LA STORIA DEL DEBITO PUBBLICO ITALIANO 1861 – 2010 di

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LA STORIA DEL DEBITO PUBBLICO ITALIANO 1861 – 2010 di
LA STORIA DEL DEBITO PUBBLICO ITALIANO
1861 – 2010
di Antonio Forte
Questo breve documento ha l’obiettivo di presentare in modo semplice e asciutto, non mi
soffermerò in spiegazioni politiche o economiche, l’andamento del debito pubblico italiano nei 150
anni di storia della nostra nazione.
È un calcolo non particolarmente nuovo nel panorama della ricerca economica. Ci sono stati diversi
tentativi nel corso del tempo. Per averne contezza potete dare un’occhiata a questa pubblicazione
della Banca d’Italia: Maura Francese e Angelo Pace, Il debito pubblico italiano dall’Unità a oggi.
Una ricostruzione della serie storica, Questioni di Economia e Finanza, n° 31, ottobre 2008.
Vi è però un grave difetto nella pubblicazione di Bankitalia. In quello studio gli autori propongono
alla fine del loro lavoro la serie storica dei dati sul debito pubblico. Questa serie, di fondamentale
importanza, è possibile trovarla anche tra i dati pubblicati dalla Banca d’Italia nel suo sito internet,
nella sua opera meritoria di pubblicazione di dati e statistiche (opera utile solo agli addetti ai lavori
data la bassissima preparazione dei cittadini italiani in campo economico finanziario). Il problema,
e qui vengo al dunque, è che la serie storica è a prezzi correnti. Non si spaventi chi non è avvezzo a
questa terminologia, mi spiego subito.
Dire “a prezzi correnti” significa che si stanno pubblicando dei valori che erano presenti in un
determinato anno, senza considerare che i valori non sono comparabili tra gli anni a causa
dell’inflazione. È come fare un elenco e dire che un chilo di mele costava 4 lire decenni fa, mentre
nel 1995 costava 1.500 lire. I due valori non sono resi comparabili perché non si rende attuale il
valore storico. La serie storica presentata dalla Banca d’Italia vi presenta i dati esattamente in
questo modo, indicandovi il valore del debito nei vari anni, ma senza effettuare alcuna modifica in
modo tale da rendere comparabili i valori. È un po’ come analizzare pere e mele spacciandole per la
stessa cosa (ora capite perché è sempre preferibile non fidarsi di nessuno1, neanche della Banca
d’Italia, quando si tratta di economia). Non ha molto senso dire che nel 1861 i nostri trisavoli
avevano un debito di 3 miliardi di lire, se poi non sappiamo quanto valgono oggi quei tre miliardi di
lire. Potrebbe essere un debito enorme o un debito piccolissimo. Insomma, quanto pesavano quei 3
miliardi di lire? E a quanto ammonterebbero oggi quei 3 miliardi di lire di debito del 1861?
Nella mia analisi cercherò di presentare dati il più possibile omogenei e comparabili. In questo
modo si capirà il vero peso del debito pubblico nel corso del tempo.
1
Tranne del sottoscritto, ovviamente…
Per poter rendere comparabile il debito nel corso della storia unitaria ho deciso di utilizzare un
indice fornito dall’Istat (Istituto Nazionale di Statistica). Nello specifico, ho utilizzato l’indice di
rivalutazione monetaria. Con questo indice, dopo una semplice operazione, è possibile comparare
un valore di un qualsiasi anno della storia unitaria con quello del 2010. È una serie storica che
comincia proprio nel 1861, ed è l’unica di questo tipo di così lunga estensione temporale. Così,
facendo un esempio, se leggete che nel 1957 la Fiat 500 N costava 490.000 lire potete facilmente
calcolare a quanti euro del 2010 corrispondono. Ecco il calcolo: 490.000 lire moltiplicato per
26,2229 (coefficiente di rivalutazione monetaria) e diviso per 1936,27 (ricordiamoci che bisogna
trasformare le lire in euro) equivale a 6.636 euro del 2010. Spero sia chiaro.
Effettuando questa operazione per il valore del debito pubblico dal 1861 in avanti, l’operazione si
chiama attualizzazione, si può rendere comparabile il valore del debito di ognuno dei 150 di storia
patria con quello odierno.
Questa elaborazione serve, in sostanza, per tenere conto dell’inflazione, che rende sempre meno
comparabili due valori man mano che essi sono più distanti nel tempo.
Ma non mi sono fermato a questo.
Ho anche calcolato il peso del debito pro capite. Cioè, quanto debito si porta sulle spalle ciascun
italiano. Anche in questo caso ci aiuta l’Istat. Ci fornisce on line i dati della popolazione italiana di
tutti i censimenti. Esiste anche una ricostruzione storica della popolazione italiana in base ai confini
di ogni epoca dal 1861 al 1975. Dal 1981 in avanti i dati sono rintracciabili su internet. Per coprire
il periodo non coperto dai dati (probabilmente non sono stato bravo nel riuscire a trovare i dati per
gli anni mancanti) ho assunto che tra 1975 e 1981 la popolazione sia cresciuta in modo lineare.
