Partito Comunista Rivoluzionario della Costa d`Avorio
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Partito Comunista Rivoluzionario della Costa d`Avorio
Partito Comunista Rivoluzionario della Costa d’Avorio Nonostante tutti gli ostacoli posti dal clan di Gbagbo, la volontà popolare ha vinto sull’impostore. L'interesse di ogni forza politica rivoluzionaria e progressista è che il processo di rivoluzione sociale abbia un costo umano più basso possibile. Questa è stata una preoccupazione costante del nostro Partito, il PCRCI. Purtroppo, le forze oppressive non si pongono così il problema. Il potere fascista e sanguinario di Gbagbo ha utilizzato tutti i mezzi per far si che il conflitto politico ivoriano sia il più distruttivo possibile della dignità umana. Per compiere i loro misfatti, Gbagbo e i suoi scagnozzi si sono impadroniti di notevoli mezzi finanziari nazionali così da comprare armi, costituire milizie tribali e assoldare mercenari. Solo negli ultimi quattro mesi, dopo il secondo turno delle elezioni presidenziali, il costo umano e materiale del conflitto è stato stimato in più di tremila morti, centinaia di dispersi, migliaia di feriti, centinaia di migliaia di profughi ed esiliati; l’economia è stata distrutta e c'è un livello atroce di miseria sociale. Il popolo ivoriano era stato convinto dai partiti politici, tra cui il Fronte Popolare Ivoriano (FPI), che la soluzione della crisi del sistema neocoloniale, che il nostro paese soffre da più di due decenni, consisteva nelle elezioni presidenziali. Queste si sono concluse con il rigetto dei risultati da parte di Gbagbo e il suo clan. Era prevedibile, dato lo slogan della campagna elettorale di Gbagbo: “o vinciamo o vinciamo". Il popolo, sfinito dalle sofferenze, è caduto in questa trappola pieno di speranze. Tuttavia, alla fine si è reso conto che solo l'azione rivoluzionaria avrebbe aperto brecce nel sistema. Perciò abbiamo deciso di sfidare nelle strade il regime ultrareazionario di Gbagbo. Costui aveva vietato qualsiasi manifestazione di strada da quando prese il potere nell'ottobre del 2000. Tutti coloro che non hanno rispettato il divieto hanno sofferto la repressione più brutale, o sono stati abbattuti a colpi d’arma da fuoco. Le uniche manifestazioni autorizzate dal tiranno Gbagbo durante il suo governo, sono state quelle organizzate dai suoi scagnozzi, per gratificare il clan. In termini politici, il risultato più visibile delle battaglie che hanno sconvolto la Costa d'Avorio negli ultimi cinque mesi, sulla questione del potere statale, è stato l'insediamento di Alassane Ouattara come Presidente della Repubblica. Il nostro partito, al pari di tutte le forze democratiche ivoriensi, si è unito saldamente al riconoscimento della legittimità di questa soluzione, che è conforme al livello di coscienza del popolo ed alla realtà emersa dalle urne il 28 novembre 2010, oltre che a esigenze di carattere etico. Al di là di questo aspetto, notiamo elementi promettenti che possono determinare sviluppi positivi nella società ivoriana. Ci sembra che una grande battaglia politica, ideologica ed etica sia stata vinta contro le forze reazionarie, in particolare contro la divisione del popolo ivoriano. Come insegnamenti politici e ideologici, i lavoratori e il popolo hanno compreso che il cammino per liberarsi dal dominio delle forze oppressive e sfruttatrici interne ed esterne, le soluzioni negoziali o pacifiche sono subordinate alla costruzione di un rapporto di forza a favore delle forze rivoluzionarie. Nonostante le elezioni e il netto rifiuto nei confronti del programma xenofobo e tribale di Laurent Gbagbo, è stato necessario ricorrere alle armi per costringerlo a lasciare il potere. Contrariamente a quanto pretendeva la politica del potere gestita attraverso il FPI negli ultimi dieci anni ed ai tentativi di approfondire le divisioni etniche e religiose, come mezzo per conservare il potere, l'unità dei popoli della Costa d'Avorio si è rafforzata. Gli oltraggi commessi da persone contro altre persone, a causa della loro origine, sono stati limitati. L'odio tribale e la xenofobia non si sono diffusi quanto volevano i loro progettisti e propagandisti. La campagna odiosa scatenata da TV, radio e stampa del campo di Gbagbo, mirava a proteggere i propri milioni acquisiti utilizzando la corruzione e l'odio tribale e religioso. Con le azioni armate si sono create le condizioni per un'unità politica, sulla base dell’accettazione dei risultati delle elezioni presidenziali. In alcuni casi, i cittadini di diverse etnie hanno creato proprie piattaforme unitarie. Nelle regioni produttrici di cacao e caffè, il potere del FPI aveva gestito le controversie immobiliari e distribuito armi ai membri di alcuni gruppi etnici. Fortunatamente, queste armi sono state assai poco utilizzate per gli scopi per cui sono state fornite, ad esempio, uccidere i vicini di altre etnie. La conquista di alcune città da parte delle Forze Repubblicane della Costa d'Avorio (FRCI), favorevoli al nuovo potere è stata accettata come una liberazione da parte di tutta la popolazione, sia da coloro che erano stati manipolati e armati, sia da coloro che dovevano essere uccisi. Queste popolazioni spesso si sono raggruppate per ricevere il FRCI, o per proteggersi nel caso in cui la situazione peggiorava oppure per cattiva informazione sui soldati del FRCI. L'opposizione di gran parte dei popoli alla politica xenofoba e tribale di Laurent Gbagbo, è stata espressa anche nelle regioni del Medio