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Terapia Antiaggregante Orale nella prevenzione secondaria degli eventi cardiovascolari Documento di orientamento alla terapia antiaggregante piastrinica A cura del gruppo di lavoro del Tavolo Tecnico Provinciale - ASL Provincia di Bergamo: Dott.Antonio Strippoli - Coordinatore del gruppo - Azienda Ospedaliera Bolognini di Seriate Dott. ssa Marta Mazzoleni – Farmacista, Humanitas Gavazzeni Bergamo Dott.Carlo Savasta – Cardiologo Humanitas Gavazzeni Bergamo Dott. Vincenzo Trani – Cardiologo, Habilita di Zingonia Dott.ssa Daniela Valsecchi – Farmacista, Azienda Ospedaliera HPG23 Bergamo Indice Sommario 1. INTRODUZIONE ...................................................................................................................................................... 3 1.1 Ruolo delle piastrine nella patogenesi dell’aterosclerosi ...................................................................................... 3 2.TERAPIA ANTIAGGREGANTE PIASTRINICA ..................................................................................................... 4 2.1 Antipiastrinici che interferiscono con il metabolismo dell'acido arachidonico ................................................... 5 2.2 Antipiastrinici che interagiscono con la via ADP dipendente dell'attivazione piastrinica .................................... 5 3. PROFILO FARMACOLOGICO .............................................................................................................................. 11 4. PRINCIPALI PRECAUZIONI E CONTROINDICAZIONI DI PRASUGREL E TICAGRELOR ........................ 12 5. EVIDENZE CLINICHE ........................................................................................................................................... 13 6. SCELTA DELL’INIBITORE DEL RECETTORE P2Y12 NELL’ANGINA INSTABILE E NEL NSTEMI ........ 14 6.1 Strategia invasiva (PCI) ...................................................................................................................................... 14 6.2 Strategia conservativa o “non conosciuta” (“selettivamente non invasiva”) ...................................................... 14 7. SOSPENSIONE DEGLI ANTIAGGREGANTI ORALI IN FASE PREOPERATORIA: TERAPIA “PONTE” ... 15 8. INDICAZIONI TERAPEUTICHE, POSOLOGIA E MODALITÀ PRESCRITTIVE ............................................ 16 9. PIANO TERAPEUTICO AIFA PER LA PRESCRIZIONE DI PRASUGREL ...................................................... 19 10.PIANO TERAPEUTICO AIFA PER PRESCRIZIONE DI TICAGRELOR.......................................................... 20 11. BIBLIOGRAFIA .................................................................................................................................................... 21 2 1. INTRODUZIONE L’emostasi costituisce un processo dinamico, finemente regolato, mirato a preservare la fluidità ematica, riparare le lesioni vascolari e limitare la perdita di sangue evitando d’altro canto l’occlusione vasale e la perfusione inadeguata di organi vitali. Le trombosi costituiscono un malfunzionamento del meccanismo di emostasi e sono la principale complicanza del processo aterosclerotico, specialmente nell’ambito delle sindromi coronariche acute. L’aterosclerosi si configura come un processo patologico progressivo che interessa la parete delle arterie di grosso e medio calibro con formazione di placche ateromatose che possono andare incontro a ulcerazione e/o rottura. Nella patogenesi dell’aterosclerosi concorrono vari fattori, tra i quali ha un ruolo primario l’alterazione funzionale dell'endotelio con manifestazioni infiammatorie che sostengono e promuovono gli eventi che concorrono alla formazione della placca. In particolare, la maggiore permeabilità dell'endotelio perturbato favorisce la migrazione dei monociti che vanno incontro a differenziazione in macrofagi creando un microambiente infiammatorio, a sua volta sostenuto dall'ossidazione delle lipoproteine. I processi flogistici cronici a carico della parete arteriosa favoriscono, a lungo termine, lo sviluppo e la rottura della placca ateromatosa. Gli stessi, inoltre, favoriscono stress ossidativo, che, a sua volta, stimolando l'attivazione cellulare, induce flogosi cronica, apoptosi e stati di ipercoagulabilità. Nel processo evolutivo dell’aterosclerosi le piastrine svolgono, infatti, un ruolo fondamentale, sia nella formazione stessa della placca ateromatosa, sia nell'evento trombotico acuto che segue la rottura della placca. Ne consegue che i pazienti con aterosclerosi, oltre che dalla correzione di fattori di rischio quali ipertensione, diabete mellito, dislipidemia, fumo, obesità e scarsa attività fisica, possono trarre un notevole beneficio da un trattamento, anche su base preventiva, volto all'inibizione della funzionalità piastrinica. 1.1 Ruolo delle piastrine nella patogenesi dell’aterosclerosi Le piastrine sono frammenti cellulari privi di nucleo originati dai megacariociti del midollo osseo. Questi elementi corpuscolati sono essenziali nel processo emostatico che è caratterizzato da una vera e propria fase “piastrinica” e nelle patologie di natura trombotica. In condizioni fisiologiche l'endotelio vascolare produce alcuni fattori che impediscono l'attivazione delle piastrine (prostaciclina e monossido d'azoto); mentre in caso d’insulto vascolare per lesione o in alcune condizioni patologiche, lo strato di cellule endoteliali si modifica in un fenotipo pro coagulante. L’insulto causa infatti l'esposizione di alcune strutture sottoendoteliali, quali fattore Von Willebrand e il collagene che promuovono l'adesione e l'attivazione piastrinica, nonché la sintesi e la secrezione di agenti vasocostrittori e molecole di reclutamento dell' attivazione piastrinica. Inoltre, specifici recettori localizzati sulla membrana piastrinica (glicoproteine GPIa/IIa, GPIb/V/IX, GPVI) interagiscono con le strutture sottoendoteliali, provocandone l’adesione delle piastrine. Le piastrine così attivate liberano a loro volta mediatori chimici, quali Trombossano A2, ADP, serotonina e PAF (fattore attivante le piastrine) che reclutano altre piastrine nel sito della lesione. L’attivazione delle piastrine determina inoltre la variazione conformazionale del recettore IIb/IIIa rendendolo in grado di legare il fibrinogeno; quest'ultimo, legandosi alla GPIIb/IIIa), crea ponti intercellulari tra piastrine contigue, portando alla loro aggregazione e alla formazione del tappo piastrinico. 