI NATALIZIE 2011
nell’Unità Pastorale Magrè-Monte Magrè
(NB : nel sabato 24 dicembre NON c’è la Santa Messa del mattino
né la Santa Messa Vespertina delle 18.30 e delle 19.30 )
Sabato 24 dicembre:
ore 20.30 a Monte Magré, Solenne S. Messa di
Natale
preceduta alle ore 19.45 da una VEGLIA di
preghiera in attesa della Messa
ore 21.00 a S. Benedetto, Solenne S. Messa di
Natale
preceduta alle ore 20.00 da una VEGLIA di
preghiera in attesa della Messa.
Domenica 25 dicembre
Solennità del Santo Natale
Magré chiesa San Benedetto:
ore 8.00 (solo oggi)
Magré chiesa parrocchiale: ore 9.00
Monte Magré: ore 10.00
Magré S. Benedetto: ore 11.00
Magré chiesa parrocchiale: ore 18.30
CONFESSIONI:
Domenica 18 dicembre
a Monte Magré DOPO la Messa delle 10.00
(disponibilità per le persone anziane)
Giovedì 22, Venerdì 23 dicembre
dalle 15.00 alle 18.00
in chiesa parrocchiale Magré
Sabato 24 dicembre
dalle 9.00 alle 12.00 Magré chiesa parrocchiale
dalle 15.00 alle 18.00 Magré chiesa parrocchiale
Ti auguro tempo
Non ti auguro un dono qualsiasi,
Ti auguro soltanto quello che
i più non hanno. Ti auguro
tempo, per divertirti e per
ridere;
se lo impiegherai bene, potrai
ricavarne qualcosa. Ti auguro
tempo, per il tuo Fare e il tuo
Pensare,
non solo per te stesso, ma anche
per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo, non. per
affrettarti e correre,
ma tempo per essere contento.
Ti auguro tempo. non soltanto
per trascorrerlo,
ti auguro tempo perché te ne
resti:
tempo per stupirti e tempo per
fidarti
e non soltanto per guardarlo
sull’orologio.
Ti auguro tempo per toccare le
stelle
e tempo per crescere, per
maturare.
Tit ig’Jro tempo, per sperare
nuovamente e per amare.
Non ha più senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te
stesso,
pe vivere ogni tuo giorno, ogni
tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per
perdonare.
Ti auguro di avere tempo,
tempo per la vita.
G. B Ceccarelli
Camminiamo Insieme - Semestrale
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2
Un imprenditore scrive un libro sul significato del lavoro
LORENZO RACCA E “L’UNZIONE DI BESALEL”
Mario Pavan
-Prevale un convinto sentirsi
cristiano come in una piccola
summaGià in tanti e tutti con diverse
sfumature
hanno
provato,
provano e proveranno a parlare
del lavoro. E’ un campanello
d’allarme, oggi però, vista la crisi
e la realtà tragica della stessa
mancanza
di lavoro. Basta
chiederlo anche a tante famiglie
dei nostri cari lettori. Ebbene,
senza tanto scomodare esperti
, un imprenditore vicentino,
Lorenzo Racca, di professione
chimico di una nota azienda
del settore, proprio in qualità di
imprenditore, ha pubblicato un
libro, “L’unzione di Besalel”, edito
da Albatros.
Il titolo si rifà a un passo biblico
dell’Antico Testamento quando
Dio parla a Mosè dello Spirito che
scende sul giudeo artista Besalel,
esperto nel realizzare opere
pregevoli in oro, argento e rame.
Egli ci riesce con tanta saggezza,
pronta intelligenza e competente
scienza.
Il significato del libro è tutto un
tentativo di dialogo con i lettori
sul senso elevato da dare al
lavoro, inteso in una visione
autenticamente cristiana. Racca,
infatti, immette nelle numerose
pagine
del
volume
tante
preghiere, passi tolti da encicliche
papali sull’argomento e brani
poetici di veri testimoni ancora
vicini all’uomo e alla donna del
nostro tempo.
L’autore, con due righe sicure
e lapidarie scrive:” Quello che
manca oggi alla fatica del lavoro”.
In definitiva, questo sottotitolo
diventa anche lo scopo della sua
fatica.. E quello che é assente,
sostiene Lorenzo Racca , vale a
dire i “valori che sembrano essersi
volatilizzati
e che sembrano
spariti, sottesi al lavoro,” il lettore li
può forse trovare anche in queste
pagine .
Egli con coraggio parla della sua
formazione, del suo cammino
che sta percorrendo nei gruppi
del rinnovamento carismatico . Il
vero credente, secondo l’autore,
deve riscoprire quasi una nuova
“unzione” come era accaduto a
con tale Besalel, un’unzione data
da Dio attraverso lo Spirito Santo.
Così, con tale convinzione, potrà
svolgere bene il proprio compito,
il proprio lavoro,
sorretto dal
senso di collaborazione- risposta
a Dio.
Il libro vuole essere un grazie allo
Spirito Santo e altresì un aiuto a
chiedere la forza dei suoi doni
proprio nella dignità del lavoro.
Non solo nell’esercizio della fatica
del giorno dopo giorno ma in ogni
momento della vita. Sempre.
L’insegnamento nell’autore si
amplia anche ad alcune sue
stesse esperienze e in più punti
insiste
sull’importanza
della
preghiera , sul grande donomistero della fede, sulle possibilità
della scienza, passando pure
attraverso le correnti ideologiche
della storia.
In altre parole , è urgente
riscoprire, specie oggi, proprio
l’unzione, intesa come inscindibile
realtà di possibilità-dono data a
ciascuno da Dio nello Spirito.
Una sfida utile, il libro di Racca : per
un confronto, senza però lasciare
ai margini chi ha meno e conta
sempre meno in questo ingiusto
modello di società , diciamo noi.
Una società, la nostra, troppo
chiusa, utilitaristica, e che non sa
spaziare oltre!
Editoriale del direttore
OGNI GIORNO
Cari lettori delle parrocchie
di Magrè e Monte di Magrè,
ogni giorno è Natale. Si nasce
sempre, metaforicamente, a
ogni alba che ci è data da vivere,
per grazia di Dio: nel gustare
gioie e dolori che si alternano e
si dilatano poi nel tempo. Dopo i
giorni, in mesi e in anni.
E si contano così anche i Natali,
eventi particolari di un Mistero
che affascina e che ci spinge a
credere per cambiare sul serio.
Facciamoci allora questi auguri
tutti insieme per cambiare
in meglio con il sorriso
dell’innocenza di un Bimbo che
sconvolge schemi e progetti
fragili e che spesso vengono
ideati e pensati solo da noi stessi.
Ogni bene per continuare
ci
accompagni,
sempre:
dai nostri preti a tutti noi
laici,
convinciamoci
che
contiamo davvero in questo
mondo e in questa Chiesa che
spesso ignorano una realtà
profondamente
mutata.
E
viviamo senza rimpianti , senza
schemi precostituiti ma con
il Vangelo aperto sulla bocca
ma soprattutto nel cuore. E
cerchiamo di essere ottimisti
come il sempre attuale berbero
d’Algeria sant’Agostino, vescovo
di Ippona e Cartagine che al
tramonto dell’ impero romano
d’Occidente già guardava a
un’epoca nuova: il Medioevo.
Non finiva un periodo esaltante,
glorioso e, a tratti, sconvolgente
sotto nuovi dominatori, ma ne
cominciava un altro! Tutto da
vivere e da cambiare, come il
nostro periodo odierno: basta
volerlo con tanto impegno e
doveroso, libero coraggio!
E che sia un Buon Natale davvero
come l’anno 2012 sia per tutti
fruttuoso e ricco di bene!
Mario Pavan
3
Il coraggio delle idee e il tentativo (sempre arduo) di testimoniarle
SILENZIO ASSORDANTE: TUTTI SIAMO RESPONSABILI!
-Per fortuna che ci sono anche oggi i profeti e che i giovani si stanno preparando-
Gesù nel Vangelo (unica Parola
che non passa ) dice che la “Verità
va predicata sui tetti”. Mi sembra
però che tale realtà di cui oggi
abbiamo tutti bisogno come il
pane che mangiamo e l’acqua che
quotidianamente beviamo, sia un
optional. Ed è un male gravissimo, di
cui tutti siamo responsabili. Sembra
infatti che ci stiamo abituando a dire:
“Mala tempora currunt”, per riferirci al
celebre detto latino o al libro di alcuni
anni fa del noto studioso- maestro di
politica, Giovanni Sartori. Ma che poi,
dopo tale constatazione sui tempi che
vanno male (amarissima ma cancrena
concreta) non si faccia nulla o quasi.
Certo in una situazione come la nostra,
italiana (occorre infatti partire sempre
dalla situazione in casa propria) dove
la politica, che dovrebbe essere
servizio ai cittadini è diventata casta di
privilegi e di corruzione, non è facile.
Ma non è solo la politica ad aver
perso la sua vocazione del suo senso
originario. Anche all’interno della
nostra Chiesa al di là di esperienze
forti di comunità di credenti in questi
amarissimi frangenti di crollo totale di
una giustizia da vivere, di un mondo
sempre più alla deriva, dove l’avere
ha sommerso e soffocato l’essere,
spesso si tace in maniera colpevole
e assordante. Oppure si parla, forse,
quando è magari, troppo tardi. Non
bastano richiami scontati, appelli
generali (come si leggeva anche,
in proposito, sul quotidiano “La
Repubblica”).Fa pensare che perfino
le confortanti prese di posizione del
settimanale
“Famiglia Cristiana”
vengano, più di qualche volta,
smentite, zittite con stizza dall’alto
delle alte sfere dei due poteri che mai,
come in questi nostri tempi, (anche
se non è, purtroppo, novità nel corso
della Storia) sembrano… così tanto
vicine.
Ci si dimentica troppo in fretta. Invece
occorrerebbe riandare a veri punti di
riferimento quali: Ambrogio vescovo
e prefetto, Agostino dottore ottimista,
4
Martino di Tours, Francesco d’Assisi,
Antonio difensore dei deboli e
predicatore, Caterina da Siena, Teresa
di Calcutta, Oscar Arnulfo Romero
già santo nel popolo e non soltanto in
quello salvadoregno, padre Turoldo,
padre Balducci, don Mazzolari, don
Zeno, padre Fabbretti e don Milani
e di uno dei più grandi papi (con
Giovanni XXIII) del XX secolo, Paolo
VI, primo iniziatore di riforme in parte
poi copiate. E basterebbe non
dimenticarci dei profeti, anche dei tanti
laici come Fogazzaro, Moro, La Pira…
(solo per citare alcuni nomi).Tacere
sempre un male, gravissimo. Perché
poi c’è solo, nella constatazione,
l’amaro senno del poi, ma è sempre
tardi, troppo tardi.
Perché non ci uniamo, invece, a chi
anche oggi declama la verità ( verità
che ci fa liberi!) dai tetti e cerca di
testimoniarla con i fatti come don
Gallo, don Mazzi, padre Zanotelli,don
Ciotti, Ernesto Olivero, Moni Ovadia
e tanti altri laici , uomini e donne di
buona volontà , uniti ad altrettante
suore, religiosi, missionari?
Perché insistere sulle neutre generali
raccomandazioni senza schierarsi
apertamente dalla parte del Vangelo?
Però, in ultima analisi, il bene c’è e ci
sarà sempre. E non occorre aspettarsi
prese di posizione coraggiose ufficiali
dall’alto delle potenti
sfere che
non arriveranno forse mai , chiare e
decise dettate solo dalla conversione
convinta e dal rischio. Certamente
tale esigenza sta venendo e verrà solo
dalla base, come insegnano alcuni
nostri vicini Paesi arabi con i giovani,
veri e primi protagonisti. Così mala
tempora currunt ma, per grazia di Dio,
ci consola pure il detto reale di spes
ultima dea. E la Speranza non è forse
una delle tre virtù teologali?
MARIO PAVAN
QUANTI 11 SETTEMBRE!
Ogni giorno è un undici settembre in questa nostra umanità
di santi innocenti e continui crocifissi da forzati interessi.
Si ricorda il più vicino nell ‘orribile strage di Torri Gemelle,
quello del più Gande Paese che piange lacrime da due lustri
ma nell’originaria America ritorna anche il martire Allende
e il suo popolo schiacciato dai soliti padroni- animali senza
cuore.
Lo stesso giorno, stampato sul calendario dell’anima: 11
settembre… un po’ più lontano ma solo nel tempo e ancora
sogno più immenso e sempre più canto necessario sull’eredità
di un pueblo unido che jamàs serà vencido.
Quanti 11 settembre nel libro di nostra storia contemporanea
e quanto poco, invece, volontariamente viene ripassata
questa lezione da tradurre tutta in convinta azione da vivere
e ri-vivere su piazze e strade, da cosmopoliti .
Ci sarò: come allora, come pochi anni or sono, come ieri
a proclamare vita di pace possibile che verrà ma solo da
convinte, quotidiane e sofferte scelte di giustizia.
Mario Pavan
11 settembre 2001 e 11 settembre 2011
Cristiani adulti di Magrè. Dove siete?
Francesco Marangoni, sempre più in forma, mi ha
chiesto più volte di scrivere un articolo per questo
bollettino dell’UP.
L’ultima volta stava per iniziare la messa delle 11.00
e avevo davanti delle simpatiche e promettenti
ragazze di seconda media pronte per cantare.
Francesco, eroico nella sua determinazione
a bussare “di porta in porta” per sollecitare
di scrivere per il “Camminiamo Insieme” mi
suggerisce di parlare dei giovani, indicando
le ragazze: ”perché sono il futuro della nostra
parrocchia”.
Allora perché ho scelto questo titolo provocatorio?
In realtà mi sembra che ci siano parecchie
iniziative per i ragazzi: il catechismo, l’angolo
bambini e l’animazione per i ragazzi delle
elementari durante la messa delle 11.00, i gruppi
scout e AC…
Ma quali iniziative ci sono per gli adulti?
