Il bollettino - Società Italiana di Nutrizione Umana
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Il bollettino - Società Italiana di Nutrizione Umana
Anno V - N. 3 - Novembre 2000 Il bo bollet ettt ino S.II.N.U. S. NOTIZIARIO DELLA SOCIETÀ ITALIANA DI NUTRIZIONE UMANA Le… «divergenze» parallele NUTRIZIONE UMANA, UNIVERSITÀ, MEDICI: COSA FARE? È con piacere che segnaliamo l’interesse destato ed il successo riscosso dall’Editoriale del Prof. Ermanno Lanzola (Il Bollettino SINU 1/2000). Un coro di voci, ne hanno confermata la validità! Ma questo non è sufficiente, bisogna andare oltre. È necessario riuscire a sensibilizzare Personalità ad oggi, inspiegabilmente, indifferenti al recepimento di tali logiche e di tali ragionevoli sollecitazioni. Mi sia, dunque, consentita, in questa nota, qualche considerazione conseguente alle problematiche egregiamente illustrate dal Lanzola. Ed una proposta. A titolo informativo voglio aggiungere, per inciso, che una copia del Bollettino, col citato Editoriale, è stata inviata al neo Ministro della Sanità. Se – come dovrebbe avvenire in un Paese democratico – dovesse giungermi risposta, sarà mia cura darvene notizia. In ogni caso è evidente che, nel contesto delle realtà relative alla Alimentazione e Nutrizione Umana è divenuta improrogabile l’esigenza di un intervento (ma immediato! Cosa si attende?) sul piano didattico universitario. S’impone, cioè, un piano di studi che contempli, finalmente, l’opportunità di mettere il futuro medico nelle condizioni di apprendere, almeno nei fondamenti basilari, una disciplina universalmente riconosciuta di grande importanza socio-sanitaria quale è la Nutrizione Umana. Il costante procedere della ricerca, i lusinghieri traguardi raggiunti, le aspettative sempre più ambiziose confermano la validità di questa branca della scienza, sia nei suoi aspetti di medicina preventiva che nei suoi impieghi per il trattamento delle tante patologie dietosensibili. Non pensiamo di chiedere nulla di eccezionale ma, soprattutto, pensiamo e abbiamo la sana presunzione di operare per il bene comune. Cosa ci manca allora? Forse uno Sponsor politico di livello! Qui è opportuna una breve premessa: come è noto, la gente ha percepito l’importanza della «salute nutrizionale» ma in che modo? Da fonti spesso non qualificate, episodiche, lacunose, contraddittorie o magari corrette, ma non esaustive. In altre parole il settore dell’informazione è prevalentemente in mano ai mass media che forniscono a larghe mani diete e consigli. E così l’educazione nutrizionale e la tutela del consumatore sono, in pratica, affidate, essenzialmente, alla correttezza del giornalista ed alla serietà della testata o dell’emittente radiotelevisiva. Tutto ciò è assurdo! L’informazione nutrizionale, come tutte le informazioni scientifiche, pretende una preparazione adeguata, oltre che una rigorosa verifica delle fonti, una attenta valutazione della notizia, un continuo monitoraggio sugli sviluppi della stessa! Ed allora? Per ovviare o ridurre i danni cosa è possibile fare, in attesa che si realizzi, a monte, quanto auspicato a livello universitario? Ci appare sensato il proporre, in prima battuta, di operare sul tramite più immediato, di «prima linea»: Il medico di base (come è d’uso per tutte le altre specialità). Una proposta molto pragmatica e realizzabile in tempi relativamente contenuti. Ciò ovviamente con l’appoggio dei vari Ordini Provinciali, tramite l’inserimento, nei corsi periodici di aggiornamento per medici di base, di un programma adeguato di lezioni sui fondamenti della Nutrizione Umana. Un progetto che, con buona determinazione e con l’intervento auspicabile di nostri Soci (delle varie sezioni) in qualità di docenti, potrebbe essere fattibilissimo oltre che rientrare, se non vado errato, nei programmi del nostro 1 Il bollettino S.I.N.U. Direttivo. Ed è con questo auspicio che concludo riportando una frase che condensa il significato di questo scritto, una frase suggerita da una nostra socia milanese: «Il medico deve conoscere l’alimento come conosce il farmaco!». Una grande verità che voglio sdrammatizzare con una scherzosa cattiveria... «ammesso che conosca il farmaco!». G. B. Giudice Nutrizione: Un messaggio di Clinton agli americani Per la prima volta è stato il presidente degli USA Bill Clinton, in uno dei suoi recenti messaggi settimanali, ad annunciare agli americani la nuova edizione delle Linee guida della corretta alimentazione, stilate dai massimi esperti nutrizionisti statunitensi. Queste raccomandazioni, aggiornate alle più recenti acquisizioni scientifiche, costituiscono un punto di riferimento per gli specialisti, che, con le modifiche necessarie ad adattarle ai particolari stili di vita, ne traggono i principi basilari della migliore dieta per la popolazione sana. Dott. Carla Favero (socia SINU) «Corriere Salute» 16 Luglio 2000 NdR: questa si che è informazione corretta ed autorevole! Attualità in Nutrizione BIODISPONIBILITÀ ED EQUILIBRIO NUTRIZIONALE DEI NUTRIENTI NEI PRODOTTI ARRICCHITI La «fortificazione» degli alimenti o «arricchimento degli alimenti con nutrienti», può rappresentare certamente una via molto utile e vantaggiosa per cercare di far fronte a quelle situazioni di rischio o comunque di squilibrio nutrizionale che possono verificarsi in un paese sviluppato come l’Italia, così come anche in altri paesi europei. Il vantaggio di questo approccio è essenzialmente quello di non dover cambiare sostanzialmente le abitudini alimentari nel caso di carenza o comunque di deficienza marginale. Un altro vantaggio è quello che attraverso l’uso di alimenti arricchiti è più difficile correre rischi di sovradosaggio. Tuttavia aggiungere un nutriente all’alimento non è così semplice da fare, come si potrebbe pensare, nel senso che, bisogna tener conto di diversi fattori, sia di origine alimentare che fisiologici, che possono influenzare l’entità Tabella 1 CRITERI PER L’AGGIUNTA DI UN NUTRIENTE AGLI ALIMENTI – Quantità non superiori ai livelli raccomandati (per porzione). – Stabilità. – Biodisponibilità. – Assenza di squilibri e/o tossicità. Direttore Scientfico: Gianni Tomassi Tabella 2 Direttore Responsabile: Giovanni B. Giudice Reg. Trib. Milano 121 del 26-2-1996 Direzione e Redazione: Via Emilio De Marchi, 8 - 20125 Milano Tel. 02.66985042 - Fax 02.66985042 Stampa: ÀNCORA Arti Grafiche - Milano 2 di utilizzazione del nutriente aggiunto. I criteri che debbono essere seguiti per poter fare delle aggiunte che siano al tempo stesso efficaci e sicure sono riassunti nella tabella 1. I nutrienti che sono stati maggiormente presi in considerazione nella fortificazione degli alimenti sono stati essenzialmente i minerali e le vitamine. Tra i minerali soprattutto quelli di cui esiste una possibilità di carenza nell’alimentazione ordinaria; e cioè il calcio, il ferro, lo zinco, lo iodio, il selenio e il fluoro. Su questi sei elementi minerali si è quindi maggiormente concentrata l’attenzione degli studi, ed in particolare di quelli sulla biodisponibilità. Stabilire la biodisponibilità di un nutriente non è facile, perché esistono diversi fattori alimentari che possono interferire (da ricordare la presenza dei fitati e degli ossalati che la riducono fortemente e quella dell’acido ascorbico e del lattosio che possono aumentarla) e diversi fattori fisiologici che possono influenzare la risposta. Nel caso dei minerali nelle tabelle 2 e 3 sono riportati i fattori e le sostanze che possono influenzare le loro biodisponibi- FATTORI CHE POSSONO INFLUENZARE LA BIODISPONIBILITÀ DEI MINERALI DAGLI ALIMENTI 1. 2. 3. 4. 