Esempio esplicativo: supponiamo che si sia fatto un censimento nel 2000 e uno nel 2002. Nel primo
caso siano risultati 5 milioni di abitanti, nella seconda rilevazione 7 milioni di abitanti. Per ottenere
il dato del 2001, che non abbiamo, supponendo una crescita lineare, vien fuori che nel 2001 i
cittadini erano 6 milioni. In questo modo, forse troppo semplice, ma facile da capire ed efficace, ho
calcolato tutti gli anni mancanti (1976-1980).
Quindi, avendo rivalutato nel modo opportuno il debito dal 1861 al 2009 per renderlo omogeneo
con il dato del 2010 lo si può dividere per la popolazione di ciascun anno ed ottenere così il peso del
debito su ciascun italiano in ciascuno dei 150 anni della storia d’Italia.
In questo modo i dati sono perfettamente comparabili. Se venisse fuori che nel 1973 il peso del
debito pro capite era pari a 6.300 euro mentre nel 2010 è quasi di 31.000 euro ciò significherebbe
che tra il 1973 e il 2010 il fardello di debito che ciascun italiano si porta dietro è aumentato di circa
25.000 euro a testa ai valori del 2010. I valori sono adesso perfettamente comparabili2.
2
Ovviamente i dati sono tutti in euro per rendere diretto il confronto.
Vi mostro i due grafici finali, quello del debito assoluto a valori del 2010 e quello pro capite sempre
a valori del 2010.
Grafico 1: Debito pubblico, in Euro, rivalutato ai valori del 2010
2000000000000
1800000000000
1600000000000
1400000000000
1200000000000
1000000000000
800000000000
600000000000
400000000000
200000000000
2006
2001
1996
1991
1986
1981
1976
1971
1966
1961
1956
1951
1946
1941
1936
1931
1926
1921
1916
1911
1906
1901
1896
1891
1886
1881
1876
1871
1866
1861
0
Grafico 2: Debito pro capite, in Euro, rivalutato ai valori del 2010
35000
30000
25000
20000
15000
10000
5000
1861
1864
1867
1870
1873
1876
1879
1882
1885
1888
1891
1894
1897
1900
1903
1906
1909
1912
1915
1918
1921
1924
1927
1930
1933
1936
1939
1942
1945
1948
1951
1954
1957
1960
1963
1966
1969
1972
1975
1978
1981
1984
1987
1990
1993
1996
1999
2002
2005
2008
0
Nel 1861 il debito era pari a 14,5 miliardi di euro, mi riferisco al livello aggregato - grafico 1 -, ha
superato i 100 miliardi nel 1917, ha raggiunto un primo picco di 172 miliardi nel 1924, poi dopo
una fase di discesa ha toccato i 192 miliardi nel 1942. Poi c’è stata una decisa riduzione, per il
fenomeno inflativo post II Guerra Mondiale, ma già dal 1950 è cominciata la lunga e inarrestabile
salita. Si è superata la soglia dei 100 miliardi di Euro nel 1962, dei 200 miliardi nel 1970, dei 300
nel 1973, i 400 nel 1975, i 500 nel 1979, i 600 miliardi di euro nel 1983, i 700 nel 1984, 800 nel
1985, 1.000 miliardi di Euro nel 1988, 1.300 nel 1992, 1.500 nel 1994, 1.600 nel 1996. È rimasto
poi stabile fino al 2004 per poi riprendere la salita e superare 1.850 miliardi nel 2010.
Se consideriamo il livello pro capite (vedi grafico 2), l’andamento è simile. Nel 1861 ogni italiano
aveva 656 euro di debito pubblico sulle spalle ai valori del 2010. Questo valore è cresciuto
gradualmente fino a toccare i 1.900 euro a fine 1800. È rimasto poi sostanzialmente stabile fino
alla Grande Guerra. Nel 1920, dopo la Prima Guerra Mondiale, il debito pro capite era pari a poco
più di 5.000 euro ai valori del 2010. Nel 1942, in piena Seconda Guerra Mondiale, il valore pro
capite del debito era pari a 4.200 euro. L’inflazione post guerra fece ridurre il valore reale pro capite
del debito (ricordo che ho depurato il dato dall’inflazione) fino a farlo scendere a 700 euro nel 1947.
Ribadisco, 700 euro pro capite di debito nazionale ai valori del 2010 dopo la II Guerra Mondiale.
Da quel momento il valore ha cominciato gradualmente a salire.
Si è arrivati a circa 3.000 euro pro capite nel 1967, a 6.300 nel 1973, a 10.000 nel 1982, a 20.000
nel 1990, a 28.000 nel 1996. Poi si è stabilizzato per qualche anno. Nel 2009 ha ripreso a salire e nel
2010 ha raggiunto i 31.000 euro pro capite.
Ciò che più impressiona è la poderosa salita sia a livello aggregato che a livello pro capite dagli
anni ’60 in poi. Di ciò dovremmo essere pienamente consapevoli. I politici che hanno permesso che
ciò accadesse non ne hanno mai risposto al popolo italiano. Le giovani generazioni e le prossime
generazioni pagheranno un conto salatissimo in termini di minori investimenti pubblici, minore
assistenza sociale e minor supporto alla crescita, per colpa di una classe politica che ha avuto
attenzione solo al suo consenso, “comprandolo” con spese improduttive che hanno ipotecato per
molti decenni le possibilità di sviluppo del Paese.
Buon 150° anniversario a tutti (forse un po’ più amaro dopo questa lettura...)!
Dr. Antonio Forte
mail: [email protected]
site: antonioforte.xoom.it