Paradossalmente non vorrei che si pensasse che la
formazione e la fede siano cose da bambini e che,
una volta fatto il vaccino da piccoli, si è apposto
per sempre.
Mi sembra che sia questo il messaggio che
recepiscono i ragazzi della Cresima (60 anche
quest’anno), interpretando il sacramento come il
“congedo” dalla comunità.
Ora, una ragazzo di terza media ha tutto il diritto
di prendersi una pausa: è l’età della crisi, del
mettere in dubbio le regole, ma soprattutto è l’età
in cui si vuole emanciparsi dalle cose da bambini.
Allora è normale chiedersi: gli adulti dove sono?
Cioè, quale modello di adulto cristiano hanno
davanti i ragazzi per i quali impieghiamo molte
forze (e altre ne potremo investire qualora andasse
in porto il progetto per il “Centro Giovanile” al
Circolo Cattolico).
Certo ci sono molte necessità pastorali, molte
attività che hanno bisogno di persone che vi si
possano dedicare. E spesso le stesse persone sono
impegnate in più ambiti.
C’è la liturgia: il gruppo liturgico, i sacrestani, i
chierichetti, chi pulisce le chiese, chi legge, chi
distribuisce la comunione e visita gli ammalati,
chi anima le messe col canto, chi introduce dal
microfono…
Volete sapere se c’è bisogno di nuove forze in
queste attività? Si. In tutte.
C’è la catechesi: il gruppo catechiste, animatori,
capi scout, gruppo giovani, i campi estivi, il corso
fidanzati, i gruppi coppie, l’equipe battesimale, gli
incontri per genitori (4 rivolti a tutti, quest’anno),
i gruppi di ascolto della parola di Dio nelle case,
il Cineforum…
Volete sapere se c’è bisogno di nuove forze in
queste attività? Si. In tutte.
C’è la carità: il gruppo Caritas con le iniziative
di aiuto alle famiglie in difficoltà, il gruppo
missionario con il mercatino e la nuova sezione
giovani “Benfatto”, i volontari del Parco Robinson,
gli altri volontari che prestano il loro tempo
generosamente in varie strutture…
Volete sapere se c’è bisogno di nuove forze in
queste attività? Si. In tutte.
C’è l’animazione di momenti comunitari: il gruppo
“Bronse & Ciacole”, i pranzi comunitari, il gruppo
della Sagra, la Marcia delle Primule, delle fiabe
e di Bakhita, il gruppo del carro di Carnevale, i
Babbi Natale con il canto della Stella, il presepe…
Volete sapere se c’è bisogno di nuove forze in
queste attività? Si. In tutte.
Potrei allora fare un appello, come tutti coloro
che sono arrivati a leggere fino a questo punto si
aspettano, a farsi un proposito (si fa sempre per il
nuovo anno) di impegnarsi in uno di questi ambiti,
quello in cui si sente più a suo agio. Ma non lo
faccio.
A volte c’è l’impressione di essere soverchiati
dalle cose da fare. Ognuno si agita e rincorre
incontri e riunioni e iniziative. Ma il Signore ci
invita a sederci e a scegliere la parte migliore.
Lo stare con lui.
Trasformiamo allora la domanda iniziale: in che
modo, con quali occasioni, con che frequenza, noi
adulti cristiani alimentiamo e facciamo crescere
la nostra fede?
Tutte le iniziative elencate sopra e quelle
involontariamente tralasciate sono ottime e
meritevoli. Ma se non parte da Cristo tutto ciò
che facciamo, che cosa ci accomuna? che cosa ci
unisce? che cosa ci sospinge?
Proviamo a pensarci come adulti cristiani
responsabili della crescita della nostra comunità,
ma soprattutto adulti che rispondono ad una
chiamata a seguire Gesù, una chiamata che va
alimentata e curata in tutte le stagioni della vita,
gioiosamente, insieme agli altri fratelli.
Con questo spirito proviamo a partire dal
valorizzare le occasioni che già ci sono (i gruppi
coppie, gli incontri per genitori, i gruppi di ascolto
della parola di Dio, il Cineforum… ma anche più
semplicemente le messe domenicali e i momenti
di preghiera) e ad osare qualche proposta
coraggiosa.
Lorenz
5
HABEMUS EPISCOPUM BENIAMINUM
L’arcivescovo Cesare Nosiglia ha
lasciato la Diocesi perché chiamato al
compito prestigioso e impegnativo di
Arcivescovo di Torino. Ricordando
il momento significativo della sua
cordiale e paterna presenza fra noi
in occasione della visita pastorale gli
auguriamo di continuare a svolgere con
serenità ed efficacia la sua missione.
Dopo un periodo, piuttosto lungo,
in cui la Diocesi è stata retta con il
dinamismo e la sensibilità che lo
contraddistinguono da Mons. Ludovico
Furian, è stato nominato nostro
Vescovo Mons. Beniamino Pizziol cui
va il nostro devoto e filiale benvenuto
assieme ad un augurio di buon lavoro
nella nostra e sua Diocesi.
***
Beniamino
Pizziol
nasce
a
Ca’VioTreporti, una frazione di
Venezia, il 15 giugno 1947, da Vittorio,
dipendente comunale, e Olinda
Trevisan, casalinga. Riceve il Battesimo
nella chiesa parrocchiale di Treporti il
10 luglio 1947 e la Cresima il 20 ottobre
1955. Entra in Seminario all’età di nove
anni, in quinta elementare, e frequenta
le medie inferiori, il ginnasio, il liceo
classico e i cinque anni di teologia.
Viene ordinato presbitero il 3 dicembre
1972 dal Patriarca di Venezia Albino
Luciani, futuro papa Giovanni Paolo I.
È destinato come vicario parrocchiale
a San Lorenzo Giustiniani, parrocchia
della periferia di Mestre. Oltre al
ministero pastorale ordinario, insegna
Religione cattolica nella scuola
elementare e media del quartiere.
Nell’ottobre 1981, il nuovo patriarca
Marco Cè lo trasferisce nella parrocchia
di Santo Stefano in Venezia, con
l’impegno di frequentare gli studi di
Liturgia pastorale all’Istituto di Santa
Giustina a Padova. Completati gli
studi previsti, viene nominato direttore
dell’Ufficio liturgico e collaboratore
del settimanale diocesano Gente Veneta
per il settore inerente la liturgia, gli
viene anche affidato l’insegnamento
della Religione cattolica al Liceo
“Marco Polo” di Venezia.
Nell’ottobre 1987 viene nominato
parroco di S. Trovaso in Venezia,
“parrocchia
universitaria’;
con
l’incarico, insieme con altri due
presbiteri, della Pastorale universitaria
diocesana, continuando l’insegnamento
della Religione cattolica al liceo
fino al 1996. Dal 1996 al 2002 è
assitente dell’Aimc e della Fuci.
Durante i quindici anni vissuti a
San Trovaso, collabora con i vari
organismi diocesani di partecipazione
(il Consiglio presbiterale, il Collegio
urbano dei parroci, il Vicariato di
Dorsoduro, il Collegio dei consultori,
il gruppo dei Parroci consulenti, la
Commissione diocesana della cultura
e della catechesi) e cura sussidi per
gli animatori della catechesi e della
liturgia, sulla messa, sul Giorno del
Signore, sull’iniziazione cristiana.
Il Patriarca di Venezia Angelo Scola lo
nomina Vicario generale della Diocesi
il 3 ottobre 2002 e il 4 ottobre 2007
assume anche il compito di Moderator
curiae. Viene eletto Vescovo ausiliare di
Venezia il 5 gennaio 2008 con il titolo
di Cittanova (Novigrad) e consacrato
il 24 febbraio 2008 nella basilica di
San Marco. È Vescovo delegato della
Conferenza episcopale triveneta per il
laicato.
Il 16 aprile 2011 papa Benedetto XVI
lo nomina Vescovo di Vicenza, dove
fa il suo ingresso ufficiale il 19 giugno
seguente.
GRAZIE Don Agostino
In questi anni trascorsi tra noi sei riuscito ad incontrare ed
avvicinare un gran numero di persone, specialmente ammalati
e anziani. Tanti volti, tante situazioni a volte tristi e difficili, a
volte anche di serenità e allegria, ricordi che andranno ad
aggiungersi ed arricchire il tuo grosso bagaglio di “pastore”. A
volte con la consapevolezza di aver fatto del bene, a volte con
la netta sensazione di essere solo “un servo inutile” ma tutto
può servire: chi pianta, chi irriga, ma solo DIO fa crescere.
Noi della redazione di Camminiamo Insieme, abbiamo trovato
in te un valido sostenitore nel nostro umile lavoro e te ne
siamo grati. Ci sentiamo uniti nell’amicizia e nella preghiera, ti
abbracciamo con affetto,ti auguriamo buon cammino.
La Redazione di Camminiamo Insieme
6
C’è sempre più bisogno
dell’impegno dei laici.
E’ ormai da dimenticare il tempo in cui quando uno
cominciava a pensare con la propria testa e si formava
un suo modo di concepire la realtà, la poteva conservare
abbastanza tranquillamente fino alla morte. Questo
capitava quando era l’uomo che dominava gli eventi. Da
qualche decennio sono gli eventi stessi che ci obbligano
a rivedere le nostre posizioni che noi pensavamo sicure
perché finora strenuamente difese.
Capita in tutti i campi. È di questi giorni la notizia che ci
obbliga a rivedere la teoria della relatività di Einstein. Ma
questa per ora lasciamola agli scienziati e noi caliamoci
nella nostra realtà.
Scrivo questo perché in riferimento alla partenza di don
Agostino da Magrè molti mi hanno domandato: “Ma… ne
mandano un altro, vero?” aspettandosi in questo modo
una risposta affermativa. Ed invece… in realtà siamo a
meno uno. In diocesi c’erano “dei buchi” ed il vescovo
ha domandato a don Agostino di riempire quello dell’
Unità Pastorale di Brendola che comprende ben quattro
parrocchie, con un totale di oltre 6.000 persone.
Perché esistono questi “buchi”?
Apriamo l’Annuario della nostra diocesi, Anno Pastorale
2009-2010, e notiamo che:
Nel 2000 sono stati ordinati n. due sacerdoti.
2001 nove, tra cui don Dino Dalla Pozza e don Simone
Zonato, nostri ex-cappellani, 2002 tre, 2003 sette, 2004
sei, tra cui don Pajarin Enrico, che ha svolto anche lui il
suo servizio in mezzo a noi come cappellano, 2005 cinque,
2006 due, 2007 uno! 2008 sette, 2009 sei, 2010 tr.
Sono un ricordo ormai lontano gli anni in cui il Seminario
poteva “sfornare” quindici, venti e più sacerdoti all’anno.
Alcuni esempi: nel 1960, anno in cui è stato ordinato anche
don Mario Geremia, ce ne sono stati 17 – tra l’altro quattro
già morti - ; 18 nell’anno dopo, tra cui anche don Gianni
Dal Lago; 19 nel 1964, tra cui don Giovanni Moletta;
oppure nel 1970, - anno di don Pietro Melotto – 23; e
andando indietro negli anni: 1951, anno di ordinazione di
don Gianfranco Sacchiero ben 31! Capite anche voi che
esiste una bella differenza con gli ultimi dieci anni.
I sacerdoti diocesani esistenti nella diocesi sono 501,
ben la metà hanno sopra i 75 anni, di cui 31 già in casa
di riposo! Altri due dati significativi: nel 2008 sono morti
20 sacerdoti e nel 2009 nove; in totale, in soli due anni,
più della metà della somma degli ordinati nel decennio
appena passato!
E’ chiaro che di questo passo tra non molto avremo un
sacerdote per Zona Pastorale, non più per Unità Pastorale,
e la “Zona” naturalmente si rivelerà più vasta dell’Unità.
I motivi di questo calo tremendo? Sarebbe troppo lungo
qui soffermarsi ad elencarli, ma penso che ognuno di noi
possa leggerli all’interno di questa nostra società.
Noi possiamo ringraziare don Sergio Scortegagna e don
Pietro Ruaro che, anche se in pensione, prestano il loro
aiuto in parrocchia. Sono loro, ora, i nostri cappellani.
Naturalmente questa realtà ci induce a rivedere i nostri
metodi, le nostre idee, le nostre convinzioni in merito.
Dovremmo necessariamente porre da parte richieste che
un tempo si rivelavano possibili alla portata di quasi tutti
i giorni come ad es. che vengano celebrate due messe
in una giornata feriale, o quattro in una sola domenica
nella stessa Unità Pastorale; oppure s. messe celebrate
solo per gruppi particolari; trovare in canonica il sacerdote
quando lo si desidera, ma sarà possibile solo attraverso
un appuntamento; la benedizione di famiglia in famiglia
come si usava un tempo…
Vi cito ad esempio di quanto sto scrivendo, la situazione
della vicina Vallarsa, che parte dal paese di Parrocchia –
per noi che saliamo al passo del Pasubio - e scorre fino
giù a Rovereto comprendendo ben otto parrocchie e una
realtà geografica non indifferente! Se avete la possibilità,
informatevi sulla loro situazione di pratica religiosa! Io
ho notizie di due anni fa, ma non credo siano migliorate.
Non scandalizzatevi: c’era un solo sacerdote che seguiva
tutta la zona. La s. messa festiva veniva necessariamente
celebrata in due parrocchie una volta alla settimana –
nelle altre durante la settimana successiva - e in qualche
parrocchia più piccola alla domenica si teneva la Liturgia
della Parola con la possibilità di comunicarsi – viene
infatti conservata l’Eucaristia – da un laico debitamente
preparato. Bisogna pensare inoltre per gli altri servizi
come i funerali, matrimoni, preparazione ai Sacramenti,
Consigli Pastorali, Consigli Economici, persone anziane
e ammalati… Esiste anche un necessario apparato
strutturale da seguire.
Allargando l’orizzonte e andando oltre confine, e
cioè in Francia, esistono già da qualche anno ampie
zone in cui il sacerdote arriva forse una volta alla
settimana. Perciò i funerali vengono celebrati quando
passa, (nel frattempo il morto viene conservato nella
cella frigorifera), oppure ci sono persone incaricate
già formate da tempo per queste occasioni. In altre
parole si celebra il funerale senza la santa messa.
