La strategia europea per il Mercato unico digitale
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La strategia europea per il Mercato unico digitale
La strategia europea per il Mercato unico digitale Lente sull’UE n. 33 Maggio 2015 La strategia europea per il Mercato unico digitale 1. LA STRATEGIA Il 6 maggio 2015, la Commissione europea ha presentato la comunicazione “A Digital Single Market Strategy for Europe” accompagnata da uno staff working document - che contiene le azioni prioritarie sulle quali la Commissione europea si concentrerà nel periodo 2015-2016 con l’obiettivo di creare un mercato unico digitale. La strategia si basa su 3 pilastri e 16 azioni chiave, ognuna delle quali richiederà la definizione di precise iniziative legislative e non-legislative, da attuare secondo il timetable presente alla fine della comunicazione stessa. Appare da subito evidente l’approccio consumer-oriented della strategia che però, al contempo, mette più volte in luce l’importanza delle tecnologie digitali e di Internet per l’economia europea, dell’impatto di un mercato unico digitale pienamente funzionante sulla crescita e l’occupazione dell’UE, degli investimenti nel settore delle TIC e di definire un contesto normativo armonizzato e chiaro per lo svolgimento dell’attività di impresa. La strategia è caratterizzata da termini piuttosto generali, che pur assicurando un ampio margine di manovra al settore privato e pubblico coinvolto, potrebbero rischiare di tradursi in misure poco concrete. 1.1. I TRE PILASTRI Più nel dettaglio, il primo pilastro “favorire un migliore accesso ai consumatori e alle imprese ai beni e ai servizi online in Europa” ha l’obiettivo di rimuovere le maggiori differenze tra il mondo online e offline favorendo il libero movimento di prodotti e servizi. Il secondo pilastro, “creare le giuste condizioni per lo sviluppo delle reti digitali e dei servizi”, mira ad attrarre maggiori investimenti, stimolare la competitività e assicurare delle condizioni di parità (levelplaying field) tra i vari attori della catena del valore. A tal proposito, la strategia sottolinea la necessità di definire un quadro normativo chiaro e trasparente che riguardi principalmente le infrastrutture e le piattaforme digitali [misura da tempo invocata dalle Telcos europee]. Il terzo pilastro, “massimizzare il potenziale di crescita dell’economia digitale europea”, ha come principale destinatario l’industria europea e la sua trasformazione digitale con l’obiettivo di aumentare la competitività industriale europea intervenendo sia sul settore pubblico che sulla diffusione di competenze digitali [è senz’altro uno dei capitoli della strategia che riguarda più da vicino il sistema industriale italiano, 1 La strategia europea per il Mercato unico digitale principalmente manifatturiero, e chiamato a realizzare un importante cambiamento del proprio sistema produttivo]. Tab. 1: I tre pilastri del Mercato unico digitale Fonte: Commissione europea 1.2. LE 16 AZIONI CHIAVE Al fine di garantire il libero movimento di prodotti e servizi (1° pilastro), la strategia propone 8 azioni chiave, da implementare secondo un preciso timetable: 1. Presentazione di proposte legislative per semplificare e rendere efficaci le normative contrattuali transfrontaliere per consumatori e imprese (2015). 2. Una revisione del Regolamento sulla cooperazione per la tutela dei consumatori (2016). 3. Un’iniziativa volta a migliorare il sistema di spedizione dei pacchi rendendolo più trasparente e meno costoso. Dopo un periodo di due anni dall’adozione di questa iniziativa la Commissione valuterà il bisogno di ulteriori misure (primo semestre del 2016). 4. Presentazione di proposte legislative volte ad affrontare la questione del geo-blocking e le relative pratiche “non giustificate” che sarebbero causa della frammentazione del mercato interno con conseguenze negative sui consumatori (2016). Tali proposte legislative saranno precedute da un esame sulle pratiche “non giustificate” del geoblocking entro la fine del 2015. Tra le azioni della Commissione figurano una revisione della Direttiva sulle pratiche commerciali sleali, una revisione dell’applicazione dell’art. 20 della Direttiva sui 2 La strategia europea per il Mercato unico digitale servizi e di alcuni aspetti della Direttiva 2000/31/EC riguardante l’ecommerce; [Il tema, insieme al copyright, sarà tra i più dibattuti e complessi del primo pilastro. Per l’industria europea sarà senz’altro importante difendere il principio fondamentale della libertà contrattuale]. 