Cavally e nella zona montana. Le popolazioni di queste regioni sono quelle che hanno subito di più la politica xenofoba e tribale. I leader del FPI di queste regioni pretendevano di condurre "una guerra di liberazione" contro le popolazioni indigene delle altre regioni della Costa d’'Avorio e le popolazioni straniere, accumulando in queste regioni mercenari libici autori di crimini efferati durante la guerra civile in Sierra Leone. I diversi episodi della crisi ivoriana, in particolare, quelli emersi dopo l'annuncio dei risultati delle elezioni presidenziali, qui sono stati tra i più mortali. Alcune fonti segnalano il numero di mille morti tra marzo e aprile 2011. Si spera che sia fatta piena luce sui tragici eventi in Costa d'Avorio, e in particolare nelle suddette regioni. Il popolo della Costa d'Avorio sta vivendo ora la sua prima esperienza di difesa di una conquista politica. Questo è molto importante per il proseguimento delle prossime lotte di liberazione. Nel proclamarsi “il presidente nominato dal Consiglio costituzionale," Gbagbo ha cercato di imporre la credenza secondo cui il popolo si doveva piegare davanti le sue istituzioni. Questo è un altro modo di dire "Dio è colui che concede il potere”, cosa ripetuta più volte dai membri del regime clericale e oscurantista del FPI. I popoli della Costa d'Avorio si rifiutano di essere privati del potere di scegliere i loro dirigenti. Il potere politico appartiene al popolo, che delega i rappresentanti eletti. Si tratta di una verità che ha resistito alle mosse brutali delle forze che cercavano di manipolarla. Appare chiaro che il richiamo iniziale del FPI alla lotta contro la democrazia a partito unico, era funzionale all’ottenimento della supremazia politica, per imporre un’ideologia di estrema destra basata su discorsi “etici” e la disumanizzazione di tutto ciò che non è etnicamente puro. Molte persone che hanno creduto alla sincerità di questo approccio, apparentemente democratico e progressista, sono state manipolate. La capacità opportunista e di manovra del FPI non si è limitata a tale primo inganno. Questo partito ha incluso nella sua piattaforma la negazione della realtà del fenomeno imperialista, e si è presentato in questi ultimi anni dietro la maschera di forza patriottica, anticolonialista, antimperialista e pan-africana. Il potere del FPI per un certo tempo è riuscito a riscuotere simpatia internazionale, africana, mentre la sua ideologia e la sua pratica politica non hanno nulla da invidiare alla natura barbara dell'ideologia e della pratica politica vicine a quelle di Idi Amin o Mobutu Sesse Seko. La sconfitta del FPI mette fine alla barbarie di un’ideologia e di una pratica politica reazionaria, veramente pericolosa poiché coperta sotto vesti di pecora. Il totale appoggio del PCRI alla cacciata di Gbagbo, nonostante la partecipazione dell'esercito francese e l’operazione delle Nazioni Unite, si basa sul rispetto di noti principi. Data la situazione, il principio del rispetto della sovranità popolare e il principio di aiuto alle persone in pericolo, dovevano essere privilegiati rispetto a principio di non-aggressione; quest’ultimo principio è stato chiaramente deformato dagli accordi internazionali richiesti dalle autorità giudiziarie del paese guidato da Laurent Gbagbo. Inoltre, il PCRI ha respinto la giustificazione del genocidio da parte del potere. Alla fine di questi eventi, è vero che il sistema neo-coloniale non è stato demolito, ma le libertà conquistate dalla lotte popolari nel 1990, confiscate da Gbagbo, sono state riconquistate. Possiamo dire che, nonostante le numerose vittime, il progetto genocida è stato sconfitto. Si pongono le basi per un progresso etico. Il Fronte Popolare Ivoriano (FPI) ha definito la politica come l'arte della menzogna. Ha mentito per anni, impedendo allo stesso tempo il venire a galla di tutte le contraddizioni. Pensava che ripetendo fino alla nausea che aveva vinto le elezioni del 28 novembre 2010, si sarebbe manipolata la coscienza di tuttii. Il suo fallimento in questo tentativo ha rafforzato le condizioni del ritorno del vero significato e del vero contenuto della lotta politica e della mobilitazione a favore della lotta di liberazione nazionale e sociale contro l'imperialismo e i suoi complici. Dobbiamo dare impulso ai risultati ottenuti per aprire ulteriormente la strada a nuove conquiste sociali e politiche. La crisi ha degradato a tal punto le condizioni di vita dei lavoratori e delle masse popolari, che essi necessitano di spazi per migliorare la loro organizzazione finalizzata all’ottenimento di migliori condizioni di vita. I contadini sentono la necessità di una migliore remunerazione dei loro prodotti e dell’accesso alla proprietà della terra. Le rivendicazioni degli studenti, per la democrazia nelle scuole e migliori condizioni di studio, possono manifestarsi senza dover subire uccisioni per mano di membri della Federazione Studentesca e Scolastica della Costa d'Avorio (FESCI). I lavoratori e il popolo della Costa d'Avorio hanno sconfitto la menzogna e la tirannia. Ora sono meglio preparati per continuare la lotta contro tutte le forze repressive e sfruttatrici, contro l'impunità dei crimini politici ed economici, per la libertà, la democrazia e il progresso sociale. Questa lotta è destinata a porre fine al sistema neocoloniale e conquistare l’instaurazione di una Repubblica Democratica Indipendente Moderna. Abiyan, 5 maggio 2011 Partito Comunista Rivoluzionario della Costa d’Avorio