Come vedete, stiamo entrando anche noi nel metodo
che si usa in terra di missione.
Lasciatemi esprimere a questo punto un parere, che a
qualcuno sembrerà duro, ma desidera essere sincero.
Lungo i secoli la Chiesa è stata caricata da vari orpelli,
per cui sarà obbligata necessaria-mente a purificarsi,
anche rimettendo in discussione usi e metodi ritenuti
finora fondamentali.
I cristiani in paesi
di missione, costretti a vivere con una realtà di fede
più povera della nostra sono più convinti di noi, per cui
auguriamoci a vicenda che con la realtà sopra descritta,
ormai inevitabile, ci si liberi da pesi inutili e si purifichi così
il nostro comportamento nei confronti del Signore.
Buon Natale a tutti.
Roberto
7
CARITAS
Notizie e riflessioni
La Caritas Italiana è realtà ecclesiale nata nel 1971 per volere di papa PAOLO VI ad opera della CEI.
Quest’anno 2011 celebra i 40 anni dalla sua fondazione caratterizzati da un cammino di crescita e
di consapevolezza, di maturazione sotto la guida efficace e discreta dello Spirito Santo, come ben
affermò, in occasione del Convegno Nazionale del 2007 a Montecatini Terme, il primo presidente
della Caritas Italiana Mons.Giovanni Nervo. In quella occasione egli affermò: “A distanza di quasi
quaranta anni dalla esperienza vissuta, devo dire che veramente il Signore ci ha condotto per mano
sulla strada dell’animazione della carità.”
Quest’ultima espressione “Animazione alla carità” esprime in modo inequivocabile lo spirito che
deve caratterizzare questa realtà ecclesiale. Infatti potrebbe essere più facile agire direttamente sulle
situazioni di bisogno, di necessità, invece di aiutare le persone e le comunità ad accorgersi di esse e
prendersene carico.(Beniamino Peziol, Vescovo di Vicenza).
Anche la nostra Caritas parrocchiale ha vissuto questa
esperienza dall’anno 1989, ed è cresciuta nell’occuparsi
delle persone in situazioni di disagio e di bisogno
prendendosi cura con spirito evangelico, che nutre ogni
relazione di misericordia e gratuità, nel rispetto della
dignità di ognuno.
Sono state accolte persone e nuclei famigliari in difficoltà,
dando loro ascolto, indicazioni ed aiuti concreti, cercando
di rimuovere le cause, individuando percorsi possibili,
agendo in collaborazione con le istituzioni locali, in
particolare con i servizi sociali del Comune.
Da qualche anno, in seguito all’aggravarsi della crisi
economica, le richieste di lavoro, di viveri di prima
necessità, di contributi economici per affitti, bollette,
spese scolastiche, per una casa decorosa, sono aumentate
notevolmente.
Dall’ottobre del 2010 ad oggi, per queste famiglie
indigenti della sola nostra parrocchia sono stati erogati
Kg.2831,00 di generi alimentari ed Euro 6.958,00, si è dato
ascolto a circa quarantacinque persone ed una trentina di famiglie sono sostenute tuttora con i
generi alimentari.
Dal settembre del 2009 è aperto un “Punto di Ascolto” (ogni venerdì dalle ore 15,30 alle 17) dove
vengono accolte e sentite le persone con le varie richieste di bisogno. Si valuta e si discerne la vera
situazione e la causa della necessità. Si passa poi ad una attenta valutazione e all’aiuto concreto per
un periodo di tempo, cercando di non cadere al puro assistenzialismo.
Ci aiuta in questo la Caritas Diocesana e Vicariale che mette a disposizione personale qualificato e
mezzi, per educare e formare persone che siano il più possibile adeguate ai servizi e agli ambiti di
cui si occupano.
Commissione CARITAS PARROCCHIALE
U.P.MAGRE’ - MONTE MAGRE’
8
La bottega del
volontariato
creativo
Forse qualcuno di voi passeggiando per la Riva di Magrè è stato incuriosito da quella vetrinetta al n° civico
1 di via Cristoforo, proprio alla fine di quel breve tratto di strada in salita che da Schio porta a Magrè.
Sbirciando oltre il vetro si vedono dei mobiletti colorati, una sedia, dei lampadari, oggetti di diverso genere,
e poi sulla vetrina campeggia quella scritta ”Ben fatto - Bottega di volontariato creativo”. Di certo qualcuno
di voi si sarà chiesto di che cosa si tratta.
Ecco allora che scrivere un articolo sul Camminiamo Insieme ci sembrava una buona occasione per farci
conoscere da tutta la comunità di Magrè, di cui facciamo parte e alla quale ci rivolgiamo per avere sostegno.
Ben Fatto è un’associazione no profit di persone che condividono nel loro tempo libero la voglia di
solidarietà e la passione per il “fai da te” inteso come un modo divertente di mettere in pratica la cultura
del riutilizzo. Molto semplicemente sentiamo il bisogno di fare del bene, di fare qualcosa per gli altri e nello
stesso tempo di provare soddisfazione per aver creato con le nostre mani qualcosa di fatto bene; di qui il
duplice significato che attribuiamo al nome del nostro gruppo Ben Fatto. Inoltre, crediamo sia necessario
diffondere la cultura della riduzione del consumo, anche attraverso la pratica del riciclo: ciò che oggi è
considerato inutile e scarto domani potrebbe tornare a nuova vita attraverso una rivalorizzazione oppure
più semplicemente potrebbe essere usato di nuovo o in modo differente. Un vecchio mobile da dipingere,
una cassettiera da ravvivare, una sedia da rifoderare; dare nuova vita e nuovo colore a oggetti non più
utilizzati ma che possono rinascere con un po’ di creatività.
Circa un anno fa siamo entrati a far parte del Gruppo Missionario di Magrè grazie al suo presidente Lino
Vettori: Lino ha appoggiato con entusiasmo la nostra nuova iniziativa, regalandoci tempo e preziosi consigli
ma anche lasciandoci indipendenti nell’impostazione delle attività e nella gestione del nostro spazio
espositivo. Siamo quindi diventati la sezione giovani del Gruppo e diamo il nostro contributo nella raccolta
di mobili e oggetti usati; con buona volontà e fantasia cerchiamo di rivalorizzarli per poi proporli ai visitatori
del nostro punto di esposizione in cambio di un’offerta. Tutte
le offerte che raccogliamo vengono utilizzate per finanziare
i progetti di beneficenza sostenuti dal Gruppo Missionario
di Magrè: attualmente stiamo contribuendo ad un progetto
promosso dall’organizzazione non governativa di solidarietà
internazionale GMA ONLUS (Gruppo Missioni Africa).
Tutti volendo possono diventare volontari creativi, non solo chi
ha una spiccata predisposizione per il fai da te e molto tempo
a disposizione.
Se condividete i principi che stanno alla base di Ben Fatto,
creatività al servizio della solidarietà, potreste già essere
uno di noi. Se siete esperti di bricolage ma non avete tempo
libero per altre attività, potete semplicemente contattarci
per darci dei consigli su come lavorare; se invece non avete
particolare esperienza e competenza ma avete del tempo,
potete impegnare un po’ della vostra fantasia e della vostra
manualità per provare a rivalorizzare un oggetto usato: siamo
convinti che condividere impegno e buone idee nel gruppo
portino comunque ad ottimi risultati.
Potete contattarci scrivendo via email all’indirizzo benfatto.
[email protected], oppure chiamando al 329.5332990. C’è
anche il nostro blog: benfatto-schio.blogspot.com
Vi aspettiamo.
Alessia, Anna, Chiara, Giulia, Luca
9
SEGUITO DELLA LETTERA APERTA INDIRIZZATA
A TUTTI I PARROCCHIANI DI MAGRE’
a cura di Lino Vettori
Nel 1° numero di quest’anno del bollettino parrocchiale “ Camminiamo Insieme “ avevo chiesto aiuto a
quanti – sensibili ai bisogni dei nostri fratelli – meno fortunati di noi del 3° Mondo – volessero contribuire
alla realizzazione di adeguati e decenti servizi igienici nelle Scuole di Keren in Eritrea – tenute dalle Suore
di S.Anna e frequentate giornalmente da 1420 persone.
Le spesa complessiva dell’intervento ammonterebbe ad Euro 68.527,00 – ma come già detto in precedenza,
al G.M.A. di Schio ed Alto Vicentino vengono chiesti “solo” “ 58.527,00 accollandosi la Casa Madre di
Roma la differenza.
Ad oggi, grazie anche all’aiuto di altri Gruppi Missionari di Schio sono stati raccolti e messi a disposizione
delle Suore di S.Anna Euro 20.815.00 – Come avevo previsto, la raccolta fondi prosegue a rilento , stante
anche il momento di crisi che l’Italia e l’WEuropa intera stanno attraversando.
Comunque non demordo e ripeto ora qui la mia richiesta di aiuto, per portare a termine questo progetto,
che, quanto sarà completato, salverà la dignità a quanti frequentano ed eliminerà i comprensibili olezzi
che arrivano dal vicino campetto e dal cortile nelle classi.
Da parte mia,vista la grave siccità che ha colpito l’Eritrea come del resto tutto il Corno d’Africa, ho
rinunciato ad
un viaggio già programmato, con altri parrocchiani, per vedere realizzato il precedente progetto finanziato
dal GMA di Schio ed Alto V icentino, destinando la somma che avrei speso ad interventi “ di urgente aiuto
ai poveri “ da parte d elle Suore Osoline che seguono gli orfani e le famiglie in difficoltà.
Chi volesse intervenire a seguito di questo appello, potrà rivolgersi allo scrivente:
Lino Vettori – tel. 0445.510323 oppure a Anna Mazza – tel 0445.529436 ed ancora in Canonica - tel.
0445.520744. Quanto verrà versato può essere detratto dalla Denuncia dei Redditi (previo rilascio di
attestato) essendo il GMA una Onlus.
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TESTIMONI
A cura di Francesco Marangoni
Don Tonino Bello
Vescovo, profeta e testimone del nostro tempo
Sono andato a rileggermi alcuni libretti di raccolte dei suoi scritti e
delle sue conversazioni con la gente della sua diocesi. Lo stimolo mi è
venuto ascoltando gli inviti di Papa Benedetto e del Cardinale Bagnasco
presidente della CEI, per un “nuovo impegno” dei cattolici sia nel campo
sociale e politico. Di seguito vi sottopongo uno stralcio di alcuni suoi
pensieri scritti nel 1980 in poi con il titolo: “ Il coraggio del Vangelo”, “La
sfida della Speranza”.
VITA QUOTIDIANA - VITA CRISTIANA
“ Coraggio gente: non adattiamoci alla mediocrità. Facciamo un checkup
collettivo in fatto di comunione, per riscoprire la speranza dalla parte
di Dio. … Amici non vi scoraggiate. Chiedete al Cielo il dono di una
genialità nuova che vi metta in grado di esprimere, su scenari più giusti,
il vissuto e le ansie dell’uomo contemporaneo, alle soglie del terzo
millennio…. Occorre spalancare la finestra del futuro progettando insieme, sacrificandosi insieme, Da soli non
si cammina più….. Accoglienza, scambio, integrazione, diversità: sono i termini del nuovo dizionario che dovrà
regolare i linguaggi dell’Europa e del Mondo. Cultura dell’egemonia, intolleranza, razzismo: dovrebbero essere
i vocaboli antiquati di un dizionario che non si ristampa più…..La compassione del cuore deve diventare anche l
comprensione del cervello. E’ necessario amare prevedendo i bisogni futuri, pronosticando le urgenze di domani,
utilizzando il tempo che ordinariamente si spreca nel riparare i danni . a trovare il sistema per prevenirli…. Non
demordete: la coerenza paga, anche se con qualche ritardo. Paga anche l’onestà. E la speranza non delude”.
Fondi segreti. Aste truccate. Tangenti sottobanco. Corruttele di potere. Falsità nella dichiarazione dei redditi.
Rapporto predatorio col denaro pubblico. Processi che si insabbiano. Concorsi pubblici che si manovrano…. Il
nostro mondo è fatto così: assetato di profitto e di potere. Coraggio, amici operatori sociali e politici….Quando si
parla di voi la gente ricorre alla battuta e si sente autorizzata ad avanzare giudizi pesanti. L’aggettivo più innocuo
che oppone alla parola politica è quella di sporca. La gente con voi o è ossessivamente cortigiana, strisciandovi
davanti con le forme di cecchinaggio più vile, o vi disprezza indicandovi come i capri espiatori di ogni malessere
sociale, anche il più ineluttabile. …. Una politica sottratta alla lussuria del dominio, preservata dall’adulterio dei
corrotti, inossidabile alle esposizioni lusingatrici del denaro. Restituita finalmente alla simpatia della gente, e
resa oggetto di una reverenza quasi sacerdotale, se è vera l’ardita intuizione di Giorgio La Pira che affermava . “
La politica è l’attività religiosa più alta dopo quella dell’unione intima con Dio.”
Che ve ne pare? E’ forse cambiato qualcosa in questi anni? Dobbiamo rimboccarci le maniche e trovare quello
spirito di unità che solo la Parola di Dio può farci superare questo momento difficile.
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Madrid 2011: la mia esperienza in brevi note.
Padre Gianpietro Gasparin
Dicono che cio’ che piu’ costa, piu’ si apprezza. Proprio come la Giornata
Mondiale della Gioventu’ a Madrid l’agosto scorso. Per un paio di settimane,
un anno fa, tremavo: non riuscivo a trovare un volo per Madrid a prezzi
“normali” sulle rotte dirette. Poi scoprii Finnair, la compagnia aerea della
Finlandia, e il problema fu risolto, ma ancora ad un prezzo: volare prima
a New York da Los Angeles, poi ad Helsinki, e da li’ a Madrid, con 22 ore di
attesa ad Helsinki al ritorno.