5. Forma chimica del minerale nell’alimento. Ligandi degli alimenti. Attività redox dei componenti degli alimenti. Interazione minerale-minerale. Fisiologia dell’individuo. Il bollettino S.I.N.U. lità. Uno studio in vivo sulla biodisponibilità del calcio nelle acque minerali, condotto su soggetti umani utilizzando la tecnica del calcio doppiamente marcato con isotopi stabili, somministrato per via orale e per via endovenosa, ha permesso di mettere in evidenza la buona biodisponibilità del calcio solfato dell’acqua da bere rispetto al calcio presente nel latte. Tali tipi di studi sull’uomo sono molto difficili e costosi da condurre; esiste però la possibilità di fare degli studi di biodisponibilità in vitro utilizzando sistemi di digestione enzimatica che simulano le condizioni fisiologiche e che possono perciò essere estremamente utili e rapidi per predire la biodisponibilità di un nutriente aggiunto ad un alimento. Anche per le vitamine ci sono una serie di fattori che vanno dalla forma chimica e dalla presenza di certi componenti alimentari, alle condizioni fisiologiche del soggetto, che possono influenzarne la biodisponibilità. Per quanto riguarda invece le possibilità di interazione fra i nutrien- Tabella 3 - Sostanze ad azione antagonista o sinergica che rispettivamente limitano o promuovono l’assorbimento, l’utilizzazione o la ritenzione degli oligoelementi nell’uomo* Elemento Zinco Rame Antagonisti che ne limitano l’assorbimento, l’utilizzazione o la ritenzione Fitato in associazione a un’elevata assunzione di calcio Bassa assunzione di calcio, proteine di origine animale Elevata assunzione di ferro Latte eterologo (solo lattanti) Latte omologo (solo lattanti) (Ultime fasi della gravidanza; allattamento) (Elevato status di zinco; invecchiamento) (Status carente di zinco) Elevata assunzione di ferro e zinco (Elevato status del rame) Elevata assunzione di proteine (Ultime fasi della gravidanza; allattamento?) Elevata assunzione di molibdeno e di zolfo? Iodio – Selenio Elevata assunzione di metalli pesanti? – Cromo Ossalati, elevata assunzione di ferro Manganese Elevata assunzione di calcio (alimenti formulati per l’infanzia) ti, esistono diversi casi noti e studiati in letteratura. Un esempio è quello dell’interazione tra il ferro e il calcio, in cui il calcio riduce la biodisponibilità del ferro dal 35% Livelli superiori tollerabili M F Calcio, mg 1000 1000 Ferro, mg 10 18 2500 non stabilito (mg > 75) Zinco, mg 10 7 30 Rame, mg 1,2 1,2 10 Selenio, mcg 55 55 450 Iodio, mcg 150 150 non stabilito (effetti tossici a 10 mg/die) non stabilito (effetti tossici a 20-80 mg) 1.5-4 Vitamine A, mcg 700 600 6000 D, mcg 15 10 50 Folati, mcg 200 200 5000** * Per l’adulto medio di 18-29 anni. ** Rischio di mascherare carenze di vit. B12. – (Status carente di cromo) – * I dati che, pur derivando da studi sull’animale, sono considerati probabilmente rilevanti per l’uomo sono indicati con un punto di domanda; le variabili fisiologiche che influenzano l’efficienza di utilizzazione sono racchiuse fra parentesi. LARN* Fluoro, mg (Status carente di rame) Elevata assunzione di sostanze gozzigene (Status carente di selenio?) Tabella 4 - Livelli giornalieri raccomandati e livelli superiori tollerabili per i principali minerali e vitamine Minerale Sostanze ad azione sinergica che ne promuovono l’assorbimento, l’utilizzazione o la ritenzione (per il ferro in acqua) all’8%. C’è però da dire che esistono altri fattori che intervengono nella regolazione della ritenzione di ferro. In particolare si è visto che l’acido ascorbico e l’acido citrico fanno riaumentare tale ritenzione. Pertanto la presenza di fattori interferenti sia in senso positivo che negativo, deve essere tenuta presente dato che può portare a risultati favorevoli in un alimento, come nel caso di un succo di arancia, arricchito con ferro e calcio. Per quanto riguarda le quantità massime che si possono aggiungere, bisogna prendere in considerazione i livelli massimi tollerabili. Nella tabella 4 sono riportati tali valori per certi minerali e vitamine. Si può vedere che in alcuni casi il livello superiore non è stabilito mentre in altri casi sono chiaramente indicati. Ciò che conta, ed è più importante, è il margine di sicurezza tra la dose efficace e quella superiore tollerabile. 3 Il bollettino S.I.N.U. Nel caso delle vitamine più utilizzate, quali l’acido folico, la A e la D si può notare che i livelli superiori tollerabili sono abbastanza più elevati di quelli raccomandati, ad indicazione che esiste un buon margine di sicurezza, anche se è bene non avvicinarsi troppo e superare di molto le raccomandazioni. Per quanto riguarda l’aggiunta di nutrienti energetici, vale a dire acidi grassi e aminoacidi essenziali, occorre considerare che queste aggiunte vanno fatte tenendo presente che esistono certi rapporti da rispettare. Così nel caso degli acidi grassi polinsaturi Omega 6 e Omega 3 occorre rispettare l’equilibrio nutrizionale fra questi due acidi grassi. Anche per quanto riguarda l’aggiunta di singoli aminoacidi: se con l’aggiunta può sembrare più facile migliorare la qualità della proteina o raggiungere l’effetto desiderato che non con la raccomandazione a consumare alimenti ricchi di quell’aminoacido (come ad es. nel caso dell’aggiunta di arginina invece di consumare legumi e nocciole che ne contengono in forti quantità, per il controllo della pressione sanguigna), bisogna tuttavia tenere presenti le possibilità di interazione fra diversi aminoacidi, che possono portare a squilibri e/o tossicità. È tenendo presente le possibili interferenze con i diversi fattori alimentari e nutrizionali – ed in particolare con la composizione chimica dell’alimento di partenza e con la condizione fisiologica dei gruppi di popolazione cui è principalmente rivolto il prodotto arricchito – che l’aggiunta di nutrienti ad un alimento può risultare effettivamente valida, efficace e sicura. Gianni Tomassi Cattedra di Scienza dell’Alimentazione Università della Tuscia - Viterbo 4 IL PUNTO SU PROBIOTICI E PREBIOTICI La microflora dell’intestino umano rappresenta un complesso ecosistema che può essere significativamente influenzato dalla dieta. Diverse strategie possono essere utilizzate per modificare questo ecosistema in termini positivi per l’ospite, influendo per esempio sui rapporti tra le specie microbiche presenti nel colon. L’approccio tradizionale prevede l’impiego di microrganismi vivi, vitali e in quantità opportune, quali batteri lattici e bifidobatteri (LAB), denominati probiotici perché «a favore della vita». Un secondo approccio è quello di integrare gli alimenti con alcune fibre solubili. Queste sostanze sono infatti ritenute capaci di esercitare un effetto prebiotico, poiché, sfuggendo alla digestione, pervengono integre al colon e stimolano selettivamente la crescita e/o l’attività di alcune specie microbiche endogene, prevalentemente i bifidobatteri. L’approccio più innovativo consiste nell’associare, generalmente in prodotti fermentati a base lattea, fibre alimentari ad azione prebiotica con batteri probiotici; si ottengono così alimenti che, oltre ad apportare microrganismi utili per la salute dell’ospite, contengono anche i substrati perché questi possano permanere nel tratto gastrointestinale. Questi alimenti «innovativi» sono detti simbiotici; il loro valore nutrizionale va dun- que considerato in un’accezione più ampia di quella tradizionale, in quanto è funzione anche della loro capacità di svolgere un effetto positivo sullo stato di salute del consumatore, e quindi rientrano a pieno titolo nel concetto moderno di «alimenti funzionali». Nel corso degli anni si sono accumulate numerose osservazioni sugli effetti salutistici del consumo di alimenti contenenti batteri lattici; negli ultimi cinquant’anni, sono stati pubblicati circa 150 studi inerenti gli effetti positivi dei LAB sull’uomo (Tab. 1), per un totale di 7526 soggetti testati, appartenenti a tutte le fasce d’età (neonati pretermine e a termine, bambini, adulti ed anziani) e in diverso stato di salute (sani, immunodepressi, pazienti oncologici dopo