5. Un’indagine sulle pratiche concorrenziali nel settore dell’e-commerce, relativa alla vendita di beni o la fornitura di servizi online (2015). [L’indagine è stata già lanciata (il 6 maggio) dall'Esecutivo UE, al fine di identificare eventuali ostacoli alla concorrenza che interesserebbero proprio i mercati europei dell' e-commerce. Come già annunciato a marzo, l'indagine settoriale si concentrerà con maggiore attenzione su quei beni e servizi in cui l'e-commerce è più diffuso (ad esempio l'elettronica, l'abbigliamento e le calzature), così come sui contenuti digitali. Nelle prossime settimane, la Commissione richiederà diverse informazioni e potrà condurre ispezioni nei confronti di una vasta gamma di soggetti interessati in tutta l'UE, a cominciare da imprese o associazioni di categoria. La Commissione intende pubblicare una relazione preliminare sulla base dei risultati ottenuti dall'indagine a metà 2016 e una relazione finale nel primo trimestre del 2017]. 6. Presentazione di proposte legislative per riformare la normativa in materia di copyright (inizialmente prevista per l’autunno, adesso rimandata alla fine del 2015), con l’obiettivo di: ridurre le differenze tra i regimi copyright a livello nazionale e consentire un più ampio accesso online ai contenuti; permettere la portabilità dei contenuti acquistati legalmente; facilitare l’accesso transfrontaliero ai servizi legalmente acquistati salvaguardando però il valore dei diritti d’autore del settore audiovisivo; assicurare la certezza normativa per l’utilizzo transfrontaliero di contenuti per scopi specifici (come la ricerca, l’educazione, l’analisi di dati e di testi) attraverso eccezioni armonizzate; chiarire le norme relative alle attività degli intermediari in materia di contenuti protetti dal diritto d’autore; modernizzare l’applicazione transfrontaliera dei diritti d’autore concentrandosi inizialmente sull’approccio “follow the money” e sulle infrazioni commesse su scala commerciale; [obiettivo della Commissione sarà innanzitutto quello di consentire lo sviluppo del mercato unico digitale e di adattare la normativa del copyright all'evoluzione digitale. Qualsiasi legislazione in questo settore dovrà trovare il giusto equilibrio tra diversi interessi egualmente rilevanti, al fine di promuovere gli investimenti in creatività e innovazione e sostenere nuovi modelli di business. In altre parole, le regole dovranno trovare un equilibrio tra i possessori dei diritti di proprietà intellettuale e lo sviluppo di servizi innovativi nell'economia digitale. Intense consultazioni sono in corso sin da dicembre e la presentazione di una proposta legislativa, in un 3 La strategia europea per il Mercato unico digitale primo tempo annunciata per la primavera, è stata ufficialmente calendarizzata per la fine di ottobre. La più volte annunciata introduzione di una “Google tax”, il varo di nuovi obblighi paneuropei per la rimozione dei contenuti illegali, o ancora l’armonizzazione delle regole in materia di copia privata sono solo alcune delle misure che il commissario Oettinger potrebbe inserire nella proposta legislativa che verrà]. 7. Revisione della Direttiva 93/83/CE per il coordinamento di alcune norme in materia di diritto d’autore e diritti connessi applicabili alla radiodiffusione via satellite e alla ritrasmissione via cavo al fine di garantire un migliore accesso transfrontaliero ai servizi delle emittenti in Europa (2015-2016). 