Con 32 giovani al seguito e’ proibito indietreggiare di fronte a qualsiasi
difficolta’: a forza di e-mails la cattedrale cattolica di Helsinki (immaginate,
piu’ o meno, la chiesa di Giavenale) ci offri’ ospitalita’ per la notte di attesa
nella loro saletta parrocchiale.
Avete mai sentito parlare di Zamora? Io no, anche perche’ la squadra della citta’ gioca nella serie
B spagnola, con sorti simili a quelle del Vicenza in questo inizio di campionato…
A Zamora, verso il confine con il Portogallo, il mio gruppo e’
ospite di famiglie locali per 5 giorni durante i cosi’ detti “Giorni
nella Diocesi”. Scopriamo vini deliziosi, ospiti generosissimi,
tradizioni religiose profonde e secolari… Sentitissima in citta’
e’ la settimana santa: ogni giorno offre la propria settecentesca
rappresentazione lignea di un evento della passione di Gesu’:
tutte le composizioni sono installate su piattaforme portatili,
e ogni giorno una confraternita diversa porta a spalla (2030 uomini) la rappresentazione in processione per le vie della
citta’.
Finalmente arriviamo a Madrid. Siamo ospitati in periferia, in
un paesotto chiamato Boadilla del Monte. Il nostro dormitorio
e’ una immensa palestra che dividiamo con brasiliani, polacchi, portoghesi, e un gruppo dalle
Isole Azzorre.
Ogni giorno dobbiamo affrontare un problema: il treno prima e il metro dopo ci divorano almeno
90 minuti per arrivare a qualsiasi destinazione centrale. Lo stesso per il ritorno (in genere, sui treni,
siamo impacchettati come sardine…)
Memorabile la vigilia con il papa a Cuatro Vientos. Ne basta uno di “viento” per sconquassare gli
angar adibiti a cappelle. Naturalmente il vento precede il temporale, che si abbatte feroce sui due
milioni di giovani accampati allo scoperto, e senza scampo. Passata la furia della tempesta, il papa
si congratula con i giovani che non hanno abbandonato il loro posto. Si innalza immensa la loro
orgogliosa risposta: “Esta es la juventud del papa!”
Non mi preoccupo di essere solo nel mio metro quadrato di spazio concessomi a stento da un
gruppo di mantovani: nella confusione…di massa per arrivare a Cuatro Vientos ho perso tutti
i miei giovani, dal primo all’ultimo. Una breve preghiera a San Leonardo, e una piu’ furtiva a
sant’Antonio, e la mia coscienza e’ pagata… Rintraccero’ per caso una delle mie pecorelle smarrite
la domenica mattina, ed in un’ora tutto il gruppo si ristabilisce (miracoli dei mezzi di comunicazione
instantanei…)
Alla fine della messa con Benedetto 16, l’annuncio della prossima Giornata Mondiale della Gioventu’
a Rio de Janeiro. Tripudio dei brasiliani, e anche mio, visto
che nel 2005 mi trovavo a Rio per un incontro internazionale,
candidando sfacciatamente l’Italia alla vittoria in Germania
l’anno seguente tra le derisioni dei locali… Volete vedere che si
ripete la storia!
La domenica sera un ultimo appuntamento: la partita tra
le vecchie glorie della Spagna e le vecchie glorie del resto del
mondo allo stadio Vicente Calderon dell’Atletico Madrid.
Vinciamo noi, il resto del mondo, ma noto con piacere che non
c’e un singolo brasiliano in campo… Ancora segni dal cielo?
12
QUANDO LA NATURA SI RIBELLA
Scrivo queste poche righe nella mattinata di lunedì 7 novembre. Da quattro
giorni piove ininterrottamente e sino a qualche minuto fa pensavo che ci
sarebbe stato risparmiato un altro mese di passione e disperazione come quello
passato un anno fa. Invece mi è giunta pochi minuti fa la notizia di una frana
lungo il torrente Leogra, nel territorio di Valli. E il pensiero va al 1 novembre
2010. Magrè e Schio furono tutto sommato risparmiati dall’alluvione, anche se
io e i miei condomini ci ritrovammo con i garage allagati. Poca cosa rispetto
ai disastri causati dalla tracimazione del Timonchio e del Bacchiglione. La paura
torna a salire, come l’acqua nei torrenti. Abbiamo appena visto le immagini
di Genova invasa da masse di fango che hanno travolto tutto e tutti. Forse
i nostri amministratori sono stati più lungimiranti ed hanno evitato che la
cementificazione arrecasse troppi danni all’armonia ambientale. Però c’è da riflettere sulla questione se
persino il nostro premier, dimenticando di essere stato un costruttore prima di diventare leader delle tv
commerciali e poi politico, ha ammesso che si è costruito troppo in Italia.
La natura non va forzata, come mi pare abbia dichiarato ai media anche il presidente della Cei, il cardinale
Angelo Bagnasco. Altrimenti si ribella contro. E così ogni precipitazione più lunga di un’ora ci mette in
apprensione. E pensare che Schio ha sempre avuto una sua fama metereologica. Magari è per questo che
qui si è più previdenti...
Mauro Sartori.
Una speciale celebrazione
dell’Unità d’Italia
Dopo quasi cinquant’anni, una ricerca sul
garibaldino scledense Giuseppe Baice fatta a
Magrè nel 1964 ritorna a Schio grazie al Centro
Internazionale di Studi Garibaldini di Marsala.
Si sono ritrovati giovedì 29 alle 18 nella sala
consiglio del Municipio di Schio alcuni tra gli ex
alunni della quinta elementare che nell’anno
scolastico 1963/1964 hanno realizzato, con
l’aiuto del loro maestro Luigi Dalla Riva, un
lavoro di ricerca sulla figura di Giuseppe Baice. Il
lavoro si era a suo tempo distinto tra le centinaia
di ricerche che parteciparono, a livello nazionale,
al progetto ideato dal maestro Giuseppe Caimi
con lo scopo di raccogliere notizie biografiche
sui partecipanti all’impresa dei Mille. I materiali
della ricerca, digitalizzati dai ragazzi delle
scuole di Marsala, sono stati inviati nelle scorse
settimane al Comune di Schio da Elio Piazza,
Consigliere delegato del Centro Internazionale
di Studi Garibaldini di Marsala, in occasione del
150° anniversario dell’Unità d’Italia.
Questa sera il sindaco Luigi Dalla Via assieme
alla discendente dell’unico garibaldino scledense
Maria Maddalena Baice, consegnerà agli ex
alunni della scuola di Magrè il plico con i
materiali e, dopo l’incontro, i presenti visiteranno
a Palazzo Fogazzaro la mostra “Giuseppe Baice,
uno dei Mille”.
13
FILANDA NOTIZIE
Estate, tempo di ferie!
Non è così al Centro Servizi per anziani della Filanda dove l’attività è stata
ancora una volta uguale , se non addirittura superiore, a quella, già intensa, di
sempre.
Tante le proposte in programma, da quelle sociali a quelle culturali, a quelle
ricreative sempre, e tutte, accolte con interesse e grande partecipazione.
Forse non tutti sanno che, nella struttura dove ci sono i locali del Centro Servizi
la Filanda, trovano posto anche la Casa Albergo, con appartamenti per anziani
autosufficienti, il Centro Diurno “El Tinelo” per chi ha bisogno di trascorrere
del tempo in compagnia e l’ambulatorio infermieristico gestito totalmente da
infermieri volontari.
Il Centro Servizi offre, oltre al Bar che è aperto al mattino con tariffe agevolate
per i tesserati della Filanda, anche altri servizi importanti ed utili: mensa,
pedicure e parrucchiera, corsi di ginnastica e di pittura, infine tutte le varie
attività ricreative, socializzanti e culturali.
Tra le proposte culturali particolare importanza hanno il Coro della Filanda, il
Gruppo di recitazione, il Filandafilò, il Cineforum e gli incontri con giochi a quiz
per stimolare la memoria.
Rilevanti momenti di aggregazione sono state le feste mensili dei compleanni
comprendenti, fra l’altro, l’avvincente “Notte delle Stelle”.
Conferenze ed incontri periodici hanno richiamato numerosi ascoltatori:
“Arte e carità” esperienze dal Mato Grosso a cura di Luigi Dall’Amico e Gabriella
Polga;
Visita guidata al Museo della Val Leogra di Malo;
Presentazione del libro “S-ciao” dello scrittore scledense M.Castello con la
musica di Tiberio Bicego;
Presentazione del viaggio “Alla scoperta dell’Africa in moto” dell’amico Georges
Dal Santo;
Presentazione del libro “Donne”, una raccolta di storie ed immagini del tempo
passato, della vita dura e del coraggio delle donne, che ora sono le nostre
anziane.
Visita guidata al Museo dei Fossili di
Priabona ed al “Buso della Rana”;
“Emozioni in musica” spettacolo
musicale con le canzoni del magredense
Antonio Dalla Cà, accompagnato dalla
figlia Cristina e dagli allievi della scuola musicale.
Presentazione del libro “Storie di Anguane” con l’amico Mario Meneghini.
Viva impressione ha suscitato la rievocazione storica organizzata, in
Filanda, dalla Civica Amministrazione per ricordare il concittadino e
pioniere dell’aeronautica Nico Piccoli “magredense di via Camin” . Una
targa commemorativa è stata murata all’esterno della Filanda a ricordo
delle sue imprese . All’eccezionale evento ha fatto seguito la visita guidata
alla mostra allestita dal Comune a Palazzo Fogazzaro e un interessante
Nella foto da sx: Miss Filanda 2011 Lidia Dettin, Miss
gioco a quiz sull’argomento realizzato al Centro Servizi.
Polenta Antonietta Ripamonti, Miss Sorpresa Maria
Divertenti uscite hanno avuto per meta: Riofreddo ( non poteva mancare
Ferretto e Miss Allegria Elisabetta Noschese
la degustazione degli gnocchi..); il ristorante la Fazenda di Isola con le
sue pietanze particolari; Colletto di Velo, tra ciclamini e il fresco dei boschi; la giornata alla pesca sportiva la
Montanina di Velo ed infine la gita alle Piane dove abbiamo organizzato un torneo di bocce sui moderni campi
sintetici del locale centro anziani.
Uno “Spettacolo a Sorpresa”, con una cinquantina di protagoniste, ha sanzionato le vincitrici del concorso di
Miss Filanda 2011 nelle persone di Lidia Dettin, “reginetta assoluta” , di Marisa Ferretto, Miss Sorpresa e di
Elisabetta Noschese, Miss Allegria. Ad Antonietta Ripamonti è stata assegnata la fascia di Miss Polenta riservata
alle volontarie addette alla cucina e... non solo.
Recentemente si sono conclusi i “Giochi senza Età 2011” : una manifestazione che comprende incontri bimensili
con giochi e quiz che coprono tutto l’arco dell’anno e con una classifica generale a punti che include tutte la
prove disputate nei dodici mesi. La maglia di campionessa è stata indossata da Vittoria Tagliapietra, seconda
classificata Severina Pauletto (di anni 96!!!) e terza Maria Donanzan. Ricordiamo, come sempre, che il Centro
Servizi è aperto tutti i giorni, eccetto il sabato e la domenica, dalle ore 9.30 alle 11.30 e dalle 15 alle 18.
Auguriamo a tutti un felice Natale con l’invito ai non più giovani di provare a
trascorrere con noi, in allegria, qualche “spicchio” di un .... Buon 2012 !!!!!!!
Elder Pizzolato
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IL CAMPANILE
a cura di Maria M. Baice
Riporto qui alcune idee espresse il 23 ottobre 2011 in occasione della celebrazione
del centesimo anniversario della benedizione inaugurale al nostro campanile.
In passato il campanile ha avuto una funzione importante per le comunità
che si riconoscevano in esso, segale per che arrivava da lontano che lì c’era
una comunità organizzata e devota. un luogo di culto, un ospizio o una
possibilità di avere cibo e ricovero. I campanili delle abazie o delle chiese che si trovavano sulle vie di
pellegrinaggio (romea, cammino di Santiago...) avevano inserite delle ciotole di ceramica colorata
che indicavano ai pellegrini che lì si poteva trovare cibo e ricovero sicuri.
Gli abitanti del paese si raccoglievano e si riconoscevano nel loro campanile, simbolo di identità civile
e religiosa. Il campanile infatti era anche torre civica e serviva per avvisare tutti simultaneamente
di un pericolo imminente e improvviso o a chiamare a raccolta la convicinia, assemblea dei capi
famiglia, regolata dagli statuti comunali, che ci informano che a Magrè ci si radunava ‘ad sonum
tabule’.
Gli Statuti del Comune di Magrè del 1424 proibiscono di suonare in qualsiasi modo le campane
comminado una forte multa a chi, senza il permesso dell’autorità civile e religiosa, e quindi senza
necessità, suonasse le campane a martello, la cifra da pagare era da 20 a 10 volte maggiore
delle ammende ordinarie. Si vietava poi di salire sul tetto
delle chiese e sui campanili, che allora erano due: quello del
Cimitero Vecchio e quello di S. Benedetto, la chiesa antica
di cui c’è memoria dal XV sec.
Il campanile era una tozza torre che sorgeva, come la chiesa,
nell’attuale piazza C. Battisti. A metà dell’800 la chiesa non
era più restaurabile e fu costruita l’attuale, il campanile
subì la stessa sorte nel 1911 quando fu completato quello
che ora compie cent’anni.
Il primo campanile, costruito nel X sec. con la prima
chiesa parrocchiale dei SS. Leonzio e Carpoforo, al Cimitero
Vecchio rimane ancora mostrando non le forme primitive
ma probabilmente quello di un restauro del 1400.
La chiesa del Cimitero Vecchio rimase parrocchiale fino al
1847 e fu distrutta il 29 aprile 1945.
Da quando, nell’aprile maggio del 1928, il comune fu
soppresso il campanile fu sentito come simbolo della
comunità civile soprattutto quando era scapelà.