radio-terapia). Le evidenze scientifiche di tutti questi studi sono state riassunte da un gruppo di esperti, riunitisi nel 1995 a Francoforte, secondo il seguente schema: • Effetti sicuri: riduzione dei sintomi di intolleranza al lattosio; stimolazione della risposta immunitaria; trattamento delle diarree di varia origine (virale, batterica, terapie antibiotiche); inibizione di alcune attività enzimatiche della microflora del colon potenzialmente pericolose. • Effetti probabili: riduzione dei livelli ematici di colesterolo; Tab. 1 Years 1961-70 1971-80 1981-90 1991-98 Total Single strain Trials Subjects 5 309 5 280 26 1874 57 2461 93 4924 Mixed strain Trials Subjects 2 95 7 441 20 1205 21 861 50 2602 Da: Naidu AS. et al. Crit. Rev. Food. Sci. Nutr. 1999; 38: 13-126. Trials 7 12 45 79 143 Total Subjects 404 721 3079 3322 7526 Il bollettino S.I.N.U. trattamento di alcune sindromi infiammatorie intestinali (colite ulcerosa, Crohn) e prevenzione di gastriti da Helycobacter Pilori; azione preventiva nei confronti dei tumori al colon. • Rischi potenziali: somministrazione in soggetti affetti da malattie autoimmuni. Esiste tuttavia ancora molto scetticismo nei confronti dell’impiego dei probiotici, dovuto sostanzialmente al gran numero di ceppi batterici usati in questi prodotti, diversi fra loro e con attitudini probiotiche diverse. Si auspica l’introduzione sul mercato di prodotti contenenti ceppi specifici, depositati presso collezioni a disposizione della comunità scientifica internazionale, ben caratterizzati (tipizzazione genica), e rispondenti a requisiti specifici generali, ma anche funzionali e tecnologici. Tra questi è da menzionare la biosicurezza, la provenienza intestinale umana e la resistenza a bassi valori di pH, nonché al succo gastrico e alla bile. Dal punto di vista tecnologico questi ceppi devono essere in grado di sopravvivere per tutto il periodo di shelf-life in prodotti generalmente acidi e non essere responsabili di reazioni metaboliche in grado di alterare le caratteristiche organolettiche dell’alimento (es. comparsa di sapori amari a seguito di proteolisi o incrementi eccessivi di acidità). Riguardo alle proprietà funzionali, questi ceppi devono manifestare attività di inibizione dei batteri indesiderati creando equilibri microbiologici con la flora residente, devono aderire all’epitelio intestinale per realizzare la funzione di barriera, devono stimolare il sistema immunitario ed infine ridurre il livello di enzimi pro-carcinogeni prodotti dalla microflora intestinale stessa. Deve inoltre essere stabilita la dose effettiva affinché un ceppo proveniente dall’esterno, sia pure probiotico, possa insediarsi nell’intestino. Somministrazioni controllate a volontari umani hanno dimostrato che ceppi selezionati sulla base dei requisiti citati possono colonizzare, sia pure in maniera transiente, la totalità dei volontari trattati se assunti in dosi non inferiori, mediamente, ai 10 miliardi pro die, benché le dosi raccomandate varino da ceppo a ceppo con livelli variabili da 108 a 1011 unità formanti colonie, pro die. Le ricerche nel settore dei carboidrati prebiotici sono aumentate esponenzialmente nell’ultimo decennio, ed è stata dimostrata una specifica efficacia prebiotica per un discreto numero di carboidrati non digeribili (Tab. 2). Tra questi inulina e fruttooligosaccaridi (FOS) sono i più studiati. Dal punto di vista chimico queste sostanze sono polimeri di fruttosio terminati da una molecola di glucosio; si ottengono, prevalentemente, per estrazione con acqua da alcune fonti vegetali particolarmente ricche quali cicoria, topinambur ecc.; in soluzione presentano bassa viscoTab. 2 Sostanza Polifruttani N-N-diacetilchitobiosio 1-kestosio (FOS) Nistosio (FOS) Lattulosio Lattitolo Latto-N-tetraosio Latto-N-fucopentaosio Transgalatto-oligosaccaridi ß-glucooligomeri Xilooligomeri Inulina sità e sono totalmente e rapidamente fermentati dalla microflora intestinale. L’effetto funzionale più rilevante del consumo di prebiotici riguarda l’aumento delle cariche di bifidobatteri nella microflora fecale mista. La somministrazione di 15 g/die di inulina a volontari sani per 15 giorni è in grado di modificare drasticamente l’ecosistema intestinale, provocando un notevole incremento dei bifidobatteri che passano dal 20 al 70% della popolazione microbica totale, a fronte di una diminuzione dei Bacteroides e dei Clostridi, generi potenzialmente patogeni. Più contrastanti i dati riguardanti l’effetto del consumo di prebiotici sul metabolismo lipidico. Studi in animali hanno mostrato ripetutamente un effetto nel ridurre colesterolo e trigliceridi. Nell’uomo tale effetto sembra meno accentuato, anche se è stata evidenziata una limitata azione ipolipidemizzante legata al consumo di inulina e FOS in soggetti sani e negli ipercolesterolemici. Un’ulteriore potenzialità di queste sostanze, attualmente molto indagata, è la possibilità di modificare i marker di cancerogenesi al colon a seguito della somministrazione di inulina e FOS. Nel ratto l’assunzione con- Fonte Riferimento Heliantus tuberosus Idrolisi da chitina Sintesi enzimatica Sintesi enzimatica Sintesi chimica Sintesi chimica Latte umano Latte umano Sintesi Idrolisi da ß-glucani di cereali Idrolisi da xilani di cereali Cicoria Fleming & Groot-Wassink (1979) Rasic & Kurmann (1983) Hidaka et al. (1984) Hidaka et al. (1984) Mizota et al. (1987) Harju (1988) Kunz & Rudloff (1996) Kunz & Rudloff (1996) Bouhnik et al. (1997) Jaskari et al. (1998) Jaskari et al. (1998) Roberfroid et al. (1998) 5 Il bollettino S.I.N.U. temporanea di inulina e bifidobatteri riduce del 59% rispetto agli animali di controllo, il numero di cripte aberranti indotte dall’esposizione al cancerogeno Azossimetano. Un gruppo di esperti ha stilato all’inizio del 1999 un documento di consenso sull’effetto degli oligosaccaridi non digeribili, evidenziando che: «... 1) Esiste una forte evidenza sperimentale dell’effetto prebiotico di queste sostanze nell’uomo. 2) Analogamente, esiste una forte evidenza dell’effetto di inulina e FOS sulla regolarità della funzione intestinale. 3) Esiste una forte evidenza che il consumo di inulina possa migliorare l’assorbimento di minerali, in particolare di calcio, nell’uomo. 4) Esistono indicazioni preliminari che il consumo di inulina possa interagire con il metabolismo lipidico. 5) Esistono indicazioni preliminari, da modelli animali, che queste sostanze possano avere un effetto preventivo nei confronti del cancro al colon. Tuttavia...» sono necessari ulteriori studi nell’uomo per sostanziare questi dati. Se il mondo scientifico si mostra quindi relativamente prudente, il settore farmaceutico ha già fatto propri i concetti legati ai carboidrati prebiotici: sono infatti in commercio un elevato numero di prodotti integratori di microflora contenenti sostanze prebiotiche per favorirne la crescita. Esistono anche prodotti per la nutrizione enterale contenenti FOS così come dolcificanti e prodotti per diabetici che uniscono il ridotto contenuto calorico dell’inulina all’effetto prebiotico di queste sostanze. L’industria alimentare 6 è più prudente, preferendo utilizzare gli oligosaccaridi non digeribili come ingredienti funzionali. In particolare, inulina e FOS sono utilizzati come sostituti dei grassi e degli zuccheri in yogurt, margarine e cioccolato, come «fibre nascoste» (non rilevabili dal punto di vista organolettico) e come ingredienti prebiotici in prodotti particolari nei quali la presenza di fibra non è facilmente accettata dal consumatore, quali yogurt e latti fermentati. Maria Cristina Casiraghi DISTAM Sez. Nutriz. - Università, Milano Ermanno Lanzola ICANS (Centro Internaz. per lo Studio della Composiz. Corporea) Università, Milano Bibliografia a disposizione dei richiedenti ATTIVITÀ ANTIOSSIDANTE IN VIVO DEI COMPOSTI FENOLICI: NUOVE EVIDENZE