8. Presentazione di proposte legislative volte a ridurre gli oneri amministrativi derivanti dal vigente regime dell’IVA e ad armonizzare i diversi sistemi nazionali che oggi rappresentano un ostacolo al commercio transfrontaliero online soprattutto per le PMI (2016) [in particolare, come auspicato da Confindustria, la Commissione intende eliminare l’esenzione esistente sulle importazioni di piccole spedizioni di merci provenienti da Paesi terzi, e ciò al fine di evitare distorsioni della concorrenza tra i fornitori europei e i fornitori dei Paesi terzi]. Al fine di creare le giuste condizioni per lo sviluppo delle reti digitali e dei servizi (2° pilastro), la strategia propone 5 azioni concrete: 9. Un’ambiziosa riforma del sistema normativo delle telecomunicazioni (2016). In questo contesto, la Commissione spingerà per una maggiore cooperazione nell’allocazione dello spettro definito come l’elemento “vitale” per lo sviluppo dei servizi a banda larga [il tema dell’allocazione dello spettro era già contenuto nel pacchetto legislativo “Continente Connesso”, ma – alla luce delle forti divergenze tra gli Stati membri in sede di Consiglio TTE – era stato escluso dai temi che sono poi diventati oggetto di trilogo con il Parlamento]; la Commissione intende poi definire le condizioni per creare un effettivo level playing field tra operatori OTT e telcos [Si tratta di una manovra che piacerà sicuramente ai grandi gruppi europei delle Tlc, che da sempre lamentano che i servizi online non sono soggetti agli stessi vincoli]; la Commissione punterà infine ad incentivare gli investimenti nelle reti a banda larga ad alta velocità. 10. La revisione della Direttiva sui servizi di media audiovisivi al fine di stabilire delle condizioni eque per tutti gli attori coinvolti (2016). 4 La strategia europea per il Mercato unico digitale 11. Analisi del ruolo e dell’impatto delle piattaforme digitali e delle questioni riguardanti la responsabilità dei contenuti online (2015). Verrà presentato una valutazione complessiva del ruolo di tali piattaforme, della trasparenza delle pratiche da queste messe in atto, dell’uso delle informazioni acquisite, dell’uso che gli intermediari fanno dei contenuti protetti dal diritto d’autore, delle possibilità e degli ostacoli per le impresse di muoversi da una piattaforma a un’altra e del modo migliore per combattere i contenuti illegali online; [In un’ottica di better regulation, sarebbe ovviamente auspicabile limitare la definizione di nuove regolamentazioni che limitano l’innovazione. Sarà poi importante affrontare eventuali asimmetrie regolamentari al fine di garantire la parità di condizioni tra tutti gli attori della catena del valore digitale]. 12. Una revisione della Direttiva sulla e-privacy (2016) [intervento da tempo auspicato dalle Telcos europee, soggette a una doppia normativa privacy rispetto agli operatori OTT]. 13. Creazione di un partenariato pubblico-privato nel settore della sicurezza informatica (2016). Il terzo pilastro, quello che riguarda più da vicino l’industria europea e la transizione digitale del manifatturiero, mira a incoraggiare le imprese europee a far un maggiore uso delle tecnologie nel processo produttivo. [L’auspicio è che l'Europa crei le condizioni per consentire la rivoluzione digitale. Sarà necessaria una politica industriale integrata volta a facilitare la trasformazione digitale dell'economia. Le PMI e le industrie non-tech avranno bisogno di assistenza per identificare e rispondere alle nuove opportunità di mercato] La strategia propone 3 azioni concrete: 14. Delle iniziative sul possesso e la libera circolazione dei dati (ad esempio tra i cloud providers); in questo contesto, si affronterà la questione della proprietà dei dati, le restrizioni non giustificate all’accesso, all’archiviazione o al trattamento dei dati; l’utilizzo dei dati nel contesto business-to-business e machine-to-machine. Inoltre, la Commissione intende lanciare un’iniziativa per definire un Cloud europeo (2016). 15. Adozione di un Piano integrato sugli Standard ICT e l'estensione del quadro europeo dell’ interoperabilità dei servizi pubblici (2015), soprattutto con l’obiettivo di identificare e definire standard settoriali essenziali in aree quali l’e-health, il trasporto e l’energia. Scopo del Piano sarà promuovere la competitività industriale europea attraverso l’interoperabilità e la standardizzazione, con l’obiettivo di connettere meglio i differenti settori industriali, ma anche i servizi [Gli Standard 5 La strategia europea per il Mercato unico digitale rappresenteranno un fattore chiave per la digitalizzazione industriale; la competitività delle industrie europee dipenderà dalla capacità di Governi e imprese europee di esser parte attiva nella definizione globale degli standard]. 