3 2.TERAPIA ANTIAGGREGANTE PIASTRINICA La terapia antiaggregante piastrinica ha rivoluzionato il trattamento delle malattie cardiovascolari, principale causa di morte e morbilità nei paesi industrializzati. Come precedentemente evidenziato, l’attivazione piastrinica rappresenta un momento chiave del processo aterosclerotico e nella formazione del trombo, quindi la sua inibizione sembra essere la migliore strategia per la prevenzione e il trattamento delle trombosi arteriose anche se spesso l’inibizione della funzione piastrinica comporta un aumento del rischio di complicanze emorragiche nei pazienti trattati. Un agente antipiastrinico ideale dovrebbe essere capace di bloccare in maniera selettiva i meccanismi trombogeni senza interferire con la fisiologica funzione piastrinica protettiva, tuttavia, al momento, nessun farmaco presenta queste caratteristiche ideali. La terapia antiaggregante piastrinica, ad oggi, è indicata nella prevenzione secondaria degli eventi cardiovascolari e nella profilassi delle trombosi arteriose nel paziente sottoposto a rivascolarizzazione coronarica. I farmaci attualmente utilizzati sono generalmente ben tollerati, ma possono presentare una limitata efficacia, effetti collaterali e fenomeni di “resistenza”. I meccanismi attraverso cui i farmaci antiaggreganti piastrinici interferiscono con l’attivazione e l’aggregazione piastrinica coinvolgono enzimi e recettori bersaglio che svolgono un ruolo critico per la sintesi e l’azione di importanti mediatori di queste risposte funzionali. L'interazione tra il farmaco antiaggregante e il suo bersaglio molecolare dipende in gran parte dai seguenti fattori: (a) la disponibilità della sostanza attiva del farmaco a livello del suo specifico recettore che varia in funzione delle sue peculiarità farmacocinetiche; (b) il meccanismo di inibizione transitoria o permanente del bersaglio e il tasso di rinnovo del bersaglio, ovvero le sue proprietà farmacodinamiche; (c) le variazioni genetiche del bersaglio del farmaco e/o degli enzimi che metabolizzano i farmaci, cioè la farmacogenetica. I farmaci antiaggreganti piastrinici sono in grado di interagire negativamente, con modalità differenti, con la funzione di aggregazione piastrinica prevenendo così la formazione di trombi ed emboli di origine trombotica. Attualmente sono disponibili quattro classi principali di farmaci antiaggreganti piastrinici Antipiastrinici che interferiscono con il metabolismo dell'acido arachidonico, inibitori delle ciclossigenasi-1 (COX-1), come l’Acido Acetilsalicilico; Antipiastrinici che interagiscono con la via ADP dipendente dell'attivazione piastrinica : antagonisti del recettore dell’adenosina difosfato (ADP) P2Y12, come la Ticlopidina, il Clopidogrel, il Prasugrel e il Ticagrelor (inibitore diretto); Inibitori delle fosfodiesterasi come il Dipirimadolo; inibitori della glicoproteina IIb/IIIa come l’Abciximab, l’Eptifibatide e il Tirofiban. Nel presente documento non sono menzionati i farmaci antiaggreganti iniettabili, utilizzati esclusivamente a livello ospedaliero. 4 2.1 Antipiastrinici che interferiscono con il metabolismo dell'acido arachidonico INIBITORE DELLA CICLOSSIGENASI: Acido Acetilsalicilico L’acido Acetilsalicilico (ASA), attraverso l’acetilazione del residuo serinico-530, blocca irreversibilmente l’enzima ciclossigenasi-1 (COX-1) che in condizioni normali promuove la sintesi di un aggregante piastrinico, il trombossano A2 (TXA2), a partire dall’acido arachidonico. L'inibizione della COX da parte dell' ASA è irreversibile, perciò l'aggregazione piastrinica mediata dal TXA2 resterà inibita per tutta la durata della vita delle piastrine, circa sette giorni e potrà essere ripristinata solo con la produzione di nuove piastrine, essendo le stesse prive di nucleo. La ciclossigenasi è presente almeno in due isoforme: COX-1 e COX-2. La prima (COX-1) è espressa fisiologicamente, anche a livello delle piastrine; la seconda (COX-2) viene espressa a livello di cellule infiammatorie. L'inibizione della COX da parte dell'ASA è irreversibile, a differenza dei FANS, e perciò l'aggregazione piastrinica mediata dal TXA2 resterà inibita per tutta la durata della vita delle piastrine, circa sette giorni e potrà essere ripristinata solo con la produzione di nuove piastrine, essendo le stesse prive di nucleo. Questo potrebbe rendere conto delle differenze di dosaggio e di durata dell’effetto antiaggregante (75-325 mg di ASA) e di quello antinfiammatorio o analgesico (>325 mg di ASA). L’utilizzo dell’ASA ad un dosaggio compreso tra 160 e 325 mg costituisce, da molti anni, una parte preminente del trattamento dei pazienti nella fase acuta dell’IM. Circa il 50% dei soggetti in trattamento presenta una “resistenza all’ASA”, che si traduce in una inibizione subottimale della funzione piastrinica. Potenziali meccanismi alla base della “resistenza all’ASA”, che possono determinare una variabilità interindividuale nella risposta clinica, sono: polimorfismi di COX, riduzione della biodisponibilità del farmaco, inadeguato metabolismo o inibizione del trombossano. Inoltre anche interazioni farmacologiche, ad esempio, con gli antinfiammatori non steroidei (FANS) non selettivi, possono antagonizzare gli effetti dell’ASA sulla COX1 per un fenomeno di interazione competitiva e, pertanto, ridurre l’efficacia antipiastrinica dell’ASA. Raramente (< 0.5%dei pazienti) si manifestano reazioni allergiche all'ASA: in alcuni casi può essere effettuata una terapia desensibilizzante. Studi clinici Lo Studio ISIS II (Second International Study of Infarct Survival) ha documentato una riduzione del 24% della mortalità con l’immediata somministrazione del farmaco dopo infarto miocardico acuto. Tale riduzione della mortalità era sovrapponibile a quella del farmaco fibrinolitico, con cui dimostrava un effetto sinergico. L’ASA viene raccomandato dalle Linee Guida ESC del 2011 e 2012, nella fase acuta di un NSTEMI (Classe I; LOE A) e di un STEMI (CLASSE I; LOE A), con un dosaggio di 150-300 mg per os. In caso d’impossibilità della terapia orale, è stata consigliata, anche se tale indicazione non era basata su studi randomizzati, una somministrazione endovenosa (ev) di ASA di 250-500mg (Linee guida ESC sul trattamento dello STEMI del 2008). Tale dosaggio ev è stato ridotto a 80-150 mg nelle Linee Guida ESC 2012 sul trattamento dello STEMI, al fine di ridurre l'inibizione delle PGI2. Si fa presente che, nella pratica clinica, si utilizza ev l'acetisalicilato di lisina. La terapia cronica con ASA, a un dosaggio 75-100 mg/die, in assenza di controindicazioni o intolleranza, è raccomandata da tutte le Linee Guida internazionali, sine die dopo una SCA (Classe I, LOE A). L’ASA determina infatti una riduzione del 35-50% del rischio relativo di morte cardiovascolare ed infarto del miocardio dopo Sindrome Coronarica Acuta (SCA). 2.2 Antipiastrinici che interagiscono con la via ADP dipendente dell'attivazione piastrinica L’ADP svolge un ruolo chiave nella genesi della fisiologica emostasi primaria e nella produzione patologica di trombi arteriosi. La trasduzione del segnale ADP-dipendente all’interno della cellula coinvolge fondamentalmente due recettori piastrinici la cui attivazione è fondamentale per il processo emostatico. Di questi il P2Y12, per la sua distribuzione tissutale selettiva, è un bersaglio particolarmente interessante per le strategie terapeutiche antiaggreganti. Oltre al suo ruolo nell’aggregazione piastrinica 5 ADP-indotta, il P2Y12 media anche diversi altri meccanismi: (a) il potenziamento della secrezione piastrinica indotta da agonisti che è indipendente dalla formazione di grandi aggregati e dalla sintesi del TXA2; (b) la stabilizzazione degli aggregati piastrinici indotta dalla trombina; (c) l'inibizione degli effetti antipiastrinici della prostaciclina, regolatore naturale della funzione piastrinica. TIENOPIRIDINE: Ticlopidina, Clopidogrel, Prasugrel Le Tienopiridine inibiscono la via ADP-dipendente di attivazione piastrinica attraverso un’inibizione irreversibile e selettiva dell’interazione dell’ADP con il recettore piastrinico P2Y12 mediante metaboliti attivi a breve durata d'azione. Essendo dei profarmaci necessitano la conversione in forma attiva e pertanto presentano una latenza nell’inizio dell’azione