DALLA LETTERATURA Introduzione L’importanza dell’adeguato introito di alimenti di origine vegetale è confermata da una robusta mole di evidenze epidemiologiche che descrivono come la mortalità per malattie degenerative sia inversamente associata al consumo di frutta e verdura (1). Quello che non è affatto chiaro è il meccanismo d’azione attraverso il quale si esercita tale effetto protettivo e soprattutto quali ne siano i composti responsabili. L’ipotesi antiossidante (2) si basa sull’assunto che le popolazioni che seguono un regime alimentare ove abbondano alimenti di origine vegetale, ricchi in antiossidanti abbiano un basso rischio di mortalità per malattie degenerative. La causa sarebbe da imputare alla riduzione dei processi ossidativi dovuta agli alti livelli di antiossidanti plasmatici conseguenti all’ingestione di frutta e verdura. Sulla base di tale ipotesi sono stati pianificati una serie di studi di intervento su piccola e larga scala tesi a valutare l’associazione tra incidenza di malat- tie e stato red-ox plasmatico in gruppi di popolazione supplementati con antiossidanti di sintesi. Gli studi in questione hanno fornito risultati discordanti e contraddittori, mostrando correlazione positiva (3), assenza di correlazione (4) o addirittura correlazione negativa (2, 5). Si sta facendo strada l’ipotesi che l’effetto protettivo esercitato dai cibi di origine vegetale non sia esclusivamente dovuto al contenuto di vitamine antiossidanti presenti, ma che altre molecole, e tra queste i composti fenolici (CF), prodotti secondari del metabolismo delle piante, potrebbero svolgere un ruolo attivo. I CF sono una classe numerosa ed eterogenea di composti con più di 8000 strutture diverse (6), aventi uno o più anelli benzenici variamente sostituiti. Vengono classificati strutturalmente in tre gruppi: fenoli semplici, derivati dell’acido idrossicinnamico e flavonoidi (6). I CF sono abbondanti nella frutta (uva, mele, fragole ecc.), nella verdura (cipolle, broccoli, cavoli ecc.) e nei loro derivati (olio d’oliva, vino e tè) (2, 7). Il bollettino S.I.N.U. L’assorbimento e il metabolismo dei CF sono influenzati dalla loro struttura chimica (grado di glicosilazione, acilazione, struttura di base ecc.) (8), l’enorme variabilità di struttura di queste sostanze ha limitato di molto le ricerche sulla biodisponibilità, metabolismo e assorbimento nei fluidi biologici. Sebbene siano presenti da tempo metodiche per la determinazione dei CF nei fluidi biologici (9, 10), esse risultano scarsamente sensibili e solo recentemente sono state messe a punto metodiche più affidabili per la misura dei singoli fenoli nel plasma (11, 12). L’applicazione di queste tecniche analitiche ha permesso di ottenere evidenze sperimentali che hanno mostrato come i CF della dieta vengano assorbiti e siano presenti nel torrente circolatorio (11, 12). Il ruolo protettivo attribuito ai CF sembrerebbe essere principalmente legato alle loro capacità antiossidanti, molto ben delineate in modelli in vitro (13, 14). Grazie alla loro alta affinità per i metalli, i CF possono chelare gli ioni ferro e rame impedendo la reazione di Fenton, una delle più importanti vie di formazione dei radicali liberi (15). I CF si sono mostrati in grado di proteggere efficacemente LDL umane contro l’ossidazione (16) e di impedire i processi di adesione e aggregazione delle piastrine (17), coinvolti nell’insorgenza dell’aterosclerosi. Lo scopo di questo lavoro è quello di discutere il ruolo svolto dai CF nell’ambito dell’effetto protettivo esercitato dai cibi di origine vegetale analizzando la recente letteratura con particolare riferimento alla loro capacità di modulare lo stato red-ox plasmatico. Modulazione dello stress ossidativo Lo stress ossidativo, risultato dell’alterazione dell’equilibrio esistente tra Specie Radicaliche dell’Ossigeno (SRO) e molecole antiossidanti a favore delle prime, è responsabile di una serie di modificazioni a carico delle molecole biologiche (acidi nucleici, proteine, carboidrati e lipidi) in grado di alterare i processi metabolici e funzionali fino alla morte cellulare (18). Il danno ossidativo è ormai generalmente riconosciuto come un fattore importante nell’insorgenza e nella patogenesi delle malattie cronico-degenerative e del processo di invecchiamento (18). Nell’ultimo quinquennio sono stati pubblicati una serie di studi basati su un disegno sperimentale comune: la misura della capacità antiossidante plasmatica totale dopo ingestione acuta di cibi o bevande ad alto contenuto fenolico. Su questa falsariga si sono accumulate una serie di evidenze che hanno descritto come l’ingestione di tè (19), vino (20), vino dealcolato (21), cioccolato (22), cipolle (23), birra (24), succo di mirtillo (25), succo d’uva (26) e whisky (27) sia in grado di aumentare la capacità antiossidante in vivo nell’uomo. Tali studi, sebbene abbiano fornito una evidenza indiretta della capacità dei CF di modulare lo stato red-ox plasmatico, non hanno identificato le molecole bioattive e i meccanismi d’azione responsabili dell’azione antiossidante degli alimenti in esame. Solo recentemente il ruolo svolto dalle singole molecole nell’azione antiossidante in vivo dei cibi di origine vegetale è stato indagato, con modalità e disegni sperimentali diversi. In uno studio condotto su 123 adulti sani, l’integrazione di una dieta base con nove porzioni al giorno di frutta e verdura per un periodo di 8 settimane si è rivelato in grado di aumentare la capacità antiossidante plasmatica totale rispetto ad una dieta di controllo a basso contenuto in cibi di origine vegetale. Nello stesso studio veniva osservato un aumento dei livelli plasmatici di carotenoidi, mentre non vi era alcuna variazione dei livelli di vitamina E (28). In un altro studio, condotto su 8 donne anziane, la supplementazione in acuto con 240 g di fragole e 294 g di spinaci innalzava significativamente la capacità antiossidante plasmatica. Tale incremento era parzialmente spiegabile sulla base di un aumento dei livelli plasmatici di vitamina C e acido urico (29). In entrambi questi studi nessuna misura dei livelli plasmatici di CF è stata eseguita. A nostra conoscenza, la prima evidenza sperimentale che ha mostrato una relazione tra stato red-ox plasmatico e CF è stata recentemente fornita da uno studio condotto su 12 adulti sani supplementati in acuto con 250 g di lattuga fresca (Lactuca sativa) (30). L’incremento della capacità antiossidante totale del plasma, conseguente all’ingestione di lattuga, era associato ad un aumento in circolo dei livelli di quercetina, acido caffeico, acido cumarico e vitamina C. L’approccio metodologico utilizzato negli ultimi anni per investigare l’effetto dei componenti di origine vegetale sullo stato red-ox si discosta notevolmente dal classico studio di supplementazione con singoli antiossidanti. Data l’impossibilità attuale di identificare con precisione 7 Il bollettino S.I.N.U. le molecole alla base dell’effetto antiossidante, sempre più si sceglie di supplementare i soggetti con la matrice alimentare contenente le varie componenti bioattive che si pensa siano responsabili dell’effetto. Quando si sceglie di lavorare con matrici altamente complesse, quali sono i cibi di origine vegetale, è però necessario misurare non solo l’impatto sul biomarker di funzionalità, quale la capacità antiossidante totale, ma anche i livelli plasmatici delle molecole antiossidanti che si pensa contribuiscano significativamente alla modulazione dello stato redox plasmatico. La capacità antiossidante plasmatica totale, oltre a rappresentare l’attività dei singoli antiossidanti plasmatici, riflette le complesse interazioni sinergiche alla base della modulazione dello stato red-ox plasmatico. In quest’ottica è necessario avere un quadro il più chiaro possibile riguardo le variazioni degli