Nel 1974 fu ricuperata la parte terminale che il 29 aprile
1945 era saltata come un tappo di spumante e rimessa
in situ per fermare il degrado del monumento. Come
risarcimento (!) dopo che per asfaltare la strada se ne era
distrutta la scalinata
Il secondo campanile quello di S. Benedetto vecchio era
una tozza torre quadrata innalzata di otto piedi nel 1832,
quando vi furono messe tre nuove campane della ditta De
Poli di Udine.
Il parroco don Domenico Casalin, ritenendolo indegno del
paese, decise di costruire l’attuale a fianco della chiesa
parrocchiale. Il progettista fu l’ing. Giovanni Battista
Saccardo e l’opera fu compiuta fra l 1903 e il 1911, quando il
15
IL CAMPANILE
6 ottobre, domenica del Rosario, mons. Apollonio Maggio lo benedisse.
Per capire l’importanza del campanile per una comunità è necessario
rifarsi ai tempi in cui le case non erano ancora in muratura mentre lo
erano la chiesa, il campanile e forse la casa di qualche nobile e risalire
a quando non c’era tutto il rumore causato dal traffico ma si sentivano
solo le voci umane, quelle degli animali e i rumori degli attrezzi da
lavoro, quando il tempo si misurava sul suono delle campane o era
dato dal ritmo dei lavori agricoli: le mucche dovevano essere munte
due volte al giorno e se si ritardava si facevano sentire.
C’era infatti quel brulichio, quel ronzio che si sente in un villaggio, sulla sera
e che, dopo pochi momenti, dà luogo alla quiete solenne della notte.
Le donne venivano dal campo, portandosi in collo i bambini, e tenendo per
la mano i ragazzi più grandini, ai quali facevan dire le devozioni della sera;
venivan gli uomini, con le vanghe, e con le zappe sulle spalle. All’aprirsi degli
usci, si vedevan luccicare qua e là i fuochi accesi per le povere cene: si sentiva
nella strada barattare i saluti e, qualche parola, sulla scarsità della raccolta, e sulla miseria dell’annata; più
della parole, si sentivano i tocchi misurati e sonori della campana, che annunziava il finir del giorno.
Più tardi la campana a martello scioglierà le trame dei cattivi sarà di aiuto ai buoni, anche loro
in quell’occasione in torto.Così il Manzoni nel cap. 7 de “I Promessi Sposi” dipinge la sera in un
villaggio del 1600 in Lombardia ma poco diversa doveva essere la situazione anche da noi e deve
esserlo stato per lungo tempo perché fino agli anni intorno al 1950 con poche varianti nel mondo
contadino si potevano vedere scene simili anche a Magrè.
Allora il suono delle campane aveva un significato perché segnava i momenti importanti della
giornata e richiamava alla preghiera, cosa che, chiunque abbia fatto un viaggio in un paese
mussulmano sa bene lì accade anche ora e si viene puntualmente svegliati al sorgere del sole dal
muezzin che invita alla preghiera del mattino.
Per sapere che cosa accadesse a Magrè ho chiesto a Silvano Cattelan che da 60 anni è sacrista e si
ricorda bene quando e come si suonavano le campane.
Nei giorni feriali le campane davano la sveglia suonando il Padre Nostro alle 5 d’estate e alle 5,30
d’inverno, alle 12 si segnava l’ora del pranzo e di un breve riposo poi alle 17 l’Ave Maria dava il
segnale del ritorno a casa alle 20 si suonava l’or de note e con
essa si chiudeva la giornata e si
esortava al ricordo dei defunti.
Tutte le sere dal Duomo di
Schio si sente la campana che
ricorda i tanti, troppi defunti
della I° guerra mondiale e
di tutte le guerre. In altri
luoghi alla prima campana del
mattino si aggiungevano altri
segnali un tocco per il sereno,
due segnavano il tempo
nuvoloso, tre pioggia quattro
neve.
Si dava poi il segno che era
morto qualcuno e si suonava in
terzo quindi due colpi per una
donna e tre per un uomo, e lì si
16
IL CAMPANILE
scatenavano le ipotesi delle donne che lasciavano i loro lavori
e uscivano in corte e si scambiavano notizie sulla salute di
tutto il paese ipotizzando che fosse morto il tale o il tal
altro, quando moriva un ansoleto cioè un bambino appena
nato o in tenera età, evento tutt’altro che infrequente in
passato, si suonava il campanon che si suonava anche per
annunciare le feste solenni, e quindi quando si suonava per
la morte di un bambino si annunciava che era nato alla
vera vita.
Per le feste normali si suonava “in terzo” mentre per le
feste solenni in terzo e in quarto.
La notte dei morti poi si suonava fino alle 10 o 11 di sera
ma precedentemente anche tutta la notte a allora ci si
raccoglieva nelle case a ricordare i cari che non c’erano più
ma anche a meditare sulla sorte che è comune e tutti gli
uomini.
La domenica, la festa, era caratterizzata dal suono in terzo
e la giornata, secondo la liturgia cominciava con il vespero
del sabato finiva con il vespero della domenica poi già dalla domenica sera si tornava al suono di
tutti i giorn.
Alla domenica e nelle feste comandate si avvertiva della celebrazione della messa suonando le
campane mezz’ora prima dell’orario e poi la campanella posta sul tetto della chiesa dieci minuti
prima dell’inizio così chi era per strada sapeva se affrettarsi o rallentare il passo.
Un significato tutto particolare aveva la “Campana a martello “ un suono disordinato di campane
che si susseguono e danno il senso dell’angoscia che portavano con sé perché davano l’allarme per
un pericolo che incombeva sulla comunità.
Era frequente il richiamo della campana a martello perché era scoppiato un incendio e la campana
chiamava a raccolta tutti per aiutare a portar fuori tutto ciò che si poteva dalle case o dalle
stalle perché non c’erano vigili del fuoco e quindi si cercava di vedere dove ci fosse fumo e ci si
incamminava il più velocemente possibile.
Allora tutti correvano spinti da una solidarietà che in passato c’è stata dettata non solo dal pensiero
che ciascuno domani avrebbe potuto trovarsi nella stessa situazione di pericolo o di bisogno.
Inoltre si suonava campana a martello anche in occasione dei temporali perché si pensava che le
campane potessero rompere le nuvole ed evitare la grandine.
Le quattro campane dl nostro
campanile sono dedicate ai
Santi cui i nostri antenati
erano devoti e cui ci rivolgiamo
anche noi per essere protetti e
guidati.
Su ciascuna campana ci
sono due iscrizioni latine che
invocano la protezione dei
santi, esprimono una preghiera
e un’invocazione a seconda
dell’ambito in cui si cedeva
ciascuno
potesse
meglio
proteggere la comunità, le
17
IL CAMPANILE
famiglie, le persone.
La maggiore è dedicata ai SS. Leonzio e Carpoforo, patroni
della parrocchia, è in re crescente di 2/8 di semitono: “Santi
Martiri Leonzio e Carpoforo
proteggeteci
da
ogni
male”. “La pietà dei fedeli
spontaneamente offerse.”
“Oggi se udrete la voce dle
Signore non indurite i vostro
cuori”.
La seconda celebra la
Madonna di Rio (mi
crescente di 2/8 di
semitono)e prega così
per liberare noi e i nostri
antenati, prevalentemente
contadini, dai pericoli
di tempeste, fulmini e
fenomeni atmosferici in
genere.
“Venite cantiamo inni di
esultanza al Signore e inni
di giubilo a Dio, nostra
salvezza.”
“Santa Maria di Rio,
Mater amabilis, ora pro
nobis”. “Dalla folgore e
dalla tempesta liberaci, o
Signore”.
La campana dedicata a
S. Giuseppe è la terza
(in fa diesis crescente di
2/8 di semitono): “Ecco la
Croce del Signore, fuggite,
o nemici”. “S.Giuseppe,
intercedi per noi”.
“Il Signore sia benevolo e la
terra doni i suoi frutti”.
La quarta a S.Rocco, (in
sol crescente di 4/8 di
semitono) invoca perchè
ci
siano
risparmiate
le malattie fisiche e
“spirituali”:
“A
Dio
solo onore e gloria”.“S.
Rocco libera tutti dalla
peste.”.“Ascolta, o Signore,
la voce del tuo popolo e
liberalo da ogni male”.
18
ISOLA AMBIENTALE DI MAGRÈ
Da qualche mese a questa parte, ovunque ci si
volti ad osservare si nota un certo subbuglio nel
nostro quartiere: nuovi cartelli stradali, deviazioni
di traffico, operai al lavoro, transenne...e chi più
ne ha più ne metta.
Sono finalmente iniziati i lavori dell’isola
ambientale!
Come molti di noi ricorderanno, oltre due anni
fa, all’inizio del 2009, l’amministrazione comunale
avviò una serie di incontri e consultazioni con
i residenti e con i vari gruppi di interesse che
gravitano sul quartiere allo scopo di redarre un
progetto di isola ambientale che avesse come
finalità quella di limitare la velocità del traffico
veicolare e di tutelare la circolazione dei pedoni.
Il progetto definitivo, certamente ambizioso,
venne presentato al pubblico circa un anno fa,
il 20.10.10, in una riunione che si tenne alla cripta
di San Benedetto e che ebbe una straordinaria
partecipazione, a dimostrazione del vivo
interesse degli abitanti di Magrè per le sorti del
loro quartiere.
La partecipazione era peraltro stata notevole
anche nella fase, cruciale, di predisposizione
del progetto: delle ben 206 osservazioni
pervenute al Comune, molte sono state accolte
favorevolmente dall’amministrazione, e molti
degli interventi che ora vediamo in corso sono
stati previsti proprio per rispondere a specifiche
richieste ed esigenze evidenziate dai cittadini.
Si pensi ad esempio alla riduzione della velocità
di transito delle automobili in via Parafitta e in via
Cristoforo, o alla creazione di nuovi parcheggi di
fronte al complesso I Portici e in zona cimitero.
Certo, è vero che alcuni di noi hanno subito
o stanno subendo un po’ di disagi a causa
dei lavori in corso, ed è anche vero che altri
dovranno forse cambiare strada per uscire
dal quartiere, ma è anche vero che si tratta di
interventi che stanno migliorando la vivibilità del
quartiere, nel tentativo di sottrarlo alla dittatura
delle automobili e restituirlo alla sua destinazione
prevalentemente residenziale.
Non va infatti dimenticato che i lavori, in parte
già conclusi in parte ancora in corso, si sono resi
necessari anche a causa delle cattive abitudini
alla guida di molti di noi: se i limiti di velocità e
i segnali stradali fossero sempre rispettati, se
l’automobile venisse utilizzata solo quando
indispensabile, probabilmente non sarebbero
necessarie le piattaforme rialzate, i percorsi
obbligati e i sensi unici alternati.
Tuttavia spesso come cittadini abbiamo bisogno
di una piccola spinta per andare al di là del
nostro particolare e pensare agli interessi della
collettività.
E anche in questo senso vanno visti gli interventi
in corso: un invito a mutare le nostre abitudini di
guida, a ridurre la velocità delle nostre automobili,
a rispettare chi usa la bicicletta e a vederci più
come pedoni e meno come piloti.
Grazie ai lavori dell’isola ambientale le automobili
viaggiano ora più lentamente, i passaggi
pedonali sono più sicuri, alcune vie sono state
sottratte alle auto e restituite alle persone, e le
soste degli autobus scolastici sono ora più ampie
e in sicurezza.
In generale abbiamo un quartiere dove oggi
è più facile e gradevole passeggiare, dove
tutti possono usufruire con serenità degli spazi
pubblici, e dove il traffico è scorrevole pur se le
automobili non corrono troppo.
Gli interventi in corso, per quanto portatori di
qualche inevitabile disagio, non sono affatto
frutto di volontà persecutoria, ma rispondono
a precise e sentite esigenze della collettività,
cui pensiamo valga la pena sacrificare alcune
nostre abitudini o piccole comodità.
Alcune persone si lamenteranno dell’opportunità
di alcuni interventi, o riterranno che altri erano
i lavori da fare, o che alcune opere potevano
essere meglio eseguite.
Ciò è inevitabile, la resistenza ai cambiamenti
è cosa naturale, e probabilmente parte delle
lamentele sono fondate.
Tuttavia non dobbiamo dimenticare che la
realizzazione concreta delle opere è condizionata
dalla conformazione urbana di Magrè, quartiere
composto per lo più da strette viuzze, e che alcuni
interventi compiuti, per quanto di compromesso,
sono certamente preferibili ad altre soluzioni più
invasive ed attuabili solo attraverso strumenti
inopportuni e costosi, come l’esproprio di terreni
privati.
Infine va ricordato che l’attuale intervento va
inserito nel più ampio contesto della viabilità
scledense, che prevede, come è noto, la
costruzione della variante della SS46, portatrice
di sicuri effetti benefici anche per Magrè, e che
il senso e la bontà del progetto Isola Ambientale
risulteranno evidenti una volta che tutte le opere
saranno portate a termine.
Insomma, aspettiamo la fine dei lavori e nel
frattempo diminuiamo un po’ la velocità delle
nostre auto e cerchiamo di goderci il nostro
quartiere, magari in bicicletta o con una bella
passeggiata!
Il presidente del Consiglio di Quartiere
19
PELLEGRINAGGIO MONTE MAGRE’- MADONNA DELLA CORONA
CENNI STORICI
Mai come in questo momento ho
sentito il peso della responsabilità di
scrivere a riguardo di questo storico
pellegrinaggio a piedi, in direzione del
più ardito dei santuari d’Italia, sul monte
Baldo, il Santuario della Madonna della
Corona.
Tutto è dovuto dalla carica emotiva che
ho accumulato rileggendo un piccolo
fascicolo, scritto negli anni 1998-1999
e mai reso pubblico, che riassume quasi
due secoli di pellegrinaggi grazie a
testimonianze di persone anziane che
ricordavano il pellegrinaggio compiuto
dai genitori o dai nonni.
Sarà uno degli obbiettivi primari, di noi
organizzatori, integrare e migliorare
questo fascicolo per far conoscere le
curiosità, le avventure, le motivazioni
che hanno caratterizzato questo
pellegrinaggio, magari nel sito internet
della nostra unità pastorale.