farmacologica (48-72 ore). Tra gli effetti indesiderati più temibili in corso di trattamento con Tienopiridine si identificano la neutropenia e la porpora trombotica trombocitopenica (caratterizzata da trombocitopenia, anemia emolitica microangiopatica, modificazioni neurologiche, insufficienza renale progressiva e febbre): eventi potenzialmente letali se non trattati adeguatamente. Ticlopidina La dose di carico per la somministrazione orale di questo derivato tienopiridinico è di 500 mg e la dose di mantenimento è di 250 mg 2 volte/die. Effetti collaterali sono rappresentati dalla neutropenia (anche grave) nell’1% dei pazienti, di solito reversibile con la sospensione del farmaco, dalla trombocitopenia e dalla porpora trombotica trombocitopenica. Quest'ultima complicanza ha una comparsa più tardiva (entro 2-8 settimane dall’assunzione dal farmaco) e si manifesta in una percentuale più bassa di pazienti (0,02% dei pazienti che assume Ticlopidina dopo stent coronarico). E’ la prima tienopiridina approvata dall’FDA (1991) ed è stata, per molto tempo, raccomandata, come farmaco di prima scelta, in caso di allergia all' ASA. Attualmente si preferiscono Tienopiridine di II e di III generazione dati gli effetti collaterali severi mostrati. Clopidogrel Il Clopidogrel ha dimostrato negli studi clinici di non essere associato ad un aumento dell’incidenza di neutropenia e trombocitopenia, evidenziando un profilo di sicurezza migliore della Ticlopidina. Il Clopidogrel è stato studiato nei pazienti con STEMI (Studio Commit; Studio Clarity) e in quelli con NSTEMI (Studio Cure; Studio PCI Cure). Nei pazienti con SCA l’assunzione all’ingresso in ospedale ha dimostrato, in associazione all’ASA, una riduzione significativa del rischio relativo di morte cardiovascolare/IM: tale beneficio era più consistente nei pazienti sottoposti a rivascolarizzazione con PCI. Nella pratica clinica il Clopidogrel è stato utilizzato nelle SCA con una dose di carico di 300 mg (nei pazienti con età <75 anni) e una dose di 75 mg/die, nella terapia a lungo termine. Nelle Linee Guida ESC/EATS 2010 sulla rivascolarizzazione miocardica è raccomandato un utilizzo del Clopidogrel nello STEMI e nel NSTEMI con una dose di carico di 600 mg (Classe I; LOE C). Tale dosaggio determina una più rapida insorgenza d’azione ed una maggiore velocità di inibizione piastrinica, rispetto ad una dose di carico di 300 mg. L’effetto antiaggregante del Clopidogrel è direttamente correlato alla concentrazione ematica del farmaco: un’inibizione significativa dell’aggregazione piastrinica si raggiunge dopo 2-3 giorni di trattamento con 75 mg/die, mentre sono necessari dai 4 ai 7 giorni per raggiungere l’inibizione massimale. Dosi più elevate non determinano una maggiore attività antiaggregante. L’azione antiaggregante persiste per 7-10 giorni dopo interruzione della terapia. L'insufficiente disponibilità del metabolita attivo del Clopidogrel ai dosaggi terapeutici convenzionali si traduce in una incompleta inattivazione di P2Y12. Tuttavia, a causa della relazione lineare tra 6 l’inattivazione del P2Y12 e l'inibizione ADP-dipendente della funzione piastrinica, anche l’incompleta inattivazione del bersaglio del farmaco si traduce in un effetto clinico misurabile. Molti fattori influenzano la reattività piastrinica e gli eventi clinici durante terapia con Clopidogrel: età, indice di massa corporea, insufficienza renale, diabete, assorbimento intestinale (regolato dalla glicoproteina P), metabolismo epatico (ad opera degli isoenzimi epatici CYP3A4 e CYP2C19 del citocromo P450), polimorfismi genetici del recettore P2Y12; ne consegue dunque una notevole variabilità interindividuale e una riduzione dell’inibizione della funzione piastrinica nel 15-40% dei pazienti trattati. In relazione alla differente capacità di metabolizzare il Clopidogrel si possono distinguere metabolizzatori rapidi, intermedi e lenti. In questi ultimi (che rappresentano 1/3 della popolazione caucasica) l’attività farmacologica del Clopidogrel è ridotta, con un maggiore numero di eventi trombotici quali infarto, ictus cerebrale e trombosi dello stent. I limiti del Clopidogrel sono dunque dovuti a: - latenza dell’effetto farmacologico in quanto pro-farmaco - interazioni tra farmaci, in particolare con alcune molecole appartenenti alla classe dei PPI - variabilità dell’inibizione piastrinica, per eventuali polimorfismi genici del citocromo CYP450 Nonostante ciò, al momento, non è raccomandato un utilizzo routinario dei test di reattività piastrinica nei pazienti con SCA trattati con Clopidogrel, ai fini di un aggiustamento posologico o di un “cambio” della terapia antipiastrinica. Studi clinici In un trial clinico (CURRENT-OASIS 7), condotto su pazienti con STEMI e NSTEMI, è stato messo a confronto un regime terapeutico con Clopidogrel ad alto dosaggio (dose di carico di 600 mg, seguita da 150 mg/die per una settimana e successivamente 75 mg/die) vs. un dosaggio standard (300 mg come dose di carico e 75 mg/die nella fase successiva). Nel complesso il regime terapeutico con Clopidogrel ad alto dosaggio si è dimostrato, in questo studio, più efficace rispetto al dosaggio standard nell’endpoint composito (mortalità cardiovascolare, IMA ed ictus a 30 gg), soltanto in un analisi prespecificata per sottogruppi, relativa ai pazienti sottoposti a PCI. Il regime di Clopidogrel ad alto dosaggio ha determinato nel trial un aumento a 30 giorni dei sanguinamenti maggiori ed una maggiore necessità di emotrasfusioni. Questa indicazione (Linee Guida ESC/EATS 2010) è stata modificata nelle Linee Guida 2011 ESC sul NSTEMI, in cui il Clopidogrel viene raccomandato soltanto nei pazienti che non possono ricevere Ticagrelor o Prasugrel (Classe I; LOE A). Nelle stesse Linee guida, il Clopidogrel,ad una dose di carico di 600 mg è raccomandato per i pazienti programmati per strategia terapeutica invasiva, quando non vi è disponibilità di Ticagrelor o Prasugrel (Classe I; LOE B). Nelle Linee Guida ESC 2012 sul trattamento dello STEMI, il Clopidogrel è raccomandato, come terapia antipiastrinica nella PCI primaria, preferibilmente quando altri più nuovi inibitori del recettore 2PY12 non sono disponibili o sono controindicati (Classe I; LOE C). Nelle Linee Guida ESC 2012 sul trattamento dello STEMI è raccomandato l’ uso del Clopidogrel (loading dose orale di 300 mg se il paziente ha < 75 anni), in associazione alla terapia fibrinolitica (Classe I;LOE A). Nelle stesse Linee Guida in caso di pazienti con STEMI, che non hanno effettuato alcuna terapia riperfusiva (pazienti giunti entro le 12 ore, nei quali non è stata somministrata alcuna terapia riperfusiva o pazienti giunti dopo le 12 ore dall’evento acuto) viene raccomandato l’utilizzo di Clopidogrel alla dose di 75 mg/die. 7 2.2.1 Inibitori del recettore 2CY12 e inibitori di pompa protonica Gli Inibitori di pompa che inibiscono il recettore CYP2C19 (in particolare omeprazolo ed esomeprazolo) riducono l'attività antiaggregante piastrinica del Clopidogrel. A tale riguardo molte le note delle Società regolatorie (FDA;EMA), con specifici warning sulla somministrazione combinata di Clopidogrel ed Inibitori della pompa protonica. L'utilizzo degli inibitori di pompa deve essere considerato nel caso di pazienti con storia di emorragie gastrointestinali ed è appropriato in caso di età avanzata, uso concomitante di anticoagulanti, di steroidi, di FANS (incluse alte dosi di ASA) e di infezione da Helicobacter pylori. Al momento, tuttavia, non vi è una chiara ed univoca evidenza in letteratura che tra Clopidogrel ed Inibitori di pompa protonica si traduca in conseguenze nell'outcome clinico (aumento degli eventi ischemici). In ogni caso, se il paziente è ad alto rischio, i benefici dell' utilizzo degli inibitori di pompa superano i rischi connessi all'interazione farmacologica. Non si è evidenziata alcuna interazione farmacologica tra IP ed i nuovi più potenti inibitori del recettore 2CY12 (Prasugrel e Ticagrelor). Prasugrel Il Prasugrel è un pro-farmaco della classe delle Tienopiridine; èconvertito nel metabolita attivo per idrolisi da parte delle esterasi intestinali. Il metabolita attivo si lega ai recettori P2Y12 presenti sulla superficie delle piastrine inibendone l'attività in modo più rapido e stabile (irreversibilmente) rispetto al Clopidogrel. In seguito a somministrazione orale, l’assorbimento e la trasformazione in metabolita attivo sono rapidi (tempo di picco di 30 minuti circa), l'inibizione è massima dopo 2-4 ore ed interessa il 70% delle piastrine. La più rapida insorgenza d'azione e l’inibizione più efficace della funzione piastrinica rispetto alle Tienopiridine classiche (inibizione tra il 60 e il 90%) giustificano la minore incidenza di eventi cardiovascolari maggiori e il maggior rischio di sanguinamento rispetto ai pazienti con sindrome coronarica acuta (SCA) trattati con interventi percutanei coronarici (PCI) e terapia medica con Clopidogrel (trial TRIAL TMI 38). Anche se i dati disponibili sono limitati, non esistono reali limitazioni d’uso nei pazienti con insufficienza renale anche grave, né è necessario alcun aggiustamento della dose nei pazienti con alterazioni della funzionalità epatica da lieve a moderata. Il Prasugrel sembra essere una valida alternativa al Clopidogrel, inefficace nel 30% dei pazienti trattati. La dose di mantenimento del Prasugrel dovrebbe essere ridotta a 5 mg al giorno in alcune categorie di pazienti (>75 anni di età e <60 kg di peso corporeo), anche se non ci sono prove sperimentali che l’aggiustamento della dose sia sicuro ed efficace. Essendo un inibitore irreversibile di P2Y12 come le altre Tienopiridine, anche l’impiego del Prasugrel rappresenta un problema per quei pazienti che devono successivamente essere sottoposti a intervento chirurgico (soprattutto bypass aorto-coronarico) in quanto determina un aumentato rischio di complicanze emorragiche. Studi clinici Nello studio TRITON-TIMI 38, 13.608 pazienti arruolati, sono stati confrontati il Prasugrel (dose di carico 60 mg seguita da 10 mg/die) con il Clopidogrel (dose di carico 300 mg seguita da 75 mg/die) in pazienti con SCA (STEMI e NSTEMI) e pianificata PCI. Si è registrata una riduzione assoluta del 2.2% e una riduzione relativa del 19% dell’endpoint primario (morte cardiovascolare, IM non fatale ed ictus cerebrale) e del 52% della trombosi “certa o probabile” precoce e tardiva dello stent, sia metallico che medicato, nel gruppo in trattamento con Prasugrel. La differenza nell’endpoint primario era largamente correlata alla differenza nell’occorrenza di IM non fatale (morte cardiovascolare ed ictus non fatale non erano ridotti dal Prasugrel rispetto al Clopidogrel). Non si è evidenziata alcuna differenza nella mortalità per tutte le cause tra i due gruppi di trattamento. Nella popolazione oggetto dello studio è stato osservato, nei pazienti che assumevano Prasugrel, un significativo incremento (2.4% vs 1.8% dei pazienti in terapia con Clopidogrel) dei sanguinamenti maggiori secondo TIMI: si è registrato un aumento significativo tanto delle emorragie potenzialmente fatali, quanto di quelle fatali. Nei pazienti con pregressi accidenti cerebrovascolari (stroke o TIA) il 8 Prasugrel è risultato potenzialmente dannoso, per l’elevato rischio di sanguinamenti. Nei pazienti con età > 75 anni e peso corporeo <60 kg. non è stato evidenziato alcun beneficio netto da parte del farmaco. In tale setting di pazienti in Europa è considerato l'utilizzo della stessa loading dose con un dosaggio di mantenimento di 5 mg/die, per minimizzare il rischio emorragico. Tuttavia nelle Linee guida ESC 2012 sul trattamento dello STEMI, si sottolinea che, al momento, non sono presenti dati di outcome su tale dosaggio ridotto e che ci sono altri farmaci inibitori del recettore ADP utilizzabili in tale sottogruppo di pazienti. Nello studio TRITON-TIMI 38, nel setting dei diabetici (3146 pazienti), è stato osservato un maggiore beneficio con l’utilizzo del Prasugrel (riduzione dell’endpoint primario del 30%), non associato ad un incremento del rischio emorragico. L’FDA nell’approvare tale molecola, ne controindica l’utilizzo nei pazienti con anamnesi di ictus o TIA e con attivo sanguinamento patologico. Vi è anche un “warning” sull’uso del Prasugrel nei pazienti con età >75 anni per l’elevato rischio di emorragie fatali ed intracraniche. Nelle Linee guida ESC/EATS del 2010 sulla rivascolarizzazione miocardica il Prasugrel viene raccomandato in Classe I LOE B in caso di STEMI ed in Classe IIA LOE B dopo NSTE-ACS: in tutte le SCA l’anatomia coronarica doveva essere nota. Nelle Linee guida ESC 2011 sul NSTEMI il Prasugrel viene invece raccomandato nello stesso setting di pazienti (naive da un trattamento con altri inibitori del recettore P2Y12, con anatomia coronarica nota e candidati alla PCI) con un’indicazione più forte (Classe I; LOE B), con l’eccezione del gruppo di pazienti con alto rischio emorragico e con altre controindicazioni. Nei pazienti con STEMI sottoposti a PCI primaria il Prasugrel conferma nelle Linee Guida ESC 2012 sul trattamento dello STEMI l’indicazione di farmaco di prima scelta (Classe I; LOE B) in pazienti Clopidogrel-naive, senza nessuna precedente storia di stroke/TIA ed età < 75 anni. INIBITORI DIRETTI DEL RECETTORE P2Y12 Ticagrelor Tra gli antagonisti diretti e reversibili del P2Y12 vi è Ticagrelor. Ticagrelor non è una tienopiridina, ma appartiene alla classe delle pirimidine, in quanto derivato dell’ADP. A differenza delle Tienopiridine non necessita di attivazione epatica e ciò, oltre a determinare una rapida insorgenza d’azione, riduce il rischio di interazioni farmacologiche e garantisce un’omogenea risposta all’assunzione; inoltre la sua azione cessa rapidamente dopo sospensione con reversibilità degli effetti farmacologici in 3-4 giorni. Tali caratteristiche lo rendono un’alternativa interessante rispetto alle Tienopiridine.Il trial clinico PLATO ha messo in evidenza come il Ticagrelor sia superiore al Clopidogrel nella prevenzione degli eventi avversi cardiovascolari maggiori nei pazienti con SCA trattati con PCI. E’ dotato di un’emivita plasmatica di circa 12 ore e l’entità dell’inibizione della funzione piastrinica è determinata essenzialmente dai livelli plasmatici del farmaco e non da metaboliti attivi. Somministrando una dose di carico di 180 mg di Ticagrelor gli effetti insorgono rapidamente: dopo 30 minuti produce un'inibizione di circa il 40% dell'aggregazione piastrinica contro il 18% che si ha con il Clopidogrel. Studi clinici Nello studio PLATO (PLTelet inhibition and patient Outcomes), studio multicentrico randomizzato, in doppio cieco, la terapia con Ticagrelor (dose di carico di 180 mg seguita da 90 mgx2/die) è messa a confronto della terapia con Clopidogrel (dose di carico di 300-600 