Il bilancio della Fondazione Giustizia e Solidarietà della Conferenza

Transcript

Il bilancio della Fondazione Giustizia e Solidarietà della Conferenza
Il bilancio della Fondazione Giustizia e Solidarietà della Conferenza episcopale italiana
LA CHIESA E LA RIDUZIONE DEL DEBITO DEI PAESI POVERI
Roma, 30. La campagna per la riduzione del debito estero dei Paesi poveri,
promossa a partire dal 2000 per rispondere concretamente a un appello del servo di
Dio Giovanni Paolo ii sul problema, ha prodotto un risultato positivo: sono infatti
oltre mille i progetti realizzati in Guinea (prefettura di Conakry) e nello Zambia per
una spesa totale di diciassette milioni e mezzo di euro. In particolare nella prima
nazione sono stati settecentodiciannove gli interventi e trecentonovantaquattro nella seconda.
A curare l'attività è stata la Fondazione Giustizia e Solidarietà della Conferenza episcopale italiana (Cei), costituita al termine del Giubileo e presieduta dal
vescovo emerito di Alessandria Fernando Charrier.
Il bilancio è emerso, ieri, in occasione della prima giornata di lavori del convegno che si concluderà il 31 ottobre presso il centro congressi della Cei a Roma, sul
tema Debito, giustizia e solidarietà, che riunisce esperti da tutto il mondo. Al termine
dell'incontro il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, rivolgerà un
messaggio.
Tuttavia, è stato sottolineato, nonostante l'impegno profuso finora, il
problema che opprime molte nazioni a
causa della loro insolvenza, "non è ancora un capitolo chiuso". Lo ha ricordato
monsignor Charrier: "Davanti a tutti
noi vi è un impegno di cittadinanza che
non è esaurito e non può essere realizzato da soli. Per questo, accanto al lavoro
sulla conversione del debito, in questi
anni sono state alimentate le relazioni
con le reti internazionali che operano
dentro la Chiesa e la società civile". Lo
ha voluto sottolineare anche il direttore della Fondazione, Riccardo Moro: "Sono
soddisfatto, ma non è abbastanza. Quello che abbiamo fatto è certamente rilevante,
ma ha toccato solo due Paesi, e solo in parte. Dimostra però che è possibile costruire
rapporti di cooperazione dal punto di vista governativo, con il coinvolgimento della società civile, in modo efficace".
Con la Campagna, basata in particolare sull'utilizzo della legge 209 del 2000
sulla cancellazione del debito, è diventato infatti possibile partecipare direttamente
alle operazioni bilaterali di cancellazione, utilizzando i fondi raccolti per incrementare quelli messi a disposizione dai Paesi interessati.
1
In pratica, il debito estero di una o più nazioni povere viene "scambiato", ovvero acquistato, cancellato verso i creditori e trasformato in finanziamento di progetti di sviluppo sociale con l'impegno formale dei rispettivi Governi. In questo
modo, è specificato, si evita il rischio di spreco o perdita del denaro e si consente
l'utilizzo ottimale delle risorse impiegate.
Degli oltre diciassette milioni di euro raccolti in Italia, sette milioni e mezzo
sono stati spesi in Guinea, in progetti di vario genere: 49% in agricoltura, 12% in
diritti e animazione sociale, 10% in formazione e micro finanza, 5% in educazione,
5% in produzione agricola e 2% tutela ambientale; il tutto coinvolgendo almeno
quattrocentomila persone. Tra l'altro, il Governo della Guinea si è impegnato a utilizzare la somma cancellata in favore della lotta alla povertà, versando un milione e
mezzo di euro nel fondo congiunto guineo-italiano di riconversione del debito.
Nello Zambia, invece, è stato specificato, non è stato possibile perseguire la
medesima linea di azione e, per questo, la restante somma (dieci milioni) a disposizione per trecentonovantadue progetti (soprattutto in ambito agricolo ed educativo), rivolti a circa ducentocinquantamila persone, è ancora da spendere.
Africa e America Latina sono le aree del mondo dove si concentra maggiormente il problema. Soltanto nell'Africa sub-sahariana, in base ai dati forniti, per i
Paesi (considerando gli interessi, più le rate di rimborso), nel 2007 si è calcolato un
debito di circa diciassette miliardi di dollari.
Il rappresentante della Commissione episcopale azione sociale in Perú, l'economista Humberto Ortiz, ha spiegato che "nonostante in America Latina la povertà
negli ultimi anni sia diminuita a livello quantitativo, sono però aumentate le disuguaglianze e il debito sociale. In Perú in sole tre settimane abbiamo perso quattrocento milioni di dollari di riserve". E ha aggiunto che "comunque il 35% di poveri
risulta ancora una percentuale alta". Il responsabile area internazionale di Caritas
italiana e vice presidente della Fondazione, Paolo Beccegato, ha concluso affermando che per queste nazioni "se aumenta il debito interno, diminuiscono gli aiuti allo
sviluppo e la sola misura della remissione non è sufficiente".
(©L'Osservatore Romano - 31 ottobre 2008)
2