Per il momento vi darò un piccolo
assaggio con alcuni cenni storici.
Il pellegrinaggio a piedi da Monte
Magrè al Santuario della Madonna della Corona si sviluppa dalla
seconda metà del 1800 al 1930 per poi continuare, in sporadiche
occasioni e prevalentemente compiuto da singole persone, fino
al 1970.
Le motivazioni principali, che spinsero i pellegrini ad avventurarsi
in questo lungo cammino, furono un’angosciante crisi agraria
nel decennio fra il 1876 e il 1886, che costrinse all’immigrazione
un abitante su dieci, e la prima guerra mondiale che portò
molti giovani al fronte lasciando nella preoccupazione le proprie
famiglie.
Gli itinerari seguiti erano più di uno inizialmente ma non c’erano
testimonianze ben precise che sapessero indicare distanze, luoghi,
punti di riferimento alle persone che volevano intraprendere lo
stesso cammino nei primi anni settanta del secolo scorso. Solo con
la perseveranza di alcuni, attraverso avventure a volte incoscienti,
dopo qualche tentativo, si riuscì a tracciare un percorso ideale e
molto simile a quello che si presume facessero
i pellegrini cento anni prima.
Il primo dei pellegrinaggi “moderni” venne
compiuto da un gruppo di 11 pellegrini
nel 1974 partendo il sabato mattina con
tutto l’occorrente negli zaini, anche con le
coperte per trascorrere la notte all’aperto,
e conclusosi la domenica mattina con la
S.Messa al santuario dopo aver sopportato
i “capricci” meteorologici, che comunque
hanno generato una grande solidarietà nei
paesi di Fosse di Sant’Anna e di Spiazzi, oltre
a far nascere delle amicizie vive ancor oggi.
Negli anni successivi ci sono stati dei cambi
di percorso, allungandolo ma rendendolo
più leggero, un allungamento dei tempi di
percorrenza prima a due poi a tre giorni con
20
due notti di riposo e infine la possibilità
di partecipare anche in corriera nella sola
giornata di domenica per dare modo
anche ai partecipanti a piedi di ritornare
alle proprie case più comodamente
rispetto al treno o scomodando amici e
parenti come si faceva nei primi anni.
Sicuramente può sorprendere il
fatto che dal 1974 questa tradizione
continua ininterrottamente e che in
questa trentottesima edizione ci siamo
ritrovati al Santuario della Madonna
della Corona in 99 pellegrini, di cui 36
giunti percorrendo a piedi gli 86km che
separano il santuario da Monte Magrè.
Abbiamo iniziato a prepararci per il
40° anniversario, che sarà nel 2013,
con il segno delle buste che abbiamo
distribuito nelle chiese della nostra Unità
Pastorale, dove in molti hanno scritto le
loro preoccupazioni, le loro richieste,
i loro ringraziamenti ed stato molto
emozionante, dopo averle portate
nei nostri zaini, portarle all’altare del
santuario nel momento dell’offertorio
e vedere la nostra guida spirituale Don Luigi Bonollo alzarle al
cielo…
Priorità per noi organizzatori resta quella di dare la possibilità
al maggior numero di persone di fare questa esperienza che
ti riempie, che ti lascia un solco anche se non sei un credente,
anche se sei partito solo per farti una camminata o per metterti
alla prova, poi sta ad ognuno di noi tenere questo solco come
una ferita sempre aperta o voler dimenticare.
Noi l’anno prossimo, a Dio piacendo, il 24-25-26 Agosto ci
saremo. Ricordo a tutti che la quota di partecipazione agevola
le famiglie e gli under 15 e che il pellegrinaggio si svolge sempre
nell’ultimo fine settimana di Agosto preceduto il giovedì da
un incontro alle ore 20:00 nella chiesa parrocchiale di Monte
Magrè per prepararci spiritualmente e per dare informazioni ai
partecipanti e non.
Queste poche righe non bastano certo a rendere un’idea su di
una realtà premiata con la medaglia di nuovo
conio del comune di Schio in occasione del
25° anniversario, che ha coinvolto fino a
settanta partecipanti provenienti da undici
paesi del circondario e che tuttora coinvolge
e da visibilità a Monte Magrè in mezza
provincia, solo con il passaparola, segno che
il ricordo è positivo.
E’ doveroso un ringraziamento a tutti coloro
che finora ci hanno aiutato e sostenuto, a
tutti gli organizzatori che si sono succeduti
negli anni, alle circa 1200 persone che hanno
partecipato fino ad oggi, tenendo comunque
sempre presente lo spirito di chi, più di
cent’anni fa, si fasciava i piedi e partiva…
Eddi Sella
MADONNA DELLA CORONA 2011
RIFLESSIONI
A Monte Magrè il pellegrinaggio alla Madonna della
Corona è ormai una tradizione iniziata 38 anni fa. Anche
quest’anno ed esattamente venerdì 26 agosto,alle ore 12
suonano le campane per il mezzogiorno, poi riprendono a
suonare allegre…c’è un motivo, in quel momento il gruppo
di partecipanti al pellegrinaggio alla Madonna della Corona
si è messo in viaggio verso la prima tappa del percorso di 86
Km che li porterà in tre giorni a Spiazzi al Santuario.
Dal poggiolo di casa mia mi affaccio per vedere la lunga
fila indiana che procede verso la provinciale, tutti con il loro
zaino, bastone e foulard giallo per distinguersi e riconoscersi.
Mi commuovo e mentalmente auguro loro una buona
strada nel nome della Madonna. Li raggiungeremo mio
marito ed io, domenica 28 agosto con i partecipanti che
arrivano in pulmann.
… Domenica salgo sul pulmann che ci porterà a Brentino
dove incontreremo i camminatori;durante il percorso la
capogruppo Gilda Tomasi . propone di recitare il S.Rosario ;
anche noi stiamo facendo un pellegrinaggio e preghiamo.
Arrivati a Brentino aspettiamo che arrivino i podisti da Fosse
di Sant’Anna ed al loro apparire battiamo le mani e ci sono
saluti ed abbracci per tutti.
Finiti i convenevoli, il gruppo deve affrontare la scala che
conduce al Santuario a Spiazzi. Ci sono persone che
sono venute con il pulmann ed altre che sono venute
con macchine proprie che affrontano l’ardua salita che si
compone di 1500 gradini: è l’ultimo sforzo ma è veramente
difficoltoso.
Un organizzatore del pellegrinaggio Eddi Sella, viene con
noi in pulmann e ci racconta la storia della Madonna della
Corona e ci illustra lo scopo dell’attuale pellegrinaggio che
fa parte del triudo che anticipa il quarantesimo anniversario
del pellegrinaggio partito da Monte Magrè.
Quest’anno ci sono stati “postini” che hanno portato le
lettere con preghiere, pensieri, scritte da partecipanti e da
persone di Monte Magrè. Tali lettere verranno poi deposte
ai piedi dell’altare durante la Santa Messa all’Offertorio.
Eddi invita chi vuole, a scrivere una lettera ed a
consegnargliela.
Anch’io scrivo e consegno la lettera;
mando alla Madonna un mio pensiero ed una preghiera.
…Da uno scritto di Don Luigi Bonollo accompagnatore
spirituale del Pellegrinaggio…”La trentottesima edizione
del nostro pellegrinaggio sarà da ricordare per l’impresa di
Eirem e Umberto che sono tornati a piedi dal santuario, fino
a Monte Magrè; per la seconda volta nella lunga storia del
pellegrinaggio si è fatto ‘come una volta’ dove andata e
ritorno erano sempre a piedi.
Le riflessioni e le preghiere lungo la strada hanno avuto
come filo conduttore alcune feste mariane: alla partenza
la Visitazione (31 maggio), allo Zovo l’Addolorata (15
settembre), alla Camonda la Presentazione al tempio di
Maria (21 novembre) a Rovegliana la Natività (8 settembre),
al Battisti la festa mariana più grande Maria Madre di Dio (1
gennaio), a Podestaria l’Immacolata (8 dicembre) e a Malga
Lessinia L’Assunta (15 agosto).
L’anno prossimo conosceremo le altre feste e per il 40° già
è in preparazione la traccia spirituale (a Dio piacendo)…”
… La Santa Messa verrà celebrata alle ore 12 ; ci sarà quindi
tempo a disposizione per confessioni, accendere lumi, fare
acquisti ed altre cose.
Ci sono altri gruppi in Basilica oltre al nostro tra i quali uno di
Trissino (VI), con il quale il nostro gruppo ha familiarizzato.
All’inizio della S. Messa, Don Luigi, davanti all’altare si è
fermato come un pellegrino posando davanti allo stesso,
lo zaino, il bastone, il cappello ed il foulard giallo che
contraddistingue il gruppo di Monte Magrè; poi, saliti i
gradini, ha iniziato a celebrare la S. Messa coadiuvato da
un Chierico.
Durante la cerimonia, mi ha stupito ascoltare il salmo
responsoriale cantato, non mi è mai capitato ed a dire la
verità è stato bello.
All’Omelia, il celebrante fa una domanda :”Perché venire
da Trissino alla Madonna della Corona? E perché venire da
Monte Magrè alla Madonna della Corona?”
…E’ una bella domanda che fa pensare …già perché si fa
un pellegrinaggio? E’ una risposta che ognuno di noi deve
trovare in sé.
Io personalmente ne ho fatti diversi di pellegrinaggi ; oltre
che alla Madonna della Corona sono stata a Lourdes, a
Fatima, a Loreto ed ogni volta è stato un atto di fede verso
la Madonna per riscoprirla sotto i diversi aspetti di donna,
sposa e Madre di Dio nonché nostra Madre Celeste.
…All’Offertorio sono state posate accanto allo zaino
le buste contenenti gli scritti delle persone devote alla
Madonna. Assistere alla S.Messa in questa Basilica, dà
sempre un grande senso di comunità fra la gente.
Al termine del rito, mentre cantavamo …è l’ora di Pia la
Squilla fedel…Don Luigi sceso dall’altare, iniziò a sventolare
il foulard giallo verso l’alto in direzione della statua della
Madonna, come a volerla salutare e tutti noi, mentre
cantavamo abbiamo preso il foulard e lo abbiamo sventolato
verso l’alto… In quel momento mi sono rivista a Lourdes,
alla sera, quando si fa la processione sull’esplanade con in
mano un cero acceso ed al momento che si canta… Ave,
Ave, Maria, si alza in alto il cero come a volerlo inviare alla
Madonna ; in quella processione ci sono persone di tutto
il mondo che sono tutt’uno per pregare la Madre di Dio.
E’ veramente una cosa magnifica di, come la Madonna,
riesca a riunire tutte le genti…
…Commossa, con la mente torno a Spiazzi , la Santa Messa
terminata ha lasciato in noi un senso di pace e di serenità.
Quindi foto di gruppo davanti alla Basilica e pranzo ; al
rientro eravamo tutti contenti di avere passato questa
giornata insieme ad onorare la Madonna camminando o
anche solo con una gita in pulmann.
Un invito a tutti a partecipare un’altr’anno al Pellegrinaggio
e…alla prossima.
Maria Teresa Senna
21
CRONACHE DAL PULMINO
a cura di Otorino alias “NONNOBUS”
Dime: che ora feto?… giusta… ma giusta però! Ti veto co
la Rai o Mediaset? Mi stamatina go vardà el telegiornale e
go regolà l’orologio ma…: mi fasso un’ora, l’orologio del
pulmin ‘naltra; l’Annalisa po’ la ga quela dell’asilo che la xe
diversa da tute le altre (secondo mì la xe pì ‘vanti parchè la
ga paura de ciaparse in leto e de ‘rivar tardi….!). Alora:
semo giusti? Ti insoma … che ora feto? - Le oto manca diexe. - Alora semo giusti! - ‘Tento: partemo se no rivemo tardi da Ettore e dall’Adele e
dopo ‘cumulemo
ritardo che se ciuciasù
sempre i ultimi.
Mejo sì che ‘ndemo, anca
parchè senò dopo ciapemo
parole da Suor Vittoria….. –
Ehhpparvia….!!
Questi sono i primi argomenti
di conversazione che alle
7.50 del mattino di solito
facciamo Ampelio (autista del
pulmino della nostra Scuola
Materna) ed io, Ottorino,
accompagnatore con tanto
di cartellino tipo “congresso”,
con foto e custodia in plastica
trasparente (xe… obligatorio:
me lo ga dà a suo tempo la
Licia!), detto anche nonno bus.
E’ ormai da qualche anno che
svolgo con entusiasmo questo
servizio di volontariato per la
Parrocchia, prima con Gino
pulmino e ora con Ampelio
che non ha, a tutt’oggi, nessun
nomignolo o soprannome
anche se, più di qualche
addetto ai lavori (soprattutto
a quelli….agricoli), lo avrebbe
battezzato Ampelio trattore
per le ben note vicissitudini
legate alla sistemazione con adattamenti, aggiunte e
modifiche del trattore acquistato usato dopo innumerevoli
viaggi in Trentino fatti con la Panda (la PUNTO nova xe de
la dona….).
La xe la machina che va ben par mi - racconta fiero
dell’acquisto – El xe … come novo! Così tra primo e secondo viaggio d’andata con il pulmino
dell’Asilo mi racconta di questa sua “nuova creatura”.
Fratelli d’Italia, l’Italia s’è desta colelmo dissipio incinta la
testa….. –
Non me ne voglia Napolitano.. ma i bambini si ritrovano fin
dal mattino presto già … patrioti. Sempre meglio di qualche
strapagato giocatore della nazionale che magari saprà che
incinta non c’è nessuno ma certo di stramboti ne dice tanti
o peggio tiene la bocca chiusa.
22
Ma a parte i sempre nuovi ed appassionanti racconti di
Ampelio sulla sua “creatura”, ho potuto cogliere tanti ed
interessanti aspetti sul modo di fare, di comportarsi dei
bambini che via via si sono avvicendati alle varie fermate che
il pulmino fa nella quotidiana “raccolta” di queste testoline
meravigliose.