mg. Seguita da 75 mg./die) in 18624 pazienti, ricoverati per SCA-NSTE a rischio medio-alto (candidati a trattamento conservativo o invasivo) e per STEMI (candidati a PCI primaria). I pazienti erano “arruolati” entro 24 ore dall’insorgenza dei sintomi, in maniera “upstream”, prima che fosse effettuato l’esame coronarografico. Ad un anno di follow-up si è registrata una riduzione del 16% dell’endpoint primario composito (riduzione assoluta di 1.9%), rappresentato da mortalità per cause cardiovascolari, infarto ed ictus cerebrale, con una riduzione pari al 22% del rischio relativo di morte per tutte le cause. Non sono aumentati i sanguinamenti maggiori totali, ma si è manifestato un incremento dei sanguinamenti maggiori (secondo criteri PLATO o TIMI) non CABG (cioè non collegati a procedure di chirurgia cardiaca). Si è registrato un incremento statisticamente 9 significativo delle emorragie fatali intracraniche con Ticagrelor rispetto a Clopidogrel (in media un eccesso di un’ emorragia fatale ogni 1000 pazienti trattati con Ticagrelor). Di contro le emorragie fatali non intracraniche sono risultate minori con il Ticagrelor, verosimilmente per la reversibilità del legame recettoriale e quindi dell’effetto farmacologico, alla sospensione dell’ antipiastrinico, in caso, ad esempio, di emorragie gastrointestinali di grave entità. Tra gli effetti collaterali sono riportati un incremento della dispnea (14.2% vs.9.2%) e di pause ventricolari al monitoraggio holter. La dispnea, di lieve entità ed autolimitante, era confinata ai primi giorni di trattamento; le pause ventricolari non erano associate a sintomatologia sincopale, né ad un aumento dell’impianto dei pacemakers. Entrambi gli effetti collaterali sono stati attribuiti al blocco del reuptake dell’adenosina, da parte dei globuli rossi, con sovraccarico di adenosina. Nelle Linee guida ESC/EATS 2010 il Ticagrelor era raccomandato in Classe I ; LOE B sia nei pazienti NSTE-SCA che in quelli con STEMI. Nelle recenti Lineeguida ESC 2011 sul NSTEMI il Ticagrelor viene raccomandato in tutti i pazienti con un rischio moderato-alto di eventi ischemici futuri, inclusi i pazienti precedentemente in trattamento con Clopidogrel (Classe I ; LOE B). Nei pazienti con STEMI sottoposti a PCI primaria il Ticagrelor ha, nelle Lineeguida ESC 2012 sul trattamento dello STEMI, un’indicazione di farmaco di prima scelta (Classe I; LOE B), analogamente al Prasugrel. Non è possibile fare un confronto tra i risultati degli studi TRITON-TIMI 38 e PLATO, in quanto hanno arruolato differenti casistiche. Al momento non è presente alcuno studio di confronto diretto (head to head ) tra Ticagrelor e Prasugrel. 2.3 Inibitori delle fosfodiesterasi Dipiridamolo Il Dipiridamolo è un vasodilatatore che inibisce la captazione di adenosina e l’attività delle fosfodiesterasi del guanosin-monofosfato ciclico (cGMP). Un altro farmaco ad azione antiaggregante che si comporta in maniera simile è il Cilostazolo. 10 3. PROFILO FARMACOLOGICO PARAMETRO ASA TICLOPIDINA CLOPIDOGREL PRASUGREL TICAGRELOR Profarmaco NO NO Sì Sì NO Meccanismo d'azione Inibizione irreversibile COX-1 Inibizione del legame, ADPdipendente, del fibrinogeno alla membrana piastrinica Inibizione selettiva del legame tra adenosina difosfato (ADP) e il suo recettore piastrinico P2Y1 Inibitore diretto, irreversibile Inibitore diretto, reversibile di P2Y12 di P2Y12 10-20 min 2 ore 45 minuti 30 minuti 30 minuti Principalmente renale Principalmente epatica Urinaria 50% Urinaria 68% Fecale 27% sottoforma di metaboliti inattivi Principalmente epatica per Ticagrelor per 7,4 ore il metabolita attivo 7 ore per Ticagrelor 8,5 ore per il metabolita attivo Onset d'azione Eliminazione Emivita da 2–3 ore dopo basse dosi e circa 15 ore dopo dosi elevate 30-50 ore allo steady state Fecale 46% 6 ore dopo singola dose. 8 ore il metabolita attivo dopo singola o ripetuta somministrazione 11 il metabolita attivo 4. PRINCIPALI PRECAUZIONI E CONTROINDICAZIONI DI PRASUGREL E TICAGRELOR PRASUGREL TICAGRELOR Pazienti età > 75 anni Non raccomandato (maggiore sensibilità al sanguinamento). È richiesta una dose giornaliera ridotta a 5 mg . Non richiede aggiustamenti di dosaggio Pazienti peso < 60 Kg Non raccomandato (maggiore sensibilità al sanguinamento). È richiesta una dose giornaliera ridotta a 5 mg . Non richiede aggiustamenti di dosaggio Insuff. Renale Non richiede aggiustamenti di Non richiede aggiustamenti di dosaggio dosaggio Insuff. Epatica Non richiede aggiustamenti di dosaggio nell'insuff. lieve Non richiede aggiustamenti di dosaggio nell'insuff. lieve Controindicato in insuff. moderata o severa Controindicato in insuff. moderata o severa Pazienti con storia di ictus o attacco ischemico transitorio (TIA) Controindicato Preferire Ticagrelor Pazienti con sanguinamento attivo patologico Controindicato Controindicato Pazienti con storia di emorragia intracranica Controindicato. Considerare sulla base del singolo paziente Controindicato Pazienti in terapia con farmaci potrebbero aumentare il rischio di sanguinamento (anticoagulanti orali, Clopidogrel, FANS, fibrinolitici) Da considerare quando il beneficio della prevenzione di eventi ischemici supera il rischio di sanguinamenti seri Da considerare quando il beneficio della prevenzione di eventi ischemici supera il rischio di sanguinamenti seri Pazienti in terapia con potenti inibitori CYP3A4 (ketoconazolo, claritromicina, ritonavir) Preferire Prasugrel Controindicato Pazienti con patologia senoatriale/bradicardia senza PPM in situ Preferire Prasugrel Controindicato 12 5. EVIDENZE CLINICHE In sintesi gli studi registrativi dei farmaci antiaggreganti più recenti in commercio Numero e tipologia di pazienti Regime di trattamento e tipologia di pazienti Endpoint primario di efficacia Clopidogrel Prasugrel Ticagrelor (CURE) (TRITON TIMI 38) (PLATO) Randomizzato, doppio cieco Randomizzato Randomizzato, doppio-cieco, fase III 12500 pazienti ospedalizzati per NSTESCA già in trattamento con ASA (75-325 mg) 13608 pazienti con SCA (rischio moderato o alto) sottoposti a PCI 18624 pazienti ospedalizzati per NSTE-SCA (rischio moderato o alto) o STEMI (se PCI primaria) Clopidogrel (dose carico 300 mg + dose di mantenimento 75 mg/die) + ASA vs Placebo (dose carico + dose di mantenimento) + ASA Prasugrel (dose carico 60 mg) + ASA vs Clopidogrel (dose carico 300 mg) + ASA Morte per cause cardiovascolari, infarto acuto del miocardio o ictus. Morte per cause cardiovascolari, infarto acuto del miocardio o ictus. Morte per cause cardiovascolari, infarto acuto del miocardio o ictus. 