16. Un piano d’azione per l’e-government nel periodo 2016-2020. Lo scopo della Commissione è la creazione di una e-society a beneficio di cittadini e imprese. Tale piano vuole rendere obbligatorie le interconnessioni tra i registri delle imprese nel 2017; lanciare un’iniziativa sul principio “Once-Only” nel 2016, creare un “Single Digital Gataway” per realizzare un sistema user friendly per le imprese e i cittadini, accelerare l’adozione delle procedure di e-procurement e e-signature negli Stati membri. Nel rispetto del principio di better regulation e su richiesta del Vicepresidente della Commissione europea per la regolamentazione intelligente Frans Timmermans, ogni azione sarà accompagnata da un preventivo impact assessment. 2. PRIME REAZIONI La struttura di questa strategia, un mix di iniziative e proposte legislative, non è nuova e non ha quindi sorpreso gli stakeholders, alcuni dei quali rivedono nelle nuove proposte della Commissione la poco ambizione che ha spesso caratterizzato le passate iniziative “digitali” (dai CEOs roundtable summits del 2011, al piano di azione per l’e-commerce del 2012, al Continente Connesso – ridotto ormai alle due sole misure del roaming e net neutrality -) spesso bloccate o fallite per mancanza di un accordo politico in seno al Consiglio, o tra Consiglio e Parlamento. La Strategia ha da subito aperto un ampio dibattito, a livello italiano ed europeo. Molte le reazioni positive ma molti anche i dubbi. Perplessità sono state espresse dalle piccole imprese ad alto tasso innovativo che temono una deriva regolamentare che potrebbe intralciare anziché sostenere l’economia digitale europea - e dalle grandi imprese, che chiedono un’implementazione rapida delle regole. Il network europeo delle imprese innovative “Allied for startups” ha subito fatto notare come manchi la possibilità di adottare un regime societario univoco, con un’unica gestione amministrativa, autorizzatoria, fiscale ed un unico regime per il capitale di rischio. L’auspicio dell’associazione è che si riesca a creare una “piattaforma unica” per le imprese, con un unico registro europeo almeno per le imprese innovative. 6 La strategia europea per il Mercato unico digitale D’altra parte, l’associazione europea delle imprese di telecomunicazioni ETNO ha accolto favorevolmente la nuova strategia, a partire dalla revisione del quadro regolamentare in materia di Tlc, attualmente pianificata per il 2016. Per ETNO, azioni rapide sulle regole e una profonda revisione del quadro relativo alle Tlc sono un prerequisito per costruire la nuova spina dorsale digitale dell’Europa. Tanti poi gli interrogativi circa le tempistiche di realizzazione di un buon numero di provvedimenti del pacchetto, soprattutto nel settore delle telecomunicazioni. Per diversi analisti, infatti, la realizzazione di una “più solida cooperazione in materia di spettro” appare tutt’altro che a portata di mano in ragione della ferma opposizione degli Stati membri. A tal proposito, inoltre, non si può non tenere in considerazione il ritardo dei negoziati sul Telecom Single Market che potrebbero causare ritardi e difficoltà nella messa in campo delle iniziative in ambito tlc previste dalla Strategia. In generale, tra le proposte più criticate quella relativa all’abolizione del geo-blocking. Da un lato, attivisti e associazioni dei consumatori rimproverano alla Commissione europea un mini dietrofront sulla materia. L’ultima e ufficiale stesura della strategia ha accantonato, infatti, la prospettiva di un’eliminazione completa delle barriere che limitano l’accesso ai contenuti digitali a seconda del paese di residenza, ma la circoscrive ai casi in cui è “ingiustificata”. Dall’altro lato, OTT e attivisti guardano con sospetto all’ipotesi di introdurre il cosiddetto “duty of care” per gli intermediari online: si tratterebbe dell’obbligo per telcos e piattaforme digitali di monitorare, filtrare o rimuovere i contenuti illegali o che