Omicidio nella terra delle mele - Federazione Trentina della
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Omicidio nella terra delle mele - Federazione Trentina della
Omicidio nella terra delle mele LAURA GALASSI U n romanzo giallo che è anche un ritratto lirico della natura trentina. "Morti e mele in vai di Noti" (Pendragon Editore, 14 euro, 149 pagine), terzo lavoro di Renato Chierzi, che sarà presentato* oggi a Trento, ha tutti gli ingredienti per tenere il lettore incollato al libro in attesa di scoprire chi ha ucciso e decapitato l'anziano possidente noneso, il cui cadavere viene ritrova in un tir carico di mele diretto in Germania. 11 valore aggiunto però sono le numerose carrellate descrittive sulle montagne attorno a Tuenno, sui meleti, i boschi e la tranquilla vita di paese. Renato Chierzi descrive bene la vai di Non perché la conosce e la ama. Nato a Cles e successivamente trasferitosi a Bologna, l'autore ha infatti mantenuto un forte legame con la sua terra di origine, dove da giovane ha raccolto mele assieme ai contadini. Nel suo romanzo, la valle è quindi protagonista attraverso i suoi paesaggi, i suoi capannoni per lo stoccaggio della frutta ma anche attraverso i personaggi, alcuni dei quali sono duri e diffidenti proprio come lo erano i nonesi .di lina volta, altri generasi edwguti come il maresciallo Dallaserra, chiamato a risolvere un caso tutt'altro che ordinario. Nel 2008 Chierzi ha pubblicato «Supermercato e risorse umane», una galleria di ritratti delle persone conosciute sul lavoro, e nel 2009 il romanzo parzialmente autobiografico «Ricordi del mio funerale». Chierzi, come mai ha scelto Tuenno come ambientazione? «Conosco bene tutta la vai di Non e la realtà di Tuenno mi stuzzicava. Il ramo paterno della mia famiglia viene da lì, anche loro erano produttori di mele. Ancora oggi poi, quando incontro i miei ex compaesani, anziani o bambini che siano, mi chiedono se sono parente del Chierzi che ha costruito il campanile di Tuenno. In effetti quello era il mio bisnononno che, siccome il terreno dove costruire il campanile era troppo morbido, piantò dei tronchi di larice per sostenerlo e all'inaugurazione si sentì dire dal cappellano "El scoria". Questa storia è ormai diventata leggènda in paese». Quali pregiudizi sui nonesi si ritrovano nel libro? «Innanzitutto la mia mission nella vita è smentire che i nonesi sono tirchi. Comunque qualche figura dura e chiusa mentalmente, tipica della vai di Non di una volta, si trova nel libro. Inoltre ricordo ancora come i residenti punzecchiavano i carabinieri, che una volta erano solo meridionali. Praticamente tra le forze dell'ordine e i paesani non si riusciva a comunicare e questo l'ho riproposto nei personaggi da barzelletta dei carabinieri». Che ruolo ha il paesaggio nel romanzo? «Ripropongo alcuni versi del poeta e compositore popolare Pier Tomaso Scaramuzza, originario di Cles, che arrestato per errore, in cella compone delle strofe dolcissime sulla natura della valle. Nell'ultimo capitolo ho poi inserito una panoramica descrittiva che va dalla Rocchetta alle Maddalene, dove al lettore si trasmette un forte lirismo». Nonostante ì numerosi riferimenti ai dintorni di Tuenno, il romanzo è già stato presentato in Emilia Romagna... «L'impianto narrativo del giallo regge anche per chi non conosce la vai di Non e ho già avuto buoni responsi fuori dal Trentino. Gli emiliani sono divertiti da alcuni usi dialettali della lingua che si trovano nel testo, come la frase "non è farina per ostie" che suona particolarmente divertente per chi non è trentino. Anche i cognomi dei personaggi, Slomp, Bergamo, Vegher, Holznecht, suonano strani».