9,3% pazienti trattati con Clopidogrel – 11,4% pazienti trattati con ASA 9,9 % pazienti trattati con Prasugrel e 12,1% pazienti trattati con Clopidogrel 9.8% pazienti trattati con Ticagrelor – 11.7% pazienti trattati con Clopidogrel Ticagrelor (dose carico 180 mg + dose di mantenimento 90 mg 2volte/die) + ASA vs Clopidogrel (se pretrattati no dose carico, se naive dose carico 300 mg + dose di mantenimento 75 mg/die) + ASA Endpoint secondari di efficacia Riduzione IMA 5,2% Clopidogrel – 6,7% ASA 7.4% Prasugrel vs 9,7% Clopidogrel ( p<0,001) 5,8% con Ticagrelor - 6,9% con Clopidogrel (p<0,005) Riduzione mortalità per cause vascolari 5,1% Clopidogrel – 5,5% ASA Nessuna differenza significativa sulla mortalità globale 4,0% con Ticagrelor - 5,1% Clopidogrel (p<0,005) Riduzione ictus cerebrale 1,2% Clopidogrel – 1,4% ASA Endpoint primario di sicurezza Evento emorragico maggiore: 3.7% Clopidogrel – 2,7% ASA (p< 0,001) Episodi di sanguinamento maggiore o ictus emorragici : 2.1% Clopidogrel –1.8% ASA ( p=0,132) 1,5% con Ticagrelor - 1,3% con Clopidogrel (p<0,22) Evento emorragico maggiore: 2,4% Prasugrel – 1,8% Clopidogrel (p=0,03) Episodi di sanguinamento maggiore: 1,4% Prasugrel – 1.8% Clopidogrel ( p=0,01), tra cui sanguinamenti non fatali (1,1% vs 0,9%) e sanguinamenti fatali (0,41% vs 0.1% p=0,002) 13 Evento emorragico maggiore Non differenze significative tra i gruppi (maggior numero di emorragie intracraniche in pazienti in trattamento con Ticagrelor) 6. SCELTA DELL’INIBITORE DEL RECETTORE P2Y12 NELL’ANGINA INSTABILE E NEL NSTEMI 6.1 Strategia invasiva (PCI) In precedenza è stato sottolineato come, nelle Linee guida ESC, nei pazienti che effettuano PCI è stato ridimensionato il ruolo del Clopidogrel, da utilizzare in caso di indisponibilità dei nuovi inibitori del recettore P2Y12, che si sono dimostrati superiori al Clopidogrel nel ridurre gli eventi clinici. Tuttavia, le recentissime Lineeguida 2012 ACCF/AHA sul trattamento dei pazienti con angina instabile ed NSTEMI (Update delle Lineeguida del 2011), raccomandano indicazioni differenti da quelle europee. In particolare viene mantenuto un atteggiamento prudenziale, per quanto concerne la scelta degli inibitori del recettore P2Y12, in quanto i benefici del Prasugrel e del Ticagrelor sono stati dimostrati rispettivamente soltanto in uno studio clinico. La decisione sulla scelta dell’antipiastrinico dovrebbe essere, secondo il writing group delle Linee guida, “tailored”, cioè personalizzata sul singolo paziente, tenuto conto delle considerazioni sull’efficacia nella prevenzione della trombosi, sul rischio di eventi avversi (correlati al sanguinamento) e sull’esperienza clinica con un determinato farmaco. In pratica esplicitamente non viene operata alcuna scelta prioritaria tra gli inibitori del recettore P2Y12. Il Prasugrel ed il Ticagrelor hanno, secondo le suddette Linee guida per il trattamento dell’angina instabile ed del NSTEMI, una indicazione di Classe I; LOE B, nei pazienti che effettuano una PCI. Il Clopidogrel, ad una dose di carico di 300-600 mg, nello stesso setting di pazienti, una raccomandazione di classe I; LOE A. Per il Prasugrel non può essere raccomandato l’utilizzo nelle SCA-NSTE nei pazienti afferenti al Dipartimento di Emergenza o in quelli che non sono sottoposti a PCI. Per l’FDA è ragionevole l’uso selettivo del Prasugrel prima del cateterismo, in sottogruppi di pazienti nei quali si è deciso di procedere ad angiografia e a PCI. Definizione del rischio trombotico RISCHIO BASSO 6 mesi dopo PCI con BMS 12 mesi dopo PCI con DES RISCHIO INTERMEDIO 1 mese - 6 mesi dopo PCI con BMS 6 mesi - 12 mesi dopo DES 12 mesi dopo DES a rischio elevato (stent lunghi, multipli, in overlapping, piccoli vasi, biforcazioni, tronco comune, last remaining vessel) RISCHIO ALTO 1 mese dopo PCI con BMS 6 mesi dopo DES 12 mesi dopo DES a rischio elevato (stent lunghi, multipli, in overlapping, piccoli vasi, biforcazioni, tronco comune, last remaining vessel) La presenza di EF 35%, IRC e DM aumentano il rischio di trombosi intrastent. I pazienti sottoposti a CABG ed i pazienti con sindrome coronarica acuta non sottoposti a PCI sono considerati ad alto rischio entro il 1 mese, rischio intermedio tra 1 e 6 messi, basso rischio oltre i 6 mesi. I pazienti sottoposti a POBA sono ritenuti ad alto rischio entro 2 settimane, a rischio intermedio tra 2 e 4 settimane, a basso rischio oltre le 4 settimane. BMS= stent metallico; CABG=bypass aorto-coronarico; DES= stent medicato; DM= diabete mellito; IRC=insufficienza renale cronica; POBA= angioplastica semplice. 6.2 Strategia conservativa o “non conosciuta” (“selettivamente non invasiva”) Le Linee guida europee privilegiano l’utilizzo del Ticagrelor (Classe I ; LOE B) in all comers con angina instabile e con NSTEMI, includendo anche quelli trattati conservativamente. Le Linee guida 2012 ACCF/AHA sul trattamento dei pazienti con angina instabile ed NSTEMI, consigliano-sulla scorta di quanto precedentemente sottolineato nell’ambito della strategia invasiva - indifferentemente Clopidogrel o Ticagrelor (Classe I; LOE B). 14 La tripla terapia antipiastrinica (ASA +Clopidogrel o Ticagrelor e inibitori GPIIb/IIIa) può essere raccomandata (Classe IIb; LOE B), secondo le Lineeguida americane solo in selezionati pazienti a rischio trombotico elevato e basso rischio emorragico (significativo sottoslivellamento del tratto ST, diabete mellito, troponina positiva, età < 75 anni), programmati per strategia invasiva. In definitiva non vi è differenza nelle Classi di raccomandazione della terapia upstream con inibitori delle GPIIb//IIIa tra le Lineeguida americane ed europee (in queste ultime con Classe IIb e LOE C). In tali circostanze si consiglia l’utilizzo di eptifibatide e tirofiban, per la le proprietà farmacodinamiche, che consentono una più rapida ripresa della funzione piastrinica. Nelle Linee guida americane, nei pazienti con allergia o grave intolleranza gastrointestinale all’ASA, si possono utilizzare (dopo dose di carico) il Clopidogrel (Classe I; LOE A) o il Ticagrelor (Classe I; LOE B) oppure il Prasugrel (Classe I;LOE B), quest’ ultimo solo nei pazienti sottoposti a PCI. Nessuno dei nuovi (Prasugrel o Ticagrelor) antipiastrinici dovrebbe essere utilizzato in pazienti con precedente stroke emorragico o in pazienti con patologie epatiche di grado mediosevero. In ogni caso tutti gli inibitori del recettore per l'ADP dovrebbero essere utilizzati con cautela in pazienti ad alto rischio di sanguinamento o con anemia significativa. Nello studio TRILOGY-ACS, presentato al Congresso Europeo di Cardiologia di agosto 2012 - è stato confrontato il Prasugrel con il Clopidogrel nei pazienti con angina instabile e NSTEMI, trattati senza rivascolarizzazione. Il dosaggio del Prasugrel è stato ridotto a 5 mg. in pazienti < 60 kg. e con età > 75 anni. Il risultato del trial- disegnato come una continuazione ideale dello studio TRITON-TIMI 38- non ha evidenziato differenze statisticamente significative nell’ endpoint primario (morte cardiovascolare, IM ed ictus), dopo un followup di 18 mesi, ma solo un trend verso una riduzione degli eventi ischemici nel gruppo prespecificato, trattato con Prasugrel. Nonostante l’effetto neutro riscontrato sull’endpoint primario, il Prasugrel dimostrava nel trial un buon profilo di safety. In tale setting di pazienti con SCA-NSTE, sottoposti a terapia conservativa- per i quali non c’ è attualmente indicazione alla terapia con Prasugrel non vi era, nello studio in oggetto, alcuna differenza con il Clopidogrel, per quanto concerneva la comparsa di emorragie maggiori, quelle fatali e pericolose per la vita (verosimilmente per la riduzione del dosaggio del Prasugrel a 5 mg die, in un subset di pazienti ad alto rischio emorragico). 