antiossidanti plasmatici (vit. C, vit. E, carotenoidi, acido urico e gruppi sulfidrilici) dopo supplementazione con matrici alimentari, altrimenti si corre il rischio di perdere informazioni importanti e/o di ottenere risultati confondenti. Per quel che riguarda il meccanismo d’azione dei CF, la possibilità che la loro azione antiossidante in vivo possa esplicarsi attraverso il riciclo e/o il risparmio delle molecole facenti parte del network di antiossidanti plasmatici, è un’eventualità che deve essere presa in considerazione e che non viene smentita dalle poche evidenze sperimentali presenti. Uno studio in vivo (31) su ratti supplementati con acido caffeico, ha mostrato come l’acido caffeico risparmiasse l’α-tocoferolo circolante e quello legato alle lipoproteine. In 8 modelli di ossidazione in vitro, l’effetto esercitato dalla combinazione di acido caffeico e acido ascorbico risulta in una aumentata protezione antiossidante contro l’ossidazione delle LDL. Inoltre, l’acido caffeico sembrerebbe esercitare un’azione sinergica con l’α-tocoferolo, sia ritardandone l’ossidazione che riciclandolo dal radicale tocoferile (32, 33). L’analisi dei potenziali di riduzione a pH 7 (E0’/mV) non è però favorevole a tale ipotesi, almeno per alcuni CF; il potenziale dell’acido caffeico, per esempio, è di 534 E 0’/mV (34), quello dell’α-tocoferolo è di 500 E0’/mV (35), quindi teoricamente la reazione non è termodinamicamente possibile. Discorso diverso per la quercetina, il cui potenziale è di 398 E0’/mV (36). Si deve comunque considerare che il potenziale dei CF è estremamente sensibile al pH, e che i rapporti stechiometrici fra i due composti sono altresì importanti, così come l’ambiente di reazione e la complessità del sistema studiato. Inoltre, considerate le caratteristiche anfotere dei CF, essi potrebbero localizzarsi nella regione polare della membrana cellulare (37) e rivestire un ruolo estremamente importante nelle membrane biologiche, comportandosi da veri e propri carriers elettronici tra il comparto acquoso e quello lipidico rigenerando l’α-tocoferolo di membrana, oppure ossidandosi preferenzialmente rispetto agli altri antiossidanti e risparmiando molecole «nobili» come l’α-tocoferolo ed essere riciclati da molecole a potenziale ossidoriduttivo minore come l’acido ascorbico (282 E0’/mV) che a sua volta può essere rigenerato non enzimaticamente dal GSH o enzimaticamente dalla glutatione perossidasi (18). Conclusioni L’efficacia e la modalità d’azione dei CF sembrerebbero essere funzione di una serie di variabili quali stato red-ox dei soggetti, profilo quantitativo e qualitativo della matrice alimentare. I CF sembrerebbero avere, nell’ambito di una dieta a base di prodotti vegetali, effetti additivi, sinergici o inibitori tra loro e con il network antiossidante. Sono necessarie ulteriori ricerche per chiarire se il ruolo giocato dai CF nella modulazione dietetica dello stress ossidativo sia un fenomeno transiente oppure rappresenti una valida strategia evolutiva. La larga mole di evidenze scientifiche esistenti, che descrivono l’effetto protettivo esercitato dai cibi di origine vegetale nei confronti delle malattie degenerative, è consistente e affidabile. La composizione variegata dell’alimento «in toto», miscela ottimale di componenti bioattivi, sembrerebbe alla base dell’azione preventiva esercitata dai cibi di origine vegetale nei confronti delle malattie degenerative. In conclusione, in soggetti sani, l’introito ottimale di antiossidanti dovrebbe essere preferenzialmente ottenuto aumentando il consumo di cibi di origine vegetale attraverso una dieta bilanciata e completa piuttosto che attraverso l’uso di supplementi «galenici». Mauro Serafini, Francesca Simone, Rossana Bugianesi, Monica Salucci Giuseppe Maiani Antioxidant Research Laboratory, Unità di Nutrizione Umana, Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (I.N.R.A.N.) Roma Voci bibliografiche (37) a disposizione dei richiedenti. Il bollettino S.I.N.U. CONFERME SULLE ATTIVITÀ PROTETTIVE DEL LICOPENE DALLO STRESS OSSIDATIVO I carotenoidi sono dei pigmenti presenti nei complessi fotosintetici delle piante, e in alcuni funghi ed alghe, responsabili dei colori vivaci di molti frutti ed ortaggi. La funzione principale dei carotenoidi è di fornire alle piante una difesa dall’ambiente esterno e, più praticamente, di agire da antiossidanti. A questo proposito è interessante osservare che il regno vegetale è stato il primo a sviluppare un sistema sofisticato di difesa, per poter colonizzare l’ambiente terrestre ostile. Gli animali hanno poi «copiato» ed «adattato» questo sistema per la propria sopravvivenza. I carotenoidi fanno parte di un gruppo di sostanze definite in inglese «phytochemicals» che non possono essere considerate nutrienti, poiché non è stato dimostrato che la loro carenza determini una malattia, ma che sembrano contribuire attivamente al benessere dell’organismo ed alla riduzione del rischio per numerose patologie croniche (quali tumore e malattie cardiovascolari). I carotenoidi sono numerosi (ne sono stati identificati circa 600), suddivisi in caroteni (composti idrocarburici, quali α-carotene, ßcarotene, γ-carotene, licopene) e xantofille (con gruppi funzionali contenenti ossigeno, quali luteina, zeaxantina, ß-criptoxantina). Dal punto di vista nutrizionale l’interesse per questi composti è nato in relazione alla loro attività provitaminica A, tuttavia solo alcuni sono precursori della vitamina A (α-ß- e γ-carotene, ß-criptoxantina, ma non licopene, luteina e zeaxantina), per cui attualmente si stanno studiando altre proprietà e funzioni. Tra tutti i carotenoidi particolare attenzione è rivolta attualmente al licopene, che si trova in concentrazioni elevate nel plasma (con il ß-carotene è quello più abbondante) e in numerosi tessuti dell’organismo umano (specialmente nelle ghiandole surrenali e nei testicoli). Le fonti alimentari principali di licopene sono il pomodoro e i suoi derivati (salse, concentrati, succhi, ecc.). Altri alimenti che ne contengono quantità apprezzabili, ma che non sono molto rappresentati nella nostra dieta, sono il pompelmo rosa, l’anguria e la guava rosa. Le prime osservazioni riguardanti l’attività biologica del licopene risalgono al 1959; da allora i numerosi studi effettuati ne hanno evidenziato alcune importanti funzioni e ricadute sullo stato di salute, quali: • protezione della pelle del danno ossidativo provocato dai raggi UV; • protezione delle LDL dall’ossidazione; • protezione dallo sviluppo di alcune forme di tumore. Particolarmente studiate sono le proprietà antiossidanti, alle quali sono ricondotti gran parte, anche se non tutti, degli effetti riscontrati sulla salute. È d’altra parte a tutti noto che le molecole reattive dell’ossigeno possono danneggiare gravemente i diversi componenti cellulari – proteine, lipidi, DNA – favorendo lo sviluppo di numerose patologie, incluse le malattie cardiovascolari, i tumori ed alcune patologie associate all’invecchiamento. I carotenoidi sono generalmente molto reattivi nei confronti di queste molecole, ed il licopene sembra essere il più attivo di tutti. Numerosi sono gli studi condotti «in vitro» che hanno dimostrato l’elevata attività antiossidante del licopene, sia direttamente nei confronti delle specie reattive dell’ossigeno, sia mediante la protezione di numerose strutture dell’organismo. A questo proposito particolarmente interessanti risultano gli studi sulla capacità di protezione dall’ossidazione delle LDL, dal momento che è attualmente provato che le LDL ossidate giocano un ruolo importante nell’eziologia dell’aterosclerosi. Poiché i carotenoidi sono trasportati in circolo dalle lipoproteine, è stato ipotizzato che possano partecipare direttamente alla protezione delle LDL dalle modificazioni ossidative e, quindi, ostacolare la progressione