violano il diritto d’autore. “Una misura di questo tipo potrebbe destabilizzare il delicato equilibrio tra libertà di parola, economia aperta e preoccupazioni pubbliche sulla sicurezza. Occorre procedere con massima cautela”, ha dichiarato James Waterworth di CCIA, associazione che rappresenta gli interessi degli OTT statunitensi. Allo stesso tempo, in alcuni recenti dibattiti in seno al Parlamento europeo e in occasione delle campagne elettorali nazionali nel Regno Unito e in Polonia, alcuni politici hanno avvertito che il divieto di geo-blocking potrebbe rappresentare un vantaggio per le società statunitensi e minacciare la diversità culturale dell’UE. Altro capitolo critico è quello relativo alla regolamentazione delle piattaforme digitali. La Commissione europea ha deciso di evitare per il momento scatti in avanti, limitandosi ad avviare un’indagine preliminare sul ruolo delle piattaforme online che dovrebbe valutare “l’eventuale mancanza di trasparenza dei risultati di ricerca e delle politiche in materia di prezzi, le modalità di utilizzo delle informazioni ottenute, le relazioni tra piattaforme e fornitori e la promozione dei 7 La strategia europea per il Mercato unico digitale propri servizi a scapito dei concorrenti, nella misura in cui tali aspetti non siano già trattati nell’ambito del diritto della concorrenza”. Dietro queste prime decisioni si celerebbe già un braccio di ferro istituzionale. Da un lato, infatti, Francia e Germania continuano a fare pressing sulla Commissione europea affinché assuma una linea più intransigente nei confronti degli OTT. Poco prima della presentazione della strategia, i ministri dell’economia dei due paesi, Emmanuel Macron e Sigmar Gabriel, hanno inviato una lettera congiunta al Vice Presidente Ansip invocando “un quadro regolatorio generale per le piattaforme essenziali”. Dall’altro lato, un fronte compatto di paesi scandinavi e baltici, insieme a Olanda e Regno Unito, ritiene che la Commissione abbia già fatto troppe concessioni all’asse franco-tedesco e temono che una stretta regolamentare sulle piattaforme possa penalizzare lo stesso settore digitale europeo, ancora in crescita e legalmente meno preparato. Infine, non si può non considerare la nuova struttura della Commissione europea. Contrariamente alla precedente Commissione che aveva solo un Commissario responsabile per l’agenda digitale, questa strategia sarà gestita e supportata da entrambi Ansip e Oettinger e comprenderà un team di 13 commissari, tutti pronti a difendere il proprio campo d’azione. 2.1 LA POSIZIONE DELL’INDUSTRIA EUROPEA BusinessEurope ha predisposto un documento di posizione sul Digital Single Market, frutto del lavoro dei Gruppi di lavoro Mercato interno, Copyright, IVA e coordinato dalla task force Digital Economy. Il documento è stato trasmesso al VP Ansip e al Commissario Oettinger, insieme al più completo position paper sull’economia digitale adottato a dicembre. Tra i messaggi di BusinessEurope, vale la pena menzionare la forte richiesta di considerare la dimensione PMI e le industrie non-tech nel passaggio al digitale, così come la necessità per l’Europa di perseguire l’obiettivo del 20% del PIL proveniente dal manifatturiero entro il 2020 ponendosi all’avanguardia nella trasformazione digitale. Inoltre, sempre in linea con quanto richiesto da Confindustria, BusinessEurope ha evidenziato la necessità di eliminare l’esenzione IVA per importazioni di minor valore e di definire una normativa per la protezione dei dati personali che assicuri un alto livello di sicurezza per i consumatori e che al contempo tenga in debito conto la dimensione economica dei dati. 8 La strategia europea per il Mercato unico digitale 3. PROSSIMI PASSI Il Parlamento europeo risponderà alla proposta con una relazione d’iniziativa, redatta in collaborazione da diverse commissioni parlamentari. Una volta che la proposta sarà stata analizzata, si deciderà quale o quali commissioni avranno la leadership. La strategia sarà presentata al prossimo Consiglio Competitività del 28 e 29 maggio 2015. Di seguito, la roadmap della Commissione realizzazione del Mercato unico digitale: Fonte: FTI Consulting 9 europea per la