7. SOSPENSIONE DEGLI ANTIAGGREGANTI ORALI IN FASE PREOPERATORIA: TERAPIA “PONTE” In caso di intervento chirurgico è consigliabile sospendere Clopidogrel e Ticagrelor almeno 5 giorni prima dell'intervento stesso, 7 giorni prima in caso di trattamento con Prasugrel. Per Ticagrelor, in virtù dei risultati dello studio PLATO, tale periodo di sospensione viene ridotto a 3-5 giorni, prima di un intervento chirurgico. Nel caso di sospensione della terapia con Clopidogrel, non è raccomandato l’utilizzo (sovente riscontrato nella pratica clinica quotidiana) di eparina non frazionata o a basso peso molecolare: tale terapia infatti non ha alcun effetto antiaggregante e si associa per altro ad un aumento del rischio di sanguinamenti. E' comunque necessaria una valutazione clinica complessiva da parte dello specialista Cardiologo ( Linee Guida ESC/EATS 2010 su rivascolarizzazione miocardica). Ai fini della prevenzione della trombosi dello stent è necessario "bilanciare" il rischio trombotico con quello emorragico. Il rischio trombotico è correlato al tipo di stent posizionato (metallico vs medicato), al tempo intercorso dalla PCI all'intervento chirurgico, alle caratteristiche angiografiche delle lesioni trattate ed ai fattori clinici. Nonostante non esistano studi clinici controllati, taluni autori suggeriscono l’utilizzo di antagonisti delle GP IIb/IIIa con breve emivita (molecole, quali tirofiban ed eptifibatide), in caso di interventi ad alto rischio emorragico ed in pazienti ad elevato rischio di trombosi dello stent, come terapia sostitutiva degli antipiastrinici orali. Nella fase postoperatoria è consigliabile l’assunzione in prima giornata e, comunque il prima possibile (in rapporto all'intervernto chirurgico effettuato), degli antipiastrinici (Clopidogrel, Prasugrel o Ticagrelor), con relativa dose da carico. Si consiglia di non interrompere, quando possibile, la terapia con ASA, con la sola eccezione degli interventi di neurochirurgia intracranica e prostatectomia transuretrale, interventi che hanno documentato un aumento del rischio emorragico. Recentemente è stato proposto, come terapia "ponte", l'utilizzo del Cargrelor, un nuovo 15 potente antipiastrinico, che inibisce in maniera competitiva il recettore piastrinico P2Y12, nei pazienti, portatori di stent coronarici, candidati a chirurgia non cardiaca. Tale molecola, somministrata e.v., ha peculiari caratteristiche farmacodinamiche: ha un effetto molto rapido (massima attività dopo 15') ed una rapida reversibilità dell'inibizione piastrinica. Nonostante le importanti premesse fisiopatologiche, il Cargrelor non si è dimostrato superiore al Clopidogrel nel trattamento delle SCA (studio CHAMPIONPCI). Tuttavia recentemente nello studio BRIDGE (trial condotto su 210 pazienti) la somministrazione di Cargrelor in pazienti in terapia con Tienopiridine, candidati a intervento di rivascolarizzazione chirurgica coronarica, non ha determinato alcun aumento di sanguinamento correlato al BPAC, pur dimostrando valori di reattività piastrinica più bassi rispetto al placebo. Per supportare tale approccio terapeutico sono però necessari studi clinici controllati su ampie casistiche. Recentemente (agosto 2012) è stato pubblicato un Documento di Consenso con l'endorsement di molte Associazioni, Società e Federazioni, avente come oggetto l'approccio multidisciplinare della gestione dei pazienti portatori di stent coronarici, candidati ad intervento chirurgico. 8. INDICAZIONI TERAPEUTICHE, POSOLOGIA E MODALITÀ PRESCRITTIVE ACIDO ACETILSALICILICO (ASA) Classe: A Piano terapeutico: NO Modalità di dispensazione: Ricetta Ripetibile Indicazioni terapeutiche registrate: o Prevenzione degli eventi atero-trombotici maggiori: dopo infarto del miocardio dopo ictus cerebrale o attacchi ischemici transitori (TIA) in pazienti con angina pectoris instabile in pazienti con angina pectoris stabile cronica o Prevenzione della riocclusione dei by-pass aorto-coronarici e nell'angioplastica coronarica percutanea transluminale (PTCA). o Prevenzione degli eventi cardiovascolari nei pazienti con malattia ateromasica conclamata, nella sindrome di Kawasaki, nei pazienti in emodialisi e nella prevenzione della trombosi durante circolazione extracorporea. Per il solo dosaggio di 100 mg: Prevenzione degli eventi cardiovascolari in pazienti ad elevato rischio * * In soggetti a rischio elevato di un primo evento cardiovascolare maggiore (rischio a 10 anni > 20% in base alle carte di rischio del Progetto Cuore dell'Istituto Superiore di Sanità). Posologia: dose raccomandata100 mg/die ACETILSALICILATO DI LISINA Classe: A Piano terapeutico: NO Modalità di dispensazione: Ricetta Ripetibile Indicazioni terapeutiche registrate: o Prevenzione degli eventi atero-trombotici maggiori: · Dopo infarto miocardico · Dopo ictus cerebrale o attacchi ischemici transitori (TIA) · In pazienti con angina pectoris instabile · In pazienti con angina pectoris stabile cronica o Prevenzione della riocclusione dei by-pass aorto-coronarici e nell’angioplastica coronarica percutanea transluminale (PTCA) 16 o Prevenzione degli eventi cardiovascolari nei pazienti con malattia ateromasica conclamata, nella sindrome di Kawasaki, nei pazienti in emodialisi e nella prevenzione della trombosi durante circolazione extracorporea Per il solo dosaggio di 100 mg: o Prevenzione degli eventi cardiovascolari in pazienti ad elevato rischio * * In soggetti a rischio elevato di un primo evento cardiovascolare maggiore (rischio a 10 anni > 20% in base alle carte di rischio del Progetto Cuore dell'Istituto Superiore di Sanità). Posologia: Il trattamento deve iniziare con Cardirene 160 mg o Cardirene 300 mg, secondo prescrizione medica, subito dopo la comparsa dei primi sintomi e proseguire per almeno 5 settimane. È possibile proseguire la terapia con Cardirene 75 mg o Cardirene 100 mg. TICLOPIDINA Classe: A Piano terapeutico: NO Modalità di dispensazione: Ricetta Ripetibile Indicazioni terapeutiche registrate: o Prevenzione secondaria di eventi ischemici occlusivi cerebro e cardiovascolari in pazienti a rischio trombotico (arteriopatia obliterante periferica, pregresso infarto del miocardio, pregressi attacchi ischemici transitori ricorrenti, ictus cerebrale ischemico, angina instabile). In pazienti con pregresso infarto miocardico e con pregressi attacchi ischemici transitori l’uso della Ticlopidina dovrebbe essere riservato a quei pazienti che non tollerano l’acido acetilsalicilico o nei quali esso è risultato inefficace. o Prevenzione della riocclusione dei by-pass aorto-coronarici, nella circolazione extra-corporea, nella emodialisi e nella trombosi della vena centrale della retina. Posologia: dose raccomandata 250 mg x 2/die durante i pasti. CLOPIDOGREL Classe: A Piano terapeutico: NO Modalità di dispensazione: Ricetta Ripetibile Indicazioni terapeutiche registrate: o Pazienti adulti affetti da infarto miocardico (da pochi giorni fino a meno di 35), ictus ischemico (da 7 giorni fino a meno di 6 mesi) o arteriopatia obliterante periferica comprovata o Pazienti adulti affetti da sindrome coronarica acuta: sindrome coronarica acuta senza innalzamento del tratto ST (angina instabile o infarto miocardico senza onde Q), inclusi pazienti sottoposti a posizionamento di stent in seguito a intervento coronarico percutaneo, in associazione con acido acetilsalicilico (ASA). sindrome coronarica acuta con innalzamento del tratto ST in associazione con ASA nei pazienti in terapia farmacologica candidati alla terapia trombolitica. o Prevenzione di eventi di origine aterotrombotica e tromboembolica nella fibrillazione atriale: Clopidogrel in associazione con ASA è indicato nella prevenzione di eventi di origine aterotrombotica e tromboembolica, incluso l'ictus nei pazienti adulti con fibrillazione atriale che possiedono almeno un fattore di rischio per eventi