dell’aterosclerosi. A titolo di esempio ricordiamo il lavoro di Fuhrman et al. (1) che hanno isolato le LDL dal plasma di 12 soggetti normolipidemici, non fumatori, che non prendevano supplementi, e le hanno incubate con licopene o ßcarotene 3 µM per 30 minuti e sottoposte ad ossidazione con CuSO4. Sette campioni su 12 sono risultati meno suscettibili all’ossidazione dopo arricchimento con i carotenoidi (figura 1). Risultati analoghi sono stati ottenuti utilizzando lipoproteine di volontari sani supplementati per 1 settimana con diversi derivati del pomodoro (sugo per la pasta, succo, ed estratto): l’ossidazione delle LDL è risultata inferiore rispetto ai valori di controllo in tutti e 3 i casi (2). Anche se i dati «in vitro» sembrano essere concordi nel confermare l’elevata attività antiossidante del licopene, per essere in grado di ridurre il rischio di malattie degenerative, una sostanza deve risultare anche biodisponibile (e quindi essere assorbita e trasportata ai tessuti) e deve mantenere le sue proprietà antiossidanti «in vivo». Per quanto riguarda la biodisponi- 9 Il bollettino S.I.N.U. Figura 1 - Ossidazione delle LDL in seguito ad arricchimento con carotenoidi. mmol MDA/mg proteina LDL 40 35 30 25 20 15 10 5 0 controlli licopene beta-carotene Fuhrman et al, 1997 bilità è interessante osservare che i carotenoidi, al pari di altri composti compresi nella famiglia dei «phytochemicals», risultano meno biodisponibili rispetto ad altre sostanze antiossidanti, come la vitamina E e la vitamina C. Questo potrebbe significare che giocano un ruolo cruciale nel sistema gastrointestinale, disattivando molte specie radicaliche. È stato calcolato che in assenza di adeguata protezione antiossidante il danno causato quotidianamente dalle specie reattive dell’ossigeno nel colon sarebbe pari a quello provocato da una dose di radiazioni di 10.000 rad. Dagli studi fino ad ora condotti il licopene risulta più biodisponibile dal pomodoro trasformato che dal pomodoro fresco. A questo proposito abbiamo fatto numerosi studi nel nostro laboratorio. Nella figura 2 è riportata la risposta plasmatica alla supplementazione della dieta per 7 giorni consecutivi di una stessa quantità di licopene (16 mg) proveniente da concentrato di pomodoro e pomodoro fresco (3). Prima dell’inizio della sperimentazione i soggetti avevano seguito Figura 2 - Concentrazione plasmatica di licopene dopo l’assunzione di concentrato di pomodoro per 7 giorni. 1,0 0,9 0,8 mmol/L 0,7 0,6 0,5 0,4 0,3 pomodoro crudo 0,2 concentrato 0,1 0,0 0 1 2 3 4 5 6 giorni 10 7 8 9 10 11 12 una dieta a basso contenuto di carotenoidi per omogeneizzare i livelli plasmatici. Si può chiaramente osservare che i livelli sono sempre più alti per il concentrato di pomodoro. Ciò può dipendere dal fatto che nel pomodoro crudo il licopene è presente nei cloroplasti in forma di cristalli poco disponibili all’assorbimento, mentre l’omogeneizzazione e il riscaldamento del concentrato ne favoriscono il rilascio in forma più solubilizzabile nelle micelle. Quindi la trasformazione tecnologica in questo caso agisce migliorando la qualità del prodotto. Un’altra considerazione importante che emerge da questi studi è che i livelli plasmatici di licopene sembrano essere in stretta relazione con la presenza o meno di licopene nella dieta: dopo 7 giorni di dieta senza licopene i livelli scendono sensibilmente, per risalire già dopo il primo giorno di apporto e ridiscendere appena si sospende il consumo di pomodoro. Questo ci ha fatto concludere che sia importante un consumo abituale di alimenti contenenti licopene per assicurarsene i livelli plasmatici. Vediamo adesso alcuni dei risultati presenti in letteratura che permettono di confermare l’azione antiossidante del licopene anche «in vivo». A questo proposito, più che dati specifici sul licopene esistono dati sul pomodoro. Noi abbiamo studiato l’effetto dell’assunzione di pomodoro sul danno ossidativo al DNA. La sperimentazione è stata condotta su soggetti volontari la cui dieta è stata supplementata con 25 g di concentrato di pomodoro (corrispondenti a 7 mg di licopene) per 14 giorni consecutivi (4). Il danno al DNA (valutato con il Comet test) è risultato significativamente ridotto dopo l’assunzione di concentrato di pomodoro, anche in quantitativi non elevati. Il bollettino S.I.N.U. Figura 3 - Protezione del DNA dal danno ossidativo. DNA ossidato 5 fluorescenza % 4 3 2 1 dieta pomodoro carote spinaci Pool-Zobel et al, 1997 ai polmoni (7, 8, 9), ed alla prostata (10, 11, 12). Solo nel caso della prostata sembra esistere una relazione diretta con l’assunzione di licopene, mentre l’associazione non è presente per gli altri tipi di tumore. Complessivamente i dati presentati confermano un fatto su cui praticamente tutti i nutrizionisti concordano, cioè che un aumento del consumo di frutta e ortaggi è in grado di migliorare la salute della popolazione, diminuendo il rischio di aterosclerosi, tumori e, probabilmente, altre malattie degenerative e/o malattie correlate all’invecchiamento. Se si analizzano invece le sostanze antiossidanti singolarmente, si possono avere risultati convincenti «in vitro», ma meno significativi «in vivo». Probabilmente la presenza concomitante nell’alimento di più sostanze antiossidanti, o, comunque, protettive, mette in atto una serie di interazioni e sinergismi che potenziano gli effetti benefici delle singole sostanze sulla salute. Marisa Porrini DISTAM, Università di Milano Voci bibliografiche (12) a disposizione dei richiedenti. Figura 4 - Effetto del fumo sull’attività antiossidante del licopene. 200 150 % pre-fumo Un lavoro analogo è stato fatto da Pool-Zobel et al. (5) confrontando ortaggi differenti, contenenti carotenoidi diversi (figura 3). Un gruppo di soggetti volontari, dopo una dieta iniziale priva di carotenoidi, ha assunto per 14 giorni consecutivi, in successione, 330 ml di succo di pomodoro (contenenti 40 mg di licopene), 330 ml di succo di carota (22 mg ß-carotene + 17 mg αcarotene) e 10 g di spinaci liofilizzati (11 mg di luteina). Anche in questo caso si vede come il danno al DNA si abbassa quando si aggiunge alla dieta priva di carotenoidi il succo di pomodoro, e rimane ugualmente basso con il succo di carote e gli spinaci. Nello studio effettuato da Rao e Agarwal (6) è stato invece utilizzato l’approccio inverso, cioè si è valutato l’effetto di uno stress ossidativo sui livelli plasmatici di licopene. Lo stress ossidativo considerato è il fumo di sigaretta, che produce molecole radicaliche. Ad un gruppo di fumatori sono stati dosati i livelli plasmatici di licopene e di sostanze reattive all’acido tiobarbiturico (TBARS) (quale indice della perossidazione lipidica ematica) prima e dopo aver fumato 3 sigarette nell’arco di 30 minuti. Come riportato in figura 4, il fumo ha determinato una diminuzione del 40% dei livelli di licopene, ed un incremento del 40% dei livelli di TBARS. Infine, per avere la conferma dell’azione protettiva di un composto sulla salute, non si può fare a meno di considerare i risultati degli studi epidemiologici. La maggior parte degli studi a questo riguardo sono indirizzati alla valutazione della relazione tra consumo di pomodoro e rischio di tumore; i risultati ottenuti hanno messo in luce una relazione inversa tra consumo di pomodoro, sia fresco che trattato, ed il rischio di tumore al tratto digestivo superiore, allo stomaco, Pre-fumo Dopo-fumo 100 50 0 licopene TBARS Rao e Agarwal, 1998 11 Il bollettino S.I.N.U. Recensioni e Convegni NUTRIZIONE 2000 Fra passato e futuro alla svolta del 3° Millennio Nutrition, the international Journal of applied and basic nutritional sciences, ha voluto dedicare alla ricorrenza del Millennio una speciale pubblicazione (Vol. 16, n. 7/8 2000 - p. 473-718). Pur consapevoli del valore relativo della scadenza temporale secondo il calendario