E’ stato un arricchimento anche per me e, credete, i nostri
bambini sono veramente forti! (e dico nostri perché anch’io
ne ho avuti due che hanno frequentato questa scuola
materna, e ora due nipoti; io stesso, ai miei tempi… ma
‘naltri gerino tuti più bauchi ,
anche se poi alla distanza..)
E’ interessante e per certi
versi commovente sentire le
storie che ognuno, chi più chi
meno, mi racconta al mattino.
Mi fanno partecipe dei loro
problemi ma anche delle loro
piccole o grandi gioie. Ma
sempre sono tanto cari.
Ottorino, ancò compio i ani –
Tanti auguri a te, tanti auguri a
te, tanti
auguri……. – si canta tutti
in coro e si distribuiscono
caramelle!
Eeeee….. il cooo..ccodrillo
come fa, non c’è nessuno che
lo sa – si canta e si racconta.
Chi sono tutte le stregacce
cattive delle favole? Allora:
quella di Biancaneve è la
matrigna cattiva; quella della
Bella Addormentata è……
Malefica – e così via.
A parte qualche caso isolato,
al mattino i bimbi sono tutt’altro
che addormentati, anzi sono
vispi più che mai e anche al
lunedì mattina non risentono
più di tanto della pausa del
fine settimana (tutt’altra musica per i genitori, sconvolti, e i
nonni). Devo dire la verità che con il primo giro (Cà Trenta,
Pianezza, Monte Magrè e Magrè “Vecio”), forse anche
perché i bimbi sono in numero maggiore, c’è più vivacità
in pulmino, mentre con il secondo giro (Magrè “novo” e
Schio, c’è più “riflessione” e pacatezza e i discorsi sono …
sottovoce e più personali (sarà questione di …arie!)
- Varda, varda, varda, uno scoiattolo…….! Ghetu visto che
velocità a
rampegarse su par la cassia e a sparire nel bosco…..?! Quando è successo che qualcuno si è sentito male per i
primi sintomi di qualche malattia di stagione o per colpa del
….cafelate, il pulmino piomba in un silenzio irreale e tutti
sono muti ma attenti a quello che succede:
Ottorino, Ottorino, l’Alice sta male …. ma all’Adele ghe vien
da vomitare parchè ghe fa impression!
Gormiti, Tartarughe Ninja, Pokemon, Spiderman, Dragon
Ball, (Goku, Vegeta il Principe dei Sajan, con variante
“Z” o “GT”), ma forse su tutti Ben10 per i maschi, Barby,
Hello Kitty Trilly, Pimpa, Teletabbies, le Principesse Disney,
ma forse le Winx su tutte, per le femminucce. Tutti hanno
almeno un pacchetto di fazzoletti di carta con rappresentato
un loro eroe od eroina preferito, ma sembra che siano
solo da esibire in quanto, quando succede il fattaccio per
qualche starnuto eccezionale di cui è certamente campione
Alessandro, ma anche Ettore non scherza, non sono mai
di uso immediato o perché troppo belli da usare o perché,
fatalità, sempre riposti in una tasca troppo scomoda e ..
lontana per fra fronte all’emergenza. E allora saltano fuori i
più “prosaici” Lotus, Tempo, Selex, Clinex, ecc. in dotazione
al pulmino!
Ma quei del Comune gai mai provà a passare sora ai dossi
de Via Parafitta col pulmin?! Gai mai visto che salti che fa
i putei?! E le ambulanse? E le coriere FTV?! E le rotonde
nove ?!…. a la francese: cossa gavemo da imparare dai
francesi de Sarcoxì?! Quela nova de Cà Trenta po’ a ghe la
faria fare a lori: no i vede mia che tuti taja e che se no te stè
‘tento te fè un frontale?! Quele de linea po’ le taja parforsa
se no…., no le ghe la fà!
Saliti tutti, siamo ormai in arrivo alla Scuola e pronti allo...
sbarco:
Stare seduti finchè il pulmino non è fermo; non appoggiarsi
alla porta
scorrevole e scendere piano uno alla volta (utopie) - .
Con un bel salto biralto li faccio scendere e di corsa….
viaaa verso l’entrata dove generalmente una zelante Suor
Vittoria accoglie tutti con un:
BUONGIOOOORNO!! Inizia così una nuova giornata d’asilo anzi di scuola materna
(l’asilo xe par i picoli). E così farfalle, libellule, maggiolini, api,
grilli e coccinelle entrano nei loro “nidi” dove iniziano festosi
una nuova ed impegnativa giornata di giochi ma anche di
apprendimento, guidati dalle loro bravissime maestre.
Beh, qualchedun che vole la mama e pianxe ghe xe sempre;
devo dire la verità: l’anno scorso qualche volta Riccardo
(‘stano nò, parchè el xe dei medi….) el me vegneva
incontro come par tornare indrio, el me daxeva la manina
e vardandome nei oci co i so ocioni lucidi el me dixeva
piagnucolando:
“ Nonobus, riporteme casa….” Che teneresssa!!
Arrivederci a settembre?!
Avvicendamento
alla scuola materna
Con la fine dell’anno scolastico 2010\2011, la coordinatrice della Scuola Materna S. Domenico Savio
LAURA ANDREOLI, passa il testimone. Quando qualcuno lascia un incarico è facile e\o doveroso lasciarsi
andare ai soliti saluti di commiato e ai ringraziamenti di rito. Per me invece, ma penso di interpretare anche
il pensiero di tanti altri, Laura ha rappresentato un punto di riferimento per le varie attività istituzionali
della Scuola. E’ stata una collaboratrice valida, preparata, sempre disponibile ed attenta ai bisogni degli
“utenti” principali della scuola cioè i bambini. E anch’io che ogni mattina portavo dal pulmino qualche
richiesta, qualche problemino da risolvere, ho potuto apprezzare la sua competenza ma soprattutto la sua
sempre cordiale disponibilità, praticità e il tanto buon senso nell’affrontare le problematiche che via via Le
prospettavo. Mai il broncio, ma sempre un sorriso per tutti e non mancava la battuta e qualche ….. gossip
sulle Dorotee!
Cara Laura, non so se anche per l’anno scolastico 2011\2012 sarai qui a Magrè: i miei compiti, se sarò
“riconfermato” e soprattutto se potrò ancora dare la disponibilità, non sono istituzionali ma di volontariato.
Per cui se ancora collaboreremo entrambi con la Scuola, ci rivedremo al mattino e magari, dopo i giri
di andata del pulmino, anche se a titolo diverso, sarà per me un piacere rincontrarti in qualche aula tra
coccinelle, grilli, api, maggiolini, libellule e farfalle che ti ….svolazzeranno intorno felici.
Ciao cara amica, un abbraccio e grazie di e per tutto!
23
21° FESTA DELLA TREBBIATURA A MONTE MAGRE’
Anche quest’anno si è svolta a Monte Magrè la festa della trebbiatura
che è arrivata alla 21° edizione. Venerdì 15 luglio, la serata dei giovani
ha avuto un risvolto piacevole in quanto sono intervenute anche persone
“meno giovani” davanti alla prospettiva di un buon fritto di pesce.
Sabato 16 luglio, menu tradizionale abbondante e di qualità; 17 luglio
domenica; messa sul campo sportivo, con i cantori di Monte Magrè,
celebrata da Don Gianantonio Allegri e Don Luigi Nardon, missionario in
Paraguay, momentaneamente a casa in licenza. Gli stands gastronomici
sono stati aperti anche a mezzogiorno di domenica, con menu
tradizionale. Hanno funzionato diversi giochi gestiti dai giovani, giochi
gonfiabili, pesca di beneficenza e sottoscrizione a premi. La musica non
è mancata ed il tempo è stato buono. Questa festa è divenuta ormai
una tradizione per questo paese in quanto a Monte Magrè da anni non
si sono più festeggiati i Santi Patroni Filippo e Giacomo, ricorrenza che
cadeva nel mese di maggio. Per la Festa delle Trebbiatura si mobilita
tutto il paese e si lavora insieme in grande armonia. Tutto quindi è
andato bene e mando un grazie infinite a tutti coloro che hanno lavorato
ed a coloro che hanno partecipato. Alla prossima...
Maria Teresa Senna
Carissimi Amici, sono un chierichetto della
parrocchia di Magrè, scrivo a nome di tutto
il gruppo , perché volevamo dirvi che servire
sull‛altare è molto bello ed è un modo per
essere ancora più vicini a Gesù. Io assieme
al resto del gruppo oltre a fare servizio
nelle messe ci troviamo ogni quindici giorni in
cripta a San benedetto per giocare, cantare
e fare qualche attività. Quest‛anno abbiamo
fatto un‛uscita a fine ottobre dove ci siamo
divertiti moltissimo. Perciò se frequenti la
classe 2^ - 3^ - 4^ - 5^ elementare o anche
la 1^ - 2^ - 3^ media vi aspettiamo in gruppo e
alla Domenica a Messa non mancate, vedrete
che ci divertiremo.
Pellegrinaggio Diocesano Unitalsi 2012
a Lourdes
in treno dal 21 maggio al 27 maggio 2012
in aereo dal 22 maggio al 26 maggio 2012
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Battesimi e Prime Comunioni
FOTO ARMA
Battesimo
FOTO ARMA
Battesimo
1 Maggio 2011
12 Giugno 2011
Battesimo
23 Ottobre 2011
FOTO ARMA
Prima comunione
M. Magrè 22 Maggio 2011
FOTO ARMA
Prima comunione
15 Maggio 2011
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MISSIONE ARCHEOLOGICA ITALIANA
A HIERAPOLIS
«Anche in Asia, infatti, riposano grandi astri, che
si leveranno nell’ultimo giorno della parusia del
Signore tra questi Filippo, uno dei dodici apostoli,
il quale si è addormentato a Hierapolis …». Così
scriveva intorno all’anno 190 il vescovo di Efeso,
Policrate, in una lettera inviata al vescovo di Roma
Vittore. Di qualche anno successivo è il Dialogo,
in cui il presbitero romano Gaio discute le tesi di
Proclo,un rappresentante dell’eresia montanista
e anche qui si parla del sepolcro di S. Filippo a
Hierapolis. Numerose altre fonti collegano la città
all’apostolo e la ricerca archeologica ha permesso
di ritrovare il complesso monumentale nel quale si
articolava la memoria di Filippo.
Già nel 1957 è stata individuata sulla collina
orientale, fuori le mura della città, una straordinaria
chiesa a pianta ottagonale. Si tratta di un capolavoro
dell’architettura bizantina del V secolo, frutto delle
tradizioni locali nella lavorazione del travertino e
del raffinato sapere di architetti legati alla corte
imperiale di Costantinopoli. La pianta complessa
inoltre fa riferimento alla simbologia dei numeri: gli
otto lati del corpo centrale, il quadrato che ingloba
l’ottagono, i cortili triangolari, le cappelle a sette lati
sviluppano una sottile trama di riferimenti teologici.
Si poteva identificare nell’ottagono il Martyrion di
san Filippo ma la ricerca della tomba era senza
risultati.
Alla ripresa dei lavori (2001) nell’edificio, si ripresero
le indagini anche attraverso prospezioni geofisiche,
in particolare nella zona dell’altare, ma senza alcun
successo.
Nello stesso tempo si identificava, attraverso
lo studio delle immagini satellitari e le indagini
topografiche, la grande strada processionale che
portava i pellegrini, attraverso la città, sino alla
collina del santo.
I fedeli, uscendo dalla porta della città, attraversavano
un ponte e, prima di affrontare la salita lungo una
gradonata in travertino, dovevano lavarsi all’interno
di una terma, anch’essa a pianta ottagonale, in cui
le esigenze igieniche poste dall’eccezionale afflusso
26
di fedeli, si univano a pratiche di purificazione rituale.
Alla sommità della scalinata una fontana permetteva
di dissetarsi e di compiere le altre abluzioni prima di
salire all’Ottagono.
La campagna di scavo della missione archeologica
italiana a Hierapolis su concessione del Ministero
della cultura di Turchia, quest’anno ha interessato
un pianoro a mezza costa, a pochi metri di distanza
dall’Ottagono. Qui emergeva, da un immane cumulo
di pietre e di marmi lavorati, la parte superiore del
frontone in travertino di una tomba a sacello di
età romana. Era un fatto normale poiché la zona
era interessata da una vasta necropoli di questo
periodo, ma intorno numerose erano le tracce
di muri e i frammenti di marmo bizantini. Così gli
scavi hanno portato alla luce una grande basilica
a tre navate: si sono rinvenuti capitelli in marmo
con raffinate decorazioni riferibili al V secolo, croci,
tralci vegetali, transenne traforate, fregi con palme
stilizzate all’interno di nicchie. Inoltre il pavimento
della navata centrale è realizzato a intarsi marmorei
(opus sectile) con motivi geometrici a colori molto
variati.
Sulla cornice di un architrave in marmo era leggibile
il monogramma di Teodosio, probabilmente riferibile
all’imperatore bizantino.
Ma il fatto più straordinario è che questa chiesa a
tre navate è costruita intorno alla tomba a sacello
di età romana che costituisce il fulcro di tutta la
costruzione: inglobata in una struttura su cui è una
piattaforma raggiungibile attraverso una scala di
marmo. I pellegrini, entrando dal nartece, salivano
nella parte superiore della tomba dove immaginiamo
fossero collocate lampade, immagini e reliquie del
santo, e scendevano da un altro lato, attraversando
un pianerottolo decorato da un raffinato mosaico
con raffigurazione di pesci. La particolarità di questa
scala è data dall’alto grado di usura delle superfici
marmoree, segno del passaggio di migliaia di
persone e gli stessi segni di usura sono sull’architrave
della porta d’ingresso alla tomba dove il travertino
è lisciato come l’alabastro. Intorno alla porta della
tomba una serie di fori fa pensare a
una chiusura metallica applicata e una
porta ulteriore in legno Con la scoperta
di questa seconda chiesa si scioglie
anche l’interrogativo posto da un sigillo
in bronzo di dieci centimetri di diametro,
di sicuro proveniente da Hierapolis e
ora al museo di Richmond negli Stati
Uniti.