vascolari, non idonei ad un trattamento a base di antagonisti della vitamina K (AVK) e che possiedono un basso rischio di sanguinamento. Posologia: dose di carico 300 mg, dose di mantenimento 75 mg/die. PRASUGREL Classe: A Piano terapeutico: Sì Modalità di dispensazione: Ricetta Ripetibile 17 Indicazioni terapeutiche registrate: In associazione con acido acetilsalicilico (ASA), è indicato per la prevenzione di eventi origine aterotrombotica in pazienti con sindrome coronarica acuta (ACS) (cioè angina instabile, infarto miocardico senza sopraslivellamento del tratto ST [UA/NSTEMI] o infarto miocardico con sopraslivellamento del tratto ST [STEMI]) sottoposti a intervento coronarico percutaneo (PCI) primario o ritardato. Posologia: dose di carico 60 mg; dosi successive 10 mg/die + ASA (da 75 a 325 mg/die). TICAGRELOR Classe: A Piano terapeutico: Sì Modalità di dispensazione: Ricetta Ripetibile In associazione con acido acetilsalicilico (ASA), è indicato per la prevenzione di eventi aterotrombotici in pazienti adulti con Sindrome Coronarica Acuta (angina instabile, infarto miocardico senza innalzamento del tratto ST [NSTEMI] o infarto miocardico con innalzamento del tratto ST [STEMI]), compresi i pazienti trattati farmacologicamente e quelli sottoposti a intervento coronarico percutaneo (PCI) o a impianto di bypass aorto-coronarico (CABG). Posologia: dose di carico 180 mg, dose di mantenimento 90 mg x2/die + ASA (da 75 a 150 mg/die) 18 9. PIANO TERAPEUTICO AIFA PER LA PRESCRIZIONE DI PRASUGREL nel trattamento della sindrome coronarica acuta (G.U. n. 104 del 05 Maggio 2012) Azienda Sanitaria ________________________________________________________________________ Unità Operativa del medico prescrittore ________________________________________________________________________ Nome e Cognome del medico prescrittore _______________________________________Tel. Paziente (nome e cognome) _______________________________________Data nascita Sesso M Codice Fiscale Peso < 60Kg Regione _______________________________________ ________________________________________________________________ AUSL di residenza _______________________Medico curante Si _________________ F ____________________________________________ Indirizzo ________________________ No Tel. ________________________ ________________________________________________________ Età ≥ 75 anni Si No La prescrizione di Prasugrel è a carico del Servizio Sanitario Nazionale nelle seguenti condizioni: Pazienti con sindrome coronarica acuta senza sopraslivellamento del tratto ST, sottoposti ad intervento coronarico percutaneo con o senza impianto di stent metallico medicato (trattamento per 12 mesi in associazione con aspirina); Pazienti con infarto miocardico acuto con sopraslivellamento del tratto ST, sottoposti ad intervento coronarico percutaneo primario o ritardato con o senza impianto di stent metallico medicato (trattamento per 12 mesi in associazione con aspirina). Dose prescritta_____________________(posologia) Indicare se: Prima prescrizione Prosecuzione di terapia La durata massima di trattamento è di 12 mesi Data (gg/mm/aaaa) _____ _____ __________ Timbro e firma del medico ospedaliero o del medico specialista prescrittore 19 10.PIANO TERAPEUTICO AIFA PER PRESCRIZIONE DI TICAGRELOR (G.U. n. 285 del 07 dicembre 2011) Centro prescrittore _________________________________________________________________________________________________ Medico prescrittore (nome e cognome) _________________________________________________________________________________ Tel. ________________________ e-mail ______________________________________________________________________ Paziente (nome e cognome) __________________________________________________________________________________________ Data di nascita______________________________________________________ Sesso M F Codice fiscale _____________________________________________________________________________________________________ Residente a _________________________________________________________ Tel. _________________________________________ Regione __________________________________________________________________________________________________________ ASL di residenza _____________________________________________________ Prov. ________________________________________ Medico di Medicina Generale __________________________________________________________________________________________ La prescrizione di ticagrelor è a carico del SSN solo se rispondente a una delle seguenti condizioni: Sindrome coronarica acuta con o senza innalzamento del tratto ST (angina instabile, infarto miocardico NSTEMI, infarto miocardico STEMI) con insorgenza dei sintomi da <24 ore in associazione con ASA in pazienti non trombolisati trattati farmacologicamente o mediante angioplastica coronarica (con o senza applicazione di stent) Intervento di rivascolarizzazione miocardica in pazienti con sindrome coronarica acuta con o senza innalzamento del tratto ST in associazione con ASA Il ticagrelor non deve essere utilizzato in caso di terapia trombolitica nelle 24 ore antecedenti, terapia anticoagulante orale, rischio aumentato di bradicardia, trattamento con farmaci inibitori od induttori del citocromo P-450 3A. Il trattamento con Ticagrelor deve essere Iniziato durante il ricovero ospedaliero con dose di attacco di 180 mg Nel pazienti con NSTEMI è necessaria la presenza di almeno due dei seguenti criteri: alterazioni del tratto ST sull'elettrocardiogramma indicative di ischemia al ricovero alterazioni di biomarcatori indicativi di danno miocardico uno dei seguenti fattori di rischio (età >60 anni, pregresso infarto miocardico, pregressa rivascolarizzazione miocardica, pregresso stroke ischemico, TIA, stenosi carotidea >50%, diabete mellito, arteropatia periferica, insufficienza renale con clearance della creatinina <60 ml/min/1.73 m²) Nel pazienti con STEMI è necessaria la presenza di: sopraslivellamento di almeno 0.1 mV in almeno due derivazioni contigue o blocco di branca sinistra di recente (<24 ore) insorgenza intenzione di trattare il paziente con angioplastica primaria La durata massima di trattamento è di 12 mesi Dose prescritta: Dose/die: 90 mg x 2/die Indicare se: Prima prescrizione Prosecuzione della cura Data _____/ _____/ __________ (motivo: ………………………………..) Timbro e firma del medico ospedaliero o del medico specialista prescrittore 20 11. BIBLIOGRAFIA 1) Capodanno D, Ferreiro JL, Angiolillo DJ. Antiplatelet therapy: new pharmacological agents and changing paradigms. J Thromb Haemost 2013;11:316-329. 2) Binazon O, Dubois-Gauche A, Nanau RM, et al. Efficacy and safety of platelet inhibitors. J Pharm Pharm Sci 2013;16:1-39. 3) Cerbone AM, Tufano A, Di Minno G. Linee Guida di terapia antitrombotica nel paziente anziano. GIORN GERONTOL 2000;48:419-433. www.sigg.it/public/doc/dascaricare/92.pdf 4) Douglas P. et al. Braunwald’s Heart Disease. A textbook of cardiovascular medicine, Seventh Edition (2004). Publisher: Elsevier- Saunders 5) Yusuf S et al. Effects of Clopidogrel in addition to aspirin in patients with acute coronary syndromes without STsegment elevation. N Engl J Med. 2001;345(7):494-502. 6) Roe MT et al. Prasugrel versus Clopidogrel for Acute Coronary Syndromes without Revascularization. N Engl J Med. 2012 Aug 25 7) Mehta SR et al. 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