gregoriano, gli «Editors» della rivista, M.M. Meguid e E.D. Harris, hanno infatti ritenuto che essa potesse rappresentare un conveniente momento per invitare esperti su selezionati problemi della nutrizione a porsi metaforicamente sulla cima della montagna. Così, da una posizione di particolare vantaggio, come suggerisce il titolo della pubblicazione (Views from the mountaintop: looking back, proiecting forward), essi avrebbero potuto guardare indietro e/o proiettarsi in avanti, portando la curiosità del lettore a viaggiare nel progressivo avanzamento delle conoscenze in nutrizione. Avendo presente che, naturalmente, guardare razionalmente indietro è più facile che predire problemi e soluzioni per il futuro, nella selezione degli argomenti da discutere, gli «Editors» si sono affidati intuitivamente al loro innato patrimonio genetico individuando otto grandi tematiche sulle quali hanno chiamato oltre 120 membri della comunità scientifica interna- zionale nel campo della nutrizione e delle scienze correlate, ad esprimere i rispettivi punti di vista sotto forma di «editorial opinion». La prima tematica si riferisce a «General Nutrition and Historical Perspective». La seconda a «Nutrition, Life Cycle and Lifestyle». La terza a «Nutrition, Risk Factors and Disease». La quarta a «Hospital - based Nutrition Problems». La quinta a «Public Health and Epidemiological Nutrition Issues». La sesta a «Nutrient - specific Foods». La settima a «Functional Foods». L’ottava a «Technology in Nutrition». Questo semplice elenco evidenzia l’interesse della pubblicazione per tutti i nutrizionisti con una ragione particolare per gli aderenti alla SINU. Per l’Italia è stato invitato a contribuire A. Mariani Costantini, presidente onorario della Società, su: «Natural and cultural influences on the evolution of human diet: Background of the multifactorial processes that shaped the eating habits of western societes». La SINU figura così fra le istituzioni scientifiche di tutto il mondo da cui provengono i contributi, che appaiono su questa speciale pubblicazione, sullo stato dell’arte della ricerca in nutrizione alla soglia del XXI secolo. Abbonatevi a: Il bo bollet ettt ino 12 S.II.N.U. S. GIORNATE DI NUTRIZIONE CLINICA MILANO Un punto fermo nell’ambito delle ricorrenti manifestazioni nutrizionali queste «Giornate di Nutrizione Clinica» magistralmente organizzate dalla Prof. M.G. Gentile e giunte alla loro 10a edizione. Quattro le Tavole Rotonde svoltesi, presso l’Aula Magna dell’Ospedale Niguarda Cà Granda di Milano, il 6 e 7 ottobre c.a. Argomenti di estremo interesse ed attualità, specie per le spiccate novità della varie comunicazioni. Gli interventi hanno riguardato numerosi temi: dal rischio cardiovascolare globale, alla alimentazione biologica, agli OGM, alla Nutrizione Artificiale Domiciliare, alle sindromi carenziali. Buona opportunità di aggiornamento! ALIMENTAZIONE E TUMORI Si è svolto venerdì 6 ottobre c.a. presso il Centro Congressi delle Stelline in Milano un interessante convegno sul come orientare le scelte alimentari – in una realtà ecologica sempre più dissestata ed inquinata – in modo da minimizzare i rischi ed aumentare le difese dell’organismo. Le due sessioni dell’incontro sono state rispettivamente moderate dai Proff. Ermanno Lanzola e Giuseppe Rotilio. Elevata l’affluenza, pregevoli i temi trattati, costruttivo il dibattito. Sarà interessante tornare sull’argomento con i più aggiornati monitoraggi sugli sviluppi del tema trattato. Il bollettino S.I.N.U. SEZIONE S.I.N.U. SARDEGNA Tavola rotonda su: Alimentazione corretta e stile di vita Il Piano Sanitario Nazionale 1998-2000 ha posto tra i suoi obiettivi la prevenzione dell’obesità. La SINU è stata sensibile a questa iniziativa. A tale scopo è stato avviato un progetto di informazione nutrizionale a vasto raggio che interesserà tutto il territorio nazionale e che ha avuto il suo esordio in Sardegna, nella provincia di Cagliari. Il 14 Aprile 2000, si è tenuta una Tavola Rotonda dal titolo: Alimentazione corretta e stile di vita. L’incontro, aperto dalla Prof.ssa Anna Peretti, referente SINU della Sezione Sardegna, si è svolto in due sessioni, mattina e pomeriggio, rispettivamente a carattere teorico e pratico. La prima sessione ha riguardato i seguenti argomenti: • L’alimentazione da parte delle Istituzioni. • L’alimentazione: dalla conoscenza alla divulgazione. Obiettivo del primo argomento era quello di informare gli esperti in campo Sanitario e Agroalimentare, per conoscere il loro parere. In particolare, nella prima parte, sono stati invitati a conferire il Presidente della SINU Prof. Nino Battistini, il Presidente della Federazione Regionale dei Medici, gli l’Assessori alla Sanità, alla Pubblica Istruzione del Comune, della Regione e della Provincia, il Provveditore agli Studi di Cagliari e l’Assessore all’Agricoltura e Riforma Agro-Pastorale della Regione. I temi trattati sono stati i seguenti: 1. Attività internazionale e nazionale della SINU. 2. La spesa sanitaria nei rapporti tra alimentazione e patologie. 3. L’alimentazione nei programmi regionali. 4. L’educazione alimentare nelle scuole. 5. Il contributo della Sanità ai problemi alimentari. Relativamente al secondo argomento, si è proceduto alla illustrazione delle Linee Guida e dei LARN e all’utilizzo che può essere fatto da parte del medico, del biologo, del farmacista e del dietista. Gli argomenti sono stati trattati dal coordinatore dell’incontro Prof.ssa Licia Carbini, La SINU formula i migliori auguri a tutti i Soci per le prossime festività docente di Scienza dell’Alimentazione dell’Università degli Studi di Cagliari, dai Presidenti dell’ordine dei Medici, dei Biologi, dei Farmacisti e dalla responsabile per la Sardegna dell’Associazione Nazionale Dietisti. Nella sessione pomeridiana la Prof.ssa Licia Carbini e la Dott.ssa A. Maria Carcassi, socie SINU, hanno illustrato l’applicazione pratica dei concetti teorici che stanno alla base dell’alimentazione, con particolare riferimento alle Linee Guida ed ai LARN. L’uditorio era costituito, prevalentemente, da insegnanti delle scuole di diverso ordine e grado e da studenti.Il giudizio che si può esprimere sulla riuscita di questo incontro è sicuramente positivo. Poiché il programma della diffusione delle Linee guida e dei LARN deve essere portato avanti anche nelle altre province della Sardegna e così pure nelle altre province d’Italia si è pensato che una tempestiva e capillare sensibilizzazione di partecipazione agli incontri futuri, tramite i mezzi di informazione (Radio, TV, quotidiani) sarebbe una garanzia per il successo dell’iniziativa che la SINU si è prefissa. Hai pagato la quota 2000? 