Rappresenta al centro san Filippo,
indicato dall’iscrizione, in veste di
pellegrino e serviva a segnare i pani
distribuiti ai fedeli in occasione della
festa del santo. Ai due lati del santo
sono raffigurati due edifici posti sulla
sommità di due scalinate. Quello
alla sua destra, a pianta centrale con
cupola, rappresenta certamente il
Martyrion , quello alla sua sinistra,
sinora non spiegato, è stato ora
identificato con la chiesa a tre navate
in corso di scavo, anche per la facciata
con spioventi coperti da tegole. Si
direbbe una fotografia del complesso
scattata nel VI secolo e il secondo
edificio allude, anche per la presenza
di una lampada appesa all’ingresso,
alle strutture dei sepolcri dei santi.
La ricerca archeologica permette ora
di mettere insieme tante tessere, di
comporre un mosaico coerente. Il
sepolcro di san Filippo costituisce il
fulcro intorno a cui si articolano gli
edifici di questo straordinario santuario
di pellegrinaggio, fiorito tra V e VI secolo
nella vallata del fiume Lykos in Turchia,
di fronte a Colosse, celebre per la
lettera di san Paolo, e a Laodicea, una
delle sette chiese dell’Apocalisse
Hierapolis. Ricostruzione Virtuale del Martyrion di San Filippo.
Hierapolis. Santuario di San Filippo, la tomba.
Da: Francesco D’Andria”Nel luogo
del riposo dell’apostolo Filippo”,
L’Osservatore Romano, 3 agosto2011
pag. 4
Hierapolis. Lastra marmorea con croce e iscrizione in greco (V secolo).
27
IL
VIAGGIO IN
Andare in Terra Santa non è mai un
viaggio che si possa affrontare senza
esserne preparati sia per chi crede sia
per chi non crede ma è attento alla realtà
attuale, alla condizione sociali e politiche
dei paesi che visita. Divisioni e differenze
infatti colpiscono e addolorano.
Il visitare La Terra del Santo ci pone di
fronte a noi stessi, alla nostra fede e
ci spinge e ci aiuta a mettere tutto in
discussione con maggior forza di quanto
non si possa fare nella realtà quotidiana,
è un momento forte, forse anche una
prospettiva nuova di vivere le fede.
Si comincia intanto a confrontarsi con
la realtà di luoghi che hanno visto la
presenza di Cristo e sono testimoni della
sua vicenda storica ed umana e, sapendo
quanto sia aleatoria l’interpretazione delle
scoperte archeologiche verrebbe qualcosa
di più di una tentazione di dubitare che
proprio lì Cristo abbia compiuto il tal
miracolo o ci sia stato quell’evento, ma
qui il punto di vista è un altro perché si
parte dalla conoscenza dei fatti e si sa che
sono accaduti veramente, che l’esistenza
storica di Cristo è testimoniata da molti
scrittori antichi oltre che dai Vangeli e
poi c’è la certezza che dà la fede che si
aggiunge e corrobora tutte le altre.
Il nostro viaggio è cominciato con una
serata introduttiva in cui Don Raimondo
Sinibaldi,
responsabile
dell’ufficio
pellegrinaggi diocesano, ci ha presentato
l’itinerario e fornito le linee guida del
nostro andare.
Poi l’1 aprile di mattina, molto presto siamo
partiti per l’aeroporto della Malpensa
dove oltre alle operazioni d’imbarco
28
TERRA SANTA
abbiamo superato l’interrogatorio della
polizia.
Arrivati all’aeroporto di Tel Aviv abbiamo
trovato il nostro pullman con don
Raimondo e l’autista Ramon e abbiamo
raggiunto Nazareth prima tappa del
viaggio ammirando lungo il tragitto i fiori
e il verde di una primavera che là era già
ampiamente scoppiata.
Il 2 aprile ci siamo recati al Tabor e siamo
arrivati al monte della trasfigurazione
passando vicino a Naim, ricordando
l’esempio di fede che la vedova ci
propone.
Sulla cima del monte mentre leggiamo
l’episodio evangelico sale una nebbia che
si fa intensa e a tratti si dirada facendo
balenare il sole e facendoci sentire
nell’atmosfera in cui si trovarono avvolti
Pietro, Giacomo e Giovanni in quel giorno
in cui il Padre si è manifestato per rivelare
che Cristo è il suo figlio prediletto.
Poi ad Haifa per visitare la grotta di
Elia sul Monte Carmelo. dove cristiani e
Mussulmani ricordano il profeta e questi
ultimi raccomandano a lui in questo
luogo i loro bambini appena nati.
Tornati a Nazaret, abbiamo visitato i
luoghi della vita nascosta di Gesù e preso
visione delle testimonianze storiche e
archeologiche della sua presenza e di
quella della Madonna: la chiesa, la casa
della Madonna, scavata nella roccia, il
graffito in cui è la frase “chaire Maria
”, il saluto che l’angelo le ha rivolto
nell’annunciazione, le testimonianze della
prima sinagoga, seguita poi da basiliche
costruite lì dal V°.
La
messa
celebrata
nel
luogo
dell’annunciazione
ha
suscito
un
emozione particolarmente intensa ma
ogni momento ogni visita ha avuto
un significato particolare per ciascuno
a seconda della risonanza che ha in
ciascuno il brano della Scrittura che ne
parla.
Con la visita alla fontana della vergine dove
secondo una tradizione apocrifa l’angelo
ha incontrato la Madonna e l’ha invitata
a tornare a casa per l’annunciazione vera
e propria e al precipizio da cui i parenti
avrebbero voluto lanciare Gesù, abbiamo
chiuso la nostra giornata.
Gli alberghi in cui siamo stati alloggiati
meritano qualche considerazione perché
sono tutti gestiti da cristiani in modo da
aiutare chi professa la nostra fede e si
trova stretto fra i mussulmani e gli ebrei
che cercano di avere il sopravvento gli uni
sugli altri per i motivi storici e politici ben
noti a tutti.
La scelta è stata ottima perché la qualità
del servizio era decisamente superiore
a quella avuta in soggiorni precedenti
negli stessi luoghi.
Domenica 3 aprile si scende al lago di
Tiberiade, percorrendo anche qualche
decina di metri a piedi in quel sentiero
che probabilmente Gesù percorreva
per andarvi da Nazareth. La S.Messa è
celebrata all’esterno della chiesa delle
Beatitudini, in un giardino che guarda il
lago, con fiori in particolare ibischi di ogni
colore e alberi verdissimi.
Poi navigazione sul lago, noi non siamo
capaci di camminare sulle acque!, visita
alla casa di Pietro a Cfarnao e al luogo
della seconda moltiplicazione dei pani.
E qui ancora un’esperienza particolare:
la visita alla comunità di Tarishiha, dove
vivono e testimoniano la loro fede con la
preghiera e l’educazione dei fanciulli le
Suore maestre di S. Dorotea, fra difficoltà
e problemi ma sempre con la forza e la
fermezza che dà la fede vissuta giorno per
giorno dove devi sempre confrontarti con
gli altri e e con le difficoltà che ti creano,
non sempre inconsapevolmente.
La visita si è conclusa con una cena ottima
condita anche dal senso di fratellanza e di
condivisione, non solo del cibo.
Il giorno successivo, lunedì, si va lungo
la valle del Giordano, si arriva a Gerico:il
sicomoro di Zaccheo c’è ancora, ma come
dimenticare che qui si trovano le prime
testimonianze di civiltà umana sulla terra
databili al 9000/8000 a.C. , e ancora il
monte della Quarantena e le tentazioni di
Gesù, l’assedio di Giosuè... Però la realtà
attuale è dolorosissima: un’enclave araba
chiusa tutt’intorno da cui gli abitanti non
possono uscire per nessuna ragione.
Qumran ci ha accolti con vento e pioggia,
ci aspettavamo sole e caldo nella tappa
più meridionale del nostro viaggio ma
questo non ha reso meno interessante
la vicenda dei manoscritti lì ritrovati che
hanno dimostrato la sostanziale identità
di questi databili al I° sec. d.C con quelli
precedentemente conosciuti di mille anni
più tardi.
La mattina seguente, eravamo a Betlemme,
alloggiati nel convento dei Francescani e
siamo stati svegliati alle 5 dal muezzin che
chiama i mussulmani (ma solo loro?) alla
preghiera del mattino.
Così alle 5,55 molti di noi erano ad
assistere alla S. Messa nella grotta dov’è
nato Gesù. L’ora è dettata dai rapporti
fra confessioni cristiane quindi alle 6 i
cattolici, alle 7 gli ortodossi...
E’ stata una grande emozione poter assere
lì e un pensiero di gratitudine è andato a
S Francesco e ai Francescani, cui a ricordo
della concessione del sultano è affidata la
Custodia di terra Santa, perchè attraverso
le vicissitudini dei secoli e le difficoltà
hanno saputo mantenerla finora.
Dopo la visita alla basilica della natività e al
campo dei pastori, nel pomeriggi visita al
Baby Hospital della suore Elisabettine dove
son curati i bambini arabi che son ospitati
lì con le loro mamme, poi all’Effetà dove
le suore Dorotee insegnano ai bambini
sordomuti a parlare e a capire dalla lettura
della labbra quello che viene loro detto.
Grande commozione e partecipazione
alla preoccupazione per i bambini e
ammirazione per chi dona la sua vita per
aiutare questi piccoli fratelli sfortunati
ma anche grande gioia nel poter parlare
con quei bambini che senza l’intervento
delle suore sarebbero fuori da ogni
comunicazione e partecipazione alla vita
affettiva.
L’ultima tappa è stata Gerusalemme, cui
abbiamo dedicato due giorni per visitare i
luoghi più importanti dell’ultima settimana
della vita terrena di Gesù Cristo, dal
trionfo delle Palme all’ultima cena, a tutte
le tappe dell’agonia e della morte fino alla
Resurrezione nella basilica del S. Sepolcro
dove in poco spazio c’è il Calvario, il
sepolcro e l’orto del “Noli me tangere”,
spazio diviso, anche fisicamente, fra le
varie confessioni cristiane e. come si sa
non sempre fraternamente condiviso.
Una mattinata è stata dedicata alla visita ad
Ain Karim, dove è avvenuta la visitazione, e
la Museo dell’olocausto, dove si ricordano
i morti nei campi di sterminio nazisti e un
luogo particolare è dedicato ai bambini,
le cui anime rappresentate da fiammelle
splendono in movimento continuo e
monito all’umanità perchè non si ripeta
una simile barbarie. Lì è anche il giardino
dei “giusti dell’ umanità”: ogni albero è
dedicato ad una persona o famiglia che
non tenendo conto delle leggi del pericolo
per sé e i suoi ha aiutato gli ebrei a sottrarsi
a quell’ingiusta condanna.
Poco lontano di lì è il muro che gli Israeliani
hanno costruito per rinchiudere gli
arabi che ora non possono più muoversi
liberamente né per portare i loro bambini
ammalati all’ospedale,se si verifica
un’urgenza, né per andare a lavorare
come facevano in passato in particolare
da Betlemme a Gerusalemme.
Un grazie a don Gianatonio, nostro
parroco, che ci ha accompagnati e
guidati con meditazioni sempre adatte al
momento e al luogo in cui celebrava la S.
Messa, a don Raimondo, guida e stimolo
costante, e a don Gianatonio Urabani
che lo ha sostituito egregiamente l’ultimo
giorno.
Maria Maddalena Baice
Le foto sono di Paolo Bevilacqua e Mirko
Colbacchini e Maria M. Baice
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DOMENICA 11 MARZO 2012
39 ^ MARCIA DELLE PRIMULE
Itinerario percorribile dalle ore 8.00 alle 14.30 - info 338.1245343
www.marciadelleprimule.it - [email protected]
30
www.marciadelleprimule.it
info@ marciadelleprimule.it
a cura di Francesco Marangoni
12^ Camminando con Bakhita – Schio ( VI ) 1° ottobre 2011
Nel panorama delle marce Fiasp non ho riscontrato una marcia pellegrinaggio come quella organizzata
dall’A.S.D. Marcia delle Primule. Essa comporta una specifica organizzazione essendo una marcia guidata
lungo i 27 km da Vicenza fino a Schio. Davvero uno spettacolo al momento della partenza dei due pullman
: si ritrovano persone che hanno vissuto le precedenti camminate: li accompagna lo spirito di simpatia e la
voglia di riallacciare vecchie amicizie. La presenza di circa 300 pellegrini che camminano in ricordo di Santa
Giuseppina Bakhita, prima santa africana, vissuta a Schio per molti anni ( 100 vissuti con noi ), che quest’anno
aveva come motto “ Con Bakhita testimoni di Perdono”. Fra i partecipanti anche qualche persona anziana e
alcuni disabili in carrozzina. Lungo il tragitto , nei paesi attraversati, i pellegrini sono stati accolti da bambini
e ragazzi del catechismo e dell’ACR, tra momenti di convivialità e di riflessione. Noi organizzatori siamo stati
soddisfatti della marcia, perché di anno in anno si sta ampliando sempre più, diventando un appuntamento
davvero sentito, anche se crea qualche apprensione.
Nel momento di lasciare, dopo molti anni, la presidenza dell’A.S.D. Marcia delle Primule per motivi di salute,
che mi impediscono di proseguire attivamente nel condurre l’Associazione, desidero ringraziare tutti gli Amici
che mi hanno aiutato in questi meravigliosi anni. Un gruppo di volenterosi si è accollato l’onere di portare
avanti questa manifestazione che ha dato lustro alla nostra città. Una raccomandazione è quella di non lasciarli
soli. Se ci fossero delle persone disponibili che entreranno a far parte del gruppo, saranno ben accette. La
composizione del nuovo direttivo è la seguente: Presidente Sig. DALLA FINA FLAVIANO - VicePresidente
Sig. PANTE SERGIO - Segretario-Tesoriere Sig. CEOLA GIOVANNI.
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