13 Il bollettino S.I.N.U. Flash dalla letteratura a cura di Anna Tagliabue con la collaborazione di Maria Cristina Zanardi La concentrazione plasmatica di leptina è dipendente dalla distribuzione del grasso nei pazienti obesi Il presente lavoro è stato condotto per valutare se la distribuzione di grasso corporeo può influenzare la concentrazione plasmatica di leptina. Sono stati studiati 147 pazienti con un BMI medio di 42,3 ± 5,9. La distribuzione del grasso sottocutaneo e addominale è stata valutata mediante ecografia, la percentuale di massa grassa è stata valutata con l’impedenza bioelettrica e la leptina plasmatica è stata misurata con la tecnica radioimmunologica. La distribuzione del grasso corporeo contribuisce a rendere variabili i livelli di leptina plasmatica nei pazienti obesi. In particolare la quantità di grasso addominale sottocutaneo è correlata positivamente alla concentrazione di leptina plasmatica, indipendentemente dalla quota di massa grassa, mentre il grasso viscerale non la influenza in modo significativo. A. Minocci et al. Int. J. Ob. 2000; 24: 1139-1144 Il cacao inibisce la funzione e l’attivazione delle piastrine Diversi studi epidemiologici hanno messo in evidenza una associazione inversa tra assun- 14 zione dietetica di polifenoli e malattie coronariche. Si è voluto studiare l’effetto dei polifenoli sull’attivazione piastrinica somministrando una bevanda al cacao a 30 soggetti sani ed effettuando, dopo 2 e 6 ore dall’assunzione, un prelievo di sangue su cui è stata misurata l’attivazione piastrinica. La formazione di aggregati piastrinici era diminuita dopo l’assunzione della bevanda al cacao. I risultati ottenuti mettono in evidenza l’attività aspirino-simile del cacao che sopprime l’attivazione e inibisce l’aggregazione piastrinica. D. Rein et al. Am. J. Clin. Nutr. 2000; 72: 30-5 Antiossidante nella dieta per prevenire il rischio cardiovascolare sviluppo di malattie cardiovascolari. Questi cibi sono particolarmente ricchi di antiossidanti naturali inclusi la vitamina C, la vitamina E e i carotenoidi. Questi composti oltre a conferire i diversi colori ai frutti e ai vegetali (per esempio il licopene conferisce il colore rosso ai pomodori mentre i flavonoidi conferiscono colore e gusto ad altre vedure) svolgono un ruolo particolarmente importante nella prevenzione delle malattie cardiovascolari. Infatti prevengono le malattie coronariche mediante accumulo di LDL ossidate nei macrofagi, inoltre influenzano le funzioni endoteliali e la proliferazione delle cellule muscolari lisce dei vasi. Pertanto è molto importante ottenere un adeguato apporto di antiossidanti con la dieta. Qualora risultasse ridotto, è particolarmente indicata la loro supplementazione mediante integratori dietetici. ☎ Il consumo di frutta, di verdura, di olio di oliva, di vino rosso e di tè è inversamente correlato allo D. Giugliano Nutr. Metab. Cardiovasc. Dis. 2000; 10 (1): 38-44 Si prega di segnalare eventuali variazioni di indirizzo. Iniziative li a r u t l u C ee h c i f i t n e i Sc dall’industria Il bollettino S.I.N.U. a cura di Paola Virgilii NOVEMBRE 2000: «MESE DI PREVENZIONE DELL’OSTEOPOROSI» - Una grande iniziativa promossa da «Caltrate» della Whitehall, con la collaborazione scientifica della LIOS (Lega Italiana Osteoporosi). Un’operazione di grande rilevanza sociale che intende sensibilizzare la donna sull’importanza di combattere l’osteoporosi nel modo più semplice, naturale ed efficace cioè con la prevenzione, attraverso un corretto approccio alimentare verso il calcio. Tale iniziativa coinvolgerà sia la farmacia che lo studio del medico, articolandosi con materiale di informazione e documentazione, a richiesta. Un filo diretto telefonico tra le donne e la LIOS sarà disponibile per tutto il mese di Novembre c.a. SCELTE ALIMENTARI: DAI FATTORI GENETICI ALLE INFLUENZE CULTURALI - L’Istituto Danone organizza a Parigi nei giorni 1 e 2 dicembre 2000, un Simposio Internazionale sulle scelte alimentari, con la partecipazione di numerosi studiosi provenienti da tutto il mondo. L’argomento oggetto dell’incontro è trattato in tutti i suoi molteplici aspetti: biologici, psicologici e culturali. Il Comitato Scientifico è costituito da H. Anderson (Canada), J. Blundell (UK), Z. Brazdova (Repubblica Ceca), M. Chiva (Francia), E. Lanzola (Italia), P. Rozin (USA), L. Szponar (Polonia), K. Torii (Giappone), O. Van Den Bergh (Belgio), S. Yehuda (Israele). Tra gli italiani, il Prof. Ermanno Lanzola di Pavia, oltre a far parte del Comitato Scientifico, è Chairman di una sessione dei lavori, mentre la Dr.ssa Hellas Cena del Centro Ricerche sulla Nutrizione Umana e la Dietetica di Pavia, presenta i risultati di uno studio svolto in collaborazione con l’Istituto Danone Italia sui «Disturbi del comportamento alimentare e dell’immagine corporea in donne in sovrappeso e obese». Gli interessati potranno chiedere maggiori informazioni sul Simposio alla Segreteria Scientifica: Institut Danone - 126 rue Jules Guesde - 92302 Levallois Perret - France. Tel. +33 (0) 1 40 87 22 00 - Fax: +33 (0) 1 40 87 23 61 E-mail:[email protected] VITAMINE E MINERALI PER UN’ALIMENTAZIONE CORRETTA E BILANCIATA - Un questionario realizzato su 300 pediatri italiani (marzo 2000) conferma: “L’obesità è la patologia riscontrata con maggior frequenza nei bambini fra i 7 ed i 9 anni di età (51,9%). Il consiglio più comune rivolto dai pediatri alle mamme, al fine di contrastare tale spiacevole stato, è quello di educare le loro creature affinché, con attenzione giornaliera, assumano la loro prima colazione, con particolare cura a composizione e quantità” (Kellogg’s Pediatricians Survey 2000). Ciò, soprattutto, al fine di garantire almeno un quarto dell’energia e dei nutrienti essenziali nella alimentazione quotidiana, senza eccessi controproducenti e con apporti ben bilanciati. Tale considerazione è avallata dalla constatazione che la maggior parte dei bambini europei manifesta, viceversa, significative carenze in ferro, calcio, zinco, manganese, vit. del gruppo B, ac. folico, vit. D,C,K. È importante, dunque, una maggiore assunzione di sali minerali e vitamine tenendo, peraltro, presente la possibilità, in quanto disponibili, di “prodotti fortificati” con i nutrienti suindicati. Subentra qui la segnalazione del Centro Ricerche Kellogg’s che conferma che i loro cereali pronti per la prima colazione sono in linea con tali indicazioni nutrizionali. DALLA AGRICOLTURA BIOLOGICA UNA NUOVA CATEGORIA DI PRODOTTI PER L’INFANZIA: A TUTTA NATURA! - Biologico giova alla salute e rispetta l’ambiente! L’Agricoltura biologica promuove, infatti, la cultura della vita presentandosi come legame trofico tra l’uomo e la terra, nella sua forma più sana. L’impiego di metodi naturali di concimazione, l’applicazione di criteri che prevedono, per esempio, la coltura di più specie vegetali nello stesso campo (policoltura), consentono al terreno di mantenere gli elementi organici essenziali alla crescita armonica delle piante rispetto a quello ottenute con fertilizzazione di tipo convenzionale. Il residuo secco, di conseguenza più elevato, si esplica in alto contenuto di nutrienti essenziali e in un particolare profilo organolettico (aspetto, sapore, odore, consistenza) che rende l’alimento biologico più appetibile al gusto, oltre che più sano. Aderendo a queste premesse la Dieterba annuncia la realizzazione di una linea di alimenti biologici ovviamente garantiti dall’Ente di Certificazione, responsabile degli adempimenti previsti dal Regolamento CEE n. 2092/91 e successivi recepimenti nazionali, come da apposito marchio in etichetta. In effetti, ricorda la Dieterba, proporre il meglio per i bambini è una sua vocazione che risale a molti decenni, e noi non possiamo che dare fiducia ad una tradizione così ricca di specializzazione nell’ambito infantile. 15 Il bollettino S.I.N.U. 20-23 Maggio 2001 The 4th European Forum for Dietitans - Assisi Informazioni: Cogest M. & C. srl Vicolo S. Silvestro 6 - 37122 Verona Tel. 045597940 - Fax 045597265 E-mail:[email protected] News a cura di Anna Tagliabue con la collaborazione di Maria Cristina Zanardi Corsi di aggiornamento Congressi 14-22 Marzo 2001 The European Nutrition Leadership Programme Lussemburgo Segr. Org. Mrs. L. DuymBrookman Tel. +31.317.483054/482589 Fax +31.317.483342 E-mail:[email protected]. 24-27 Gennaio 2001 Le Infezioni Batteriche V Convegno Nazionale Napoli Segr. Org. G.P. Pubbliche Relazioni Tel. 081 401201 - 081 412835 Fax 081 404036 E-mail:g.p. [email protected] 27-31 Agosto 2001 17° Congresso internazionale di Nutrizione - Vienna Informazioni: Prof. Dr. I. Elmadfa Institute of Nutritional Sciences, University of Vienna Althaustr. 14 (Pharmaziezentrum) A-1090 Vienna (Austria) Tel. +43-1-313 36-8213 Fax +43-1-313 36-773 E-mail:[email protected] La SINU-ONLUS ed, in particolare, “Il Bollettino SINU” ringraziano i Soci Sostenitori: NOVARTIS Consumer Health S.p.A. PLASMON D.A. s.R.L. KELLOGG ITALIA S.P.A. WHITEHALL ITALIA S.P.A. NESTLÉ ITALIANA S.P.A. 16